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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Dave Schuit, un apicoltore di Elmwood ha perso 600 alveari. Egli punta il dito contro gli insetticidi noti come neonicotinoidi, che sono prodotti dalla Bayer CropScience Inc. Questo è avvenuto anche dopo un recente rapporto pubblicato dalla Associazione Apicoltori Britannici (BBKA), che ha riportato la più grande perdita di api mai registrata. L’Unione europea ha fatto un passo in avanti, dopo aver bandito diversi pesticidi che sono stati collegati alla morte di milioni di api. 
 
La moria di api è avvenuta dopo la semina del mais. I pesticidi neonicotinoidi sono usati per rivestire i semi di mais con seminatrici pneumatiche. Ciò provoca il diffondersi della polvere del pesticida soffiato quando avviene la semina. La morte di milioni di impollinatori è stata studiata dalla Purdue University. Hanno scoperto che le api hanno mostrato sintomi neurotossici. Hanno analizzato api morte e hanno scoperto che le tracce di thiamethoxam/clothiandin erano presenti in ogni singolo caso. L’unica fonte principale di questi composti sono i trattamenti delle sementi di colture di campo.


Le morie di api sono in aumento esponenziale. Un team internazionale di scienziati guidati dll’ Università di Utrecht dell’Olanda ha concluso che “su larga scala l’uso del prophylaxic in agricoltura, la sua elevata persistenza nel suolo e nell’acqua, il suo assorbimento da parte delle piante e la diffusione attraverso i pollini, mette a rischio la vita degli insetti impollinatori”.

E’ necessaria un’immediata inversione di marcia. Api ed insetti indispensabili per il loro prezioso lavoro di impollinatori continuano a morire e con loro muore anche la natura intera che si rigenera e riproduce anche grazie al loro lavoro.

Questo è solo l’ultimo episodio, purtroppo ci sono tanti, troppi precedenti, Inoltre le sostanze chimiche utilizzate in agricoltura non sono nocive solo per gli insetti e le api ma anche e sopratutto per gli esseri umani.

Fonte: laviadiuscita.net
 

Anzi, tutto ciò che accade nelle nostre vite e anche nel mondo intero è il risultato della frenesia dei nostri pensieri, anche  quelli inconsci. Infatti la malattia, il successo, la felicità e anche la ricchezza sono legati al nostro modo di pensare. Le persone che pensano da vittime, attireranno nelle loro vite sempre un tiranno che confermerà quello che sono. Per smettere di essere una vittima o un tiranno bisogna cambiare i programmi della propria mente, ossia i contenuti abituali dei propri pensieri, e immetterne degli altri, anche con l’aiuto di affermazioni. Per esempio, se mi sento non particolarmente fortunata per la mia situazione economica, affinché un po’ di abbondanza arrivi nella mia vita, devo eliminare dalla mia mente tutti quei pensieri di mancanza, sfortuna, invidia e convincermi che anch’io posso ricevere tutto ciò di cui ho bisogno.Allo stesso modo, se ci sono delle situazioni spiacevoli nella mia vita, devo osservare il mio modo di pensare rispetto a queste faccende. Facciamo un esempio: se non ricevo quello che mi spetta nella spartizione di un eredità, mi dovrei chiedere perché ho attirato ciò nella mia vita. In effetti o sono una persona portata a rubare, e quindi ricevo quello che solitamente faccio, oppure la mia convinzione è che tutti sono dei disonesti e che io vengo sempre derubata. Immancabilmente con pensieri del genere attiro queste realtà nella mia vita. In questo caso il pensiero adeguato dovrebbe essere “io ho sempre ricevuto dalla vita e dagli altri quello che è mio e anche di più”. Dobbiamo togliere l’attenzione dal nostro vecchio modo di pensare. Quello che sto scrivendo è dimostrato in molti libri, ma esiste anche un metodo semplicissimo per sperimentarlo personalmente. Basta osservare i propri pensieri e il loro effetto nella vita quotidiana per qualche giorno.

Il potere del cambiamento

Non nascondo di provare un certo disagio per i contenuti di alcuni dei miei pensieri che non pensavo di avere. Però questo mi da l’opportunità di capire dove sono sintonizzata, e mi da nello stesso tempo anche il potere di cambiare. In effetti ho potuto sperimentare sulla mia pelle che quello che giudico negli altri, col tempo lo divento, e quello che non sopporto in certe persone è un mio riflesso o un mio modo distorto di vedere il mondo. Inoltre accade che vicende passate riaffiorano alla mia mente con la stessa intensità, se non maggiore, di quando le vivevo e mi causano le stesse emozioni e disagi del passato. Però essendo consapevole, invece di lasciarmi trascinare in una disputa virtuale che non ha nulla da invidiare a un duello occhio per occhio, decido di interrompere la triste rappresentazione e riempio la mia mente di brevi frasi come “sono calma, sono tranquilla”. Dopo qualche secondo le immagini nocive scompaiono. Poi quando ho un po’ di tempo disponibile mi riporto indietro a quella vicenda passata e ne osservo i particolari, e così mi rendo conto che, anche se sul piano reale essa è conclusa, nella mia coscienza resta ancora una ferita profonda non ancora rimarginata, per la scarsa voglia di perdonare i malcapitati coinvolti.

Controllare e dirigere i pensieri

Un’altra possibilità è quella di osservare queste vicende passate senza partecipare emotivamente e lasciare che si dissolvano, ma per questa scelta occorre più forza di volontà. Questi dialoghi solitari riempiono di emozioni il corpo. Accade così che avvenimenti passati, continuano ancora nel presente a disturbarmi, a rendermi infelice, arrabbiata e vittima. Fate attenzione che emozioni del genere, protratte per lungo tempo, possono causare malattie anche piuttosto  gravi (vedi La vera causa delle malattie, Il Consapevole, numero 9, pag 52). Quando sono consapevole dei miei pensieri e riesco a controllarli secondo la mia volontà, mi accorgo di gestire meglio la mia vita, di sentirmi in forma, gioiosa e sicura. È quindi nostro interesse esercitare un attento controllo sui nostri pensieri e dirigerli secondo le nostre intenzioni. Comprendere che da essi dipendono una buona salute, buoni affari, equilibrio.

Fonte: viviconsapevole.it - Autore: Ivana Iovino

 

A pubblicare le ultime parole dello psichiatra americano Leon Eisenberg è il settimanale tedesco Der Spiegel.

“Da sempre si sa che la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd) è un'operazione di disease-mongering (strategia di marketing farmaceutico), un'invenzione di patologie inesistenti per vendere più farmaci”. Questo il commento del portavoce dell'associazione 'Giu' le mani dai bambini’, Luca Poma.  Molti addetti ai lavori hanno "piena consapevolezza del fatto che molte forme di disagio infantile vengano classificate come Adhd. Ciò detto- prosegue Poma- non significa che non esistano bambini con problemi che debbano essere presi in carico". Secondo Pome, tuttavia, la questione va incentrata su un altro punto: “Quale deve essere il ruolo degli adulti? Noi dobbiamo chiederci che tipo di risposta dare a questi problemi. Prendere la scorciatoia offerta dallo psicofarmaco, che solo in apparenza risolve i problemi, oppure indagare sui motivi veri e profondi che si celano dietro i disagi di questi minori?”.

A tal proposito il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani onlus ricorda che la Commissione consultiva nazionale svizzera sull’etica biomedica (NEK, Presidente: Otfried Höffe) ha aspramente commentato l'uso del Ritalin, il farmaco per l’ADHD, nel suo scritto del 22 novembre 2011 intitolato “Il miglioramento dell’uomo mediante agenti farmacologici”, in cui afferma che il consumo di agenti farmacologici altera il comportamento del bambino senza alcun contributo da parte sua. Si ottiene, pertanto una interferenza nella libertà e nei diritti del bambino perché gli agenti farmacologici inducono cambiamenti comportamentali, ma non arrivano ad educare il bambino su come realizzare questi cambiamenti in modo autonomo. Il bambino viene così privato dell'essenziale esperienza di apprendimento su come agire autonomamente, con conseguente notevole limitazione della sua libertà e alterazione del proprio sviluppo della personalità.

Eppure l'uso di farmaci per l’ADHD in Germania è aumentato in soli diciotto anni da 34 kg (nel 1993) a un record di non meno di 1760 kg (nel 2011) – che è un aumento di 51 volte tanto nelle vendite! Negli Stati Uniti un ragazzo di dieci anni su 10 già assume un farmaco per l’ADHD su una base quotidiana. E la tendenza sembra destinata a crescere.

“Il compito di psicologi, educatori e medici – scrive il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani onlus - non è quello di mettere i bambini sotto farmaci solo perché l'intera società non può gestire i prodotti delle teorie sbagliate di qualcuno, dandoli così in pasto alle società farmaceutiche. Ritorniamo piuttosto al principio di base che è quello di far acquisire al bambino responsabilità personale sotto una guida esperta – come la famiglia e la scuola: In questi campi, il bambino dovrebbe essere in grado di crescere, anche mentalmente”.

Secondo Luca Poma dell'associazione 'Giu' le mani dai bambini’ la soluzione per Poma non è "vietare la vendita dei farmaci come il Ritalin, perchè su internet si possono comprare. Si tratterebbe di un divieto formale e non sostanziale. Abbiamo bisogno di fare una battaglia culturale e di informazione, ricordando che non si risolvono i problemi della psiche ingoiando una pillola".

Fonte: informasalus.it

 

Tutto è studiato per attirare la nostra attenzione e indurci a scelte commerciali spesso con inganni od omissioni. 

Quindi la necessità di approfondire la tematica "stile di vita" come elemento sempre più importante nella prevenzione e nell'affiancamento della terapia è ormai un dovere per ogni medico e paziente attento alla salute. 

Sempre più spesso accedono al mio ambulatorio persone che sviluppano patologie che dipendono da uno scorretto stile di vita. La domanda è sempre la stessa "ma dottore perché mi è successo…ho sempre vissuto così e non è mai successo nulla!" Ed io ad usare la solita metafora del bicchiere che goccia dopo goccia impiega molto tempo a riempirsi ma poi trabocca. 

Inoltre gli stimoli che inducono una risposta alla domanda iniziale sono l'interesse per la terra, l'amore per la natura, l'attenzione per l'ecologia, per la coltivazione biologica, e, per un atavico richiamo dei nostri geni, che si esprime in tante persone, per esempio, curando un piccolo orto. 
Così nel tempo si sono accumulate sulla scrivania notizie sempre più inquietanti, che al di là di un allarmismo forse eccessivo, meritavano una attenta disamina. 

"Nel 2030 stop carne per tutti" titolava un articolo che dimostrava come presto non ci sarà più terra a disposizione per far crescere il nutrimento per gli animali da allevamento, un altro sottolineava il problema della scarsa qualità delle proteine animali sulle nostre tavole. I polli si nutrono con scarti di pesce e i pesci d'allevamento crescono grazie agli scarti dei polli cosicchè il risultato dopo molte generazioni è che il gusto di queste carni sono molto simili e di scarsa qualità nutritiva. Di fronte alle 24.000 persone che ogni giorno muoiono per fame (18.000 sono bambini al di sotto di 5 anni di età) i 22 kg di cereali per produrre 1 kg di carne da mettere sulle nostre tavole, il cosiddetto rapporto di conversione, colpisce troppo. Come l'enorme quantità di scarti di macellazione (il 60%!!). Le nostre bistecche e i nostri hamburger stanno costando troppo care ad una parte dell'umanità e non da nessuna possibilità di futuro ai nostri figli in termini di sostenibilità globale.

Per non parlare dell' acqua, il grande tema sempre più di attualità, che a noi, gente di montagna, tocca poco da vicino ma che ha delle derive mondiali inquietanti per il prossimo futuro. Il recente rapporto The Word's Water sostiene che il 90% delle malattie nel mondo dipendono da mancanza di igiene da mancanza di acqua e che circa 1,4 milioni di bambini muoiono ogni anno per mancanza di acqua potabile.  

Ebbene, con questa carenza evidente di acqua, la parte ricca, obesa, e trasudante colesterolo e trigliceridi del mondo ne impiega una quantità abnorme (dai 15000 ai 70000 litri) per allevare un solo kg di carne di manzo da cuocere sul barbecue. 
Questa parte dell'umanità paga questo squilibrio con una salute sempre più cagionevole. Con lo stesso cinismo con cui le case farmaceutiche costruiscono patologie per vendere farmaci (disease mongering) le grandi industrie alimentari sono sotto accusa per l'uso sconsiderato di zuccheri, sali e grassi con cui imbottiscono il cibo che troviamo sugli scaffali dei supermercati. Questa critica ha un razionale: le malattie che questa alimentazione induce sono tante: obesità, stitichezza, diabete, ipertensione, osteoporosi, ipertrofia prostatica, aterosclerosi, infarti, demenza senile, tumori (intestino, mammelle e prostata). Molti importanti studi lo hanno confermato da China Study, Epic e altri vari studi dell'Istituto Tumori di Milano in collaborazioni con strutture europee. Vien quasi da pensare che si siano messe d'accordo: la prima fa ammalare, l'altra propone la terapia! 

L’omeopatia ha sempre affrontato il tema della prevenzione e della corretta igiene di vita nelle terapie di patologie acute e croniche. Il suo teorizzatore Samuel Hahnemann indica nel suo testo fondamentale dell’omeopatia “Organon dell’arte del guarire” il corretto comportamento del paziente affetto da patologia cronica per permettere alla terapia di agire nel migliore dei modi. 
Questo avveniva cento anni prima della istituzione della branca medica di Igiene e medicina preventiva, e in epoca premicrobiologica: i batteri non erano ancora stati scoperti. 

Oltre ad eliminare caffè, tè e tutte le tisane e gli infusi con proprietà medicamentose, sconsiglia l’uso di alcoolici come birra, liquori con sostanze aromatiche ( i nostri aperitivi, cocktails) e il vino che non sia abbondantemente annacquato. Sconsiglia l’uso di profumi forti dalle colonie ai fiori troppo profumati tenuti in casa. Nell’alimentazione del malato cronico in terapia sono da evitare, secondo Hahnemann, tutti i legumi con azione medicamentosa come gli asparagi, il sedano, il prezzemolo, il dragoncello, l’aglio e la cipolla, i formaggi fermentati, le carni di maiale, di anatra o di oca, la carne di vitello troppo giovane, le carni sotto aceto o fortemente speziate. Mette in guardia sull’eccesso di sale e zucchero nella dieta, sconsiglia di stare in ambiente troppo caldi, di fare una vita troppo sedentaria al chiuso ma consiglia esercizio fisico all’aria aperta come passeggiate quotidiane e piccoli lavori manuali. Invita ad una attenta pulizia del fisico e ad una tutela da emozioni troppo forti come collere, dolori e umiliazioni. 

Ora vediamo come duecento anni dopo la medicina abbia confermato gran parte delle indicazioni di Hahnemann. 
L’attività fisica aiuta a prevenire infarti, ictus, diabete, obesità, cancro, morbo di Alzheimer, depressione e rafforza la memoria allontanando il rischio di morte prematura. 

Tutto ciò senza effetti collaterali. Non c'e' organo del corpo umano che non ne tragga beneficio. Questo è ciò che emerge da vari test e lavori scientifici. Tra i tanti l’iniziativa “Exercise is medicine” patrocinato dall’American College of sports medicine di Indianapolis negli USA ha studiato le differenti risposte tra chi seguiva le indicazioni delle linee guida del Governo Statunitense (2h e 30m settimanali di attività aerobica moderata come camminare veloce, il ballo di sala e il giardinaggio o 1h e 15m di attività più intensa come ciclismo corsa nuoto) e chi no. 

I risultati furono che una dose settimanale di esercizio moderato riduce del 40% i rischi di morte per infarto, lo stesso risultato che si ottiene assumendo le statine. L'esercizio stimola la circolazione, elimina i depositi di grasso dalle pareti dei vasi sanguigni e dilata i vasi più piccoli. L'attività fisica altera la struttura dei trigliceridi nel flusso sanguigno permettendo agli enzimi di eliminarli prima che possano provocare danni. Ma ciò che sorprese di più fu registrare che la moderata quantità di esercizio fisico riduce del 58% le probabilità di contrarre il diabete tipo 2: una capacità doppia rispetto alla metformina il più diffuso tra i farmaci contro il diabete (Italia 3 milioni di diabetici con aumento incidenza) e che riduce del 50% rischio tumore mammella donne e del 60% il tumore dell'intestino. 

Un altro studio pubblicato sul British Medical Journal dal Karolinska Institutet di Stoccolma ha evidenziato che i fattori che allontanano la vecchiaia sono una vita sociale intensa, hobby, lavori casalinghi e il volontariato. 

Un enorme studio condotto dal Brigham and Women's Hospital di Boston e di Harward in cui risultati sono stati pubblicati su Plos Medicine ha arruolato ben 650 mila persone con almeno 40 anni seguite per un lasso di tempo fino a 40 anni. 
Ne è emerso che un individuo attivo che cammina poco più di un ora al giorno, anche se leggermente sovrappeso, vive in media 3,1 anni in più rispetto ad un magro sedentario. 

La differenza sale a 7,2 anni tra un sportivo magro e uno ozioso obeso. 
Il ruolo benefico dell’attività fisica è tanto grande da eguagliare quasi quello negativo del fumo. 
Il 1 novembre 2012 è uscito sul Giornale dell'American Heart Association l’ultimo tra le decine di studi che indicano come camminare, pedalare, nuotare o andare in palestra mantengano il cervello ben irrorato di sangue prevenendo la degenerazione cellulare e allontanando il rischio di ammalarsi di demenza del 40%. 

E per finire la ciliegina sulla torta: è stata recentemente pubblicata su Journal of Aging Research 2013 la scoperta dall’Università della British Columbia di una specifica proteina che viene prodotta grazie al jogging e che va a rafforzare i nostri neuroni agevolando la creazione di nuove cellule cerebrali, la BDNF Brain-derived neurotrophic factor. 

Questo a conferma del monito che l’autorevole rivista Lancet lanciava nel luglio 2012 sostenendo che nessun rimedio, a parte non fumare, fa bene alla salute quanto l'attività fisica, ricordando che la sedentarietà uccide 5 milioni di persone all'anno in tutto il mondo, quante ne uccide il fumo. 

Eppure, nonostante questi dati, ad oggi ancora troppo pochi medici considerano la mancanza di esercizio una malattia vera e propria. 
E per concludere affrontiamo il tema alimentazione che se in Italia è preoccupante con 4 italiani su 10 in sovrappeso e l’11% di obesi, negli USA è drammatico con il 75% di popolazione in sovrappeso e il 27% obesa. 

Il già citato THE CHINA STUDY di Colin e Thomas Campbell, che il New York Times ha definito lo studio che può essere considerato il Grad Prix dell’epidemiologia, descrive un’indagine monumentale sulla dieta e sui tassi di mortalità per cancro in più di 2400 contee cinesi e il tentativo altrettanto monumentale di esplorarne il significato e le implicazioni per l’alimentazione. E’ stato definito il più importante libro sull’alimentazione e la salute pubblicato negli ultimi settantacinque anni. La sua scientificità è stata definita indiscutibile ed è stato sostenuto che andrebbe preso a modello per tutti i programmi nutrizionali insegnati alle università.  

Il progetto ha prodotto più di 8 mila associazioni statisticamente significative fra i vari fattori dietetici e le malattie. 
I risultati e le scoperte sono stati che le diete a basso contenuto di proteine inibivano la formazione del cancro. Gli autori hanno sostenuto che di fatto le proteine alimentari si sono rivelate così potenti nei loro effetti da permettere loro di attivare e bloccare la crescita del cancro semplicemente modificandone il livello di assunzione. Ma non tutte le proteine hanno quell'effetto secondo gli autori: la caseina (87% delle proteine del latte vaccino) favorisce tutti gli stati del processo tumorale 
Le proteine sane sono invece quelle vegetali comprese quelle del frumento e della soia. 

In questi studi i soggetti che si nutrivano prevalentemente di cibi di origine animale erano quelli che si ammalavano delle patologie più croniche, mentre le persone che mangiavano le maggiori quantità di cibi vegetali erano le più sane e tendevano ad evitare le malattie croniche. 
Pertanto la dieta si è ripetutamente dimostrata in grado di far retrocedere e\o prevenire malattie come varie forme di cancro, malattie autoimmuni, malattie delle ossa e dei reni, i disturbi visivi e cerebrali in età avanzata e favorire la salute ottimale. 

Colin Campbell sarà in videoconferenza il 12 maggio 2013 ad un simposio dal titolo “La prevenzione inizia mangiando: in tavola contro diabete, tumori e cardiopatie” che si terrà a San Secondo di Pinerolo e a cui parteciperanno molti relatori medici di diverse specialità ( www.be4eat.com). 

Anche l’Istituto Tumori di Milano con lo studio Epic ha dimostrato che una alimentazione ricca di calorie, zuccheri, grassi, proteine animali favorisce obesità, stitichezza, diabete, ipertensione, osteoporosi, ipertrofia prostatica, aterosclerosi, infarti, demenza senile, tumori (intestino, mammelle e prostata). 

Le conclusioni di tutti questi studi ci portano a ripensare completamente al nostro sistema alimentare. Infatti si organizzano conferenze e si stampano libri con questo obiettivo: per esempio la conferenza “Il potere del cibo: viaggio guidato alla scoperta delle antiche tradizioni e delle nuove tendenze alimentari” organizzato dalla rivista L’altra medicina e altre associazioni che si svolgerà a Milano il 18 maggio e che vedrà la partecipazione del Prof Franco Berrino, oppure il libro "Superfoods. Il cibo è la medicina del futuro" di Matt Traverso edito da Salus Infirmorum. 

Un altro problema alimentare è l’eccesso di zuccheri che sta riversandosi sulle nostre tavole con la complicità delle aziende alimentari che, soprattutto negli USA, hanno negli anni abituato il cittadino medio ad abusare della quantità quotidiana soprattutto di bevande zuccherate che hanno un potere calorico mascherato. Pensate che 1 bicchiere di 250 ml della Cola Cola contiene 27 gr di zuccheri equivalente di 6 cucchiai di zucchero che corrispondono a metà del fabbisogno quotidiano di zucchero. Recentemente ho visto in Italia pubblicità che millantano generosità da parte delle case produttrici nell’aumentare la dimensione delle bottiglie senza cambiarne il prezzo. Ma negli USA i consumatori e le istituzioni hanno intrapreso una battaglie contro le aziende per obbligarle a ridurre le dimensioni delle confezioni al fine di prevenire l’obesità. 

E per chi avesse ancora dei dubbi o non fosse convinto degli studi fatti è stato pubblicato di recenti un lavoro sull’autorevole British Medical Journal sugli effetti della grave crisi che ha colpito l’isola di Cuba dopo la caduta dell’Unione Sovietica e la fine degli aiuti da Mosca. Dal 1990 al 1995 con cibo scarso e con poca benzina i cubani cambiarono drasticamente regime di vita mangiando di meno, muovendosi di più a piedi e coltivando i campi con maggior sforzo fisico per carenza di macchinari funzionanti. Il risultato fu che in media persero 5,5 chilogrammi senza arrivare in genere al deperimento. Gli effetti sulla salute? Conseguenze positive sulla mortalità dell’isola: dopo 5 anni dall’inizio della “dieta” la mortalità per diabete iniziò a calare sensibilmente e per 6 anni rimase basso, ma nelle morti per infarti ed eventi cardiovascolari ci fu il vero crollo verticale che rimase basso fino a che il tenore di vita rimase tale. Quando il tenore di vita è ricominciato a salire con auto e fastfood ecco che gradualmente sono riapparse tutte le percentuali di mortalità tipiche del mondo industrializzato. 

Ergo, se vogliamo campare di più e meglio le regole le hanno già scritte nel 1997 il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) e l'Istituto Americano per la Ricerca sul Cancro (AICR) nelle Raccomandazioni per uno stile nutrizionale che favorisca la prevenzione del cancro e di altre malattie croniche.   
Scorriamo i loro consigli: 
1. Scegliere prevalentemente alimenti di origine vegetale, con un'ampia varietà di verdura e di frutta, di legumi e di alimenti amidacei non (o poco) raffinati. 
2. Mantenere un peso forma e non aumentare troppo di peso nel corso dell'età adulta (non più di 5 Kg). 
3. Mantenersi fisicamente attivi per tutta la vita. 
4. Mangiare almeno 5 porzioni al giorno (pari a 600/800g) di verdura o di frutta, nel corso di tutto l'anno, approfittando della varietà che offrono tutte le stagioni. 
5. Basare l'alimentazione quotidiana su cereali e legumi. Preferire prodotti che non abbiano subito importanti trattamenti industriali. Evitare invece il più possibile farine (00) e zuccheri raffinati. 
6. Le bevande alcoliche sono sconsigliate. Per chi ne fa uso abituale si raccomanda di non superare 2 bicchieri al giorno per gli uomini e 1 per le donne. L'uso abituale di carne rossa è sconsigliato. In ogni caso non superare 70 gr al giorno. È preferibile consumare pesce e, qualche volta, carni bianche o carni di animali selvatici. 
8. Limitare il consumo di grassi, soprattutto di quelli di origine animale. Vanno bene, invece, piccole quantità di oli vegetali.
9. Evitare il consumo di cibi conservati sotto sale e limitare l'uso di sale per cucinare e per condire. Privilegiare invece le erbe aromatiche. 
10. Certi additivi alimentari possono essere pericolosi, così come i residui di diserbanti e insetticidi. 
11. Evitare il consumo abituale di carni o pesci cotti ad elevate temperature, alla griglia o affumicati. (ammine aromatiche cancerogene) 
12. Per chi segue queste raccomandazioni ogni integratore alimentare o supplemento vitaminico è inutile. 
13. Comunque non fumare. 

Dunque come dice il ben noto proverbio italiano: Uomo avvisato mezzo salvato! 
Buona vita!

Fonte: informasalus.it - via lastampa.it - Autore: Alberto Magnetti

 

La pubblicità ci bombarda continuamente proponendoci carni pregiate e varie qualità di polli e insaccati di ogni tipo.
Ma ti fa davvero bene?

Probabilmente starai pensando: “Certo che mi fa bene, mi fornisce così tanta energia!”.

In realtà non è proprio così: il corpo come prima cosa brucia i carboidrati, poi i grassi e quindi arriva alle proteine.
Anzi, ricorda che l'eccesso di proteine produce nitrogeno, che tende a causare l'affaticamento.
Inoltre la carne è praticamente priva di quelli elementi che ci permettono di poter avere una corretta digestione: le fibre!
Un fattore da non trascurare è che la carne è un alimento molto difficile da digerire.

Questo perché contiene una bassa percentuale di acqua e, poiché va consumata previa cottura, il prezioso liquido finisce per evaporare completamente.

Detto questo devi anche sapere che il nostro stomaco ha difficoltà a scomporla.

Per questo motivo impiega circa dieci-dodici ore ad attraversare completamente il nostro intestino.

Forse adesso starai pensando: “hai ragione la carne è troppo pesante e troppo difficile da digerire, forse è meglio mangiare pollo”.

Ti faccio riflettere un pochino...

La procedura necessaria per farti arrivare il pollo dalla fattoria fino al tuo piatto è una sequenza incredibile di orrori e di occasioni per avvelenarti (e di conseguenza farti accumulare pancia, grasso e cellulite).
I polli sono infatti soggetti a numerosi livelli di contaminazione, prima di essere forzati ad uscire dalle loro affollatissime gabbie, messi dentro serbatoi bollenti e quindi passati sotto le macchine che li spennano.

Alla fine di questo terribile processo, i corpi degli animali vengono sommersi in un serbatoio di raffreddamento che si riempie di una cosiddetta “zuppa di feci”, in pratica una enorme piscina di scorie e batteri.

Le barbarie dell'allevamento intensivo

Ma ti invito ulteriormente a riflettere...
Se la qualità della tua salute non è un argomento abbastanza forte per resistere alla tentazione di mangiare carne di pollo, sappi che ci sono una quantità enorme di motivi per scoraggiarti.

A partire dal modo in cui i polli vengono abbattuti.
Lo sapevi che i polli sono costretti a vivere in spazi piccolissimi, le così dette gabbie in batteria, dove dividono il pochissimo spazio con almeno altri tre uccelli in modo che non abbiano la possibilità né di stare in piedi né tanto meno di sbattere le ali?

Sapevi anche che gli viene strappato il becco senza alcuna anestesia per evitare che si facciano male a vicenda, visto che sono costretti a vivere in condizioni di estrema prigionia e cattiveria?

Sapevi che i moderni metodi di allevamento utilizzano ormoni e luci artificiali al punto che le ossa dei polli perdono letteralmente consistenza e le zampe si spezzano?
Se però mangiare carne ti piace, è bene che tu sappia cosa crea il gusto e la consistenza di pollo e manzo.
Il sapore viene dall'acido urico, vale a dire l'urina dell'animale.

L'acido urico è altamente tossico e causa disturbi artritici.
La consistenza masticabile, invece, deriva dalla putrefazione.
Quando un animale muore, i germi putrefatti, i germi del colon, invadono tutte le cellule della carne.
Sono proprio i germi putrefatti a rendere tenera la carne.
Te lo dico giusto per farti sapere che, per quanto mi riguarda non credo che la carne sia un'ottima alleata nella qualità della tua vita e nell'aiutarti ad eliminare scorie e vivere in salute.

Non mangiare carne fa bene all'ambiente

Inoltre, se rinunci a mangiare carne, oltre far bene alla tua salute farai bene anche alla natura proprio perché un alimentazione a base di carne animale mette in pericolo molte risorse ambientali.
Ecco cosa succede se non mangi carne:

-    Risparmi incredibili quantità di acqua
-    Eviti l’impoverimento del suolo
-    Eviti la distruzione della foresta tropicale
-    Eviti la produzione di anidride carbonica
-    Riduci la quantità di gas metano prodotto
-    Aiuti a preservare le specie in pericolo di estinzione

Pensa che un solo hamburger importato dall’America Latina richiede per essere prodotto 12 mq di foresta tropicale e la distruzione di ben 320 kg di materia vivente, tra cui 20-30 specie diverse di piante.
Adesso ti starai facendo questa domanda: “Ma come faccio ad assumere proteine se mi sconsigli di mangiare carne in questo metodo?”
Devi sapere che le verdure di colore verde scuro sono una fonte RICCA di proteine.
Per esempio, un’ alimentazione ricca di spinaci, broccoli e cavoli soddisfa in modo sano e adeguato il tuo bisogno di proteine.
Ma non è tutto...

Le virtù dell'erba di grano

La conosci la bevanda magica? L'ERBA DI GRANO

Oltre alla clorofilla (ti ricordo che la clorofilla trasporta l'ossigeno e riduce l'accumulo e l'aggregazione di sostanze cancerogene nel DNA del fegato e degli altri organi) l'erba di grano fornisce al nostro corpo i seguenti nutrienti:

VITAMINE: e precisamente:
Vitamina A (Aiuta le ossa in crescita, la vista e la riproduzione);
Vitamina B (Sostiene lo sviluppo del corpo e del cervello, le ghiandole adrenaliniche, l'apparato nervoso e quello digerente);
Vitamina C (Contribuisce allo sviluppo di pelle sana, denti, gengive, occhi, muscoli e giunture);
Vitamina E (Aiuta il cuore e l'apparato riproduttivo).

MINERALI: dei 102 minerali presenti nel terreno, ben 92 sono assorbiti e presenti nell'erba di grano, tra cui:
Calcio (Forma ossa e denti forti, regola il cuore ed aiuta a mantenere l'equilibrio del PH del sangue);
Ferro (Favorisce la formazione dei globuli rossi ed il trasporto dell'ossigeno verso le cellule);
Sodio (Aiuta la digestione, l'eliminazione e la regolazione dei liquidi nel corpo);
Potassio (Mantiene in equilibrio il corpo, il tono muscolare e
la compattezza dell'epidermide);
Magnesio (Aiuta la funzione muscolare e l'eliminazione).

AMINOACIDI: l'erba di grano contiene ben 17 aminoacidi, inclusi tutti gli 8 essenziali (che compongono le proteine del corpo). Si tratta di 8 aminoacidi che il corpo da solo non è in grado di riprodurre e deve quindi sintetizzare dagli alimenti che noi assumiamo.

ENZIMI: L'erba di grano contiene moltissimi enzimi, coadiuvando il corpo nella produzione di enzimi naturali.

L'erba di grano stimola la peristalsi e supporta il buon funzionamento della tiroide.

Come si può assumere l'erba di grano?

È bene iniziare bevendone da una a due once al giorno (1 oncia = 28,35 gr). Con il tempo, puoi aumentare il numero di once, fino a quattro al giorno. Il segreto è bere comunque in piccole quantità durante il corso della giornata.
Altra cosa importante è assumere l'erba di grano a stomaco vuoto: almeno un’ora prima di mangiare e comunque due ore dopo aver mangiato.
Il succo di erba di grano dovrebbe essere spremuto fresco e se vuoi, puoi aggiungere una piccola quantità d'acqua perché il sapore concentrato è molto forte.
La maggior parte delle persone beve l'erba di grano da sola, ma è possibile miscelarlo con altri succhi vegetali quali sedano, prezzemolo, carota ecc...
Dopo aver letto le scomode verità sulla carne sicuramente ti starai facendo queste due domande che adesso andiamo ad analizzare insieme nello specifico.

Per una alimentazione sana devo assumere proteine animali?

ASSOLUTAMENTE FALSO. Spesso colleghiamo l’idea di proteine esclusivamente alla carne, ma devi sapere che i vegetariani riescono a coprire il proprio fabbisogno proteico giornaliero con un’alimentazione sana e su base vegetale. Inoltre, le proteine vegetali sono capaci di sintetizzare in modo più lento e durevole i nuovi tessuti proteici.

Ho bisogno delle proteine per sprigionare energia?

FALSO. Il corpo come prima cosa brucia gli zuccheri, poi i carboidrati e quindi arriva alle proteine.

Vivi con amore e vivi con passione!

Fonte: scienzaeconoscenza.it - Autore: Raffaello Zizzo

Nato a Taranto, nel 1975, Raffaello Zizzo è Formatore: Allenatore Mentale e Personal Trainer.

Un TOTAL WELLNESS COACH, esperto di Psicologia del Cambiamento, Dimagrimento e allenamenti Personalizzati e di PNL (Programmazione Neuro Linguistica – una Neuroscienza oggi all’avanguardia nel campo del Miglioramento Personale). Dopo una laurea in Educazione Fisica, ha conseguito 4 Master di specializzazione in Comunicazione, Vendita & Sales Management, Psicologia Motivazionale del Successo e Massaggio Sportivo ed Estetico.

Ha approfondito negli anni le tematiche che riguardano l'interazione tra mente & corpo, mettendo a punto modelli strategici e tattici capaci di condurre alle massime prestazioni ed al successo fisico e mentale.

Esperto in psicologia della leadership, di sport e benessere e del miglioramento personale – professionale, è allenatore di nomi illustri in Italia.

La sua qualità principale è saper creare strategie su misura e di comprovata efficacia, capaci di produrre in breve tempo cambiamenti duraturi e potenti.

Ad oggi circa 43.000 le persone che sono riuscite a dimagrire per sempre grazie al suo "segretissimo e personalizzato" metodo di lavoro.

Autore motivazionale, ha pubblicato: Il segreto che sveglia il gigante che è dentro di te

Contattalo su writeyourdestiny.it

 

Come possiamo imporre regole certe al mercato quando, lo stesso, per definizione, è l’atto costitutivo dell’illegalità e del profitto ad ogni costo e con ogni mezzo?

Come possiamo appellarci alla politica quando, la stessa, che avrebbe il compito e l’onere di ridurre le disparità fra le classi sociali, diversamente le acuisce?

Come possiamo credere in un Sistema, che guarda al risparmio dei cittadini e all’applicazione delle regole civili come ad una calamità?

Come possiamo sperare nell’intervento misericordioso della Chiesa cattolica che, proprio in virtù dei principi fondanti idi equità, giustizia e libertà, caratterizza la sua vocazione e missione, quando la stessa, spartisce con il potere, vizi, perversioni, privilegi e impunità?

Come possiamo, in fine, minimamente immaginare una rivolta di popolo che restituisca dignità e decoro a questo paese quando, gi stessi individui non sono in grado di rinunciare alla più effimera dipendenza e insulso privilegio,
disertando, così, ogni più remoto barlume di solidarietà?

Per tutti questi motivi, “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. Una tale disperazione, avvolge questo paese da molto tempo.” - Corrado Alvaro

Fonte: stampalibera.com - Autore: Gianni Tirelli

 

Why write? (pp. 41-44)
 

CAMON: Somewhere you've said that your purpose in writing was "for inner liberation." But let's analyze this statement a little more closely. Why have you written? In order to denounce? Thereby to demand justice? To arrive at an understanding of an enigma, a mystery, "the mystery of Germany," the "madness of Germany"? Writing as an appeal to others for help in the solution? Writing as consolation? Out of all this, what was that "inner liberation" you were trying to achieve through writing supposed to be?

LEVI: Your question has to do only with Survival in Auschwitz. I wrote because I felt the need to write. If you ask me to go further and find out what produced this need, I can't answer. I've had the feeling that for me the act of writing was equivalent to lying down on Freud's couch. I felt such an overpowering need to talk about it that I talked out loud. Back then, in tile concentration camp, I often had a dream: I dreamed that I'd returned, come home to my family, told them about it, and nobody listened. The person standing in front of me doesn't stay to hear, lie turns around and goes away. I told this dream to my friends in the concentration camp, and they said, "It happens to us too."

And later I found it mentioned, in the very same way, by other survivors who have written about their experiences. So we're dealing with a typical situation.

CAMON: So was it your collective unconscious that felt that experience to be incredible, at the very moment you were all living it'

LEVI: Yes. But this dream of talking about it was certainly comparable to the dream of Tantalus, which was of "eating-almost," of being able to ring the food to one's mouth but not succeeding in biting into it. It's the dream of a primary need, the need to cat and drink. So was the need to talk about it. Already at the time it was a basic need. Later I chose to write it as the equivalent of talking about it.

CAMON: Talking about it more extensively, in me and space, to more people and over a longer period of time, to be believed finally by every one, since in the dream even your family didn't believe you?

LEVI: Yes. The nightmare of the dream, however, was still inside me. While I was writing Survival in Auschwitz I wasn't sure it would be published. I wanted to make four or five copies, and give them to my fiancée and friends. My writing was therefore a way of telling them about it. The intention to "leave an eyewitness account" came later, the primary need was to write for purposes of liberation.

CAMON: To write, that is, for therapeutic purposes.

LEVI: Yes, therapeutic.

CAMON: And in that sense did it work?

LEVI: Yes, writing relieved me.


 

8. The works (pp.59-64)
 

CAMON: Your literary works and those on scientific subjects (Storie naturali, Vizio di forma) are so different from the works on the "concentration-camp condition" as to raise a question about their author: what's surprising is that these "divertissements" (as you've called Storie naturali) are written by the same author as the books on the concentration camp. But I'd go even further and say that since Storie naturali was written simultaneously with The Reawakening, it would therefore indicate a kind of split in their author, a dual operation of his mind.

This is shown, in my opinion, by the different name used by the author: Damiano Malabaila. It may be that the pseudonym was suggested by fear and modesty, but at a deeper level it may well have been suggested by his awareness of being not one author but two-of being, so to speak, divided.

LEVI: That's a question that you can answer better than I. I mean I can't answer. I don't even know of any test or mental experiment that one could do to verify it. Before they arrested me I'd already written a short story, of which I still have a copy, but I've been careful not to publish it. It was a mediocre arabesque, with a little of everything in it.

CAMON: Maybe without the experience of the concentration camp, you would have been a writer all the same (I'm convinced of it-there's no way you wouldn't have been a writer, but an ironical, fantastic, allegorical, esoteric, scientific, naturalist writer.

LEVI: Actually in that first story there's a lot of the natural world, rocks and plants. Yes, perhaps that's what I would have written about; I was fascinated by that world. But for me the experience of the concentration camp has been fundamental. Naturally I wouldn't do it all over again, but still, along with the horror of that experience, which I still feel now, I can't deny that it's also had positive results. It seems to me that that was where I learned to know the facts about people. There's a friend of mine, Lidia Rolfi, who was in Ravensbruck, she was a schoolteacher, and she says that Ravensbruck was her university. It was the only concentration camp strictly for women. I'd been to the university, but I too must say that my real university was Auschwitz. I have the feeling of having been enriched by it, so much so that it took me only a few months to write Survival in Auschwitz and I remember writing it without ever faltering. When it was published by Einaudi in 1958, I inserted one chapter, the one about Initiation, which isn't in the De Silva edition of 1947, and I added quite a lot, but I didn't change, delete, or correct anything.

CAMON: There are sufferings that make us better people and sufferings that make us worse. Probably those experienced in a state of powerlessness make us better.

LEVI: I don't think I became a better person. I understood a few things, but that didn't make me good.

CAMON: How many prisoners were there, on the average, every day in Auschwitz'

LEVI: There wasn't just one Auschwitz camp; there were thirty-nine of them. There was the town of Auschwitz, and in it was a concentration camp, and that was Auschwitz properly speaking, or the capital of the system. Down below, two kilometers away, was Birkenau, or Auschwitz Two: here they had the gas chamber; it was a huge concentration camp, divided into some four to six adjoining camps. Farther up was the factory, and near the factory was Monowitz, or Auschwitz Three: that's where I was. This camp belonged to the factory, it had been financed by it. In addition, all around, there were thirty to thirty-five small camps (mines, arms factories, farms, etc.). The most distant camp was Brno, in Moravia: it was about a hundred kilometers away, as the crow flies, and was under the administration of Auschwitz. In my camp there were about ten thousand of us; in central Auschwitz fifteen or twenty thousand; in Birkenau many more, seventy to eighty thousand; plus another twenty thousand scattered about in these little camps, which were all frightful places, mines, where you worked amid cold and hunger; they were punishment camps. But Auschwitz One was the administrative center for all of them, and Birkenau was the extermination camp. The Auschwitz system was the fruit of experience gathered in all the other camps, both for extermination and forced labor. There's a book about it, in fact the diary of the Auschwitz commandant, who when he was captured was asked to tell his story, and he did.'

CAMON: You're not a depressed man, and not even anxious.

LEVI: Is that a feeling you get from my books or from my presence?

CAMON: From your presence. You have an ironical and tolerant attitude, and you often smile. I have the feeling that by nature you're someone who loves life, who loved it before, and who loves it afterwards. Between the before and the after there's been a violent and total trauma, but it's over.

LEVI: In general, you're right. Since the concentration camp, however, I've had a few attacks of depression. I'm not sure if they go back to that experience, because they come with different labels, from one to the next. It may seem strange to you, but I went through one just recently, a stupid fit of depression, for very little reason: I had a small operation on my foot, and this made me think that I'd suddenly got old. It took two months for the wound to heal. That's why I asked you if the feeling came from my presence or my books.

CAMON: I said from your presence, but it's not that your books contradict it. In your scientific and naturalist works one is aware of a fantastic, allegorical writer, with a language full of life, and a display of metaphor.

LEVI: While I wasn't at all interested in the problem of language when I wrote Survival in Auschwitz, it gradually began to interest me the more I went on writing, until it became uppermost in The Monkey's Wrench, which is an experimental book. And also in this recent book, If Not Now, When?, in which I've been faced with linguistic problems, because it was a mattter of having people speak in Italian-of translating into Italian-dialogue that was supposed to be in Polish or Russian or Yiddish. I don't know either Polish or Russian, and my Yiddish is poor, and so I had to study up on it, which I did. I studied Yiddish for eight months, so as to be able to give to these characters an Italian speech that would sound plausible as a translation, I don't know if the average Italian reader is aware of these things.

CAMON: After the first books, the ones on the concentration camp, one feels this interest in words, in language, and even a taste for experiment. That's why it seems strange to me that you didn't become a literary writer, but went on applying yourself to chemistry and being a chemist.

LEVI: But I was always interested in chemistry, and in school I was lazy and bored, and poor in Italian. As a student I didn't understand the importance of Italian literature; I understood it later.


9. Chemistry and the man (p. 65-68)
 

CAMON: But what is it in chemistry that interests you?

LEVI: I'm interested in the contact with matter, in understanding the world around me; I'm interested in the chemistry of the human body, biochemistry. In short, science: but the science of particles doesn't say much to me, while I'm thrilled by the discovery of genetic mechanisms, the way the individual is coded, the minuscule chain whose alphabet is made up of molecules. There's a bridge between linguists and geneticists. These new concepts of "pregnancy," of "redundance," of "ambiguity," apply very well to the language of genetics, and genetic failures are due to the lack of redundancy, for which it takes only the slightest error and the reading is broken. But the reasons that brought me to chemistry were different at that time, because chemistry was then a different science, I chose to get interested in chemistry when I was a boy-I was fourteen or fifteen-because I was thrilled by the parallel between the formula written on paper and what takes place in the test tube. Already then it seemed to me something magical, and chemistry seemed to me the main key to open the secrets of heaven and earth, and having read at the time that a spectroscope allows you to know the chemical composition of a star, it seemed to me one of man's greatest powers.

CAMON: So, chemistry and literature; concentration-camp writer, and scientific and naturalist writer. The fact that the literary writing came after the concentration- camp books suggests that the Auschwitz trauma had receded almost to the point of disappearing and that it wasn't simply negative. How about at the private, personal, family level'

LEVI: No, as I said, Auschwitz was not simply negative for me, it taught me a lot. Among other things, before Auschwitz I was a man with no woman, afterwards I met the one who was to become my wife. I very much needed someone to listen to me, and she listened more than others. That's why, in sickness and in health, I'm bound to her for life. Before that I was full of complexes, I don't know why. Maybe because I was a Jew. As a Jew, I'd been made fun of by my schoolmates: not beaten up, or insulted, but made fun of, yes.

After my return from Auschwitz, I had a great need to talk, I looked Lip my old friends and talked their cars off, and I remember their saying to me, "How strange! You haven't changed a bit." I think I'd undergone a process of maturing, having had the luck to survive. Because it's not a question of strength, but of luck: you can't beat a concentration camp with your own strengths. I'd been lucky: for having been a chemist, for having met a bricklayer who gave me something to eat, for having overcome the language difficulty. This I can claim to have done; I never got sick-I got sick only once, at the end, and this too was lucky, because I missed the evacuation of the camp. The others, the healthy ones, all died because they were transferred to Buchenwald and Mauthausen in the middle of winter. I had an argument ... are you a believer?

CAMON: Why do you ask?

LEVI: I had an argument with a believer, a friend of mine from Padua, your city, by the way.

CAMON: You're not a believer?

LEVI: No, I never have been. I'd like to be, but I don't succeed.

CAMON: Then in what sense are you Jewish?

LEVI: A simple matter of culture. If it hadn't been for the racial laws and the concentration camp, I'd probably no longer be a Jew, except for my last name. instead, this dual experience, the racial laws and the concentration camp, stamped me the way you stamp a steel plate. At this point I'm a few, they've sewn the star of David on me and not only on my clothes.

CAMON: With whom did you have that argument?

LEVI: If you remember The Periodic Table, he's the one mentioned as "the assistant" in the "Potassium" story. He's a believer but not a Catholic; he came to see me after my release to tell me I was clearly one of the elect, since I'd been chosen to survive in order for me to write Survival in Auschwitz. And this, I must confess, seemed to me a blasphemy, that God should grant privileges, saving one person and condemning someone else. I must say that for me the experience of Auschwitz has been such as to sweep away any remnant of religious education I may have had.

CAMON: Meaning that Auschwitz is proof of the nonexistence of God?

LEVI: There is Auschwitz, and so there cannot be God. [On the typescript, he added in pencil:] I don't find a solution to this dilemma. I keep looking, but I don't find it.

Source: brynmawr.edu

 

Per gli scettici si tratta di procedere sulla strada che nella narrativa fu del dr. Frankenstein, per gli entusiasti è invece l’opportunità offerta dalla scienza di curare malattie ad oggi incurabili. Parliamo delle cellule staminali e del loro utilizzo nella rigenerazione degli organi. Il Wall Street Journal compendia oggi tutti gli sviluppi sulla materia, partendo dalla notizia rivoluzionaria degli studi condotti sulla creazione di un cuore sintetico, capace di funzionare (e crescere) in maniera quasi del tutto autonoma. Arrivare agli studi sul cuore umano, prelevato da un cadavere e ripulito a dovere, che il dottor Francisco Fernandez-Aviles mostra su un vassoio d’acciaio, ha richiesto prima lo sviluppo di ricerche ed esperimenti su altri organi e tessuti. Si è partiti nel 1996 con la vescica. Partendo dallo studio e dalle necessità di bambini con malformazioni alla vescica, il dott. Anthony Atala, direttore del Wake Forest Institute Medicina Rigenerativa a Winston-Salem, NC, è giunto col suo team a crearne una in laboratorio, impiantata per la prima volta nel 1999. Si è trattato di un successo tale da ribaltare la visione della comunità scientifica, dato che solo nel 1980 erano davvero pochi coloro che credevano nella generazione sintetica degli organi umani. Dopo il successo della vescica, la squadra del dott. Atala prosegue nlla bioingegneria, dai vasi sanguigni ai semplici fegati umani.

Dagli esperimenti del dott. Atala si è potuto procedere a test più complessi. Nel 2011 Alex Seifalian, un ricercatore londinese, ha creato una trachea sintetica partendo dalle cellule del paziente, bisognoso di trapianto a causa di un cancro. La trachea, però, non è stato il punto di arrivo di Seifalian e dei 30 ricercatori che compongono il suo gruppo. La creazione del naso ha sviluppato ulteriormente le tecniche del dott. Seifalian. Si è imposta in primo luogo la necessità di creare un’impalcatura interna che sostituisse quella naturale di collagene e che fosse accettata dall’organismo. Si è giunti ad una soluzione di materiali hi-tech che utilizzano resine e fibre vegetali e che si strutturano secondo il modello a nido d’ape che caratterizza le ali della farfalla. Il materiale così ottenuto si è mostrato sufficientemente duttile, resistente ai batteri e accogliente per il contenimento di cellule grazie ai pori presenti naturalmente. Analizzato il naso del paziente, è stato riprodotto uno stampo e versato all’interno il materiale prodotto in laboratorio, con aggiunta di sale e zucchero tali che la parete venisse resa ancora più porosa.

A questo punto interviene l’uso delle cellule staminali, che, estratte da una parte del corpo, possono “crescere” e diventare cellule specializzate proprie di un determinato organo o funzione. Adoperate quindi nello stampo con l’aggiunta di prodotti chimici che ne orientassero la crescita, si è potuta creare la cartilagine necessaria all’ulteriore sviluppo del naso. Mancava a questo punto la pelle, che non è possibile produrre ex novo. Il dott. Seifalian concluse dunque che non si poteva far altro che impiantare il naso posticcio altrove nel corpo, in modo che venisse rivestito naturalmente. Si pensò in primo luogo alla fronte, ma l’idea di portare il naso lassù per giorni o mesi non piacque al paziente. Alla fine è stato impiantato sotto l’avambraccio. Se il processo di crescita della pelle andrà a buon fine, il naso verrà ricollocato nella sua posizione naturale e arricchito di cellule staminali che diverranno poi epiteliali. L’ultimo passo sarà collegare i capillari facciali al naso in modo da poter assicurare il sostentamento delle cellule. Così fornito, l’organo riacquisterà il senso olfattivo. L’intero processo potrebbe richiedere 6 mesi, per un costo complessivo di 40.000 dollari (che al momento non gravano sul paziente, trattandosi di una cura sperimentale). Lo stesso processo è stato utilizzato per le orecchie, tanto da portare il dott. Seifalian a concludere “Stiamo effettivamente lavorando a un volto sintetico: se si possono fare orecchio e naso, non è rimasto molto”.

Il team del dott. Aviles sta lavorando invece alla creazione del cuore. Partendo da un piccolo ripostiglio, nel 2010 è giunto, con il suo team di circa 10 collaboratori, ad un vero e proprio laboratorio, fornito di tutte le necessità del caso. Gli studi del dott. Aviles nascono e si sviluppano in Spagna, che risulta essere, tra l’altro, il paese con la maggiore percentuale di donazioni di cuore al mondo. Eppure, afferma il dottore, solo il 10% di chi ne fa richiesta, riceve il trapianto. Lo sviluppo della medicina legata alle cellule staminali, del resto, si muove dalla necessità di portare equilibrio tra domanda e offerta di organi. Eppure il cuore è forse l’organo più complesso da riprodurre, dal momento che le cellule al suo interno svolgono le funzioni più disparate, come regolazione del ritmo, la conduzione di segnali elettrici, la creazione dei vasi sanguigni, etc. Una complessità superata dall’”intelligenza” delle cellule staminali, che, inserite nel cuore, hanno sviluppato immediatamente capacità diverse, come se fossero informate sulle necessità del lavoro e sulla distribuzione delle competenze. Ovviamente la complessità del cuore non è risolta dall’intelligenza delle staminali. La quantità di ossigeno e nutrienti che l’organismo deve fornire alle cellule del cuore è regolata dal grembo materno nei mesi della gestazione; un meccanismo di regolazione che è stato riprodotto da un bioreattore che porta all’organo i nutrienti necessari ed espelle quelli in eccesso. Il tutto con estrema delicatezza per non uccidere le cellule, ma conservando il flusso di quasi 4 litri di sangue al minuto.

Il cuore ha bisogno di interconnessioni elettriche che funzionino costantemente, per garantire le quali il team spagnolo deve utilizzare uno strumento ampiamente noto, quello del peacemaker. Il dott. Aviles ha stimato i tempi di preparazione in laboratorio e sperimentazione pari a 5 o 6 anni, ma, considerati i limiti normativi e la necessità di garantire da subito un elevato standard di sicurezza, è più realistica un’attesa di 10 anni. La dott.ssa Taylor, che nel campo avviò test pioneristici sul cuore dei topi e che oggi osserva con attenzione gli studi del tema di Aviles, ha osservato che “Abbiamo aperto una porta e mostrato che è possibile [trapianto del cuore, ndr]. Ora non è più fantascianza, è diventata scienza”.

Fonte: scienze.fanpage.it

 

Con nuovi studi a confermarne l'efficacia, aumenta tra i ricercatori la convinzione che il cannabidiolo (Cbd) presente nella marijuana rallenta la crescita delle cellule tumorali e inibisce la formazione di cellule che nutrono i tumori, contribuendo così a combattere il cancro e le metastasi. Già note, poi, le capacità di queste sostanze di ridurre il dolore, la nausea e altri effetti correlati alla malattia e alla chemioterapia.

Come riporta il Newsweek, già nel 2007 uno studio del California Pacific Medical Center mostrava come il cannabidiolo uccida le cellule tumorali nei pazienti con cancro al seno, distruggendo i tumori maligni e “spegnendo” il gene ID-1, una proteina che gioca un ruolo chiave nel diffondere il male alle altre cellule. Questo gene, nei soggetti sani, è attivo solo durante lo sviluppo embrionale. Ma nei malati di tumore al seno, e di molti altri tumori maligni in stato avanzato, si è visto che questo gene è attivo e provoca le metastasi, favorendo il passaggio della malattia alle cellule sane. “Ci sono dozzine di tumori aggressivi che attivano questo gene”, hanno spiegato i ricercatori, e il cannabidiolo riesce a fermarlo, presentandosi quindi come una cura potenzialmente senza precedenti: ferma il male come la chemioterapia ma, a differenza di quest'ultima, che uccide ogni genere di cellula che incontra e devasta il corpo e lo spirito dei malati, riesce a bloccare solo “quella” particolare cellula maligna.

“Il cannabidiolo offre la speranza di una cura non tossica per migliaia di pazienti”, ha detto lo studioso McAllister, a capo del gruppo di ricerca. Da allora però non sono ancora stati condotti test clinici, indispensabili per confermare nell'uomo l'effetto visto in laboratorio. McAllister insomma sta ancora cercando fondi per testare sui malati di tumore l'effetto di questa cura. Nel frattempo, il suo gruppo di studio sta analizzando in laboratorio se è possibile e fruttuoso combinare una cura a base di Cbd con una blanda chemioterapia. Le sue ricerche hanno già mostrato che l'effetto del cannabidiolo viene in questo modo  potenziato: i chemioterapici diventano allo stesso più potenti e meno tossici, perché è possibile ridurli drasticamente.

La scoperta dell'efficacia di queste sostanze si deve a Cristina Sanchez, una giovane biologa della Complutense University di Madrid. Stava studiando il metabolismo cellulare, analizzando le cellule tumorali del cervello, che crescono molto più velocemente delle cellule normali. Per caso, notò che queste morivano ogni volta che erano esposte ai tetracannabinoidi, il famoso Thc che provoca gli effetti psicoattivi della marijuana. Proseguì le sue ricerche e nel 1998 pubblicò i suoi studi, dimostrando che il Thc induce l'apoptosi, ovvero la morte delle cellule di una forma particolarmente aggressiva di tumore cerebrale.

Successivamente furono molte le conferme, condotte in diversi Paesi, che il Thc e altri derivati della marijuana – i cannabinoidi – hanno effetti direttamente antitumorali (eccone un esempio riguardo al tumore al polmone).

Il primo test clinico sull'uomo fu condotto in Spagna nel 2006. I ricercatori somministrarono THC a nove malati di tumore al cervello, che non avevano avuto benefici dalle terapie tradizionali, inserendolo direttamente nelle cellule malate con un catetere. Tutti e nove videro la proliferazione del tumore ridursi significativamente, e i risultati furono pubblicati su Nature. Nel frattempo gli studiosi della Harvard University trovarono gli stessi effetti per i tumori al polmone. La cosa più sorprendente che notarono fu il fatto che il Thc colpisce solo le cellule tumorali, lasciando indisturbate le cellule sane.

Recenti studi alla St. George’s University di Londra hanno poi visto effetti simili sulla leucemia, con test pre-clinici. A fine luglio, l'ultimo congresso della International Cannabinoid Research Society ha messo intorno a un tavolo tutti i maggiori esperti sul tema a Friburgo, in Germania, con interessanti contributi anche da parte di studiosi italiani, che hanno parlato dei cannabinoidi come della “più potente arma a disposizione per l'eliminazione delle cellule tumorali nel cancro alla prostata”, mentre ricercatori della Lancaster University hanno riportato simili conclusioni per quanto riguarda il tumore del colon.

Tutto questo apre nuovi e promettenti scenari nella lotta al tumore. Ma è bene specificare che le conseguenze farmacologiche e tossicologiche dell’uso “comune” di cannabis, inteso come droga psicoattiva, sono tuttavia legate non solo direttamente all’assunzione delle sostanze psicotrope, ma anche all’esposizione delle altre sostanze che si producono durante la pirolisi, ovvero il processo di combustione della sigaretta o, meglio, della “canna”. I vapori che si producono fumando marijuana e hashish, infatti, contengono ossidi di azoto, monossido di carbonio, cianuri, nitrosammine. Il particolato contiene fenoli, cresoli e vari idrocarburi aromatici, tutti potenzialmente cancerogeni.

Fonte: life.wired.it - Autore: Michela Dell'Amico - 12 settembre 2012

 

La società odierna, per effetto degli intrecci tra attività finanziarie, grandi corporations ed utilizzo delle attività scientifiche in modo strumentale rispetto gli  interessi del potere, non è più in grado di funzionare con i sistemi tradizionali con i quali è stata gestita in passato. Le cause sono spiegabili con il processo di sedimentazione dei poteri del grande capitale finanziario  e della elite circoscritta  che ne gestisce gli interessi e le finalità speculative.

Risulta necessario chiarire che i poteri dominanti , per ottenere in forma discreta la tutela dei propri  interessi , hanno programmato di articolare la società ed il sistema economico politico ordinato su più livelli.

Esiste un livello visibile dello Stato e della cosi detta “società civile” costituito dalle Istituzioni  rappresentative e previste dalla Costituzione, con le loro procedure e la apparente legalità di queste, mentre, in parallelo  a questo, sussiste invece  un livello invisibile dove operano  alcune  entità finanziarie ed agenzie di intelligence che agiscono in violazione della legalità e del diritto internazionale  su scala planetaria rispondendo a centrali di comando sovranazionali.

La speciale funzione di queste agenzie che operano in modo occulto viene coperta dal ruolo dei grandi media(i “mega media”) del sistema che manipolano le notizie e l’opinione pubblica coprendo di fatto le attività illegali e creando un mondo fittizio che viene visto come reale dall’opinione pubblica che non dubita delle apparenti notizie veritiere manipolate dai media. Gli esempi sono innumerevoli.

Questo sistema funziona come un immenso palcoscenico su scala planetaria come ci hanno dimostrato gli avvenimenti dell’11 Settembre a New York e le guerre in Irak e Afghanistan.

Da questo sistema derivano:  A) la totale scomparsa di un opinione pubblica cosciente,B) il tramonto del vecchio concetto di egemonia,C) l’esistenza di popolazioni urbanizzate che sono utilizzate come pura massa di manovra, D) il meccanismo del consenso attivo e passivo dei dominati che fornisce “ giustificazione” ai disegni della elite dominante, E) il completo svuotamento di ogni legalità costituzionale in base ad un sistema di decisionismo prevalente.

Ci si potrebbe chiedere come mai sia tanto difficile per i singoli comprendere la natura fittizia della realtà apparente e del mondo deviato costruito dalla propaganda dei media (i “mega media”) ove ad es. i carnefici sono presentati come “liberatori” e  coloro che resistono vengono tacciati quali “terroristi”.

Normalmente il sistema proclama come “verità” quelle che sono in realtà menzogne  o ricostruzioni artefatte, realizzate a volte nel loro esatto contrario con dati tangibili in modo da poter assumere sembianze di realtà. Questa la forma più sottile di manipolazione perché apparentemente coincide con il dato reale osservabile, quindi più insidiosa perché apparentemente coincidente con i fatti e più difficile da smascherare.

Non si possono d’altra parte escludere delle “finzioni” totali create dal nulla, vere menzogne per uso popolare, falsi in atti pubblici.  Le due forme distinte  tuttavia possono convivere ed essere complementari in quanto veicolate dalla propaganda.

Si possono prendere vari esempi, a livello internazionale, la costruzione artificiale di Al Quaeda, oppure le BR in Italia ed altri gruppi terroristici di estrema sinistra o di estrema destra (la RAF in Germania) durante gli anni della “strategia della tensione”.

Questi gruppi che erano quasi sempre creature della CIA e di altri servizi occidentali, funzionali rispetto ad una strategia di potere, hanno operato per anni come se fossero autentiche organizzazioni autonome con loro finalità indipendenti mentre in realtà erano tutte entità manovrate dai servizi ed erano utili per accreditare la teoria degli “opposti estremismi”.

Questa costruzione apparente ha di fatto messo in ombra i veri registi della strategia,  ha presentato gli elementi  di questi gruppi come protagonisti ed ideatori delle azioni (in realtà etero dirette) ha permesso fra l’altro di compiere le azioni criminose come assassini e predisposizione di bombe, addebitandoli alle organizzazioni terroristiche ed alle ideologie ispiratrici. Tipico esempio fu l’assassinio di Aldo Moro fatto passare come un semplice crimine delle BR e non una soppressione di uno statista “scomodo” per le centrali del potere USA.

Le varie figure minori, i fiancheggiatori e simpatizzanti i conniventi, i complici e gli esterni, sono state  tutte persone che hanno permesso di completare l’opera ed hanno consentito ai vertici di prendere tutte le decisioni importanti in nome e per conto di interessi occulti.

Questi vertici (e le centrali di comando) in realtà non si sono mai esposti ma sono sempre rimasti dietro le quinte senza comparire ed anzi resi di fatto inesistenti, visto che gli stessi loro agenti ne hanno negato l’esistenza proclamandosi autonomi  da qualsiasi legame funzionale anche nel compimento di fatti criminosi, tanto da essere classificati come “servizi deviati”.

Tutto il sistema di manipolazione  viene completato con attività di depistaggio e falsificazione di prove e di falsi indizi, confessioni di improbabili “pentiti”, occultamento di elementi comprovanti, ecc.. e si prospetta questo come un enorme meccanismo di dissimulazione che viene anche supportato attivamente dalle agenzie di intelligence autonome ed internazionali che svolgono la loro funzione di sostegno alla macchinazione.

Si tratta quasi sempre di operazioni sofisticate dove vengono mescolate notizie verosimili a quelle palesemente false e dove si intrecciano anche elementi della diplomazia, della politica, dei partiti che recitano una parte assegnata e che sono appoggiati da una informazione manipolata e controllata dai media del sistema che orientano l’opinione pubblica verso le verità di comodo ritenute utili per la macchinazione. I poteri che si muovono dietro questa macchinazione dispongono di mezzi economici illimitati e possono comprare qualsiasi testimone, corrompere politici compiacenti, assoldare qualunque killer, predisporre qualsiasi tipo di trappola utilizzando ragazze compiacenti , procurare armi ed esplosivi, fornire droga e stupefacenti per false confessioni.

Nella cultura occidentale non si può d’altra parte  considerare anomalo questo livello invisibile della realtà dominato dall’”agire in segreto”visto che, se si indaga a fondo nella Storia, scopriamo che, già durante la Repubblica di Venezia, nacque il principio degli “arcana imperi”, secondo gli storici, con data del 10 Luglio 1.310 con l’istituzione del “consiglio dei 10” a cui sono demandati gli affari segreti della sicurezza dello stato (con l’utilizzo di adeguati mezzi finanziari ed un folto gruppo di delatori, taglie, assassini ed esploratori).

http://venicexplorer.net/tradizione/consiglio-dieci.php

Il problema sta nel fatto che, nella società attuale, il livello occulto è divenuto quello di gran lunga più possente e che dispone dei più efficaci mezzi di coercizione tali da condizionare ogni altro potere incluso quello politico che, in questo contesto, è di fatto secondario e subordinato alle centrali sopranazionali e deve  attuare le direttive che gli vengono fornite sotto spinta di remunerazione, corruzione o ricatto, in pratica la classe politica ridotta ad un comitato d’affari ove  difficilmente qualche elemento dispone di autonomia decisionale e, quando accade, questo viene facilmente neutralizzato con gli stessi sistemi.

Stando così la situazione, risulta chiaro che i poteri dominanti abbisognano dell’impostura come elemento base della manipolazione, attraverso di questa ed attraverso l’inganno dell’informazione, devono organizzare il controllo e la creazione di realtà artificiali nelle quali far vivere le masse sempre meno consapevoli e costantemente distratte dalle questioni essenziali mediante apposite campagne di propaganda.

I dominanti sono ben preparati ad affrontare anche le situazioni di crisi e di malcontento e adottano la strategia di incanalare la protesta verso sbocchi già predisposti che permettono di perpetuare gli equilibri già consolidati.

Ecco quindi che subentra la tecnica dei depistaggi, le “false flags”, le finte opposizioni ed i finti tribuni delle proteste televisive, il martellamento per 24 ore al giorno fino a far apparire la finzione come reale e la tesi pubblicizzata come alternativa razionale e possibile.

“Una volta una persona poteva vivere isolata dai problemi del mondo, poi è subentrata una epoca nella quale si sapeva tutto quello che succedeva, adesso il vero problema è che sappiamo tutto di tutto tranne quello che realmente succede.”

Fonte: stampalibera.com - Autore: Luciano Lago

 
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