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Dalle ville di Pegli al Porto Antico di Genova.
By Admin (from 02/09/2010 @ 13:00:39, in it - Scienze e Societa, read 3344 times)

Un tuffo nella nostalgia, nel rimpianto per un passato che è davvero passato e che ha lasciato poche, se pur preziose, tracce. Colpa dell’entusiasmo e della disattenzione di chi ha avuto nella seconda metà del XIX e in tutto il XX secolo il compito di bene amministrare i comuni – poi quartieri – del ponente genovese. L’entusiasmo dello sviluppo industriale, quando le magnifiche sorti e progressive di Genova e dell’Italia erano affidate alla crescita dell’industria pesante; la disattenzione di chi ha permesso e favorito la distruzione di uno dei più bei “paesaggi di villa” del Nord Italia, trasformando un territorio che gli umanisti definivano Giardino di Venere in una periferia urbana di non sempre facile godibilità.

Senza addentrarci troppo nella storia del paesaggio del ponente cittadino, basti immaginare – se ci si riesce, ché ci vuole un po’ di fantasia – che la fascia costiera a ponente della Lanterna, da Sampierdarena a Cornigliano, Sestri Ponente, Pegli, Pra, Voltri, era grosso modo sino a metà Ottocento un susseguirsi di borghi costieri marinari e di grandi ville nobiliari circondate da vasti parchi e giardini, con qualche cantiere navale lungo la spiaggia. Le pur nobili ragioni dell’industria e l’aumento della popolazione dovuta alla crescita industriale hanno progressivamente eroso questo patrimonio di natura e arte sostituendolo con ciò che esiste oggi, ovvero il grande porto moderno, l’aeroporto, diversi impianti industriali e tanti edifici di discutibile bellezza.

Tutto ciò per dire che le prime tappe di questo itinerario, le ville di Pegli, non sono entità aliene calate dal cielo, piuttosto sono una testimonianza importante di quei tempi e di quel paesaggio ormai andati. Mentre i tempi delle ville stavano per concludersi, Pegli ebbe la fortuna di farsi conoscere all’estero per la sua bellezza, sì da entrare nel novero delle località turistiche d’elite che diedero sviluppo al turismo ligure, più o meno nei tempi della Bell’Epoque che precedette la prima guerra mondiale. Pegli località di soggiorno di principi, re e imperatori, nobili e magnati, che venivano a svernare qui, sfuggendo i climi rigidi dell’Europa centrale e orientale.

Una breve navigazione lungo i moli del porto moderno è il trait-d’union tra le ville pegliesi e il centro storico, che in questo itinerario si presenta sotto i suoi diversi aspetti medievali e seicenteschi, popolari e nobili, religiosi e civili, artistici e commerciali, vetusti e rinnovati. Ventisette secoli (circa) di storia non sono passati invano, e tutti hanno lasciato qualche traccia. Nessun itinerario di due o tre ore di cammino potrà farli scoprire tutti ma buone gambe e mente attenta permettono di fare millanta interessanti scoperte.

Descrizione dettagliata dell'itinerario

Si parte dalla stazione ferroviaria di Pegli, che è già un’emergenza artistica di per sé, col suo Liberty elegante e allegro a tradire lo scopo per cui fu costruita, cioè accogliere i coronati e danarosi ospiti dei grandi hotel affacciati sul mare. Il più bel parco di Genova, quello di villa Pallavicini, è subito a sinistra della stazione, e oltre al parco c’è il museo archeologico ospitato nella villa che merita una sosta attenta. Tornati alla stazione si sale per via Martiri della Libertà e via Pavia per raggiungere l’altra villa, Doria Centurione col suo museo navale.

Dopodiché indietro di nuovo sino alla stazione per raggiungere il lungomare attraverso il breve simpatico vico Condino, girare a destra e salire per via De Nicolay in cerca della casa natale di Fabrizio De Andrè. Tornati sul lungomare vale la pena spingersi ancora un poco a ponente per raggiungere il vasto Hotel Méditerranée che ricorda i tempi d’oro della Pegli turistica. Breve da qui il cammino sul lato a mare della passeggiata sino al Molo Archetti, punto d’imbarco della Navebus, l’intelligente linea di trasporto pubblico via mare istituita dall’AMT per collegare Pegli e i quartieri di ponente col centro città. Mezz’ora di navigazione osservando i moli del porto e le navi al lavoro, poi si sbarca nel cuore del Porto Antico, proprio di fronte a Palazzo San Giorgio, accanto all’Acquario.

Rimesso piede a terra, l’attraversamento di piazza Caricamento e la breve e affollata via al Ponte Reale porta in piazza Banchi con la chiesa di San Pietro, che si oltrepassa per procedere sotto l’arcata di vico San Pietro della Porta (forse era una porta delle mura altomedievali) e lungo via di Canneto il Curto, un animato e multirazziale tratto del carrugio lungo parallelo alla riva. La larga rettilinea via San Lorenzo induce a salire verso la cattedrale e verso piazza Matteotti, con il palazzo Ducale e la chiesa dei gesuiti ricca di arte barocca. Un tratto di via di Porta Soprana e poi a destra giù per vico dei Castagna sino a piazza delle Erbe, il centro della movida serale della gioventù genovese. Via di San Donato conduce alla omonima bella chiesa romanica, da cui si sale lungo Stradone Sant’Agostino verso quella chiesa col suo museo.

Più in alto c’è l’ampia (per essere nel centro storico) piazza Sarzano, che invita a scendere vico dietro il Coro di San Salvatore per ammirare un delizioso angolino nascosto della Genova molto medievale, Campopisano. Di nuovo su in Sarzano per entrare nel canyon di via Ravecca, stretto fra alte case antiche e rinnovate, sino alla Porta Soprana, la principale tra le porte della “Murette” del XII secolo. Breve la discesa per Vico Dritto di Ponticello sino alla cosiddetta “casa di Colombo”, quindi per piazza Dante e via Dante si raggiunge il centro della Genova moderna, ovvero piazza De Ferrari.

Per poi rituffarsi nel Medioevo di salita San Matteo sino alla magnifica raccolta piazza San Matteo, che fu il quartiere della famiglia D’Oria. Via David Chiossone e Vico del Fieno scendono in Piazza Soziglia, snodo dei carruggi commerciali nell’area due-cinquecentesca del centro storico; da qui per un breve tratto di via dei Macelli di Soziglia, poi a sinistra per vico Lavagna sino alla popolare pianeggiante via della Maddalena, da seguire verso destra sinché il vico dietro il Coro della Maddalena ci fa salire in via Garibaldi, la splendida “Strada Nuova” Patrimonio dell’Umanità UNESCO, massima testimonianza del siglo de los Genoveses.

Da Strada Nuova coi suo palazzi e i suoi musei verso la “Strada Nuovissima” settecentesca di via Cairoli, quindi a sinistra verso l’ampia piazza della Nunziata, coi palazzi nobiliari che fronteggiano la chiesa, altro prezioso contenitore di opere d’arte dei secoli d’oro dell’arte genovese, dal Manierismo al Barocco. È il rettifilo della seicentesca via Balbi – altri palazzi sontuosi, altri musei – a condurre al termine di questo itinerario, davanti alla stazione ferroviaria di Piazza Principe.

Fonte: www.trekking.it