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L'elettricità è vita. 274 anni fa nasce Luigi Galvani, padre dell’elettrofisiologia: riesce a far muovere una rana con la corrente elettrica. Ispirerà il mito di Frankenstein.
By Admin (from 19/11/2011 @ 11:04:04, in it - Scienze e Societa, read 2467 times)

Le pesanti tende alle finestre erano state scostate e le candele accese, ma nella stanza continuava ad aleggiare una inquietante sensazione. Di penombra. Una mezza dozzina di uomini e una donna erano appostati intorno al tavolo per le dissezioni. Si avvertiva una silenziosa eccitazione. Un corpo senza vita giaceva supino, con parte dei nervi scoperti. Uno degli uomini più prossimi al tavolo stava avvicinando una pinza metallica a quei cavi organici. Nello stesso istante, scoccava una scintilla da una macchina elettrostatica. Tra la macchina e il tavolo non vi era alcun collegamento fisico, eppure i muscoli di quel corpo si mossero. Da soli.

La rana si muove da sola Il laboratorio di Galvani La signora Galvani, Lucia Galeazzi Luigi Galvani

Applausi. Luigi Galvani, aveva distolto gli occhi da quell’organismo inerme, quella che un tempo era stata una grassa rana, e ora guardava la sola donna presente, Lucia Galeazzi: sua moglie, la sua compagna, la sua amica, la persona a cui da venti anni confidava tutti i suoi pensieri e le sue teorie sull’affascinante fenomeno dell’ elettricità animale.

Galvani era nato il 9 settembre 1737: una data significativa per tutti i fan della scienza, in particolare per quelli con uno spirito gotico. L’esperimento di Galvani, infatti, viene ripetuto da più di 200 anni da molti imberbi studenti e studentesse che nel corso della loro carriera universitaria capitano in un laboratorio di anatomia comparata. La rana, d’altra parte, è sempre stato un piatto forte della biologia. Nei primi dell’800, poi, praticamente tutti conoscevano il termine galvanismo, (inventato da Alessandro Volta), comprese le tormentate giovani ladies londinesi come Mary Shelley che, in un certo senso, a Galvani deve in parte la sua ispirazione.

“ Dopo aver raggiunto le scoperte, da noi finora esposte, intorno alla forza dell'elettricità artificiale nelle contrazioni muscolari, fu nostro vivo desiderio indagare se la cosiddetta elettricità atmosferica producesse, oppure no, i medesimi fenomeni: cioè se, seguendo i medesimi artifici, lo scoccare dei fulmini eccitasse contrazioni muscolari, così come quelle della scintilla”, scriveva infatti lo scienziato nel suo De viribus electricitatis artificialis in motu musculari del 1791.

Il medico, ostetrico e fisiologo visse e insegnò per tutta la sua vita a Bologna, ma i suoi studi arrivarono presto al di là delle Alpi. A portarle oltre la Manica ci pensò Giovanni Aldini, nipote dello scienziato, che nel 1803 pubblicava proprio a Londra il suo saggio An account of the late improvements in Galvanism. Vi si descrivono gli esperimenti di elettrofisiologia sui cadaveri, che davano “ l’impressione della rianimazione” e lasciavano pensare che in certe condizioni si potesse ripristinare persino la vita. Frankenstein, scritto nel 1818, è evidentemente figlio dei suoi tempi.

Tornando ai suoi primi esperimenti, Galvani si era convinto che esistesse un’ elettricità interna all’ animale, che gli strumenti metallici mettevano semplicemente in circolo.

La sua pinza, infatti, non era collegata ad alcun generatore ed era quindi un conduttore scarico. Galvani non poteva sapere che il metallo conduceva un segnale elettrico e che muscoli della rana altro non erano che dei rivelatori, non dei serbatoi di energia.

A mettere in dubbio l’origine animale dell’elettricità fu proprio Alessandro Volta, che già nel 1778 ripeteva gli esperimenti del collega (e avversario intellettuale) nel suo laboratorio di Pavia. Grazie a quegli esperimenti, Volta arrivò a scoprire il potenziale di contatto e a inventare la sua pila.

Fonte: Università di Bologna; Infn di Bologna