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Le grandi residenze Sabaude in Piemonte.
By Admin (from 23/04/2011 @ 11:00:48, in it - Scienze e Societa, read 2667 times)

Parlare di "residenze Sabaude in Piemonte" è argomento vastissimo; basti considerare, che ne sono state classificate, pur nella loro diversa importanza ben 62! Molte sono le trattazioni e di notevole pregio che illustrano tali dimore. Noi, in questa sede, considerato anche la limitatezza dello spazio, tralasceremo quelle in Torino (Palazzo Reale, Palazzo Madama, Palazzo Carignano, Castello del Valentino, ecc.) e daremo un breve e modesto cenno alle più importanti che fanno corona al capoluogo torinese, sperando di suscitare interesse per una loro visita o rivisita e contribuire un poco a ridare ai nostri concittadini l'orgoglio della propria storia e la conoscenza delle grandi tradizioni della capitale subalpina.

Reggia di Venaria Reale

Il monumentale complesso alle porte di Torino, già definito la piccola Versailles dei duchi di Savoia, fu edificato a partire dal 1658 per volontà del duca Carlo Emanuele II. Fu un simbolo dello sfarzo dei Savoia; reca le importanti firme del barocco piemontese degli architetti Amedeo di Castellamonte, Michelangelo Garove e Filippo Juvarra. I capolavori più notevoli sono la galleria di Diana e la chiesa di Sant'Uberto nonché il padiglione Garovaniano e il torrione progettato da Benedetto Alfieri. Il tutto, anticamente, era compreso in un perimetro di circa 30 km con giardini, viali, boschetti, statue, confinante con la grande tenuta reale della Mandria (ora in parte visitabile).
Ebbe sovente vita travagliata. Nel 1693 le truppe francesi del Maresciallo Catinat la distrussero in buona parte. Fu ricostruita ed ebbe frequentazioni festose fino a quando i Savoia non preferirono la nuova "delizia" di Stupinigi.
Attualmente è visitabile la parte restaurata e sono in programma attività espositive e concertistiche.

Castello di Moncalieri

Questo imponente avamposto in posizione panoramica a Sud di Torino, costruito prima del 1200, fu roccaforte del comune di Moncalieri, poi degli Acaia e infine dei Savoia. Jolanda di Valois, consorte di Amedeo IX, fu l'ispiratrice di un primo ampliamento con le torri angolari.
Passò a splendida vita fra Seicento e Settecento per opera di Carlo e Amedeo di Castellamonte, dello Juvarra e di Benedetto Alfieri.
Alla fine del Settecento, sotto il regno di Vittorio Amedeo III con l'architetto Francesco Martinez assunse le caratteristiche attuali; alla sua regale sontuosità contribuirono i pittori Michele A. Rapous e Angelo A. Cignaroli (figlio di Vittorio) nonché mobilieri insigni come Giuseppe Bonzanigo e Pietro Piffetti. Ebbe anche travagliate vicende storiche.
Vittorio Emanuele II lo fece restaurare nella seconda metà dell'ottocento.
E' dimora fervida di memorie: qui nel 1475 fu firmato il "trattato di Moncalieri" fra Carlo di Borgogna e Galeazzo Sforza; il "Padre della Patria" firmò, dopo l'abdicazione di Carlo Alberto avvenuta nel 1849, il proclama ispirato da Massimo d'Azeglio.
Meritevoli di visita sono gli appartamenti reali, con i ricordi di Vittorio Emanuele II, di Maria Clotilde e di Maria Letizia di Savoia.
Attualmente è anche sede del I° Battaglione dell'Arma dei Carabinieri.

Castello di Rivoli

E' situato su un colle morenico e ha origini antichissime, risalenti al medioevo; nel '400 è fortezza con un Savoia, il Conte Verde.
Emanuele Filiberto vi soggiorna nel 1562, poi il figlio Carlo Emanuele la trasforma in "delizia" con un progetto di Carlo di Castellamonte; semidistrutto nel 1693 dalle armate Francesi, Vittorio Amedeo II affida la ricostruzione all'architetto Michelangelo Garove che muore prima di completarla.
Tocca a Filippo Juvarra continuare l'opera con l'incarico di creare un simbolo della magnificenza reale dei Savoia poi interrotta per difficoltà economiche. Parecchie sale conservano ancora gli affreschi di Isidoro Bianchi, l'appartamento del Re ha decorazioni di Filippo Juvarra e quello del Principe di Piemonte gli affreschi di Giovan Battista Van Loo e gli stucchi del Luganese Piero Somasso.
Attualmente è adibito a Museo d'Arte contemporanea ed esposizioni temporanee.

Castello di Racconigi

Nel '600 era una fortezza circondata da un fossato con quattro torrioni e un mastio. Fu abitato dai marchesi di Saluzzo, dai principi d'Acaia e poi dai conti di Racconigi. Nel 1675 Guarino Guarini lo trasformò in residenza su incarico di Emanuele Filiberto di Savoia Carignano. Carlo Alberto nel 1845 fa ampliare la facciata con due bassi padiglioni a torre dall'architetto Ernesto Melano.
Notevoli sono i suoi interni, particolarmente il salone di Diana disegnato da Giovanni Battista Bona e adornati con stucchi di Giuseppe Boliva.
E' visitabile previo appuntamento telefonico al n.0172/84005. Nella parte retrostante ha un grande parco.

Castello di Agliè

Fu roccaforte medievale; nel '600 Filippo di San Martino, all'apice della sua fortuna mondana e politica (era intimo di Madama Reale e suo consigliere), volle fare di Agliè un gioiello capace di competere con le residenze patrizie che costellavano la piana di Torino. L'artefice fu Amedeo di Castellamonte. Poi iniziò la decadenza; fu anche spogliato e devastato dai francesi nel 1706. Carlo Emanuele III lo acquistò nel 1764 per donarlo al figlio Benedetto Maurizio che lo fece ampliare su progetto di Ignazio Birago da Borgaro. Il magnifico parco che lo circonda è ricordato spesso dal poeta Guido Gozzano.
Successivamente il castello passò in eredità a Carlo Felice, ma fu la regina Maria Cristina a lasciare la sua impronta con la raccolta archeologica della Sala Tuscolana, gli arredi e i dipinti di ispirazione storica.
Nel 1939, con l'acquisto da parte dello stato, il castello di Agliè ha conosciuto un altro lungo periodo di abbandono e degrado dal quale si sta riprendendo in questi ultimi anni. Il castello è visitabile unitamente al magnifico parco. (telefono n. 0124/330102).

Castello o Palazzina di caccia di Stupinigi

Venne edificato su incarico di Vittorio Amedeo II nel 1729 da Filippo Juvarra. E' la dimora Sabauda più gradevole e meglio conservata. Lo Juvarra escogitò l'inconsueta pianta stellare con un salone ellittico al centro e quattro bracci a croce di Sant'Andrea; i successivi ampliamenti con prolungamento del parco e dei bracci in direzione di Torino furono opera degli architetti Prinotto Birago di Borgaro e Antonio Bo (1767-1777).
Molti noti artisti lavorarono a Stupinigi fra i quali i pittori veneti Giuseppe e Domenico Valeriani (1732) per il trionfo di Diana nel Salone centrale (che ha pure un magnifico lampadario di Murano del peso 1400 kg.); Carlo Andrea Van Loo affrescò la camera della Regina e Giovanni Battista Crosato affrescò l'anticappella, Cignaroli e altri dipinsero (1770-1777) le scene di caccia e di svago nella sala degli scudieri.
Il cervo di bronzo che adorna il culmine della palazzina è opera dello Scultore torinese Francesco Ladatte. La palazzina ospita il Museo dell'Arredamento e dell'Ammobiliamento artistico con opere di grandi maestri ebanisti piemontesi come Prinotto e Piffetti.

Villa della Regina

Fu realizzata a partire dal 1620 dall'architetto Carlo di Castellamonte su commissione del Cardinale Maurizio di Savoia. Questa dimora addossata alle prime propagini della collina torinese è disposta su cinque livelli con una serie di terrazze belvedere aperte sul panorama della città e delle Alpi; aveva uno stupendo giardino.
Il cardinale Maurizio, coltissimo e mecenate fondò a Torino fra le delizie della Villa, l'Accademia dei Solinghi, i cui esercizi da buoni torinesi, non consistevano "nel recitar sonetti e madrigali" bensì "in ricerche filosofiche, in dottissime disquisizioni e in ricerche matematiche".
Nel tempo, alla Villa vi lavorarono Amedeo di Castellamonte, Filippo Juvarra e Giovanni Baroni di Savigliano.
La Villa fu dimora prediletta del Cardinal Maurizio, poi delle sovrane Anna d'Orlèans, consorte di Vittorio Amedeo II, e di Maria Antonia Borbone sposa di Vittorio Amedeo III: di qui il nome della dimora è rimasto.
Gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale è stata acquistata dalla Provincia di Torino per ospitare, in futuro, mostre e attività culturali. E' stata di recente restaurata e aperta al pubblico..

Fonte: Sito Comune di Torino

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