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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Buongiorno a tutti, vorrei cominciare leggendovi due righe da un documento che risale a 32 anni fa “oggi 29 gennaio 1979 alle ore 8,30 il gruppo di fuoco Romano Tognini Valerio dell’organizzazione comunista Prima Linea ha giustiziato il sostituto Procuratore della Repubblica Emilio Alessandrini, uno dei magistrati che maggiormente ha contribuito in questi anni a rendere efficiente la Procura della Repubblica di Milano nel tentativo di ridare credibilità democratica e progressista allo Stato”.

Thyssenkrupp: una sentenza storica.

Questo è il volantino con cui i terroristi rossi di prima linea rivendicavano l’assassinio del Pubblico Ministero Alessandrini, sostituto Procuratore a Milano che stava indagando sulla strage nera di Piazza Fontana.
Perché dei terroristi rossi ammazzano un magistrato, tra l’altro esponente delle correnti progressiste della Magistratura che sta indagando su una strage neofascista? Perché lo spiegano bene, per i suoi meriti, perché è uno dei magistrati che maggiormente hanno contribuito in questi anni a rendere efficiente la Procura della Repubblica di Milano e a ridare credibilità democratica e progressista allo Stato, colpivano i magistrati bravi, onesti e li colpivano non per i loro errori o per i loro demeriti, ma per i loro meriti.
La stessa cosa sta avvenendo oggi, soltanto che a colpirli non è più un’organizzazione terroristica che si propone di sovvertire lo Stato, ma è un Presidente del Consiglio che sta sovvertendo lo Stato e che sta facendo alle istituzioni dello Stato molti più danni di quelli che hanno fatto i terroristi delle Brigate Rosse che involontariamente finirono per rafforzare le istituzioni e per conservare ai loro posti anche dei politici che invece avrebbero dovuto andarsene, proprio perché lo Stato fece fronte comune contro il terrorismo negli anni della solidarietà nazionale, oggi l’insidia è molto, molto maggiore e più pericolosa proprio perché le armi non sono più i mitra, ma sono le parole, le leggi, i proclami televisivi, i comizi, le istituzioni piegate agli interessi privati, non c’è nessuno di autorevole che lanci l’allarme, il Quirinale almeno mentre sto parlando tace e tutte le altre istituzioni che dovrebbero intervenire, tacciono a loro volta, protestano i magistrati, ma come al solito sembra una guerra personale, tra loro e Berlusconi, protestano poco per la verità le opposizioni che non hanno ancora preso l’iniziativa che avrebbero dovuto prendere, quella di abbandonare in blocco un Parlamento comprato e venduto per interessi privati, i grandi giornali, a parte rare eccezioni fanno i pesci in barile e fanno finta di non vedere e parlano di scontro mentre c’è un’aggressione direi senza precedenti perché è semplicemente l’ultimo episodio di tanti altri, ma un’aggressione forsennata, forse la battaglia finale, ultima spallata contro l’unico potere di controllo che con tutti i suoi limiti e i suoi difetti ci rimane e cioè il potere giudiziale, è interessante vedere che ancora una volta non vengono attaccati i magistrati fannulloni, i magistrati corrotti, i magistrati inefficienti, vengono attaccati esattamente come da parte dei terroristi 32 anni fa, i magistrati migliori, quelli delle Procure di Milano, di Palermo e adesso vedrete che partirà un attacco anche a Torino, perché a Torino, proprio nel giorno in cui a Milano venivano fuori questi orribili manifesti fuori le BR dalla Procura, a Torino un grande magistrato, Raffaele Guariniello otteneva da una grande Corte di Assise una sentenza memorabile in cui si condannano i vertici di un gruppo multinazionale tedesco la Thyssen Krupp, per avere scientemente messo a rischio la vita dei loro lavoratori nello stabilimento di Torino, dando origine a quel rogo stragista che ne eliminò, se non erro, 7.
Il N. 1 della Thyssen Krupp è stato condannato a 16 anni e attenzione non per il solito reato di omicidio colposo con cui ce la si cava sempre con qualche anno, da cui poi detraendo indulti, attenuanti condizionali etc. gli imprenditori assassini la fanno sempre franca e non vanno in galera, condannato a 16 anni di reclusione per omicidio volontario, avete letto sui giornali, avete sentito in televisione, volontario con dolo eventuale, cosa vuole dire? Vuole dire che sapere che gli impianti antincendio non sono a norma e non fare nulla per metterli a norma, per risparmiare qualche migliaio di Euro, perché questa è la ragione per cui sono morti gli operai della Thyssen Krupp, significa ammazzare gli operai, accettando il rischio, ecco il dolo eventuale, che gli operai possano lasciarci la vita e questo equivale a una volontà, a un dolo e quindi omicidio volontario con dolo eventuale e questa è una sentenza pilota e naturalmente adesso sta mettendo il terrore, la Confindustria non ha perso occasione per schierarsi dalla parte dei condannati e per strillare contro la presunta esagerazione della pena.
La pena è il minimo che potesse toccare ai responsabili di una strage dove sono morte molte persone, a causa della colpevole, dolosa incuria dei vertici della Thyssen Krupp, il fatto che l’organizzazione sindacale degli imprenditori italiani invece di scomunicare coloro che tradiscono la legge e mettono a repentaglio la vita dei loro lavoratori, solidarizzi con loro, la dice lunga sul culo sporco degli imprenditori italiani che si fanno rappresentare da gente così!
La dice lunga sul fatto che non si possono permettere che altre sentenze del genere vengano emesse e quindi strillano e quindi anche loro cercano di intimidire la magistratura, visto che ci sono altri processi aperti per altre stragi sul lavoro, che si spera sull’esempio di questa sentenza, potranno imboccare quando ne ricorreranno i presupposti giuridici, la stessa strada e cioè quella non dell’omicidio colposo, involontario, ma quello dell’omicidio volontario con il dolo eventuale e nel momento in cui i magistrati vengono definiti brigatisti, terroristi, cellule rosse, eversori, associazione per delinquere, dalla più alta carica di governo, purtroppo l’abbiamo sul groppone, è bene sapere da quale parte stare, dalla parte dei magistrati che hanno visto tanti loro colleghi cadere negli anni del terrorismo, mentre Berlusconi si faceva proteggere dalla mafia, non dimentichiamo mai e mentre altri magistrati si facevano corrompere da Berlusconi tramite l’Avvocato Previti, non dimentichiamolo mai!

Genchi mazziato e assolto.

Ciò premesso non ho nessuna intenzione, l’ho già detto la settimana scorsa, di inseguire questo squilibrato nei suoi deliri, essi sì, eversivi e terroristici, ma vorrei darvi una notizia che, salvo Il Fatto Quotidiano e qualche trafiletto e altri giorni nessuno ha dato, credo neanche i telegiornali che pure a suo tempo si occuparono a lungo del presunto scandalo da cui poi era scaturito quel processo.
Mi riferisco alla sentenza che è stata emessa mercoledì a carico di Gioacchino Genchi, sapete voi del blog di Beppe, voi del sito del Fatto, voi che leggete Il Fatto chi è Gioacchino Genchi, quest’ultimo è il poliziotto, il consulente informatico di decine e decine di tribunali, Procure, Corti di Assise e Corti di Appello che da 25 anni ormai mette la sua intelligenza e la sua competenza tecnica al servizio delle indagini, mai al servizio di parti private, sempre al servizio della magistratura, per fare luce su stragi, omicidi di mafia, vicende di mafia politica e che per questo dopo avere collaborato con Luigi De Magistris in una delle tante indagini alle quali ha collaborato a Catanzaro, è stato fucilato con i mezzi moderni, con le televisioni, con i giornali, con le penne assassine che si aggirano non informazione, nella disinformazione italiana e che l’altro giorno fortunatamente ha trovato un giudice che lo ha assolto.
Lo ha assolto dall’accusa di accessi abusivi Genchi ha due processi: uno è ancora in corso, l’altro è quello che si è chiuso mercoledì in primo grado con la sua piena assoluzione e attenzione, non perché il fatto non costituisce reato ma è stato commesso, oppure perché il fatto non costituisce più reato perché è stato depenalizzato, neanche per insufficienza di prove, è stato assolto perché l’accusa non stava in piedi e come nascono le accuse a Gioacchino Genchi? Forse è interessante andare a ripescare la genesi di questi processi perché è una genesi politica, la Procura di Roma aprì indagini su Gioacchino Genchi dopo una campagna martellante di attacchi a Genchi, in cui politici di quasi tutti i partiti, tranne uno, il solito, non lo nomino altrimenti dico poi che faccio pubblicità, ma è cronaca, tutti i partiti politici di destra e di sinistra, tranne uno attaccarono Genchi.
Era il gennaio 2009, per la precisione il 24 gennaio 2009, Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio terrorizzato in quel momento dalla possibile uscita di certe telefonate che minacciavano di svelare retroscena dei suoi rapporti con alcune signorine, poi diventate ministre, annunciava in televisione “sta per scoppiare uno scandalo enorme, il più grande della storia della Repubblica, c’è un signore che ha spiato 350 mila persone” il signore in questione era naturalmente Gioacchino Genchi, erano i giorni in cui si bombardava a reti e edicole unificate sul caso Genchi, l’archivio Genchi, Genchi ha sospettato di avere accumulato milioni di tabulati, di numeri di telefono, di intercettazioni telefoniche e era sospettato addirittura di usare quell’enorme archivio informatico per ricattare di qua e di là, tant’è che del caso si occupo il Copasir, il comitato per il controllo sui servizi di sicurezza, il comitato parlamentare bicamerale, all’epoca presieduto da Rutelli e oggi presieduto da Massimo D’Alema, Massimo D’Alema non c’era ancora.
A ruota tutti i garantisti a gettone o a intermittenza, quelli che intervengono solo quando c’è di mezzo il loro padrone o uno dei loro padroni, si misero a strillare all’unisono con il Cavaliere per dire che quello di Genchi era uno scandalo mai visto.
Maurizio Gasparri capogruppo del Pdl disse “roba da Corte Marziale” la Corte Marziale è il Tribunale speciale dinanzi al quale si trascinano i soldati che commettono dei crimini durante le guerre, finiscono davanti alla Corte Marziale e poi vengono fucilati, questo disse Gasparri. Rutelli per non essere da meno all’epoca stava nel PD, poi si è messo improprio, disse che quello di Genchi era un caso molto rilevante per la libertà e per la democrazia. Cicchito disse “siamo di fronte a un’inquietante Grande Fratello” e non si riferiva al Grande Fratello di Canale 5, si riferiva al Grande Fratello di Orwell al mostro spionistico che controlla tutto e tutti nelle dittature.
Lanfranco Tenaglia ex Magistrato del PD disse “vicenda grave”. Italo Bocchino ancora nel Pdl e non ancora diventato antiberlusconiano disse “è il più grande caso di spionaggio della storia repubblicana”. Clemente Mastella che da anni martellava Genchi, chiamandolo addirittura Licio Genchi lo definì quella volta “un pericolo per la democrazia” e Luciano Violante del PD disse che era un fatto intollerabile e Gaetano Quagliariello del Pdl disse “scenario inimmaginabile e preoccupante per la sicurezza dello Stato” Genchi era un nemico delle istituzioni, da respingere probabilmente a cannonate. Giuseppe Caldarola ex PD che scrive su Il Riformista disse “spioni deviati spiano migliaia di cittadini, il Parlamento e il governo” e Luigi Zanda del PD disse che Tavaroli e Genchi presentavano diverse analogie, chi è Tavaroli? E’ il capo della Security privata della Telecom, arrestato per avere accumulato dossier per conto dei vertici della Telecom, mentre Genchi lavora per conto di un’entità che si chiama Stato italiano, giustizia italiana, fa niente, Tavaroli e Genchi tante analogie!
I giornali si scatenano, non tutti naturalmente, i principali, La Stampa e Il Corriere titolano “un italiano su 10 nell’archivio di Genchi” gli italiani sono 60 milioni, quindi Genchi avrebbe nei suoi archivi dossier su 6 milioni di italiani, pensate quanto deve essere enorme la sede degli uffici di Genchi per contenere 6 milioni di schedature, forse è grossa come il Pentagono, come la sede della Cia. Il Giornale “il grande orecchio, miniera d’oro” Libero “l’intercettatore folle” Pierluigi Battista Corriere della Sera “lugubre monumento alla devastazione della privacy, nuvola potenzialmente ricattatoria” questo è una piccola antologia di quello che fu detto e fu scritto quando scoppiò il caso Genchi. La Procura di Roma, sempre molto sensibile agli umori della politica, pensò bene di fare cosa gradita aprendo indagini e processi a carico di Genchi.
Uno, quello ancora in corso, riguarda l’accusa a Genchi di avere, abuso d’ufficio, accumulato ai tempi dell’indagine Why not?, una serie di dati su cellulari intestati a parlamentari, sapete che i parlamentari non possono essere intercettati e non si può neanche acquisire informazioni sul traffico telefonico che compare nei tabulati telefonici, il tabulato è l’elenco delle telefonate che partono e arrivano a una certa scheda associata ovviamente a un telefonino e così si capisce chi telefona a chi, per quanto tempo, da dove parte la chiamata, non si sa naturalmente chi viene chiamato prima, chi viene chiamato dopo, ci sono le sequenze, gli incroci è questo che fa Genchi, non c’è il contenuto delle chiamate, ma naturalmente si può desumere dalla frequenza di certe chiamate anche il rapporto di intimità che c’è tra il chiamante e il chiamato e quindi questi dati sensibili a carico dei parlamentari non possono essere acquisiti perché il parlamentare ha l’immunità, salvo che il Parlamento autorizzi il magistrato a acquisire queste intercettazioni e questi tabulati.
Altra cosa, naturalmente, lo sappiamo benissimo, è se la voce del parlamentare viene intercettata mentre si controlla il telefono di un altro che parla con il parlamentare, in quel caso si parla di intercettazioni in diretta e è perfettamente legittima, ma per usarla contro il parlamentare, ci vuole comunque il permesso del Parlamento, lo stesso vale per i tabulati, naturalmente quando è che chiedi il permesso al Parlamento di poter usare i tabulati di un parlamentare? Quando inizia il processo perché è durante il processo che si fa un uso penale di certa documentazione.
Ma in ogni caso per mandare al Parlamento la richiesta di autorizzazione all’uso dei tabulati acquisiti, bisogna prima sapere che quei tabulati appartengono a un numero di telefono in uso a un parlamentare e come mai a sapere se un telefono lo usa un parlamentare o un normale cittadino? Mica lo individui dal prefisso, l’utente della scheda e del cellulare, quante volte uno si imbatte in un numero di telefono e come fa a riconoscere un telefono di un parlamentare dal telefono di un cittadino normale? Il prefisso è sempre lo stesso, non è che ci sono dei prefissi particolari per i parlamentari, soltanto quando sviluppi, vedi da dove partono le telefonate, vedi dove arrivano, puoi desumere che c’è un parlamentare, quindi li devi giustamente acquisire presso le compagnie telefoniche e soltanto dopo che hai cominciato a lavorarci, quindi a usarli, puoi capire che c’è un parlamentare dietro a quel numero, anche perché spessissimo sono intestati a società, altri sono intestati direttamente alla Camera, altri sono intestati direttamente addirittura a Ministeri, quindi come fai a sapere se un telefono intestato a un Ministero o a uno dei due rami del Parlamento è in uso a un segretario, a un usciere, a un agente della scorta, a un funzionario, a un dirigente, o se è in uso proprio al Ministro o al parlamentare? Devi fare delle indagini e questo è quello che hanno fatto De Magistris e Genchi e Genchi, come del resto De Magistris si trovano indagati per avere acquisito e usato tabulati di parlamentari, come se dotati di virtù divinatorie, potessero loro immaginare e già sapessero che i numeri di cui chiedevano alla Tim o alla Vodafone o a altri gestori il tabulano, erano intestati a parlamentari, è un processo totalmente incredibile, folle, paradossale, si pretende che il magistrato e il suo consulente siano lo spirito santo, riescano a individuare dal solo numero telefonico se appartiene o non appartiene a un parlamentare.

Tante inchieste, stesse ombre.

E’ un processo folle che credo finirà nel nulla anche per una semplice ragione: l’abuso in atti d’ufficio è stato riformato nel 1997 dal Parlamento italiano, una legge tra l’altro vergognosa, votata da quasi tutti i partiti, in questo modo: per essere ancora reato l’abuso d’ufficio, l’abuso commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio, deve contenere una finalità patrimoniale, ci devi guadagnare dall’abuso che fai.
Se per esempio favorisci un tuo parente, la tua fidanzata, tua moglie, tuo figlio, un amico, un compagno di partito che poi ti dà in cambio un tornaconto, allora c’è l’abuso di ufficio patrimoniale, se invece fai semplicemente un atto abusivo, ma non c’è finalità patrimoniale, un atto illegale, illecito, indebito e non c’è una finalità patrimoniale, l’abuso d’ufficio non è più reato, allora anche se per assurdo e come dico è un assurdo, Genchi e De Magistris avessero disposto indebitamente l’acquisizione di quei tabulati perché già sapevano, preveggenti che i tabulati erano di telefoni intestati a parlamentari, il reato di abuso d’ufficio non può scattare perché? Perché non è che De Magistris o Genchi ci hanno guadagnato qualcosa patrimonialmente ad acquisire dei tabulati di parlamentari al massimo hanno avuto degli elementi in mano per indagare che non avrebbero potuto avere e che naturalmente se si fosse arrivati al processo, sarebbero stati immediatamente dichiarati nulli e inutilizzabili, in quanto acquisiti non secondo la legge, ma contro la legge, quindi anche se avessero fatto ciò di cui sono accusati, né Genchi, né De Magistris potrebbero mai rispondere di un reato che è iscritto completamente in maniera diversa da come invece sono andate le cose in quel caso, ma questo processo è ancora in corso e quindi si vedrà come andrà a finire davanti al Tribunale di Roma.
Invece l’altro processo nato da quella campagna forsennata contro Genchi, nemico dello Stato, nemico della Repubblica, nemico della democrazia, eversore, spione, ricattatore, raccoglitore di dossier e chi più ne ha, più ne metta, si è concluso mercoledì scorso, assoluzione piena, il più grave scandalo della storia della Repubblica come lo definì Berlusconi, per metà si è già sgonfiato ma nessuno naturalmente ha chiesto scusa a Genchi, nessuno di quelli che hanno detto o scritto quelle puttanate che vi ho letto prima, ha fatto retromarcia, ha ammesso di essersi sbagliato, ha detto di non farlo più, ha rimediato con articoli riparatori, chissà per esempio Pierluigi Battista se ci farà la grazia di riconoscere che non c’era nessun lugubre monumento alla devastazione della privacy, nuvola potenzialmente ricattatoria nel caso Genchi o quei giornali come Il Corriere e La Stampa che titolarono “un italiano su 10 nell’archivio Genchi” o altre scemate di quelle dimensioni, cosa ha stabilito il giudice?
Che Genchi è innocente, parola del Gup, del Tribunale di Roma Marina Finiti dall’accusa di accesso abusivo alla banca dati Siatel, quale era l’accusa? Che Genchi abbia interpellato abusivamente gli archivi informatici della Siatel per acquisire informazioni su Giorgio Riolo e Maddalena Carollo, chi sono? Giorgio Riolo è quel Maresciallo del Ros dei Carabinieri che fu accusato insieme a un altro, a Ciuro di essere una delle talpe nella Dda di Palermo e che fu poi arrestato e condannato in Cassazione, Maddalena Carollo era l’intestataria di una scheda telefonica che era stata fornita a Totò Cuffaro, questa era una prestanome, non si sa neanche se consapevole o meno, di quelle schede telefoniche che usava Cuffaro, sperando di non essere intercettato e chi gliele aveva date quelle schede “sicure” a Cuffaro, una delle quali intestata a questa Maddalena Carollo? Gliele aveva date Francesco Campanella, il mafioso legatissimo a Provenzano che faceva anche nei ritagli di tempo, il Presidente del Consiglio Comunale di Villa Abbate e era anche il leader dei giovani nazionali dell’Udeur, era il capo dei giovani mastelliani a livello nazionale, poi si è rivelato essere un mafioso, era quello che aveva procurato i documenti falsi a Bernardo Provenzano per la sua trasferta ospedaliera a Marsiglia per l’operazione alla prostata, poi è diventato collaboratore di Giustizia e è finito in galera.
Campanella fornisce a Cuffaro questa scheda “sicura” sicura fino a un certo punto perché poi viene smascherata nelle indagini proprio grazie alla capacità tecnica di Gioacchino Genchi e scopre che quella scheda era in uso a Cuffaro, vedete com’è difficile risalire al reale utente di un numero telefonico? Questo numero telefonico era intestato a questa Maddalena, era stato fornito da Campanella a chi? Al governatore della Regione Sicilia, immaginate quante indagini per riuscire a capire la trafila, per riuscire a capire alla fine chi era che faceva le telefonate con quella scheda. La scheda GSM serviva a coprire i contatti telefonici con Riolo e stiamo parlando, quindi, dell’inchiesta sulle talpe, un’inchiesta molto importante a cui Genchi, come a tante altre aveva collaborato, l’accusa si è rivelata infondata, assolto, interessante però capire perché ce l’avevano tanto con Genchi per avere lavorato così bene in quell’inchiesta?
Il perché lo potete capire anche voi, ci sono personaggi legati all’Udc , Cuffaro, al centro-destra sempre Cuffaro che poi è passato infatti con Berlusconi, giusto in tempo prima di finire in galera e anche a esponenti deviati delle forze dell’ ordine e l’inchiesta era nata da un rapporto del Direttore dell’Agenzia delle Entrate Stefano Crociata e del Colonnello del Ros Pasquale Angelo Santo, lo scandalo Genchi monta mentre Genchi scrive, Antonio Massari su Il Fatto, sta collaborando con De Magistris nell’inchiesta Why not?, Genchi ha ricostruito un’anomala fuga di notizie nell’inchiesta Poseidone e in questi suoi report investigativi scrive “è dalle indagini sulla strage di Capaci che non provavo un simile imbarazzo” infatti Genchi che si era occupato anche dalle indagini sulla strage di Capaci lavorando per De Magistris, sospetta che la talpa, questa volta, sia il diretto superiore di De Magistris, il Procuratore capo che guarda un po’ la combinazione, dopo un po’ sottrae l’inchiesta Poseidone a De Magistris, sottrazione illegale scopriranno poi i magistrati di Salerno che dopo averlo scoperto verranno a loro volta trasferiti lontano da Salerno dal Csm e quindi anche l’inchiesta Why not?, poco dopo viene sottratta, sempre illegalmente secondo Salerno a De Magistris.
Nel marzo 2009 lo studio di De Magistris viene perquisito dal Ros e i giornali in quell’occasione, siamo con singolare tempismo, il 24 gennaio 2009 Berlusconi urla che sta per scoppiare il più grave scandalo della storia della Repubblica italiana, quindi quegli ultimi 60 anni, due mesi dopo uomini del Ros, bisogna sempre parlare di uomini del Ros perché il Ros è una cosa grossa, seria e importante, il reparto operativo speciale dei Carabinieri, all’interno del Ros ogni tanto ci sono alcuni tipetti mica male, due mesi dopo la sparata di Berlusconi parte il Ros e va a perquisire il maxiarchivio, come veniva definito dai giornali, quello con 6 milioni di dati, su 6 milioni di persone a Palermo e nei giornali si scrive che il maxiarchivio illegale di Genchi sono state intercettate milioni di persone e il Ministro Alfano lo definisce un grave pericolo per la sicurezza della Repubblica, naturalmente l’assoluzione dell’altro giorno, dimostra che Genchi tutto quello che ha fatto lo ha fatto nell’assoluta legalità, anzi ogni volta che Genchi fa un accertamento peritale, lo fa su mandato scritto del magistrato, non è che si inventa le cose da fare, tutti gli incarichi peritali del consulente tecnico del PM devono essere richiesti per iscritto, in modo che non resti nulla di misterioso, tutto documentato.
Nel frattempo Genchi, lo sapete, un mese fa, è stato cacciato dalla Polizia di Stato per ordine del Capo della Polizia Manganelli, anche lì su richiesta pressante di molti politici che se lo volevano levare di torno e è stato destituito dalla Polizia, è la sanzione più pesante ovviamente, gli hanno levato i gradi e l’hanno buttato fuori, è un trattamento che non hanno subito neanche i poliziotti aguzzini, condannati per le violenze al G8 di Genova o condannati per altri episodi di sevizie e di torture, Genchi che non ha mai torto un capello a nessuno, ma ha fatto solo quello che gli chiedevano i magistrati, e l’ha fatto bene, è stato destituito dalla Polizia , quindi non è più un poliziotto, nel suo blog su Ilfattoquotidiano.it scrive “si è conclusa alle 15,15 un’udienza preliminare del processo a mio carico tenuta dal Gup Marina Finiti, il processo è stato aperto per i presunti accessi abusivi alla Siatel oggetto delle contestazioni della Procura di Roma, formulate nel marzo 2009, sempre 2 mesi dopo la sparata di Berlusconi in contestualità con la perquisizione del Ros, con la perquisizione e il sequestro del mio archivio. Alla base delle indagini il rapporto del direttore dell’agenzia delle entrate e gli accertamenti del Ros. Mi erano state contestate le attività di accertamento nei processi più importanti degli ultimi anni, tra questi interrogazione, interpello di quella banca dati relativa al nominativo del Maresciallo del Ros, anche esso, Giorgio Riolo, poi arrestato e condannato dalla Cassazione come talpa nella Dda di Palermo e quello su Maddalena Carollo, la fantomatica intestataria della scheda GSM coperta fornita all’allora Presidente della Regione Cuffaro da Francesco Campanella, per i contatti riservati con Riolo e con un altro ex Maresciallo dei Carabinieri, poi entrato in politica credo nell’Udc Massimo Zucchelli. Grazie alla difesa dell’Avvocato Fabio Repici, ci scrive sempre Gioacchino Genchi, ho dimostrato la legittimità di tutti gli accessi alla Siatel, necessari per l’identificazione dei soggetti poi indagati e condannati per gravissimi reati, dall’omicidio alla strage, dal traffico di stupefacenti alla mafia, dai vari tribunali e Corte d’Assise che avevano utilizzato le risultanze del mio lavoro in quasi tutta Italia, dove una breve camera di consiglio di pochi minuti e dopo un calvario giudiziario di oltre due anni, il Gup Marina Finiti ha pronunciato la sentenza “il fatto non sussiste”. Ormai anche i bambini, commenta Genchi, hanno capito che la montatura del cosiddetto caso Genchi dopo le anticipazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi che mi aveva definito il più grande scandalo della storia della Repubblica, serviva solo a bloccare la mia collaborazione con l’autorità giudiziaria nelle più importanti inchieste che si stavano facendo in Italia, nonostante tutto non ho mai perso la mia fiducia nella giustizia, mi sono presentato al Giudice e mi sono fatto processare come loro volevano, la cosa che mi rende più orgoglioso è che anche il Pubblico Ministero di udienza che non è lo stesso evidentemente che aveva fatto quella meravigliosa indagine, la Dott. Ssa Maria Cristina Palaia ha chiesto la mia assoluzione con formula piena.” Sapete qual è il risultato? Il risultato è che Genchi non è più poliziotto in seguito alla campagna di diffamazione e di calunnia e ha perso, anche da privato cittadino, consulente tecnico, titolare di una società specializzata in consulenze tecniche delle procure, gran parte delle sue consulenze, perché? Perché ci vuole un bel coraggio da parte dei magistrati a affidare ancora le consulenze tecniche di indagine a uno che è indagato e addirittura imputato a Roma per avere violato la legge, quindi Genchi ha perso molto del suo lavoro, da un lato ha perso il lavoro in Polizia e dall’altro ha perso il lavoro che svolgeva in aspettativa della Polizia di consulente tecnico di moltissime procure e tribunali.
Dico questo non perché pensi che ci sia stato un complotto a danno di Genchi, c’è stata una campagna violentissima della politica, quasi concentrica, c’è stata un’indagine sbagliata della Procura di Roma, forse per compiacere i politici, questo non lo so perché è un processo alle intenzioni, lo penso, penso che sia stata per compiacere tutti quei politici che lo volevano sotto indagine, ma nessuno di tutti quelli che parlano di errori giudiziari, di quelli che ogni volta che viene o prescritto o magari assolto con varie formule tutt’altro che limpide un potente, urlano subito: e adesso chi paga? Chiedetegli scusa, restituitegli quello che gli è stato tolto, gli avete rovinato la vita, caso Tortora! Questo non è un caso Tortora perché per fortuna Genchi non è mai stato arrestato e per fortuna gode anche ottima salute, ma certamente ha subito un danno nella sua reputazione, ha subito un danno nel suo lavoro e ha subito un danno anche nel suo orgoglio perché immaginate un poliziotto che vede continuare a far carriera in Polizia gente condannata per avere torturato ragazzi innocenti, tipo quelli del G8, che si vede invece lui cacciato dalla Polizia, dopo avere servito né più e né meno lo Stato italiano per tutti questi anni, forse meriterebbe qualche articoletto, forse meriterebbe le scuse di qualcuno e forse chi, con tanta leggerezza parla di errori giudiziari quando riguardano sé stesso, dovrebbe cominciare a rendersi conto che i processi si fanno per vedere se uno è colpevole o è innocente, quando poi si stabilisce che tizio era innocente, bisogna andare a vedere come era nata l’indagine, perché ci sono molte indagini che nascono quando sembra che veramente uno potrebbe essere il colpevole e poi durante il corso del procedimento si scopre che invece, magari non lo era, a questo serve la giustizia, questa però non è un’indagine nata quando sembrata che Genchi avesse commesso dei reati, perché lo si sapeva benissimo anche nel gennaio 2009 quando Berlusconi lo definì il più grave scandalo della storia repubblicana che Genchi non aveva commesso nessun reato, bastava andare a vedere le carte.
Andatevi a prendere i passaparola, gli articoli che abbiamo scritto nel 2008/2009 quando partì l’attacco a Genchi in simbiosi con l’attacco a De Magistris, in simbiosi con l’attacco ai PM di Salerno Nuzzi e Verasani e Apicella che stavano indagando sul complotto, quello sì, che aveva portato a espropriare De Magistris delle sue inchieste a Catanzaro e vi renderete conto che c’erano già allora gli strumenti per capire dove stava la verità, poi non discuto, uno può anche aprire un’indagine e dopo 3 anni non presentarsi in udienza, mandarci un altro che chiede l’assoluzione dell’indagato, fa parte della fisiologia, ma se non ci fosse stato quel fuoco di sbarramento concentrico contro Genchi, probabilmente quell’indagine non sarebbe mai iniziata, probabilmente Genchi sarebbe ancora in Polizia, probabilmente continuerebbe a essere il consulente di gran parte delle Procure dei tribunali per la semplice ragione che è bravo e ci azzecca e bisognerebbe anche interrogarsi su un’altra cosa: ma se per farlo fuori hanno impiegato quell’enorme dispendio di energie e di balle, cosa c’era che non doveva saltare fuori nelle inchieste Why not?, Poseidone e limitrofe?

Guardate che nelle indagini che sono state strozzate sul nascere dopo che le hanno tolte dalle mani di De Magistris e di Genchi e anche di altri che lavoravano lì, che lavoravano in quell’indagine nazionale a De Magistris, c’erano personaggi che guarda un po’, sono venuti fuori in altre indagini! Alcuni sono venuti fuori nelle indagini sulla cricca della protezione civile, altri sono venuti fuori nelle indagini sulla P3 che hanno portato a indagare e/o a arrestare Carboni, Lombardi, Verdini, Dell’Utri, quella nuova Loggia P2 aggiornata ai giorni d’oggi e un altro personaggio sul quale stavano lavorando nell’indagine "Why not?", Luigi Bisignani già piduista, già pregiudicato per la maxitangente Enimont, ora di nuovo attenzionato dalla Procura di Napoli nell’indagine di Woodcock. Erano tutti personaggi che evidentemente fino a 3 anni fa erano molto ben coperti, al punto che appena qualche Magistrato si avvicinata o qualche consulente si avvicinava a loro e ai loro telefoni saltava immediatamente in aria, forse l’indagine Why not? e l’indagine Poseidone attendono ancora di essere scritte e sappiamo esattamente per colpa di chi non hanno potuto arrivare fino in fondo e sappiamo anche che, per non farle arrivare fino in fondo si è fatta strage dei diritti della reputazione dell’immagine dell’orgoglio, onestà, della carriera lavorativa di persone come Gioacchino Genchi, passate parola.

Fonte: beppegrillo.it

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By Admin (from 22/04/2011 @ 14:00:01, in ro - Observator Global, read 3331 times)

 Stralucitoarea capitala a Malaysiei este unul dintre cele mai tinere orase de acest fel de pe continentul asiatic. Cu mai putin de 200 de ani in urma, in 1857, cativa chinezi au venit aici de pe coasta de vest a tarii, pentru a face prospectiuni si au descoperit la poalele muntilor Banjaran un impresionant zacamant de cositor. Expeditia si-a instalat tabara in locul unde au fost cazati si muncitorii sositi in acest scop, la confluenta raurilor Kheng si Gornbak. Conditiile erau deosebit de vitrege, zona era mlastinoasa si bantuita de malarie, motiv pentru care cei sositi aici au numit-o Kuala Lumpur, „Confluenta mizeriei”.

 Numele nu i-a descurajat pe locuitorii carora cositorul le-a adus venituri serioase, care le-au permis sa transforme asezarea intr-un oras prosper. Uriasele plantatii de cafea si de cauciuc din jur au contribuit la randul lor la dezvoltarea rapida a viitoarei capitale, pentru ca in 1896 orasul capata acest statut.

Capitala Federatiei Malaysia, oras tropical locuit de comercianti chinezi, fermieri locali si numerosi indieni, a primit la inceputul secolului al XX-lea noi valuri de imigranti din India si Sri Lanka, datorita dezvoltarii industriei automobilelor si de aici, cererii de cauciuc. In jurul anul 1940 populatia ajunsese la patru milioane dar in timpul Celui de al Doilea Razboi mondial a inregistrat un regres sever. A fost momentul cand puterea coloniala britanica s-a retras din fata japonezilor, care au cucerit Malaysia. Viata locuitorilor a fost grav afectata si dupa 1945 de luptele pentru putere dintre nationalisti si comunisti. In final tara s-a stabilizat ca monarhie parlamentara, regele de aici fiind ales de sultanii celorlalte tari din Federatie. In 1977, orasul a capatat faima mondiala prin construirea turnurilor Petronas, cele mai inalte din lume la data aceea, respectiv 452 de metri.

Datorita boomului economic de la sfarsitul secolului al XX-lea, in oras au aparut o multime de cladiri moderne, dar farmecul asezarii este oferit in mod deosebit de vechile constructii asiatice. Una dintre cele mai frumoase cladiri ale orasului este Gara Centrala, cu minarete de peste 30 de metri, cu arcade si cupole decorative. Posta Centrala este si ea un adevarat palat, iar Primaria, sediul administratiei sultanului si Curtea Suprema sunt realizate in stil maur.

Principala religie este islamismul, de unde numarul mare de moschei, printre care Moscheea Vineri sau Moscheea Nationala Masjid Negara, care poate adaposti 8000 de credinciosi, cele 18 minarete, inalte de 73 metri, reprezentand cele 13 state ale federatiei si cei cinci Stalpi ai Islamu-lui: credinta, rugaciunea, milostenia, purificarea rituala si pelerinajul la Mecca.

Exista de asemenea edificii de cult in orasul chinezesc si in cel indian. Templul chinezesc Sze Yeah este inchinat indurarii si omeniei. Templul indian Sri Maha Marianmeu, este ridicat sub forma unui munte de zeitati pe cinci niveluri iar in Grotele Batu, din afara orasului, peste 100.000 de credinciosi vin anual pentru a se inchina lui Shiva si fiului sau. Din vechea asezare a minerilor nu a mai ramas decat legenda care povesteste despre munca, tenacitate si curaj.

IRINA STOICA - Revista Magazin

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By Admin (from 22/04/2011 @ 11:00:40, in it - Osservatorio Globale, read 4257 times)

Rasa al suolo nel 1158 da Milano, desiderosa di aprirsi una via lungo l’Adda, e ricostruita nello stesso anno a poca distanza dall’antico insediamento, Lodi conserva il suo aspetto di città medievale, con un nucleo stretto intorno al Duomo e circondato dalle mura il cui percorso è ancora perfettamente riconoscibile nel cerchio delle strade che disegnano una specie di circonvallazione intorno al centro.

Sorta su un’altura da cui si dominava il corso dell’Adda e circondata da pianure che proprio a partire da quell’epoca furono oggetto di un’imponente opera di bonifica, Lodi conobbe un lungo periodo di grande fioritura, legata anche al suo ruolo di importante mercato agrario, che si protrasse fino al Quattrocento. A questi secoli risalgono le più importanti Chiese cittadine, San Francesco, San Lorenzo e Sant’Agnese, sorte tra il XIII e il XIV secolo, e il Castello Visconteo, costruito alla fine del Trecento a sancire la presa di potere da parte dei Visconti.
 
Il Quattrocento è segnato da una serie di aspre guerre tra Milano e Venezia, che finiscono, nel 1454, proprio con la pace firmata a Lodi, che apre un nuovo breve periodo di prosperità e di fioritura artistica per la città. A quest’epoca risale la costruzione di quello che oggi è il nucleo più antico dell’ Ospedale Maggiore, e del Tempio dell’Incoronata, una delle prime costruzioni in Lombardia ad adottare lo schema bramantesco di edificio a pianta centrale. E in questo periodo fiorisce a Lodi anche una notevole scuola pittorica che ha il suo fulcro nella bottega dei Piazza, una famiglia di pittori lodigiani a cui si deve gran parte dell’impianto decorativo del Tempio dell’Incoronata.

Dopo questa straordinaria stagione artistica, il lodigiano conosce un nuovo periodo di prosperità e di parallelo impulso architettonico nel Settecento, con il fiorire del barocchetto. Sorgono allora le grandi chiese, come la Chiesa di Santa Maria Maddalena o quella dei Santi Bernardino e Francesco a Casalpusterlengo, e i palazzi nobiliari caratterizzati dalla tradizione lodigiane dei ferri battuti, come Palazzo Barni a Lodi, la Villa Litta a Orio Litta o la Villa Pertusati-Durazzo a Comazzo.
Da non perdere, nel lodigiano, una visita a Lodi Vecchio, l’antica Lodi distrutta dai milanesi, e a Sant’Angelo Lodigiano, arroccata intorno al suo castello trecentesco sorto su un’altura.

Fonte: Sito regione Lombardia

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By Admin (from 22/04/2011 @ 08:00:12, in en - Science and Society, read 3240 times)

Just 13 days after receiving a pioneering larynx transplant, a Californian woman was able to speak her first words in a decade. Her own larynx was permanently damaged by an operation 11 years ago.

The first combined larynx and thyroid transplant was performed in 1998, but in the latest operation Brenda Charett Jensen of Modesto, California, received a section of trachea too. The feat, which took 18 hours, was performed last October at the Medical Center of the University of California, Davis, but announced only yesterday.

The transplant also works far better than the first because more of the donated organs' nerves have been plugged into the 52-year-old woman's own nervous system. This enables her to move muscles that control speaking by moving the vocal cords, and others that will eventually allow her to swallow again, once she relearns how to do it.

"It is a miracle," says Jensen. "I'm talking, talking, talking, which just amazes my family and friends." The sound of her voice is her own, rather than that of the donor.

Her own voice again

Jensen lost her speech 11 years ago through complications during surgery that blocked her airway. The blockage stopped her larynx working, so for years she has communicated with a handheld voice synthesiser. That operation also left her breathing dependent on a tracheotomy – a tube inserted into her windpipe. With the new trachea, the hope is that she should also be able to breathe normally and dispense with the tracheotomy.

One of the reasons that Jensen was chosen was that she was already on immunosuppressive drugs because of a previous kidney-pancreas transplant, reducing the risk of organ rejection.

Led by surgeon Gregory Farwell, the team transplanted the larynx, thyroid and trachea of a woman who died in an accident . The thyroid has to be transplanted too, because it supplies blood to the larynx.

Farwell and his colleagues plumbed numerous blood vessels from the donated organs into Jensen's own, and also reconnected five major nerves to maximise her control over the muscle tissue that came with the transplant.

"The first larynx transplant only reconnected three nerves," says Martin Birchall of University College London, who served as chief scientific adviser to the team, specialising in reconnection of the nerves. "Here, we've done five nerves with the intention of restoring much more laryngeal function than the original, and eventually getting rid of the tracheotomy."

Rapid progress

Birchall said that although the man who received the original larynx transplant at the Cleveland Research Clinic in Ohio in 1998 is doing well and has recovered some speech, he still has a tracheotomy. His vocal cords have never moved, whereas Jensen's were moving in just a fortnight. "We've already seen much quicker progress in speech," says Birchall.

The breakthrough is the latest to exploit rapid improvements in microsurgical techniques since the first face transplant in 2005. The increasingly ambitious use of more complex transplants including muscles, nerves and bones has also highlighted the greater functionality that this allows the recipient.

Birchall believes that recipients will benefit even more if their own stem cells are extracted and used to coat donated organs chemically stripped of all donor cells. Because all that's then left of the donated organ is a "scaffold" of the protein collagen, it can be covered with the recipient's own cells and transplanted into their body with no fear of rejection.

In 2008, Birchall was part of a team that demonstrated this can be done by performing the world's first trachea transplant.

Complex challenge

Birchall told New Scientist that such an approach would be possible with the larynx, but unlike the trachea – which is simply a tube – a recoated larynx would also have to include artificially constructed muscles and blood vessels because of its much more complex function.

"It's much more complex than the trachea, but we do have ways to address these things," says Birchall. "Regenerative medicine using stem cells is now moving at a furious pace, and the airways and plumbing systems are at the forefront," he says.

Hear and see her voice here.

Source: NewScientist

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At TEDSalon in London, Michael Pawlyn describes three habits of nature that could transform architecture and society: radical resource efficiency, closed loops, and drawing energy from the sun.

About Michael Pawlyn

Michael Pawlyn takes cues from nature to make new, sustainable architectural environments.

Michael Pawlyn established the architecture firm Exploration in 2007 to focus on environmentally sustainable projects that take their inspiration from nature.

Prior to setting up the company, Pawlyn worked with the firm Grimshaw for ten years and was central to the team that radically re-invented horticultural architecture for the Eden Project. He was responsible for leading the design of the Warm Temperate and Humid Tropics Biomes and the subsequent phases that included proposals for a third Biome for plants from dry tropical regions. In 1999 he was one of five winners in A Car-free London, an ideas competition for strategic solutions to the capital’s future transport needs and new possibilities for urban spaces. In September 2003 he joined an intensive course in nature-inspired design at Schumacher College, run by Amory Lovins and Janine Benyus. He has lectured widely on the subject of sustainable design in the UK and abroad.

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By Admin (from 21/04/2011 @ 14:00:38, in en - Global Observatory, read 2928 times)

A device that can detect gas being squeezed out of rocks could become the first reliable method for predicting earthquakes, according to its developers, who are about to test the device for the first time.

Scientists suspect that radon gas is released from cavities and cracks in rocks into soil and groundwater before an earthquake strikes. But commercially available detectors are too expensive to test this theory in a wide scale trial.

Now, Mexican and European scientists have developed a prototype of a simple detector cheap enough to use in large tests.

Vladimir Peskov, a member of the design team and a physicist at the National Autonomous University of Mexico, said they aim to use a network of the cheaper detectors to test the theory that radon is released as layers of rock around a strained fault line deform before a sudden quake-causing slip.

The device is based on a technology that is already used in extreme environments such as the CERN particle physics laboratory near Geneva, Switzerland.

It consists of a 20-centimetre long, nine-centimetre wide aluminium tube which contains a number of wires along its length connected at either end to electrodes. When radon gas enters the tube it strips air molecules of electrons, triggering an electric current in the wire. Unlike existing detectors it works in ambient air.

The design was presented at the Vienna Conference on Instrumentation and a related paper is in press in Nuclear Instruments and Methods in Physics Research Section A: Accelerators, Spectrometers, Detectors and Associated Equipment.

"This is an impressive breakthrough," said Heikki Sipilä, an industrial engineer who has been developing gas detectors since the 1960s, and was not involved in the research.

"The detectors are simple and production costs low because no filling gas or expensive materials are needed," he told SciDev.Net.

Peskov told SciDev.Net that his team is planning to test several devices in the Bari region of Italy, which experiences frequent "micro earthquakes".

Tom Hockaday, managing director of ISIS Innovation, a UK technology transfer company, said that the devastating 2010 Chile and Haiti earthquakes had highlighted the dearth of technologies across the spectrum — from predicting quakes to helping with aid efforts.

Although this detector sounds promising and relatively straightforward, he said, full implementation would require fitting each detector with a radio transmitter to broadcast a signal, which might complicate its rollout in developing countries.

"There are challenges in deploying highly complex technologies in areas with relatively undeveloped infrastructure," said Hockaday, adding that it could be difficult to convince companies to invest in such early-stage technologies.

However, the inventors are optimistic and are seeking for collaborators from around the world to test the device. The long-term goal is to conduct full-scale testing along a number of fault zones with international backing, they told SciDev.Net.

If the device is proven reliable in upcoming field trials then they may be of particular interest to developing nations where the human impacts of earthquakes and related tsunamis are often at their most devastating.

Source: SciDev

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By Admin (from 21/04/2011 @ 11:00:04, in ro - Stiinta si Societate, read 3253 times)

 Daca priviti cu atentie autoportretele lui Michelangelo Buonarroti (1475-1564), veti descoperi o figura ascetica, parca decupata din panoplia sfintilor sau a calugarilor dedicati vietii pline de privatiuni – inclusiv juramantului de castitate. Ei bine, chiar asa a si fost existenta de 88 de ani a acestui geniu al Renasterii. Fara sa i se impuna de catre cineva sau de catre convingerile sale religioase, „pietrarul din Caprese” devenit „Divinul” s-a autoizolat întreaga viata, iar din punct de vedere al tentatiilor lumesti a fost un fel de ascet în viata civila sau cenobit.

Poate ca motivele acestei atitudini fata de lume si de divinitate ar trebui cautate în lecturile sale de tinerete, atunci cand a descoperit lucrarile neoplatonice si s-a aflat în compania unui savant de talia lui Picco della Mirandola – autorul celor „900 de teze asupra demnitatii umane”.

Autoizolarea lui Michelangelo s-a reflectat si-n principiile care au stat la baza actului sau artistic. Spre deosebire de marele sau rival, Leonardo da Vinci, el a vazut în natura, în mediul lumesc în general, un soi de „adversar care trebuie depasit prin grandoare”. Asa se explica singuratatea personajelor sale si, mai ales, perfectiunea trupurilor masculine. Si asta pentru ca, pe de alta parte, Michelangelo a fost un homoerotic convins, dar care a avut o legatura platonica foarte puternica si cu o femeie. Este vorba despre marchiza Vittoria Colonna de Pescara, cu cincisprezece ani mai tanara decat el. Cei doi s-au vizitat pe cand ea statea la Roma, iar maestrul i-a dedicat mai multe sonete. Dragostea lor a înflorit pe cand sculptorul avea 61 de ani...

Dar versuri de dragoste a scris pentru mai multi barbati. Dintre acestia, se remarca Cecchino dei Bracci (16 ani), care a murit dupa numai un an de la cunostinta. Cea mai mare afectiune a avut-o fata de Tommaso dei Cavalieri (23 de ani, maestrul avand 57 cand l-a întalnit) si caruia i-a dedicat peste trei sute de sonete si madrigale. Dupa moartea lui Michelangelo, nepotul sau poreclit „Michelangelo cel Tanar” a cautat sa ascunda aspectul de homosexualitate din colectia de versuri.

O atitudine înca neelucidata pe deplin a fost aceea fata de Savonarola, „inventatorul” asa-zisei Republicii crestine a Florentei. Dictatorul ultramoralist era un dusman nemilos fata de homosexuali (cerea condamnarea la moarte), prostituate si jocuri de noroc. Astfel, daca Leonardo a parasit imediat Florenta, cand a venit la putere Savonarola, Michelangelo a mai rezistat aproape un an. Ei bine, se pare ca în acea perioada de dictatura a moralitatii crestine artistul ar fi fost obligat sa-si arda pe rug unele schite considerate „obscene” (acelasi lucru l-ar fi facut si Sandro Botticelli). Dar nu este o certitudine.

Una dintre dovezile incontestabile ale retragerii maestrului într-o lume a perfectiunii estetice a omului este reprezentata de cele douazeci de nuduri masculine care acompaniaza, în colturi, cele cinci scene biblice ale boltei Capelei Sixtine. Aceste „Ignudi” (cum sunt denumite de critica) au fost interpretate în mod diferit: ce cauta acolo acea colectie de masculinitate perfecta, în spiritul antichitatii grecesti? Una din explicatii este ca asa vedea Michelangelo reprezentarea îngerilor (fara aripi, care erau caracteristice cerubinilor si serafimilor). Despre aceste 20 de fresce controversate, papa Hadrian VI spunea ca formeaza „o tocana de nuduri” si ca trebuie eliminate din Capela Sixtina... Dar Michelangelo a învins toate prejudecatile.

PAUL IOAN - magazin.ro

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By Admin (from 21/04/2011 @ 08:00:45, in it - Osservatorio Globale, read 3962 times)

L'ambiente metropolitano lascia subito il posto a campi coltivati e cascine che si perdono a vista d'occhio. I maggiori centri abitati, tra cui la stessa città capoluogo, Lodi, si snodano lungo la Via Emilia, antica strada romana che attraversa il Lodigiano fino alle porte di Piacenza, e le direttrici dei fiumi che delimitano il territorio: a nord l'Addetta, a est l' Adda, a ovest il Lambro, a sud il Po.

I turisti trovano dunque innanzitutto un oasi verde, con habitat naturalistici incontaminati, riserve ambientali attrezzate per le escursioni e il divertimento, cascine storiche per l'agriturismo, percorsi ciclabili con il noleggio delle biciclette.
Tra i colori della campagna, assai mutevoli, a seconda delle stagioni, risaltano poi le "rosse presenze" di ciò che la storia, sotto profilo architettonico, ha portato fino a noi: i "mille campanili" di cui gode fama il Lodigiano, in particolare alcune antiche abbazie e basiliche con il loro pregevole corredo artistico , e i castelli e le rocche protagoniste nei secoli scorsi di invasioni e dominazioni.

Perché il Lodigiano, prima immensa palude con il nome di Lago Gerundo e poi terra fertile e produttiva, è sempre stato conteso e solo nel 1992 ha visto riconosciuta la sua peculiare identità con l'istituzione della Provincia.

Da oltre un decennio, migliaia di visitatori accorrono per gustare, nei ristoranti e nelle antiche osterie, i piatti tipici della cucina lodigiana esaltati in una rassegna gastronomica autunnale promossa dall'Apt; oppure per assistere alle manifestazioni fieristiche e spettacolari che si articolano nell'anno, dal Palio dei Rioni di Lodi alle mostre mercato artigianali e zootecniche. Tra le produzioni più rinomate quella della ceramica, che vanta secoli di storia con botteghe artistiche dove si può assistere alla creazione di manufatti.

Fonte: Sito Regione Lombardia

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When we physicists look in outer space for alien life
we don't look for little green men.
We look for type 1, type 2 and type 3 civilizations.
A type one civilization has harnessed planetary power.
They control earthquakes, the weather, volcanoes.
They have cities on the ocean.
Anything planetary they control, that's type one.
A type two civilization is stellar.
They've exhausted the power of a planet
and they get their energy directly from their mother star.
They don't just go and get a sun tan on a weekend,
they use solar flares.
They use the power of the sun itself to energize their huge machines.
Eventually they exhaust the power of a star and they go galactic.
They harness the power of billions of stars within a galaxy.
Now, what are we on this scale?
We are type zero.
We don't even rate on this scale.
We get our energy from -- not from stars or galaxies --
we get our energy from dead plants: oil and coal.


Historians will look back and say:
"Holy shit! They were making materials, selling them for corporation profit
over and over and over and over again with absolutely no reference to what the planet had
and recycling protocols and everything else.
They were burning fossil fuels at a million times the rate of their actual renewability."
They're gonna laugh at us, wondering what the hell kind of a primitive dumb-ass species we actually were.
If we even survive to reach that point.


From an extra-terrestial perspective our global civilization is clearly
on the edge of failure in the most important task it faces:
preserving the lives and well-being of its citizens and the future habitability of the planet.


This transition is also the most important because it's not clear if we're gonna make it.
When we look at outer space we see no evidence of type 1, 2 or 3 anywhere.
No evidence whatsoever.
The mathematics say that there should be thousands of type 1, 2 and 3 civilizations in the galaxy.
We see no evidence of any whatsoever. And why is that?
Because the transition from type zero to type one is the most dangerous of all transitions.
We may not make it.


I hope everyone out there will understand that either we change or we die.


War, poverty, corruption, hunger, misery, human suffering will not change in the monetary system.
That is, there'll be very little significant change.
It's going to take the re-design of our culture and our values and it has to be related to the carrying capacity of the Earth.
Not some human opinion or some politicians' notions of the way the world ought to be
or some religious notions of the conduct of human affairs.


So again, the generation now alive and our grandchildren are the most important generations ever to walk the surface of the Earth.
We are the generations that will determine whether we make the transition from type zero to type one
or we destroy ourselves because of our arrogance and our weapons.
Now, every time I read the newspaper I see evidence of this historic transition from type zero to type one
and I am privileged to be alive in the most important era in the history of the human race:
the transition from type zero to type one.


The old appeals to racial, sexual and religious chauvinism
and to rabid nationalist fervor are beginning not to work.
A new consciousness is developing which sees the Earth as a single organism
and recognizes that an organism at war with itsself is doomed.
We are one planet.

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By Admin (from 20/04/2011 @ 14:00:48, in en - Science and Society, read 2781 times)

Although modern prosthetic devices are more lifelike and easier for amputees to control than ever before, they still lack a sense of touch. Patients depend on visual feedback to operate their prostheses – they know that they’ve touched an object when they see their prosthetic hand hitting it. Without sensation, patients cannot accurately judge the force of their grip or perceive temperature and texture.

Todd Kuiken, a professor at Northwestern University and director of the Neural Engineering Center for Artificial Limbs at the Rehabilitation Institute of Chicago, has led the development of a new technique known as targeted reinnervation, which can help amputees control motorized prosthetic arms. He and his team now hope to extend the applications of targeted reinnervation to help patients regain sensory capabilities.

In targeted reinnervation, the motor nerves of a nearby target muscle (usually the chest) are deactivated. Then the residual motor nerves at the end of an amputated arm are transplanted from the stump to the chest. The nerves rewire themselves and grow into the chest muscle. Since amputation of a limb does not prevent the nerves left in the residual limb from signaling, the reinnervation procedure simply gives the signals a new destination.

After the procedure, when a person thinks about moving a muscle in the missing arm or hand, the chest muscle twitches. Electrodes pick up these signals and pass them on to a motorized prosthetic arm, allowing patients to control multiple motor functions like the simultaneous movement of both the elbow and hand to throw a ball.

The regrowth of sensory nerves after this procedure was discovered by accident. The first patient to undergo targeted reinnervation told Kuiken and his other doctors about an interesting sensation he experienced: when someone touched the area of his chest where his nerves had regrown, he felt as if someone was touching his missing hand. The sensory nerves from his arm stump had reinnervated the skin above his chest muscle. He was experiencing touch to the reinnervated skin as being applied to his missing limb. It turned out that sensory reinnervation such as this was common following the procedure.

Kuiken and his colleagues are currently exploring how to take advantage of sensory reinnervation to build prosthetic arms with sensors on the fingers that can transfer touch information from the prosthetic to the chest, allowing patients to “feel” what they are touching with their prostheses.

The next step is to figure out the mechanisms that guide reinnervation, with the hope of someday being able to direct the regrowth of nerves for more refined results. To better understand how sensory reinnervation affects brain reorganization, Kuiken and his colleague Paul Marasco examined the brains of rats after amputation and targeted reinnervation. In this experiment, published in The Journal of Neuroscience, Marasco and Kuiken looked at how the somatosensory cortex, the brain area that receives and processes input from sensory organs, changed in rats following forelimb amputation with and without the targeted reinnervation procedure.

One group of rats underwent forelimb amputation and then targeted reinnervation, while another group of rats underwent only the amputation. The rats that did not undergo targeted reinnervation effectively had the input between the cortex and the forepaw silenced. After thirteen weeks of recovery, the experimenters recorded brain activity in the primary somatosensory cortex of all the animals. Marasco and Kuiken were especially interested in the region known as the forelimb barrel subfield, which would normally process touch input from the amputated forepaw.

As expected, the rats that underwent amputation without targeted reinnervation showed an almost complete silencing of brain activity in the forelimb barrel subfield. The receptive fields for the few active areas in this region were located on the residual shoulder.

In contrast, the rats that underwent targeted reinnervation showed extensive activity in the forelimb barrel subfield. The receptive fields for the active sites in these rats were small and densely clustered on the far end of the stump, and differed in proportion from the large and diffuse receptive fields observed on the residual limb of the amputation-only rats. It appeared that the sensory input from the reinnervated skin was processed within the cortical representation of the missing forepaw.

This helps explain why Kuiken’s earlier human patient reported feeling a touch on his chest as occurring on his missing hand. His somatosensory cortex, in particular the area devoted to the missing limb, had reorganized to accommodate the new sensory input. Sensations from the skin on his chest were being processed within the hand representation area of his somatosensory cortex.

Further somatosensory reorganization was evident in the rats. In most of the animals that underwent targeted reinnervation following amputation, there were regions of the forelimb barrel subfield (called dual receptive fields) that were responsive to both the stump and other regions of the body (the whiskers, lower lip, and hindlimb). The presence of dual receptive fields in these rats, but not in the amputation-only rats, suggests that the adjacent brain areas expanded into the denervated regions following the amputation. The sharing of space allowed those sensory nerves to keep transmitting signals, even after amputation.

Marasco and Kuiken’s results provide important insights into the sensory phenomena observed in human targeted reinnervation patients. The reorganization of somatosensory cortex in rats following the procedure supports the hypothesis that the reinnervated skin is able to act as a direct line of communication from a prosthetic device to the regions of the brain that process hand and limb sensations. This is likely the mechanism by which targeted reinnervation provides sensation that is perceived as coming from an amputated limb.

Ultimately, Marasco and Kuiken hope that this experiment will contribute to the building of better prosthetic limbs. Motorized prostheses that also provide sensory feedback have the potential to be more effective, capable of more functions, and easier to manipulate. Most importantly, they would not only function like a real human arm but also feel like one, allowing the prosthetic to be integrated more naturally into the patient’s self image.

Source: Technology Review

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