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"Il Vaticano, le mafie e il mistero del crocifisso perduto." di Andrea Palladino.
By Admin (from 31/07/2010 @ 10:54:31, in it - Osservatorio Globale, read 4086 times)

C’è una statuetta di quaranta centimetri in giro per il mondo che racchiude segreti e intrecci tra massoneria, ‘ndrangheta e pezzi del Vaticano. Un crocifisso ligneo, ricercato oggi dall’antimafia di Reggio Calabria, sparito da più di un anno, custodito - racconta a mezza bocca qualcuno - nei depositi di qualche banca newyorkese. Non un pezzo qualsiasi, c’è chi giura che si tratti di un Michelangelo. Anzi, di più, potrebbe essere la chiave per scoprire il “Codice Michelangelo”, il segreto nascosto per secoli, capace di riportarci alla sapienza degli antichi greci, unendo umano e divino attraverso simboli esoterici. O meglio ancora, “il Cristo di Michelangelo”, una sorta di Santo Graal della storia dell’arte, un simbolo po’ fiabesco che appassiona esperti da decenni. Un pezzo unico, ben differente da un altro crocifisso più famoso, acquistato dal ministro Bondi un anno e mezzo fa, che molti esperti - ad iniziare dalla professoressa Paola Barocchi, della Normale di Pisa - ritengono un falso.

Ma perché l’antimafia cerca questa preziosa statuetta giramondo?
Andiamo con ordine. È il 31 marzo del 2009. Nella sala Pio XI dell’università Lateranense di Roma si presenta un composito gruppo di esperti. C’è il rettore, monsignor Fisichella, c’è il gesuita Heinrich Pfeiffer, docente della Gregoriana e considerato uno dei massimi esperti di arte sacra e soprattutto di Michelangelo. C’è poi un signore distinto, alto, elegante e sorridente, Angelo Boccardelli, segretario della Fondazione dedicata all’ex ambasciatore di San Marino Giacomo Maria Ugolini, morto nel gennaio del 2006.

Da qualche anno Boccardelli gira per il mondo con una valigia scura, rigida, dove custodisce questo crocifisso ligneo. Racconta che arrivò dal Libano durante la guerra civile dei primi anni 80, da un seminario della chiesa cattolica di rito greco melkita, salvato dall’uomo cui è dedicata la Fondazione, l’ambasciatore Ugolini (che all’epoca rappresentava la repubblica del Titano in Giordania ed Egitto).

Angelo Boccardelli ha ricevuto le chiavi della fondazione nel 2006, dopo la morte di Giacomo Maria Ugolini, insieme all’ex ufficiale della marina militare italiana, Giorgio Hugo Balestrieri. Quest’ultimo è un toscanaccio di Livorno, dalla battuta facile, che si occupa negli Usa - sua nuova patria dal 1980 - di sicurezza e industria militare. In Italia lo ricordano come uno degli ex affiliati alla P2, con un ruolo tutt’altro che marginale. Secondo una informativa del Sisde del 1982, Balestrieri faceva parte anche del “Comité Montecarlo”, la loggia coperta mai del tutto chiarita.

L’incontro alla Lateranense era l’ultima tappa di un tour mondiale del crocifisso. Argentina, Messico, Nicaragua e - appuntamento principale - New York, dove Balestrieri è vice presidente del Rotary Club. Conferenze, cene, incontri organizzati per annunciare al mondo quella piccola opera di Michelangelo, chiave di volta - secondo le loro parole - della storia dell’arte del ’500. Ma è l’incontro alla Lateranense che deve sancire per il gruppo quella che è una vera e propria benedizione. Non ci sono i grandi esperti accademici, ma persone decisamente influenti: oltre ai già citati monsignor Fisichella e il gesuita Pfeiffer, sul tavolo dei relatori siedono il ministro della cultura di San Marino Romeo Morri e il giornalista Andrea Pamparana. E il titolo dell’incontro, “Il pensiero cristologico del Cardinale Cusano realizzato da Michelangelo Buonarroti”, non lascia spazio a dubbi sull’autenticità del pezzo.

Tutto, però, cambia poco meno di nove mesi dopo la presentazione alla Lateranense, e precisamente il 22 dicembre dello scorso anno, quando i Ros entrano nella sede della Fondazione Ugolini, il lussuoso albergo Villa Vecchia di Monte Porzio Catone, e arrestano Cosimo Di Virgilio, imprenditore legato per i magistrati dell’antimafia alle cosche della piana di Gioia Tauro. Scattano le manette anche per Angelo Boccardelli, mentre Giorgio Hugo Balestrieri si rende irreperibile, rimanendo senza grandi problemi al suo posto nel Rotary Club di New York.

Per tutti l’accusa è pesantissima, associazione mafiosa e legami con la ’ndrangheta: per la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria la Fondazione era uno dei terminali imprenditoriali della ‘ndrina dei Molé di Gioia Tauro. E, tra l’altro, facilitava il riciclaggio dei soldi arrivati dall’importazione clandestina di merce cinese nel porto calabrese.

Tra i beni che i carabinieri sequestrano nella sede della fondazione non c’è, però, la statuetta del Cristo: si è volatilizzata.
Oggi il Pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria Roberto Di Palma conferma che anche la giustizia si è messa alla caccia del crocifisso, una sorta di totem per questa congrega, cresciuta attorno ad un ambasciatore decisamente influente.

«Ugolini era capo della massoneria di rito scozzese di San Marino», racconta Heinrich Pfeiffer, il gesuita che assieme a monsignor Fisichella presentò il Cristo alla Lateranense. Il quale, per far comprendere la capacità di relazione di alto livello del gruppo, aggiunge che Ugolini era - così potente che «quando Berlusconi è andato in Medio Oriente, si è consigliato prima con lui».

Un nome, quello di Giacomo Maria Ugolini, già apparso prima che la Dda si interessasse all’albergo di Monte Porzio Catone tra le carte dell’inchiesta “Somaliagate” del Pubblico ministero Henry John Woodcock.

Era il 2006 quando Woodcock, all’epoca sostituto procuratore a Potenza, ipotizzò l’esistenza di stretti legami tra massoneria, Vaticano e servizi deviati. Alcuni testimoni parlarono di un falso crocifisso di Michelangelo che era stato al centro di un passaggio di 380 mila euro tra monsignor Camaldo, cerimoniere di papa Ratzinger, e l’ambasciatore Ugolini, che poco dopo morì lasciando tutto, come abbiamo visto, in mano al suo segretario Boccardelli. Ed è probabile che si trattasse della stessa statua che in realtà era apparsa in pubblico per la prima volta nel 2001 sulla rivista Il volto dei volti di Cristo pubblicata da un centro studi diretto dal cardinal Angelini. Con una scheda curata proprio da padre Pfeiffer. O, chissà, forse era un’altra statuetta ancora e questa è una incredibile coincidenza.

Legami, amicizie, rapporti ancora da chiarire, con al centro la Fondazione e l’albergo di Monte Porzio Catone nelle cui stanze rinascimentali passavano in tanti, raccontano fonti che chiedono l’anonimato. Prelati di rango, ricordano, come don Pierino Gelmini, nominato alla fine degli anni 80 - alla presenza dell’ambasciatore Ugolini - esarca della chiesa greco melkita e grande amico del premier Silvio Berlusconi.

Resta da capire perché tra Monte Porzio Catone, la Calabria, San Marino e le vie di New York, si intrecciassero legami massonici e interessi delle cosche di Gioia Tauro, tra una cena a lume di candela e un seminario sul “codice Michelangelo”. Conferenze che - ma questa è un’altra storia ancora - avevano come sponsor l’Eutelia, l’azienda travolta pochi giorni fa da un’inchiesta che ha portato all’arresto di otto manager con l’accusa di bancarotta fraudolenta.

Fonte: Unita.it