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La spesa media per un funerale č di 5.600 euro. Ma, vista la crisi, le imprese funebri si stanno organizzando per attirare clienti, tra pagamenti a rate, bare ecosostenibili e cremazione. Fino ad arrivare alla congelamento e liquefazione
By Admin (from 15/05/2012 @ 11:09:16, in it - Osservatorio Globale, read 1855 times)

Č un business che – è il caso di dirlo – non muore mai. Secondo una recente ricerca della Camera di Commercio di Monza e Brianza, le imprese funebri, oltre 25mila in Italia, fatturano quasi un miliardo di euro all’anno e gli affari vanno a gonfie vele: più 1,2% rispetto al 2010, con una crescita delle aziende nel settore del 4,7%. Altro che crisi: i funerali non conoscono flessioni di sorta. Per dirla con una celebre frase de I soliti ignoti di Monicelli, “è la vita: oggi a te, domani a lui”. Prima o poi, se ne vanno tutti.

Ma anche morire è diventato un lusso che non tutti si possono permettere: 5.600 euro, stima l’ Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori (Adoc), è il prezzo medio per l’estremo addio, tra feretro, carro funebre, certificato di decesso, personale d’assistenza, annunci mortuari, corone di fiori, cerimonia in chiesa, con offerta annessa, tassa di tumulazione, lapide e concessione del loculo al cimitero. Un conto salatissimo, che ha registrato un’ impennata del 53,6%, pari a quasi 2mila euro di differenza tra il 2001 e il 2011. Se il servizio è organizzato dal comune, anziché da un’agenzia privata, il prezzo scende del 30 per cento, ma al giorno d’oggi la perdita di una persona cara è comunque una stangata per le finanze familiari. Ecco allora che spuntano un po’ dappertutto offerte e pacchetti per esequie low-cost. Sì, perché anche quello delle imprese funebri è un mercato competitivo che richiede di stare al passo con i tempi. E magari farsi pure un po’ di promozione, con quella giusta dose d’ironia che aiuta a esorcizzare l’ineluttabile.

Funerale a rate
Č in voga già da alcuni anni la richiesta di prestiti rateizzati per affrontare l’aldilà. Un italiano su tre sceglie di dilazionare oggi la spesa che, altrimenti, ricadrà sulla famiglia domani, in un colpo solo. E sempre più spesso le imprese funebri stipulano accordi con finanziare per offrire direttamente il servizio agli interessati. Nessuna, però, finora lo aveva sponsorizzato così efficacemente. “ Perché piangere due volte? Funerali completi da 99 euro al mese”. Questo è l’annuncio dei servizi funerari Taffo che campeggia per le strade di Roma e dintorni. “ Al momento della dipartita di una persona cara, ci si può trovare impreparati a sostenere una spesa extra, dovendo sacrificare i propri risparmi o ripiegando su onoranze insoddisfacenti”, dice Alessandro Taffo, 28 anni, uno dei titolari dell’azienda che organizza 90-100 funerali al mese nella capitale: “ Così abbiamo pensato di offrire soluzioni in comode rate da 18 mesi per un pacchetto funebre all-inclusive, economico e assolutamente dignitoso”. A proposito dello slogan scanzonato, aggiunge: “ Volevamo distinguerci dalle altre imprese che organizzano funerali last-minute”. E ci sono riusciti, lanciando fra l’altro una campagna di sensibilizzazione per la sicurezza stradale dai toni non meno geniali. “ Se hai sonno fermati subito! Meglio riposare in auto che da noi”. “ Non correre oltre i limiti. Noi non abbiamo fretta di vederti”. Oppure: “ Fai allacciare le cinture anche agli altri passeggeri. Non costringerci a fare gli straordinari”. E ancora: “ Mantieni sempre la distanza di sicurezza: E noi faremo altrettanto”.

Cremazione certificata
L’acquisto di un loculo per la tumulazione costa quasi come un appartamento: si viaggia sui 3-4 mila euro al metro quadro. L’inumazione in terra è più economica, ma l’opzione meno dispendiosa in assoluto resta la cremazione: per legge il prezzo massimo non può superare i 562,55 euro (nel 2011) e alcuni comuni la offrono gratis ai residenti. Anche considerando il costo della bara, obbligatoria, è conveniente. Difatti, la cremazione è in aumento, tanto da interessare ormai il 10 per cento dei decessi, soprattutto nel Nord e Centro Italia dove si concentra la maggior parte degli impianti autorizzati. A Milano, addirittura, le persone che si fanno cremare dopo la morte (il 60 per cento) hanno sorpassato quelle che finiscono al cimitero. La volontà va espressa in vita, con una dichiarazione o testamento, oppure iscrivendosi ad associazioni riconosciute, come la Federazione italiana per la cremazione o l’Istituto della cremazione e dispersione delle ceneri. Serve poi l’autorizzazione a procedere del comune dove la persona è venuta a mancare. L’urna con i resti del defunto può essere posizionata al camposanto, e dal 2001 la legge 130 consente anche di conservare le ceneri a casa o disperderle nell’ambiente. Le regole variano ed è bene informarsi presso la polizia mortuaria o gli uffici di competenza. In linea generale, il coniuge o un altro familiare stretto viene incaricato di liberare i resti. Si può fare nei cimiteri, in aree private, in natura, persino in mare, purché in un tratto libero da natanti e manufatti. Di fatto, la legge vieta espressamente solo di spargere le ceneri nei centri abitati. Raccomandazione ai fedeli: alla Chiesa la pratica non piace.

Sepoltura a impatto zero
Chi la sceglie come forma di espiazione dei peccati ambientali commessi in vita. Chi lo fa perché ha un’ anima ecologista fino alla morte e anche oltre. Chi perché, più prosaicamente, s’è fatto due conti in tasca. Fatto sta che i funerali verdi, di moda negli Usa e in Gran Bretagna, cominciano a prendere piede anche in Italia. Da quest’anno, l’impresa funebre Pagliarin, a Venezia, offre urne cinerarie in mais e bare in cartone verniciato. Rispettano l’ambiente, evitando di seppellire materiali e metalli inquinanti. E consentono un risparmio del 30 per cento rispetto alle casse di legno verniciato. Siccome l’occhio vuole la sua parte, le bare di cartone sono rivestite con un foglio di cellulosa sul quale si può stampare un’immagine a scelta, un cielo azzurro per esempio, o una tinta del tutto simile al legno. Sono già i 20 i funerali a impatto zero celebrati nella laguna.

Gli ambientalisti duri e puri non si accontentano. Sognano alternative più ecologiche alla cremazione che comporta l’emissione di gas inquinanti nel processo di combustione. Per esempio, la resomazione (che consiste nel liquefare il corpo in una soluzione alcalina) o la criomazione (il cadavere viene raffreddato nell’azoto liquido a -196 gradi °C, essiccato e polverizzato), attualmente praticate all’estero. C’è anche chi propone sepolture naturali, sul modello anglosassone dei Green Burialpark, come il progetto Capsula mundi: è un contenitore a forma di uovo,  totalmente biodegradabile dove il corpo verrebbe posizionato in posizione fetale e interrato per trasformarsi in un albero (ma al momento in Italia è vietato). Forse così un giorno il colore del lutto non sarà più il nero, ma il verde. 

Fonte: wired.it

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