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 Trilingual World Observatory: italiano, english, română. GLOBAL NEWS & more... di Redazione
   
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Buongiorno a tutti, questa è l’ultima puntata registrata del Passaparola, da lunedì prossimo saremo di nuovo in diretta e ci butteremo sull’attualità, immagino anche se non lo posso dire perché è fine luglio, che non mancheranno gli spunti per raccontare qualcosa di fresco.

La strategia del terrore di Cosa Nostra.

Facciamo oggi un’altra lista della spesa, la settimana scorsa abbiamo fatto quella della nostra classe dirigente, questa volta con l’aiuto di un Magistrato geniale, secondo me, Roberto Scarpinato che ho intervistato su questi temi qualche tempo fa, vorrei fare la lista della spesa di tutte le persone che sanno la verità sulla strategia politico – terroristico – mafiosa che concepì e poi realizzò le stragi.

Delitto Lima marzo 1992, strage di Capaci, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e uomini della scorta 23 maggio 1992, strage di Via d’Amelio 19 luglio 1992 Borsellino e uomini nella scorta e poi nel 1993 la strage mancata in Via Fauro contro Maurizio Costanzo nel maggio 1993 alla fine del maggio 1993 la strage purtroppo riuscita di Via dei Georgofili a Firenze, 5 morti e molti feriti e poi le stragi contemporanee di fine luglio a Milano al Pac (padiglione di arte contemporanea) di Via Palestro e a Roma alle Basiliche di San Giorgio un Velabro e San Giovanni in Laterano anche lì 5 morti e diversi feriti e infine la mancata strage dello Stadio Olimpico di Roma che fallì nel novembre – dicembre 1993 e fu poi annullata nel gennaio del 1994 in perfetta coincidenza con la discesa in campo di Silvio Berlusconi.

Questa strategia fu materialmente pianificata in una riunione che si tenne alla fine del 1991, almeno per i suoi sommi capi, poi naturalmente fu modificata e ritoccata in corso d’opera, dai componenti della Commissione regionale di Cosa Nostra, la cupola regionale, tutti i capi della mafia siciliana si trovarono in un casolare delle campagne di Enna e misero a punto il da farsi, qualche tempo dopo in un santuario della Calabria lo stesso fecero i capi della ‘ndrangheta, Roberto Scarpinati ha fatto un conto e ha detto che devono essere almeno 100, a tenersi bassi, le persone che sanno tutto da allora, da 18 anni e un pezzo, di quella strategia stragista, terroristico – politico – mafiosa e che però non parlano e allora è interessante capire questo segreto delle stragi chi lo custodisce e perché nessuno di quelli che lo custodiscono è uscito finora a collaborare e a raccontare quello che sa, se sa tutto o la sua parte di verità, se ne sa soltanto un pezzo, dunque intanto ci sono tutti i membri della Commissione regionale che parteciparono a quel vertice alla fine del 1991 e quindi Riina, Provenzano e Graviano, Matteo Messina Denaro, Bagarella, Mariano Agati, i Madonia di Palermo, i Madonia di Caltanissetta, Vito, Santa Paola, il padre e il figlio della famiglia Ganci e poi tutti gli altri capi della mafia siciliana che facevano parte della Commissione regionale, questi a loro volta raccontarono parte di quel progetto che avevano concepito a loro uomini di fiducia, raccontarono tutto a alcuni e questi non hanno parlato, raccontarono dei pezzettini di quella strategia a altri, perché? Perché dovevano spiegare gli esecutori materiali di questo o quel delitto, qualcosa del perché si faceva quel delitto e quindi noi sappiamo da Spatuzza per quello che gli ha detto Giuseppe Graviano, sappiamo da Maurizio, Avola, da Leonardo Messina, da Filippo Malvagni e da pochi altri cosa succedeva, c’erano altri che sapevano e che non essendo affidabili sono stati soppressi come Luigi Ilardo che era confidente del Ros dei Carabinieri che poi fu ucciso, proprio quando aveva deciso di trasformare il suo rapporto da confidente a collaboratore di giustizia e poi c’è Antonino Gioè che appena arrestato nel 1993 e sospettato della strage di Capaci, fu trovato impiccato con le stringhe delle scarpe nel carcere, se non erro, di Trento, dopo avere ricevuto strane visite di uomini dei servizi segreti e di un compagno di carcere, un certo Bellini che aveva avuto rapporto con l’eversione nera e che era considerato un confidente dei Carabinieri.

Queste persone sono già una bella cinquantina, ma non c’è soltanto la mafia, ci sono anche ambienti politici romani che nello stesso periodo sapevano quasi tutto o tutto di quella strategia, le prove? Per esempio a Roma c’era un’agenzia di stampa che si chiamava Repubblica, nulla a che vedere con il quotidiano Repubblica, era un’agenzia che faceva capo a Vittorio Sbardella, un ex fascista che Andreotti aveva preso con sé e era diventato il capo degli andreottiani a Roma, Sbardella 24 ore prima della strage di Capaci, quindi il 22 maggio del 1993 scrisse che di lì a poco ci sarebbe stato un bel botto nell’ambito di una strategia della tensione che era finalizzato a far eleggere un outsider alla presidenza della Repubblica al posto del favoritissimo Andreotti e proprio l’indomani ci fu quel botto terribile di Capaci, proprio in coincidenza con la vigilia delle elezioni di Andreotti che infatti si mise da parte e passò l’outsider Scalfaro, Giovanni Brusca anni dopo al processo Andreotti ha raccontato: noi nell’attuare la strage di Capaci speravamo, per come poi è successo, che si attivassero prima che in Parlamento venissero, venisse eletto il Presidente della Repubblica e in quel periodo, siccome c’erano state delle votazioni all’interno del Parlamento che erano andate a vuoto, quindi noi speravamo che avvenisse la strage, in maniera che per l’effetto l’On. Andreotti e si vociferava che doveva andare il Presidente della Repubblica, non venisse più fatto e in effetti dopo che ci fu la strage, subito dopo venne eletto il Presidente della Repubblica On. Scalfaro, ma solo per fatti suoi, non perché c’è stata la strage, ma il nostro obiettivo era quello di non far diventare in quel momento Presidente della Repubblica l’On. Andreotti e noi ci siamo arrivati all’obiettivo con effetto della strage di Capaci, dopodiché il progetto si fermò momentaneamente in attesa di sviluppi, poi Salvatore Riina fu arrestato.

Quindi o Sbardella o chi aveva fatto quell’articolo anonimo sull’agenzia Repubblica aveva la sfera di cristallo, oppure era a conoscenza di alcuni aspetti, almeno di quella strategia stragista e aveva deciso di lanciare un messaggio in codice a altri che ne erano a conoscenza con quell’articolo sul bel botto, del resto questa Agenzia Repubblica aveva commentato il delitto Lima in modo molto particolare, Lima viene ucciso il 13 marzo 1992 l’uomo di Andreotti in Sicilia e l’uomo di Andreotti a Roma, il Sbardella fa uscire sull’agenzia Repubblica 6 giorni dopo un articolo in cui dice che quell’omicidio era l’inizio di una strategia della tensione, all’interno di una logica separatista e autonomista volta a consegnare il sud dell’Italia alla mafia, per divenire essa stessa Stato, al fine di costituirsi come nuovo paradiso del Mediterraneo, mediante un attacco diretto ai centri nevralgici di mediazione del sistema dei partiti popolari, paradossalmente aggiungeva questa agenzia Repubblica, 6 giorni dopo il delitto Lima, sapevano anche a cosa serviva “il Federalismo del nord - la Lega di Bossi – avrebbe tutto l’interesse a lasciar sviluppare un’analoga forma organizzativa al sud, lasciando che si configuri come paradiso fiscale e crocevia di ogni forma di trasferimenti e di impieghi produttivi, privi delle usuali forme di controllo, responsabili della compressione e del reddito derivabile dalla diversificazione degli impieghi di capitale disponibile” è interessante questa lettura del delitto Lima perché qualche anno dopo un pentito di quelli che sapevano qualcosa, Leonardo Messina ha rilevato ai magistrati e anche alla Commissione antimafia, il progetto politico secessionista di cui si era discusso in quel vertice mafioso nelle campagne di Enna alla fine del 1991, cosa dice? dice che i vertici di Cosa Nostra avevano discusso di quel progetto secessionista della Sicilia sulla base di input di altri soggetti esterni che dovevano dare vita a una formazione politica sostenuta, dice lui, da vari segmenti dell’imprenditoria, delle istituzioni della politica e come faceva l’autore di quell’agenzia a sapere quale era il disegno da cui era partito il delitto Lima in permetta coincidenza con quello che anni dopo ha rivelato uno dei mafiosi a conoscenza delle decisioni prese dalla cupola di Cosa Nostra? Interessante e non è mica finito, perché alla fine degli anni 90, nel 1999 Gianfranco il miglio, l’ex ideologo della Lega Nord diede un’intervista dove disse: io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta, il sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando, cos’è la mafia, potere personale spinto fino al delitto? Non voglio ridurre il meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità, c’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del sud, hanno bisogno di essere costituzionalizzate e lo disse con riferimento al progetto che aveva la Lega nei primi anni 90, è strano che ci si ponesse al nord il problema di tralasciare il sud alla mafia, esattamente come la mafia aveva deciso di propiziare con la sua strategia stragista in quel vertice nelle campagne di Enna.

Andiamo avanti perché i segni di premonizione di quella strategia non sono mica finiti qua! C’era qualcuno che sapeva addirittura prima del delitto Lima e delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, si chiama Elio Ciolini, quest’ultimo è stato coinvolto nelle indagini sulla strage di Bologna e 9 giorni dopo il delitto Lima, il 4 marzo 1992 scrive dal carcere dove è detenuto una lettera a un giudice, Leonardo Grassi e mi anticipa che nel periodo marzo – luglio del 1992 si verificheranno fatti volti a destabilizzare l’ordine pubblico con esplosioni dinamitardi e omicidi politici e puntualmente il 12 marzo, fu ucciso Lima e a maggio ci fu Capaci e a luglio ci fu Via d’Amelio e lui dice nel periodo marzo – luglio, era a conoscenza di un pezzo di quella strategia, quello che sarebbe successo tra marzo Lima e Luglio Borsellino.

Non solo, ma il 18 marzo, subito dopo, 6 giorni dopo il delitto Lima e un giorno prima che esca quell’articolo sull’agenzia Repubblica il 19, Ciolini aggiunge che quel piano eversivo è di matrice massonico – politica mafiosa, esattamente come poi hanno rivelato alcuni collaboratori di giustizia e ha annunciato che bisognava attendersi un’operazione terroristica per colpire un personaggio di rilievo del il Partito il Socialista e guarda un po’ qualche anno dopo si è accertato che la mafia aveva progettato di eliminare Claudio Martelli, attentato che poi è fallito per motivi imprevisti.

Quanti sanno e non parlano?

E non è ancora finita, perché? Perché c’è la falange armata, una sigla strana che compare nel 1992 e mette degli strani comunicati, mandati all’Ansa o a alcuni giornali, in cui questa falange armata dà delle chiavi di lettura per capire cosa sta succedendo, è l’Italia di Tangentopoli e delle bombe, falange armata.

Quando Martelli nel febbraio 1993 viene coinvolto nello scandalo del conto protezione, il conto svizzero su cui Gelli e Calvi avevano versati 8/9 miliardi di lire nei primi anni 80 per dare a Craxi i soldi per comprarsi il Partito Socialista, Martelli Ministro della Giustizia nel 1993, coinvolto in quello scandalo si dimette dal Governo Amato, in seguito a dichiarazione di confessione che hanno reso Silvano Larini che aveva messo a disposizione il conto protezione, era il tesoriere occulto di Craxi e Licio Gelli, anche lui confessa finalmente dopo anni il suo ruolo nel conto protezione e il ruolo di Martelli e Martelli impallinato si dimette da Ministro della Giustizia, Martelli è quello che aveva fatto il Decreto antimafia.
E’ interessante vedere le date di queste dichiarazioni contro Martelli, Larini accusa Martelli il 9 febbraio 1993, Gelli accusa Martelli il 17 febbraio 1993, Martelli si dimette subito dopo e il 21 aprile del 1993, caduto ormai o stava per cadere il Governo Amato perché aveva 5 Ministri indagati che si erano dimessi, la falange armata emette un comunicato dove invita Martelli a non fare la vittima e a essere grato alla sorte che anche per lui si sia potuta perseguire la via politica invece di quella militare, deve ringraziare di essere scampato a un attentato e chi sono questi della falange armata, perché parlano? Cosa vogliono dire? A chi stanno parlando? Sono tutti messaggi trasversali di persone molto legate alle istituzioni e alla mafia che sanno tutto di quel piano e si parlano tra loro, in codice perché non possono dire tutto all’esterno, ma si mandano messaggi in un cifrario che conoscono soltanto loro.

Nello stesso comunicato della falange armata, ai avvertono anche Spadolini, Presidente del Senato, Mancino Ministro dell’Interno e Parisi, Capo della Polizia come possibili vittime di nuovi attentati o di nuove azioni comunque contro di loro e pochi mesi dopo, guarda un po’ salta fuori lo scandalo dei fondi neri del Sisde che ha una parte di verità, ci sono dei dirigenti del Sisde che si sono rubati i fondi neri del Sisde, ma questi vanno a attaccare davanti ai magistrati i Ministri dell'interno, degli ultimi decenni, accusandoli di avere fatto anche loro la cresta sui fondi neri del Sisde, tra i quali Scalfaro e Mancino, infatti Parisi per lo scandalo dei fondi neri del Sisde si dimette e traballano Mancino Ministro dell’Interno e Scalfaro che va in televisione a dire quel famoso “non ci sto” non voleva dire che non voleva le indagini su di sé, voleva dire: ho capito che c’è un piano di destabilizzazione, lo disse che quel muoia Sansone con tutti i filistei avviato dai capi del Sisde presi con le mani nel sacco delle ruberie, faceva parte di una strategia per destabilizzare le istituzioni e la falange armata lo aveva preannunciato il 21 aprile 1993, poi dice Scarpinato l’elenco è lunghissimo, lui oltretutto non può fare tutti i nomi di quelli che sanno, ma noi per forza dobbiamo porci il problema di quelli che sanno oltre a costoro che abbiamo nominato, prendete per esempio i poliziotti del gruppo del Questore di Palermo La Barbera che nel 1993 organizzano il depistaggio, costruiscono a tavolino il falso pentito Scarantino, il falso pentito Candura, il falso Andriotta, i quali sostengono di avere fatto tutto loro, compreso il furto della 126 che poi è esplosa in Via d’Amelio e solo oggi sappiamo che non era vero, perché? Perché Spatuzza si è autoaccusato e ha dimostrato di averla rubata lui quell’automobile e ha raccontato che nel momento in cui nel famoso garage veniva imbottita di esplosivo l’auto che sarebbe esplosa in Via d’Amelio era presente una persona che non c’entrava niente con la mafia, non solo non c’erano Scarantino e gli altri che si erano inventati tutto e si sono beccati l’ergastolo, loro e altri 4 che non c’entrano niente e che adesso verranno probabilmente scagionati nel processo di revisione che nasce proprio dalle dichiarazioni di Spatuzza, non solo non c’erano questi che si sono autocalunniati, mandati da chi non si sa, ma c’era un esponente dei servizi segreti che a Spatuzza è sembrato riconoscere in un funzionario del Sisde che lavorata a stretto contatto con Bruno Contrada e che adesso è indagato, si chiama Narracci, è quello che era in barca nel momento in cui esplose Via d’Amelio insieme a Contrada e ci sono 3 poliziotti della squadra di La Barbera, La Barbera è morto purtroppo nel 2002, indagati per questo depistaggio, chi ha costruito questo depistaggio? Perché hanno voluto attribuire Via d’Amelio a questi quaquaraquà di Scarantino etc. che non c’entravano niente? Come hanno fatto a convincerli a prendersi la colpa e a finire all’ergastolo per un reato che non avevano commesso, mentre erano dei piccoli traffichini di provincia? Chi volevano coprire? Hanno voluto dare una versione minimalista, al ribasso della strage di Via d’Amelio per evitare che le indagini arrivassero nella direzione giusta e salissero, l’hanno fatta scendere subito in partenza e l’hanno fatto di loro iniziativa o ce li ha mandati qualcuno e chi li ha mandati il Gen. Mori e il Capitano De Donno a trattare con Vito Ciancimino? Quanti erano i Signor Franco o i Signor Carlo dei servizi di sicurezza che affiancavano Vito Ciancimino da 30 anni e l’hanno affiancato nella trattativa e gli hanno sempre detto di stare zitto? E chi sono quelli che avrebbero dovuto sorvegliare Ciancimino agli arresti domiciliari a Roma e che invece di sorvegliarlo facevano finta di non vedere quando andava a trovarlo 6 volte Bernardo Provenzano, fino a poco prima che Ciancimino morisse nel 2002, se non erro? Vedete quante persone e quanto importanti la trattativa non poteva essere all’oscuro dei comandi generali dei Carabinieri e del Ros e non poteva essere all’insaputa di Ministri, sottosegretari, abbiamo sentito che recentemente Massimo Ciancimino ha detto che suo padre aveva la convinzione che la trattativa era condivisa da un ex Ministro della Difesa come Rognoni che ha smentito, dal Ministro dell’Interno nuovo Mancino che ha smentito, lui dice anche da Violante, quest’ultimo smentisce, però poi si ricorda che Mori voleva fargli incontrare Vito Ciancimino a tutti i costi, perché non l’ha detto 17 anni prima e l’ha detto soltanto quando Massimo Ciancimino ha raccontato queste cose?

Quindi immaginate quanta gente c’è che sa queste cose, è stupefacente che in un paese deboli di prostata come l’Italia, dove nessuno si tiene mai niente, questo segreto che è a conoscenza di almeno un centinaio di persone: mafiosi, massoni, eversori, politici, forze dell’ ordine, militari sia rimasto così impenetrabile, nessuno di questi ne ha mai fatto cenno.
Forse è proprio perché attiene a quello che Scarpinato chiama il grande War Game che si è giocato in quel periodo sulla pelle di tanti innocenti, il gioco grande per dirla con Giovanni Falcone, è una costante della storia italiana che delle stragi e dei loro retroscena ci siano centinaia di persone a conoscenza, pensate a Portella della Ginestra, hanno ammazzato decine di persone che sapevano i segreti di Portella della Ginestra da Pisciotta in avanti, pensate alle stragi della destra eversiva negli anni 70, pensate alle morti strane, pensate per esempio a quell’Ermanno Buzzi che appena condannato in primo grado per la strage di Brescia fu subito strangolato in carcere, pensate al “suicidio” in carcere di Nino Gioè, pensate a quello che racconta Nino Giuffrè il braccio destro di Provenzano che collabora dal 2005, ha raccontato che quando era in carcere, appena iniziato a collaborare, non lo sapeva ancora nessuno, o non doveva saperlo ancora nessuno, riceveva visite di strani personaggi che lo invitavano a suicidarsi e gli dicevano: ti aiutiamo noi a toglierti la vita.

E’ anche così che si conservano i segreti, ma noi abbiamo molte persone vive che conoscono i segreti e che ogni tanto quando sono proprio costrette ne tirano fuori un pezzo: Violante, Martelli che si ricorda 18 anni dopo che il suo Ministero aveva informato Borsellino della trattativa del Ros con Ciancimino, la Dirigente del Ministero Liliana Ferraro che aveva appena preso il posto di Falcone che andò lei a avvertire Borsellino di quella trattativa e quanti altri in quel Ministero sapevano di quella trattativa? E quanti altri in quei governi del 1992/1993 sapevano di quella trattativa? Poi naturalmente ci sono quelli che hanno fatto la seconda trattativa di cui parla Massimo Ciancimino, dopo l’arresto di suo padre dice Massimo Ciancimino, fu Dell’Utri a prendere il posto di suo padre come cerniera tra Cosa Nostra e Forza Italia, i giudici di Palermo hanno ritenuto provata la mafiosità di Dell’Utri fino al 1992, comprese dunque le stragi di Capaci ma non dopo ma nel frattempo le indagini su Ciancimino sono appena iniziate, i riscontri alle parole di Spatuzza e Ciancimino li stanno cercando e trovando in queste ore, in queste settimane, in questi mesi i magistrati, quindi sulla trattativa post 1992/1993 la storia deve essere ancora scritta, basterebbe che uno di questo centinaio di persone dicesse una cosa, anche soltanto la parte che è a sua conoscenza per consentire alle indagini di fare un salto di qualità formidabile, speriamo che avvenga, in fondo è una costante dei periodi di crisi, quando il sistema entra in crisi, la gente parla più volentieri, nel 1992 parlarono addirittura Buscetta e Mannoia di Andreotti, crollata la prima Repubblica, speriamo che ora che sta crollando la seconda, qualche memoria lampo abbia improvvisamente un’illuminazione e decida di spiegarci chi ha fatto cosa.

Il che cosa però lo conosciamo già e è quel piano eversivo che poi nel 1994 ha ottenuto i risultati sperati, è riuscita a sostituire la Prima Repubblica con qualcosa di analogo, il trionfo del principe direbbe Scarpinato, il trionfo del gattopardo direbbe Tommasi di Lampedusa, passate parola!

Fonte: beppegrillo.it

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WASHINGTON – Two Iowa farms that together recalled more than half a billion potentially tainted eggs this month share close ties, including suppliers of chickens and feed.
Both farms are linked to businessman Austin "Jack" DeCoster, who has been cited for numerous health, safety and employment violations over the years. DeCoster owns Wright County Egg, the original farm that recalled 380 million eggs Aug. 13 after they were linked to more than 1,000 reported cases of salmonella poisoning.


Another of his companies, Quality Egg, supplies young chickens and feed to both Wright County Egg and Hillandale Farms, the second farm that recalled another 170 million eggs a week later.
Jewanna Porter, a spokeswoman for the egg industry, said the two companies share other suppliers as well, but she did not name them.
The cause of the outbreaks is so far unknown, as Food and Drug Administration investigators are still on the ground at the farms trying to figure it out. The federal Centers for Disease Control has said the number of illnesses, estimated as high as 1,300, would likely grow.

DeCoster is no stranger to controversy in his food and farm operations:

• In 1997, DeCoster Egg Farms agreed to pay $2 million in fines to settle citations brought in 1996 for health and safety violations at DeCoster's farm in Turner, Maine. Then-Labor Secretary Robert Reich said conditions were "as dangerous and oppressive as any sweatshop." He cited unguarded machinery, electrical hazards, exposure to harmful bacteria and other unsanitary conditions.

• In 2000, Iowa designated DeCoster a "habitual violator" of environmental regulations for problems that included hog manure runoff into waterways. The label made him subject to increased penalties and prohibited him from building new farms.

• In 2002, the federal Equal Employment Opportunity Commission announced a more than $1.5 million settlement of an employment discrimination lawsuit against DeCoster Farms on behalf of Mexican women who reported they were subjected to sexual harassment, including rape, abuse and retaliation by some supervisory workers at DeCoster's Wright County plants.

• In 2007, 51 workers were arrested during an immigration raid at six DeCoster egg farms. The farm had been the subject of at least three previous raids.

• In June 2010, Maine Contract Farming — the successor company to DeCoster Egg Farms — agreed in state court to pay $25,000 in penalties and to make a one-time payment of $100,000 to the Maine Department of Agriculture over animal cruelty allegations that were spurred by a hidden-camera investigation by an animal welfare organization.

It is unclear what role DeCoster's company played in the current salmonella outbreak. The FDA investigation could take months, and sources of contamination are often difficult to find. The current recall goes back to April, and many of the eggs have already been consumed.

Still, DeCoster's Wright County Egg is already facing at least two lawsuits related to the egg recall. One is from food distributor Dutch Farms, which says the company used unauthorized cartons to package and sell eggs under its brand without its knowledge.
The other is from a person who said they became ill after eating tainted eggs in a salad at a restaurant in Kenosha, Wis.
The CDC said investigations by 10 states since April have identified 26 cases where more than one person became ill. Preliminary information showed that Wright was the supplier in at least 15 of those.
Almost 2,000 illnesses from the strain of salmonella linked to both recalls were reported between May and July, nearly 1,300 more than usual, the CDC said. No deaths have been reported.
The most common symptoms of salmonella are diarrhea, abdominal cramps and fever within eight hours to 72 hours of eating a contaminated product. The disease can be life-threatening, especially to those with weakened immune systems.
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Associated Press Writer Jeff Baenen in Minneapolis contributed to this report.

Source: news.yahoo.com & Associated Press

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uvaspinaE’ in pericolo la stazione di ricerca Pavlovsk, la più antica banca di semi del mondo, la più grande collezione di vecchie varietà europee di frutti. Il 90%di essi esiste solo lì. Ancora per poco.

La stazione Pavlovski trova alla periferia di San Pietroburgo, e – se le cose non cambiano – nel giro di un mese una colata di cemento prenderà il suo posto. Un quartiere residenziale.

E’ in corso una campagna sul web per convincere le autorità russe a salvarla. In fondo, custodisce una parte delle radici d’Europa.

La stazione Pavlovsk fa capo al Vavilov Institute of Plant Industry, conosciuto anche come All-Russian Research Institute of Plant Industry. Possiede centinaia di migliaia di semi, e nei campi che la circondano crescono oltre 4000 varietà di frutti: soprattutto fragole (mille tipi diversi di fragole!), ma anche ciliegi, uvaspina, lamponi… Provengono da 40 Paesi. Sono i progenitori delle varietà commerciali, praticamente più nessuno li coltiva.

Proprio per questo sono preziosi. Non è attaccamento sentimentale al buon tempo antico, ma una questione di biodiversità: queste piante possiedono caratteristiche che potrebbero tornare utili per ottenere nuove varietà in grado di resistere ai cambiamenti climatici, ai parassiti, alla siccità…

Durante la Seconda guerra mondiale, quando San Pietroburgo – allora Leningrado – era stretta dall’assedio delle truppe tedesche, 12 scienziati che custodivano la stazione Pavlovsk preferirono morire di fame piuttosto che mangiarsi le collezioni.

La settimana scorsa un tribunale ha stabilito che la stazione Pavlovsk deve sloggiare entro un mese, così che al suo posto possa aprire un cantiere edile.

La stazione stessa e l’istituto cui fa capo interporranno appello. Oltretutto non si possono traslocare alberi ed arbusti che crescono in campo aperto e che difficilmente si riproducono per seme. O per lo meno, ammesso di trovare un altro sito, il trapiantodi queste varietà preziose e uniche richiede anni di lavoro.

Di fronte alle pressioni di studiosi di tutto il mondo, il presidente russo Medvedev ha fatto sapere che esaminerà la questione. Se volete dargli un aiutino in questo senso, su Internet c’è la petizione di Global Crop Diversity Trust, appoggiata anche da Slow Food International.

Vavilov Institute of Plant Industry

Il comunicato stampa sul sito del Vavilov Institute of Plant Industry: il tribunale ha deciso a favore del cemento

Un vecchio articolo dell’Independent in pericolo stazione sperimentale Pavlosk

Sul Guardian le autorità russe riesamineranno la questione della stazione sperimentale Pavlosk

Il comunicato stampa di Slow Food International: salvare la stazione di ricerca Pavlovsk

La petizione di Global Crop Diversity Trust a favore della stazione di ricerca Pavlovsk

Fonte: blogeko.it

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Seven hundred Roma have been detained in France as police dismantle their campsites—part of President Nicolas Sarkozy's crackdown on illegal immigration. On Thursday, some 100 were flown to Romania for repatriation with 300 Euros per adult and 100 Euros per child to ease the transition. The Roma, also known as Gypsies (though this is a pejorative term), are associated with a peripatetic lifestyle. Why do the Roma wander?

Persecution, initially. The Roma originated in India but left the subcontinent in the 11th century, perhaps following Muslim invasions. From there, they crossed into the Byzantine Empire, and then up to southeastern Europe by about 1300. Generally speaking, xenophobia made it difficult for them to stop in any one place for very long, let alone establish permanent settlements. (Since it's thought that the Roma adhered to strict purity codes, they may also have been reluctant to mix with outsiders, making assimilation unwanted on both sides.) When the Roma arrived in Western Europe in the 15th century, local populations worried they were part of an Ottoman invasion (because of their dark skin color) and the German Reichstag of Freiberg declared them outlaws. Barred from purchasing land or joining guilds, the Roma had no choice but to move about.

Wandering became a way of life, and the Roma fit into the European economy by selling merchandise in rural areas distant from shops. Angus Fraser writes in The Gypsies that "they appeared as purveyors of gossip and news, sellers of cheap wares (often made by themselves) repairers of household goods, seasonal laborers (e.g. for haymaking, pea and fruit picking, hopping); or they could function as itinerant entertainers." With improved communication networks, the Roma continued to do seasonal work that required movement, replacing traditional caravans with trailers and campers. Some Roma now value the freedom of an itinerant lifestyle and consider it part of their culture.

Contrary to stereotype, however, wandering is no longer the default for the Roma. The communist regimes in Bulgaria and other eastern European countries forced the Roma to settle down, pushing them into segregated ghettos. Most Roma today are actually sedentary rather than peripatetic. There are no hard numbers Europe-wide, but it's thought that the vast majority live in apartments and houses. Many of the Roma who do move from country to country are merely participating in the economically motivated and widespread migration out of Eastern Europe.

Source: Slate.com

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 petrolio in mareTorno sulla marea nera. La gran parte del petrolio– circa il 75% – è ancora nascosta sotto le onde del Golfo del Messico. Oltre un terzo dei genitori residenti lungo la costa ha rilevato problemi di salutenei figli. Fra gli adulti direttamente esposti alla marea nera, il 40% riferisce sintomi respiratori o irritazioni alla pelle.

Lo affermano due ricerche indipendenti, rispettivamente delle Università della Georgia e della Colombia. Smentiscono i trionfali proclami delle autorità Usa secondo il quale è praticamente tutto finito e la maggior parte del petrolio versato in mare dal pozzo Bp si è dissolta come zucchero nel tè.

A proposito: non è finito un bel niente. Anche se il pozzo è pieno di fango e cemento, gli internauti postano sempre nuovi filmati su Youtube relativi a vere o presunte perdite di idrocarburi dal fondale.

Bp e Guardia Costiera sono alle prese con problemi tecnici relativi al modo migliore per sigillare definitivamente il pozzo tramite i relief well. Ma torniamo ai due studi.

La salute, innanzitutto. Ricercatori della Mailman School of Publich Ealth della Columbia University hanno intervistato 1200 adulti residenti entro 10 miglia dalla costa del Golfo del Messico.

Hanno registrato le risposte senza effettuare diagnosi. I risultati quindi possono essere distorti (esagerati, o anche sottostimati) a causa della percezione soggettiva.

Ma sembra proprio che le cose non vadano bene. I problemi di salute sono stati evidenziati soprattutto da persone con i redditi più bassi. E a proposito: dato l’impatto della marea nera su pesca e turismo, l’8% degli intervistati ha perso il lavoro. Il 25% delle famiglie ha subito una consistente flessione dei redditi.

Quanto al petrolio nel Golfo del Messico, le autorità americane pochi giorni fa hanno fatto squillare le trombe: il 50% è stato bruciato in mare (come se questo trattamento lo facesse magicamente sparire, invece di trasformarlo in cenere e fumo), il 25% è evaporato e il restante 25% non costituisce più una minaccia.

Invece un gruppo di scienziati che fa capo all’Office of Public Affairs della Georgia University ha analizzato i dati ufficiali fo e ha concluso che non è vero: è ancora nel Golfo del Messico il 70-79% del petrolio sversato in mare.

Gli scienziati dicono anche che rimarrà lì per un bel po’. Per evaporare o per degradarsi il petrolio deve galleggiare in superficie. E’ noto invece che il massiccio uso di disperdenti lo ha distribuito lungo tutta la colonna d’acqua.

Il comunicato stampa dell’Università della Colombia: gli effetti della marea nera sulla salute

Sul New York Times secondo le autorità Usa i tre quarti del petrolio non sono più nel Golfo del Messico

Il comunicato stampa dell’Università della Georgia: fino al 79% del petrolio è ancora nel Golfo del Messico (la pagina contiene i link al testo completo della ricerca)

Fonte: blogeko.it

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O nouă terapie, care influentează o anumită genă a cărei mutatie este asociată cu un număr mare de cazuri de melanom avansat, a determinat o reducere considerabilă a tumorilor pentru 80% din totalul pacientilor, potrivit unui studiu clinic ale cărui rezultate au fost publicate recent în SUA.

Potrivit AFP, acest tratament experimental administrat pe cale orală, numit PLX4032, neutralizează gena BRAF, a cărei mutatie este prezentă în 60% din cazurile de melanom. Acest agent împiedică gena să producă o anumită proteină care joacă un rol cheie în dezvoltarea cancerului.

"Nu am observat niciodată până acum o rată a răspunsurilor de 80% pentru niciunul dintre tratamentele administrate în cazurile de melanom avansat. Este remarcabil", a declarat medicul Paul Chapman, de la spitalul Memorial Sloan-Kettering din New York, unul dintre principalii autori ai studiului.

"Melanomul metastazat lasă putine sperante de supravietuire si se numără printre principalele motive de mortalitate în cazul pacientilor tineri bolnavi de cancer", a precizat, la rândul său, medicul Keith Flaherty, de la Massachusetts General Hospital, coordonatorul testelor clinice.

Studiul a fost publicat în revista medicală americană The New England Journal of Medicine.

"Desi înlăturarea pe cale chirurgicală a melanomului aflat într-o fază incipientă de dezvoltare este în general încununată de succes, de îndată ce acest cancer de piele se răspândeste la alte organe din corp, pronosticul este sumbru", spun specialistii. Perioada de supravietuire după diagnosticare este de cel mult nouă luni.

Rezultatele testului clinic preliminar (faza 1), realizat pe 55 de pacienti, ca si rezultatele partiale obtinute în urma unei extensii a acestui test, la care au participat 32 de bolnavi, au demonstrat că un număr mare de tumori s-au redus cu mare rapiditate, iar în cazul unora dintre pacienti calitatea vietii s-a ameliorat într-un mod spectaculos.

"Acest studiu marchează începutul medicinei personalizate în combaterea melanomului", a declarat medicul Paul Chapman.

Micsorarea tumorilor a fost observată în toate organele în care melanomul se răspândeste, de regulă în ficat, intestinul mic si oase.

Efectele secundare ale tratamentului PLX4032, pus la punct de laboratoarele elvetiene Roche în colaborare cu grupul american Plexxikone, sunt relativ minore - eruptii cutanate, greată si senzatia de oboseală.

Un test clinic de fază 3, ultimul stadiu înainte de depunerea documentatiei pentru obtinerea brevetului de comercializare, are loc în aceste zile si va indica dacă PLX4032 prelungeste în mod real viata pacientilor.

În luna iunie, un test de faza 3 a demonstrat că Ipilimumab, un anticorp administrat intravenos, ce stimulează sistemul imunitar, a permis pentru prima oară o crestere substantială a sperantei de viată pentru bolnavii suferind de melanom în stare avansată.

Potrivit statisticilor Organizatiei Mondiale a Sănătătii, cancerul de piele produce circa 66.000 de decese în fiecare an, pe plan mondial, în 80% dintre aceste cazuri fiind vorba de melanom. Peste jumătate dintre pacientii diagnosticati cu melanom au mai putin de 59 de ani.

Sursa: Mediafax.ro

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Investigarea activitătii unor grupări asiatice care operează în complexul Dragonul Rosu scoate la iveală un sistem similar celui mafiot. Procurorii au stabilit că unii dintre liderii retelei aveau conexiuni la vârful grupului de firme Niro, controlat de Dumitru Nicolae.

Primele rezultate ale unei anchete derulate de procurorii Directiei pentru Investigarea Infractiunilor de Crimă Organizată si Terorism (DIICOT) pun în lumină miza uriasă care se ascunde sub unele standuri din Dragonul Rosu: aproape 600 milioane dolari, bani care au fost scosi din România numai în ultimii patru ani prin tranzactii vamale frauduloase si spălare de bani. România Liberă a documentat cine sunt personajele-cheie ale acestor operatiuni si cum anume se derulează acestea.

„Zheng Weiming este o garantie"

Unul dintre oamenii cu greutate în acest joc cu mize de sute de milioane de dolari este omul de afaceri chinez Zheng Weiming. Potrivit procurorilor DIICOT, Zheng face parte dintr-o familie care este asociată chiar cu patronul complexului Dragonul Rosu, Nicolae Dumitru, cunoscut si drept „Nicu Niro". „Inculpatul Zheng Weiming este un important om de afaceri în China, fiind membru al unei importante familii din această tară care are afaceri în România. Această familie are un important rol în dezvoltarea Complexului Comercial Dragonul Rosu, membrii acesteia fiind asociati în cadrul societătii ce a dezvoltat acest complex. Prin pozitia sa în cadrul familiei, Zheng Weiming a fost o garantie pentru oamenii de afaceri chinezi că îsi vor primi marfa în cele mai bune conditii, respect ce este dublat de cunostintele pe care acesta le avea în mediul de afaceri chinez", descriu anchetatorii DIICOT rolul lui Zheng Weiming în gruparea care actionează în Dragonul Rosu. Verificările R.L. au arătat că, într-adevăr, în cadrul societătii Dragonul Rosu SA apare ca actionar un membru al familiei Zheng - este vorba de Zheng Xing. Potrivit datelor de la Registrul Comertului, cota detinută de acesta este de 30%, cu un aport de 207.750 lei noi. Celelalte 70 de procente din societate sunt detinute de Niro Investments, societate care face parte din grupul Niro, controlat de omul de afaceri Nicolae Dumitru. Contactat de RL, Ion Badea, unul dintre administratorii societătii Dragonul Rosu SA, a declarat că asocierea activitătii grupării asiatice cu brandul Dragonul Rosu este pur întâmplătoare. „Nu pot să comentez prea multe, pentru că nu am văzut dosarul. stiu că există unul, însă nu stiam că s-a făcut deja rechizitoriul. În rest, alăturarea cu brandul Dragonul Rosu este pur întâmplătoare", ne-a declarat Ion Badea.

Reteaua avea control total si folosea chiar si persoane cu dizabilităti

Mergând pe firul tranzactiilor comerciale suspecte, procurorii au mai descoperit că membrii retelei asiatice stabiliseră un control total asupra operatiunilor comerciale, de la introducerea în tară a mărfurilor importate si până la scoaterea banilor astfel rezultati din România. Potrivit anchetatorilor, afaceristii chinezi si vietnamezi se foloseau în derularea operatiunilor si de persoane cu dizabilităti fizice. „Pentru ca întreaga activitate să fie sub controlul lor - de la comanda de marfă din tara exportatoare până la transportul maritim, introducerea în tară, transportul intern si distribuirea către comercianti au fost înfiintate societăti comerciale cu obiect specific (comisionariat vamal si transport)", se arată în rechizitoriul procurorilor DIICOT. Din verificările institutiilor abilitate a rezultat că, până în prezent, gruparea a spălat peste 83,2 milioane dolari, în 2006, iar între 2007 si 2010 ar fi fost spălati alte 273,7 milioane dolari si aproape 33,9 milioane euro. Potrivit unor surse oficiale, sumele acestea nu sunt si cele finale, din moment ce anchetatorii verifică în prezent activitatea a circa 15 societăti comerciale.

Cum plecau banii din Dragonul Rosu în Noua Zeelandă

Verificând traseul banilor externalizati de la Dragonul Rosu, procurorii DIICOT au descoperit si un mod de operare extrem de bine pus la punct. În schemă apar companii din importante centre off-shore, cunoscute ca necooperante cu organele de anchetă. Astfel, după ce banii erau colectati de la afaceristii care cooperau cu gruparea, acestia erau transportati, cash, de la Bucuresti la Galati. Acolo, sumele erau preluate de Vasiliy Badika, basarabean cu cetătenie bulgară, care activa în Ucraina. Rolul lui Badika era, potrivit anchetatorilor, acela de a scoate banii din România si a-i transporta în Ucraina, unde erau introdusi în sistemul bancar local. Uriasele sume ajungeau apoi, prin transferuri din cont în cont, în bănci din tările Baltice si de acolo în Noua Zeelandă, China si Vietnam: „Astfel, după ce erau scosi din România, banii erau introdusi în sistemul bancar, după care, folosind bănci din Letonia (important centru bancar), respectiv Baltic International Bank, sumele erau transferate în contul în care se dorea. Se constată că prin acest circuit se asigurau toate cele trei etape recunoscute ale procesului de spălare de bani, respectiv plasare, stratificare si integrare, fapt ce făcea imposibil de stabilit o legătură între locul (contul) unde ajungeau si sursa de provenientă", se arată în rechizitoriul întocmit de procurorii DIICOT. Printre probele detinute de anchetatori cu privire la schemele de externalizare a sutelor de milioane de dolari dinspre România spre Asia există si o „evidentă paralelă" a sumelor scoase din tară, tinută chiar de membrii retelei. Din documentele cu pricina reiese că gruparea care opera în Dragonul Rosu folosea si societăti off-shore din Noua Zeelandă, precum Keanu Group Limited, Feratex Group Ltd si Piemonte Ltd.

INSTRUMENTE
Coruptie si identităti false

Din rechizitoriul procurorilor români reiese, totdată, că reteaua din Dragonul Rosu nu ar fi putut frauda statul român fără complicitatea unor functionari cărora le-ar fi fost cumpărată tăcerea. "Trebuie specificat că fenomenul infractional (...) a fost posibil si a căpătat o amploare deosebită datorită larghetii legislatiei române (adaptate la cea europeană) referitoare la regimul vamal si inexistentei unui control din partea autoritătilor române privitor la documentele prezentate de comerciantii ce desfăsoară activităti comerciale", sustin procurorii. Afaceristii introduceau în tară produsele comercializate la Dragonul Rosu prin porturile Constanta si Agigea-Sud. Adesea, membrii retelei se foloseau de identităti false pe baza cărora îsi înfiintau firmele cu care operau. Însusi Zheng Weiming a recurs la această solutie. Potrivit DIICOT, verificările au demonstrat că Zheng Weiming este una si aceeasi persoană cu Zheng Shuqin, identitate sub care acesta a fost expulzat din România în 2002. O altă persoană anchetată de procurori în acest dosar, Wang Jie, a mai intrat în România cu identitatea Hong Qiang.

Sursa: RomaniaLibera.ro

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By Admin (from 27/08/2010 @ 08:38:12, in ro - TV Network, read 2676 times)

Traficantii

Din noiembrie 2007, Mircea Badea a realizat emisiunea Traficantii, difuzată de luni până vineri, între orele 18-19, de postul de radio News FM. În prezent realizează emisiunea Mircea Badea Show la postul de radio Radio Zu. Această emisiune se difuzează la aceeasi oră, 18:00 .


Actorie

Mircea Badea a jucat în roluri secundare în filmele:

  • Oglinda (1993);
  • Triunghiul mortii, 1999, în regia lui Sergiu Nicolaescu;
  • Pitici si tătici (serial de televiziune), 2003, în regia lui Misu Marinescu;
  • Milionari de weekend, 2004, în regia lui Cătălin Saizescu;
  • Tonomatul de pe 3 (serial de televiziune), 2005- în regia lui Sorin Oancea.


Viată personală

Mircea Badea are o relatie cu prezentatoarea stirilor sportive de la Realitatea TV, Carmen Brumă.

Sursa: http://ro.wikipedia.org/wiki/Mircea_Badea

Despre politica, justitie, politia, pitipoance, Romania, viata de zi cu zi, ziare, autostrazi si multe multe altele. Cu comentariile lui amuzante sau amare, pornite de la subiectele abordate de presa in ziua respectiva, Mircea Badea spune ceea ce gandesc multi dintre romani, deranjand deseori mai-marii zilei si devenind una din vocile influente ale vietii publice.

keywords: Mircea Badea, In gura presei, politica, social, revista presei, Badea, Mircea Badea Video, Video, Antena 1, Antena 3, Emisiune, Live

Sursa: http://ingurapresei.antena1.ro/emisiuni

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By Admin (from 27/08/2010 @ 09:37:18, in it - Osservatorio Globale, read 2287 times)

Arestarea preventiva a asistentei Florentina Cirstea este este o masura exagerata. Unde e prezumtia de nevinovatie? Este pericol public? Este recidivista? Este suficienta suspendarea din functie si judecarea in libertate cu interdictia de a parasi localitatea. Cerem eliberarea imediata a Asistentei Florentina Cirstea si judecarea in libertate.

Semneaza petitia

Vezi semnaturile pentru petitia: Judecarea in libertate a asistentei Florentina Cirstea


Un'infermiera, Florentina Cirstea, è stata accusata dagli inquirenti rumeni per la morte di cinque neonati nell'incendio avvenuto il 16 agosto nell'ospedale pediatrico Giulesti di Bucarest. Lo scrive oggi l'agenzia di stampa Mediafax.

Secondo l'agenzia, l'infermiera dovrà apparire oggi di fronte a un giudice e il procuratore ne chiederà l'arresto. Cirstea è accusata di non aver controllato in maniera costante i neonati che si trovavano nell'unità di terapia intensiva del nosocomio.

I cinque bimbi sono morti per le gravi ustioni loro procurate dall'incendio scoppiato otto giorni fa. Altri sei neonati sono rimasti feriti e rimangono in condizioni critiche ma stabili.

L'incendio, secondo le prime risultanze dell'inchiesta, sarebbe iniziato da cavi elettrici attaccati al condizionatore d'aria della terapia intensiva e si sarebbe presto diffuso nella stanza attaccando le incubatrici.

Le immagini delle telecamere di sorveglianza, rese pubbliche la scorsa settimana, mostrano genitori e membri dello staff medico che tentano disperatamente di entrare nella terapia intensiva sfondando vetri con sedie e con altri strumenti. Per entrare, ci sarebbe stato bisogno di un "badge", ma nessuno degli addetti che ne erano in possesso era presente in quel momento. Secondo la procura, l'unica persona che aveva la chiave elettronica era l'infermiera di turno che doveva essere lì e non c'era.

Fonte: Apcom

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Una discarica fluttuante, paragonabile al “Great Pacific Garbage Patch”, il vortice di immondizia che galleggia ormai da decenni nel Pacifico.

Niente da festeggiare per l’ultima scoperta degli oceanografi nell’Atlantico del Nord. Al termine di una ricerca durata 22 anni, è stata localizzata al largo delle coste della Georgia, nel sud est degli Stati Uniti, la più grande isola di rifiuti nel secondo oceano del pianeta. Una discarica fluttuante, estesa fra i 22 e i 38 gradi Nord di latitudine, la cui concentrazione di plastica è paragonabile a quella rilevata nel “Great Pacific Garbage Patch”, il gigantesco vortice di immondizia che galleggia ormai da decenni nel Pacifico. “Nonostante l’attenzione crescente per il problema dell’inquinamento da rifiuti plastici negli oceani, sono ancora pochi i dati scientifici per misurare l’ampiezza del fenomeno ”, afferma il team di ricercatori del “Sea Education Association”, del Woods Hole Oceanographic Institution e dell’Università di Hawaï, annunciando la scoperta su Science.

Dal 1986 ad oggi, sono oltre 64mila i detriti ripescati in mare, in 6.100 punti di campionamento, dagli oceanografi statunitensi che lanciano l’allarme: esiste una impressionante quantità di plastica che risulta “scomparsa” nell’oceano. Nel corso dei due decenni dello studio, i detriti ritrovati nell’Atlantico non risultano cresciuti proporzionalmente con l’aumento dei rifiuti finiti in acqua. “E’ evidente che il tempo può alterare le caratteristiche fisiche della plastica” sostengono i ricercatori del SEA, lasciando aperte diverse ipotesi sulla sorte di ciò che resta di bottiglie, buste e copertoni. Ridotti in frammenti molto piccoli, i detriti potrebbero essere sfuggiti alle reti o precipitati sul fondale, dando vita ad un inquinamento che, secondo la comunità scientifica, rischia però di rivelarsi devastante per gli ecosistemi marini. L’ipotesi più inquietante arriva dall’università giapponese di Nihon: la plastica non è indistruttibile, e decomponendosi in mare, rilascia sostanze tossiche estremamente minacciose per gli organismi che lo popolano.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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