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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 


Ma guarda guarda. Con 337 voti a favore, 245 contrari e 51 astensioni il Parlamento Europeo ha approvato una mozione presentata dal centrosinistra (sorpresa!) che censura la politica francese sui Rom, definendola illegale in quanto da configurarsi come espulsione di massa.

È stata inoltre espressa “grande preoccupazione per le misure di espulsione prese dalle autorità francesi e di altri paesi nei confronti dei Rom (l’Italia?, NdR - PolisBlog) e sollecita tali autorità all’immediata sospensione di tutte le espulsioni”.

Si invitano inoltre i politici a evitare «la retorica provocatoria e discriminatoria» che questi provvedimenti implicano.

Bene. Cosa dire di questo curioso evento? Magari ribaltarlo, sottolineando che invece la retorica sta tutta in una risoluzione che ignora artatamente la situazione vigente e chiude gli occhi di fronte alla diversità dei popoli nomadi rispetto al resto d’Europa?

Vogliamo magari dire una volte per tutte che è ora di finirla di mantenere accampamenti zingareschi di gente nullafacente (nel migliore dei casi) quando non ladra (in tutti gli altri) regalando loro acqua, corrente e talvolta persino un sussidio?

No. Tutto questo non si può dire perché è “razzismo”. E invece vi dimostro che non è così. Sì, perché nessuno ce l’ha con tutte le persone (tantissime) di origine sinti o rom o chicchessia che si sono perfettamente integrate e lavorano nei paesi d’Europa. E aggiungo: chi se ne frega di che origine sono. Sono persone oneste e basta.

Bene invece Sarkozy, e benissimo le ultime iniziative milanesi di sgombero dei campi, a partire da via Triboniano. E chi non è d’accordo vada a vivere in zona o a chiedere agli abitanti della zona cosa ne pensano. Facile essere buonisti se si abita altrove.

Fonte: PolisBlog.it

 
By Admin (from 10/09/2010 @ 08:05:38, in it - Osservatorio Globale, read 2391 times)

Routine di ordinaria follia: un mattino piovoso e decine di persone accalcate alla fermata dell’autobus. Finalmente arriva il mezzo, puntualmente in ritardo, e ci si fa largo tra ombrelli e sgomitate. Ma niente da fare, il traffico dell’ora di punta non dà tregua e il ritardo si accumula sempre di più.

 

La congestione del traffico nella rush hour è un problema comune a tutte le metropoli mondiali, e non solo. Se siete del parere che l’unica soluzione sia armarsi di pazienza e partire con largo anticipo, non siete al passo coi tempi.

 

In Cina è in arrivo 3D Express Coach, un autobus-galleria che scavalca il traffico passando sopra le auto. Conosciuto anche come bus veloce tridimensionale, il mezzo sarà alto quasi 5 metri, avrà 6 metri di lunghezza e potrà imbarcare fino a 1400 passeggeri al piano superiore. Al di sotto scorrerà il flusso delle automobili, come un vero e proprio tunnel mobile.

La soluzione è davvero smart per una nazione popolosa come la Cina, che conta oltre 60 milioni di autovetture. E i vantaggi sono anche di natura economica ed ecologica: si risparmieranno i fondi destinati ad allargare le strade, a costruire arterie più ampie e corsie preferenziali per il trasporto pubblico, o nuove linee della metropolitana, riducendo quindi l’impatto del cemento sul paesaggio urbano. Non è finita: il bus gigante è anche a impatto zero, perché è alimentato ad energia elettrica ed energia solare.

 

Il mezzo, presentato recentemente a Chitech, la fiera internazionale dell’Hi-Tech a Pechino, presenta qualche problema da risolvere: si tratta di un veicolo ingombrante e solamente i mezzi alti meno di due metri potranno transitarvi al di sotto. I progettisti del 3D Express Coach non si danno tuttavia per vinti, nella convinzione che il mezzo ridurrà del 20-30% la congestione del traffico: entro la fine del 2010 comincerà a Pechino la costruzione della prima tratta, lunga 186 km.

Arriverà anche da noi la mobilità urbana intelligente?

 Fonte: smartercity.liquida.it

 

Certamente uno degli articoli che ha contribuito alla nascita del "fenomeno" Hitchens. Buona lettura.

Serviva una parola ad hoc. Gli Occidentali possono essere definiti imperialisti o razzisti, o " eurocentrici", e molti di loro sono pronti ad accettare questa definizione, o almeno a sottoporsi a un'autocritica. Ma secondo una certa teoria, solo i bianchi possono dirsi propriamente razzisti, perché il " razzismo" è una struttura di potere e non un pregiudizio.

C'è dunque bisogno di un termine distinto per indicare un nero etnicamente fazioso oppure ossessionato dalla razza (qui " razzialista" potrebbe andar bene).

E come definire Osama bin Laden, che vuole ripristinare il vecchio califfato musulmano? Forse non imperialista, ma certamente reazionario. Per non dire del suo odio per gli ebrei, i cristiani, gli sciiti, gli indù, le donne emancipate, gli omosessuali e i miscredenti laici. Qui il termine giusto potrebbe essere "fascista".

In mezzo a tanta confusione, Ian Buruma e Avishai Margalit hanno proposto la nozione di " Occidentalismo".

Prendono spunto, ribaltandola, dalla formula " Orientalismo", proposta da Edward Said, in base alla quale una società o i suoi intellettuali possono essere giudicati secondo il loro atteggiamento verso l'"altro".

Avishai Margalit insegna all'Università ebraica di Gerusalemme e si è identificato molto con l'ala laica e internazionalista dei pacifisti israeliani. Ian Buruma è noto per i suoi brillanti studi sull'Asia, la Germania e l'Inghilterra. Entrambi hanno in comune una forte ammirazione per Isaiah Berlin. Il libro scritto a quattro mani è breve, ma non superficiale.

Gli autori dimostrano che nella tradizione intellettuale dell'"oriente" c'è una lunga storia di paranoia antioccidentale, ma questa ha per lo più radici nel pensiero non musulmano e non orientale.

In realtà, se si può fare un paragone con il fascismo, questa paranoia antioccidentale può essere fatta risalire ad alcune delle origini e degli autori che ispirarono il fascismo.

 In molte aree della cultura tedesca, russa e francese si trova lo stesso odio per la " decadenza", la stessa venerazione dell'eroe spietato, la stessa attrazione per il " capo", la stessa paura di una civiltà meccanicistica contrapposta alla società " organica" basata su tradizione e fedeltà.

Al centro dell'interesse di Buruma e Margalit ci sono gli elementi di quest'odio per il proprio mondo.

 Cosa c'è nell'anima occidentale che porta alla violenza, all'autoritarismo e al fanatismo? Per liquidare subito un problema, non c'è dubbio che l'odio per gli ebrei e una morbosa diffidenza verso l'illuminismo abbiano a che fare con ciò. Dietro alla presunta sicurezza di sé delle comunità etniche europee apparentemente " organiche" si cela un'insicurezza cosciente, in parte, del fatto che lo stato-nazione è un po' una finzione o un costrutto.

Accanto a questa insicurezza c'è il timore ricorrente di un governo segreto o invisibile che manipola tutto.

 La fantasia paranoide dei Protocolli dei savi anziani di Sion è l'apoteosi di questa mentalità. È possibile definirli una fantasia perché sono in grado di spiegare tutto alle menti deboli o disordinate: dal cosmopolitismo ateo al giudeo-bolscevismo (la paura segreta dei nazisti) alla plutocrazia giudaica (l'altra paura segreta del partito nazista e anche di altri). Contrapposta a questa sinistra cospirazione degli oziosi, degli effeminati e degli intellettuali – la stessa parola " intellettuale" fu coniata come insulto dai nemici di Dreyfus – è la difesa del guerriero virile che combatte alla luce del sole.

Questo " modello" trasuda disprezzo per le idee di agio, sicurezza e democrazia che sono la consolazione dei mediocri.

 Buruma e Margalit dicono che " parte della retorica che oggi viene dagli Stati Uniti, specie dagli ambienti neoconservatori, si avvicina a questa visione". Se i due autori scrivono " specie", dovrebbero poter specificare, cosa che non fanno.

 Uccidere e morire

Un capitolo centrale verte sulla macabra questione del suicidio, ovvero la convinzione che la morte va amata più della vita.

Non è una patologia esclusiva di al Qaeda, e ancor meno dell'islam. Anche i cosiddetti guerrieri kamikaze del Giappone imperiale erano terrificanti, finché non furono sconfitti; più vicino a noi, l'omicidio-suicidio è stato usato dalle Tigri tamil dello Sri Lanka, altro gruppo non islamico.

La cosa importante non è il metodo; quel che conta è l'ideologia. Chi è entusiasta di morire sta esprimendo un odio per le banali realizzazioni quotidiane della società umana. La cosa potrebbe essere meno spaventosa di quanto sembra: un qualunque volontario di un esercito democratico deve in ultima istanza esser pronto a morire quanto a uccidere, e anche queste forze ottengono le loro travolgenti vittorie.

Occidentalismo è importante perché ci ricorda che il suicidio della nostra società è stato progettato all'interno delle sue mura e quanto questo progetto sia reazionario e antiumanistico. In " occidente" le idee di pluralismo liberale sono molto più recenti di quanto si pensi, e potrebbero in realtà aver bisogno anche di qualche spietato combattente.

Autore: Christopher Hitchens - Fonte: Internazionale.it

WIE VAN DE DRIE [DUO'S]

Veronika & Liza Danika & Julia Alena & Anna
Veronika & Liza | Danika & Julia | Alena & Anna
 

Un'estate caratterizzata da una ricerca esasperata del low cost a tutti i livelli, dai trasporti alla sistemazione alberghiera a discapito della qualità, con una durata della vacanza mediamente inferiore al passato, così come la spesa media per turista. E' la fotografia di questa stagione estiva ormai agli sgoccioli scattata da Asshotel che sottolinea i risultati poco soddisfacenti per le imprese alberghiere. Sul risultato dell'intera stagione turistica si sono riverberati infatti la scarsa propensione ai consumi, condizioni meteo poco favorevoli, il cambiamento dei consumi turistici e l'aumento delle vacanze "mordi e fuggi". Secondo Asshotel, "i primi dati sembrano confermare una tendenza in atto già da qualche anno: il mare appare in costante declino dal 73% del 2006 al 47% del 2010, per un cambio delle abitudini da parte dei consumatori che diversificano le loro vacanze a favore della montagna, di vacanze verdi e di percorsi culturali in costante ascesa. Il turismo balneare ha - in termini di arrivi e presenze - sostanzialmente ricalcato il risultato del 2009: non è andato bene soprattutto nelle località che storicamente hanno contribuito al successo del turismo balneare italiano (Rimini e Riviera Romagnola, Versilia, Isola d'Elba, Liguria, Sicilia), mentre in Puglia ed in alcune località marine della Campania, delle Marche e del Veneto l'andamento è stato migliore. "I fatturati delle imprese alberghiere si sono ulteriormente assottigliati di un 12-16% - sottolinea Filippo Donati, presidente Asshotel - In Italia si continua ad assistere ad un basso tasso di utilizzo delle camere d'albergo, unito ad un elevato indice di stagionalità, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno, con punte in Calabria e Sardegna. La caduta della redditività delle imprese alberghiere contribuisce a mettere in seria difficoltà un numero crescente di piccole e medie imprese di filiera in tutta Italia". Per questo, "Asshotel - conclude Donati - è disponibile, da subito, al confronto con il ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla per una analisi di settore che possa produrre le scelte tanto attese dagli oltre 34 mila alberghi italiani".


Easy Jet cerca assistenti di volo italiani per le basi di Milano Malpensa e Roma Fiumicino. Le selezioni sono già aperte: i Recruitment Days per la base di Malpensa avranno luogo al Ramada Ticinum Hotel di Oleggio il 7, 8 e 9 settembre, mentre per la base di Roma l'appuntamento è per i giorni 21, 22 e 23 settembre presso l'Hilton Garden Inn di Fiumicino (l'hotel indicato potrebbe variare, si consiglia di verificare tutti i dettagli sul sito easyJetcareers.com). Per partecipare alle selezioni è necessario compilare l'application form per la base d'interesse sul sito di easy Jet. I candidati che supereranno le selezioni dovranno poi seguire un corso presso la easyJet Academy di Luton.


Atterraggio d'emergenza all'aeroporto di San Francisco per un volo della compagnia australiana Qantas che stava sorvolando l'Oceano Pacifico quando è esploso un motore. L'aereo, un 747-400, con 230 passeggeri a bordo, era partito da San Francisco per Sydney poco dopo la mezzanotte ora locale. L'incidente si è verificato dopo 45 minuti di volo al motore numero 4 dell'ala destra. La manovra di emergenza si è conclusa senza incidenti e tra i fragorosi applausi dei passeggeri a bordo.

Fonte: travelnostop.com

 

Nel palazzo del Congresso è in atto una dura battaglia fra governo e gruppi di opposizione, si combatte a suon di interrogazioni e rapporti parlamentari, voci smentite e dichiarazioni ufficiali. Il mondo politico e l’opinione pubblica sono spaccati in due fra passato e presente, fra presunta legalità e libertà di espressione. A Buenos Aires, nel parlamento argentino, all’ordine del giorno c’è la libertà di stampa.

islam means no peace

Chiunque tenti di rimettere ordine e venire a capo della storia politica argentina deve scontrarsi con gli annosi episodi della dittatura militare che solo trent’anni fa sconvolgevano il paese sudamericano. Quello che la famiglia presidenziale Kirchner, prima con Nestor, ora con sua moglie Cristina Fernandez, sta affrontando da qualche anno a questa parte è un forte revisionismo storico, che da un lato urla vendetta per il tanto atteso riconoscimento dei crimini del governo militare, dall’altro fa scalpore per le prese di posizione autoritarie che strizzano l’occhio proprio a metodi di controllo totalitario.

In quest’ultimo periodo tiene banco la questione dei mezzi di comunicazione, con al centro la “telenovela” Papel Prensa, società a minima partecipazione statale (9-10%) e di proprietà maggioritaria dei giornali indipendenti Clarìn e La Nacion. Papel Prensa fu fondata nel 1969 come prima azienda nazionale di produzione di carta e cellulosa per giornali quotidiani. Il passaggio della parte maggioritaria ai quotidiani indipendenti Clarìn, La Nacion e La Razon avverà solo nel 1976, in piena dittatura militare, quando al decesso del proprietario, il banchiere David Graiver, gli eredi decidono di vendere le proprietà. Passano pochi mesi e i familiari Graiver vengono arrestati dal governo militare. Papel Prensa passa sotto il controllo del governo, con l’accusa di essere uno strumento della famiglia del banchiere, ma con l’intento reale della Giunta Militare di avere sotto controllo l’intera stampa nazionale.

Solo nel settembre del 1978 viene inaugurata la nuova proprietà Clarìn-La Nacion-La Razon, dopo che le tre testate strappano di mano Papel Prensa al governo militare con una campagna mediatica congiunta che rimetteva all’opinione pubblica la regolarità dell’acquisto della società dalla famiglia Graiver.

Nel marzo 2010, la questione Papel Prensa riprende quota. Le società Clarin e La Nacion, rimaste uniche società maggioritarie dopo il fallimento de La Razon, vengono accusate di aver indotto con minacce e pressioni la famiglia Graiver a vendere Papel Prensa nel ’76 dopo la morte del capostipite David, acquisendo quindi in modo irregolare la maggioranza delle azioni societarie, che altrimenti sarebbero passate totalmente allo Stato.

La svolta chavista del presidente Cristina Fernandez de Kirchner, fanno aumentare il timore che l’autorità del governo CFK stia sfociando in un clamoroso passo indietro, verso i tempi del controllo assoluto delle parole, dei mezzi, delle persone, di tutto ciò che era discordante con il messaggio governativo.

Fra dichiarazioni, indizi, intrighi e contraddizioni tipiche di un mondo che è ancora fortemente condizionato da episodi poco limpidi del suo recente passato, una storia che viene presentata all’opinione pubblica quasi con i toni di una soap opera, inizia a lasciare spazio a un forte sospetto: avere in mano la produzione di carta e la relativa vendita e ripartizione ai giornali indipendenti significa avere in mano l’intera stampa nazionale, significa poter gestire le voci scomode. Il governo è a un passo dal controllo totale.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

 

Tramite il suo prestanome Alfano, ripropone la legge che gli assicurerà la prescrizione nei suoi processi. Mandiamoli via con un calcio nel sedere! I nostri eroi sono i cittadini aquilani che hanno fischiato il rappresentante del Governo che voleva fare passerella accanto alle macerie del terremoto. Macerie che stanno lì a dimostrare le bugie della ricostruzione. 

I nostri eroi sono precari della scuola che in questi giorni a Palermo, finiscono in ospedale a causa del loro sciopero della fame. Perchè contestano la distruzione della scuola pubblica. A settembre vivremo sulla pelle dei nostri figli che vanno a scuola la truffa del “fare” berlusconiano. Tremonti e il suo braccio armato, il ministro Gelmini hanno tagliato 8 miliardi di euro. Ma sapete cosa sono 8 miliardi di tagli?  

Significa tagliare sul personale, 64mila precari che non solo non verranno normalizzati, ma perderanno anni di graduatorie e professionalità. Ma a farne le spese non saranno soltanto i lavoratori della scuola. Infatti questo governo ha cancellato anche tantissime classi della scuola dell’infanzia, in tutti gli asili nido. Lo ha fatto velocemente e impunemente, senza preoccuparsi di rendere la vita impossibile alle famiglie con bambini piccoli. E leveranno il tempo pieno: davanti alle scuole ci sono le file di genitori disperati che cercano di ottenere i pochi posti disponibili. Infine, hanno ridotto le ore delle superiori. Con una ciliegina marcia e indigesta sulla torta: ci saranno aule con 35 alunni, mentre il numero legale è di 26.

Così il governo di centrodestra infrangerà sistematicamente le norme di sicurezza, anti incendio e sanitarie. Preparano il più grande licenziamento in massa della storia della Repubblica.

Per questo non staremo con le mani in mano: saremo al fianco dei lavoratori allargando a tutta Italia la protesta contro i tagli alla scuola pubblica già partita in Sicilia, saremo vicini ai cittadini aquilani, appoggiando le loro vertenze e chiedendo in Parlamento che la ricostruzione parti immediatamente, e – a costo di occuparlo, il Parlamento - impediremo l'ultimo colpo di coda del Caimano che presenterà l'ennesima legge ad personam, sul cosiddetto processo breve, che di breve ha soltanto il raggiungimento dell'impunità e non certo della verità processuale.

Sarà la nostra rivoluzione d'autunno per la cacciata del Re Sola.

Fonte: antoniodipietro.com

 

Giunta ad una nuova variante, dopo essere stata due volte posta al vaglio del Parlamento romeno e sempre due volte contestata dalla Corte Costituzionale, la Legge sull’Ani (l’Agenzia Nazionale per l’Integrità), è stata adottata, questa settimana, dal Senato, la camera decisionale nella rispettiva questione, nella variante approvata dalla Camera. Con un’unica eccezione- i senatori hanno bocciato un emendamento della Commissione Giuridica della Camera bassa, che prevedeva l’esenzione dei leader sindacali dall’obbligo di presentare una dichiarazione patrimoniale. “Con l’adozione della legge sull’Ani, la Romania riacquista una parte della credibilità persa”, ha valutato il premier Emil Boc. Il buon funzionamento dell’Agenzia Nazionale per l’Integrità- organismo creato nel 2007 per verificare eventuali conflitti d’interessi o i patrimoni illegali dei dignitari- rappresenta una delle condizioni poste dall’Ue per rinunciare al monitoraggio della Romania nel campo della giustizia e della lotta alla corruzione. Nel rapporto sulle riforme giudiziarie in Romania, pubblicato a luglio, Bruxelles ha criticato la Legge sull’Ani, menzionando nel documento “la volontà politica insufficiente per sostenere i processi di riforma”. Il segretario generale dell’Ani, Horia Georgescu, ritiene che l’attuale forma della legge sia molto migliorata rispetto alla precedente. Il modulo della dichiarazione patrimoniale, che resterà pubblica, conterrà dati sulle case, sui conti bancari e sui gioielli, l’unica informazione riservata essendo l’indirizzo delle case detenute. Inoltre, nelle dichirazioni d’interessi saranno menzionati i contratti sviluppati dai dignitari con lo stato. Un altro provvedimento importante riguarda la possibilità che una persona che ha ricoperto una carica politica possa essere verificata per un periodo di 3 anni dal momento della conclusione del mandato.

Sempre questa settimana, il Senato ha approvato un’ordinanza di urgenza del Governo di modifica del Codice Fiscale, tramite cui è stata aumentata l’IVA, dal 1 luglio, dal 19 al 24%. La misura è stata presa per poter contenere il deficit di bilancio nel 6,8% del Pil, in concordanza con quanto convenuto con il Fondo Monetario Internazionale, che ha concesso un prestito alla Romania. L’opposizione aveva chiesto che l’Iva non aumentasse per gli alimenti primari, nonchè un suo aumento del 5% per il settore edilizia, ma le proposte sono state bocciate. “L’aumento dell’Iva è stato praticamente una misura d’urgenza, perchè non c’è più tempo per un altra misura. È chiaro che occorerrebbero altre misure che sostituiscano questi introiti supplementari, che sono molto difficili da trovare e, comunque, consisterebbero sempre nell’aumento di un’imposta, perchè il bilancio ha bisogno di soldi a breve termine. C’è una pressione molto grande con le spese giornaliere, con l’assicurazione delle liquidità necessarie, e l’IVA, da questo punto di vista, è la misura che produce gli effetti più rapidi”, spiega l’analista economico Razvan Voican, del quotidiano Ziarul Financiar.
I senatori liberali e socialdemocratici hanno criticato l’intero piano anticrisi del Governo, ritenendo che l’aumento esagerato della fiscalità avrà degli effetti negativi a medio e lungo termine. Tra cui, l’aumento dell’evasione fiscale.

La Banca Centrale della Romania ha ammonito in un rapporto sulla stabilità finanziaria, reso pubblico mertedì, che il rischio di credito resta la principale vulnerabilità del settore bancario romeno a causa dell’alto grado di indebitamento della popolazione. Nonostante la contrazione economica registrata, il sistema finanziario è rimasto stabile lo scorso anno e nella prima parte di quest’anno, affrma la Banca Centrale, valutando che un ruolo importante l’hanno svolto gli impegni assunti dalle autorità romene nei confronti degli enti finanziari internazionali.

È stato deciso il perseguimento penale dell’assistente che doveva monitorare i neonati vittime di un grave incendio nel Reparto Terapia Intensiva dell’Ospedale di Maternità Giulesti di Bucarest, avvenuto la scorsa settimana. Cinque dei neonati sono morti. Dagli accertamenti è risultato che l’assistente era mancata per 12 minuti dal reparto, tempo in cui l’incendio, scoppiato a causa di un lavoro impprovvisato al condizionatore d’aria, si è diffuso rapidamente. Gli altri sei neonati che si trovavano nel reparto sono in prognosi riservata.

Le autorità romene e francesi hanno convenuto che il numero dei poliziotti romeni distaccati in Francia sia aumentato da 4 a 14. La decisione è stata presa nel contesto della decisione delle autorità di Parigi di espellere alcune centinaia di rom oriundi della Romania e Bulgaria, che vivevano in campi abusivi alle periferie delle città. La decisione della Francia di rimpatriare i rom è stata criticata da numerosi paesi europei. Il segretario di stato romeno, Valentin Mocanu, il quale ha discusso con le autorità francesi, ha ammonito, giovedì, a Parigi, sul rischio di una deriva razzista e xenofoba. Le autorità dei due paesi hanno convenuto, tuttavia, che il principio della libera circolazione non può essere usato come pretesto per la tratta di esseri umani, la prostituzione, l’accattonaggio e la delinquenza.

Fonte: rri.ro

 
By Admin (from 27/08/2010 @ 09:37:18, in it - Osservatorio Globale, read 2291 times)

Arestarea preventiva a asistentei Florentina Cirstea este este o masura exagerata. Unde e prezumtia de nevinovatie? Este pericol public? Este recidivista? Este suficienta suspendarea din functie si judecarea in libertate cu interdictia de a parasi localitatea. Cerem eliberarea imediata a Asistentei Florentina Cirstea si judecarea in libertate.

Semneaza petitia

Vezi semnaturile pentru petitia: Judecarea in libertate a asistentei Florentina Cirstea


Un'infermiera, Florentina Cirstea, è stata accusata dagli inquirenti rumeni per la morte di cinque neonati nell'incendio avvenuto il 16 agosto nell'ospedale pediatrico Giulesti di Bucarest. Lo scrive oggi l'agenzia di stampa Mediafax.

Secondo l'agenzia, l'infermiera dovrà apparire oggi di fronte a un giudice e il procuratore ne chiederà l'arresto. Cirstea è accusata di non aver controllato in maniera costante i neonati che si trovavano nell'unità di terapia intensiva del nosocomio.

I cinque bimbi sono morti per le gravi ustioni loro procurate dall'incendio scoppiato otto giorni fa. Altri sei neonati sono rimasti feriti e rimangono in condizioni critiche ma stabili.

L'incendio, secondo le prime risultanze dell'inchiesta, sarebbe iniziato da cavi elettrici attaccati al condizionatore d'aria della terapia intensiva e si sarebbe presto diffuso nella stanza attaccando le incubatrici.

Le immagini delle telecamere di sorveglianza, rese pubbliche la scorsa settimana, mostrano genitori e membri dello staff medico che tentano disperatamente di entrare nella terapia intensiva sfondando vetri con sedie e con altri strumenti. Per entrare, ci sarebbe stato bisogno di un "badge", ma nessuno degli addetti che ne erano in possesso era presente in quel momento. Secondo la procura, l'unica persona che aveva la chiave elettronica era l'infermiera di turno che doveva essere lì e non c'era.

Fonte: Apcom

 

 petrolio in mareTorno sulla marea nera. La gran parte del petrolio– circa il 75% – è ancora nascosta sotto le onde del Golfo del Messico. Oltre un terzo dei genitori residenti lungo la costa ha rilevato problemi di salutenei figli. Fra gli adulti direttamente esposti alla marea nera, il 40% riferisce sintomi respiratori o irritazioni alla pelle.

Lo affermano due ricerche indipendenti, rispettivamente delle Università della Georgia e della Colombia. Smentiscono i trionfali proclami delle autorità Usa secondo il quale è praticamente tutto finito e la maggior parte del petrolio versato in mare dal pozzo Bp si è dissolta come zucchero nel tè.

A proposito: non è finito un bel niente. Anche se il pozzo è pieno di fango e cemento, gli internauti postano sempre nuovi filmati su Youtube relativi a vere o presunte perdite di idrocarburi dal fondale.

Bp e Guardia Costiera sono alle prese con problemi tecnici relativi al modo migliore per sigillare definitivamente il pozzo tramite i relief well. Ma torniamo ai due studi.

La salute, innanzitutto. Ricercatori della Mailman School of Publich Ealth della Columbia University hanno intervistato 1200 adulti residenti entro 10 miglia dalla costa del Golfo del Messico.

Hanno registrato le risposte senza effettuare diagnosi. I risultati quindi possono essere distorti (esagerati, o anche sottostimati) a causa della percezione soggettiva.

Ma sembra proprio che le cose non vadano bene. I problemi di salute sono stati evidenziati soprattutto da persone con i redditi più bassi. E a proposito: dato l’impatto della marea nera su pesca e turismo, l’8% degli intervistati ha perso il lavoro. Il 25% delle famiglie ha subito una consistente flessione dei redditi.

Quanto al petrolio nel Golfo del Messico, le autorità americane pochi giorni fa hanno fatto squillare le trombe: il 50% è stato bruciato in mare (come se questo trattamento lo facesse magicamente sparire, invece di trasformarlo in cenere e fumo), il 25% è evaporato e il restante 25% non costituisce più una minaccia.

Invece un gruppo di scienziati che fa capo all’Office of Public Affairs della Georgia University ha analizzato i dati ufficiali fo e ha concluso che non è vero: è ancora nel Golfo del Messico il 70-79% del petrolio sversato in mare.

Gli scienziati dicono anche che rimarrà lì per un bel po’. Per evaporare o per degradarsi il petrolio deve galleggiare in superficie. E’ noto invece che il massiccio uso di disperdenti lo ha distribuito lungo tutta la colonna d’acqua.

Il comunicato stampa dell’Università della Colombia: gli effetti della marea nera sulla salute

Sul New York Times secondo le autorità Usa i tre quarti del petrolio non sono più nel Golfo del Messico

Il comunicato stampa dell’Università della Georgia: fino al 79% del petrolio è ancora nel Golfo del Messico (la pagina contiene i link al testo completo della ricerca)

Fonte: blogeko.it

 

Piazzale Corvetto si trova a Milano, in una zona di prima periferia a sud est. E' attraversato dai cavalcavia e dalla circonvallazione. Un quartiere di palazzi popolari, che non ha mai avuto lo splendore criminale del Giambellino o conosciuto le rivolte degli emigranti di via Padova e dintorni. Non è così lontano da piazza del Duomo ed è servito da svariati mezzi pubblici.

Corvetto è Milano, quello che rimane di Milano. Il quartiere si è gemellato da anni con Scampia, i suoi abitanti non hanno ancora messo un cartello all'ingresso, come fanno nei paesi, ma l'amministrazione comunale dovrebbe valutarlo con in aggiunta la scritta: "Corvetto secessionista". Se a Scampia alle volanti della Polizia lanciavano di tutto dalle finestre, al Corvetto sono scesi direttamente in strada per picchiare un vigile e impedire un arresto. Era in corso un pestaggio a sangue di un maghrebino da parte di alcuni abitanti del quartiere. I vigili sono intervenuti. Uno di loro ha bloccato un aggressore. Venti ragazzi hanno fermato e picchiato il vigile tra l'indifferenza degli abitanti. L'arrestato è fuggito, o meglio, è andato a dormire a nel SUO quartiere. Il Corvetto è infatti COSA LORO. I ragazzi gridavano esultanti al vigile finito in ospedale: "Te la facciamo pagare, così capisci chi comanda".

Si deve prendere atto che il Corvetto è il primo esempio di federalismo criminale a Milano. Nella zona, da anni, chi si ribella, anche per piccole cose, come un parcheggio o per gli schiamazzi, viene minacciato o picchiato con ferocia. L'emigrazione non c'entra, al massimo è mano d'opera usata dalla criminalità italiana. Milano ha La Russa ministro della Difesa, Berlusconi presidente del Consiglio e il varesotto Maroni ministro degli Interni ed è in mano al Pdl e prima a Craxi da tempo immemorabile. Se a Scampia lo Stato è assente, a Milano è forse troppo presente.

A Londra, a Vienna o a Madrid, il Corvetto, così come Scampia, sarebbero impossibili persino da concepire. Non esistono zone franche, extraterritoriali dove c'è lo Stato e, se esistono, sono la prova che lo Stato non c'è. La secesiùn comincia a dare i primi effetti. Se Boss(ol)i può invocare 300.000 fucili dalla bergamasca e il suo alleato Dell'Utri chiamare eroe Mangano, allora perché dei ragazzi, se provocati dai ghisa della Moratti, non possono difendere il loro territorio? E' il diritto del suolo e il rovescio della Repubblica Italiana, unita nella divisione.

Fonte: beppegrillo.it

 
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Now Colorado is one love, I'm already packing suitcases;)
14/01/2018 @ 16:07:36
By Napasechnik
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21/11/2016 @ 09:41:39
By Anonimo
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21/11/2016 @ 09:40:41
By Anonimo


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26/04/2024 @ 01:03:55
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