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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

More specifically, their DNA can. Scientists from National Tsing Hua University in Taiwan and the Karlsruhe Institute of Technology in Germany have created a "write-once-read-many-times" (WORM) memory device, that combines electrodes, silver nanoparticles, and salmon DNA. While the current device is simply a proof-of-concept model, the researchers have stated that DNA could turn out to be a less expensive alternative to traditional inorganic materials such as silicon.

The device is made up of a thin film of salmon DNA that has been impregnated with silver atoms, then sandwiched between two electrodes. When UV light is shone onto the system, the atoms cluster together into nanoparticles.

Subsequently, when no or little voltage is applied to the electrodes, only a low electrical current is able to travel through the UV-irradiated DNA. This is the equivalent of the device's "off" state. Because the material is unable to hold a charge under a high electrical field, however, once the voltage exceeds a certain threshold, a higher current is able to travel through the DNA. This represents the "on" state.

These changes in conductivity were found to be irreversible - once the device has initially been set to either "on" or "off" it stays that way, regardless of what voltages are subsequently applied. Even after up to 30 hours, it retains its conductivity.

The scientists are now hoping that their discovery could lead to new techniques for the design of optical storage devices.

This isn't the first time that DNA has been suggested for such applications. Researchers at Imperial College London have created logic gates using DNA and bacteria, while American scientists have genetically engineered the bacterium E. coli to coax its DNA into computing the solution to a classic mathematical puzzle.

A paper on the salmon DNA research was recently published in the journal Applied Physics Letters.

Source: GizMag - via ZeitNews.org

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“Nel giorno della nuova Luna, nel mese di Hiyar, il Sole è stato messo in ombra, ed è sparito durante il giorno, alla presenza di Marte”. Ecco Marte, appunto. Sarebbe stata proprio la visibilità del pianeta (combinata con tutti gli altri dati) scritta sul reperto di argilla ritrovato a Ugarit, nell’attuale Siria a spingere gli scienziati a rifare i calcoli. Fino alla fine degli anni Ottanta infatti si credeva che la più antica testimonianza scritta di un’ eclissi di sole mai rinvenuta risalisse al 3 maggio 1375 a.C. Poi però una nuova datazione del reperto stesso, insieme agli altri indizi, Marte prima di tutto, ha portato i ricercatori a mettere di nuovo tutto in discussione. E così l’eclissi più antica di cui si abbia notizia è quella del 5 marzo 1223 a.C.

Spettacoli celesti

Prima di allora in realtà le eclissi avevano già affascinato (e spaventato) gli esseri umani. Si racconta, infatti, che molto prima che fosse trovata una spiegazione scientifica per l’oscurazione degli astri, si credeva che qualche dragone o mostro apparisse all’improvviso nel cielo per mangiarsi la luce del sole. Ed era proprio il fattore sorpresa a spaventare (in piena antitesi al fattore previsione che invece oggi ci tieni con gli occhi incollati al cielo per partecipare allo spettacolo delle eclissi). Così che l’unico modo che gli antichi avevano per opporsi alla comparsa improvvisa di quel dragone che arrivava a mangiarsi il Sole era quello di spaventarlo, facendo più baccano possibile, con grida e tamburi.

Eclissi in sequenza

Fino a quando, intorno al primo secolo a.C, non fosse stato chiaro che quelle ombre momentanee sul Sole erano solo dei fenomeni astrali spiegabili scientificamente, e che non c’era nessun drago nel cielo, le eclissi avrebbero continuato a spaventare. O quantomeno a creare un’atmosfera tetra, come scriveva Omero nella sua Odissea: “E il Sole è scomparso dal cielo, e una nebbia funesta aleggia su tutto”, riferendosi forse all’eclissi totale di Sole avvenuta nel 1778 a.C.

Eclissi parziale

Per i Greci infatti le eclissi erano un cattivo presagio, il segnale che qualche dio dell’Olimpo si fosse adirato. O comunque un segno divino, magari quello di deporre le armi durante una battaglia, come accadde con l’eclissi di sole totale del 585 a.C, negli scontri tra i Medi e i Lidi.

Sarebbero state numerose e più o meno suggestive le occasioni in cui un’eclisse di Sole avrebbe fatto da cornice a eventi importanti. Mentre in tempi più recenti invece lo sarebbe stata come apripista a fondamentali scoperte scientifiche. Come quella dell’ elio (che non a caso prende il nome proprio dal Sole, helios in greco), nel Diciannovesimo secolo, il primo elemento chimico a essere scoperto fuori dalla Terra. Gli indizi sulla presenza nel sole di questo elemento vennero infatti raccolti proprio durante un’ eclissi solare. Una cinquantina di anni dopo, nel 1919, sarebbe stato ancora il passaggio della Luna sulla nostra stella a venire in aiuto alle teorie di Einstein, visto che fu un’eclissi a dimostrare che anche la luce può essere curvata dalla forza di gravità.

Fonte: wired.it

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Topolini, soprattutto. Ma anche ratti, porcellini d’india, criceti. E conigli, cani, gatti, maiali. Persino capre, asini, mucche, cavalli. Fino ai primati più simili a noi: gorilla, scimpanzé, bonobo, gibboni. Sono le cavie su cui vengono testati farmaci, vaccini o tecniche chirurgiche, prima di farlo sulle persone. Al loro tributo si devono cure salvavita e molti dei più grandi progressi in campo medico e scientifico. Ma è etico sacrificare gli animali in nome del progresso della ricerca? Tema spinoso, di quelli che infiammano gli animi. Com’è successo in questi giorni a Corezzana (in provincia di Monza), una delle sedi italiane della multinazionale Harlan, travolta dalle proteste per un carico di 900 macachi importati dalla Cina e destinati alla sperimentazione. Tutto regolare, secondo gli accertamenti dei Nas predisposti dal Ministero della Salute, ma le pressioni del fronte animalista, di cui l’ex ministro del Turismo Michela Brambilla s’è fatta portavoce, sono state così forti da spingere il numero uno di Harlan, David Broker, a fare marcia indietro. Alle prime 104 scimmie, arrivate nei giorni scorsi nel paese brianzolo, non faranno seguito altri esemplari.

Ma quanti sono gli animali utilizzati nei laboratori di ricerca? Per quali scopi? Con quali tutele? In Italia la normativa è piuttosto stringente. E negli ultimi anni, in virtù di una sempre maggiore sensibilizzazione al problema, si sta facendo molto anche a livello europeo per incentivare la regola delle 3 R, Replacement, Reduction, Refinement. Ovvero la sostituzione degli animali con metodi alternativi, ogni qualvolta sia possibile; la riduzione del numero di cavie impiegata; e il miglioramento delle condizioni degli animali. In questa direzione va la direttiva Ue approvata nel 2010 che, pur segnando notevoli passi avanti rispetto alla vecchia normativa del 1986 (specialmente nei paesi dell’est dove la regolamentazione era quasi assente), è stata oggetto di aspre critiche da parte delle associazioni animaliste.

In Italia, già dal 1992, le regole sono più severe di quelle previste a livello comunitario. Č vietato l’uso di animali randagi nei laboratori. Dal 2008, non si possono impiegare animali nella didattica. Cani, gatti e scimmie possono essere utilizzati solo previa autorizzazione del Ministero della Salute. Si tratta delle cosiddette sperimentazioni in deroga di legge, concesse solo laddove si dimostri che sono indispensabili specie con un sistema neurologico superiore. Nell’80 per cento dei casi i centri svolgono test su animali più semplici, dal moscerino della frutta al topolino. Sono vietati anche gli esperimenti praticati senza anestesia ed è obbligatorio limitare al minimo le pratiche dolorose. E, contrariamente a quanto si pensi, la vivisezione vera e propria sull’animale vivo non viene più praticata.

Ogni anno, i centri autorizzati a eseguire sperimentazioni animali (ospedali, laboratori, aziende) devono presentare relazione al Ministero. In base agli ultimi dati, pubblicati in Gazzetta Ufficiale e relativi al triennio 2007-2009, sono circa 900mila all’anno (3mila al giorno) gli animali utilizzati in Italia a scopi sperimentali, la metà dei quali roditori. In Europa sono 12 milioni.

Altro traguardo è stato il divieto di sperimentazione animale per i prodotti cosmetici. Pur con questi limiti, in certi casi la sperimentazione animale è purtroppo una pratica ineludibile. I metodi alternativi (colture in vitro, simulazioni al computer, tecniche di imaging, chip al Dna) sono “un aiuto prezioso nella fase di sperimentazione intermedia, – sostiene Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano – ma nonostante gli importanti passi in avanti delle tecnologie e delle conoscenze, la sperimentazione è ancora necessaria” .   

Fonte: wired.it

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Conform cercetatorilor, aceasta este dieta mediteraneana, iar lista efectelor pozitive este una impresionanta: dieta reduce riscul atacurilor cerebrale, diminueaza riscul pierderii de memorie si protejeaza vasele de sânge din creier.

Dieta mediteraneana este compusa din legume, fructe, peste, cereale integrale, nuci, ulei de masline si implica un consum moderat de alcool, limitând consumul de carne rosie, dulciuri si cereale rafinate (precum pâinea alba sau orezul alb).

A fost identificată cea mai bună dietă pentru creier!

Aceasta este prima cercetare care studieaza efectul dietei mediteraneene asupra vaselor de sânge din creier. Studiile precedente au aratat ca o dieta mediteraneana este asociata cu un risc redus de a suferi de afectiuni cardiace, atacuri cerebrale si afectiuni cognitive, precum boala Alzheimer.

La acest studiu au participat peste 1.000 de voluntari care au completat chestionare cu privire la dieta lor de zi cu zi. Apoi, cercetatorii i-au împartit în grupuri, în functie de cât de aproape era dieta lor de cea mediteraneana.

Oamenii de stiinta au studiat apoi creierul participantilor cu ajutorul unui aparat de tip RMN, pentru a identifica ceea ce specialistii denumesc "hipersemnale de materie alba". Aceste zone pot fi identificate pe imaginile captate cu ajutorul aparatului de rezonanta magnetica, luând forma unor micro-leziuni. Acestea semnaleaza existenta unor zone afectate în cadrul vaselor de sânge din creier. Aceste vase de sânge pot provoca atacuri cerebrale minore (asa-numitele silent strokes), ce nu prezinta simptome imediate, dar care afecteaza, în timp, performanta cognitiva.

Studiul a aratat ca persoanele a caror dieta era cea mai apropiata de cea mediteraneana prezentau cel mai mic numar de astfel de micro-leziuni.

De asemenea, cercetatorii au descoperit ca persoanele care consumau mai multe grasimi mononesaturate, precum cele din uleiul de masline, aveau mai putine leziuni de acest tip.

Dr. Clinton Wright, unul dintre conducatorii studiului, a avertizat ca studiul nu demonstreaza ca dieta mediteraneana provoaca mai putine daune cerebrale, adaugând ca este nevoie de efectuarea unor studii ulterioare. Dr. Wright a adaugat, însa, ca cercetarea sa sugereaza ca dieta are un efect protector asupra vaselor de sânge din creier.

Sursa: WSJ - via Descopera.ro

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Viruses can enter the body via a number of pathways and while scientists have known how to block the main one used by viruses such as HIV, Hepatitis C, Dengue Fever and West Nile virus for some time, these viruses are able to bypass this main pathway to replicate and cause disease via a second pathway by hijacking an enzyme known as endomannosidase. Now an international team of researchers has determined the three-dimensional structure of the enzyme endomannosidase, opening the door for new treatments to a variety of deadly viruses through the development of inhibitors that block this bypass route.

The international team, led by Associate Professor Spencer Williams from the University of Melbourne's Bio21 Institute and Professor Gideon Davies from the University of York in the UK, studied bacterial endomannosidase as a model for the same human enzyme.

"If we understand how the viruses use our enzymes, we can develop inhibitors that block the pathway they require, opening the door to drug developments," said Professor Davies, of the Department of Chemistry at York. "It was already known how to block the main pathway for these viruses but until now, this endomannosidase bypass pathway has proved a considerable challenge to study."

Using synchrotron technology, the team successfully determined the three-dimensional structure of the enzyme, thus revealing details on how viruses essentially play biological "piggy-back" to turn our own cellular machinery to their own nefarious purposes.

Associate Professor Williams also told Australia's ABC News that, because the findings relate to our own pathways, which aren't prone to mutation, rather than on viral pathways, which are, the risk of creating drug-resistant viral strains is also reduced. The team also hopes that their work will have applications beyond viruses and will lead to similar treatments for other diseases including cancer.

While the research will provide hope for the development of drugs to combat these deadly viruses that infect more than 180 million people worldwide each year, Associate Professor Williams expects it will take at least 10 years to develop such virus-fighting drugs based on the research.

Source: GIZMAG - via ZeitNews.org

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Anatomia di un attacco di Anonymous. Cita così il report che Imperva, un’azienda californiana di sicurezza digitale, è pronta a diffondere questa settimana nel corso di una conferenza sul tema. Dentro infatti ci sono scritte alcune delle strategie utilizzate dagli hackers di Anoymous - tra le cui fila sono stati appena arrestati alcuni esponenti -  durante uno dei loro attacchi. Non uno qualsiasi, e neanche uno dei migliori riusciti: quello dello scorso agosto al Vaticano.

In realtà, a scorgere il documento il nome del Vaticano non compare da nessuna parte (si parla solo di un attacco avvenuto nel 2011 e durato 25 giorni), ma come racconta il New York Times, due persone coinvolte nell’analisi confermerebbero che quella fatta da Imperva riguardi proprio i siti dello Stato Pontificio. E sarebbero stati proprio gli addetti alla sicurezza del Vaticano a commissionare all’agenzia californiana un report sul fallito attacco, rinominato Operation Pharisee (Operazione Farisei).

I fatti risalirebbero all’agosto del 2011, nello stesso periodo in cui il papa Benedetto XVI si trovava in Spagna in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, uno dei momenti di massima visibilità per il Vaticano. Proprio per questo Anonymous pensò di colpire il sito organizzatore della giornata, e rivenditore di oggettistica a tema, nell’ottica mandare a monte l’evento stesso e richiamare l’attenzione sui problemi irrisolti degli abusi sessuali ai minori da parte di alcuni sacerdoti. Questo lo scopo, e adesso Imperva rende note anche le tattiche messe in moto da Anonymous per procedere.

In primo luogo c’è stata una vera e propria campagna mediatica: 18 giorni di messaggi, foto, video, link ad articoli postati dagli hacker sul proprio sito, su YouTube, Twitter Facebook e social network, per reclutare altri hacker, e convincerli ad agire contro i siti del Vaticano. Come spiega il report, questa è una delle fasi più delicate di un piano d’azione di hackeragggio, quella tesa a richiamare l’ attenzione su un problema.

Poi è cominciata la fase successiva: studiare il nemico, ovvero cercare i punti deboli del bersaglio (il sito organizzatore dell’evento), i buchi attraverso cui entrare sarebbe stato più facile insomma. Č  una fase – breve, appena tre giorni-  in qualche modo di preparazione, che serve a capire quali sono i punti da sfruttare per potenziale il vero e proprio attacco. In genere è portata avanti da pochi hacker esperti, come spiega ZDNet. In questo caso però i software automatici impiegati allo scopo non rilevarono nessuna falla lasciata aperta, così che gli hackers sono passati alla loro “ultima risorsa”, come la chiama il report di Imperva, negli ultimi due giorni: un attacco DDoS (Distribuited Denial of Service), con cui sovraccaricare il sito preso di mira fino a farlo crashare.

Una mossa a cui anche i meno esperti possono partecipare dai loro computer e smartphone.

Le conseguenze? Solo nel primo giorno il traffico internet del sito preso di mira era stato 28 volte quello medio, 34 il giorno successivo, tanto che il servizio, stando a quanto dichiararono a suo tempo da Anonymous, cominciava a essere disattivato in alcuni paesi. Ma il report di Imperva invece sostiene che il sito resse bene all’attacco, tenendo alla larga gran parte del traffico eccessivo, perché il Vaticano avrebbe fatto dei grossi investimenti in termini di sicurezza. Quelli che verrebbe da pensare sono mancati, addirittura, al dipartimento di giustizia americano e all’Fbi.  

Fonte: wired.it

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Sistemul conceput de profesorul Ben Allen de la Centre for Wireless Research foloseste undele radio pentru energia electrica.

Cercetatorii afirma ca este vorba despre primul sistem de acest gen din lume. Oamenii de stiinta spun ca tehnologia conceputa de ei deschide calea spre renuntarea la bateriile conventionale.

A fost creată tehnologia revoluţionară ce ne permite să spunem adio bateriilor

Reprezentantii universitatii au depus actele necesare pentru obtinerea brevetului de inventie si drepturile exclusive ce decurg din acesta.

Profesorul Ben Allen, alaturi de David Jazani si Tahma Ajmal, au creat un sistem care foloseste undele medii în locul bateriilor. Acesta este functional în cazul dispozitivelor electronice de dimensiuni mici, precum ceasurile sau telecomenzile.

Noua tehnica transforma energia neutilizata a undelor radio în energie electrica. Profesorul Allen afirma ca asa cum undele radio au energie, la fel au si undele de lumina, sunet sau vânt, astfel ca, în teorie, toate acestea ar putea fi utilizate pentru a genera energie electrica.

"Acest nou domeniu, intitulat power harvesting, promite sa reduca dependenta noastra de sursele conventionale de energie electrica", sustine Allen.

"Avem nevoie de aceasta inovatie, pentru ca anual aruncam la gunoi aproximativ 20.000-30.000 de tone de baterii, ceea ce reprezinta chimicale toxice ce se infiltreaza în sol", adauga Allen.

"Estimam ca piata pentru aceasta tehnolgie va atinge miliarde de lire sterline în 2020", a concluzionat Allen.

Sursa: BBC News - via Descopera.ro

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By Admin (from 10/05/2012 @ 08:04:28, in en - Video Alert, read 1944 times)

We've heard of experimental contact lenses that can non-invasively monitor the blood sugar levels of diabetes sufferers before, but where prior research relied on chemical reactions inducing color-change in the lens, new joint research by the University of Washington and Microsoft Research aims to incorporate electronics into such lenses to report blood sugar levels wirelessly. Gizmag spoke to Desney Tan, Senior Researcher at Microsoft Research Connections, to find out what sets this work apart.

In a promotional video from Microsoft Research, Professor Babak Parviz of the University of Washington summarizes the research. "We've been able to put a glucose sensor on a contact lens and show that it can detect glucose at levels that are found in the tear film," he explains. "Our broader group has actually designed and built small radios that can interface with this glucose sensor and send out information wirelessly."

Sufferers of Type 1 diabetes have to monitor their blood sugar levels several times a day. It's a painful procedure requiring the piercing of the skin with a spring-loaded needle. With what Microsoft cites as an example of a Natural User Interface (NUI), it hopes its "Functional Contact Lens" may one day remove the need for this invasive means of monitoring.

Though the Functional Contact Lens aspires to a more advanced means of reporting than mere common change, the means of detection also differs from previous research. "There are now various groups working on non-invasive measurement of tear glucose," Desney Tan told Gizmag. "Professor Zhang's lab has been largely using nanostructured optical probes embedded in hydrophilic hydrogen lenses, and they've had some successes recently."Instead, Tan explained, this research uses an enzyme-based electrochemical process sensitive to glucose. "As the enzyme interacts with the tear fluid, specific measurements are made by observing the change in current measured by bio-compatible electrodes on the contact lens."

Microsoft hopes to get this technology to market "as soon as everything is ready", and, if successful, it's likely that the first models will report information wirelessly to a local device, which "could be an augmented smart phone," Tan suggests.

This will be achieved with tiny, flexible electronics embedded into the lens itself incorporating control circuits, communication circuits, the glucose sensors themselves, and the antenna. "This required a whole new engineering process, since traditional integrated circuit processes would not work," Tan explained.

It's hoped that subsequent models will enhance the NUI-ness of the user experience by removing the need for a secondary device, and instead displaying information directly in the contact lens. Tan told us that current challenges to overcome involve the efficiency of the wireless communications, "bio-compatibility", the practicality of the design with respect to potential mass production, as well as issues with the glucose sensor itself.

Bio-compatibility is clearly an issue when a (admittedly low-powered) electronic device comes into direct contact with the human eye - both in terms of safety and comfort. As such, the Functional Contact Lens is not yet read for what Tan calls "in-situation trials". Tan is a passionate evangelist for the potential of NUI and augmented reality. The team at Microsoft Research and the University of Washington "has only begun to scratch the surface of the opportunities that exist with this type of platform," he enthuses. "The most important challenge is really in the deep exploration of all the things not yet imagined with this platform, and new platforms enabled by this new-found capability to create other technology of this form."

Source: GIZMAG - via ZeitNews.org

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La dobbiamo chiamare l' astronave dei record. Non si tratta del Millennium Falcon o dell'Enterprise, ma di una sonda da 258 chilogrammi che risponde al nome di Pioneer 10. Insomma, una navicella spaziale molto più contenuta rispetto ai giganti della fantascienza, ma che vanta comunque una serie di primati storici.

Pioneer 10 at Jupiter.gif

Tanto per cominciare, il 2 marzo 1972 decolla da  Cape Canaveral, in Florida, e schizza in cielo alla velocità di 52mila chilometri all'ora. Quanto basta per lasciarsi la Luna alle spalle in 11 ore e bypassare Marte dopo 12 settimane di viaggio e 80 milioni di km di corsa. Il 15 luglio, Pioneer 10 segna il primo record spaziale facendo il suo ingresso nella fascia di asteroidi che separa i pianeti interni del Sistema Solare da quelli più esterni. Come sa benissimo anche Han Solo, attraversarla non è esattamente uno spasso: un labirinto esteso 280 milioni di km dove polveri e ammassi di roccia grandi quanto l'Alaska sfrecciano a velocità di 20 chilometri al secondo.

Secondo record: Pioneer 10 supera la fascia di asteroidi e, il 3 dicembre 1973, entra finalmente in contatto con Giove. Nessun dispositivo costruito da un essere umano era mai riuscito a raggiungere il quinto pianeta del Sistema solare. Nell'incrociarlo, la navicella scatta le prime immagini ravvicinate della sua superficie e ne mappa il campo magnetico. Non capita tutti i giorni di passare vicino a un gigante gassoso dal volume mille volte quello della Terra.

File:Pioneer10-plaque tilt.jpg

Ma la missione di Pioneer 10 non si ferma qui: dopo essersi lasciato anche Giove alle spalle, la navicella punta verso i confini del Sistema. Durante il suo lungo viaggio verso lo Spazio esterno, gli strumenti di bordo raccolgono dati preziosi sui venti solari e i raggi cosmici che provengono dalla nostra galassia. Purtroppo, man mano che la sonda si avventura oltre Plutone, il suo segnale diviene sempre più debole.

La Nasa dichiarò conclusa la missione Pioneer 10 il 31 marzo 1997, ma continuò a tracciare il segnale della navicella per studiare nuovi metodi di comunicazione da implementare sulle nuove sonde extrasolari. Pioneer 10 ha tenuto duro fino al 23 gennaio 2003, quando la stazione di controllo terrestre ha ricevuto il suo ultimo segnale radio.

Trent'anni di missione fuori dal sistema solare sono troppi anche per un guscio di metallo, figurarsi per un essere umano. Eppure, anche se i sistemi di alimentazione di Pioneer 10 sono ormai fuori uso, la navicella forse riuscirà a portare a termine un'altra missione. Quella di portare un messaggio degli abitanti della Terra alle forme di vita intelligente che potrebbero trovarsi da qualche parte nella galassia. Il dispositivo infatti reca a bordo una placca di alluminio anodizzata che raffigura un uomo, una donna e la provenienza dell'astronave. Chissà quante possibilità abbiamo di vedercela riportare indietro.

Fonte: wired.it

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Conform rezultatelor, subiectii care sustineau si credeau cu convingere ca se simt bine, sunt sanatosi si totul le merge din plin beneficiau într-un final de o viata mai lunga si o sanatate mai buna comparativ cu persoanele pesimiste.

Cercetatorii au luat în calcul si factorii de risc care influenteaza speranta de viata precum: fumatul, alcolismul, bolile cronice si hipertensiunea arteriala. În timpul deceniului 7 al secolului trecut, un esantion de peste 8.000 de persoane a fost supus experimentului gândirii pozitive.

Un studiu elveţian evidenţiază efectele nebănuite ale gândirii pozitive

Treizeci de ani mai târziu, participantii la experiment au fost diagnosticati din nou, iar cercetatorii au descoperit cu surprindere ca persoanele care au gândit pozitiv în privinta starii lor generale de sanatate au trait mai mult decât cele pesimiste.

"Studiul nostru demonstreaza înca o data ca persoanele care se vizualizeaza ca având o stare de sanatate excelenta ajung sa traiasca mai mult decât celelalte. Factorii decisivi în cadrul acestui proces includ o atitudine pozitiva, o estimare optimista a realitatii înconjuratoare, precum si o stare de automultumire în privinta vietii personale", declara David Fah, cercetator în cadrul Universitatii din Zurich.

Conform datelor remise la sfârsitul studiului, barbatii care credeau ca starea sanatatii lor este una preponderent negativa, aveau de 3,3 ori mai putine sanse de supravietuire decât cei care sustineau ca se bucurau de o sanatate excelenta. În cazul femeilor, cele cu o gândire negativa prezentau un risc de 1,9 ori mai mare de a muri decât cele care se autoevaluau pozitiv.

În ciuda acestor rezultate, unii experti în domeniu nu sunt convinsi de puterea gândirii pozitive în cazul mentinerii sanatatii pe termen lung.

Sursa: Daily Mail - via Descopera.ro

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Now Colorado is one love, I'm already packing suitcases;)
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By Napasechnik
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By Anonimo
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By Anonimo


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