L’anno scorso, nell’ordinanza relativa alla formazione delle graduatorie provinciali dei precari, il ministro Gelmini stabilì che i supplenti inseriti in una graduatoria non potevano cambiare provincia. Nell’aggiornare il punteggio potevano inserirsi soltanto “in coda” (a prescindere dal punteggio stesso) in altre tre province, oltre a quella principale da ciascuno eletta.
I precari iscritti all’Anief (Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) si rivolsero al Tar Lazio che, nel mese di novembre dello scorso anno, concesse loro la sospensiva dell’ordinanza. Contro tale provvedimento il Ministero presentò appello al Consiglio di Stato e, nel frattempo, decise autonomamente di non dare applicazione alla misura cautelare, in attesa dell’esito del giudizio di impugnazione, incorrendo così nell’inevitabile commissariamento.
Dinanzi alla situazione caotica che si andava profilando, il Governo pensò bene di approvare un emendamento alla legge 167/2009, che confermava il divieto, per il biennio 2009/2011, di inserire nelle graduatorie i precari in base all’effettivo punteggio di ognuno. Contro tale norma, peraltro, i legali dell’Anief sollevarono questione di legittimità dinanzi alla Corte costituzionale.
A marzo del 2010 il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva contro la precedente decisione del Tar Lazio: pertanto, si pensava che anche per quest’anno i precari sarebbero stati inseriti in coda alle graduatorie. Ma due giorni fa è arrivato il colpo di scena: l’appello del Ministero è stato notificato dagli Avvocati dello Stato all’indirizzo sbagliato e, pertanto, l’ordinanza del Tar torna a produrre tutti i suoi effetti. I precari andranno inseriti “a pettine”, in base ai titoli e all’anzianità di servizio di ciascuno (com’è giusto che sia nel rispetto del principio costituzionale di eguaglianza).
Ecco, dunque, che il caos torna a regnare sovrano. Cosa si inventeranno ora i vulcanici collaboratori del ministro Gelmini per non dare esecuzione alle pronunce del giudice amministrativo?
Foto del ministro Gelmini: Giuseppe Nicoloro, Flickr.it; Fonte: Polisblog.it