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 Trilingual World Observatory: italiano, english, română. GLOBAL NEWS & more... di Redazione
   
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 23/06/2011 @ 11:00:54, in ro - Observator Global, read 1892 times)

 Strabatut de canale si inaltand spre cer multime de turnuri, orasul Bruges este un amestec fermecator de realitate si legenda. Este un loc unde la colturi de strada iti apar dantelaresele ciocnindu-si iglitele asa cum au facut si inaintasele lor, de sute de ani, unde aerul pare saturat de mirosul de ciocolata, unde statui de sfinti sau de oameni mari ai Flandrei apar la fiecare incrucisare de drumuri si nude relicve nepretuite, ca Sfantul Sange, sunt purtate in impresionante procesiuni. Orasul se mandreste cu o Madona daltuita de Michelangelo, cu fantani si muzee si cu o istorie straveche.

Locurile au fost ocupate mai intai de romani, dar au fost acoperite de apele Marii Nordului in secolul al V-lea. Doua secole dupa aceea marea s-a retras, lasand in urma un pamant fertil traversat de canale. Pe malul unui asemenea canal numit „Zwin” a aparut o mica asezare iar regiunea mlastinoasa a fost cucerita mai intai de franci si apoi de frisienii convertiti la crestinism.

In anul 862, un oarecare conte Baldwin a rapit-o pe Judith, fiica iubita a regelui Carol Chelul si s-a casatorit imediat cu tanara printesa. Indignat, regele carolingian si-a trimis ginerele in extremul nord al tarii, acel tinut mlastinos, amenintat permanent de atacurile fiorosilor invadatori scandinavi, cunoscuti sub numele de „oameni ai nordului”. In timp ce tinerii miri calareau printr-o padure din aceasta periculoasa regiune, au fost atacati de un urs urias, care le-a blocat drumul, nedandu-le nici o posibilitate de a merge mai departe.

Curajosul Baldwin, ridicandu-se la nivelul supranumelui sau „Baldwin, brat de fier” a doborat animalul cu o singura lovitura de lance. Legenda sau adevar, povestea este inca vie in inimile locuitorilor, iar ursul este o emblema a orasului, figurand in heraldica sa. Ajuns la estuarul canalului Zwin, Baldwin a construit un fort inexpugnabil, in jurul caruia a inflorit orasul. Acesta este atestat cu numele Bruges intr-un document francez din 892.

Au urmat secole de asedii, de lupte, de revolte, dar orasul a supravietuit si, mai mult decat atat, printr-o politica sociala si economica inteleapta si-a capatat un renume glorios. Pe locul fortului construit de Contele Baldwin se inalta acum Burgul, o adevarata acropola a orasului. O multime de cladiri in stil gotic si baroc fac mandria orasului. Bisericile, Primaria, Tribunalul sunt adevarate bijuterii de arhitectura.

Printre acestea, turnul Beffroi (Belfort) reprezinta pentru Bruges ceea ce Turnul Eiffel reprezinta pentru Paris. Dantelariile in piatra, turnuletele, basoreliefurile, arcadele si ferestrele prelungi fac din el un simbol al libertatii, o demonstratie a puterii si prosperitatii, marturie a maiestriei mesterilor de aici. Inalt de peste 90 de metri are 366 de trepte pana la varf, de unde cei care se incumeta sa le urce pot admira splendida panorama a orasului.

Din acest turn rasuna vestitul „carillon”, o melodie executata la cele 47 de clopote in greutate cu 27 tone. In fata impresionantei cladiri se afla macheta ei, plasata aici pentru vizitatori lipsiti de vedere, care, pipaind-o, isi pot face idee despre structura monumentului. In felul acesta, toti cei care ajung pana aici pot fi patrunsi nu doar de farmecul locurilor, ci si de vechiul parfum al povestii de dragoste dintre viteazul Baldwin si mireasa lui, frumoasa printesa Judith.

Autor: IRINA STOICA - magazin.ro

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Loro, le 300 mucche geneticamente modificate per produrre latte simile a quello umano, non sanno di essere finite al centro di una feroce polemica e continuano a ruminare beate nelle loro stalle. Ma sui media di tutto il mondo sostenitori e detrattori di questa nuova conquista, o presunta tale, si affrontano a suon di argomentazioni etiche e scientifiche. Ma cosa è successo?

Latte materno dalle mucche

Dalla stalla al biberon

Una settimana fa, siti web e giornali hanno annunciato che un team di ricercatori cinesi è riuscito a introdurre dei geni umani nel DNA di alcune mucche da latte di razza olandese, rendendole così capaci di produrre un latte nutrizionalmente simile a quello materno. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica PLOS e sottoposto a revisione paritaria.

Secondo il Professor Ning Li, responsabile della ricerca e direttore dei laboratori di Stato per le agro-biotecnologie, si tratta di un risultato straordinario: il latte delle mucche GM sarebbe una valida alternativa al latte materno e al latte formulato (comunemente detto "latte artificiale").
Per raggiungere questo risultato, gli scienziati cinesi hanno impiegato tecnologie simili a quelle utilizzate nella clonazione, intervenendo direttamente sugli embrioni delle mucche.

A rendere il latte di questi bovini simile a quello delle mamme sono due proteine: la lisozima, utile nel combattere le infezioni nei primi giorni di vita, e la lattoferrina, deputata allo sviluppo del sistema immunitario del bambino.
Non solo: gli scienziati cinesi sono riusciti anche a modificare la consistenza del latte elevando la quota di grassi al 20% e intervenendo sui livelli della parte solida. Il latte umanizzato sarebbe insomma molto simile a quello umano sotto ogni aspetto e, proprio come il latte della mamma, aiuterebbe lo sviluppo del sistema immunitario del bambino.
Anzi, secondo quanto dichiarato da Ning Li al The Sunday Telegraph, il latte transgenico sarebbe molto più ricco di nutrienti di quello umano.

Sicuro? Mah...

L'idea non è piaciuta per niente agli animalisti e agli oppositori degli alimenti geneticamente modificati: non è infatti ancora chiaro quali possono essere gli effetti del latte umanizzato sulla salute e quali le conseguenze per le mucche modificate.
Ma prima di vedere il latte GM sui banconi del supermercato passeranno comunque non meno di 10 anni di test, analisi e studi.

Vale la pena ricordare che l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l'allattamento materno esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita del bambino, mantenendo il latte materno come alimento principale fino al primo anno di vita pur introducendo gradualmente cibi complementari. L' OMS suggerisce inoltre di proseguire l'allattamento fino ai due anni e oltre, se il bambino si dimostra interessato e la mamma lo desidera.

Fonte: Focus.it

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E se  vendessimo legalmente la canapa agli adulti? No, non è una boutade. A neanche un mese dall'entrata in vigore delle modifiche alla legge federale sugli stupefacenti - per una maggior protezione della gioventù e pene più pesanti per chi fornirà stupefacenti ai minorenni nelle scuole - ci stanno pensando seriamente le autorità di due importanti centri elvetici: Basilea-Città e Zurigo. Polizia e rappresentanti dei Dipartimenti della salute pubblica hanno infatti ricevuto un mandato dal Gran consiglio per valutare i pro e i contro di permettere che gli over 18 acquistino la cannabis. Mentre altre due città, Berna e Lucerna, seguono a ruota con progetti identici. "Č l'unico modo per evitare il commercio clandestino. Sono vent'anni che lo predico!", sbotta Werner Nussbaumer, il medico di Gravesano, sostenitore degli effetti benefici delle gocce di canapa che prescriveva ai suoi pazienti e che, nel 2003, gli sono costate 26 giorni di prigione, una sospensione di un anno dalla professione con l'accusa di infrazione alla legge sugli stupefacenti e un processo. "Già, ma come far capire a un giovane che comunque è una sostanza da tenere lontana, visto che se la vedrebbe vendere sotto il naso?", si chiede preoccupato Franco Lazzarotto, direttore scolastico delle scuole Medie di Biasca, da sempre sulle barricate per convincere i ragazzi a non far uso di spinelli e affini.

Intanto, il costo della marijuana lievita. "Colpa" di controlli sempre più serrati di polizia e forze dell'ordine. A Bellinzona e a Lugano tre grammi e mezzo da 50 sono già passati a oltre 60 franchi. Tant'è che, da qualche tempo, si è intensificata la vendita a credito, un'eccezione in precedenza. Il Malcantone sembra essere per ora il più conveniente, solo una decina di franchi, facendo spostare schiere di consumatori. Sì perché il fenomeno cannabis non accenna a calare. "Non c'è flessione, il mercato è subdolo e difficile da debellare - riprende Lazzarotto -. Malgrado i nostri sforzi sovrumani per ripetere ai giovani di starne lontani. Ma fosse anche uno solo che riusciamo a convincere ne vale comunque la pena".

Tuttavia, niente è ancora deciso. Le autorità delle quattro città coinvolte nel progetto stanno ancora discutendo in che forma potrà eventualmente essere sviluppata tale vendita. Di sicuro, hanno sottolineato, non si tratterà certo di promuovere piantagioni sui balconi o sulle rive del Reno. Intanto, tra i vertici del principale organismo di prevenzione della tossicomania l'iniziativa non solleva grandi entusiasmi. "Sulla vendita non ci pronunciamo, se non per dire che questo progetto rischia di attirare consumatori da altre regioni, a meno di estenderlo a livello nazionale", premette Donatella Del Vecchio, portavoce di Addiction Info Suisse. E aggiunge: "Intanto, auspichiamo l'introduzione di multe uguali in tutti i cantoni". Ma Nussbaumer scalpita: "Qualcosa va fatto. Non possiamo lasciar arricchire in eterno chi lucra sulle altrui debolezze. In questo modo ci sarebbe un maggior controllo sulla merce. Cosa che non accade comperando al mercato nero. E colui che casca in una partita tagliata male si guarda bene dall'andare a denunciare chi gliel'ha venduta". "Spero che se l'iniziativa dovesse diventare realtà le autorità decidano sulla base di studi seri e con le prove che così il mercato diventi davvero meno attrattivo. Ma ripeto, per il giovane è un misura altamente diseducativa", conclude Lazzarotto.

Fonte: caffe.ch - Autore: Patrizia Guenzi

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By Admin (from 22/06/2011 @ 14:00:17, in en - Global Observatory, read 2516 times)

Scientists have moved a step closer to being able to develop a computer model of the brain after developing a technique to map both the connections and functions of nerve cells in the brain together for the first time.

A new area of research is emerging in the neuroscience known as 'connectomics'. With parallels to genomics, which maps the our genetic make-up, connectomics aims to map the brain's connections (known as 'synapses'). By mapping these connections -- and hence how information flows through the circuits of the brain -- scientists hope to understand how perceptions, sensations and thoughts are generated in the brain and how these functions go wrong in diseases such as Alzheimer's disease, schizophrenia and stroke.

Mapping the brain's connections is no trivial task, however: there are estimated to be one hundred billion nerve cells ('neurons') in the brain, each connected to thousands of other nerve cells -- making an estimated 150 trillion synapses. Dr Tom Mrsic-Flogel, a Wellcome Trust Research Career Development Fellow at UCL (University College London), has been leading a team of researchers trying to make sense of this complexity.

"How do we figure out how the brain's neural circuitry works?" he asks. "We first need to understand the function of each neuron and find out to which other brain cells it connects. If we can find a way of mapping the connections between nerve cells of certain functions, we will then be in a position to begin developing a computer model to explain how the complex dynamics of neural networks generate thoughts, sensations and movements."

Nerve cells in different areas of the brain perform different functions. Dr Mrsic-Flogel and colleagues focus on the visual cortex, which processes information from the eye. For example, some neurons in this part of the brain specialise in detecting the edges in images; some will activate upon detection of a horizontal edge, others by a vertical edge. Higher up in visual hierarchy, some neurons respond to more complex visual features such as faces: lesions to this area of the brain can prevent people from being able to recognise faces, even though they can recognise individual features such as eyes and the nose, as was famously described in the book The Man Who Mistook Wife for a Hat by Oliver Sachs.

In a study published online April 10 in the journal Nature, the team at UCL describe a technique developed in mice which enables them to combine information about the function of neurons together with details of their synaptic connections.

The researchers looked into the visual cortex of the mouse brain, which contains thousands of neurons and millions of different connections. Using high resolution imaging, they were able to detect which of these neurons responded to a particular stimulus, for example a horizontal edge.

Taking a slice of the same tissue, the researchers then applied small currents to a subset of neurons in turn to see which other neurons responded -- and hence which of these were synaptically connected. By repeating this technique many times, the researchers were able to trace the function and connectivity of hundreds of nerve cells in visual cortex.

The study has resolved the debate about whether local connections between neurons are random -- in other words, whether nerve cells connect sporadically, independent of function -- or whether they are ordered, for example constrained by the properties of the neuron in terms of how it responds to particular stimuli. The researchers showed that neurons which responded very similarly to visual stimuli, such as those which respond to edges of the same orientation, tend to connect to each other much more than those that prefer different orientations.

Using this technique, the researchers hope to begin generating a wiring diagram of a brain area with a particular behavioural function, such as the visual cortex. This knowledge is important for understanding the repertoire of computations carried out by neurons embedded in these highly complex circuits. The technique should also help reveal the functional circuit wiring of regions that underpin touch, hearing and movement.

"We are beginning to untangle the complexity of the brain," says Dr Mrsic-Flogel. "Once we understand the function and connectivity of nerve cells spanning different layers of the brain, we can begin to develop a computer simulation of how this remarkable organ works. But it will take many years of concerted efforts amongst scientists and massive computer processing power before it can be realised."

The research was supported by the Wellcome Trust, the European Research Council, the European Molecular Biology Organisation, the Medical Research Council, the Overseas Research Students Award Scheme and UCL.

"The brain is an immensely complex organ and understanding its inner workings is one of science's ultimate goals," says Dr John Williams, Head of Neuroscience and Mental Health at the Wellcome Trust. "This important study presents neuroscientists with one of the key tools that will help them begin to navigate and survey the landscape of the brain."

Source: Science Daily

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By Admin (from 22/06/2011 @ 11:00:07, in ro - TV Network, read 3563 times)

 Ni-i putem imagina pe Degas si Monet razand în hohote sau chicotind ironic pe seama nudurilor insotite de îngerasi care apar în lucrarile unui contemporan al lor, pe nume William Adolphe Bouguereau. Impresionistii nu-si puteau imagina cum un talent autentic poate plonja înapoi, în veacul lui Rafael si Michelangelo, si asta cu un succes de public uluitor. Sarcasmul adesea vehement al modernistilor secolului XIX chiar a lasat urme adanci, caci Bouguereau a fost uitat cateva decenii, lipsind nemeritat si din enciclopedii.

Si totusi, un tanar provincial din La Rochelle castiga, la douazeci si cinci de ani, Premiul Romei si un sejur de studii în Villa Medici (Italia) – loc unde si-a desavarsit maniera academica de a picta. Pentru multi, Bouguereau (1825-1905) era un neavenit cu talent la desen. Provenea dintr-o familie de comersanti de vin si ulei, iar destinul sau artistic i s-a datorat exclusiv unui unchi cu ochi de vizionar. Zambetele urzicatoare ale impresionistilor mai erau justificate si de faptul ca, în adolescenta, Adolph se remarcase ca pictor de etichete pentru borcane de dulceata si conserve de legume... Numai ca vocatia exceptionala a acestuia si-a cerut drepturile si „provincialul” ajunge un student eminent la scoala de Arte Frumoase din Paris, desenand în particular costume pentru teatru.

La începuturile gloriei sale pariziene, Bouguereau „enerva” avangarda prin obsesia contururilor precise ale reliefului uman si prin poezia nuantelor alese pentru culoarea pielii personajelor sale. Era evidenta influenta lui Rafael, iar academismul acestui singuratic a triumfat în cele din urma, fiind nelipsit de la mult-ravnitul Salon din Paris. În ceea ce priveste compozitiile sale, nudurile feminine sunt cele mai suave si mai poetice din epoca sa.

Delicatetea epidermei femeii este uluitoare, iar formele precise si deloc exagerate – sanii si talia sunt foarte aproape de normal, fara „romantisme” gratuite – i-au fermecat pe colectionarii europeni si americani. Formidabilul impact al acestui „arhaic” a fost facilitat, culmea!, tocmai de un renumit negustor de arta al impresionistilor, Paul Durand-Ruel. Datorita vanzarilor intermediate de acesta, Bouguereau a putut sa-si deschida propriul studio în Montparnasse. si, din acea mahala a Parisului si pana la New York, n-a mai fost decat un pas. Femeia de tip bomboana fondanta a cucerit inimile colectionarilor din Lumea Noua.

Din pacate, viata personala a maestrului – ales membru pe viata al Academiei Franceze si decorat cu cele mai mari onoruri civile ale Frantei – a fost una dezastruoasa. Prima sotie si fiul nascut mor pe neasteptate si maestrul se izoleaza, apoi se casatoreste cu una dintre studentele sale faimoase, pictorita americana Elisabeth Jane Gardner (prima admisa în mod exceptional la Salonul parizian), cu 12 ani mai tanara.

Pe de alta parte, triumful adversarilor sai, impresionistii, a determinat caderea în umbra a artistului si declinul sanatatii sale. Cu toate acestea, critica americana îl considera pe Bouguereau, la cumpana dintre veacurile XIX si XX, cel mai important pictor francez al epocii. De altfel, nudurile sale „Fata cu scoica” si „Elegie” reprezinta o lectie universala de delicatete si de senzualitate naturala. Nici un nud post-Bouguereau n-a mai atins acea expresivitate a erotismului pur.

Autor: PAUL IOAN - magazin.ro

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Basta occhialini super tecnologi e altri costosi aggeggi: l’ultima frontiera del 3D è l’ologramma a colori, una proiezione a tutto tondo così realistica che sembra quasi... da toccare.

In realtà prima di poter vedere un film o una partita di calcio olografica passeranno ancora un pò di anni, ma un team di ricercatori giapponesi è sulla buona strada: Satoshi Kawata e i suoi colleghi dell’ Università di Osaka sono infatti riusciti a sviluppare un rivoluzionario sistema per la a proiezione di immagini di questo tipo che al posto del laser, comunemente impiegato negli studi sull’olografia, utilizza la luce convenzionale.

Il primo ologramma 3d a colori (© foto Science/AAAS)

Questa scoperta permetterà la realizzazione di schermi in minatura per cellulari, televisioni e videogame portatili in grado di offrire un’esperienza 3D assolutamente nuova rispetto a quelle che conosciamo oggi.

Raggi laser, specchi ed effetti speciali

Le immagini tridimensionali non sono una novità assoluta: i primi ologrammi risalgono addirittura agli anni ‘60. Venivano ottenuti sparando un raggio laser contro un oggetto e registrando su una pellicola fotografica le interferenze tra le onde riflesse dall’oggetto e quelle provenienti direttamente dal laser.

Proiettando sulla lastra una raggio laser della medesima lunghezza era possibile visualizzare l’immagine tridimensionale, ma monocromatica, dell’oggetto stesso.
Diversa è invece la tecnologia utilizzata per realizzare gli ologrammi arcobaleno presenti, per esempio, sulle carte di credito: sono formati da una pellicola argentata sulla quale sono sovrapposti diversi film trasparenti. Su ognuno di questi livelli è impressa un’immagine dell’oggetto visto da una diversa prospettiva e in uno specifico colore. Quando l’ologramma è investito da luce bianca, a seconda dell’angolo di incidenza viene illuminato un determinato livello: l’effetto finale, che si ottiene muovendo l’ologramma sotto la luce, è quello di un oggetto 3D che ruota. Ma anche in questo caso l’immagine ottenuta non è a colori.

Ologramma in tecnicolor

Satoshi Kawata e colleghi sono riusciti invece a realizzare il primo ologramma tridimensionale a colori. Gli scienziati nipponici hanno utilizzato la tecnica degli schemi di interferenza, ma per illuminare l’oggetto hanno utilizzato tre diversi laser: uno rosso, uno verde e uno blu. Hanno registrato l’immagine olografica su una lastra  fotosensibile alla quale hanno aggiunto uno strato di oro, un materiale che contiene molti elettroni liberi e facilmente eccitabili dalla luce.

Per visualizzare il loro ologramma hanno infine illuminato la lastra con una luce bianca convenzionale che contiene tutte le lunghezze d’onda, comprese quelle del rosso, del verde e del blu. La luce, eccitando gli elettroni liberi, provoca oscillazioni chiamate plasmoni di superficie, che rigenerano le immagini a tutto colore.

Nei loro test i ricercatori giapponesi sono riuscuti a ricreare le immagini 3D di una mela, di alcuni insetti e di un fiore. Per ora si tratta però solo di immagini statiche: nessuna proeizione 3D alla star Trek quindi, almeno per ora.
"Si tratta comunque di un risultato scientifico importante", afferma il fisico Pierre-Alexandre Blanche dell’Univeristà dell’Arizona, a Tucson, ma restano da risolvere un paio di problemi.

Il primo riguarda i costi: per sfruttare la scoperta dal punto di vista commerciale occorre trovare un sistema di ripresa un po’ più semplice.
E poi le dimensioni: al momento gli scienziati giapponesi sono riusciti a creare ologrammi grandi come una carta di credito.

Fonte: Focus.it

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Buongiorno a tutti, avete sentito ieri gli ultimatum della Lega, uno dei tanti è che bisogna ridurre le tasse, lo sentiamo dire da quando è iniziata la Seconda Repubblica, da quando Silvio Berlusconi si presentò nel 1994 agli elettori annunciando la riduzione delle aliquote, aliquota massima al 33%, in alcuni deliri parlava addirittura di un’aliquota unica poco sopra il 20.

La Grecia è vicina.

Risultato: oggi l’aliquota massima è il 45/46% e naturalmente Tremonti pena essere menato e essere espulso dal consesso europeo non può toccare un Euro perché già ci minacciano di ridurci il rating, il giudizio di affidabilità sul nostro debito pubblico che naturalmente farebbe esplodere definitivamente i conti dello Stato, visto che abbiamo già, ogni anno, più di 80 miliardi di Euro da pagare soltanto per gli interessi e se ci diminuissero il rating ovviamente il costo sarebbe ancora più salato.

Quindi stiamo parlando di parole in libertà, truffe vere e proprie davanti ai beoti che continuano a andare, purtroppo per loro in buona fede almeno alcuni a Pontida a farsi prendere per il culo da una classe dirigente di scriteriati e di squinternati, direi di macchiette arrivate ormai alla fine della loro vita politica, la riduzione delle tasse in pari passo con una manovra finanziaria che nei prossimi 3 anni dovrà rastrellare, se bastano, 40/45 miliardi di Euro.
Tremonti ha già spiegato che per ridurre le tasse bisognerebbe trovarne altri 40 e che quindi nei prossimi due o tre anni basta trovare un’ottantina di miliardi di Euro e poi il gioco è fatto, si può rispettare le disposizioni europee e nello stesso tempo accontentare Berlusconi e Bossi che devono regalare i soldi alla gente perché a 17 anni di distanza qualcuno comincia a ricordarsi che quella promessa non è stata mantenuta, con calma ma qualcuno sta cominciando a rendersene conto. Appenderò Tremonti con un cappio a un albero del suo giardino se non ce la farà a ridurre le tasse, ma so che ce la farà, diceva il Cavaliere nel 2003, ho la speranza di arrivare al 23,33% di aliquote entro la fine legislatura, diceva nel 2004, nel 2006 finì la legislatura e non si vide nulla del genere e naturalmente oggi abbiamo delle imposizioni fiscali che tra balzelli, tariffe etc., superano abbondantemente per certe categorie il 50%.
Bene, cosa si dovrebbe fare per cercare di alleviare la pressione fiscale almeno a quelli che le tasse le pagano? Perché quelli che non le pagano non avvertono la pressione fiscale, è uscito un libro che vi consiglio per l’estate, per farvi il fegato un po’ marcio, ma almeno per sapere di cosa stiamo parlando e di quante occasioni perde la nostra classe dirigente ladra e rapace e si intitola “Soldi rubati” è un’inchiesta di Nunzio Apenelo che è pubblicato da Ponte alle Grazie che fa la lista della spesa che si potrebbe tagliare se si volesse finalmente mettere le mani nelle tasche dei ladri, anziché dei cittadini onesti come invece si fa di solito. 400 miliardi di Euro è il buco nero dei soldi rubati dimostra questo libro, se la casta della politica ci costa 25 miliardi di Euro l’anno, l’illegalità ne mangia 15 volte di più, corruzione, evasione fiscale, lavoro nero, reati ambientali, riciclaggio, crac finanziari bruciano risorse collettive e pubbliche che sfiorano i 400 miliardi, una somma superiore al Pil di molti paesi, è un fiume di denaro che scompare ogni anno nel buco nero dell’economia nascosta, impoverendo le nostre tasche e mettendo in ginocchio l’Italia e poi c’è la mappa voce per voce: evasione fiscale 120 miliardi l’anno, corruzione 60 miliardi l’anno, il che significa che se si riuscisse a sconfiggerle entrambe, in 10 anni si potrebbe azzerare il debito pubblico che ammonta a 1800 miliardi di Euro e evitare quelle continue manovre finanziarie che tagliano la spesa, cioè che tagliano i servizi.
Una tassa occulta da 35 mila Euro a testa, questo è il calcolo, le ripercussioni di questo stato di cose – scrive Nunzia Penelope – pesano direttamente sui cittadini e l’effetto tangenti più debito genera un tassa occulta che pesa su ogni italiano, compresi i neonati naturalmente, che sono sempre di meno, 35 mila Euro l’anno, ma non solo, negli ultimi 30 anni il lavoro dipendente che è quello che non può sfuggire al fisco con l’evasione ha pagato 850 miliardi di tasse in più proprio a causa dell’evasione di quelli che le tasse non li pagano. 450 miliardi di evasione accertata ma non recuperata, sapete l’abbiamo detto diverse volte, ogni tanto per farsi bello il governo dice: quest’anno abbiamo recuperato tasse evase per… non sono recuperati, sono accertati dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle entrate, ma tra l’accertato e il recuperato c’è la stessa differenza che c’è tra il dire e il fare, cioè c’è il mare di mezzo, per cui ogni anno si accerta anche quando si riesce a stanare l’evasore e a quantificare l’ammontare dell’evasione, accerta lo Stato italiano negli ultimi 10 anni 450 miliardi di evasione, ma non ha recuperato di questi 450 miliardi, quasi nulla, se non le briciole e una serie infinita di ricorsi e di marchingegni, consente alla gran parte degli evasori, alla fine della fiera, alla fine del gioco dell’oca arrivati alla casella finale di tenersi in tasca i soldi che hanno rubato a noi che le tasse le paghiamo.
Abbiamo 3 milioni di lavoratori in nero che naturalmente non pagano contributi e sui quali naturalmente prolifera l’impresa clandestina degli imprenditori quasi tutti italiani che naturalmente su quell’impresa non pagano tasse perché l’impresa è come se non risultasse, oppure risulta in passivo e quindi non paga tasse. 3 milioni di lavoratori in nero sottraggono alle casse pubbliche 52 miliardi e mezzo, stiamo parlando degli abitanti di Roma, non sto dicendo che sono tutti a Roma, sto dicendo che 3 milioni di persone in meno, corrispondono grossomodo al numero della popolazione della Città di Roma.
Poi ci sono gli incidenti sul lavoro dovuti perlopiù alla mancanza di norme di sicurezza, anche quelli li paghiamo noi, perché gli incidenti sul lavoro che colpiscono quasi 3 mila persone al giorno, oltre un milione di lavoratori all’anno, con oltre 3 morti al giorno, ci costano 43 miliardi all’anno, poi ci sono i danni per la contraffazione delle merci, che ha un giro d’affari di 7,5 miliardi l’anno e provoca danni all’economia legale in termini di mancata produzione per altri 18 miliardi, poi ci sono i crac finanziari, tra Parmalat, Cirio e gli altri negli ultimi 10 anni abbiamo bruciato 54,8 miliardi di risorse e poi ci sono i comuni e gli enti locali che sono indebitati con titoli a altissimo riscontro, per non parlare naturalmente dei derivati, bene, il totale di tutto questo è 62 miliardi di indebitamento in questi titoli a alto rischio che pesano sulla testa dei cittadini per 1300 Euro a capa. Abusivismo edilizio, dissesto idrogeologico 20 miliardi di danno ci sono costati finora questi fenomeni criminali e ci vorrebbero altri 25 miliardi per rimettere in sesto naturalmente il territorio, intanto le ecomafie fatturano analoghe cifre a danni dei cittadini e dell’ambiente, le mafie poi vere e proprie: mafia, camorra e ‘ndrangheta fatturano circa 135 miliardi l’anno, fatturano si fa per dire, non fatturano e quindi non pagano tasse, è il doppio, è il triplo rispetto alle 3 principali società italiane quotate in borsa, perché? Perché mentre le mafie “fatturano” 135 miliardi l’Eni arriva a 83 miliardi, l’Eni ha 83 miliardi, l’Enel ha 62 e la FIAT ha 50, la FIAT è circa 1/3 rispetto alle mafie e poi la sola presenza delle mafie nei territori occupati: Campania, Calabria, un pezzo di Basilicata, un pezzo di Puglia e la Sicilia, sottraggono il 20% del Pil, sappiamo lo ha stabilito l’Istat che senza le mafie la Sicilia, Campania e Calabria avrebbero un tasso di produttività e di occupazione e quindi di prosperità pari a quello delle regioni più prospere, dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Truffe europee, truffe sui fondi comunitari, la metà degli incentivi che lo Stato destina alle imprese, vengono utilizzati in maniera illecita, cioè rubati, sottraendo risorse per svariati miliardi, il 40% dei fondi che l’Unione Europea destina all’economia italiana per lanciarla, in certe zone non c’è proprio economia, pensate alla Calabria, svanisce in truffe, il 40% dei fondi che manda l’Europa, ecco perché giustamente Grillo andò al Parlamento europeo, invitato da De Magistris e da Giulietto Chiesa a invitare il Parlamento europeo e la Commissione europea a non mandare più soldi perché quasi la metà la rubiamo.
Quindi a non mandarli più fino a quando non ci saranno meccanismi di controllo tali per fare in modo che non vengano rubati. In più ci sono le vittime di estorsioni e usura che sono 2 milioni di italiani che subiscono il pizzo e l’usura con un danno da 24 miliardi annui. Ecco alcune idee su dove andare a prendere i soldi, prima di pensare di ridurre le tasse, non dopo, oppure non mai, oppure non a prescindere, abbiamo detto la corruzione, 60 miliardi di Euro l’anno si porta via, cosa ha fatto il Parlamento dopo anni di sforzi sovrumani? Ha varato, almeno al Senato l’altro giorno il Disegno di Legge anticorruzione emendando un po’ quello che aveva presentato il governo, è una barzelletta che per fortuna che opposizioni Pd, Idv, Udc e Fli non hanno votato, salvo astenersi su un emendamento che stabiliva una teorica separazione tra l’autorità di vigilanza sulla corruzione e le persone da vigilare, cosa ci sarebbe voluto?

Parlamento Pulito!

Una norma molto semplice, non c’è bisogno di nessuna autorità di vigilanza sulla corruzione per combattere la corruzione, basta che i corrotti una volta condannati diventino ineleggibili se sono politici o amministratori pubblici, se sono invece imprenditori la loro impresa deve essere inabilitata a contrattare con la pubblica amministrazione, deve essere radiata per sempre dal mercato degli appalti, così gli passa la voglia e i manager condannati devono essere inibiti dal ricoprire mai più cariche in alcuna società di qualsivoglia tipo.
Questa norma, molto semplice, che in parte è contenuta nella proposta di legge di iniziativa popolare lanciata da Beppe Grillo al V-day, è rimasta fuori dal Disegno di Legge anticorruzione, le opposizioni hanno cercato di infilarcela ma la maggioranza lo ha impedito, il tutto sotto lo sguardo compiaciuto del Presidente Schifani che alla fine si è felicitato per la splendida riuscita.
Liana Milella ha descritto questa barzelletta della legge anticorruzione così come segue: “al Senato approvato mercoledì 15 giugno, dopo un anno di attesa, un Dl anticorruzione ridicolo, basti pensare che sarà il governo presieduto da Berlusconi a avere la delega per scrivere il capitolo degli ineleggibili nelle istituzioni – lo decide Berlusconi chi è ineleggibile e dato che lui è il primo ineleggibile, vi lascio immaginare come potranno essere ineleggibili gli altri - ma non c’è solo questa contraddizione, ce ne è un’altra anche essa macroscopica si arriva al compromesso tra Pdl, PD e Idv e contraria l’Udc di affidare il compito di vigilare sulla corruzione in Italia, facendo piani e riferendo al Parlamento a una rivisitata e ampliata Civit, fantasmatica Commissione indipendente per la valutazione e la trasparenza, e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, ne avete mai sentito parlare? – scrive Liana Milella – il Governo l’ha costituita il 27 ottobre 2009 con l’obiettivo di ottimizzare la produttività del lavoro pubblico e garantire l’efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, ma non basta, chi è il Presidente della Civit? E’ l’ex magistrato Antonio Martone, Avvocato generale in Cassazione, un passato da Presidente dell’Associazione magistrati che l’anno scorso ha dovuto lasciare la magistratura poco prima che il Csm lo cacciasse perché era finito nell’inchiesta sulla P3, aveva partecipato anche lui al pranzo a casa Verdini con il faccendiere Carboni e il faccendierino Pasqualino Lombardi finiti entrambi in cella, obiettivi multipli tra cui tentare di influenzare la Corte Costituzionale per non far bocciare il lodo Alfano, evitare che la lista Formigoni fosse esclusa dalle regionali, far nominare nella Corte d’Appello di Milano un amico, magari in vista della sentenza d’appello sul Lodo Mondadori. Il non più magistrato Martone è rimasto al vertice della Civit, Ddl deve ancora passare al vaglio della Camera ma se fosse operativo avrebbe la singolare coincidenza che a occuparsi dei piani contro la corruzione sarebbe questa Civit con questo Presidente, una Civit che comunque resta emanazione di Palazzo Chigi visto che i componenti gli sceglie il Ministro per la pubblica amministrazione - sapete chi è? Brunetta - di intesa con quello per l’attuazione del programma – sapete chi è? Rotondi, sapete chi è il sottosegretario dell’attuazione del programma? Il vice di Rotondi? Daniela Santanchè , è una festa questa Ddl anticorruzione – per combattere la corruzione quindi siamo al punto di partenza salvo questo fumo negli occhi che ci costerà un po’ di più perché istituiscono nuovi comitati e nuove autorità di vigilanza che non vigilano assolutamente su nulla, mentre ne norme sostanziali e cioè galera per chi ruba, galera più severa, più anni di galera per chi ruba, legge anticorruzione come quella che avevamo presentato su Il Fatto Quotidiano l’anno scorso sepolta, morta, mai più sentito nulla e incandidabilità dei condannati queste norme non le fanno e quindi l’idea di ridurre le tasse senza aggredire la corruzione e l’evasione fiscale, immaginate voi com’è possibile farlo.
C’è poi un bel pezzo di Sergio Rizzo su Il Corriere che spiega come ci sia un unico settore in Italia che non conosce crisi, quello dei finanziamenti ai partiti camuffati da rimborsi elettorali, dal 1995 al 2008 i contributi elettorali sono aumentati di 11 volte, mentre gli stipendi pubblici aumentavano del 42%, i dipendenti pubblici prendono, negli ultimi 10 anni, il 42% in più, i partiti prendono 11 volte in più, Tremonti a provato a dimezzarli, ma alla fine il taglio è sceso a un misero 10%, che riguarda comunque la prossima legislatura, mica tagliano su sé stessi, tagliano sui successori, qualche dato: nel 2008 le spese elettorali dei partiti ammontavano a 136 milioni di Euro, ma i partiti hanno avuto come rimborsi elettorali 503 milioni di Euro, hanno avuto 4 volte il fabbisogno e non è che il resto l’hanno restituito, se lo sono tenuto.
Aerei di Stato, su Panorama è uscita un’inchiesta in cui si dimostra che soltanto la Regione Sicilia ha la bellezza di 155 auto con autista, 145 autisti, 90 auto blu che percorrono 2,5 milioni chilometri all’anno a spese nostre, chissà dove vanno! In generale l’utilizzo degli aerei di Stato che era sceso negli anni di Prodi che aveva cambiato la norma riservando alle massime cariche dello Stato e solo in missione ufficiale i voli di Stato, la norma è stata riallargata da questo governo e quindi ha sfondato ogni tetto e è arrivata nel 2009 a 5.900 ore di volo, contro le 3900 del 2007 cioè del Governo Prodi, il che significa che l’uso medio pro capite per ogni membro del governo è di 97 ore all’anno, ogni anno ogni membro del Governo vola sugli aerei blu 97 ore.
Dicevamo dei contributi ai partiti, sotto varie forme noi li abbiamo taroccati e camuffati da rimborsi elettorali, ogni cittadino francese contribuisce ai partiti per 1,25 Euro all’anno, ogni cittadino spagnolo contribuisce per 2,58 Euro all’anno, ogni cittadino tedesco contribuisce per 1,61 Euro all’anno, ogni cittadino americano contribuisce per 0,12 Euro all’anno, ogni cittadino italiano contribuisce per 3,38 Euro all’anno che è 1/3 in più degli spagnoli, il triplo dei francesi, più del doppio dei tedeschi e se fate 3,38 diviso 0,12 vi verrà fuori quanto di più paghiamo rispetto agli americani, spese delle pubbliche amministrazioni in rapporto al Pil ci raccontano ogni tanto che i conti sono in regola, che la spesa è bloccata da questo cerbero di Tremonti, sono tutte balle, la spesa delle pubbliche amministrazioni in percentuale al Pil che nel 2007, grazie al rigore di Padoa Schioppa era scesa al 48,4, nel 2008 era già al 49,4, nel 2009 era al 52,5 e nel 2010 è al 51,2, le spese per gli staff politici di Palazzo Chigi l’anno scorso sono aumentate del 26% a 27 milioni, in aumento anche le spese della Camera e del Senato e con la nomina dei nuovi sottosegretari avremo ulteriori spese, senza contare che chi non è riuscito a diventare sottosegretario è diventato consulente del Presidente del Consiglio, tipo Razzi l’ex dipietrista che è passato con il governo, il socio di Scilipoti, Razzi non è riuscito a diventare sottosegretario, allora cosa fa? Il consulente per il Ministero dell’agricoltura per la selezione dei ristoratori italiani all’estero, un compito fondamentale che prima svolgeva la UnionCamere. Avverte sempre Rizzo nei Consigli regionali ci sono 74 gruppi in Italia, in tutti i consigli regionali, con un solo membro per avere più contributi, per esempio succede per la ex Presidente della Regione Piemonte Bresso che è alla testa di un gruppo formato solo da lei e per il Pdl in Alto Adige.
Poi ci sono i vitalizi degli ex parlamentari, spendiamo per pagare il vitalizio agli ex parlamentari 198 milioni di Euro che è più di quello che hanno pagato di contributi, molto di più, la Camera dei Deputati ha un rapporto di 1 a 12 tra i contributi versati e quelli incassati, in Senato di 1 a 13, versano 1 e ricevono 13, hanno tutti lunga vita, sono tutti molto longevi, intanto ai musei e ai siti archeologici pubblici vanno 82 milioni, meno della metà di quello che diamo di vitalizio agli ex parlamentari e si potrebbe andare avanti, vedete che Sergio Rizzo insieme a Gian Antonio Stella è un grande esperto adesso questi dati a proposito di tagliare per ridurre le tasse, ve lo immaginate se tagliano lì, cavolo!

TAV, buchi nelle montagne e nei conti pubblici.

Vorrei concludere, dato che il tema è molto caldo, con il Tav, il famigerato treno a alta velocità che ci dicono da una ventina di anni che dovrebbe sorgere tra una ventina d’anni, cioè 40 dopo che avevano iniziato a pensarci tra il Piemonte e la Francia, sappiamo tutto delle rivolte, di coloro che per opporsi hanno commesso delle illegalità piccole o grandi, non voglio entrare, le illegalità ovviamente se sono illegali sono illegali, infatti ci sono anche illegalità da parte di chi vince gli appalti, ma non bisogna rispondere naturalmente con altre illegalità, a meno che non siano atti di disubbidienza civile, nel qual caso uno li compie sapendo che sta infrangendo una norma e quindi assumendosene la responsabilità e accettandone le conseguenze.
Abbiamo pubblicato, sono molto felice di questo, un articolo di Luca Mercalli su Il Fatto Quotidiano che in poche righe fa capire di quale mostruosa cazzata stiamo parlando, di quale boiata pazzesca, perché ne parlo? Perché il costo stimato di questa opera a carico dei contribuenti italiani, senza contare i contributi europei, sarà di 16/17 miliardi di Euro, le grandi opere - scrive il Luca – non le vuole più nessuno, salvo chi le costruisce e la politica bipartisan che le sponsorizza con il denaro pubblico, denutrita del ponte sullo stretto non vale più la pena di parlare e dell’affaruccio miliardario delle centrali nucleari ci siamo forte sbarazzati grazie al referendum, prendiamo invece il caso del Tav in Val Susa, per i promotori si tratterebbe di un progetto strategico del quale l’Italia non può fare a meno, senza che senza quel super tunnel ferroviario di oltre 50 chilometri di lunghezza sotto le Alpi, pensate, provate a immaginare un tunnel di 50 chilometri, 50 chilometri è poco meno della metà della distanza tra Torino e Milano, pensate fare tra Torino e Milano metà in sotterranea, quindi immaginate l’imponenza dell’opera.
Pare che l’Italia sia destinata a un declino epocale senza questa opera, tagliata fuori dall’Europa, chiacchiere senza un solo numero a supporto, è da 20 anni che le ripetono e mai abbiamo visto supermercati vuoti perché mancava quel buco, eh già, se ne abbiamo così bisogno, com’è che non si vedono gli effetti della crisi tremenda in assenza del tunnel? Cosa potrà mai cambiare quando ci sarà il tunnel se non il fatto che lo Stato italiano avrà 17 miliardi di Euro in meno nelle casse? Scaverà! I numeri invece li hanno ben chiari i cittadini della Val di Susa che costituiscono un modello di democrazia partecipata operante da decenni, decine di migliaia di persone lavoratori pubblici, amministratori, imprenditori, docenti, studenti, pensionati, preti, suore, volontari in una parola il movimento No Tav, spesso dipinto come minoranza facinorosa, retrograda e nemica del progresso, numeri che l’Osservatorio tecnico sul Tav presieduto dall’Arch. Mario Virano l’ex comunista innamorato dell’asfalto, si rifiuta tenacemente di discutere, proviamo qui a mettere in luce qualche elemento, qualche numero: il primo assunto, scrive il Luca Mercalli secondo il quale le merci dovrebbero spostarsi dalla gomma alla rotaia è di natura ambientale e si dice che il trasporto ferroviario anche se è meno versatile di quello stradale inquina meno, il che è vero, ma solo se si utilizza e si migliora una rete già esistente, certo che se è già la ferrovia e la devi solo migliorare è più ecologico il treno che non le colonne dei tir, ma se la devi costruire da zero la ferrovia, scavando un buco dentro 50 chilometri di montagna, immaginate e infatti… se si progetta un’opera colossale con oltre 70 chilometri di gallerie perché quella era solo la più lunga, poi ci sono altri 20 chilometri di gallerie sul tragitto fino a Lione, 10 anni di cantiere, decine di migliaia di viaggi di camion, materiali di scavo da smaltire, talpe perforatrici, migliaia di tonnellate di ferro e calcestruzzo, oltre all’energia necessaria per farla poi funzionare, si rimpiangeranno i tir, ovviamente, scopre che il consumo di materie prime e di energia, nonché relative emissioni è così elevato da vanificare l’ipotetico guadagno del parziale trasferimento delle merci da gomma a rotaia, i calcoli li hanno fatti le università di Siena e dalla California, in sostanza la cura è peggio del male, il gioco non vale la candela.
Veniamo ora al rischio terribile di essere tagliati fuori dall’Europa, detto così sembra che la Val Susa sia un’insuperabile barriera orografica, invece è già percorsa dalla linea ferroviaria internazionale a doppio binario che utilizza il tunnel del Fréjus ancora perfettamente operativo dopo 140 anni, l’hanno inaugurato nel 1871, ogni tanto Berlusconi dice: inaugureremo il tunnel… non può inaugurarlo perché l’hanno già inaugurato 140 anni fa, affiancato peraltro al tunnel autostradale, quindi non c’è nessun isolamento con l’Europa, abbiamo già la ferrovia per il trasporto delle persone e abbiamo già l’autostrada, questa sarebbe un’altra ferrovia solo per il trasporto delle merci, cosa di cui nessuno parla perché se si sapesse che è fatta per trasportare solo le merci, a qualcuno comincerebbe a venire il sudore freddo.
Questa ferrovia, quella già esistente, quella del tunnel del Fréjus è attualmente molto sottoutilizzata rispetto alle sue capacità di trasporto merci e passeggeri, sarebbe dunque logico prima di progettare opere faraoniche nuove, utilizzare al meglio l’infrastruttura esistente, ?Lyon – Turin Ferroviere? a sostegno della proposta di nuova linea ipotizza che il volume dell’interscambio di merci e persone attraverso la frontiera, cresca senza limiti nei prossimi decenni e perché mai nei prossimi decenni molta più gente dovrebbe varcare la frontiera e molte più merci dovrebbero varcare la frontiera? Visto che la popolazione diminuisce tra l’altro! Angelo Tartaglia professore del Politecnico di Torino dimostra che assunzioni e conclusioni di questo tipo sono del tutto infondate, i dati degli ultimi lungo l’asse Francia – Italia smentiscono questo scenario, di un aumento di traffico di persone e di merci nella frontiera Italia – Francia, il transito merci è in calo e non ha ragione di esplodere in futuro, un rapporto della commissione francese predisposto per un Audit all’assemblea nazionale del 2003, è il Parlamento francese, afferma che riguardo al trasferimento modale tra gomma e rotaia la Lione – Torino sarà ininfluente e ora i costi di realizzazione a carico del governo italiano, cioè noi! 12/13 Miliardi di Euro che considerando gli interessi sul decennio di cantiere, portano il costo totale prima dell’entrata in servizio dell’opera a 16/17 miliardi di Euro, sempre che si rispettino i tempi, perché se come sempre avviene in Italia non si rispettano i tempi e i cantieri invece che 10 di anni ne dura 20 o 15, i costi ovviamente lievitano.
Pensate poi a tutte le infiltrazioni che ci sono delle organizzazioni malavitose, pensate quante volte per il movimento terra o per i subappalti si dovranno bloccare i cantieri perché sono stati affidati i lavori a qualche mafioso. La Valle di Susa è notoriamente a alta densità, soprattutto dell’’ndrangheta ma il bello è che anche quando funzionerà, il Tav, la linea non sarà assolutamente in grado di ripagarsi e diventerà fonte di continua passività, trasformandosi per i cittadini in un cappio fiscale, sarà un buco sempre aperto, dentro l’oleodotto della finanza pubblica che vedrà fuoriuscire ogni anno, sarà come il debito pubblico di cui dovremo pagare ogni anno gli interessi.
Ho qui sintetizzato una minima parte dei dati che riempiono, scrive sempre Luca Mercalli su Il Fatto Quotidiano, decine di studi rigorosi, incluse le recenti 140 pagine di osservazione della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, dati suoi quali si rifiuta sempre il confronto, adducendo banalità da comizio “tipo i cantieri porteranno lavoro” ma suvvia ci sono tanti lavori più utili da fare, piccole opere capillari di manutenzione delle infrastrutture italiane esistenti, ferrovie, acquedotti, ospedali, protezione idrogeologica, riqualificazione energetica degli edifici, energie rinnovabili, non abbiamo bisogno di scavare buchi nelle montagne che a loro volta ne provocheranno altri nelle casse statali, altro che opera strategica.
Conclude Luca Mercalli “seguendo lo stesso criterio anche l’Expo 2015 di Milano sarebbe semplicemente da non fare e chiuso il discorso, sono eventi che andavano bene 100 anni fa, se oggi in Italia tanti comitati si organizzano per dire “no” alle grandi opere e per difendere i beni comuni e gli interessi del paese non è per sindrome Nimby (non nel mio cortile), bensì perché purtroppo per troppo tempo si sono detti dei sì che hanno devastato il paesaggio e minato la nostra salute fisica e soprattutto mentale, prossimamente Luca ci scriverà perché no all’Expo che, come avete visto la Giunta Pisapia, partita già con il piede sbagliato, ha nominato Assessore all’Expo l’Arch. Boeri che aveva presentato un progetto, tra l’altro ottimo, quello degli orti per l’Expo e che però entra in conflitto di interessi perché d’ora in poi dovrà giudicare e pronunciarsi anche su decisioni e progetti che ha preso lui in precedenza come libero professionista.
Quindi non perdete perché questa settimana su Il Fatto avremo il nuovo intervento di Luca Mercalli di cui vi segnalo anche il libro uscito per Chiarelettere “Prepariamoci” dove si parla di questo e di altri argomenti, oggi però ho voluto parlarvene soprattutto ai fini della famosa riduzione delle spese e dunque delle tasse.

Cominciamo a ribellarci, almeno dentro alla nostra mente all’idea che non si possano ridurre gli sprechi e che non si possano ridurre le tasse, ridurre gli sprechi si può, ridurre le tasse dunque si può, a patto che prima si facciano pagare le tasse a chi non le paga e si sia riusciti a aggredire e a tappare tutti quei buchi che in questo libro sono elencati e che si chiamano “evasione contributiva, evasione fiscale, corruzione, reati ambientali, patrimoni mafiosi etc.” per ridurre le spese e quindi per ridurre le tasse bisogna liberarsi di una classe politica e più in generale di una classe dirigente che su quelle spese e su quegli sprechi ingrassa e sull’evasione fiscale campa di rendita facendosi eleggere da milioni di evasori, di ladri e di mafiosi e di corrotti e di corruttori, passate parola!

Fonte: BeppeGrillo.it

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A report, published in the March 14 edition of the Journal of Materials Chemistry, announced the successful fabrication and testing of a new type solar cell using an inorganic core/shell nanowire structure.
Arrays of core/shell nanowires (described has "quantum coaxial cables") had previously been theorized as a potential structure that, while composed of chemically more stable large bandgap inorganic materials, should also be capable of absorbing the broad range of the wavelengths present in sunlight. High bandgap semiconductors are generally considered not effective at absorbing most of the available wavelengths in solar radiation by themselves. For instance, high bandgap zinc oxide (ZnO) is transparent in the visible but absorptive in the ultraviolet range, and thus is widely used in sunscreens but was not considered useful in solar cells.

In the report, a team of researchers from Xiamen University in China and the University of North Carolina at Charlotte describe successfully creating zinc oxide (ZnO) nanowires with a zinc selenide (ZnSe) coating to form a material structure known as a type-II heterojunction that has a significantly lower bandgap than either of the original materials. The team reported that arrays of the structured nanowires were subsequently able to absorb light from the visible and near-infrared wavelengths, and show the potential use of wide bandgap materials for a new kind of affordable and durable solar cell.
"High bandgap materials tend to be chemically more stable than the lower bandgap semiconductors that we currently have," noted team member Yong Zhang, a Bissell Distinguished Professor in the Department of Electrical and Computer Engineering and in the Energy Production and Infrastructure Center (EPIC) at the University of North Carolina at Charlotte.

"And these nanowire structures can be made using a very low cost technology, using a chemical vapor deposition (CVD) technique to grow the array," he added. "In comparison, solar cells using silicon and gallium arsenide require more expensive production techniques."
Based on a concept published in Nano Letters in 2007 by Zhang and collaborators Lin-Wang Wang (Lawrence Berkeley National Laboratory) and Angelo Mascarenhas (National Renewable Energy Laboratory), the array was fabricated by Zhang's current collaborators Zhiming Wu, Jinjian Zheng, Xiangan Lin, Xiaohang Chen, Binwang Huang, Huiqiong Wang, Kai Huang, Shuping Li and Junyong Kang at the Fujian Key Laboratory of Semiconductor Materials and Applications in the Department of Physics at Xiamen University, China.

Past attempts to use high band gap materials did not actually use the semiconductors to absorb light but instead involved coating them with organic molecules (dyes) that accomplished the photo absorption and simply transmitted electrons to the semiconductor material. In contrast, the team's heterojunction nanowires absorb the light directly and efficiently conduct a current through nano-sized "coaxial" wires, which separate charges by putting the excited electrons in the wires' zinc oxide cores and the "holes" in the zinc selenide shells.
"By making a special heterojunction architecture at the nanoscale, we are also making coaxial nanowires which are good for conductivity," said Zhang. "Even if you have good light absorption and you are creating electron-hole pairs, you need to be able to take them out to the circuit to get current, so we need to have good conductivity. These coaxial nanowires are similar to the coaxial cable in electrical engineering. So basically we have two conducting channels -- the electron going one way in the core and the hole going the other way in the shell."

The nanowires were created by first growing an array of six-sided zinc oxide crystal "wires" from a thin film of the same material using vapor deposition. The technique created a forest of smooth-sided needle-like zinc oxide crystals with uniform diameters (40 to 80 nanometers) along their length (approximately 1.4 micrometers). A somewhat rougher zinc selenide shell was then deposited to coat all the wires. Finally, an indium tin oxide (ITO) film was bonded to the zinc selenide coating, and an indium probe was connected to the zinc oxide film, creating contacts for any current generated by the cell.
"We measured the device and showed the photoresponse threshold to be 1.6 eV," Zhang said, noting that the cell was thus effective at absorbing light wave wavelengths from the ultraviolet to the near infrared, a range that covers most of the solar radiation reaching earth's surface.

Though the use of the nanowires for absorbing light energy is an important innovation, perhaps even more important is the researchers' success in using stable high bandgap inorganic semiconductor materials for an inexpensive but effective solar energy device.

"This is a new mechanism, since these materials were previously not considered directly useful for solar cells," Zhang said. He stressed that the applications for the concept do not end there but open the door to considering a larger number of high bandgap semiconductor materials with very desirable material properties for various solar energy related applications, such as hydrogen generation by photoelectrochemical water splitting.
"The expanded use of type II nanoscale heterostructures also extends their use for other applications as well, such as photodetectors -- IR detector in particular," he noted.
 
Source: ScienceDaily

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By Admin (from 21/06/2011 @ 11:00:20, in ro - Stiinta si Societate, read 1755 times)

 Hemofilia presupune faptul ca sangele are un timp mult prea mare de coagulare ori ca acest fenomen nu se produce. Cunoscuta de milenii, boala respectiva beneficiaza de cercetari si de tratamente abia de circa o suta de ani. In 1927, s-a descoperit ca în sangele hemofilicilor asa-numitul factor opt nu se formeaza în cantitate suficienta si coagularea lui nu este posibila. Cea mai veche temere de boala însasi se afla într-o însemnare din Talmudul babilonian. Incriminarea este facuta de patru surori, purtatoare ale acestui efect sangvin.

Operatia de circumcizie, pe care a suportat-o nou-nascutul primeia dintre ele, a facut ca acesta sa sangereze mult si a decedat. Baietii celei de a doua si ai celei de-a treia surori au murit tot la circumcizie. Observand aceste fenomene, cand si cea de a patra dintre surori a avut un fiu, însusi rabinul a interzis sa-i fie facuta circumcizia.

Primul pas, imediat dupa nastere

In prezent, în întampinarea îmbolnavirii, important este sa fie cunoscute familiile purtatoare de astfel de tara si este decent ca, la casatorie, partenerul sa fie informat asupra unui asemenea defect. Boala nu reprezinta un handicap social astazi, întrucat poate fi stapanita: sunt masuri pe care trebuie sa le ia Ministerul Sanatatii si Centrul de Hematologie, centru care are laboratoare dotate special pentru evidentierea persoanelor cu tare hemofilice.

Hemofilia se depisteaza înca la nou-nascuti, prin analiza sangelui din cordonul ombilical. La copiii de 7-10 ani ori la tineri, hemofilia poate fi pusa sub tratament cu mijloace care ne sunt la îndemana. Astfel, în toate spitalele exista crioprecipitatul ce contine si factorul opt si din care, în 24 de ore, i se fac hemofilicului 4 perfuzii. Acesta depaseste pasul patologic si poate fi chiar operat, daca este vorba de o colica apendiculara, extractie dentara sau chiar amigdalectomie. Mai mult, dispunem de un proiect de cumparare a factorului opt biofilizat în eprubeta, care poate fi dizolvat de pacient si acesta chiar si-l poate administra intravenos.

Barbatii sunt cei mai afectati

Hemofilicii pot prezenta boala sub trei forme: severa – care se depisteaza în primii 2-3 ani de viata, pentru ca la cea mai mica lovitura copiii sangereaza abundent, de parca sangele nu se mai opreste; forma medie a bolii se manifesta atunci cand, lovindu-se, copilul face un hematom intraarticular si fara alte explicatii schioapata; a treia forma de hemofilie este blanda si se descopera cu ocazia unui act chirurgical. Pentru evidentiere, familiile care au copii hemofilici trebuie sa mearga cu ei la Centrul de Hematologie. Acestia sunt monitorizati si obligatoriu vor purta asupra lor, pe langa buletin, o fisa cu însemnarea „sunt hemofilic”.

Boala este facuta de barbati, si totusi este transmisa de sotie, respectiv de mama. Mai frecvent însa la femei se întalneste boala Willebrand – care este o pseudo-hemofilie si pe care acestea o fac în procent de 1/800. Sunt femeile care sangereaza abundent dupa travaliul de la nastere, la chiuretaj sau în cursul unui act operator.

Riscuri si precautii

Riscurile suportate de hemofilici sunt: transmiterea hepatitei posttransfuzionale, infectarea cu HIV si depunerea de fier. Astfel, politransfuzantii cu sange integral pot sa faca depunere de fier în organe vitale ca tiroida, pancreas, miocard si sa moara prin ceea ce numim hemosideroza secundara. Ultima forma de tratament este derivatul de hipofiza posterioara, desmopresin, care se aplica în spray si care se gaseste la farmaciile specializate. Pacientul îsi administreaza o picatura dimineata, seara – a doua, apoi viata lui devine normala. De asemenea, îsi pune în nas un gen de aerosol, spray.

In cazul unei sarcini se poate constata, prin metoda ecografica, daca fatul este baiat. In acest caz, gravida trebuie supravegheata într-o maternitate de specialitate, deoarece fatul fiind baiat, exista riscul ca el sa faca un hematom intracerebral, iar la nastere poate fi pierdut în primele ore. Desi medicul apeleaza, pentru aceste mame, la cezariana, baiatul poate face un hematom fara a fi obturat, atins. Fetele se nasc sanatoase, dar sunt purtatoare de stare hemofilica. Hemofilicii au durata de viata scurta si ei nu trebuie sa aiba copiii lor, ci sa-i adopte, daca si-i doresc. Dupa agresiuni fizice, baietii trebuie sa fie consultati ortopedic si, daca se depisteaza o hemartroza, aceasta sa fie corect imobilizata. La Oxford exista un centru specializat de ortopedie, pentru pacientii cu hemofilie medie si severa.

Autor: ADRIAN-NICOLAE POPESCU - magazin.ro

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I 108 minuti che seguirono la videro compiere un'orbita completa intorno alla Terra per poi atterrare con successo, inaugurando trionfalmente l'era delle missioni celesti. All'interno della capsula, guidato da Terra, c'era l'uomo che in seguito sarebbe stato ribattezzato il "Cristoforo Colombo dei cieli": il pilota sovietico appena 27enne Jurij  Gagarin. Tra inediti dietro le quinte e pericolosi imprevisti, la cronaca di una mattinata che fece la storia.

Prima dell'impresa

3461. I candidati piloti selezionati per la missione Vostok. Di questi, solo 20 affrontarono un anno di duro addestramento psicofisico basato su prove di resistenza alle vibrazioni e alle alte temperature, permanenza in camera di isolamento e risposta alle accelerazioni improvvise. Il 25 gennaio 1961 ne furono selezionati 6: Gagarin era tra questi.

Colazione. La mattina del lancio Gagarin e German Titov, il cosmonauta di riserva, furono svegliati alle 5:30. Jurij eseguì i consueti esercizi, si lavò e fece colazione con un menù "spaziale": carne trita, marmellata di more e caffè. Poi i due cosmonauti indossarono una sottotuta blu, calda e leggera, e sopra una tuta protettiva arancione dotata di un sistema di pressurizzazione, ventilazione e alimentazione. In testa un paio di cuffie e un casco bianco con la scritta CCCP (URSS).

Sangue freddo. Secondo lo storico spaziale Asif Azam Siddiqi, l'ingegnere sovietico Sergej Pavloviè Korolëv, supervisore della missione Vostok 1, era talmente agitato la mattina del 12 aprile 1961 che dovette prendere una pillola per il cuore. Gagarin invece sembrava calmo, e a mezz'ora dal lancio il suo polso registrava 64 battiti cardiaci al minuto.
 
Pipì. Durante il tragitto verso la rampa di lancio, Gagarin si fermò a far pipì sulla ruota posteriore dell'autobus che lo trasportava. Da allora questo è diventato un rito obbligato e propiziatorio per tutti gli astronauti del Soyuz. Altre tradizioni perpetuate in memoria di Gagarin sono: tagliarsi i capelli due giorni prima del lancio, non assistere al trasporto e al posizionamento dei razzi e della navicella, bere un bicchiere di Champagne la mattina della partenza e firmare la porta della camera dell'hotel prima di uscire per raggiungere la rampa.

L'interno della capsula spaziale Vostok 1 che ospitò Gagarin durante la sua missione.

"Si va!". La frase pronunciata da Gagarin alle 9:07 del 12 aprile 1961 quando, chiuso il portellone, cominciò il decollo.

43. I giorni di vita di Galya, secondogenita di Gagarin e della moglie Valya, quando il padre fu lanciato nello spazio. All'epoca Gagarin era già padre di una bambina di due anni, Yelena.

La navicella. Del peso totale di 4,7 tonnellate e alta 4,4 metri, la Vostok 1 ("Oriente 1" in russo) era costituita da due parti: un modulo abitabile di forma sferica, che ospitava l'astronauta, e un modulo di servizio provvisto della strumentazione di bordo, dei retrorazzi necessari a frenare e far ricadere la sonda a Terra e di 16 serbatoi contenenti ossigeno e azoto. La capsula abitata era dotata di tre oblò, un visore ottico da orientare a mano, una telecamera, la strumentazione per rilevare pressione, temperatura e parametri orbitali, un portellone e un sedile eiettabile lungo più o meno quanto l'abitacolo di una Fiat 500 (all'epoca il cosmonauta non atterrava insieme alla navicella, ma veniva espulso all'esterno e paracadutato a Terra in fase di rientro).

Il volo. Partita da Bajkonur (Kazakistan), la Vostok 1 compì un'orbita completa intorno alla Terra per atterrare, dopo 108 minuti, a Smielkova (Russia occidentale). Inizialmente la capsula fu diretta verso la Siberia; quindi sorvolò l'oceano Pacifico e, già quando si trovava sopra l'Africa, si accesero i retrorazzi per frenare la navicella e consentirne il rientro. L'altitudine massima raggiunta fu di 302 chilometri e la minima di 175. La Vostok viaggiava a una velocità di 27400 chilometri orari.

Data. Quella del 12 aprile 1961 era probabilmente la prima data utile per battere sul tempo - in piena Guerra Fredda - l'Agenzia Spaziale Statunitense nella corsa alla conquista dello spazio. Alan Shepard, il primo americano nello spazio, avrebbe tentato l'impresa il 5 maggio dello stesso anno. Quello di Shepard a bordo della capsula Freedom 7, però, fu un volo balistico che non raggiunse l'orbita terrestre (la missione non lo prevedeva) e durò poco più di 15 minuti.

L'orbita tracciata dalla Vostok 1. Evidenziata sulla sinistra la località di Shemya (Alaska) dove l'Agenzia per la Sicurezza Nazionale Statunitense intercettò le immagini del cosmonauta all'interno dell'abitacolo.

Musica. Per permettere a Gagarin di scegliere la frequenza migliore con cui comunicare, quattro stazioni radio terrestri trasmisero musica intervallata ogni 30 secondi da un messaggio di chiamata in codice morse, per tutta la durata della missione.

Prova TV. In piena Guerra Fredda, per gli Americani era prioritario avere la prova che i Sovietici avrebbero effettivamente mandato il primo uomo nello spazio, come da tempo si vociferava, e che non si trattasse di pura propaganda. Per questo già prima del lancio, l'Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana progettò e fece realizzare speciali stazioni in grado di intercettare le comunicazioni dei Russi. Una di queste, posizionata a Shemya, nell'arcipelago delle Aleutine (Alaska), riuscì a captare le comunicazioni tra il cosmonauta e la base terrestre demodulando la trasmissione video e permettendo pertanto di vedere le immagini di Gagarin all'interno della Vostok (cosa già avvenuta nei due lanci precedenti della navicella che avevano però ciascuno, come passeggeri, un cane e un manichino). Così a soli 58 minuti dal lancio, i vertici militari statunitensi ebbero la conferma che l'Unione Sovietica stava facendo sul serio.

Scorte. A bordo della Vostok 1 c'erano viveri e acqua sufficienti per dieci giorni: in caso di avaria dei retrorazzi, infatti, la capsula avrebbe impiegato questo lasso di tempo a ricadere sulla Terra, per effetto della forza d'attrito presente sulla traiettoria di arrivo studiata. L'eventualità di un rientro "naturale" sulla Terra non venne mai trascurata in fase di progettazione e fu tenuta come possibilità di emergenza.

Luna. Quella secondo cui Gagarin avrebbe desiderato vedere la Luna durante il suo viaggio è probabilmente soltanto una leggenda. La fase lunare di quel 12 aprile 1961 (Luna quasi nuova) e la distanza angolare dal Sole (20 gradi) rendevano impossibile vedere il nostro satellite, e pare improbabile che l'astronauta non fosse a conoscenza di queste condizioni.

Pianeta azzurro. "La Terra è blu… che meraviglia. È bellissima" le parole che Gagarin pronunciò sbirciando fuori dall'oblò.

Una delle prime pagine dei giornali americani che raccontarono l'impresa.

Pilota automatico. Poiché agli albori dell'era spaziale non si conoscevano i dettagli sugli effetti della permanenza del corpo umano in assenza di gravità, i medici sostenevano che durante la missione il cosmonauta avrebbe sofferto di disorientamento, e che fosse pertanto consigliabile fargli fare la parte del passeggero. Ma gli astronauti erano di diverso avviso e fu raggiunto un compromesso: mentre i controlli di volo erano affidati a un autopilota, i comandi manuali potevano essere sbloccati in caso di necessità attraverso una combinazione numerica di tre cifre custodita in una busta sigillata. Nel caso di Gagarin, non fu necessario aprirla perché la capsula rientrò nell'atmosfera guidata da Terra.

Doppio imprevisto. Alle 10:25 il modulo di servizio con gli la strumentazione e i motori per sulla Terra accese i retrorazzi per 42 secondi, ma poi fallì il distacco dalla capsula in cui si trovava il pilota. L'incoveniente modificò  l'assetto della navicella che iniziò a roteare su se stessa fino a quando il calore dovuto all'entrata in atmosfera non sciolse i lacci che legavano i due moduli. A 7 mila metri di quota la capsula espulse il sedile con a bordo Gagarin: oltre al primo paracadute, però, si aprì anche quello di emergenza, e per qualche momento il cosmonauta, che nel frattempo si era separato dal sedile, temette che i lacci dei suoi due salvavita si potessero aggrovigliare.

Ivan Ivanovich. È il nome del manichino che veniva utilizzato per testare le navicelle Vostok durante la fase di preparazione ai voli con cosmonauti in carne e ossa. Munito di una tuta spaziale e di un viso dai lineamenti umani, aveva sotto al visore la scritta MAKET ("fantoccio" in russo) in modo tale che vedendolo, nessuno potesse scambiarlo per un vero astronauta. Ciò nonostante, quando il pupazzo atterrava al suolo dopo essere stato espulso dalla capsula spaziale, ai contadini sovietici ignari della sua vera natura faceva sempre una certa impressione vedere i militari affannarsi attorno ai resti del velivolo piuttosto che precipitarsi a soccorrere il pilota.

Terra! Alle 10.55 del 12 aprile 1961, dopo 108 minuti dal lancio, Gagarin toccò il suolo di una fattoria collettiva nella provincia di Saratov, Russia occidentale. Le prime persone che incontrò una volta atterrato furono la terrorizzata contadina Anna Taktatova e sua figlia, accompagnate da un vitellino.

Prima e ultima. Quella a bordo del Vostok fu l'unica missione di Gagarin nello spazio. Nella prima fase successiva all'impresa è probabile che i vertici sovietici non volessero offuscare la sua immagine con un nuovo, rischioso incarico. In seguito il cosmonauta fu inserito tra le riserve del Soyuz 1 (la cui missione fallì tragicamente nell'aprile del 1967 con la morte del colonnello Vladimir Komarov, prima vittima ufficiale nella storia del volo spaziale) ma morì prima di avere una nuova opportunità.
 
L'ultimo volo. Il 27 marzo 1968 Gagarin decollò dalla base sovietica di Chkalovskij a bordo di un aereo supersonico, un MiG-15 UTI: con lui c'era l'esperto istruttore e collaudatore Vladimir Sergeyevich Seryogin. Alle 10:31 si interruppero le comunicazioni con la torre di controllo. I relitti del velivolo, insieme a quel che resta dei corpi dei piloti, erano avvolti da una fitta nube di fumo. Le cause dell'incidente non sono del tutto note, ma c'è chi dice di aver sentito due forti esplosioni. Le ceneri di Gagarin si trovano all'interno delle mura del Cremlino, nella Piazza Rossa a Mosca.

Si ringrazia per la collaborazione Paolo Amoroso, collaboratore del Civico Planetario "Ulrico Hoepli" di Milano e del Museo Astronomico di Brera, esperto di astronautica e volo spaziale.

Fonte: Focus.it

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