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Il Rapporto sui Diritti Globali, (Ediesse) ha raggiunto la sua decima edizione. Nel volume di quest'anno viene dato largo spazio all'analisi della crisi globale ancora in corso e a tutti i suoi effetti nei diversi campi.
By Admin (from 24/06/2012 @ 14:04:19, in it - Osservatorio Globale, read 2278 times)

La crisi si è trasformata in un attacco ai diritti di cittadinanza e del lavoro. Ma lo stesso sistema che ha generato la crisi non riesce a trovare vie d'uscita.

ll Rapporto sui diritti globali (Ediesse), curato dall'Associazione Società Informazione e promosso dalla CGIL, compie i suoi primi 10 anni di vita. Si tratta di un rapporto a tutto campo con analisi e documentazione sulla globalizzazione. Ogni anno, ovviamente, prende il titolo dalla questione emergente. Il Rapporto 2012, presentato questa mattina a Corso Italia, si intitola, non casualmente, “la Grecia è vicina” e anche quest'anno alla sua stesura hanno contribuito varie associazioni, tra cui l'Arci, Legambiente, Antigone, Cnca, Redattore Sociale, Gruppo Abele, Fondazione Basso, ecc.

Per gli operatori delle associazioni, per chi lavora nella pubblica amministrazione e nella scuola in particolare e per molti giornalisti è diventato uno strumento fondamentale d’informazione e formazione. Nell'edizione 2012 la prefazione è del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, “Con la crisi cresce la divaricazione tra l'Europa dei governi e quella dei cittadini”, mentre l'introduzione di Sergio Segio propone il titolo “crisi come guerra globale”. Moltissimi i contributi (tra cui quelli dei segretari confederali CGIL) su tutti gli aspetti della vita economica, sociale e politica.

“E' vero che la crisi, come dice Segio, rischia di trasformarsi in una guerra globale contro i più deboli – ha detto Danilo Barbi, segretario confederale CGIL che è intervenuto oggi alla presentazione del Rapporto – ma dobbiamo anche dire che la crisi rimane senza soluzioni. Stiamo vivendo ancora un tempo dell'ambiguità”.

Secondo Barbi, insomma, è vero che la crisi si è tradotta in un attacco senza precedenti al diritti di cittadinanza e del lavoro, ma è anche vero che il capitalismo non ha ancora trovato una soluzione alla crisi stessa, mentre i mercati rimangono tuttora in crisi. Siamo dunque in presenza di pericolose politiche difensive (si attaccano i più deboli perché è più facile e perché non si sa cosa fare d'altro); politiche che mostrano tutta l'attuale debolezza del sistema economico dominante.
I segni di questa crisi di egemonia e leadership globale sono diversi: dal diverso ruolo del Fondo monetario internazionale che non è più una pura emanazione della politica statunitense (vista anche la presenza e il peso dei nuovi entrati come la Cina e il Brasile), alle riunioni del G8 costruite per cercare di mettere in minoranza le posizioni rigidi alla Merkel, oppure il fatto che sono almeno quattro anni che non si riunisce più il Wto, mentre prendono sempre più piede politiche protezionistiche.

Le forze che lavorano per il cambiamento – è il suggerimento di Barbi – devono perciò tenere conto di queste contraddizioni e lavorare per una soluzione politica dei tanti problemi che rimangono aperti. La speculazione finanziaria – dice Barbi – se si vuole si può imbrigliare. Ma servono scelte politiche. Servono delle leggi.

Infine Barbi ha voluto sottolineare l'importanza del lavoro coordinato delle associazioni della società civile. Precisando di non essere particolarmente innamorato del concetto di società civile e mettendo comunque in guarda da semplici contrapposizioni buono-cattivo, la società civile sempre buona, la politica sempre cattiva. In realtà – ha concluso – sarebbe meglio parlare di “bella società” che resiste ed elabora pensieri lunghi alternativi per arrivare alle scelte politiche di cambiamento.

Fonte: cgil.it