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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Ranta era stato condannato per l’omicidio di un rabbino durante una rapina nel 1990, omicidio del quale lui si era sempre proclamato innocente.

Poche settimane fa, il principale testimone dell’accusa (un ragazzo tredicenne al momento dell’omicidio) ha deciso di “togliersi un peso dallo stomaco”, ed ha raccontato che la sua identificazione di Ranta era stata “guidata” dalla polizia: “Mi hanno detto di indicare quello con il naso più grande: ero troppo piccolo per capire cosa stesse succedendo”.

Gli agenti, apparentemente sospettavano di Ranta (al tempo disoccupato e drogato), pur non avendo prove, e avevano deciso che “doveva” essere lui il colpevole, anche sull’onda della reazione emotiva della comunità ebraica di Brooklyn che chiedeva una giustizia rapida, poiché la vittima, Chaskel Werzberger, era molto note ed amata nell’area.

Ma la gioia di Ranta per la riacquistata libertà è durata poco: solo poche ore dopo essere uscito di prigione, è stato colpito da un grave infarto: “Il trauma mai sopito di essere stato vittima di un errore giudiziario e le emozioni intense legate al suo rilascio hanno avuto un impatto profondo sulla sua salute”, racconta il suo avvocato.

Ranta è stato ricoverato in ospedale: i medici sperano di salvargli la vita, ma non sanno se riusciranno ad evitare conseguenze permanenti sulla salute dell’uomo.

Fonte: italian.irib.ir

 

Grazie al personale interessamento del nuovo presidente della Camera, Laura Boldrini, con l’approvazione in Senato di un emendamento ad una apposita proposta di legge (decreto sicurezza n. 733), si palesa il tentativo di mettere il bavaglio di fatto al web ed in particolare alla dissidenza politica contro il partito unico della finanza e dell’euro ed ai siti di controinformazione. La nuova legge infatti prevede l’intervento diretto del Ministero per oscurare i siti dove vengano commessi reati ideologici e lo stesso Ministero potrà chiedere che vengano collocati appositi filtri sui server, in caso di procedimento giudiziario operato dal magistrato contro gli autori di contenuti che vengono considerati oggetto di reato. Gli internet provider “disobbedienti” dovranno pagare una sanzione dai 50mila a 250mila euro.

Facile prevedere che dietro il pretesto dei “delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato…….” descritti nel provvedimento, si procederà contro tutti i siti di controinformazione ed i Blog non omologati al “pensiero unico” e politicamente corretto. Questo provvedimento è la classica misura adottata dai regimi oppressivi che negano la libertà di informazione ed è in palese violazione dell’art. 21 della Costituzione.

In sostanza il governo si arroga di un potere che in altri paesi è demandato alla magistratura, anche se si enuncia che, in questo caso, il ministero procederà «in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria». Il governo agirà «per decreto», incaricando la polizia postale di eseguire accertamenti e verifiche sui contenuti.

L’articolo 50-bis della proposta di legge, sembra che sia stato presentato in conseguenza delle segnalazioni causate dalla presenza su Facebook di gruppi in favore di mafia e stupro, come dichiarato dal proponente Giampiero D’Alia negli scorsi giorni. Il senatore si è immediatamente opposto all’adozione del ddl per altre ragioni politiche, sostenendo invece che l’emendamento concerne il «contrasto all’uso distorto e criminogeno di alcuni social network su internet».

Il sospetto più che fondato sta nel fatto che la nuova normativa sarà lo strumento che consentirà di oscurare i siti considerati scomodi prima ancora dell’accertamento fatto da parte dell’autorità giudiziaria.

In particolare, per quanto riguarda il decreto che dispone l’oscuramento, nella legge non viene menzionato l’obbligo di motivazione, che invece è sempre necessario per gli atti della magistratura, e coinvolge soggetti sostanzialmente estranei ai reati, gli Isp appunto. Oltre a tutto questo, introduce l’intervento del governo in un procedimento penale, sinora di competenza esclusiva della magistratura.

Questa nuova legge prevede di fatto l’intervento dell’autorità esecutiva (il Ministero) che deve procedere all’oscuramento dei siti dove viene contestato il reato ed il l coinvolgimento del provider di servizi che deve provvedere alla soluzione tecnica necessaria per assicurare l’oscuramento.

Tenendo conto di come attualmente si realizza l’oscuramento, riferito ai siti incriminati, viene realizzato tramite un filtro a livello di Dns. Si impedisce, cioè, all’utente finale di accedere al contenuto redirezionando l’indirizzo Ip pubblico dal server su cui è ospitato il contenuto ritenuto illegittimo a un altro server che avverte che la pagina è irraggiungibile.
Questa norma in realtà non tiene conto del fatto che risulta facilmente aggirabile utilizzando i Dns di provider non italiani e quindi non sogetti alla legislazione italiana e permettono facilmente di navigare e visualizzare ogni contenuto nonostante i filtri. La norma in realtà si presta ad essere di fatto inefficace Il provvedimento rischia anche di essere completamente inutile. I contenuti, soprattutto in questo momento storico, possono essere ripresi e integrati all’interno di più piattaforme dai diversi utenti che decidono di condividerli. Un testo (o un’immagine o un video), per esempio, può essere citato o ripreso integralmente da uno o più blog e da uno o più social network, con l’effetto pratico che il contenuto non si trova più solamente sul server di origine ma su diversi altri, spesso commerciali e pertanto non sotto il diretto controllo tecnico dell’utente.

Queste norme servono però a qualificare chi le propone, singoli o gruppi, come esponenti del partito della “censura” di lunga memoria che è sempre stato vigile ed attivo nella prima come nella seconda Repubblica.

Le opinioni sgradite al potere dominante fino ad oggi venivano emarginate ed a chi le esprimeva non veniva dato modo di essere in TV o sulle pagine dei giornali del sistema, al massimo poteva esprimersi attraverso un Blog su internet o nei commenti liberi sui “social network.”

Da ora in avanti, con l’approvazione di questa legge non sarà più così: inizia il “giro di vite” sulla dissidenza e sulle opinioni non “politicamente corrette”, ci sarà un giudice supremo che potrà suggerire quali sono i siti o i blog da far chiudere e quelli che avranno “graziosamente” la facoltà di rimanere aperti. Chi vorrà potrà adeguarsi , per chi non si adegua si preannunciano tempi difficili.

Fonte: stampalibera.com - Autore: Luciano Lago - fonti: giornalettismo.com & senato.it

 

Tutto è partito dal ricorso presentato da un 46enne originario di Palermo, condannato a 4 anni di reclusione e ad una multa di 20mila euro per essersi rifornito di quasi 4 kg di hashish. Il difensore dell’uomo ha sollevato in Cassazione la questione di legittimità costituzionale della norma sulla base del fatto che l’eliminazione della distinzione “e il rilevantissimo aumento delle pene edittali” per le condotte che riguardano le droghe leggere “non sarebbe conforme nè al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice, nè all’esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario”.

Dalla suprema corte, dunque, è partita l’ordinanza dove viene denunciata anche la presenza di “escamotage per fare approvare un’iniziativa legislativa del tutto nuova di fatto inemendabile, eludendo le regole ordinarie del procedimento legislativo”. In particolare, gli ermellini denunciano come “il vulnus al sistema di ripartizione delle competenze normative costituzionalmente configurato potrebbe derivare anche dal cosiddetto abuso della prassi, da tempo invalsa, con cui il governo presenta, nella prima lettura parlamentare dell’articolo unico del disegno di legge di conversione, un maxi emendamento innovativo rispetto al contenuto originario del decreto legge, al fine di sostituirne parzialmente o interamente il testo e sul quale sarà poi posta la questione di fiducia”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

 

Con questa motivazione la Terza sezione penale della Corte di Cassazione ha disposto l'invio degli atti alla Consulta perché valuti i dubbi di legittimità della legge sulla droga Fini-Giovanardi.

La decisione della Suprema Corte arriva in risposta ad un ricorso presentato da un 46enne originario di Palermo, condannato a 4 anni di reclusione e ad una multa di 20 mila euro per essersi rifornito di quasi 4 kg di hashish. Il difensore ha sollevato in Cassazione la questione di legittimità costituzionale della norma sulla base del fatto che l'eliminazione della distinzione "e il rilevantissimo aumento delle pene edittali" per le condotte che riguardano le droghe leggere "non sarebbe conforme né al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice, né all'esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario". I giudici della Terza sezione penale, ritenendo fondate le questioni sollevate, ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale.

I dubbi della Cassazione riguardano però anche il percorso che portò all'approvazione della Giovanardi-Fini e in particolare la possibile violazione dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, che regola i decreti legge e le leggi di conversione: le norme in questione, infatti, vennero inserite nella legge di conversione con un maxiemendamento al dl 272/2005, inerente "misure urgenti dirette a garantire la sicurezza e il finanziamento per le Olimpiadi invernali di Torino, la funzionalità dell'amministrazione dell'interno e il recupero di tossicodipendenti recidivi".

Per la Suprema Corte, dunque, la questione di legittimità della norma che "parifica ai fini sanzionatori" droghe pesanti e leggere - elevando così le pene (prima comprese tra 2 e 6 anni) per chi spaccia hashish prevedendo la reclusione da 6 a 20 anni con una multa compresa tra 26mila a 260mila euro, riguarda, in via principale, "il profilo dell'estraneità delle nuove norme inserite nella legge di conversione all'oggetto, alle finalità e alla 'ratio' dell'originale contenuto del decreto legge". In via subordinata, la Cassazione chiede che, "qualora le nuove norme siano ritenute non del tutto estranee al contenuto e alla finalità della decretazione d'urgenza" venga valutato il profilo della "evidente carenza del presupposto del caso straordinario di necessità ed urgenza" relativo ai decreti legge. "Appare non manifestamente infondato - si legge nella sentenza n.25554 depositata - ritenere che l'introduzione delle nuove norme abbia travalicato i limiti della potestà emendativa del Parlamento tracciati dalle pronunce della Corte Costituzionale".

Fonte: repubblica.it

 

Anche a Gesu‘ piaceva la cannabis. Un’affermazione di questo tipo potrebbe scandalizzare qualcuno e fare gridare alla blasfemia qualcun altro se non fosse il risultato di uno studio britannico. A stabilire che il Messia faceva regolare uso di marijuana è stato il ricercatore Chris Bennett. Le sue analisi sono poi state pubblicate già anni addietro da varie testate, come la rivista High Times o il quotidiano The Guardian.

L’ingrediente “magico” presente negli olii delle unzioni praticate da Gesu’ conteneva un ingrediente chiamato kaneh-bosem che da allora è stato identificato più semplicemente come estratto di cannabis.

Tutto lo studio realizzato da Chris Bennett pubblicato in un articolo dal titolo “Gesù era uno sballato?” su High Times, arriva alla conclusione che l’olio di cannabis era usato quotidianamente da Gesu’ e dai suoi discepoli, e che addirittura perfino l’incenso usato durante le abituali cerimonie conteneva un estratto di cannabis.

La vicenda avrebbe anche un chiaro riscontro storico: secondo il professore di Mitologia Classica alla Boston University, Carl Ruck, questo fatto è del tutto verosimile. Ruck ha infatti affermato: “Ci possono essere pochi dubbi sull’effettivo ruolo della cannabis nella religione giudaica“, perchè era prassi comune fare uso di marijuana, all’epoca. Il professore di Boston ha poi aggiunto: “Ovviamente la facile disponibilità e la lunga tradizione di utilizzo della cannabis nel giudaismo antico le ritroviamo inevitabilmente anche nella cultura dei primi cristiani“.

Le guarigioni miracolose di Gesu’ quindi potrebbero essere state il risultato delle proprietà medicamentose della marijuana, che sotto forma di olio veniva anche assorbita massicciamente proprio attraverso la pelle.

Concludendo, Bennet ci fa riflettere: “Se la cannabis è uno degli ingredienti principali di questi oli, la ricezione di questo olio è ciò che ha reso Gesù il Cristo, e i cristiani suoi seguaci, e oggi perseguitare coloro che fanno uso di cannabis potrebbe essere considerato anticristiano”.

Fonte: qnm.it

 

“La Siria sta pagando un prezzo altissimo per una partita che serve a stabilire nuovi equilibri mondiali e in Italia la verità non viene detta, viene raccontata un’altra realtà”. E’ quanto afferma Mimmo Srour, siriano, ingegnere, ex assessore della Regione Abruzzo e della Provincia dell’Aquila, ex sindaco di Sant’Eusanio Forconese, comune in provincia de L’Aquila.
Srour è nato a Nakib, in Siria, dove è rimasto fino al momento di intraprendere gli studi universitari. Il suo vero nome è Mahmoud ma tutti lo chiamano “Mimmo” fin da quando venne in Italia, nel 1969, per laurearsi in Ingegneria presso l’Università dell’Aquila, città dove ha deciso di restare mettendo sù famiglia.

Mimmo Srour conosce bene la Siria e anche in questi momenti così delicati e complessi continua ad essere in contatto costante con persone, che ricoprono vari incarichi, che vivono in Siria. L’aspetto che mette in evidenza e che non riesce ad accettare riguarda l’informazione di parte che viene portata avanti in Occidente. “Un po’ di tempo fa alcuni giornalisti italiani, di giornali anche blasonati, sono andati in Siria – afferma – e una volta tornati nessun giornale gli ha dato la possibilità di scrivere e raccontare quello che avevano visto. E’ stato imposto il silenzio su quanto sta accadendo in Siria”.

Secondo lei cosa sta accadendo in Siria?

Io sono convinto che tutto è già stato scritto da parecchio tempo. Chi è attento a quello che succede in Siria, queste cose le ha sentite e lette tempo fa, da tanto si parla di Grande Medio Oriente, di disordine creativo. Hanno promesso queste cose a tutto il bacino del Mediterraneo. Vi sono in atto nuovi equilibri mondiali, in cui la Russia aspira ad un ruolo diverso rispetto a quello che ha assunto negli ultimi anni, dopo il crollo del muro di Berlino e dell’Unione sovietica. Dietro la Russia sembra che ci sia la Cina, ma anche Brasile, India e Sudafrica, cioè i cinque Paesi che compongono il BRICS. Credo che la Siria stia pagando questo prezzo e per questo si sta combattendo una guerra. Il Times ha scritto che quelli che combattono in Siria in realtà sono tutti mercenari, combattono dietro un compenso pagato dai Paesi del Golfo. E’ vero che in Siria ci sono dei problemi, tra cui la corruzione, però questo non c’entra niente con quanto sta accadendo, i Paesi del Golfo hanno voluto approfittare della situazione difficile per arrivare ad un loro obiettivo. Basta guardare la carta geografica e leggere cosa sta succedendo in questi giorni in Pakistan, in Afghanistan dove sappiamo chi c’è, in Iran, in Iraq e in Siria che diventa la porta verso il Mediterraneo. Il “cambio del regime” in Siria è una parola d’ordine e solo le parole d’ordine si rispettano in questo modo: con il silenzio. Nessuno dice, nemmeno per dovere dell’informazione, cosa fa una parte e cosa sta facendo l’altra. Si stanno verificando atti di puro terrorismo, come l’attentato che è successo a Damasco. Non capisco perché se il ministro della Difesa e il viceministro sono colpevoli allora li portiamo a processo, altrimenti li uccidiamo con le bombe. Oggi in Siria non si può viaggiare da una città all’altra perché c’è il rischio di essere sequestrati e in base alla carta d’identità pure uccisi. Ci sono delinquenti di professione che hanno costituito le loro bande, fermano e uccidono.

Da un lato c’è la Russia e dall’altro lato chi c’è?

C’è l’Arabia Saudita, il Qatar, tutti i Paesi del Golfo, e la Turchia, Paesi che pagano. Poi c’è l’America e tutto l’Occidente tra cui l’Inghilterra, la Francia, che sta cercando di riacquistare un ruolo da protagonista ma sta facendo solo danni, che forniscono armi, strumenti, attrezzature, tecnologie. Tutti abbiamo l’obbligo, il dovere di difendere la laicità della Siria, la tolleranza della Siria. In Siria il 40% della popolazione sono minoranze: Sunniti, Sciiti, Alawiti, Drusi, Cristiani Ortodossi, Cristiani di rito Orientale e Occidentale e si trovano ben quattro etnie diverse: arabi, curdi, armeni e drusi. Convivono insieme 19 confessioni religiose, questo era un modello che andava salvato e salvaguardato. Non è possibile giustificare quanto sta accadendo solo perché non fa comodo avere Assad, perché bisogna dare vita al grande Medio Oriente. Una donna in minigonna fino a qualche tempo fa poteva andare alle 3 di notte in una qualunque via di Damasco da sola e non le sarebbe successo niente. Nel giro di 18 mesi siamo arrivati che nessuno può uscire da casa.

Lei ha contatti con persone che si trovano in Siria?

Ho contatti continuamente e la gente è terrorizzata, impaurita, la gente non capisce perché questo odio contro il popolo siriano, la gente non riesce a comprenderlo. Addirittura noi che difendiamo le minoranze, in Siria abbiamo abbandonato anche i cristiani. Bisogna ricordare a tutti che il cristianesimo è nato in Siria seicento anni prima dell’Islam. La Siria non è un paese qualsiasi, ha una storia alle spalle. Ha dato alla Chiesa cattolica quattro Papi, ha dato imperatori all’Impero Romano. Io dico che quanto sta accadendo non è comprensibile. Dove sta la primavera di cui parlano tutti? Questo è un “inverno gelido”, non una “primavera”. Dove sta in Libia, in Egitto? La primavera consiste nel consegnare la sponda Sud del Mediterraneo all’Islam politico e in alcune occasioni integralista? Significa che non abbiamo capito nulla. Io ho dedicato la vita per il dialogo nel bacino del Mediterraneo, per creare non una frontiera, ma un ponte di dialogo e invece stiamo lavorando per consegnare, malgrado la volontà popolare, la Siria alle monarchie assolute. In Arabia Saudita una donna non può uscire di casa da sola, deve essere accompagnata da un uomo, non può guidare la macchina, non c’è un Parlamento, non si vota nemmeno per un condominio. Nel Qatar la stessa cosa. Possono essere protagonisti di una “primavera democratica” questi Paesi che sono monarchie assolute? A chi vogliono farlo credere.

Tempo fa è stato detto che l’Emiro del Qatar vuole diventare il leader di un grande movimento islamico del Medio Oriente....

Appunto e noi dobbiamo aspettare un po’ di tempo per vedere cosa succederà. Adesso c’è questo baratto, ma poi vedrete cosa succederà. Certo che la Siria deve essere cambiata, tutto quello che vogliamo, ma non è questa la strada, non si può perseguire la strada libanese dove uno uccide l’altro, dove si uccide il vicino di casa con il quale prima erano stati condivisi momenti belli. Non capisco nemmeno questo silenzio che è stato imposto, non si dice cosa sta accadendo in Siria, questa Europa che non vale più niente, è un’Europa che ha dimenticato il suo passato, lo sta barattando.

Assad è stato sempre descritto come una persona diversa dal padre, molto più aperto. Qual è il suo commento?

Ma a chi vogliono far credere che questo ragazzo sia un dittatore. La Siria è un paese che ha una Costituzione e un Parlamento da almeno 60 anni. Assad è uno che accompagna i figli a scuola, ha studiato all’estero, è un oculista, e in fondo non voleva neanche fare questo mestiere, si è trovato al posto del padre probabilmente a causa della morte del fratello. Veramente è incredibile quello che avviene e come sta accadendo, tutto quello che sta accadendo in Siria è stato progettato e scritto anni fa dai neoconservatori americani e adesso Obama lo sta mettendo in atto, credevamo che lui era diverso e invece non lo è per niente. Se è vero che l’obiettivo sono le riforme, ci sarà un modo per far sedere tutti attorno a un tavolo e discutere del futuro della Siria. E’ necessario mettere le bombe? Le infrastrutture in Siria sono state demolite, stanno riducendo il Paese all’età della pietra. Le ferrovie non esistono più, tutti i ponti ferroviari sono stati fatti saltare. Le centrali elettriche sono state distrutte e metà paese è stato ridotto al buio. Distrutti anche gli oleodotti, c’è una carenza di gas e le famiglie non possono cucinare e in inverno non potranno riscaldarsi. Ma perché tutto questo? A cosa serve, se non a distruggere un paese.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Il problema non è Assad. Se per un motivo qualsiasi Assad venisse messo fuori, la Siria si divide, gli alawiti e i cristiani della costa vanno per conto loro, i drusi della zona confinante con la Giordania se ne vanno da soli, i curdi andranno da soli. Sarà guerra civile vera. Noi oggi dobbiamo sperare nel buon senso di qualcuno, che è l’Occidente da una parte e la Russia dall’altra, che rinuncino ai loro progetti e lascino stare il popolo siriano a discutere del suo futuro. Solo con il dialogo e non con le armi si può risolvere tutto. La Russia vuole la sua base a Tartus, vuole ostacolare questo grande Medio Oriente perché nella parte sud della Russia ritorna la cintura di ferro e la Russia non accetterà mai questo. Già non digerisce la stazioni radar in Turchia e in Polonia. Sapendo tutto questo perché devono portarci verso una guerra. E’ una pazzia quello che sta avvenendo. L’unica cosa che possiamo fare è di costringere il regime e gli oppositori, che sono tanti e a cui è difficile dare una identità, a ragionare del futuro della Siria. La Siria è un paese di tolleranza e noi non possiamo buttarlo nella guerra civile come si sta facendo.
Sul sito Siriatruth che è un sito dell’opposizione, un’opposizione diversa dalle altre, laica, c’è scritto che chi ha messo la bomba nel quartier generale della Sicurezza Nazionale siriana è il segretario del presidente Assad, che non ha niente a che fare con l’opposizione ma è un uomo dei servizi segreti americani. E dopo l’attentato si è rifugiato nella casa dell’ambasciatore americano a Damasco. Questa è una notizia che arriva dall’opposizione. Ma è possibile che se uno Stato o un governo non ci piace noi lo buttiamo giù, ma non democraticamente. Se tutti fossero stati sinceri allora dovevano far votare il popolo siriano, sotto controllo internazionale, e si vedeva cosa voleva questo popolo. Se il popolo non votava per Assad, allora lo si mandava via. Nessuno ha scritto la notizia che Assad ha anche cambiato l’articolo 8 della costituzione così come gli era stato chiesto, nessuno ha detto niente. Ultimamente in Siria sono nati 20 partiti nuovi anche di opposizione ma nessuno lo dice, perché l’obiettivo sono gli equilibri internazionali e la Siria fa parte di questo scacchiere, in nome di una “primavera” che non c’è stata.

Cosa pensa del Piano di pace di Kofi Annan?

Si è capito subito che questo Piano non poteva avere un seguito, perché quando la Lega Araba, e sappiamo chi è oggi la Lega Araba, ha mandato i suoi osservatori questi hanno scritto qualcosa di diverso rispetto a quello che avrebbero voluto leggere questi monarchi arabi e cosa è successo: gli osservatori sono stati mandati a casa. Kofi Annan è più tosto e si sta muovendo meglio, in quanto sta coinvolgendo la Russia in modo più forte, certamente non è detto che ci riuscirà ma prima di mettere da parte il Piano passerà un po’ di tempo.

Pensa che ci sarà un intervento militare?

Questo lo vogliono fare già da molto tempo, l’unica cosa che lo impedisce è la forza missilistica siriana, in quanto la Siria si prepara da sempre, e questo è un altro male, ad un’altra guerra con Israele. Di conseguenza la Siria ha un esercito organizzato, è un Paese che non si può paragonare alla Libia. Inoltre la preoccupazione dei Paesi occidentali è quella di giustificare con l’opinione pubblica l’invio dei soldati in Siria. L’opinione pubblica non sopporta i troppi morti come è successo in Iraq, allora solo per questa paura stanno cercando di indebolire l’esercito siriano e poi fanno l’attacco. Non hanno fatto l’attacco tempo fa perché in Siria c’è un esercito organizzato e certamente sanno che ci vuole del tempo per indebolire e rendere meno reattivo l’esercito siriano. In Iraq i Paesi occidentali hanno fatto una guerra in base ad una bugia e chi ha mai chiesto conto su tutto questo, sono morti un milione di iracheni e nessuno si è preoccupato, tanto sono iracheni e possono morire. In Libia sono morte 40 mila persone e nessuno ha detto niente.

Cosa dovrebbe fare il governo italiano?

Il governo italiano non è in grado di fare nulla, ogni tanto gli dicono di fare qualche dichiarazione perché in tutta questa vicenda c’è il gioco delle parti.

Qual è la sua speranza?

Spero che il popolo, non il governo, italiano non rimanga inerme di fronte a tutto questo, ma pretenda di conoscere la verità e di sentire tutte e due le campane e non una sola, di far passare notizie per potersi formare un’opinione. Per farsi un’opinione bisogna leggere tutto e non solo una parte. L’attentato a Damasco è stato riportato come un atto eroico e mi sta bene che lo dicono, però devono dire anche il resto, non solo una parte. Abbiamo il diritto come popolo italiano di formarci un’opinione, l’informazione non può essere a senso unico. E’ impossibile che la televisiva siriana in arabo “Addounia”, laica, viene oscurata in Europa, parlo di una Tv libera, e invece trasmettono decine e decine di stazioni televisive salafite, che notte e giorno incitano alla morte, all’assassinio. E’ possibile questo in una Europa che ha conosciuto l’Illuminismo? Eppure avviene, avviene nel XXI secolo. Il colonialismo del XIX e XX secolo era molto moderato, più dolce, rispetto a quanto sta accadendo oggi.

Fonte: notiziarionline.com

 

Paesi lasciati soli nel 2011 senza una Banca Centrale di proprietà della famiglia Rothschild sono: Sudan del Nord, Siria, Cuba, Corea del Nord ed Iran.

Dopo le proteste ed istigazioni con le rivolte nei Paesi arabi, i Rothschild hanno la strada spianata per stabilire anche là delle banche centrali, e sbarazzarsi di quei leader con forte carisma verso i loro popoli.

Proprio questi Paesi, se ci fate caso, vengono fatti passare dai media come gli ultimi stati "cattivi" che i "buoni" americani devono distruggere per fondare la democrazia e la libertà. Basta fare qualche ricerca per capire facilmente che gli Stati Uniti sono lo stato più autoritario presente al momento.

 

L’Ungheria sta facendo la storia.

Mai più dagli anni ’30 con il caso della Germania un paese europeo aveva osato sfuggire alle grinfie dei cartelli bancari internazionali controllati dai Rothschilds. Questa è una notizia stupenda che dovrebbe incoraggiare i patrioti nazionalisti del mondo intero ad intensificare la lotta per la libertà dalla dittatura finanziaria.

Già nel 2011 il primo ministro ungherese,  Viktor Orbán promise di ristabilire la giustizia sui predecessori socialisti che avevano venduto il popolo della nazione alla schiavità di un debito infinito con i vincoli del FMI (IMF) e lo stato terrorista d’Israele. Queste amministrazioni precedenti erano infiltrate da israeliani nelle alte cariche, in mezzo al furore delle masse che alla fine, in reazione, hanno votato il partito  Fidesz di Orban.

Secondo una relazione sui siti germanofoni  del “National Journal”, Orbán si è accinto a scalzare gli usurai dal trono. Il popolare e nazionalista primo ministro ha detto all’FMI che l’Ungheria non vuole né richiede “assistenza” ulteriore dal delegato della Federal Reserve di proprietà dei Rothschild. Gli ungheresi non saranno più costretti a pagare esosi interessi a banche centrali private e irresponsabili.

Anzi, il governo ungherese ha assunto la sovranità sulla sua moneta e adesso emana moneta senza debito e tanta quanto ne ha bisogno. I risultati sono stati nientemeno che eccezionali. L’economia nazionale, che vacillava per via di un pesante debito, ha ricuperato rapidamente e con strumenti inediti dalla Germania nazionalsocialista.

Il ministro per l’Economia ungherese ha annunciato che grazie a “una politica di bilancio disciplinato” ha ripagato il 12 agosto 2013 il saldo dei 2,2 bilioni di debito all’FMI, prima della scadenza ufficiale del marzo 2014. Orbàn ha dichiarato: “L’Ungheria gode della fiducia degli investitori” che non vuol dire né l’FMI né la Fed o altri tentacoli dell’impero finanziario dei Rothschild. Piuttosto si riferiva agli investitori che producono in Ungheria per gli ungheresi, creando crescita economica vera, e non già la “crescita di carta” dei pirati plutocratici, bensì quel tipo di produzione che assume realmente le persone e ne migliora la vita.

Con l’Ungheria libera dalla gabbia della servitù agli schiavisti del debito non c’è da meravigliarsi che il presidente della banca centrale ungherese gestita dal governo per il bene pubblico e non per l’arricchimento privato abbia chiesto all’FMI di chiudere i battenti da uno dei paesi più antichi d’Europa. Inoltre, il procuratore generale, ripetendo le gesta dell’Islanda, ha accusato i tre precedenti primi ministri del debito criminale in cui hanno precipitato la nazione.

L’unico passo che rimane da fare per distruggere completamente il potere dei bancksters in Ungheria, è di attuare un sistema di baratto per lo scambio con l’estero come esisteva in Germania con i nazional socialisti e come esiste oggi in Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, i cosiddetti  BRICS, una coalizione economica internazionale. E se gli USA seguissero la guida dell’Ungheria, gli americani potrebbero liberarsi dalla tirannia degli usurai e sperare in un ritorno a una pacifica prosperità.

Autore: Ronald L. Ray, autore freelance che risiede nel libero stato del Kansas, discendente di vari patriotti della Guerra americana di indipendenza. - Traduzione a cura di N. Forcheri - Fonte: sapereeundovere.it

 

La città di Rovigno, in Croazia, è balzata di recente alle cronache per essere diventata ufficialmente un 'paradiso swinger e gay'. I naturisti e gli scambisti si davano appuntamento in sordina già da tempo, ma solo da pochi giorni una società russa ha deciso di investire in Internet e di lanciarla tra gli amanti degli scambi di coppia. La spiaggia si trova per la precisione tra il Colle di Monsena e la zona protetta di Punta Cristo e la cosa sta già facendo discutere.

La località più famosa per gli scambi di coppia però resta sempre Cap d'Agde, nel Sud della Francia. E' una normale meta turistica di mare, dove chiunque può trascorrere le proprie vacanze, ma ospita uno dei più grandi villaggi naturisti d'Europa, frequentati tranquillamente anche da famiglie con bambini che hanno fatto del nudismo uno stile di vita. Il villaggio è completmanete recintato e inaccessibile dall'esterno all'occhio indiscreto dei curiosi. Tuttavia all'interno del villaggio pare ci sia una zona della spiaggia frequentata da chi pratica scambi di coppia. Persone che continuano, alla luce del sole, le pratiche svolte in un particolare hotel con tanto di piscina e discoteca dove, secondo quanto documentato dal programma Tv Le Iene, sembra succeda di tutto.

In rete si trovano rumor anche a proposito di una spiaggia in Italia dove si praticherebbe lo scambio di coppia. Si tratta di Campomarino Lido, in provincia di Campobasso. Una spiaggia bellissima coperta di dune di sabbia naturali, dalla quale si può ammirare lo spettacolo delle Isole Tremiti. Se qualcuno avesse voglia di andare a verificare...

Fonte: virgilio.it

 

La storia del nudismo risale a settant’anni fa. I vestiti sono un‘invenzione relativamente nuova nella nostra storia e secondo gli archeologi, iniziammo a coprirci, quando iniziammo ad emigrare a zone più fredde, circa 40.000 anni fa. Addirittura le Olimpiadi originarie (istituite nel 776 a.C.) erano eventi nudisti. Gli atleti potevano così muoversi più facilmente. Apparentemente quello che si sapeva nell’antica Grecia è stato poi dimenticato: girare nudi è una vera e propria celebrazione del corpo ed è una sensazione bellissima, almeno quando splende il sole e fa caldo.

Malaga, famosa per godere di uno dei migliori climi europei, conta con varie spiagge dove potrete pendere il sole, nuotare, dormire, chiacchierare con il vostro vicino di ombrellone o leggere, nudi come un angioletto. Ecco un breve elenco delle migliori spiagge nudiste che ci sono…

A soli dieci minuti dal centro di Malaga, troverai la spiaggia Guadalmar, l’unica spiaggia naturista autorizzata della città che conta con un ambiente familiare e un lungo litorale sabbioso. Vieni a passare il pomeriggio in relax per poi goderti una squisita cena in città.

Se vuoi passare un po’ di tempo in un ambiente ancora più naturale, vi consigliamo la Cala del Pino, un vero gioiello nei pressi di Nerja. Questa spiaggia nascosta tra alte scogliere conta con un mare limpidissimo.
C’è poi la famosa Playa de Almayate, una spiaggia semi-urbana a Torre del Mar, a Vélez-Málaga. Qui il nudismo è di consuetudine la spiaggia è frequentata da vari tipi di persone. Proseguendo per la costa troverai molte altre spiagge, come la spiaggia nudista di Arroyo Vaquero a Estepona las Yucas, Benalmádena; Cabo Pino, a Marbella e quella d’Almayate a Torre del Mar. Vale la pena esplorare un po’ la zona per trovare il tuo proprio paradiso. Per riposarti, affitta appartamenti a Malaga, togliti le scarpe (e tutto il resto) e goditi le bellissime spiagge nudiste della Costa del Sol.

Fonte: whattovisitinmalaga.com

WIE VAN DE DRIE

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Now Colorado is one love, I'm already packing suitcases;)
14/01/2018 @ 16:07:36
By Napasechnik
Nice read, I just passed this onto a friend who was doing some research on that. And he just bought me lunch since I found it for him smile So let me rephrase that Thank you for lunch! Whenever you ha...
21/11/2016 @ 09:41:39
By Anonimo
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21/11/2016 @ 09:40:41
By Anonimo


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