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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 13/12/2010 @ 10:00:34, in it - Scienze e Societa, read 4314 times)

Dominata dal Castello di Mildenburg, edificato sulla prospiciente collina nel 1200 dall’arcivescovo di Mainz, Miltenberg è conosciuta come “ La Perla del Meno”. Il riconoscimento quale “ Città” arriva già nel 1237 a solo undici anni dalla sua fondazione, rendendo il giusto onore a questa piccola meraviglia della Franconia.

 

Il terribile periodo della “ caccia alle streghe” la vede, purtroppo, protagonista dal 1615 al 1629: su un totale di 453 donne sospettate di compiere sortilegi, 69 vengono arse sul rogo. Nel 1816 Miltenberg entra a far parte del Regno di Baviera.

 

Ad accogliere il visitatore le storiche porte di accesso, le più pregevoli delle quali, la Mainzer Tor e la Würzburger Turm, datano 1379.

 

La parte vecchia della città non ha eguali: antiche abitazioni dai colori scintillanti le cui facciate, abbellite da cascate di fiori, fan bella mostra di sé, proponendo un effluvio di colori e profumi con i gerani a farla da padrone. Atmosfere fiabesche nella Marktplatz, l’antica Piazza del Mercato, dalle incomparabili case a graticcio che paiono uscite dalle pagine di un libro “ fantasy”.

Concedevi qualche scatto ricordo con la Fontana e la Rokokohaus alle spalle. A tenervi compagnia nella vostra visita i rintocchi della parrocchiale di St. Jakobus i cui campanili gemelli, eretti nel 1830, rapiscono lo sguardo anche del turista più avvezzo a simili architetture per la loro maestosa essenzialità.

 

Per uno spuntino, scelta obbligata la Gasthaus “ Zum Riesen”, la più antica locanda della Germania, nella quale trovarono ristoro Federico Barbarossa (1158), Ludwig il Bavaro (1314), l’imperatrice Maria Teresa d’Austria e in tempi più recenti Richard Strauss e... Elvis Presley. Se volete infine approfondire ulteriormente la conoscenza della città, non mancate di visitare il Museo Civico, ospitato nella rinascimentale “Haus Miltenberg”.

 

Fonte: andareingiro.over-blog.it

 
By Admin (from 12/12/2010 @ 08:00:40, in it - Scienze e Societa, read 5442 times)

Il comune di Bardolino è situato sulla riviera orientale del Lago di Garda, a 30 km da Verona, su di un territorio dai pendii dolci, affacciato ad ovest sulle acque azzurre del lago, e affiancato ad est dalle colline moreniche. Tra i luoghi di interesse artistico e culturale spiccano alcune chiese, prima fra tutte la Chiesa di San Zeno: si tratta di una delle più belle chiese Carolingie del nostro paese, edificata nella seconda metà del IX secolo, con i bracci laterali della pianta a croce latina che ospitano ancora le decorazioni originali. Anticamente parte del feudo monastico dell’Abbazia di San Zeno, è tra le poche chiese del territorio veronese ad essere stata risparmiata dal terribile terremoto del 1117.

Vale la pena, poi, di visitare la Chiesa di San Severo, del XI secolo, con i suoi raffinati affreschi del XII, XIII e XIV secolo; i resti dell’antico monastero di San Colombano, del XI secolo; la Pieve di Santa Maria, che contiene la più antica iscrizione altomedievale della zona; la Chiesetta di San Vito, romanica, in località Cartelline; infine, la Chiesa di San Nicolò, costruita su progetto dell’architetto Bartolomeo Giuliari tra il 1830 e il 1847.

Oltre alle chiese, numerose ville dell’Ottocento fanno bella mostra di sé disseminate nel territorio di Bardolino, alcune delle quali immerse in ampi parchi rigogliosi di verde, altre nascoste tra le case più semplici del paese, pronte a stupire chi non si aspetta tanta bellezza. Dotata di un bel parco, esteso su tutta la parte nord della baia di Bardolino, è Villa Bottagisio; il parco di Villa Guerrieri, invece, in via San Martino, si affaccia direttamente sul Lago di Garda, e custodisce entro i suoi confini i resti di un antico fortilizio. Nel dopoguerra è stato purtroppo distrutto il parco di Villa Bassani Raimondi, in via Fosse, mentre è stata ristrutturata di recente Villa Marzan, la più bella del comune di Cisano. Meritano un’occhiata, per finire, Villa Giuliari-Gianfilippi, e Villa Betteloni.

Bardolino nacque come piccolo borgo, ma nel corso dei secoli il nucleo originario fu più volte ampliato, aumentando di volta in volta le dimensioni della sua cinta muraria: oggi è possibile ammirare i resti delle mura del XII secolo, di cui rimane una ridotta ma comunque afascinante porzione.

Il più importante e partecipato appuntamento a cui Bardolino partecipa ogni anno è la celebre Regata delle Bisse, organizzata dalla lega Bisse del Garda, di cui costituisce una tappa insieme ad altri numerosi comuni che si affacciano lungo le rive del Garda. Tra giugno e agosto sono molte le imbarcazioni che si sfidano per ottenere il prestigioso, simbolico premio della bandiera del lago. Ma lo sport non è l’unica passione che pulsa nei cuori degli abitanti del luogo: grande importanza viene riconosciuta anche alla musica, grazie al concorso pianistico nazionale “Città di Bardolino”, organizzato dalla Filarmonica Bardolino, un’antica e prestigiosa associazione musicale da lungo tempo attiva sul territorio. Il concorso, che ricorre nel maggio di ogni anno, è una valida occasione di farsi conoscere per giovani artisti dotati di talento, che hanno qui la possibilità di misurarsi con candidati provenienti da ogni parte d’Italia.

Per chi preferisce abbandonarsi ai piaceri del palato, sarà una delizia visitare Bardolino in maggio, quando si tiene la Festa del Chiaretto, in ottobre durante la Festa dell’Uva, o in novembre in occasione della Festa del Novello. Infine, Cisano è animata in primavera dalla tradizionale rassegna campanaria, e in settembre dalla Sagra degli Osei.

Raggiungere Bardolino in aereo è possibile scegliendo il vicino aeroporto Valerio Catullo di Verona, situato a 31 km, per poi usufruire dei mezzi pubblici. Diversamente, volendo servirsi del treno, la stazione più vantaggiosa è quella di Peschiera del Garda, che dista da Bardolino una decina di km. In auto, percorrendo l’autostrada A22, sarà sufficiente imboccare l’uscita per Affi e seguire le indicazioni.

Il clima mite della zona fa di Bardolino una meta indicata per le vacanze in ogni stagione, infatti, grazie all’influsso delle acque del lago, le minime invernali arrivano appena a -2°C, mentre le massime dei mesi più caldi, luglio e agosto, non superano i 28 gradi. I mesi più piovosi dell’anno sono maggio, giugno e agosto.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 11/12/2010 @ 08:00:01, in it - Scienze e Societa, read 3712 times)

13 settembre 1786 Goethe scriveva, nel suo Viaggio in Italia, parlando di Limone sul Garda: “Il mattino era magnifico, un po’ nuvoloso, ma, al levar del sole, calmo. Passammo davanti a Limone, con i suoi giardini a terrazze su per il pendio dei monti; uno spettacolo di ricchezza e di grazia. L’intero giardino consta di file di bianchi pilastri quadrangolari che sono collocati ad una certa distanza l’uno dall’altro, su per il declivio del monte, a gradini. Sopra questi pilastri sono collocate delle robuste pertiche per coprire, in inverno, gli alberi che crescono negli intervalli. La lentezza della traversata favoriva l’osservazione e la contemplazione di questo piacevole spettacolo”.

La prima caratteristica che rimane impressa, dunque, di questo paese affacciato sulla parte nord-occidentale del Lago di Garda, sembrano essere le bellissime limonaie che splendono nell’aria limpida. Tuttavia il nome non viene dalla pianta dei limoni, come si potrebbe pensare, bensì dal termine latino “limen”, confine.

Ai confini del mondo conosciuto era relegata Limone sul Garda fino al 1932: prima di questa data, infatti, il centro era raggiungibile esclusivamente via monti o via lago, e l’economia si reggeva sulla pesca e la coltivazione di ulivi e limoni.

La vegetazione, fortunatamente, cresceva florida e rigogliosa grazie al clima mediterraneo, reso piacevole durante l’intero corso dell’anno dall’influsso mitigatore del Benaco, che fa di questo paese una meta sempre valida per trascorrere una vacanza all’insegna del relax.

Finalmente, nel 1932, venne collegata ai paesi limitrofi, in seguito al completamento della strada Gardesana Occidentale, dimenticando i lunghi anni di isolamento e di confine. L'economia locale iniziò a trasformarsi a poco a poco, nel corso del primo dopoguerra, grazie alla venuta dei primi turisti provenienti dalle regioni del Nord Europa, che si spingevano sulle rive del lago a scoprire un inatteso angolo di paradiso mediterraneo. Oggi, nonostante lo sviluppo considerevole a cui Limone è stata soggetta, è bello riconoscere ancora le antiche case dei pescatori, le viuzze tortuose e le vecchie limonaie. Aldilà del chilometro quadrato su cui si concentrano i mille abitanti del paese, ci si addentra poi in vallate impervie, boschi, rocce a picco sull’acqua, in uno scenario che toglie il fiato.

Dalle lontane terre orientali, gli agrumi giunsero in Europa portati dagli arabi, intorno al Mille, per raggiungere il Garda nel corso del XIII sec. ad opera dei frati del convento di San Francesco di Gargnano. Ad essere sinceri la produzione non è andata sempre a gonfie vele: tra Ottocento e Novecento l’economia agricola iniziò a risentire della crisi causata dalla concorrenza dei limoni provenienti dal sud, venduti a prezzi inferiori, dalla scoperta dell’acido citrico sintetico e dalle elevate spese di manutenzione delle serre. Il completamento della Gardesana risollevò le sorti di Limone, e gli abitanti inventarono un nuovo modo per far valere il loro prodotto: molti allestirono nelle piazzole lungo la strada, sotto gli strapiombi di roccia e l’ombra dolce di ulivi e cipressi, treppiedi e carretti per esporre i frutti della loro bella terra, mentre il profumo di limone saliva nell’aria e accompagnava chi solcava il lungolago.

Oltre ai famosissimi agrumi, l'olio prodotto a Limone ha particolari caratteristiche dovute al clima, al terreno, alla varietà delle piante, che lo rendono pregiato e molto apprezzato. La racolta e la lavorazione delle olive si svolgono con cura e amore, seguendo le tradizioni antiche di raccolta a mano e spremitura a freddo. Da aprile a ottobre l’oleificio può essere visitato nei giorni feriali, per vedere da vicino come nasce un prodotto tanto prezioso.

Ma le bellezze di Limone non si esauriscono con la magnificenza della natura o i frutti rigogliosi che la terra offre: numerose chiesette possono essere visitate, custodi della storia del luogo. Prima fra tutte la chiesa parrocchiale, dedicata a S. Benedetto, ricostruita nel 1691 sui resti di una precedente chiesetta romanica edificata prima del secolo XI. Nell’inverno 2006-07 è stato restaurato il campanile. All’interno sono custoditi capolavori artistici realizzati a partire dagli inizi del ‘500 fino ai giorni nostri.

La Chiesa di San Pietro, inoltre, è la chiesa più antica di Limone; secondo gli ultimi studi risalente al IX. Posta a monte della strada per Tremosine, affiorante tra l’argento degli ulivi, è detta anche S. Pietro in oliveto. Di stile romanico, ad una sola navata, è impreziosita dalla piccola acquasantiera in marmo bianco e da alcuni bellissimi affreschi venuti alla luce nel 1989 e restaurati nel 2006. La semplicità e l’essenzialità degli affreschi danno un’idea chiara di quanto la vita della comunità di un tempo fosse animata da una religiosità profonda.

Da vedere, poi, la Chiesa di San Rocco, a nord del centro storico, eretta nella prima metà del sec. XVI come ringraziamento dei Limonesi scampati alla contagiosa peste che colpì in quegli anni gran parte del Nord-Italia. Si tratta di uno dei luoghi più amati del paese: vi si accede attraverso una caratteristica scalinata sempre adornata di fiori e piante tipiche del Garda che la rendono uno degli scorci più suggestivi della zona.

Per raccogliere documenti, immagini e testimonianze riguardo allo sviluppo turistico di Limone del Garda, l’Amministrazione comunale,in collaborazione con il Consorzio turistico limonese, la Provincia di Brescia e la Regione Lombardia, ha promosso l’allestimento del “Centro di documentazione del turismo”, nell’ex-Palazzo municipale.

La fama di Limone vide una svolta positiva nel 1979, anno in cui fu scoperta la apoliproteina A-1 Milano gene limone, trovata casualmente nel sangue di un nativo.Si tratta di una proteina anomala che preserva cuore ed arterie anche in presenza di elevati valori di colesterolo e trigliceridi eliminando i grassi delle arterie. In auto, la maniera più veloce per raggiungere la zona settentrionale del Lago di Garda, è percorrere l’autostrada A22 (Modena-Brennero), imboccando l’uscita Rovereto Sud/Lago di Garda Nord, seguendo poi le indicazioni per Limone. In treno, la stazione più vicina è quella di Rovereto, a 28 km da Limone, mentre l’aeroporto più vicino è il Gabriele D’Annunizo di Brescia, a 66 km circa.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 10/12/2010 @ 08:00:17, in it - Scienze e Societa, read 3363 times)

Davanti l’acqua, il bagliore del sole sulla superficie, lo sciacquio dei flutti e quei colori accesi che ricordano il mare; alle spalle, invece, l’odore fresco del bosco, il frusciare di una vegetazione fitta e la sagoma imponente delle montagne: sono questi i contrasti favolosi che abbracciano Cannobio, ridente cittadina piemontese di circa 5 mila abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Incastonata lungo la sponda nord-occidentale del Lago Maggiore, allo sbocco della Valle Cannobina, la località è in realtà una costellazione di frazioni più piccole, che come pepite trascinate dalla corrente se ne stanno disseminate vicine all’acqua. Il risultato d’insieme è uno scenario grazioso, pittoresco e solare, dove l’abilità dell’uomo si fonde perfettamente con la generosità del paesaggio: in effetti Cannobio ha ricevuto per molti anni, a partire dal 2002, il prestigioso riconoscimento della Bandiera Blu per le acque pulite, a dimostrazione della situazione geografica idillica.

A dir poco strategica è anche la posizione di Cannobio rispetto alle altre città e attrattive della regione: il paese si trova su una direttrice stradale internazionale, la Strada Statale del Lago Maggiore, e da qui partono collegamenti importanti verso la Valle Cannobina, la Val Vigezzo, la cosiddetta Valle dei Pittori, il Santuario di Re e Domodossola. Per non parlare delle corse in aliscafo e battello, ottime per raggiungere le altre località affacciate alle sponde del lago. Non stupisce, quindi, che l’economia locale si fondi soprattutto sul turismo estivo, proveniente in gran parte dalla Germania , dalla Svizzera , dai Paesi Bassi e dalla Francia, benché anche gli italiani apprezzino sempre di più le bellezze naturali e artistiche di questa graziosa cittadina.

Molti sono i gioielli disseminati nel tessuto urbano, tra cui spicca il Santuario della Pietà edificato nel 1583 per volere di San Carlo Borromeo, progettato da Pietro Beretta e arricchito, nel 1909, con una nuova facciata. All’interno c’è un’unica navata, riccamente decorata secondo il gusto barocco, e sopra l’altare principale si trova una bella pala di Gaudenzio Ferrari raffigurante la salita al Calvario.

Da vedere anche il Palazzo del Ragione, detto Parasio, realizzato negli ultimi anni del Trecento dal podestà Ugolino Mandello ma rimesso a nuovo nel XVII secolo. Sotto il portico frontale, formato da massicci blocchi in granito, si trovano diversi stemmi, lapidi e bassorilievi trecenteschi, oltre a due antiche tombe romane. Ad affiancare l’edificio si erge la Torre Comunale del XII secolo, che costituisce in realtà il vecchio campanile della chiesa di San Vittore.

Tra gli edifici di culto c’è l’Oratorio di Santa Marta, del 1581, con uno sfarzoso altare dorato sormontato dal dipinto della Madonna con Bambino attribuito a Camillo Procaccini; di carattere civile è invece la Rocca Vitaliana, detta “castello di Cannero”, un pittoresco insieme di ruderi che occupano alcuni isolotti rocciosi affioranti dalle acque del lago, risalenti all’XI e XII secolo. Infine vale la pena di vedere il Leone, un interessante monumento appollaiato alle sponde del lago, proprio all’ingresso dell’abitato: realizzato nel 1889, il Leone vuole ricordare la difesa di Cannobio contro un attacco austriaco del 1859.

Dopo aver ammirato le testimonianze storico-artistiche che l’uomo ha regalato alla città, arriva il momento di esplorare le bellezze naturali. Oltre allo splendido panorama sul Lago Maggiore, ci sono innumerevoli sentieri e percorsi escursionistici che solcano la Valle Cannobina, accompagnando i visitatori attraverso prati, boschi, alture e scorci da cartolina. Dalle passeggiate più rilassanti alle sfide più ardue, ma anche più suggestive, tutti potranno trovare il passatempo più adatto alle proprie esigenze. Camminare da un alpeggio all’altro è un’esperienza unica e salutare, che stupisce di continuo grazie alla presenza di borghi e piccoli nuclei rurali nascosti tra i monti.

A favorire le attività all’aria aperta contribuisce il clima della zona, che in estate regala temperature miti e tantissimo sole: in luglio, il mese più caldo dell’anno, le temperature medie vanno da una minima di 15°C a una massima di 29°C, e la brezza dolce che spira dal lago è un vero toccasana per chi vuole esplorare la zona. In inverno invece il clima si fa più rigido: gennaio è il mese più freddo, con una minima media di -4°C e una massima di 6°C. Le precipitazioni si concentrano in primavera e autunno, quando cadono più di 100 mm di pioggia al mese.

Nel rigido clima invernale di Cannobio non c’è niente di meglio di una festa natalizia: la manifestazione più amata di questo periodo è la festa dell’Epifania, quando la befana giunge in paese dal lago, a bordo di una piccola imbarcazione, sbarcando in Piazza Lago e distribuendo a tutti i bambini un cesto carico di dolciumi. Per i più grandi, ad allietare i cuori e il palato, non mancano la cioccolata calda e il profumatissimo vin brulé.

Grazie alla sua posizione strategica, non è difficile raggiungere Cannobio. Chi viaggia in auto deve percorrere l’Autostrada A26 Voltri-Sempione e uscire a Gravellona Toce-Verbania, quindi proseguire sulla SS34 del Lago Maggiore da Verbania a Cannobio. Per chi preferisce il treno c’è la stazione di Verbania Fondotoce, sulla linea Milano-Domodossola, mentre l’aeroporto più vicino è quello di Milano Malpensa, a 88 km circa. Infine Cannobio è raggiungibile mediante il servizio di navigazione del Lago Maggiore, con attracco dei battelli di linea in corrispondenza del lungolago.

Fonte: ilturista.info

 

E’ il comune più meridionale del Friuli Venezia Giulia, unico frammento dell’Istria insieme al comune di San Dorlingo ad essere rimasto all’Italia dopo i trattati di Parigi e di Osimo, del 1947 e 1975. E’ Muggia, in dialetto triestino Muja, una cittadina italiana di quasi 14 mila abitanti che si sporge sul versante settentrionale dell’omonimo promontorio, separata da Trieste dalle acque del Vallone di Muggia.

Decorata per la Guerra di Liberazione, insignita della medaglia d’argento al valore militare per i sacrifici compiuti dai suoi cittadini, e per la partecipazione alla lotta partigiana fino alla fine della seconda guerra mondiale, Muggia subì le prime amputazioni territoriali dopo il trattato di pace del 1947. Se si considera che attualmente il territorio comunale ha un’estensione di 13 km², si deduce che la città perse in quel periodo circa la metà del territorio originario.

Dopo anni di difficoltà, legate agli esiti della guerra e alla sua posizione di confine, la Muggia di oggi è una località rinata, che punta tutto sul commercio e sul turismo: ottimo punto di partenza per visitare una regione ricca di storia, ma anche per spingersi verso l’Istria e la Croazia, Muggia è un compromesso vincente tra mare e montagna, cultura e divertimento, dove non mancano piccoli gioielli storico-artistici e tante tradizioni affascinanti.

Da vedere, ad esempio, il Parco Archeologico di Muggia Vecchia, creato alla sommità del Colle Muggia, dominato da una bella chiesetta intitolata a Maria Assunta: questo è l’unico edificio superstite dell’abitato medievale, testimone prezioso di un tempo lontano ma ancora magico. Le prime notizie sulla chiesa risalgono al XIII secolo, ma la realizzazione dell’edificio affonda le radici qualche secolo prima, probabilmente nel X secolo. Divisa in tre navate per mezzo di archi, che poggiano su una serie di pilastri, la costruzione presenta varie cappelle al culmine delle navate laterali. Da vedere in particolare gli affreschi del XIV e XV secolo. Altri resti medievali del borgo sono emersi dagli scavi archeologici, come un tratto di strada costellato di case: da un lato si colgono le vestigia di case poggiate alle mura di cinta, e un’abitazione conserva tuttora i resti del piano superiore, raggiungibile per mezzo di una scala interna in muratura: si trattava probabilmente della sede dell’officina di un fabbro.

Ma gli edifici più interessanti di Muggia sono il Castello e il Duomo. Il Castello di Muggia è un maniero affacciato al porto, proprietà dello scultore Villi Bossi e di Gabriella, sua moglie, aperto al pubblico in occasioni speciali per lo svolgimento di eventi culturali e musicali. La prima parte dell’edificio ad essere costruita fu una torre, fatta realizzare dal Patriarca di Aquileia Marquardo nel 1374, poi vennero aggiunti un quadrilatero e delle torri di guardia in pietra, per ospitare una guarnigione di soldati. Il primo progetto di restauro fu avviato nel 1701, ad opera del conte Giovanni Polcenigo, ma partì solo nel 1735 per volere del governo veneziano. Caduto in uno stato di degrado nell’Ottocento, il maniero fu riportato allo splendore di un tempo all’inizio del Terzo Millennio.

L’imponente Duomo di Muggia è invece un’elegante costruzione bianca, dedicata ai Santi Giovanni e Paolo, con una facciata dalle linee sinuose dominata da un rosone prezioso, che sembra fatto di pizzo.

Se vi state chiedendo qual è la stagione migliore per scoprire le meraviglie di Muggia, sappiate che il clima locale è generalmente piacevole, caratterizzato da temperature miti in ogni momento dell’anno. Le temperature medie del mese più freddo, gennaio, vanno da una minima di 3°C a una massima di 7°C, mentre in luglio e agosto oscillano tra i 20°C e i 28°C. Le precipitazioni si distribuiscono in maniera abbastanza equilibrata nell’arco dell’anno, ma il mese più colpito è novembre, con una media di 114 mm di pioggia.

Se i dati climatici non vi bastano per scegliere il periodo del vostro soggiorno, potete scegliere di visitare Muggia nel momento più vivace: in febbraio si svolge qui il famoso Carnevale Muggesano (Carnevale di Mujia), che secondo alcune fonti risalirebbe addirittura al XV secolo. Da quel momento le caratteristiche della festa sono mutate al passo coi tempi, ad esempio sono scomparsi gli spettacoli improvvisati e gli scherzi satirici, ma si sono diffusi sempre di più i carri allegorici e le maschere tradizionali. Oggi si tiene anche un concorso a premi per i carri più belli e i costumi più originali, che sfilano per le vie cittadine e si fanno ammirare dalla folla in festa.

Una volta scelto il periodo più indicato per la vacanza basterà pianificare il viaggio sino a Muggia, scegliendo tra le varie possibilità. Chi viaggia in auto può prendere l’autostrada A4 Venezia-Trieste: da qui si può uscire a Sistiana, passando per la via panoramica Costiera poi attraversando il centro di Trieste, per seguire le indicazioni fino a Muggia; in alternativa si può incontrare sull’autostrada fino alle indicazioni per Muggia: quest’ultima è la strada più comoda e veloce, nonostante sia meno suggestiva della prima.

Chi sceglie il treno dovrà arrivare a Trieste e dalla stazione prendere la linea di autobus numero 20, che in mezz’ora conduce direttamente a destinazione. Trieste è collegata a Muggia anche tramite la linea marittima di traghetti, che partono circa ogni ora. Infine l’aeroporto più vicino è quello di Trieste, che garantisce collegamenti diretti giornalieri con le città principali italiane, e con gli aeroporti di Monaco di Baviera e Londra.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 08/12/2010 @ 12:00:09, in it - Scienze e Societa, read 3223 times)

Gli abitanti sono appena 200, eppure non siamo in un paese delle fiabe, né in uno scenario sperduto e dimenticato dal mondo. Al contrario: in estate e in inverno, a godere delle sue meraviglie, accorrono alcune migliaia di visitatori che rendono il borgo vivace e ridente, trasformandolo in una località turistica con i fiocchi. Siamo a Lurisia Terme, frazione di Roccaforte Mondovì in provincia di Cuneo, nella parte meridionale del Piemonte.

 

Appollaiata a 720 metri di quota, Lurisia è protetta dalla sagoma imponente del Monte Pigna, vetta delle Alpi Liguri, che raggiunge i 1768 metri. Lo scenario che l’abbraccia è mutevole e affascinante, ricco di sfaccettature ma sempre degno di ammirazione: in inverno le conifere fanno capolino dal manto nevoso, costellando le montagne come vedette fruscianti; in estate le nevi si sciolgono e scoprono il verde fragrante dei prati, che incoraggia a passeggiare.

Ma l’attrazione più nota di Lurisia Terme, come suggerisce il nome, è lo stabilimento termale: convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, il complesso fa da centro salute e centro benessere, e partecipa all’attività di imbottigliamento dell’acqua minerale Lurisia. Nato negli anni ’40 del Novecento, l’Istituto Idrotermale è incastonato nel paesaggio lussureggiante del Monregalese, e ha da sempre attirato importanti figure del mondo politico, artistico e sociale italiano. Oggi vive una rinnovata vitalità: in un ambiente confortevole e curato, a metà strada tra le montagne e la costa ligure, troverete un rifugio di serenità.

 

Le fonti utilizzate dal centro sono due, la Fonte Garbarino e la Santa Barbara. L’acqua della Garbarino, un vero e proprio farmaco naturale, viene utilizzata solo dietro prescrizione medica, dopo aver effettuato una visita al momento dell’accettazione nel reparto; la seconda è invece un’acqua molto leggera, minimamente mineralizzata, dalle proprietà diuretiche e depurative. Fangoterapia, balneoterapia, idropinoterapia, cure inalatorie e ginecologiche sono i principali trattamenti di cui si può beneficiare, oltre alle sedute dedicate al benessere e alla bellezza.

Se si visita Lurisia in inverno non ci si può limitare al relax: sarebbe un peccato trascurare le emozioni offerte dalle montagne circostanti, con le loro discese mozzafiato e gli scorci panoramici da vertigine. A breve distanza dal centro cittadino, infatti, si incontra la stazione sciistica di Lurisia Monte Pigna, molto amata dai turisti liguri e non solo, dove 40 km di piste sono accessibili mediante 5 skilift e una seggiovia. Tra le valli Ellero e Pesio, dagli 837 metri ai 1768 metri del Monte Pigna, si snodano le discese per sciatori e snowboarder, la cui esposizione a nord-ovest garantisce un abbondante tappeto di neve. Per i fondisti ci sono 2 chilometri di percorsi spettacolari, affacciati sulle gole imbiancate delle Alpi Liguri.

 

Ma una vacanza a Lurisia è anche scoperta, curiosità, cultura: nei dintorni del paese si incontrano alcuni gioielli naturalistici preziosi, come le Grotte di Bossea, dei Dossi e del Caudano, le splendide valli monregalesi e il Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro.

 

Tra le meraviglie storico-artistiche c’è la Certosa di Pesio, che si erge maestosa nei pressi del confine francese, poco prima che la Valle Pesio si chiuda. Con più di otto secoli di vita alle spalle, in cui ha rivestito un ruolo centrale nella cultura e nella religione del nord d’Italia, la Certosa è agghindata da una natura rigogliosa ed è introdotta da un portale settecentesco invitante, di elegante fattura. Il porticato barocco, il piccolo chiostro e il chiostro cinquecentesco di maggiori dimensioni, gli affreschi pregiati e la chiesa superiore sono solo alcuni dei gioielli che custodisce.

 

Da vedere anche il Santuario di Santa Lucia, a pochi chilometri da Lurisia, in direzione Villanova Mondovì. Una facciata alta e bianca, abbarbicata sul ripido versante del Monte Calvario, che nasconde la caverna naturale con il santuario, dedicato alla santa protettrice della vista. Dopo questa incursione nei dintorni vale però la pena di tornare nel cuore di Lurisia, per un ultimo immancabile appuntamento: quello con la tradizione, il folclore e l’ospitalità dei cittadini locali. A tal proposito si può prendere parte a una delle numerose manifestazioni organizzate durante l’anno in paese, come la

Festa estiva di Lurisia Terme, i “martedì del liscio” e l’evento di ottobre “castagne e musica”.

 

Il tutto condito con un clima piacevole e piuttosto mite, con estati calde ma mai afose, adatte alle passeggiate tra i monti, e inverni freddi ma non troppo rigidi. Le temperature medie del mese più freddo, gennaio, vanno da una minima di 2°C a una massima di 5°C, mentre in luglio si passa dai 17°C ai 27°C. Le precipitazioni sono più diffuse nel periodo autunnale: il mese più colpito, con una media di 107 mm di pioggia, è ottobre, contro i soli 43 mm di luglio.

Se avete voglia di sport invernali adrenalinici ma anche di relax e di pace, se sognate le atmosfere frizzanti delle montagne ma amate il comfort e l’accoglienza di un borgo grazioso, non vi resta che fare i bagagli e dirigervi verso Lurisia Terme. Per arrivare in auto dovete percorrere l’autostrada A6 Torino-Savona, uscire a Mondovì e percorrere la provinciale per Villanova Mondovì finché non incontrate le indicazioni per Lurisia.

 

Se preferite il treno, le stazioni ferroviarie più vicine sono quelle di Mondovì e Cuneo: se scendete a Mondovì potete proseguire con l’autobus o con un taxi, per un viaggio di circa 20 minuti; da Cuneo invece non ci sono autobus, ma con un taxi potrete arrivare a destinazione in una mezz’ora. Per chi viaggia in aereo gli aeroporti più vicini sono quelli di Cuneo, Torino e Genova, rispettivamente a 39 km, 122 km e 125 km.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 07/12/2010 @ 12:00:50, in it - Scienze e Societa, read 2521 times)

Forse non tutti conoscono Crodo, piccolo borgo piemontese nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, ma a tutti è ben noto il “Crodino”, la celebre bevanda nata qui nel 1964, tuttora prodotta dal gruppo Campari. Popolata da appena 1457 abitanti, che affettuosamente la chiamano “Crò”, Crodo è una serena cittadina termale, centro principale della Valle Antigorio, situata 16 km a nord di Domodossola. Nell’aria frizzante, quasi sempre dominata dal sole, si stagliano le sagome innevate delle montagne, i tetti aguzzi delle casette graziose, i campanili delle chiese che costellano il borgo e le colline. Passeggiando per le stradicciole del centro, dal sapore intimo e accogliente, si può sentir raccontare una leggenda, che racconta le vicende della Crodo lontana e delle sue antiche terme.

 

La storia vuole, infatti, che le proprietà benefiche delle acque locali siano state scoperte al tempo delle crociate. Pare che un cavaliere, tornando da Gerusalemme, si sia fermato a Salecchio in fin di vita, stremato dall’impresa e dal viaggio. Abbeverandosi a una sorgente trovata per caso, che zampillava da una roccia, avrebbe ripreso miracolosamente le forze, e lo stesso sarebbe accaduto alla sua cavalla: da allora i cittadini, che avevano assistito alla scena stupefacente, si servirono dell’elisir per alleviare ogni tipo di malattia. Come l’antico cavaliere, oggi sono molti i visitatori che si recano a Crodo per beneficiare delle cure termali, in uno stabilimento accogliente e curato, dotato di ogni comfort. L’acqua, medio minerale-solfato-bicarbonato-calcica, è ideale per le patologie del sistema urinario e digerente, ma anche per i disturbi del metabolismo, il diabete o, più semplicemente, l’alimentazione durante la gravidanza.

 

Benchè sia un piccolo paese, Crodo offre tanti altri gioielli da non trascurare. Per chi non rinuncia a un pizzico di cultura, infatti, ci sono dei monumenti interessanti: nella frazione di Avernolo, a 1000 metri di quota, c’è il Muro di Avernolo o “Muro del Diavolo”. Si tratta di un’antica costruzione megalitica, formata da massi monumentali, che in epoca preromana fungeva probabilmente da luogo di culto.

Risale a un passato più recente la Torre di Rencio, nell’omonima località, di cui rimangono alcune rovine. Abbarbicato a uno sperone roccioso, il castello di Rencio fu edificato tra il IX e il X secolo allo scopo di difendere la valle e controllare le rotte commerciali subalpine. Tra le chiese del borgo vale la pena di visitare la parrocchiale di Santo Stefano, costruita nel X secolo ma ampliata nel 1582 e nel 1616; la cinquecentesca chiesa di S. Giulio, in stile romano-gotico, affiancata dall’oratorio di San Giovanni Battista; infine il santuario della Madonna della Vita, realizzato nel XVII secolo e affrescato all’interno dal Giuseppe Borgnis nel 1715.

Ma l’aspetto più affascinante di Crodo sono forse le sue tradizioni, le usanze popolari, le credenze legate alla vita genuina di un tempo. Per chi desidera conoscerle, nella vicina frazione di Viceno, c’è l’originalissimo Museo della Montagna, aperto in estate ma visitabile tutto l’anno su prenotazione. In una caratteristica casa di montagna, con i muri in pietra, il tetto di piode e le finestre con le inferriate, è allestita questa esposizione dedicata alla vita contadina di un tempo. Cimeli, suppellettili, mobili e attrezzi da lavoro –tra cui spicca un grande telaio- sono custoditi nelle varie stanze, arredate con cura secondo il gusto passato.

 

Di tutt’altro genere è il Museo Nazionale delle Acque Minerali “Carlo Brazzorotto”, una collezione unica nel suo genere: qui sono raccolte più di ottantamila etichette e novemila esemplari di bottiglie di acque minerali. Chi ama la vita all’aria aperta troverà pane per i suoi denti nel territorio di Crodo, che fa parte del Parco Naturale Veglia-Devero. Qui ci si potrà avventurare lungo una fitta rete di sentieri, attraverso l’ondeggiare delle praterie d’alta quota e l’imponenza austera delle montagne più aspre.

 

Persino i più pigri non sapranno resistere alla tentazione e si avventureranno in qualche passeggiata. Complice il clima mite di Crodo, che gode di temperature dolci e tante ore di sole: i valori medi, infatti, vanno da un minimo di 5°C a un massimo di 11°C in gennaio, il mese più freddo. Si passa invece dai 21°C ai 27°C in luglio, il mese più caldo. Le precipitazioni, scarse in estate, si concentrano in primavera e autunno, quando piove in media per 8 giorni al mese.

A completare la ricca offerta turistica ci sono alcuni appuntamenti immancabili, distribuiti nell’arco dell’anno. Tra gli eventi più attesi ci sono le degustazioni di ottobre, dedicate ai prodotti più rappresentativi della regione: “Dalla magia di un riccio…ai piaceri della tavola” è il nome, ad esempio, della rassegna dedicata alle castagne, protagoniste assolute di piatti deliziosi. Deliziose anche le specialità, dolci e non, che si potranno assaggiare tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, in occasione della sagra “Mele e Miele”.

 

Chi ha deciso di raggiungere Crodo per un soggiorno rilassante, salutare e appassionante, può scegliere tra diverse possibilità di viaggio. Chi usa l’auto e viene da Torino deve percorrere la A4 in direzione Milano, prendere il raccordo dell’Autostrada A26 in direzione Sempione Confine di Stato, raggiungere Gravellona Toce e proseguire sulla superstrada fino all’uscita per Crodo. Per chi viene da Milano il tragitto è lo stesso, ma l’autostrada da percorrere è la A8 in direzione Sesto Calende, da cui prendere il raccordo A26. Per chi sceglie il treno la stazione ferroviaria di riferimento è quella di Domodossola, a circa 14 km da Crodo, collegata a Novara, Milano, Locarno e Briga. Per chi si serve dell’aereo c’è l’Aeroporto di Torino Caselle, a 195 km dalla meta.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 06/12/2010 @ 10:00:35, in it - Scienze e Societa, read 2175 times)

I castelli di Bellinzona si annoverano fra le più mirabili testimonianze dell'architettura fortificata medievale in Svizzera. E oggi sono tra gli elementi trainanti del turismo. La configurazione odierna si deve sostanzialmente alla complessa attività edilizia promossa dai duchi di Milano nel Quattrocento.

Franco Ruinelli, direttore di Bellinzona Turismo, non ha dubbi: il riconoscimento Unesco non ha solo portato a Bellinzona gente di tutto il mondo e volti nuovi. "È come se all'improvviso – spiega a swissinfo – i ticinesi, bellinzonesi compresi, abbiano riscoperto i castelli".

L'Unesco non ha solo riavvicinato i castelli alla gente del luogo. "C'è stato anche un radicale cambiamento nello sguardo, nel modo di vedere questi castelli. Il loro inserimento nella lista dei siti patrimonio dell'umanità – continua Ruinelli – è stata anche l'occasione per promuovere in modo diverso il territorio, le sue ricchezze, i suoi valori".

Alla rinascita dei vecchi castelli - ormai noti in tutto il mondo grazie anche ai nuovi mezzi di comunicazione come internet - hanno contribuito, secondo Ruinelli, anche le riuscite ristrutturazioni di due dei tre castelli, che hanno acquistato un nuovo splendore.

 

Castelgrande, "il Castello vecchio"

 Ristrutturato con grande maestria dall'architetto ticinese Aurelio Galfetti, Castelgrande è il primo dei tre castelli. È chiamato anche "Castello vecchio" dal XIV/XV secolo, castello d'Uri dal 1506 e castello di San Michele dal 1818.
Situato in centro città, il Castelgrande è un silenzioso ed elegante testimone della vita quotidiana della città: ai piedi della sue pareti rocciose, in Piazza del Sole, la gente si incontra, si organizzano feste e concerti. Funge anche da cornice per ricevimenti ufficiali e internazionali.
Si può accedere al castello a piedi oppure in ascensore, incastonato nella roccia. Sono parti integranti della struttura un museo storico, un ristorante, un grottino e uno spazio multifunzionale. Il castello è protetto verso nord da pareti rocciose quasi verticali.

Montebello, il "Castello di mezzo"

 L' imponente complesso di Montebello - detto anche nel 300 e nel 400 "Castello piccolo", "nuovo" o "di mezzo", dal 1506 castello di Svitto e dal 1818 castello di San Martino - sorge su uno spuntone roccioso a est del nucleo urbano di Bellinzona. Le sue origini risalgono al tardo XIII secolo.
Caduto in abbandono nel XIX secolo, intorno al 1900 Montebello offriva un quadro di sfacelo ormai imminente. Importanti restauri sono stati avviati a partire dal 1903, mentre tra il 1971 e il 1974 sono stati ristrutturati gli ambienti interni a scopi espositivi.
"La struttura del castello di Montebello – precisa Franco Ruinelli – è molto delicata. Ci sono progetti di restauro anche per questa struttura, ma dovranno essere valutati con estrema attenzione".
Oggi il castello ospita il Museo civico con la collezione archeologica; i reperti n mostra, comprendenti pezzi unici, provengono da necropoli preistoriche del Ticino. Il castello di Montebello – forse quello che ricorda di più i castelli delle favole - è spesso teatro di numerose feste ed è visitato per il suo museo.


Sasso Corbaro, il "Castello di cima"

 

È il più alto dei tre castelli, sovrasta l'intera città offrendo ai visitatori un panorama davvero impressionante. Chiamato anche castello d'Untervaldo dal 1506 e castello di Santa Barbara dal 1818, il Castello di Sasso Corbaro si trova a sudest della città ed è situato nel punto più alto del dosso roccioso ed è sontuosamente immerso nel verde.
Affidato all'architetta ticinese Paola Piffaretti, il progetto di valorizzazione dell'intera fortificazione ha ridato lustro e luce ad un edificio che nel 1894 fu ritenuto "un rudere in procinto di crollare".
Oggi il castello, che ospita anche un ristorante e degli spazi espositivi, ha ritrovato l'antico splendore attraverso interventi semplici, sobri, funzionali ed innovativi. La fortezza è valorizzata anche dal punto di vista paesaggistico, grazie ad una rete di sentieri e alla ripulitura dell'intera collina.


Le mura cittadine e la murata

 

"Diversamente che in altre città, in cui le fortificazioni sono disposte concentricamente intorno alla superficie abitata - spiega Werner Meyer nella guida dedicata ai castelli -, le mura di Bellinzona consistono in due linee separate. Le loro estremità salgono a fondersi con le strutture difensive di Castelgrande e di Montebello, in modo tanto stretto che di fatto non si capisce dove comincino le mura cittadine e dove cessino le strutture esterne dei castelli".
Le mura originarie, oggi ancora sopravvissute nella misura del 60%, sono state molto modificate negli ultimi cent' anni, sia da interventi di risanamento, sia dall'apertura di passaggi per pedoni e per veicoli.
Alla periferia occidentale del Castelgrande si raccorda, seguendo un costolone roccioso naturale, la cosiddetta murata, possente muro di sbarramento che un tempo proseguiva sino a incontrare il fianco della montagna sulla riva destra del Ticino.
"Purtroppo nel corso degli anni – fa notare ancora Meyer - parti cospicue della murata, sono andate perdute, tanto che oggi quest'opera di sbarramento risulta gravemente mutila, lasciando aperti importanti quesiti sul progetto globale dell'impianto di difesa".

Autore: Françoise Gehring, Bellinzona/ Fonte: swissinfo.ch

 
By Admin (from 05/12/2010 @ 10:00:31, in it - Scienze e Societa, read 5779 times)

Il turista questa volta vi propone un magnifico lago del Trentino, caratteristico ma un po' dimenticato, caduto in oblio dopo che era diventato famoso a cavallo degli '50 e '60. Molti di voi avranno sentita parlare che presso il lago di Tovel.

 

ll limpido specchio d'acqua, le acque improvvisamente si tingevano di rosso, a causa della fioritura di una alga unicellulare, eichiamando folle di curiosi e scienzati interessati a studiare il particolare fenomeno, ma che ormai da oltre 40 anni non ripresenta più questa particolare colorazione, o almeno non con la stessa intensità di un tempo.

 

Se purtroppo le acque rosse non esistono più, rimane comunque uno splendido lago alpino, posto a 1.170 metri di altitudine, circondato da fitti boschi e le imponenti cime delle Dolomiti di Brenta. Per arrivare a Tovel, si esce dall'autostrada del Brennero A22 presso San Michele all'Adige, si percorre per qualche km la statale 43 in direzione di Cles, poi si devia verso Tuenno da dove parte la strada per il lago, che si arrampica ripida in pochi km fino a Tovel.

Il lago fu generato da una gigantesca frana che nel 1300 discese dal monte Corno e sbarrò il percorso del torrente. Risalendo la strada è facile accorgersi della frana che forma un accumulo di giganteschi massi chiamati marocche. Superato lo sbarramento la strada asfaltata scende al lago. Qui una volt parcheggiata l'auto è possibile compiere il periplo del lago (circa 5 km) a piedi, considerate circa un ora e mezzo, ma il dislivello di soli 50 m è davvero per tutti..

 

Dal Lago di Tovel è possibile compiere delle altre interessanti escursioni a piedi, a patto che il vostro allenamento sia buono, per raggiungere i passi che dominano il lago il dislivello da superare è discreto. Un sentiero consigliabile porta ad un magnifico giro di malghe, tra cui ricordiamo Malga Flavona posta a 1860 metri di quota. Il sentiero da seguire è il n°341, poi seguite le deviazioni indicate sulle mappe e lungo i sentieri. La passeggiata, piuttosto impegnativa, ha una durata di circa 6 ore. Per i più allenati si puà tentare la salita verso il Sasso rosso e il massiccio della Pietra grande, ma i dislivelli superano tranquillamente i 1500 m e devono essere affrontati consapevoli dello sforzo che richiedono! Da quelle cime però il panorama compensa di ogni sforzo profuso.

Fonte: ilturista.info

 

Schwangau è una località molto popolare della regione dell'Allgau, sita nei pressi di Fussen, e la sua fama è strettamente connessa a due magnifici castelli che sorgono sul suo territorio: Neuschwanstein e Hohenschwangau. Ma a parte questi due gioielli assoluti, Schwangau offre il clima di ospitalità della Baviera più vera, quella che si snoda a fianco dei contrafforti più settentrionali della catena alpina, tra montagne, foreste e laghi suggestivi.

 

Qui si incrociano percorsi storici e culturali dalla Romantischstrasse (la strada romantica) che serpeggia tra Fussen e Wurzburg, con l’antica via romana, e cioè la Via Claudia Augusta, spalleggiate dai contrafforti bavaresi dell’Allgau e della Lechtal che disegnano paesaggi magici costellati da laghi, laghetti e cascate. Qui sul manto verde della Baviera si adagiano i villaggi, le chiese ed i conventi , creando zone molto interessanti dal punto di vista turistico, come quella del Pfaffenwinkel. In definitiva le zone di Schwangau e di Fussen hanno tutti gli ingredienti per candidarsi come una delle province turistiche più complete di tutta la Germania.

 

Ludwig II è indubbiamente il più famoso ambasciatore dell'incantevole località di Schwangau. Già da bambino, il "re sognatore" bavarese aveva imparato ad amare la bellezza del paesaggio alle pendici delle Alpi di Ammergau, i laghi scintillanti, le dolci colline dell'Algovia e le imponenti vette alpine. Cresciuto nel castello Hohenschwangau, volle realizzare un palazzo fiabesco che non avesse eguali: Neuschwanstein, un castello che con le sue torri e merlature si innalza maestoso sopra Schwangau. Nella valle sottostante, la tipica accoglienza bavarese invita a trattenersi e a rilassarsi nelle Kristall Therme reali ammirando il sublime panorama. La varietà e quantità delle proposte va oltre i confini geografici di Schwangau. Infatti le gite oltre il confine della vicina Austria offrono uno svago ulteriore: mete possono essere per esempio le valli "Tannheimer Tal" e "Lechtal".

 

Grazie alla sua posizione, proprio sul tragitto della Strada Romantica, Schwangau è anche un ideale punto di partenza per viaggi più lunghi. Si possono raggiungere le cittadine cariche di storia e romantiche come Würzburg, Rothenburg e Augusta. La località e i dintorni offrono agli ospiti che vogliono gestire attivamente e in maniera personalizzata il proprio soggiorno, le soluzioni ideali.

 

Il clima di questo magnifico angolo di Baviera è caratterizzato da una stagione estiva piuttosto vivace. Il verde di boschi e prati è presto spiegato dalle precipitazioni temporalesche che caratterizzano le estati della Baviera del sud. I valori possono raggiungere quantitativi ingenti, però anche in seste c’è spazio alle giornate soleggiate con massime che raggiungono e superano i 18-20 °C. In inverno si possono avere temperature rigide, con minime che mediamente raggiungono i -6 / -8 °C e le nevicate sono piuttosto frequenti, anche se nel suo insieme, la stagione invernale è quella relativamente più secca dell’anno.

 

Cosa vedere? Se qualcuno pensa ad un castello di fiabe, slanciato e ricco di guglie, ed avvolto da un paesaggio incantantato, forse sta proprio pensando al castello di Neuschwanstein, il più recente ma anche più straordinario dei due castelli che circondano Schwangau. Anche la stessa Disney ha tratto ispirazione da questa magica costruzione.

 

Questo magnifico edificio, costruito tra il 1869 ed il 1886, con la sua splendida posizione fantastica e le ricche decorazioni d'interni, è unico al mondo, una delizia per ciascuno del milione e trecentomila visitatori che qui vengono ogni anno a vivere l’emozione di trovarsi in un luogo che stimola i ricordi di infanzia e riporta alle fiabe che ci venivano raccontate da bambini. Pur essendo abbastanza recente, lo stile con cui fu pensato e realizzato ci riporta al periodo medioevale, e cioè al 12° secolo, quando le fortificazioni erano concepite slanciate in altezza, perché l’unico modo per difenderle era impedire l’assalto con scale e torri mobili.

 

 Il nome di Neuschwanstein significa “Il Nuovo Castello della Pietra del Cigno” e ad oggi è il monumento tedesco che riceve più visite turistiche, oltre ad essere la fortezza più fotografata di tutta l’Europa. Fu voluto dal re Ludovico secondo di Baviera, ed il nome riporta al grande Wagner (l’opera il cavaliere del Cigno), autore musicale amato e venerato dal re, in modo quasi ossessivo. Le sue camere che compongono i 4 piani della struttura, sono riccamente decorate con opere d'arte, vi sono ritratti della saga del poeta Tannhäuser, si parla di Lohegrin, Tristano e Isotta, i Nibelunghi, di Parsifal e della vita di Walter von der Vogelweide, un poeta lirico medievale tedesco.

 

L’atmosfera del luogo rispecchia comunque la personalità complessa e visionaria di Ludovico II di Baviera, re che poi fu dichiarato pazzo e destituito dopo avere speso una fortuna nella realizzazione di questa opera. . Per fare una bella fotografia di insieme del Castello di Neuschwanstein e la magica cornice montuosa alle sue spalle, conviene fare la passeggiata al Marienbrücke, un ponte ardito sulla gola di Pöllat e dedicato alla moglie di Massimiliano II, il padre di Ludovico II. Il primo concerto nella Sala dei Cantori si svolse nel 1933 e guarda a caso per commemorare il 50 ° anniversario della morte di di Richard Wagner. E’ dal 1969 che il Castello di Neuschwanstein ospita concerti ogni anno nel mese di settembre.

 

Meno famoso, ma non per questo vale meno la pena di vederlo, è il Castello Hohenschwangau. In particolare, gli originali arredi Biedermeier del 19° secolo e il parco del Lago dei Cigni ne fanno una importante meta di viaggio per ogni turista.

 

L'antico castello di Schwangau "Schwanstein", che era già fatiscente e inabitabile, fu acquistato nel 1535 da Johann von Paumgartner zu Paumgarten e completamente ricostruito dal 1538 al 1547. Egli gli dette il nuovo nome di "Hohenschwangau". Quasi 300 anni dopo l’opera Paumgarten l’edificio era nuovamente caduto in rovina. Fu allora che il principe ereditario bavarese Massimiliano, il figlio di Ludovico I, venne nella regione di Füssen: in occasione di una "storia escursione" con la sua insegnante si accorse dell’edificio e decise l’acquisto del rudere. Era il 1839, l’anno che segna la rinascita di Hohenschwangau e che prepara la nascita di Neuschwanstein che avvenne alla successione con Ludovico II, figlio di Massimiliano II.

 

Oggi il castello di Hohenschwangau vi accoglie con le sue stanze magnificamente arredate e l'intero complesso vive in uno spirito di epoca romantica. Da segnalare la grande “Festsaal” detta anche sala degli eroi e dei cavalieri, la Stanza Orientale (per i suoi decori in stile turco) dove dormiva Marie, la regina moglie di Massimiliano II, la camera Hohenstaufen, dove Ludovico studiava musica, e la stanza Berchta riccamente dipinta. Magnifico è il cortile del Castello che è racchiuso da un muro esterno, con la bella fontana di Maria, bene decorata, e il lago dei cigni.

 

In Algovia, a Schwangau, gli ospiti invernali estremamente dinamici, che prediligono la stagione fredda e tersa e gli amanti degli eventi culturali possono provare indicibili sensazioni di benessere. Perché il passaggio graduale da una vasta pianura, che si innalza fino alle Alpi dell'Algovia, permette allo sguardo di spaziare ed intravedere i percorsi della migrazione invernale, le piste dello sci di fondo certificate dalla DSV e persino una discesa lunga più di 4 km lungo la montagna di argilla calcarea ed infine i famosi castelli di Neuschwanstein e Hohenschwangau.

 

Il tempo libero che si può trascorrere tranquillamente con la famiglia a Schwangau, un villaggio dalle tipiche caratteristiche, i numerosi laghetti ghiacciati e lucidati a specchio e il Nordic Active Center della DSV garantiscono una perfetta sinergia fra il corpo e lo spirito. Anche alla fine della giornata gli eventi sportivi sono ancora alla ribalta grazie all'illuminazione artificiale dei proiettori. Gli sciatori volteggiano di notte nell'arena degli sport invernali, dove l'innevamento ai piedi dei due castelli è sempre assicurato, mentre a nord si staglia una vertiginosa vista in prospettiva. Sulla pista dello sci di fondo di Neuschwanstein, i fondisti e gli appassionati di skate-board percorrono piste ben illuminate in un giro di pista innevato a 2000 m.

 

A Schwangau i pomeriggi romantici sono caratterizzati da fenomeni estetici che si intercalano vicendevolmente. Naturalmente nel paese dei sogni di re Ludwig si va in carrozza azionata da due cavalli a vapore attraversando un meraviglioso paesaggio invernale e passando davanti alla Chiesa di S. Coloman. Vivere sulla propria pelle una meravigliosa esperienza, immersi nella natura, cibandosi di frutti selvatici davanti allo steccato dei cervi e sentirsi sprofondati nel calore di uno stupendo benessere nelle sorgenti termali reali è il completamento di questo delizioso quadro suggestivo. Oltre alla grotta di cristalli e pietre preziose, sette saune termali, bagni immersi nel vapore e indicibili sensazioni di benessere, lo sguardo sfiora di nuovo la dimora reale di Neuschwanstein e il castello di famiglia di Hohenschwangau.

 

Eventi a Schwangau:

La zona di questa porzione di Baviera è molto legata alle tradizioni del sud di Germania e le celebrazioni sono sempre rappresentate con l’utilizzo dai costumi tipici bavaresi e accompagnate dalla musca delle bande tradizionali. Tra i vari eventi folcloristici segnaliamo il Maibaum, l'albero di maggio, la processione del Corpus e l’importante festa di St. Coloman, che si svolge con una processione dei cavalli, nel mese di ottobre. Da non perdere poi l’atmosfera del Natale di Schwangau, con il classico mercatino del bambin Gesù.

 

Schwangau è facile da raggiungere in automobile a partire da Monaco, più complicato ma spettacolare è anche il percorso per chi vuole raggiungere la località attraversando il vicino confine con l’Austria. Da Monaco la strada più rapida è forse quella di utilizzare l’autosrada A96 che collega Monaco con Lindau. L’uscita consigliata è quella di Landsberg. Da qui si procede verso sud lungo la strada n° B17, si oltrepassa la località di Schongau in direzione di Fussen, e dopo un'altra trentina di km si raggiunge Schwangau. Per chi arriva dall’Italia un percorso alternativo può essere quello di percorrere la Alpenstrasse da Innsbruck a Garmish fino a Schongau e da qui percorre come detto la B17 verso sud, oppure da Innsbruck seguire l’autostrada per Bregenz, uscire a Imst, da qui imboccare la strada del Fernpass, seguire le indicazioni per Reutte e poi deviare per Fussen ed il lago Forggensee su cui si affaccia Schwangau.

Fonte: Ente Turismo Tedesco/ ilturista.info

 
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