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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

I ribelli hanno attaccato anche oggi il tribunale militare di Aleppo con granate e razzi.

Siria: combattimenti vicino quartier generale militare ad Aleppo

Colpita anche una stazione di polizia e la sede del partito al potere Baath nel distretto meridionale di Salhin. Mentre nella notte le truppe governative hanno bombardato i quartieri di Firdoss, Al-Mashhad e Ansari.

Secondo l'ong, solo il 30 Luglio 2012 hanno perso la vita 41 civili, 19 ribelli e 33 soldati.

Fonte: asca.it

 

Una notizia di qualche giorno (oramai anni - n.d.R. TA) fa è passata quasi sotto silenzio.
Riguarda don Lelio Cantini, un parroco dell’arcidiocesi di Firenze, condannato, su ordine di Benedetto XVI, a due pene: la «sospensione a divinis» e la «dimora vigilata». Il motivo? È stato riconosciuto colpevole di «abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori, delitto di sollecitazione a rapporti sessuali compiuto nei confronti di più persone in occasione della Confessione, abuso nell'esercizio della potestà ecclesiastica nella formazione delle coscienze». Così recita il dispositivo della sentenza messo a punto dalla Congregazione per la dottrina della fede, dopo un’indagine istruttoria eseguita da una sua apposita commissione.

Dunque da un tribunale religioso, non statale, e che ha lavorato in applicazione non del diritto civile e penale italiano, ma del diritto canonico.

Ora, tra i problemi che emergono ne enunciamo alcuni.
– La sentenza accenna a reati plurimi e aggravati di pedofilia (una parola non a caso accuratamente evitata). Ma quali sono nella loro concretezza? Quanti sono? A danno di quanti minori sono stati commessi? E di minori di quale età e di quale sesso? Nulla di preciso emerge dalla sentenza pubblicata dalla stampa. Si sa per vie traverse che si è trattato di adolescenti dai dieci anni in su, forse circa una ventina, di ambedue i sessi, plagiati e stuprati in vari modi dal prete pedofilo.

Ad “Annozero”, una signora fiorentina ha raccontato la sua storia orripilante di bambina costretta dal prete anche a rapporti orali, poi spinta ogni volta ad ammettere in confessione di essere una «puttana» per ottenere l’assoluzione. Pratica pedofila plurima che si è prolungata in segreto nelle sale parrocchiali per ben oltre 14 anni, dal 1973 al 1987 e dopo.

La domanda è: poiché il prete e le vittime sono cittadini italiani, e poiché siamo in uno Stato laico di diritto, le motivazioni analitiche della sentenza ecclesiastica non dovrebbero essere di pubblico dominio, e comunque a disposizione di tutti coloro che ne fanno richiesta?

E poi, data la gravità dei reati e l’obbligatorietà dell’azione penale prevista nel nostro ordinamento giuridico, non spetta alla magistratura ordinaria italiana intervenire con rapidità sul «caso», a tutela dei diritti delle vittime, e per punire in modo esemplare il colpevole?

– Il tribunale ecclesiastico ha ridotto il prete allo stato laicale: era un prete, e la Chiesa di cui era prete poteva spretarlo per indegnità morale, o per aver abusato del sacramento della confessione. Bisogna dire che don Cantini, il cui «caso» è esploso solo nel 2004, su denuncia dei parrocchiani, era stato già inquisito dall’arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, nel 2007, e condannato a pene di una mitezza sconcertante: non dire messa in pubblico e fare penitenza, recitando miserere e mea culpa per 5 anni. L’attuale sospensione a divinis è una pena più grave, ma sempre dello stesso ordine.
– La sentenza canonica di condanna, controfirmata da Benedetto XVI, implica però una seconda pena: la «dimora vigilata», o residenza coatta: il prete pedofilo non può abbandonare il Convitto ecclesiastico fiorentino, dove è ricoverato per motivi di salute, altrimenti verrebbe colpito da scomunica (nonostante i gravi reati, fa dunque ancora parte della comunione, o comunità cattolica).

Domanda: può un tribunale religioso, non statale e non riconosciuto dallo Stato, applicare misure di restrizione della libertà personale ad un cittadino italiano (come don Cantini era e continua ad essere)? Non è questo un caso lampante di sovrapposizione della giurisdizione ecclesiastica a quella statale? E non lede tale sovrapposizione la sovranità e l’indipendenza dello Stato dalla Chiesa? A meno che non si supponga che il nostro personaggio sia l’incarnazione del «cavaliere dimezzato» di Calvino, o possa sdoppiarsi in due, in don Lelio da un lato e il signor Cantini dall’altro: don Lelio, sia pure non più don, rimane in Convitto, in dimora vigilata, a recitare preghiere di penitenza per i suoi peccati; il signor Cantini invece se ne esce, per andare in giro per le strade e i locali di Firenze alla ricerca di nuove avventure (cosa da ritenersi peraltro improbabile, dato che è oramai ultraottantenne e malato). Che le misure canoniche di restrizione della libertà del prete fiorentino siano ineffettuali, simboliche, astratte, non coinvolgendo nel controllo dei suoi movimenti polizia e carabinieri, di cui il papa, capo di Stato straniero, non dispone in Italia, non incide di una virgola sulla questione di principio.
La procura di Firenze, a quanto si legge, aveva aperto nel 2005 un fascicolo sul «caso», per accertare la verità fattuale.
All’autore delle azioni criminose, oggi già accertate e sanzionate dalla Congregazione pontificia, non dovrebbe la magistratura italiana, pur nello spirito di clemenza doverosa per un uomo oramai anziano e malato, comminare le pene previste dal nostro codice penale?
I laici e i democratici d’Italia confidano nell’opera degli organi giudiziari dello Stato. E attendono. Persuasi che l’autonomia e la laicità dello Stato vanno difese sempre, ovunque, e contro chiunque.
Compresi i preti (se delinquono) e la Chiesa (quando non sta al suo posto).

Apriamo la Costituzione italiana: «La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge» (art. 13). Sarebbe lecito alla magistratura italiana condannare alla «libertà vigilata» un cittadino pontificio? Si griderebbe all’ingerenza e al tradimento del Concordato tra Stato e Chiesa («ognuno indipendente e sovrano nel proprio ordine»).

Ma allora perché nessuno in Italia, tra non credenti, o credenti non clericali, nemmeno apre bocca in questo caso di fronte alla palese, simmetrica e opposta ingerenza papale?

In una Costituzione laica e democratica, il capo di Stato può concedere la grazia, non condannare un imputato: solo un giudice lo può fare.

Nello Statuto vaticano (2001), all’art. 1, è scritto: «Il Sommo Pontefice, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario». Dunque il Sommo Pontefice è anche il Sommo Giudice, oltre ad essere il Sommo Legislatore e il Sommo Governatore.
Insomma un monarca assoluto, e per di più teocrate.

Chi può credere, in merito al caso giudiziario in questione, che ignorare l’ingerenza papale sia un buon segno per la democrazia italiana? Sic parvis magna.

Fonte: mariarosetta.blogspot.ro - Autore: Michele Martelli - 1 NOVEMBRE 2008


Così finisce la storia di Don Lelio Cantini, sacerdote della parrocchia fiorentina di Regina della Pace, dove certo non hanno trovato la pace i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 17 anni dei quali abusò sessualmente e psicologicamente Don Lelio dal 1973 al 1987. Quattordici anni di orrori per molti ragazzini, che solo nel 200, una volta cresciuti con addosso la devastazione regalata loro dal sacerdote, trovarono il coraggio di denunciare l’uomo che avrebbe dovuto aiutarli a crescere con equilibrio. Le denunce erano arrivate alla Congregazione per la dottrina della fede e il 13 ottobre 2008, per volontà di Benedetto XVI, il prete era stato allontanato dalla chiesa. Ormai aveva 85 anni.

ABUSI SESSUALI GRAVI – Oggi che ne ha 88 il pm fiorentino Paolo Canessa dice che le violenze sessuali “ci sono state” e che “si è trattato di abusi sessuali gravi, protrattisi per circa 20 anni”, fino ai primi anni Novanta. Quindi non aveva smesso nel 1987, ma era andato avanti. E il prete, nato nel 1923, aveva quasi settant’anni. Lo scrive nella richiesta di archiviazione dell’inchiesta, richiesta successivamente accolta dal gip. E perché Don Lelio non ha pagato per i suoi reati? Per il solito motivo: perché i bambini hanno avuto paura di parlare, perché si vergognavano, perché avevano paura di non essere creduti, perché non sono stati creduti.

REATI PRESCRITTI – E poi, a quanto dice Canessa, malgrado “le denunce fatte nel tempo, anche all’ allora cardinale di Firenze Silvano Piovanelli”, da parte delle autorità religiose c’è stato un “comportamento apparentemente omissivo” e anche “una lunga inerzia”, che hanno provocato “il perpetuarsi delle condotte” di don Cantini e “il mancato tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria.” La solita omertà, che ha distrutto le vite di quei bambini, in buona sostanza. Don Lelio è stato spretato dal papa, ma solo 3 anni fa. Intanto i reati sono prescritti o mancano le querele.

Fonte: giornalettismo.com - 02/05/2011


Firenze. Una brutta storia ed una giustizia che, in questo caso, viene a mancare. Già, perchè le violenze sessuali del parroco fiorentino don Lelio Cantini su giovani minori, di età compresa tra i 10 ed i 17 anni ci sono state: si è trattato di abusi sessuali gravi che si sono protratti per circa venti anni, fino ai primi Anni '90.

Lo ha reso noto il pm fiorentino Paolo Canessa, nella richiesta di archiviazione dell’inchiesta, poi accolta dal gip. I reati sono prescritti o mancano le querele. Il magistrato ha anche ricordato le denunce presentate nel tempo, sostenendo che da parte delle autorità religiose ci sarebbe stato un comportamento apparentemente omissivo ed una lunga inerzia. Ciò ha provocato il perpetuarsi delle condotte di don Cantini ed il mancato tempestivo intervento della autorità giudiziaria.

"Ha trovato un principio di riscontro l’episodio riferito spontaneamente al pm da un uomo che disse di essere stato vittima, nel 1996, di abusi sessuali da parte di alcuni sacerdoti in una parrocchia della costa livornese, tra cui diceva di aver riconosciuto il vescovo ausiliare di Firenze Claudio Maniago", ha scritto Canessa nella richiesta di archiviazione dell’ inchiesta su don Cantini, accusato di pedofilia.

"Maniago era notoriamente legato a don Lelio Cantini ed all’ambiente della sua parrocchia. Il principio di riscontro - ha poi spiegato il pm - è la acquisizione da parte del Ros carabinieri di documentazione bancaria dalla quale emerge che l’uomo «ricevette un bonifico bancario di lire 4 milioni, proveniente proprio da un conto intestato alla parrocchia, al fine di facilitare una sorta di tacitazion per gli abusi da lui subiti".

Fonte: toscananews24.it - ˆ Toscana News 24 - Corrado Tedeschi Editore - 02/05/2011


Ultim’ora. Don Cantini colpevole, ma i reati sono prescritti.

Le violenze sessuali del parroco sono provate, ma i reati sono prescritti. E’ l’ultimo triste capitolo della vicenda che ha avuto come protagonista il sacerdote fiorentino Don Lelio Cantini, parroco della chiesa della Regina della Pace di Rifredi. Vittime di quelle violenze sono state bambine e adolescenti fra i 10 e i 17 anni: si è trattato di “abusi sessuali gravi” “protrattisi per circa 20 anni”, fino ai primi anni ’90. Lo scrive il pm fiorentino Paolo Canessa nella richiesta di archiviazione dell’inchiesta, poi accolta dal gip. I reati sono prescritti o mancano le querele.
Canessa ricorda le “denunce fatte nel tempo” – anche all’ allora cardinale di Firenze Silvano Piovanelli – ma sostiene che da parte delle autorità religiose ci sono stati “comportamento apparentemente omissivo” e “una lunga inerzia”, che hanno provocato “il perpetuarsi delle condotte” di don Cantini e “il mancato tempestivo intervento della autorità giudiziaria”.

Fonte: La Repubblica - via massimilianofrassi.it

Denuncia dell'Antiplagio
per don Lelio Cantini e la veggente


ALLA C.A. PROCURA DELLA REPUBBLICA DI FIRENZE

Al ns. comitato di volontariato è stato segnalato l'operato del sedicente "carismatico" Lelio Cantini, sacerdote della Diocesi di Firenze ed ex parroco della chiesa "Regina della Pace", meglio conosciuto come "Priore", e di una "veggente" sua collaboratrice (di cui non si conosce il nome), i quali, a partire dal 1975, avrebbero esercitato violenze sessuali e psicologiche su bambini, bambine, adolescenti e intere famiglie, costrette a devolvere beni di varia natura e denaro alla parrocchia per "adesione totale a Dio" e per la costruzione di una "vera Chiesa dello Spirito".

A dimostrazione di ciò il "Priore" nel 2005, dopo le proteste e le denunce alla Diocesi di Firenze da parte dei parrocchiani irretiti, è stato trasferito (per non meglio specificati motivi di salute) in un'altra città della Toscana, tenuta segreta, dove - in base alle segnalazioni giunte al ns. comitato di volontariato - starebbe continuando la sua attività, insieme alla "veggente" summenzionata, le cui "visioni" favorirebbero la selezione degli "eletti". Secondo le disposizioni della Curia di Firenze, per 5 anni il "Priore" non potrà né confessare, né celebrare la messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici; e per un anno dovrà fare un'offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna. Le vittime invece, visto che "il male una volta compiuto non può essere annullato", sono state invitate, sempre dalla Curia di Firenze, a "rielaborare in una prospettiva di fede la triste vicenda" e ad invocare da Dio "la guarigione della memoria".

Ad ulteriore dimostrazione di quanto denunciato, alcuni sacerdoti della Diocesi di Firenze il 13/10 u.s. scrivono al Papa Benedetto XVI: "Non vogliamo sentirci domani chiedere conto di un colpevole silenzio". Nella loro lettera, inoltre, parlano di "iniquo progetto di dominio sulle anime e sulle esistenze quotidiane" per opera di una setta "cresciuta dentro una parrocchia cattolica", e ricordano a Sua Santità che, a "quasi due anni" dalle denunce, dalla Chiesa fiorentina non sono arrivati né "una decisa presa di distanza" dai personaggi coinvolti, né "una scusa ufficiale", né "un atto riparatore autorevole e credibile". Tra le testimonianze a conoscenza del ns. comitato di volontariato vi è quella di una donna (ora sposata con figli) che da 10 a 25 anni avrebbe subito molestie sessuali, con l'espediente della "piena comunione eucaristica", e quella di un'altra donna che, dall'età di 17 anni, diventò la "diletta del Priore" e, "in nome di Gesù", sarebbe stata abusata. Conosciamo inoltre la vicenda di un ex seminarista, prescelto dal "Priore" per far parte della futura "vera Chiesa dello Spirito", e della famiglia del ragazzo vincolata a consegnare beni e denaro. Ma dopo 3 anni di Teologia, il giovane avrebbe abbandonato il seminario.

Poiché tra l'altro ci è stato segnalato che il "Priore" e la "veggente" hanno compiuto pellegrinaggi in Terra Santa, è presumibile che siano stati colpiti dalla sindrome di Gerusalemme, patologia che consiste nella manifestazione improvvisa di appassionati sentimenti religiosi, insieme all'impulso di proferire espressioni visionarie e assumere il ruolo di un profeta o di Gesù Cristo. Allo stesso tempo è presumibile che, conoscendo tale patologia, i due abbiano agito in malafede.

In considerazione dei danni che il "Priore" e la "veggente" avrebbero arrecato alle giovani vittime e alle loro famiglie e che potrebbero arrecare in futuro, si chiede al Vs. spettabile Ufficio di verificare le informazioni in ns. possesso e, in caso affermativo, di procedere per i reati che riterrà opportuno rubricare.

Si ringrazia anticipatamente e si dichiara di essere a disposizione per eventuali integrazioni.
Per Telefono Antiplagio, prof. Giovanni Panunzio (resp.)

Fonte: www.asaap.org

Don Lelio Cantini (Montespertoli, 28 gennaio 1923 – Fiesole, 15 febbraio 2012) è stato un sacerdote italiano, proveniente da Firenze, accusato, a partire dal 2004 di «abusi sessuali pluriaggravati e continuati su minori», configurabili come pedofilia e pederastia. Le presunte violenze sarebbero avvenute sia nei confronti di bambini che di ragazzi di ambo i sessi.

10 anni di abusi

Tra il 1975 ed il 1985 l'ex parroco avrebbe assicurato alle giovani vittime che tramite quei rituali - tra cui rapporti completi consistenti in fellatio e deglutizione del liquido seminale [1] - «si sarebbe realizzata la più piena comunione eucaristica», proibendogli ovviamente di riferire di tali pratiche all'esterno della parrocchia. Pena, la dannazione e l'allontanamento. Una delle ragazze abusate, all'epoca dei fatti dodicenne, ha dichiarato che Lelio Cantini la rassicurava dicendole che lei «era la prescelta come la Madonna, che aveva avuto Gesù a dodici anni». Tali frasi sarebbero servite a plagiarla, impedendole di parlare, ma non le avrebbero impedito l'insorgere di veri e propri conati di vomito al solo pensiero dell'accaduto. [2] Altri plagi sarebbero avvenuti per scopi diversi, come per esempio quello di creare un potere alternativo a quello ufficiale (secondo Cantini, corrotto), indirizzando con il ricatto i ragazzini al seminario: «Quelli lassù ti hanno scelto per fare il sacerdote e se non accetti ti caccio dalla parrocchia per sempre». Per plagiare le giovani menti, l'ex parroco si sarebbe avvalso della collaborazione di colei che veniva chiamata «la Veggente», per anni perpetua della parrocchia. [3]

Prime denunce presentate agli organi ecclesiastici

Le vittime, che hanno subito le molestie negli anni a partire dal 1975 fino a buona parte degli anni ottanta, hanno trovato il coraggio di scrivere quanto subito solo nel gennaio 2004, con il sacerdote ormai ultraottantenne. La lettera è stata indirizzata dapprima alla curia di Firenze e solo in seguito, dopo due anni di attesa, al Papa. All'epoca dei presunti fatti, l'età dei ragazzi e delle ragazze oscillava tra i 10 e i 17 anni. [4]
A seguito di tali denunce, don Lelio Cantini viene rimosso dal suo incarico nella parrocchia Regina della pace nel settembre 2005, con motivazione ufficiale: «problemi di salute» e viene trasferito a 30 km circa, nella parrocchia di Mucciano, nel Mugello, dall'arcivescovo Ennio Antonelli. [5]
Lo stesso cardinale Antonelli in una sua lettera pubblica [6] , dichiara di aver agito in tal modo in quanto il reato era caduto in prescrizione anche per il diritto canonico. In seguito, anche dopo i ripensamenti del cardinale, dovuti alle evidenze cui è stato messo di fronte, la Congregazione per la Dottrina della Fede, in deroga alla prescrizione, avvia lo stesso il processo penale ecclesiastico.
Per la chiesa cattolica la questione si chiude il 17 gennaio 2007, quando rende noti, sempre tramite il cardinale Antonelli i provvedimenti adottati contro l'ottantaquattrenne sacerdote nella condanna a conclusione del processo canonico: «il priore non potrà né confessare, né celebrare messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un'offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna». [2]

Indagini e verifiche

Attualmente nessuna delle presunte vittime ha sporto denuncia alle autorità competenti, preferendo rivolgersi prima alle gerarchie religiose, ma a seguito dell'epilogo annunciato dal cardinale Antonelli, hanno ritenuto non soddisfacenti i provvedimenti inflitti e quindi stanno organizzando un'azione penale nei confronti dell'ex parroco. Don Lelio Cantini, dal canto suo, ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione in merito.
In una lettera firmata da diciotto delle presunte vittime, inviata il 7 giugno 2007 all'arcivescovo Ennio Antonelli e, per conoscenza, anche alla Congregazione per la dottrina della fede, le vittime chiesero risposte soddisfacenti immediate, annunciando che se non fossero giunte entro un mese avrebbero richiesto il diretto intervento della Congregazione, alto organismo della Santa Sede. [7]
Il 13 ottobre 2008 l'ex "prete" è stato ritenuto colpevole dei delitti sessuali di cui era accusato da parte della Congregazione per la dottrina della fede, e per intervento del Pontefice è stato dimesso dallo stato clericale. [8]
È scomparso nel 2012 all'età di 89 anni. [9]

Note

1 ^ Quindici anni sulle ginocchia di don Cantini, di Beatrice Borromeo, Il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2010.
2 ^ a b I peccati della Chiesa Aprileonline.info, 10 aprile 2007
3 ^ Firenze, sesso dietro l'altare RaiNews24, 8 aprile 2007
4 ^ Abusi in parrocchia, inchiesta a Firenze Corriere.it, 10 aprile 2007
5 ^ Don Lelio, il prete accusato non dice la sua verità L'Espresso, 10 aprile 2007
6 ^ Lettera pubblica del cardinale Antonelli Sette Religioni e Spiritualità, 14 aprile 2007
7 ^ Le vittime di don Cantini "Per lui un processo penale" L'Espresso, 18 giugno 2007
8 ^ Don Cantini "spretato" su ordine di Benedetto XVI - cronaca - Repubblica.it
9 ^ Fiesole: morto Don Cantini l'ex sacerdote accusato abusi sui minori Firenzetoday.it

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Lelio_Cantini

LEGGI ANCHE: Cronologia dell'Orrore: Preti Pedofili - tutti i nomi. La chiesa nascosta - report pedofilia.

 

Sono questi i fili che uniscono l'ambasciata ecuadoriana a Londra con il resto del mondo. Al suo interno, resta chiuso da due mesi Julian Assange, assediato dalla polizia britannica.
Fuori, proseguono le trattative per la soluzione del rebus diplomatico. Con una prima, timida apertura di Quito che, dopo aver concesso asilo al fondatore di Wikileaks, oggi si è detta disposta a trattare a patto che Assange non sia estradato negli Stati Uniti.

Secondi fonti diplomatiche, l'Ecuador sarebbe "pronto ad accettare un impegno britannico e svedese affinché, una volta che Assange avrà incontrato la magistratura svedese, non sarà estradato in un Paese terzo, e nello specifico negli Stati Uniti". Il passo avanti di oggi, "incoraggiato" dalla telefonata di ieri tra un alto esponente del Foreign Office e l'ambasciatore ecuadoriano, potrebbe agevolare i negoziati tra Gran Bretagna e Ecuador. Che, tuttavia, non nasconde la sua irritazione per la "minaccia" di un'intrusione della polizia britannica nell'ambasciata.

Un rischio giudicato ancora oggi "persistente" sul quale, parlando alla radio, si è soffermato il presidente Rafael Correa, tuonando: "Non hanno ancora capito che in America Latina non permettiamo più i colonialismi?". Più lontano appare invece un accordo con la Svezia che oggi, per voce del premier Fredrik Reinfeldt, si è detta "indignata" per "l'inaccettabile" posizione di Quito.

L'Ecuador, nel frattempo, lavora su più tavoli cercando sostegno tra i suoi alleati sudamericani. In serata, a Guayaquil, il caso sarà esaminato dall'Alleanza per i Popoli della Nostra America (Alba), di cui fanno parte anche Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua. Poche ore dopo, sempre a Guayaquil, toccherà all'Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) discutere del caso, che sarà anche sul tavolo del vertice dei ministri degli Esteri dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), previsto per il 24 agosto a Washington.

Cresce, intanto, l'attesa per il discorso che domani Assange pronuncerà dall'ambasciata. L'australiano, dopo 5 mesi, riapparirà in pubblico alle ore 14, ma sulle modalità resta fitto il mistero. L'ipotesi più probabile è che parli da un balcone dell'edificio, per evitare di essere catturato dai poliziotti che stazionano 24 ore su 24 davanti l'ambasciata impedendogli qualsiasi via di fuga.

Chiuso in una delle dodici stanze della sede diplomatica, Assange può usufruire di una doccia, un computer, una lampada, e un tapis-roulant. Per i pasti, il personale della delegazione ricorre alla piccola cucina delle sede, o, più spesso, ai ristoranti vicini, dove giungono frequenti ordinazioni di pizza.

Le visite di poche amici - tra i quali l'assistente personale Sarah Harrison e Vaughan Smith, che a lungo lo ospitò a Norfolk - scandiscono la quotidianità di un Assange descritto come "annoiato e depresso". Un Assange che, lontano dalla luce del sole, al pianterreno di un edificio a due passi da Harrods, è riuscito comunque a tenere sotto scacco la diplomazia internazionale.

Fonte: tio.ch

 

Articolo del 04/03/2011.

2000

Don Giorgio Mazzoccato condannato a 6 anni per abusi e violenze a 10 bambine e bambini quando era parroco ad Arpinova (Fg). Oggi lavora nella parrocchia di Castelluccio dei Sauri.

Si suicida don Giuseppe Rassello, condannato a 3 anni e 6 mesi, in appello ridotti a 2, per abusi sessuali su un 14enne del rione Sanità, a Napoli. I funerali sono celebrati dal cardinale Michele Giordano.

Don Marco Gamba, parroco a Chiusa San Michele (To) condannato a 4 anni per abusi nei confronti di due chierichetti e possesso di materiale pedo-pornografico.

2001

Don Giuseppe Carpi condannato al pagamento di 30 milioni di lire per molestie ad una ragazza 14enne quando era parroco a Santa Margherita Ligure. Oggi è parroco di S. Maria di Nazareth a Sestri Levante (Ge).

Don Renato Mariani condannato a 4 anni per violenza sessuale a minori quando era parroco a San Giuliano Milanese. Oggi è parroco della Natività di San Giovanni Battista a Melegnano.

2003

Don Bruno Tancredi, parroco di Monticelli (Te), condannato a 6 anni per violenze ai danni di due minori, uno dei quali disabile. Oggi lavora in diocesi, senza alcun incarico specifico.

2004

Don Roberto Volaterra, parroco di Castagnole Piemonte (To), condannato a 1 anno e 8 mesi e pagamento di 45mila euro per violenza sessuale nei confronti di una bambina di 13 anni che frequentava l'oratorio. Oggi è collaboratore parrocchiale a S. Andrea a Savigliano (Cn).

Don Paolo Pellegrini, parroco di San Gioacchino a Colleferro (Roma), in passato già segnalato ai carabinieri per atti osceni, condannato a 6 anni e al pagamento di 60mila euro per violenza sessuale e istigazione all'uso di sostanze stupefacenti su un minorenne.

Don Roberto Mornati, prete di Gavirate (Va), condannato a 3 anni e 4 mesi e al pagamento di 280mila euro per abusi nei confronti di 12 minori. In passato aveva già subito un processo per molestie.

Patteggia 2 anni e 6 mesi don Felice Cini, condannato per aver molestato alcuni bambini della parrocchia di Arcille (Gr).

VIDEO RAI 2 - AnnoZero: Preti pedofili protetti dal Vaticano.

Patteggia 2 anni e 6 mesi don Bruno Puleo per abusi sessuali nei confronti di 7 ragazzi che frequentavano il seminario di Agrigento. A Marco Marchese, una delle vittime, il vescovo di Agrigento, da cui si era recato prima di rivolgersi alla Procura, chiede un risarcimento di 200mila euro per danni arrecati all'immagine della Chiesa agrigentina, salvo poi ritirare la richiesta [Puleo è stato denunciato dapprima al parroco don Giuseppe Veneziano (il vice-rettore), poi al preside del seminario don Gaetano Montana ed in seguito anche all'Arcivescovo metropolita di Agrigento S.E. Mons. Carmelo Ferraro, tutti citati poi nel processo come persone informate sui fatti - n.d.Red.TA].

Patteggia 3 anni per pedofilia padre Domenico Marcanti, animatore alla scuola media dell'Istituto Don Orione di Alessandria.

Don Giorgio Barbacini condannato a 3 anni e mezzo per abusi sessuali nei confronti di un minorenne extracomunitario che aveva in custodia presso la comunità "Migrantes" di Savona. Oggi lavora in un'altra diocesi.

2007

Don Mauro Stefanoni, parroco di Laglio (Co), condannato a 8 anni e al pagamento di 150mila euro per abusi sessuali nei confronti di un minore disabile. Oggi lavora nella diocesi di Como, senza alcun incarico specifico.

Don Pierangelo Bertagna, parroco di Farneta (Ar), condannato a 8 anni per violenze sessuali a diversi minorenni. Viene sospeso dal vescovo di Arezzo e dimesso dallo stato clericale da papa Benedetto XVI. È la prima volta che l'autorità ecclesiastica punisce un prete pedofilo.

2008

Don Emilio Manzolini condannato a 4 anni per violenze sessuali a due bambine di 9 anni quando era parroco di Santa Rosa da Viterbo, a Roma. Oggi lavora nella comunità di Albavilla (Co) della congregazione del Sacro Cuore di Gesù.

Don Antonio Calcedonio Di Maggio condannato a 4 anni per molestie sessuali a due minorenni della parrocchia romana Madonna di Czestochowa e della scuola media "Salvo D'Acquisto", dove insegnava religione. Già in passato aveva avuto una condanna per reati simili. Oggi risulta essere ancora viceparroco nella stessa parrocchia.

Don Lelio Cantini, ex parroco della Regina della Pace a Firenze, viene dimesso dallo stato clericale da papa Benedetto XVI perchè ritenuto responsabile di abusi e violenze sessuali su decine di minori fra il 1973 e il 1987. Nel 2005, l'allora vescovo di Firenze, il cardinale Ennio Antonelli, a cui le vittime si erano rivolte, si era limitato a vietare a don Cantini di celebrare la messa in pubblico per 5 anni.

Fonte: agenzia Adista & rivista La Voce delle Voci

LEGGI ANCHE: Il prete che ha violentato bambini per vent’anni rimarrà impunito! L’inchiesta su Don Lelio Cantini, accusato di abusi sessuali su minori, è stata archiviata: i reati sono prescritti o mancano le querele. (ARTICOLO DISPONIBILE DAL 14/08/2012)

LEGGI ANCHE: Chiesa: ennesimo caso di perversione. Sicilia, arrestato a Sciacca Don Davide Mordino, pagava minorenni per fare sesso! (ARTICOLO DISPONIBILE DAL 16/08/2012)

LEGGI ANCHE: Don Antonio Calcedonio Di Maggio in passato condannato dieci anni fa per una storia di pedofilia, scontata la pena, era tornato alla sua attività a scuola e all’oratorio. (ARTICOLO DISPONIBILE DAL 24/08/2012)

 

Casi di pedofilia all'interno della Chiesa cattolica

Sacerdote, insegnate e anche pedofilo, secondo la magistratura. E’ stato condannato, in rito abbreviato, dal gup Claudio Mattioli, a 4 anni e due mesi, un sacerdote accusato di aver abusato di due ragazzini.

Il prete, A.D. [Don Antonio Calcedonio Di Maggio - n.d.R.TA], di 58 anni, di origine siciliana, officiava nella diocesi dedicata alla Madonna di Czestokova, alla Rustica, e insegnava religione alla scuola media di Roma «Salvo D'Acquisto». L’uomo, che per i fatti oggetto del procedimento era anche finito in manette, è da tempo agli arresti domiciliari in un convento di Benedettini Silvestrini a Bassano Romano. Il capo d’imputazione per A.D. è: atti sessuali con minori, aggravati dal fatto che le vittime erano a lui affidate «per ragioni di educazione e di vigilanza». Il giudice ha imposto anche una provvisionale di 15mila euro di rimborso alle vittime.

GIA' CONDANNATOPER LO STESSO REATO - In passato era già stato condannato dieci anni fa per una storia molto simile ma, scontata la pena, era tornato alla sua attività a scuola e all’oratorio. Arrestato nell’estate scorsa, il religioso, inizialmente, aveva negato tutto, ma in seguito aveva confessato, almeno in parte, cercando però di sminuire la gravità delle violenze. La prima denuncia a carico di A.D. venne presentata dai genitori di un dodicenne con gravi problemi psichici, un ragazzo "affetto da un disturbo del comportamento nell'ambito dell'organizzazione cognitiva borderline". Il giovane, che frequentava l'oratorio della Rustica, raccontò di essere stato palpeggiato e molestato dal sacerdote e, qualche giorno dopo, alcuni amichetti della stessa età gli raccontarono di aver subìto lo stesso tipo di violenze. In seguito si accertò un secondo caso, avvenuto, stavolta, durante un campo scuola nell'isola di Ventotene.

A.D. [ Don Antonio Calcedonio Di Maggio - n.d.R.TA ] aveva sorpreso un gruppo di ragazzi che scherzavano e si misuravano gli organi genitali. Il religioso avrebbe approfittato della circostanza per rivolgere pesanti avances a un altro adolescente, anche lui di 12 anni.

Fonte: corriere.it - 05 luglio 2007


INSEGNANTE IN UNA SCUOLA MEDIA A LA RUSTICA

Molestie su minori condannato sacerdote

Il religioso ha confessato: quattro anni e due mesi di carcere grazie al rito abbreviato

La prima condanna risale a una decina di anni fa, la seconda è arrivata ieri mattina. E sempre per lo stesso reato: il sacerdote è accusato di aver compiuto atti sessuali con minori, con ragazzini che gli erano stati affidati da inconsapevoli e fiduciosi genitori. Ad Antonio Calcedonio Di Maggio, 58 anni, il gup Claudio Mattioli ha inflitto quattro anni e due mesi di carcere. Una pena ridotta di un terzo grazie allo sconto previsto dal rito abbreviato. Per il religioso, che prima di finire nei guai con la giustizia era sacerdote nella chiesa della Madonna di Czestochowa, a La Rustica, e insegnante di religione nella scuola media «Salvo D' Acquisto», il pm Nunzia D' Elia aveva chiesto sei mesi in più di reclusione. Ma il giudice ha deciso di concedergli le attenuanti generiche, considerando la lieve entità delle molestie e soprattutto il risarcimento dei danni già liquidato alle vittime, due ragazzini.

Di Maggio era finito dietro le sbarre a novembre dell' anno scorso e, dopo aver trascorso qualche giorno a Regina Coeli, aveva ottenuto gli arresti domiciliari nel convento dell' Ordine dei monaci benedettini silvestrini, a Bassano Romano. All' origine dell' ordinanza di custodia cautelare c' era stata la denuncia dei genitori (furibondi) di un dodicenne, che si era confidato e aveva raccontato di essere stato molestato dal sacerdote. Secondo l' accusa, nella primavera del 2006 il religioso aveva indotto il ragazzino, un suo allievo, a subire palpeggiamenti nell' oratorio della chiesa della Madonna di Czestochowa. Interrogato dopo l' arresto, Di Maggio aveva giurato che l' accusa era falsa, ma poi aveva corretto il tiro e aveva ammesso, almeno in parte, che l' abuso c' era stato. L' adolescente però non si è limitato a raccontare l' incubo in cui era precipitato: ha riferito al pubblico ministero di aver saputo che anche alcuni coetanei avevano subito le attenzioni del sacerdote. E indagando è emerso un secondo episodio, analogo al precedente: un altro dodicenne molestato durante un campo-scuola a Ventotene, l' estate scorsa. Anche questa accusa, in prima battuta, è stata respinta dal religioso. Che invece ieri in aula ha finito per confessare, ammettendo che anche nel campeggio sull' isola aveva abusato di un allievo.

Fonte: Corriere della Sera - Pagina 6 - Autore: Gianvito Lavinia - 6 luglio 2007

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Il gruppo britannico Lonmin, proprietaria della miniera di Marikana (28 mila addetti), sta cercando con scarso successo di evitare che la protesta dei lavoratori si estenda, ed ha rivolto un'offerta agli operai in sciopero da ormai cinque settimane. Lo sciopero é iniziato lo scorso 10 agosto, su iniziativa di tremila operai in rottura con il sindacato maggioritario Num, che reclamano consistenti aumenti salariali e il miglioramento sostanziale delle loro condizioni di vita e di lavoro.

La protesta dei minatori si è estesa da quelli di Marikana ad altre miniere di platino e poi anche d’oro. E ora alcuni sindacati hanno convocato a partire da domenica uno sciopero generale su base nazionale di tutto il settore, con l'obiettivo di ''mettere in ginocchio'' le grandi multinazionali straniere che sfruttano a loro piacimento le risorse naturali del paese. L'appello alla mobilitazione generale é stato lanciato da uno dei leader sindacali, Mametlwe Sebei, dinanzi a migliaia di lavoratori radunatisi davanti all'impianto di Rustenburg (nel nord del Sudafrica), una delle miniere sfruttate dal colosso statunitense del platino Amplats. Circa 1500 lavoratori dell’impianto hanno bloccato con barricate formate da tronchi d'albero, pneumatici e pietre molte delle strade di accesso. La Polizia e i responsabili della miniera hanno parlato di ‘sollevazione’ in atto da parte dei dipendenti.

Il malcontento economico dei minatori cresce e si radicalizza, e minaccia ora di intrecciarsi con quello di alcuni settori dell'esercito, incitati ad aderire alla ''rivoluzione' dal giovane leader politico Julius Malema, espulso nei mesi scorsi dall'Africa National Congress (Anc) del presidente Jacob Zuma perché ne aveva criticato l’immobilismo, la mancanza di azione riformatrice e la copertura politica degli interessi della nuova casta che guida il paese dopo la fine dell’apartheid.

Raccogliendo l'appello di alcuni soldati scontenti per il loro trattamento economico, Malema ha dichiarato l'intenzione di tenere due comizi in altrettante basi dell'esercito presso Lenasia, a sud-ovest di Johannesburg. Intenzione che ha naturalmente suscitato la reazione immediata del governo. ''Non so a quale titolo il signor Malema pensi di poter rivolgersi ai soldati'', ha detto il ministro della Difesa, Mapisa Nqakula, ventilando iniziative disciplinari nei confronti di chi accettasse di farsi coinvolgere. ''Il Paese non può permettersi che l'instabilità si estenda alle forze armate'', ha avvertito Nqakula, accusando Malema di voler ''rendere ingovernabile il settore minerario'' e ''sabotare l'economia nazionale''.

Da parte sua il presidente Jacob Zuma ha minacciato i sindacati avvertendo che scioperi illegali ed intimidazioni ''non aiuteranno i minatori'' e che saranno contrastati dalle forze di polizia. Intanto un sindacalista del Num, la più grande confederazione del paese legata all’Anc e accusata di connivenze con le multinazionali da parte dei sindacati indipendenti, è stato ritrovato privo di vita a poca distanza dalla miniera di Marikana. Dumisani Mthinti, 51 anni, diventa così la 45esima vittima dello scontro in atto in Sudafrica da poco più di un mese.

Il settore minerario sudafricano impiega mezzo milione di lavoratori, 180 mila in quelle di platino e 160 mila in quelle d’oro, produce il 9% del Pil del paese, (il 19% considerando le altre attività ad esso connesse) e rappresenta la metà delle esportazioni del Paese. Secondo la Camere delle miniere, il giro d'affari nel 2010 è stato pari a 28 miliardi di euro.

Fonte: contropiano.org - Autore: Marco Santopadre

 

La notizia è stata diffusa dal quotidiano online IbTimes. Il giornalista freelance Jim Stone, sostiene con convinzione che l'attacco all'ambasciata di Benghazi non sia mai avvenuto. Lo scrive sul suo blog. Il giornalista, si legge su IbTimes, "afferma la non esistenza di un'ambasciata Usa a Benghazi in quanto, secondo il sito ufficiale del Dipartimento di Stato Usa, l'unica ambasciata in Libia risulta essere quella di Tripoli".

L'ambasciata di Benghazi, quindi, non esisterebbe. La prova è anche su Google Maps, dove non è possibile individuare ambasciate americane a Benghazi. Anche su Wikipedia, la lista delle ambasciate Usa conferma la presenza dell'unica ambasciata a Tripoli. A Benghazi, secondo il giornalista, non esisterebbe neanche un consolato e nessun edificio diplomatico americano.

THERE IS NO U.S. EMBASSY, CONSULATE, OR ANY U.S. REPRESENTATION OF ANY SORT IN BENGHAZI LIBYA. EMBASSY KILLINGS NEVER HAPPENED.

Le foto che circolano in rete, e che ritrarrebbero l'edificio di Benghazi distrutto, sarebbero, secondo il giornalista, false. Nessuno ne può confermare la veridicità.

"Sarete preoccupati di ciò che potrà succedere in futuro. Questa menzogna è talmente ovvia che potremmo distruggere la credibilità di Cnn, Fox, Abc e quant'altro. Non perdiamo questa occasione." Queste le pesanti parole che il giornalista ha pubblicato sul suo blog.

Fonte: cadoinpiedi.it via finanzainchiaro.it

 

MONDO | 7 SETTEMBRE 2012

"Persone come Tabara Samba non meritano di vivere un solo giorno di più. Ha versato olio bollente nell’orecchio di suo marito. Ma quale Paese al mondo potrebbe accettare tutto questo?". Le dure parole sono del ministro dell’Interno e della Giustizia gambiano, Lamine Jobareth, in riferimento alla condanna a morte della donna senegalese, giustiziata tre giorni fa per aver ucciso il marito. Se un’esecuzione capitale in Gambia non dovesse sembrare una novità (sono infatti, come hanno più volte denunciato Amnesty e Nessuno tocchi Caino, moltissime le condanne a morte nel Paese), il caso di Tabara Samba è diventato internazionale a causa di quanto subito dalla donna immediatamente prima di essere uccisa con una iniezione letale. La condannata è stata infatti picchiata e violentata, il suo cadavere mutilato e fatto a pezzi.

Secondo quanto riferito da locali attivisti per i diritti umani, lo stesso presidente della nazione, Jahya Jammeh, avrebbe chiesto ai soldati di stuprarla, davanti ai funzionari di polizia, ad un magistrato e ad alcuni medici. Dopo che i condannati hanno subito la pena (insieme a lei sono state giustiziate altre 8 persone), i soldati (completamente ubriachi) hanno mutilato la donna, strappandole anche la lingua. Il suo cadavere è stato poi gettato in una fossa comune, negando quindi alla famiglia la richiesta di seppellirla in un cimitero.

Fonte: frontierenews.it


Africa » Gambia » Old Jeshwang | Friday, July 06, 2007

Tabara Samba, the woman currently standing trial for allegedly killing her husband Ebima Nyan, by pouring hot boiling oil on him while sleeping in Old Jeshwang, has finally secured the services of two female lawyers, namely Amie Joof-Conteh and Ms Farage.

When the case was called yesterday before Magistrate Pa Harry Jammeh of the Kanifing Magistrates’ court, Lawyer Amie Joof-Conteh announced her representation for the accused together with Ms Loupna Farage at no cost.

Mrs. Joof-Conteh then applied for the trial to start fresh despite the fact that evidence has already started. “In the interest of fair justice, I submit that the accused be given a fair trial and the matter to be dealt with expeditiously”, she said.

According to her, the charges against the accused are serious offences not withstanding the fact that she is innocent until proven guilty.

She informed the court that there are also two other female lawyers who will be representing the accused (Tabara) free of charge.

But the Police prosecutor, Chief Superintendant Burama Dibba in his response, urged the court to refuse the application for the trial to start afresh. According to him, this is because the same magistrate is still presiding over the case despite the fact that the accused has secured new lawyers. “For a lawyer to withdraw would not tantamount to amiscarriage of justice”, he said.

In view of the applications, Pa Harry Jammeh, the presiding magistrate, adjourned the trial to the July, 13th 2007 for ruling.

It could be recalled both Lawyer Momodou Musa Drammeh and Badou Conteh withdrew their representations for Tabara Samba some time ago.

Author: Written by Lamin Njie
Source: The Daily Observer Newspaper &
http://wow.gm (Gambia News Community - Have your say!)

 

... che l’industria è a terra e quindi cedibile a pochi soldi, che l’Italia è decotta ed è pronta per essere “venduta”, servita su un piatto d’argento, alle banche che Moody’s, Standard & Poors e gli altri compagni di merende reppresentano.

Pardon: ad essere “privatizzata”, come ci si dice dando ad intendere che il Cittadino, il “privato”, avrà la possibilità di comprare un’azienda che lo Stato non ha ben gestito.
Scordatevelo: nessuno di noi mortali potrà mai comprare nulla: ci sono già le multinazionali e il cartello bancario pronto a mangiare: fà parte del piano di “salvataggio” Monti!

Ricordate le Autostrade che invece di diventare nostre come promessoci negli anni ’70 (in Germania, Austria, e Slovenia paghi un ticket annuo autostradale equivalente alla tratta Udine-Roma) furono “privatizzate” e la testa di legno fu Benetton, appoggiato dalle Banche che ora ne son diventate proprietarie?…. Benetton serviva solo da facciata, per farci credere che un cittadino laborioso poteva aiutare il bilancio statale acquisendo beni statali (un po’ come Garibaldi che fu mandato coi suoi 1.000 a unificare l’Italia dando all’operazione un taglio popolare, mentre al largo c’era la flotta inglese di appoggio con i cannoni puntati verso terra) . E così le autostrade venivano vendute a un cittadino, uno dei nostri, uno che dava lavoro agli italiani, un virtuoso. Peccato che adesso le Autostrade sono delle banche. Grazie, Benetton. E così, alla fine della “Crisi” tutto sarà passato alle banche, che da serve son diventate padrone mettendo ai vertici del Governo i loro dipendenti. Tutto sarà delle Banche, e noi verremo pagati se Lorsignori vorranno allo stipendio che ci sarà concesso. Grazie. Ecco realizzato il piano di salvataggio dell’Italia.

E Moody’s dirige il concerto a suon di “ratings” che non fanno certo gli interessi delle nazioni né dell’economia, bensì delle Banche e della Borsa, entrambe sovrane di Stato e Cittadini servi. Poiché gli Stati, si sa, ormai la sovranità l’hanno persa, a parte gli Stati del Sud America, dove da quando hanno dato un calcio nel sedere al FMI stanno benissimo, ma nessuno ne parla. Noi invece rimaniamo schiavi delle banche, della borsa, del debito pubblico.

Debito Pubblico che corrisponde ai Titoli di Stato emessi come collaterale dalle Nazioni per attingere a quella liquidità – chiamiamola primaria – creata dalle Banche Centrali quali la Banca d’Italia, la Banca Centrale Europea etc, che come sappiamo a parte il nome sono dei club privati.

Dove finiscono tali collaterali? Nelle mani di chi possiede liquidità, e può permettersi di investirla in titoli a scadenza predeterminata, guadagnando in tal modo un soldo a basso rischio; l’unico rischio che può far saltare il facile guadagno è il default dello Stato che ha emesso i Titoli di Stato. Se nessuno comprasse più BOT e CCT – diversamente da quanto suggeriscono gli economisti prezzolati – questo gioco al massacro si interromperebbe prima di averci distrutti. Già, perché se la Deutsche Bank compra 100 miliardi di BOT italiani al 5%, quel 5% alla Deutsche Bank lo paghi tu che stai leggendo con le tasse, o le accise sulla benzina. E’ ladro chi ruba e chi tiene il sacco: in questo caso è ladro chi i Bot li ha creati (il legiferatore amico delle banche che ha creato il giochino a favore di chi avrebbe guadagnato), e tiene il sacco chi li affitta per 12 mesi. Va bene, per il 90% sono banche che comprano i BOT, ma in piccola percentuale anche tu, cittadino, che magari mi stai leggendo, e che paradossalmente stai pagando il 5% di utili sui tuoi BOT pagando la benzina 2€. E fin lì andrebbe bene, poiché incassi due e spendi 2 e vai alla pari, ma li stai facendo pagare anche al tuo vicino di casa, che invece i BOT non li possiede, per finanziare la liquidità nazionle che invece dovrebbe avere costo zero.

E invece di capire il meccanismo suicida del Debito Pubblico, se va bene discutiamo su come pagarlo, ‘sto misterioso debito, dimenticandoci che estinguerlo è MATEMATICAMENTE IMPOSSIBILE! Come fai a tornare 2.000 miliardi di prestito se per averli devi crearli, e per crearli devi chiedere in prestito altri 2.000 miliardi e per averlo devi creare il collaterale di 2.000 miliardi di BOT portando il Debito Pubblico a 4.000 miliardi?
Ah scusate, dimenticavo; l’alternativa è la privatizzazione. Ma anche se “privatizzassimo”, ovvero se svendessimo – beni nazionali, ad esempio l’Altare della Patria oppure tutta Roma storica a Unicredit o a Deutsche Bank accreditando, ovvero scrivendo a costo e rischio zero la cifra 1.970.000.000.000 € in “dare” nel conto bancario di Bankitalia, azzerando in tal modo il Debito Pubblico, saremmo si a zero, ma dovremmo ricreare NUOVO debito pubblico per ricreare i denari contanti che giornalmente ci servono.
Ma allora perché non svendere TUTTA l’Italia per saldare il Debito Pubblico e anticipare qualche soldino di credito per il futuro? Certamente Monti e i suoi padroni della Goldman Sachs sarebbero felici, i giornali loderebbero la manovra come risolutrice dei problemi presenti e futuri, e noi saremmo finalmente EUROSCHIAVI DEFINITIVI. E a Monti gli farebbero un bel monumento vicino a Garibaldi con su scritto “il salvatore della Patria e dell’Euro”.

Eh già, perché essendo TUTTO il denaro imprestato (ovvero creato dal nulla senza interessi dalle Banche), ed essendo tale denaro gravato da interessi (i cedolini dei Bot e CCT), ne abbiamo bisogno di sempre di più, anche se il PIL crolla, anche se non abbiamo gli utili per pagarne gli interessi. Anche perché quando i Titoli scadono, se non li rinnoviamo dobbiamo tornare capitale ed interessi, ed essendo TUTTO il denaro a prestito (vedi sopra), rimarremmo SENZA DENARO del tutto. Altro che Credit Crunch !! Rimarremmo a secco proprio !! Eh già, perché ogni volta che mendichiamo denaro alle banche centrali (= club privati), dobbiamo creare titoli di stato. Per poi tornare il capitale a scadenza con i relativi interessi, ovvero i cedolini. Ecco a cosa ha portato la cessione della sovranità monetaria: a un debito impagabile i cui interessi portano il bilanci statali sempre in negativo.

E se calcoliamo che la resa media dei Bot e CCT negli anni sia stata del 5%, su 2.000 miliardi fanno 100 miliardi di interessi annui (guarda caso, è l’aumento annuo del Debito Pubblico degli ultimi 5 anni), troviamo che dal dopoguerra ad oggi, il Debito Pubblico e circa la metà degli interessi pagati sui cedolini dei BOT e CCT !!!!! Quindi, se avessimo creato il nostro denaro da soli a costo zero, NON AVREMMO DEBITO PUBBLICO!! Anzi, avremmo un credito pubblico di 2000 miliardi, con cui spingere l’industria, pagare le pensioni, sostenere lo Stato sociale.
E invece no! E allora continuiamo a rinunciare alla Sovranità Monetaria, teniamoci il banchiere Monti che fa gli interessi delle banche sostenuto dai giornali-spazzatura che non vi dicono quello che sto scrivendo, e ci fanno festeggiare felici quando qualcuno compra i nostri BOT e CCT…. viva la borsa che vola, muoia lo Stato, muoia il Cittadimo, muoiano le PMI, viva le multinazionali che le tasse le pagano alle Cayman e si finanziano con soldi riciclati a valle, ma soprattutto riciclati a monte con il pre-riciclaggio dei BOT. Un pre-lavaggio, diremmo in gergo Dixan, e nella prima versione di Euroschiavi, che per fortuna Marco della Luna mi cancellò per evitare querele, scrissi “Ciampi lava più bianco”, alludendo all’immissione in circolo di denaro sporco derivato dall’attività fraudolenta del riciclaggio “a monte” dei BOT e CCT.
Truffa troppo evidente per essere vista? Pare di sì. Troppo consolidata per eliminarla per senpre? Spero di no.
Viva i Rating che modificano lo Spread, viva i conflitti di interesse, viva la borsa che ci guida. Ma guida dove?
Ma come si fa a prendere sul serio una borsa che oggi è a +5% e domani a -4,3%? Cos’è che è cambiato di così radicale nel mercato, da giustificare un delta di 9,3% in due giorni? Niente, sono solo speculazioni, che non rispecchiano l’economia. Finanza, fuffa, truffa, Bocconi, Monti, Goldman Sachs, Partiti politici conniventi, Senatori conniventi, Mafia, Giornali e televisioni pagate, giornalisti venduti o ciechi. Che schifo.

E il tutto accompagnato dal bordone di sottofondo che ci minaccia come un potere occulto, che ci insidia come un esattore delle tasse, che ci appesantisce come un obeso col colesterolo a 400, che ci fa sentire in colpa come il misterioso omnipresente peccato originale: Il DEBITO PUBBLICO.

Chi lo ha creato, lo abbiamo visto: i vari farabutti al potere che han firmato per noi i tradimenti di Maastricht e Lisbona (non li scrivo se no mi denunciano, ma andate a vedere chi ci rappresentava a qui tempi, magari c’è qualche senatore a vita). Ma ‘sto Debito Pubblico, chi lo alimenta?
Quelli che prendono in affitto i Titoli di Stato sperando in un’utile garantito anche se modesto, oppure in un’utile alto ma a rischio con l’acquisto dei BOT degli Stati in difficoltà (Grecia, Spagna, Italia etc) credono di fare una cosa corretta.
Ma acquistare un titolo che rende il 24%, ovvero estorcere in un anno 24 miliardi di interessi su 100 miliardi finanziati ad uno Stato in difficoltà, non è forse usura? I tassi sogli di usura per i finanziamenti sono intorno all’8%; qui siamo 3 volte sopra; quindi, di fatto siamo degli usurai. Esercitiamo quella che l’art 644 del Codice Penale definisce: Usura Oggettiva.
Inoltre, se la Grecia non piazza i suoi 100 miliardi di BOT, non ha liquidità per sopravvivere neanche un anno; e noi, ben sapendo che la buttata successiva dovrà essere di almeno 124 miliardi, glieli prestiamo lo stesso. Prestiamo quindi soldi a qualcuno che si trova in difficoltà e probabilmente fallirà prima di tornarceli, dandoci la possibilità poi di comprare per niente i suoi beni; esercitiamo quella che l’art 644 del Codice Penale definisce: Usura Soggettiva.
Inoltre, convinciamo i poveri Greci ad accettare di dover pagare il 24% di interessi poiché così dice il loro Premier, messo lì da un golpe finanziario come il nostro Monti dai complici del delitto che stiamo commettendo, e gli spieghiamo che o piazzano i BOT al 24,4%, o saltano. La legge difinisce tale illecito: Estorsione.
Inoltre, esercitiamo questi bei crimini in allegra compagnia di banche, giornali, Bocconi, Monti, Draghi, Bernake, Moody’s: la legge definisce tale illecito: Associazione a delinquere.
Insomma, se concorriamo alla distruzione dell’economia dello Stato di cui acquistiamo i Titoli di Stato, e invece di vantarci che siamo stati furbi, andremmo messi in galera.
Se così si facesse, si disincentiverebbe quella fattispecie criminale che spero fra 20 anni troverà posto solo nei libri di criminologia organizzata: il Debito Pubblico.

In un mondo dove la finanza prevale sull’economia (dovrebbe essere il contrario, o dovrebbero almeno essere due mondi separati), ci sono i furbetti che fanno gli interessi propri, danneggiando la Comunità. Il bello è che lo fanno con l’aria di quello che aiuta e devi dirgli anche grazie; in realtà vanno puniti applicando le stesse leggi che in casi meno plateali manderebbero in galera chiunque.

Svegliamoci dal torpore; l’unico modo di uscirne non schiavi è riappropriarci della sovranità monetaria dichiarando irredimibile, ovvero ricusandolo, il Debito Pubblico. O facendolo pagare a chi lo ha causato, ovvero le Banche, sequestrando i loro beni. Non è politica, è matematica.

Fonte: StampaLibera.com - Autore: Antonio Miclavez

 
By Admin (from 01/10/2012 @ 01:02:57, in it - Osservatorio Globale, read 3186 times)

Quando il delirio speculativo di Wall Street ha fatto credere agli improvvidi che il valore di Facebook ammontava a 15 milioni di dollari, nel 2008 Zuckerberg è diventato il miliardario “che si è fatto tutto da solo”, il più giovane della storia della “graduatoria” della rivista Forbes, con 1500 milioni di dollari.

A quel momento, il capitale di rischio investito dalla CIA sembrava avere ottenuto degli ottimi rendimenti, ma nel 2009 il “valore” di Facebook è andato ad aggiustarsi al suo valore reale e Zuckerberg è scomparso dalla graduatoria Forbes.

La bolla Facebook si è gonfiata quando William Gates, il titolare di Microsoft, vi acquisiva nell’ottobre 2007 una partecipazione dell’1.6%, per un ammontare di 240 milioni di dollari.

Questa operazione induceva a fare il ragionamento per cui, se l’1% di Facebook corrispondeva a 150 milioni di dollari, allora il valore del 100% doveva ammontare a 15 miliardi di dollari, ma il sotterfugio finiva per apparire nella sua piena luce.

La questione di fondo è che Facebook esiste grazie ad un investimento di capitali di rischio della CIA. Nel 2009, i grandi mezzi di comunicazione non si sono risparmiati nel produrre “propaganda informativa” per rendere omaggio a Zuckerberg come paradigma del giovane imprenditore di successo, ma la diffusione reiterata di questa “informazione” non è stata in grado di indurre la rivista Forbes a mantenerlo nella sua graduatoria, versione 2009. (1) Il bambino prodigio spariva dalla lista, malgrado l’intensa campagna propagandistica della CNN e della grande stampa mondiale, che riflettevano gli interessi di Wall Street. La lista Forbes corrisponde ad un Premio Oscar dei grandi affari e fa gonfiare o sgonfiare il valore delle azioni.

La CIA ha investito in Facebook molto prima che questa rete divenisse una delle reti sociali più popolari di Internet, questo secondo una inchiesta del giornalista britannico Tom Hodgkinson pubblicata nel

2008 nel giornale inglese The Guardian (3) e ripresa e commentata da qualche mezzo di comunicazione indipendente di lingua inglese, ma senza alcuna ripercussione nella grande stampa.

La propaganda corporativa ha trasformato il portale sociale Facebook in sinonimo di successo, di popolarità, e nel contempo di buoni affari. Facebook si presenta come un inoffensivo sito web di relazioni sociali, che facilità i rapporti interpersonali. La sua popolarità ha fatto prevedere che i suoi approssimativamente 70 milioni di utilizzatori potrebbero aumentare in un paio di anni a 200 milioni nel mondo intero, dato che nelle migliori settimane Facebook è arrivato a ricevere fino a due milioni di nuovi utilizzatori. Nel frattempo, Facebook non convince proprio tutti!

Critiche e detrattori

“Colui che non compare su Facebook non conta nulla o si colloca fuori del sistema”, affermano taluni. Al contrario, altri dichiarano che si tratta di uno strumento atto a costruirsi una nuova immagine senza contenuti, per darsi dell’importanza nel mega-supermercato che è diventato Internet, sostituto dei posti pubblici di anziana memoria. I più pragmatici sostengono che Facebook consiste solo in uno strumento per ritrovarsi fra vecchi compagni di infanzia o di gioventù, che si sono persi di vista fra i movimenti della vita.

I suoi difensori di sinistra ribadiscono invece che Facebook serve a promuovere le lotte contro la globalizzazione e a coordinare campagne contro attività come le riunioni del G8.

Il giornalista spagnolo Pascual Serrano ha descritto come Facebook sia stato utilizzato dal governo della Colombia per coordinare la giornata mondiale contro le FARC, che nel 2008 ha marcato lo scatenarsi dell’offensiva propagandista contro la guerriglia, che continua tutt’oggi.

Ed è molto evidente come Facebook sia stato utilizzato dalla CIA.

Per Walter Goobar, di MiradasAlSur.com, “si è trattato in realtà di un esperimento di manipolazione globale: [...] Facebook è uno strumento sofisticato finanziato dall’Ufficio Centrale d’Informazione, la CIA, che non solamente lo utilizza per il reclutamento di agenti e per la compilazione di informazioni in lungo e in largo attraverso tutto il pianeta, ma anche per allestire operazioni sotto copertura.”

A grandi linee, Facebook è uno strumento di comunicazione che consente di contattare e di archiviare indirizzi ed altri dati relativi a famigliari ed amici. Per istituzioni come il ministero di Sicurezza per la Patria, degli Stati Uniti, e, in generale, per l’insieme degli apparati di sicurezza dello Stato, consacratisi con pari entusiasmo al “nemico” interno come a quello esterno, dopo l’era Bush, Facebook è una miniera di informazioni sulle amicizie dei suoi utilizzatori.

Milioni di utenti offrono informazioni sulla loro identità, fotografie, e liste di oggetti di consumo da loro preferiti.

Un messaggio proveniente da un amico invita all’iscrizione e a partecipare a Facebook.

I dati personali, spesso catturati da ogni sorta di truffatori e clonatori di carte bancarie, vanno inoltre ad approdare nei dischi rigidi dei computers dei sistemi di sicurezza degli USA.

Il sistema Beacon di Facebook realizza degli elenchi di utenti e associati, includendovi anche coloro che non si sono mai iscritti o quelli che hanno disattivato la loro registrazione. Facebook si dimostra essere più pratico e rapido degli InfraGard (2), che corrispondono a 23.000 micro-comunità o “cellule” di piccoli commercianti-informatori organizzati dall’FBI al fine di conoscere i profili psico-politici della loro clientela.

Dopo il dicembre 2006, la CIA ha utilizzato Facebook per reclutare nuovi agenti.

Altre organizzazioni governative devono sottoporre il reclutamento e gli ingaggi a regole federali, ma la CIA ha acquisito una maggior libertà di azione che non ha avuto mai nemmeno sotto l’amministrazione Bush, perfino per torturare senza salvare nemmeno le apparenze.

La CIA ha dichiarato: “ Non è necessario ottenere un qualsivoglia permesso per poterci inserire in questa rete sociale.”

Capitale di rischio della CIA

Il giornalista britannico Tom Hodgkinson ha lanciato un ben motivato segnale di allarme rispetto alla proprietà della CIA su Facebook in un articolo ben documentato, “With friends like these…”, pubblicato nel giornale londinese The Guardian, il 14 gennaio 2008 (3).

Il giornalista ha sottolineato come dopo l’11 settembre 2001 l’entusiasmo per l’alta tecnologia si è assolutamente intensificato.

Entusiasmo che aveva già catturato gli apparati di sicurezza degli Stati Uniti, dopo che costoro avevano creato due anni innanzi il fondo di capitali “In-Q-Tel”, per far fronte ad opportunità di investimenti a rischio nelle alte tecnologie.

Secondo il giornalista Hodgkinson, i collegamenti di Facebook con la CIA passano attraverso Jim Breyer, uno dei tre associati chiave che nell’aprile 2005 ha investito in questa rete sociale 12,7 milioni di dollari, associato anche al fondo di capitali Accel Partners, membro dei consigli direttivi di giganti del calibro di Wal-Mart e Marvel Entertainment e per di più ex-presidente di National Venture Capital Association (NVCA), caratterizzata nell’investire su giovani talenti.

Hodgkinson ha scritto: “La più recente tornata di finanziamenti di Facebook è stata condotta da una compagnia finanziaria denominata Greylock Venture Capital, che vi ha impegnato 27,5 milioni di dollari.

Uno dei più importanti associati di Greylock si chiama Howard Cox, che è un altro ex-presidente di NVCA, che inoltre fa parte del consiglio direttivo di In-Q-Tel”.

“E In-Q-Tel, in cosa si configura?” si domanda Hodgkinson. “Bene, che lo crediate o no, (comunque lo potete verificare sul suo sito web) si tratta di un fondo di capitali a rischio della CIA. Creato nel 1999, la sua missione è quella di “individuare e di associarsi a società che sono intenzionate a sviluppare nuove tecnologie, per sostenere l’apporto di nuove soluzioni necessarie all’Ufficio Centrale d’Informazione CIA”.

La pagina web di In-Q-Tel (4) raccomandata da Hodgkinson è del tutto esplicita: “Nel 1998, il Direttore della Centrale di Intelligence (DCI) identificava la tecnologia come una prerogativa strategica superiore, direttamente connessa ai progressi della CIA nelle future tecnologie per migliorare le sue missioni di base, di compilazione e di analisi. I responsabili della Direzione di Scienza e Tecnologia hanno elaborato un piano radicale per creare una nuova struttura d’impresa con il compito di consentire un accresciuto accesso dell’Agenzia all’innovazione del settore privato.”

Anche aggiungendo ancora acqua non potremo avere più limpidità, conclude Hodgkinson. (Originale da: Noticias Censuradas XXIII: Facebook ¿es de la CIA? / Articolo originale pubblicato il 26.5.2009)

Note

(1) Rapporto Forbes 2009, a : http://www.forbes.com/lists/2009/10/billionaires-2009-richest-people_The-Worlds-Billionaires_CountryOfCitizen_18.html

(2) http://www.infragard.net/

(3) http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook

(4) http://www.iqt.org/about-iqt/history.html

Traduzione di: Curzio Bettio, membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguística.

Revisione testo/ editing: Jules Previ, giornalista freelance, traduttore news online presso agenzie stampa internazionale, collaboratore al progetto finanzainchiaro.it dal 2007.

Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

URL di questo articolo su Tlaxcala:
http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=9079&lg=it

ERNESTO CARMONA: Giornalista e scrittore cileno. Amministratore del Consiglio dei Giornalisti del Cile. Segretario esecutivo della Commissione d'Inchiesta sugli attenati contro giornalisti delle Federazione latinoamericana dei giornalisti (CIAP-FELAP). Autore di Los Dueños de Chile, Los Dueños de Venezuela, Chile Desclasificado, ¿Qué es el Anarquismo?, e di molti altri libri.

Più info:http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=5967#ixzz27i3RRVSE
 
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