"Parliamo una lingua comune la maggior parte del tempo", ha detto Obama subito dopo il primo incontro con il Premier inglese Cameron alla Casa Bianca. Le sue parole lasciano intendere che non sempre c'é stata la stessa lunghezza d'onda nelle discussioni su temi come Lockerbie e Bp, ma anche sull'approccio alla crisi e alle misure di riduzione del deficit. D'altra parte, in conferenza stampa Cameron, oltre ad escludere un'inchiesta sul caso Lockerbie, ha ricordato all'opinione pubblica americana che il colosso del greggio è importante per l'economia di entrambi i paesi: "E' nell'interesse di tutti che resti forte".
NEW YORK. Il 'tappo' del pozzo Macondo per lo meno ieri ha tenuto, arginando ulteriori veleni sul menù del primo 'lunch' ufficiale a Washington tra David Cameron e Barack Obama. Ed è stata una fortuna, perché c'era tanta carne al fuoco. "La marea nera è una catastrofe. Capisco la rabbia dell'America. Bp deve pagare per quel che ha fatto, però non c'entra con la decisione di liberare l'attentatore di Lockernie Abdelbaset al Megrahi. Quella fu presa dal governo scozzese ed era sbagliata", ha detto Cameron dopo il primo faccia a faccia alla Casa Bianca con il presidente americano. Il conservatore Cameron e il democratico Obama si stanno simpatici. L'americano ha portato l'inglese a visitare le stanze della East Wing ricevendone i complimenti per come "Sasha e Malia tengono ordinate la camera". Ma al di là delle battute e della 'chemistry', dei rapporti di pelle tra i due leader che - hanno notato i reporter - sono entrambi mancini, l'incontro di ieri non è caduto in un momento d'oro per la 'relazione speciale' tra Usa e Gb.
"Parliamo una lingua comune la maggior parte del tempo", ha detto Obama quasi a significare che nelle discussioni su temi come Lockerbie e Bp, ma anche sull'approccio alla crisi e alle misure di riduzione del deficit, non sempre c'é stata la stessa lunghezza d'onda. Cameron, arrivato su un volo civile a Washington in omaggio all'austerity chiesta ai suoi concittadini, vuole tagli del 25 per cento per ogni ministero, un approccio che lo ha messo fuori sintonia con le strategie di ripresa volute da Obama: "L'unica differenza con l'America sono i tempì, ha minimizzato il premier britannico alla Npr: "Non siamo gli Stati Uniti. Non possiamo prenderci il lusso di aspettare". Ma i temi economici e quelli piu tradizionalmente di politica estera (Afghanistan, Iran, Medio Oriente e, una novità, la cyber-sicurezza) sono stati oscurati dal nodo Bp-Megrahi: per proteggere la multinazionale dalla rabbia di Washington Cameron ha ricordato che la responsabilità finale nel rilascio dell'uomo di Lockerbie sta nel governo scozzese: "Non fu una decisione di Bp, la presero i ministri scozzesi".
Secondo Cameron "Megrahi avrebbe dovuto morire in prigione". Intanto però il premier britannico che ha ceduto alle pressioni di incontrare i quattro senatori del New Jersey, New York e California che gli chiedono di far luce sul caso Lockerbie. Nella conferenza stampa congiunta con Obama, Cameron ha respinto l'idea di un'inchiesta formale ma ha ordinato al suo Cabinet Secretary (l'equivalente del capo di gabinetto) Gus O'Donnell di valutare l'eventuale pubblicazione delle telefonate intercorse tra l'allora ministro della Giustizia Jack Straw e Bp sull'accordo con la Libia per lo scambio dei prigionieri: accordo che che avrebbe aperto la strada nel 2009 alla liberazione di Megrahi. Quanto a Bp, per Cameron "ha sbagliato" nel Golfo del Messico e dovrà pagare. Ma il premier britannico ha ricordato all'opinione pubblica americana che il colosso del greggio è importante per l'economia di entrambi i paesi: "E' nell'interesse di tutti che resti forte". Per far fronte alle spese legate alla marea nera ieri il gruppo petrolifero ha messo in vendita asset in Vietnam e Pakistan pari a 1,7 miliardi di dollari. Finiranno nel fondo da 20 miliardi di dollari per ripulire mari e coste e risarcire i danni alle popolazioni colpite.
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