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Un progetto italiano guida la ricerca: una piccola puntura potrebbe bastare per analizzare tutti i marcatori e monitorare le reazioni ai farmaci assunti dai pazienti. Presto una diagnosi precoce?
By Admin (from 13/05/2012 @ 08:07:40, in it - Osservatorio Globale, read 1657 times)

Una sola goccia di sangue per smascherare anche il più subdolo dei tumori. E’ uno degli ambiziosi obiettivi del progetto di un’équipe interdisciplinare – tutta italiana – composta da esperti della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati), dell’ Università di Trieste, dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia e dell’ Università di Udine, del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, del laboratorio nazionale di ricerca Sincrotrone Elettra e dell’Istituto per l’Officina dei Materiali del Cnr (Tasc).

L’idea è quella di mettere le nanotecnologie al servizio della diagnosi precoce dei tumori: strumenti che, oltre a consentire l’individuazione di marcatori da campioni prelevati in modo poco invasivo, permettano al contempo il monitoraggio della concentrazione dei farmaci nei tessuti al fine di valutarne l’eventuale tossicità. A questo imponente progetto sono stati destinati circa nove milioni di euro, investiti dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro ( Airc) e dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso il programma denominato Futuro in ricerca. Scienziati di diverse specializzazioni (fisici, chimici, biologi e clinici) condivideranno le proprie competenze per sviluppare una tecnologia sensibile e a basso costo in grado di leggere l’ impronta digitale dell’ espressione proteica, per rilevare marcatori tumorali e verificare l’impatto dei farmaci sull’organismo.

A coordinare il team è Maurizio Prato dell’Università di Trieste e Giuseppe Toffoli del Cro di Aviano. “Il compito del gruppo di ricerca – racconta uno degli scienziati coinvolti, il fisico Alessandro Laio della Sissa, per sei anni in servizio presso il Politecnico federale di Zurigo e tornato in Italia grazie al progetto “Rientro dei cervelli” - è proprio quello di disegnare al computer la proteina che in modo selettivo e specifico funga da esca per i marcatori tumorali. Trovare una proteina capace di riconoscere uno specifico marcatore è un po’ come cercare un ago in un pagliaio, dato che le alternative possibili sono dell’ordine di 100 miliardi”.

Il computer e le simulazioni che questo dispositivo rende possibili saranno lo strumento con cui gli scienziati contano di individuare quell’ esca, per integrarla in un nanodispositivo capace di rilevare ritorni metastatici o tumori primari e, contemporaneamente, di valutare la quantità di farmaco assorbita dai tessuti per arrivare a dosaggi personalizzati. L’efficacia di una terapia, infatti, dipende da diversi fattori quali l’età, il sesso, il peso del paziente: somministrare farmaci in modo mirato non solo può migliorarne il potere curativo, ma anche ridurne gli effetti collaterali. Inoltre, le scoperte del team potranno anche chiarire anche alcuni meccanismi cellulari alla base di molte patologie.

Del cospicuo finanziamento, Laio gestirà una tranche da 700mila euro: “Saranno determinanti – spiega il fisico - per acquisire nuova strumentazione e reclutare almeno tre giovani ricercatori nel mio gruppo di ricerca”. Proprio il coinvolgimento di giovani studiosi è infatti alla base del programma “ Futuro in Ricerca”, con cui il Miur intende favorire il ricambio generazionale e il sostegno alle eccellenze scientifiche emergenti presenti negli atenei e negli enti di ricerca. 

Fonte: wired.it