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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 27/10/2010 @ 08:00:54, in it - Osservatorio Globale, read 2201 times)

Di sogni al Massachusetts Institute of Technology ne hanno tanti.

Centinaia di studenti e insegnanti, costantemente impegnati a studiare le scienze di domani, un autentico concentrato di tecnologia proiettato al futuro, per migliorare la nostra vita, quella delle nostre città e quella dell’intero pianeta.

  

Su Smarter City abbiamo già visto alcuni progetti interessanti, come le celle fotovoltaiche che hanno catturato l’attenzione dell’ENI o la Copenaghen Wheel, la ruota intelligente a servizio delle nostre bici e dell’ambiente.

 

Ora il sogno si sposta verso le nostre case, immaginandole come delle piccole e autonome centrali energetiche del tutto autosufficienti, capaci di produrre energia 24 ore al giorno, tutti i giorni, qualunque siano le condizioni termiche o atmosferiche. Il tutto semplicemente grazie all’energia di un pannello solare. E stop.

 

Il sistema – presentato recentemente all’American Chemical Society – prevede che una parte dell’energia erogata dal pannello solare venga sfruttata per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno, poi recuperati e conservati in appositi contenitori. Una pratica diventata meno dispendiosa e conseguentemente più economica grazie a un nuovo catalizzatore a base di nichel e cobalto, sviluppato direttamente all’interno del MIT e che verrà reso disponibile alla grande produzione fra un paio di anni.

Questo è il processo che avviene nel corso del giorno. La notte, invece, la reazione inversa permette di continuare a produrre energia grazie ad una cella a combustibile, la quale avrà come sottoprodotto acqua dolce, mentre per il processo di partenza e “alla luce del sole” potrà essere utilizzata anche acqua salata.

Come spiega uno degli sviluppatori, Daniel Nocera:

”Ci sono ancora alcuni ostacoli da superare, soprattutto dal punto di vista dell’efficienza di celle a combustibile e pannelli, ma in non molto tempo questo sistema potrebbe essere usato ad esempio nei villaggi di India e Africa”

A questa innovazione, poi, se ne potranno aggiungere altre, come quella presentata dalla Boston University: un pannello solare che si spolvera da solo.

Uno dei problemi maggiori dei pannelli, infatti, è legato allo sporco e alla polvere che si deposita sulla superficie limitandone l’efficienza. In questo modo, invece, la questione viene brillantemente risolta, grazie a una sottile pellicola di materiale trasparente applicata sopra il pannello e sensibile all’elettricità. Una rapido passaggio di corrente elettrica e la polvere si deposita automaticamente ai margini.

Case totalmente autosufficienti grazie a pannelli solari intelligenti.

Potrebbero farci anche uno spot.

Fonte: smartercity.liquida.it

 

Dalle colline dell’Emilia al Viterbese, passando per il confine Puglia-Basilicata e alcune zone del Piacentino e del Monferrato: le aree per le scorie nucleari sono state individuate. Sono 52 in tutto, adatte per ospitare i rifiuti radioattivi.

A deciderle è stata la Sogin, società per la gestione degli impianti nucleari controllata dal ministero del Tesoro. Ogni sito è grande 300 ettari e, almeno potenzialmente per ora,  deve offrire anche una zona per i ricercatori, circa mille.

 

Per ora però il piano per le scorie resta congelato, ufficialmente perché in attesa della creazione dell’Agenzia per la sicurezza del nucleare. C’è chi invece la pensa diversamente, Antonio Filippi responsabile energia del Dipartimento Reti e Terziario della CGIL nazionale dice: « Forse il vero motivo è perché c’è il serio rischio di elezioni anticipate». E il ministro ad interim per lo Sviluppo economico è ancora Silvio Berlusconi.

 

In ogni caso le Regioni che in futuro accetteranno di accogliere i depositi radioattivi saranno lautamente ricompensate, ma per ora Sogin vuole muoversi con cautela per evitare il rischio di opposizione popolare.

Lo spiega direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell’Ambiente Corrado Clini al Corriere della Sera: «Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità».

Quindi per ora l’obiettivo 2013 sembra sempre più lontano.

Fonte: blitzquotidiano.it

 
By Admin (from 28/10/2010 @ 14:07:17, in it - Osservatorio Globale, read 6813 times)

Il miliardario e guru della finanza George Soros ha donato un milione di dollari alla Drug Policy Alliance, uno dei principali comitati in favore della legalizzazione della marijuana in California. Lo scrive l'edizione online del quotidiano San Francisco Chronicle, precisando che Soros è un sostenitore di lunga data della legalizzazione delle droghe leggere.

Il 2 novembre, in occasione delle elezioni di midterm negli Usa, gli elettori della California potranno pronunciarsi anche in un referendum per rendere legale l'uso della marijuana. Il presidente Barack Obama si è detto contrario alla legalizzazione della marijuana in California, uno degli stati più permissivi degli Usa.

Intanto il presidente Obama ha già votato per le elezioni di midterm. L'inquilino della Casa Bianca ha compilato la sua scheda a Washington. La scheda è destinata ad essere inviata per posta al suo luogo di residenza a Chicago. Obama ha votato per i candidati democratici per un seggio al Senato (Alexi Giannoulias) e per la carica di governatore dell' Illinois (Pat Quinn), ha precisato il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs. La first lady Michelle aveva già votato durante una sua recente visita a Chicago.

Fonte: affaritaliani.it

 
By Admin (from 30/10/2010 @ 08:00:07, in it - Osservatorio Globale, read 2424 times)

L’Istituto Italiano di Statistica ha presentato l’ennesimo allarmante rapporto sulla crisi dell’economia italiana. La disoccupazione giovanile (16-24 anni) ha raggiunto il record del lontano 1999: nel secondo trimestre del 2010 la percentuali degli inattivi è salita vertiginosamente, fino al 27,9%.

 

Il tasso di disoccupazione globale, che coinvolge tutta la popolazione attiva, si è stabilizzato all’8,5% dopo aver maturato un +1% rispetto al secondo trimestre del 2009. Rispetto allo stesso periodo l’occupazione è diminuita di circa 200mila unità, quasi un punto in meno.

Anche i contratti a tempo indeterminato sono in calo costante ormai da anni, e sembrano destinati a una lenta caduta in disuso con una perdita media annua che per poco non raggiunge le 280mila unità. Solo il settore dell’occupazioneautonoma ha fatto registrare una modesta crescita, di circa 20mila unità: troppo poco per compensare il crollo delle assunzioni.

I lavoratori inattivi in cerca di occupazione hanno raggiunto, in termini destagionalizzati, il sostanzioso numero di 2milioni e 100mila unità, anche in questo caso nuovo record negativo dal 2001. Rispetto al primo trimestre dell’anno la crescita è stata più che regolare, fino a toccare le 25mila unità. Un quadro tutt’altro che ottimista ma non del tutto irrecuperabile.

“La contrazione tendenziale – spiega l’Istat nel suo lungo rapporto – è la sintesi di una sostenuta riduzione della componente italiana (-366mila unità) e di una significativa crescita di quella straniera. […] Persiste, nel confronto tendenziale, la forte riduzione degli occupati dell’industria in senso stretto, soprattutto nel nord. […] Il tasso di occupazione nel secondo trimestre 2010 è così pari al 57,2%”.

“Mentre nei valori assoluti – si legge nelle conclusioni – il calo è più accentuato per gli uomini in confronto alle donne, il ritmo di discesa tendenziale dell'occupazione femminile (-7,9%) si conferma più accentuato rispetto a quello maschile (-4,8%)”.

Fonte: voceditalia.it - Autore: Alessandro Gatta

 

SYNOPSIS: Zeitgeist: Moving Forward, by director Peter Joseph, is a feature length documentary work which will present a case for a needed transition out of the current socioeconomic monetary paradigm which governs the entire world society. This subject matter will transcend the issues of cultural relativism and traditional ideology and move to relate the core, empirical "life ground" attributes of human and social survival, extrapolating those immutable natural laws into a new sustainable social paradigm called a "Resource-Based Economy".
zeitgeistmovingforward.com

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che fissa le tappe per il ritorno del nucleare in Italia, i cui lavori di costruzione delle centrali cominceranno nel 2013 per cominciare a produrre energia nel 2020.

Il provvedimento comprende i criteri per la localizzazione dei siti, la realizzazione e la messa in esercizio degli stessi e la fabbricazione del combustibile nucleare; stando alle dichiarazioni del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, tutti i passaggi saranno caratterizzati dalla trasparenza e dal rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell’ambiente. Verrebbe da rispondere di getto: e ci mancherebbe altro se non fosse così! Ma visti i tempi, l’autorità politica deve sottolineare ed enfatizzare come straordinario quello che dovrebbe essere ovvio.

Meno ovvio, e alquanto curioso, il sostegno del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, la quale ribadisce "la scelta del Governo di operare sul nucleare puntando sulla massima sicurezza e sulle più attente tutele dell’ambiente". La curiosità della posizione è presto spiegata: non esistono ancora progetti sullo stoccaggio dei rifiutiradioattivi, forse la prima preoccupazione che dovrebbe avere la massima autorità in tema d’ambiente. Molto probabilmente il tutto sarà deciso nel 2013 con un decreto d’urgenza e sarà gestito da Bertolaso, forse in qualità di ministro "a qualcosa".

Per non essere da meno di Scajola, comunque, la Prestigiacomo ha espresso "soddisfazione per la decisione di confermare la previsione di sottoporre gli impianti ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)". Sarebbe un obbligo europeo, ma raccontare che è una decisione dà valore a un qualcosa che altrimenti non ne avrebbe.

Perché proprio di valore, economico e ambientale, si dovrebbe parlare quando si discute di nucleare, lasciando da parte qualsiasi ideologia. Anche perché l’unica posizione ideologica sul nucleare ultimamente sembra sia quella dell’Iran (Italia esclusa, ndr).
A parte il discorso dei rifiuti radioattivi che sono pericolosi non solo per l’ambiente e la salute, ma anche per la sicurezza (un centro di stoccaggio ha il potenziale distruttivo di svariate bombe atomiche), basterebbe ragionare sul fatto che una centrale nucleare utilizza una risorsa finita come l’uranio per funzionare. Secondo la AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) le riserve di uranio sono di 4,7 milioni di tonnellate: al ritmo attuale di consumo, l’uranio delle odierne miniere andrà in esaurimento nel 2055. Ovviamente, un aumento dell’attuale domanda avvicinerebbe questa data.

Fatti due conti veloci, che un paio di ministri insieme dovrebbero essere in grado di fare, partendo nel 2020 avremmo energia nucleare per circa 30 anni, dopodiché ci vorranno altri 40-60 anni e circa 100 milioni di euro per smantellare le centrali non più funzionanti (questi sono i tempi e i costi medi per le centrali di terza generazione che verranno costruite in Italia, le stesse che anche la Francia sta dismettendo ora perché troppo vecchie) e poi altri 300 anni per aspettare che vi sia un abbattimento dei livelli di radiazione dei materiali a più bassa intensità.
Non solo il saldo ambientale e di sicurezza dei cittadini (nessuna compagnia di assicurazioni vuole assicurare una centrale, proprio perché considerate comunque troppo pericolose), ma pure quello economico potrebbero non essere positivi alla fine di questo percorso di sviluppo (chi ci vuole leggere dell’ironia lo faccia pure, ndr).

Ragionare sull’aspetto economico è quanto mai importante anche perché nella nuova bozza del Conto Energia il Governo sembra intenzionato a tagliare gli incentivi alle energie rinnovabili del 26% entro il 2012, proprio l’anno in cui scadrà il Protocollo di Kyoto. La scelta è giustificata dalle troppe agevolazioni attualmente in essere, che risulterebbero superiori agli altri Paesi UE, il rischio dei rincari in bolletta proprio a causa dell'incentivazione sulle fonti rinnovabili, circa 2 euro al mese sulle bollette dei cittadini (pazienza le rinnovabili fanno risparmiare sui consumi nel medio periodo e riducono l’impatto ambientale del consumo di energia).
A questo punto, bisognerà chiedere conto ai fautori del nucleare quanto ci costeranno le centrali in bolletta, visto che pagherà lo Stato, cioè Noi: un solo centesimo oltre i 2 euro non giustificherebbe la scelta.

In ogni caso, Stefania Prestigiacomo rassicura tutti, affermando che si procederà "con chiarezza nelle scelte di fondo, inserendo nel decreto legislativo tutti gli strumenti di protezione del territorio in grado di assicurare trasparenza e completa informazione dell’opinione e delle popolazioni interessate». Bisognerà capire che tipo di informazione sarà data, perché solo questi due dati potrebbero far sorgere dei dubbi e dei pareri contrari sulla costruzione di centrali nucleari vicino al proprio giardino. E bisognerà capire se una popolazione informata potrà decidere di opporsi alle centrali, perché vista la posizione assunta dal Governo negli ultimi giorni, che ha denunciato alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che escludono la possibilità di centrali sul loro territorio, perché ritenute lesive della competenza esclusiva attribuita allo Stato in materia di tutela ambientale e dell’ecosistema.
Proprio Scajola ha giustificato il ricorso alla Corte Costituzionale, sostenendo come «non impugnare le tre leggi avrebbe costituito un precedente pericoloso (sic!) perché si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie per il Paese".

Insomma, sembra che il cittadino sarà informato e obbligato a farsi nuclearizzare il territorio senza poter esprimere pareri, se non positivi.
Un concetto di democrazia dell’obbedienza molto pericoloso.

Fonte: voceditalia.it - Autore: Mario Pasquali

 

Secondo il sito www.voltairenet.org l'Italia si appresta a diventare una nuova superpotenza nucleare. Tutte le armi nucleari non strategiche degli Stati Uniti presenti in Europa dovrebbero essere trasferite a breve ad Aviano. In Italia sono già presenti un centinaio tra basi e presidi militari della NATO o degli USA. Disponiamo di una sessantina di ordigni nucleari americani nelle basi di Ghedi Torre e di Aviano. E'in costruzione la più grande base americana d'Europa a Dal Molin-Vicenza. Chi ci ferma più?


"Le armi nucleari statunitensi presto raccolte in Italia. Il vertice NATO si terrà il 19 novembre a Lisbona per la riorganizzazione delle sue forze nucleari. Tutte le armi nucleari non strategiche USA stoccate in Europa saranno trasferite in Italia. L'Italia diventerà di fatto ed in violazione dei trattati internazionali una grande potenza nucleare. In occasione della riunione dei ministri degli esteri della NATO in aprile 2010 il rapporto sulla questione delle armi nucleari statunitensi in Europa è stato sollevato da Germania, Belgio e Paesi Bassi, mentre l'Italia e la Turchia sono rimasti in silenzio. Ciò suggerisce che il governo italiano ha già approvato il progetto di spostare le armi nucleari degli Stati Uniti dalla Germania, il Belgio ed i Paesi Bassi e raccoglierle ad Aviano. Un caro saluto a tutti." Alina F., Varese

Nel filmato seguente viene illustrato il problema dell'acqua che affiora all'interno del Dal Molin, creando non poche difficoltà per la costruzione delle fondamenta degli edifici; poi, viene mostrato come operano sugli argini del fiume Bacchiglione per spostare di diversi metri il suo corso (da nord a ovest dell'area militare), facendo convogliare tutta l'acqua nel canale industriale, prosciugando di fatto il letto del fiume.

Sursa: beppegrillo.it

 

Più lavori, più diventi schiavo. Più diventi schiavo, più lavori.

"Mauro, si alza alle 6 del mattino, va ad approviggionarsi di merce fresca, prima di aprire il negozio di salumeria (è in affitto). Sposato, un figlio piccolo,lavora 12ore al giorno per rientrare nel budget di una famiglia media italiana. Quando rientra a casa la sera in genere dopo le 21 è così stanco non solo fisicamente,ma anche mentalmente,che vuole solo svagarsi con un film,il Napoli calcio,il figlio,o la...moglie. Persona molto simpatica ed ironica. Ha 2 affitti da pagare (negozio e casa) e spese che non sto ad elencare. Un giorno, durante le Regionali in Campania, entra un attivista del 5 Stelle, gli parla di No a inceneritori, No nucleare, WiFi libero e gratuito, Rifiuti zero,ecc.ecc. Lui rispose: vuoi una mozzarellina,o quatt cavsc? (quattro calci). Ovviamente l'attivista scelse la mozzarellina,anche perchè Mauro è un bestione alto 1,95. Rivolto a me,mi fa:"sono uno schiavo, per vivere e portare la pagnotta a casa, devo fare questa vita di merda, che me ne faccio del WiFi libero e gratuito". Come si fa a dargli torto, anche se non si condivide. Questa società gli ha "espropriato" il suo tempo, la sua giovinezza, sottoponendolo ad "estorsione" dal lavoro. Insomma, lui si sente ingabbiato,e quindi a che serve spendere le esigue energie (ragiona Mauro) per cause che non sente connesse con il suo essere schiavo del lavoro. Appena il bambino si farà piu grande la moglie pensa di lavorare. Ecco un'altra candidata allo schiavismo del lavoro coatto. Ora ci sono milioni di persone del genere in Italia, questo forse spiega un po', perchè la gente si fa passare sotto il naso tutte le porcate fatte dalla classe politica e dirigenziale del paese Italia. Forse se si pensasse "seriamente" ad un'azione politica che liberasse le persone dalla "schiavitù"del lavoro coatto tipico della nostra era, avremo menti libere, non facilmente manipolabili dalla propaganda mediatica del sistema. Cari grillini,la mia è...una proposta. Saluti." Lovigio (Na)

Fonte: beppegrillo.it

 

Doveva succedere. Da tempo ormai i governi sono preoccupati perché non hanno il controllo dell’informazione su internet. Erano già infastiditi dalla libertà di stampa, ma avevano imparato a convivere con i mezzi di comunicazione tradizionali. Invece la rete, popolata da fonti d’informazione indipendenti, è una minaccia mortale alla possibilità su cui si è sempre fondato il potere: mettere a tacere le verità scomode.

Forse non ve ne siete ancora accorti, ma chi ci governa ha mano libera per rubare e concedersi amnistie, come in Francia o in Italia, o per massacrare migliaia di civili e torturare, come gli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan. Ecco perché le élite politiche e giornalistiche sono in allarme per le centinaia di migliaia di documenti pubblicati da Wikileaks che incriminano gli Stati Uniti e altri paesi.

Dalla Cina
Wikileaks è un sito creato nel 2007 e gestito da una fondazione senza scopo di lucro con sede legale in Germania ma che opera dalla Svezia. Ha cinque dipendenti fissi, circa 800 collaboratori occasionali e centinaia di volontari in tutto il mondo, giornalisti, informatici, ingegneri e avvocati, per difendersi dai suoi molti nemici. Il suo budget annuale è di circa 300 milioni di euro, provenienti da donazioni spesso riservate ma anche da mezzi d’informazione come l’Associated Press.

Wikileaks è stato fondato da dissidenti cinesi con appoggi nelle aziende tecnologiche di Taiwan, a cui nel tempo si sono uniti gli attivisti di internet e i difensori della comunicazione libera, riuniti per una stessa causa globale: ottenere e diffondere le informazioni più segrete che governi, multinazionali e talvolta i mezzi di comunicazione stessi tengono nascoste ai cittadini.

La maggior parte delle informazioni arriva, di solito via internet, attraverso messaggi criptati con una tecnologia molto avanzata messa a disposizione di chi vuole inviare dei documenti seguendo i consigli del sito. Nonostante l’assedio a cui è stato sottoposto fin dagli inizi, Wikileaks ha continuato a denunciare corruzione, abusi, torture e massacri in tutto il mondo, dai furti commessi dal presidente del Kenya al riciclaggio del denaro sporco in Svizzera alle atrocità nelle guerre degli Stati Uniti.

Ha ricevuto vari premi internazionali per il suo lavoro, anche dall’Economist e da Amnesty international. Ed è proprio il suo crescente prestigio a preoccupare i piani alti del potere. Perché la linea di difesa contro i siti indipendenti è negare la loro credibilità. Ma i 70mila documenti pubblicati a luglio sulla guerra in Afghanistan o i 400mila sull’Iraq appena diffusi sono originali e provengono per lo più da soldati statunitensi o da rapporti militari strettamente riservati.

Controlli sul campo
Wikileaks ha un sistema di controllo delle informazioni che prevede anche l’invio di giornalisti in Iraq per intervistare i sopravvissuti e consultare i documenti. In effetti le principali critiche a Wikileaks non riguardano l’autenticità delle sue informazioni ma la diffusione di notizie che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza dei militari e dei civili. La risposta di Wikileaks è stata cancellare nomi e altri segni di identificazione e diffondere lo stesso i documenti, ma in modo da non far correre rischi inutili a chi è coinvolto in operazioni ancora in corso.

Hillary Clinton ha condannato la pubblicazione dei documenti, senza parlare però del fatto che erano state nascoste le uccisioni di migliaia di civili e molti episodi di tortura. Nick Clegg, il viceprimo ministro britannico, ha censurato il metodo usato da Wikileaks, ma almeno ha chiesto di aprire un’inchiesta sui fatti denunciati.

La cosa più assurda è che alcuni mezzi d’informazione stanno partecipando all’aggressione dei servizi di intelligence contro Julian Assange, il direttore di Wikileaks. Fox News si è pronunciata a favore del suo assassinio. Senza spingersi così lontano anche John Burns, sul New York Times, ha attaccato Assange. È ironico che a farlo sia proprio Burns, collega e amico della giornalista Judith Miller, che scrisse un falso
scoop sulla scoperta delle armi di distruzione di massa in Iraq (raccontato nel film Green zone).

È la più antica tattica usata dai mezzi d’informazione: far dimenticare il messaggio attaccando il messaggero. Lo fece Nixon nel 1971 con Daniel Ellsberg, l’uomo che pubblicò i famosi documenti del Pentagono sui crimini in Vietnam facendo cambiare idea all’opinione pubblica sulla guerra. Per questo Ellsberg accompagna Assange alle conferenze stampa.

L’australiano Assange, un personaggio da romanzo, è stato un hacker militante, da sempre impegnato in politica. Ora è in semiclandestinità, viaggia da un paese all’altro, vive negli aeroporti ed evita i paesi in cui si cercano pretesti per arrestarlo.

Il dramma è appena all’inizio. Un’organizzazione per la libera informazione, basata sul lavoro volontario di giornalisti ed esperti di tecnologia, che riceve da fonti anonime i segreti di un mondo corrotto, facendo arrabbiare quelli che non si vergognano dei loro crimini ma temono che arrivino alle orecchie di chi li ha eletti e li paga. Questa storia non finisce qui.

Traduzione di Sara Bani.

Fonte: Internazionale, numero 871, 5 novembre 201

 
By Admin (from 10/11/2010 @ 15:46:00, in it - Osservatorio Globale, read 2355 times)

Oggi anonimi hanno forzato l'account Google di Byoblu.Com, impossessandosi di nome utente e password di tutta la galassia di servizi che ruotano intorno al gigante di Mountain View. Il blog ha perduto completamente ogni controllo sul profilo YouTube dove sono memorizzate le centinaia di produzioni multimediali realizzate in tre anni di lavoro intenso, visualizzate oltre 4 milioni di volte e a cui sono iscritte quasi 10 mila persone. Declino ogni responsabilità circa i contenuti che possono venire aggiunti, rimossi o postati a nome dell'utente YouTube 'byoblu'. 

 Non solo: non mi è più possibile accedere al mio account AdSense, dove sono ospitati gli (scarni) guadagni ottenuti con i banner del blog, e conseguentemente non ho più il controllo sul credito residuo e sulle transazioni. Allo stesso modo, non posso più entrare nel mio profilo Analytics, dove è possibile monitorare costantemente e con precisione gli accessi al blog. Subito dopo l'hacking iniziale, gli ignoti sabotatori hanno sostituito le credenziali di accesso. Ogni procedura automatica di recupero del controllo è fallita.

Per ora non mi risultano eliminazioni dei video sul canale YouTube, ma su molti dei contenuti più gettonati sono comparsi dei banner verdognoli che invitano a visitare siti che promozionano sistemi sicuri per vincere al gioco d'azzardo. Non è ancora chiaro se questo possa essere stato l'intento dei pirati informatici, che tuttavia hanno compiuto un gesto difficilmente compatibile con l'interesse di uno spammer che agisce al solo scopo di piazzare due o tre banner qua e là. Purtroppo, a quanto mi risulta, la mia casella di posta elettronica byoblu@gmail.com, insieme a tutte le comunicazioni intercorse in anni di intenso utilizzo, compresi i documenti, molti scambi di email che costituiscono le basi per alcune inchieste in divenire, codici seriali, ricevute, ricerche da completare, indirizzi, decine di numeri di telefono importanti, le vostre comunicazioni e Dio solo sa cos'altro ancora, sono stati cancellati mediante l'eliminazione totale dell'account. 

 Alcune procedure di recupero credenziali, infatti, se eseguite indicando byoblu@gmail.com come nome account producono un avviso di profilio inestente. Inoltre, inviare una qualsiasi comunicazione email al suddetto indirizzo risulta invariabilmente nel seguente messaggio di risposta dai server Google:


 Hi. This is the qmail-send program at xxxx.yyyyy.it.
 I'm afraid I wasn't able to deliver your message to the following addresses.
This is a permanent error; I've given up. Sorry it didn't work out.

:
209.85.227.27 does not like recipient.
Remote host said: 550-5.1.1 
The email account that you tried to reach does not exist.



 Questo può significare solo una cosa: chi si è impadronito del mio account ha cancellato l'account di posta elettronica con tutto il suo prezioso contenuto.  Il danno è incalcolabile. 

 Al momento, nonostante le ripetute segnalazioni e perfino l'invio di fax con la denuncia all'autorità competenti, da Google nessun segno di vita.Fonte: byoblu.com

 

 

L’11 novembre si terrà a Seul il summit dei venti Paesi più industrializzati (il G20). L’agenda dell’incontro prevede, in sostanza, tre punti da affrontare: le nuove regole della finanza (le cosiddette Basilea 3), la politica monetaria e la guerra delle valute e, infine, gli squilibri economici che rischiano di stroncare la ripresa.

Su Basilea 3 non c’è molto da dire, visto che tutti i Paesi si sono detti d’accordo; della guerra delle valute abbiamo già parlato su queste pagine. Resta dunque la questione degli squilibri economici, l’argomento forse più caldo del summit.

Il problema vede contrapposti due fronti: da un lato i Paesi che consumano troppo, dall’altro quelli che risparmiano troppo. I primi, Stati Uniti in testa, sono quelli che stanno vedendo una ripresa più debole, e che quindi rischiano di non passare indenni un nuovo rallentamento dell’economia nei prossimi mesi; i secondi, invece, sono Germania, Cina e altri Paesi asiatici, che invece, grazie a politiche di bilancio e monetarie certo un po’ egoiste, ma anche virtuose, stanno conoscendo tassi di crescita piuttosto elevati.

I Paesi del primo tipo chiedono a quelli del secondo tipo di introdurre politiche che inducano i propri cittadini a spendere di più, ma non è nell’interesse di tali Paesi farlo. Nella pratica, scrive Roberto Perotti sul Sole 24 Ore, alla Germania viene chiesto di attuare politiche di bilancio meno virtuose; alla Cina di rivalutare lo yuan; ai Paesi asiatici di fermare l’accumulazione di riserve. Si tratta di richieste molto deboli: ai Paesi forti si chiede, in sostanza, di condividere la crisi dei Paesi in bilico.

La Germania risparmia molto perché ha attuato riforme che hanno reso possibile un elevato avanzo delle partite correnti (il che significa elevate esportazioni, come evidenziato qualche settimana fa); la Cina non rivaluta lo yuan perché ciò deprimerebbe le esportazioni e manderebbe sul lastrico (quasi letteralmente) miliardi di persone; chiedere poi ai cinesi di risparmiare di meno significa chieder loro di distruggersi, in quanto è solo con il risparmio che essi possono acquistare una casa, pagare le spese sanitarie e permettersi una pensione quando saranno inabili al lavoro, visto che il welfare cinese è ancora sottosviluppato; infine i Paesi asiatici accumulano riserve perché non possono permettere che si ripeta ciò che accadde negli anni Novanta: Paesi come Thailandia, Indonesia e Corea del Sud, proprio per mancanza di riserve valutarie, non riuscirono a sostenere gli attacchi speculativi contro le loro monete. La svalutazione provocò il ritiro dei capitali esteri, e ciò si tradusse in una devastante crisi sia finanziaria che economica, ben peggiore anche di quella mondiale che stiamo vivendo in questi anni.

Appare ovvio che esistano squilibri fra i due tipi di Paesi sopra menzionati, ma non è certo chiedendo a quelli “bravi” di essere meno virtuosi che tali squilibri verranno risolti. Anzi tale richiesta risulta essere debole perché si chiede ai giocatori in vantaggio di attuare una strategia perdente prospettando loro un (peraltro solo ipotetico) vantaggio nel lungo periodo.

L’unico campo di intervento in sede di G20, insomma, appare essere quello valutario, che forse offre gli squilibri meno accettabili. Ma sul resto la prospettiva va rovesciata: i Paesi che consumano troppo devono smettere di farlo ben oltre le proprie possibilità. La crisi finanziaria globale, tra le altre cose, ha fra le sue cause proprio i debiti contratti da persone che non potevano pagarli (gli ormai storici subprime). Sarebbe una svolta storica quanto impopolare soprattutto per gli Stati Uniti, Paese consumatore per eccellenza (2/3 del PIL è composto da consumi privati). Va detto che, proprio secondo uno di questi indicatori, i consumatori americani si stanno già abituando a consumare meno.

Lo stesso indicatore (anticipatore) prevede, però, che la stagnazione (se non la recessione) potrebbe durare ancora fino al 2012. Č dunque indispensabile cominciare a cooperare per evitare un simile disastro, ma non è certo con pretese assurde che i problemi del mondo verranno risolti. Da Seul potrebbero comunque provenire raggi di luce se i Paesi concorderanno, quanto meno, sul fatto che sia necessario lavorare su soluzioni condivise: se la storia è maestra di vita, non può non essere ricordato che la crisi finanziaria e gli squilibri economici negli anni Trenta furono aggravati proprio dal fatto che i Paesi non cooperarono e anzi si chiusero a riccio nel protezionismo.

Un’esperienza che non possiamo permetterci di ripetere.

Scritto da Giovanni De Mizio - Photo by Presidencia de la Nación Argentina (Presidencia de la Nación Argentina) [CC-BY-2.0],via Wikimedia Commons

Fonte: dirittodicritica.com

 
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Now Colorado is one love, I'm already packing suitcases;)
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By Napasechnik
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21/11/2016 @ 09:41:39
By Anonimo
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21/11/2016 @ 09:40:41
By Anonimo


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19/04/2024 @ 04:19:43
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