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Limitazione dei prelievi ai bancomat, reimposizione dei controlli di frontiera e ritorno alla piena e stretta vigilanza sui movimenti di capitale all’interno dell’Eurozona.
By Admin (from 17/06/2012 @ 11:08:50, in it - Osservatorio Globale, read 2888 times)

Sono, verosimilmente, i punti cardine del “piano B” in mano all’Unione Europea. Quel piano che, non sia mai, dovrebbe scattare se la Grecia lasciasse l’euro. O se per questo o altro consimile motivo i correntisti, quelli che hanno un conto in banca, corressero tutti in massa a trasformare i loro depositi in cash.  Anticipato dalla Reuters il piano in questione riempie oggi le pagine di tutti i quotidiani ma è, in realtà, un piano disperato nella sua ovvietà. Un piano che dovrebbe fermare l’ondata montante di panico, la prima e la più alta. Ma anche un piano che non appena fosse messo in atto produrrebbe panico ad ondate grandezza tsunami. Per curare la paura che si sta diffondendo, per salvare le banche dall’assalto e da se stesse serve altro: serve una garanzia unica europea per i depositi bancari, serve ora e serve subito.

“Schnell, Frau Merkel” titola oggi (12 giugno) il Sole 24 Ore, con una eco del “Fate presto” che aprì il quotidiano di Confindustria all’indomani della caduta di Berlusconi. “Presto, signora Merkel”, tre mesi e anche meno le hanno dato, a lei a noi tutti, prima il finanziere George Soros e ora Christine Lagarde per salvare la moneta unica. Novanta giorni, un’estate per dare una svolta ad una crisi in cui come europei ci trasciniamo ormai da più di due anni e per portare a compimento un processo politico rimasto monco da più di un decennio. La moneta unica ha bisogno di un’economia unica e, come ha ribadito Mario Draghi, tocca alla politica il compito di fare questo passo. Alla politica e a nessun altro. E la cancelliera Angela Merkel è colei che ha in mano le chiavi per fare questo passo. Certo non è la cancelliera tedesca l’unica attrice di questo processo, devono partecipare anche gli altri leader europei ma la Merkel, oltre ad essere stata sinora quella che ha difeso il rigore senza se e senza ma, e anche il leader del paese europeo economicamente più forte. Senza il suo avallo quindi gli altri possono poco, mentre il suo appoggio garantirebbe quasi certamente la forza politica necessaria per superare le residue difficoltà.

Il Sole 24 Ore, in un editoriale firmato dal direttore Roberto Napoletano, si spinge oltre e individua oltre alla garanzia europea per i depositi anche altri punti ineludibili per far tornare l’Eurozona a “riveder le stelle”. Scrive Napoletano:

“Il tempo delle parole è finito, con dieci anni di ritardo, il disegno di integrazione politica va portato a compimento attraverso scelte concrete, immediatamente operative. Almeno tre.

1 – Garanzia unica per i depositi bancari europei. A chi solleva problemi morali, non del tutto infondati, sulla sua introduzione, va spiegato che, in assenza di questo strumento, rischia di pagare di più anche chi si è comportato bene.

2 – Accesso diretto al Fondo salva-Stati (Efsf) da parte degli istituti di credito. Potrà sembrare un dettaglio ma non lo è: le turbolenze di ieri sui mercati sono figlie proprio della convinzione che gli aiuti arriveranno da un secondo fondo di stabilità, Esm, non dall’Efsf, e questo incide sulla qualità e il tasso di rischiosità dei titoli di Stato spagnoli.

3 – Unificazione dei debiti pubblici europei distinguendo (Paese per Paese) il carico degli interessi ma neutralizzando così l’azione della speculazione sui tassi dei titoli sovrani dei Paesi del Sud Europa (e non solo) che si è rivelata molto onerosa. Questo terzo punto è il più complicato. Si può raggiungere solo a patto che si scambi la protezione in comune con la modifica della Costituzione di ciascun Paese per cedere sovranità nazionale e acquistare sovranità europea sigillata da una nuova, vera carta costituzionale. Perché diventi realtà chi governa i singoli Paesi (Francia e Germania comprese) deve avere la forza di far capire ai suoi elettori gli indubbi benefici di breve e medio termine conquistabili con tale scelta. Può sembrare un processo ardito (di certo non è agevole) ma è addirittura obbligato se non si vuole fare la fine dei dieci piccoli indiani di Agatha Christie”.

Fa bene l’Europa a prepararsi nel frattempo allo scenario peggiore, cioè ad un’uscita della Grecia dalla moneta unica in assenza di quelle riforme indicate sopra. Sarebbe da incoscienti non prendere in esame questa possibilità. Ben vengano dunque le misure anticipate dalla Reuters. “Se la Grecia dovesse uscire dall’Eurozona,- scrive la Stampa – la Bce si troverebbe immediatamente costretta a interrompere i finanziamenti sul mercato della liquidità. Nel giro di una notte il sistema bancario fallirebbe. Con lui, le imprese. La conseguenza più evidente sarebbe una corsa dei correntisti alle filiali per recuperare il proprio denaro. E’ per questo che si è pensato di intervenire sulla liquidità disponibile agli sportelli automatici e alla circolazione dei capitali, cosa che potrebbe essere estesa anche alle persone, dunque con vincoli per i patti di Schengen. La traccia, in fondo, servirebbe a rendere impossibile un impazzimento dei denari e una diffusione rapida del malessere oltre il confine greco. Anche la Svizzera, lo scorso mese, ha detto di essere pronta a introdurre nuove misure di controllo sui capitali. Le fonti sottolineano che si tratta di opzioni teoriche per le quali non è nemmeno chiaro se esista la base legale. L’Unione monetaria è un matrimonio che non prevede divorzio. Da questo deriva che se la Grecia, o un altro paese, pensassero di lasciare il club, la procedura andrebbe inventata”.

Ben venga lo studio di queste misure perché la prudenza in questo caso è d’obbligo ma, facendo un paragone medico, il “piano B” somiglia tanto ad un’aspirina data ad un paziente affetto da una qualche grave infezione. L’aspirina abbasserà la febbre per qualche ora ma questa, poco dopo, tornerà ancora più violenta di prima. Di aspirine sinora, al sistema economico europeo, ne sono state somministrate diverse, per guarire serve dell’altro. E medici autorevoli hanno dato tre mesi di tempo per salvarsi al paziente euro.

Fonte: blitzquotidiano.it