Una ricerca, condotta da Cnr, Università Statale di Milano, Universita degli studi Milano - Bicocca, Politecnico di Milano e Università dell’Insubria si guadagna la copertina di Biological Psychiatric. Lo studio dimostra che dei topi privi del recettore per l’ossitocina mostrano alterazioni della memoria sociale e una ridotta flessibilità cognitiva. Non solo: presentano anche alcuni sintomi del disturbo autistico. Lo studio ha evidenziato che la somministrazione di ossitocina e vasopressina è in grado di trattare i disordini riscontrati anche in giovani animali adulti, confermando il ruolo fondamentale che questi ormoni hanno nel comportamento sociale (Mariaelvina Sala, Daniela Braida, Daniela Lentini, Marta Busnelli, Elisabetta Bulgheroni, Valeria Capurro, Annamaria Finardi, Andrea Donzelli, Linda Pattini, Tiziana Rubino, Daniela Parolaro, Katsuhiko Nishimori, Marco Parenti, Bice Chini - Pharmacologic Rescue of Impaired Cognitive Flexibility, Social Deficits, Increased Aggression, and Seizure Susceptibility in Oxytocin Receptor Null Mice: A Neurobehavioral Model of Autism; doi:10.1016/j.biopsych.2010.12.022).

I ricercatori del Sanford Burnham Medical Institute e dell’INSPE-San Raffaele di Milano hanno individuato in Sox2 il gene responsabile della trasformazione delle cellule staminali della cresta neuronale in neuroni completamente differenziati. Nello studio, pubblicato su Cell Stem Cell, il team, guidato da Terskikh del Sanford-Burnham Medical Research Institute (Sanford-Burnham) in collaborazione con Stefano Pluchino dell’INSPE- San Raffaele di Milano, ha mostrato che solo le cellule staminali della cresta neurale che esprimono Sox2 diventano poi neuroni. Le staminali della cresta neurale che rimangono prive di Sox2 si differenziano in altri tipi di cellule (Cimadamore F, Fishwick K, Giusto E, Gnedeva K, Cattarossi G, Miller A, Pluchino S, Brill LM, Bronner-Fraser M, Terskikh AV.  Human ESC-Derived Neural Crest Model Reveals A Key Role For SOX2 In Sensory Neurogenesis; doi: 10.1016/j.stem.2011.03.011).

Sul Journal of Neuroscience i ricercatori del laboratorio di Psicofisiologia del sonno della Sapienza e dell’Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca (AFaR), insieme a ricercatori delle università dell’Aquila e di Bologna, fanno luce sui meccanismi elettrici e sulle aree cerebrali che permettono di ricordare (e a volte dimenticare) quello che abbiamo sognato durante la notte. In particolare gli studiosi hanno mostrato che solo se la corteccia cerebrale presenta oscillazioni elettriche lente (con una frequenza da 5 a 7 Hz, chiamate onde theta) durante la fase REM del sonno, le persone ricorderanno il sogno appena prima del risveglio (Cristina Marzano, Michele Ferrara, Federica Mauro, Fabio Moroni, Maurizio Gorgoni, Daniela Tempesta, Carlo Cipolli, Luigi De Gennaro - Recalling and Forgetting Dreams: Theta and Alpha Oscillations during Sleep Predict Subsequent Dream Recall; doi:10.1523/JNEUROSCI.0412-11.2011).

Sempre sul Journal of Neuroscience compare un studio realizzato dal Dipartimento di Neuroscienze e Neurotecnologie dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dall’Università di Genova. Secondo la ricerca, modulando l’intensità dei segnali elettrici nel cervello potrebbe essere possibile attivare i neuroni in modo parziale. Nello studio, dal titolo “Influence of GABA A R Monoliganded States on GABAergic Responses”, i ricercatori hanno analizzato l’intensità degli stimoli indotti dal neurotrasmettitore a funzione inibitoria GABA (γ-amino butyric acid), scoprendo che è possibile attivare i recettori dedicati anche in modo parziale, cioè attraverso una sola molecola di GABA, invece che due (doi:10.1523/JNEUROSCI.1453-10.2011).

Sull’edizione on line di Pnas (Proceedings of the National Academy of  Sciences) è stata invece pubblicata la ricerca condotta dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli sul meccanismo di percezione della luce dei ricci marini. Secondo lo studio, in questi animali, che non possiedono un sistema nervoso centrale, ad assolvere la funzione di un “occhio composito” sono decine di migliaia di cellule fotorecettrici (Sp-Opsin4) solo ora identificate. Lo studio è stato condotto in collaborazione con l’Università di Bonn (Esther M Ullrich-Lüter, Sam Dupont, Enrique Arboleda, Harald Hausen, Maria Ina Arnone - Unique system of photoreceptors in sea urchin tube fee; doi:10.1073/pnas.1018495108).

Segnaliamo, infine, che il fisico Erio Tosatti, docente della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste, è stato appena eletto membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d'America, di cui hanno fatto parte Albert Einstein, Robert Oppenheimer, Thomas Edison, Orville Wright e Alexander Graham Bell. Altri italiani membri dell’Accademia sono Rita Levi Montalcini e Giorgio Parisi.

Fonte: galileonet.it

The researchers report in Nature Nanotechnology that the transistor's central component -- an island only 1.5 nanometers in diameter -- operates with the addition of only one or two electrons. That capability would make the transistor important to a range of computational applications, from ultradense memories to quantum processors, powerful devices that promise to solve problems so complex that all of the world's computers working together for billions of years could not crack them.

In addition, the tiny central island could be used as an artificial atom for developing new classes of artificial electronic materials, such as exotic superconductors with properties not found in natural materials, explained lead researcher Jeremy Levy, a professor of physics and astronomy in Pitt's School of Arts and Sciences. Levy worked with lead author and Pitt physics and astronomy graduate student Guanglei Cheng, as well as with Pitt physics and astronomy researchers Feng Bi, Daniela Bogorin,and Cheng Cen. The Pitt researchers worked with a team from the University of Wisconsin at Madison led by materials science and engineering professor Chang-Beom Eom, including research associates Chung Wun Bark, Jae-Wan Park, and Chad Folkman. Also part of the team were Gilberto Medeiros-Ribeiro, of HP Labs, and Pablo F. Siles, a doctoral student at the State University of Campinas in Brazil.

Levy and his colleagues named their device SketchSET, or sketch-based single-electron transistor, after a technique developed in Levy's lab in 2008 that works like a microscopic Etch A SketchTM, the drawing toy that inspired the idea. Using the sharp conducting probe of an atomic force microscope, Levy can create such electronic devices as wires and transistors of nanometer dimensions at the interface of a crystal of strontium titanate and a 1.2 nanometer thick layer of lanthanum aluminate. The electronic devices can then be erased and the interface used anew.

The SketchSET -- which is the first single-electron transistor made entirely of oxide-based materials -- consists of an island formation that can house up to two electrons. The number of electrons on the island -- which can be only zero, one, or two -- results in distinct conductive properties. Wires extending from the transistor carry additional electrons across the island.

One virtue of a single-electron transistor is its extreme sensitivity to an electric charge, Levy explained. Another property of these oxide materials is ferroelectricity, which allows the transistor to act as a solid-state memory. The ferroelectric state can, in the absence of external power, control the number of electrons on the island, which in turn can be used to represent the 1 or 0 state of a memory element. A computer memory based on this property would be able to retain information even when the processor itself is powered down, Levy said. The ferroelectric state also is expected to be sensitive to small pressure changes at nanometer scales, making this device potentially useful as a nanoscale charge and force sensor.

The research in Nature Nanotechnology also was supported in part by grants from the U.S. Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), the U.S. Army Research Office, the National Science Foundation, and the Fine Foundation.

Source: Science Daily

Runda 4: Mendy reuseste sa aiba primul moment favorabil, insa Bute trimite o lovitura INCREDIBILA cu stanga si il face KO pe Mendy!

Runda 3: Bute reuseste cateva combinatii ce ii dau capul pe spate lui Mendy! Bute apasa pe acceleratie iar acest lucru lasa urme in defensiva lui Mendy.

Runda 2: Bute incepe in aceeasi maniera dar urca putin tempo-ul spre finalul reprizei, reusind cateva serii ce au conectat bine.

Runda 1: Lucian Bute si Mendy s-au studiat reciproc. Chiar daca Bute a atacat mai mult, acesta nu a reusit sa conecteze nicio lovitura in plin.

Il tema è quello fortemente dibattuto del testamento biologico, e "LaMiaScelta.it" - online dal 5 maggio 2011 - è il nuovo portale dedicato all’iniziativa.

Per prendere parte al progetto basta registrarsi e caricare sul sito video, foto o testi, che contengano le proprie volontà o anche soltanto commenti e spunti di riflessione sull’argomento. Le testimonianze rilasciate sul sito naturalmente non costituiscono dei documenti ufficiali: l’obiettivo finale del progetto, infatti, è soprattutto quello di alimentare il dibattito dei cittadini sul tema e richiamare l’attenzione dei legislatori.

Il testamento biologico è lo strumento che permette a ogni cittadino, nel pieno delle sue facoltà, di esprimere la propria volontà di essere o meno sottoposto a terapie e trattamenti medici di qualsiasi tipo, qualora un giorno non dovesse essere più in grado di scegliere autonomamente. Non una dichiarazione di ciò che è giusto o sbagliato, quindi, né una scelta politica o religiosa, ma solo una messa in atto del diritto fondamentale di autodeterminazione.

In Italia, infatti, non esiste ancora una normativa che regoli questa istituzione, dal momento che da quando nel 2001 il nostro paese ha firmato la Convenzione di Oviedo - dove è sancito che "i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento non è in grado di esprimere la propria volontà, saranno tenuti in considerazione" – non è mai stato emanato alcun decreto per recepirla. Risultato: è come se la convenzione non fosse mai stata firmata, e le uniche norme esistenti sul trattamento sanitario rimangono l’art. 32 della Costituzione e la legge sul consenso informato.

Il nuovo sito, raccogliendo le voci dei cittadini, vuole lanciare un messaggio ai legislatori affinché vengano emanate delle disposizioni precise per regolamentare le dichiarazioni anticipate di trattamento: una normativa che faccia diventare attiva la Convenzione.

Fonte: galileonet.it

A University of Missouri researcher says people who overuse credit have very different beliefs about products than people who spend within their means. Following a new study, Marsha Richins, Myron Watkins Distinguished Professor of Marketing in the Trulaske College of Business, says many people buy products thinking that the items will make them happier and transform their lives.

"There is nothing wrong with wanting to buy products," Richins said. "It becomes a problem when people expect unreasonable degrees of change in their lives from their purchases. Some people tend to ascribe almost magical properties to goods -- that buying things will make them happier, cause them to have more fun, improve their relationships -- in short, transform their lives. These beliefs are fallacious for the most part, but nonetheless can be powerful motivators for people to spend."

Richins identified four types of changes that materialistic people expect when making purchases. Previous research has shown that often these expectations are not fulfilled. The four types of transformations expected are:

-> Transformation of the self is the belief that a purchase will change who you are and how people perceive you. This is commonly held by young people and people in new roles. For example, a woman interviewed for the study wanted to have cosmetic dental surgery because she thought it would improve her appearance and self-confidence.

-> Transformation of relationships is the expectation that a purchase will give someone more or better relationships with others. For example, a woman interviewed for the study wanted to buy a new home because she thought it would enable her to entertain more often and make more friends.

-> Hedonic transformation implies that a purchase will make life more fun. For example, a man in the study wanted a mountain bike because he thought it would give him more incentive to get out and go on "an adventure."

-> Efficacy transformation is the expectation that purchases will make people more effective in their lives. For example, some study participants wanted to buy a vehicle because they thought it would make them more independent and self-reliant.

People who have strong and unrealistic transformational beliefs are more likely than others to overuse credit and take on excessive debt. According to Richins, this finding highlights a limitation of financial literacy and credit counseling programs. She recommends that financial literacy and credit counseling programs be revised to help people better understand their motivations for purchasing goods and to help them recognize that products are not a quick fix for improving their lives.

"Many financial literacy programs seek to prevent people from getting into financial problems by presenting the facts about interests rate and loans," Richins said. "However, few programs seek to directly influence behavior or focus on why people purchase things they cannot afford and go into debt."

Source: ScienceDaily.com

Otterreste così una nano antenna capace di catturare la radiazione infrarossa, molto simile ai nuovi dispositivi presentati su Science. Un team coordinato da Mark Knight della Rice University di Houston ha infatti costruito, su un substrato di silicio, delle innovative nano antenne in oro capaci di catturare la luce e convertirla in corrente elettrica. I ricercatori hanno sottolineato che questi dispositivi potrebbero aprire la strada a nuove interessanti applicazioni nel campo dei sensori di luce e dei pannelli solari.

La conversione di luce in corrente elettrica viene attualmente realizzata soprattutto grazie a fotodiodi al silicio, nei quali la luce incidente cede energia agli elettroni nel silicio, che possono così creare un flusso di corrente. Ma i fotodiodi non funzionano con la radiazione infrarossa, perché questa non trasporta abbastanza energia per eccitare gli elettroni. Le nano antenne, spesse una decina di nanometri e lunghe un centinaio, possono invece catturare la radiazione infrarossa, che induce, nelle antenne stesse, dei moti oscillatori degli elettroni detti plasmoni di superficie. Gli elettroni dell’oro, eccitati dai plasmoni, possono quindi “saltare” la barriera energetica che separa l’oro dal silicio, creando così un flusso di corrente nel silicio. Alcuni elettroni sono così energetici da “saltare” direttamente, mentre altri possono attraversare la barriera grazie all’effetto tunnel, uno dei più curiosi fenomeni descritti dalla meccanica quantistica.

I frutti di questo connubio fra nano antenne e dispositivi al silicio sono quindi dei nuovi congegni che potrebbero diventare di enorme importanza per il settore dei pannelli solari, visto che circa un terzo dell’energia solare che arriva sul nostro pianeta è proprio sotto forma di radiazione infrarossa.

Fonte: galileonet.it - Riferimento: DOI: 10.1126/science.1203056

Researchers have developed a new way of producing very dense arrays of carbon nanotubes suitable for making complex integrated circuits.

Nanotube transistors have shown great promise in simple experimental prototypes, but making them into the complex circuits—needed for the chips that run computers and cell phones—has proven tricky. Researchers at Stanford University are using the new fabrication method to build ever more complex circuits that they hope will soon rival the speed of silicon.

Dense tubes: Speedier integrated circuits can be made from these densely packed arrays of carbon nanotubes. Credit: Nano Letters/ACS

For years, computer scientists have worried that, as they continue to miniaturize silicon transistors in order to cram more computing power in ever-smaller spaces, they will come up against the material's physical limits. Many replacements are being explored, including exotic semiconductors and another form of carbon called graphene. For digital logic, though, many believe carbon nanotubes show the greatest promise. "No other material has shown the same ability to scale down as aggressively as carbon nanotubes can," says Aaron Franklin, a researcher at IBM's Watson Research Center in Yorktown Heights, New York. When silicon transistors are miniaturized to a comparable size scale, they become leaky and unstable.

However, making a single high-performance nanotube transistor is one thing; making a large array of nanotubes integrated into a circuit is quite another. In the past few years, researchers at Stanford have made some of the most complex nanotube circuits yet. They developed workarounds to overcome carbon nanotubes' imperfections—the presence of metallic tubes amongst the semiconducting ones needed for transistors, for example. But these circuits were still relatively simple, performing arithmetic at about the level silicon circuits achieved in the 1960s.

The bottleneck has been making dense arrays of well-aligned carbon nanotubes. Stanford professors H-S Philip Wong and Subhasish Mitra previously used a stamping technique to transfer well-aligned nanotubes grown on quartz to a silicon-dioxide wafer for fabrication into transistor arrays and circuits. But there weren't very many nanotubes in each transistor to carry the current, and the low-current transistors didn't have high enough output to be made into complex circuits. That's because the Stanford researchers were only able to do one transfer step before the nanotubes became tangled up into a mess that couldn't be made into a transistor. When researchers try to lay down more nanotubes hoping for a proportional increase in current, says Mitra, "all sorts of weird interactions happen and sometimes you actually get less current."

The same researchers have now developed a method for holding down layers of nanotubes while more layers are deposited on top. "The nanotubes are like fragile threads that want to interact with one another," says Mitra. "We had to add a thin layer of a solid in between to protect them."

The Stanford researchers put down a thin layer of gold with each stamp. Once the gold and nanotubes are in place, the researchers etch away areas of gold where they want to place each transistor's electrical contacts. They then fill these holes with a metal contact material such titanium and palladium. Finally, they etch away the rest of the gold. This entire structure is built up on top of a silicon dioxide wafer patterned with back gates for the transistors. This work is described online this week in the journal Nano Letters.

Mitra says it should be possible to perform several transfers for for a density of 100 to 200 nanotubes per micrometer. The transfer technique is also compatible with techniques the group has developed in the past to deal with stray metallic nanotubes and the occasional misplaced nanotube.

"Nanotubes are messy to work with today," says Franklin. But "there is no fundamental bottleneck that says this can't be done."

Source: Technology Review