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Occidentalismo: il suicidio della nostra società stato progettato all'interno delle sue mura.
By Admin (from 05/09/2010 @ 09:21:28, in it - Osservatorio Globale, read 2005 times)

Certamente uno degli articoli che ha contribuito alla nascita del "fenomeno" Hitchens. Buona lettura.

Serviva una parola ad hoc. Gli Occidentali possono essere definiti imperialisti o razzisti, o " eurocentrici", e molti di loro sono pronti ad accettare questa definizione, o almeno a sottoporsi a un'autocritica. Ma secondo una certa teoria, solo i bianchi possono dirsi propriamente razzisti, perché il " razzismo" è una struttura di potere e non un pregiudizio.

C'è dunque bisogno di un termine distinto per indicare un nero etnicamente fazioso oppure ossessionato dalla razza (qui " razzialista" potrebbe andar bene).

E come definire Osama bin Laden, che vuole ripristinare il vecchio califfato musulmano? Forse non imperialista, ma certamente reazionario. Per non dire del suo odio per gli ebrei, i cristiani, gli sciiti, gli indù, le donne emancipate, gli omosessuali e i miscredenti laici. Qui il termine giusto potrebbe essere "fascista".

In mezzo a tanta confusione, Ian Buruma e Avishai Margalit hanno proposto la nozione di " Occidentalismo".

Prendono spunto, ribaltandola, dalla formula " Orientalismo", proposta da Edward Said, in base alla quale una società o i suoi intellettuali possono essere giudicati secondo il loro atteggiamento verso l'"altro".

Avishai Margalit insegna all'Università ebraica di Gerusalemme e si è identificato molto con l'ala laica e internazionalista dei pacifisti israeliani. Ian Buruma è noto per i suoi brillanti studi sull'Asia, la Germania e l'Inghilterra. Entrambi hanno in comune una forte ammirazione per Isaiah Berlin. Il libro scritto a quattro mani è breve, ma non superficiale.

Gli autori dimostrano che nella tradizione intellettuale dell'"oriente" c'è una lunga storia di paranoia antioccidentale, ma questa ha per lo più radici nel pensiero non musulmano e non orientale.

In realtà, se si può fare un paragone con il fascismo, questa paranoia antioccidentale può essere fatta risalire ad alcune delle origini e degli autori che ispirarono il fascismo.

 In molte aree della cultura tedesca, russa e francese si trova lo stesso odio per la " decadenza", la stessa venerazione dell'eroe spietato, la stessa attrazione per il " capo", la stessa paura di una civiltà meccanicistica contrapposta alla società " organica" basata su tradizione e fedeltà.

Al centro dell'interesse di Buruma e Margalit ci sono gli elementi di quest'odio per il proprio mondo.

 Cosa c'è nell'anima occidentale che porta alla violenza, all'autoritarismo e al fanatismo? Per liquidare subito un problema, non c'è dubbio che l'odio per gli ebrei e una morbosa diffidenza verso l'illuminismo abbiano a che fare con ciò. Dietro alla presunta sicurezza di sé delle comunità etniche europee apparentemente " organiche" si cela un'insicurezza cosciente, in parte, del fatto che lo stato-nazione è un po' una finzione o un costrutto.

Accanto a questa insicurezza c'è il timore ricorrente di un governo segreto o invisibile che manipola tutto.

 La fantasia paranoide dei Protocolli dei savi anziani di Sion è l'apoteosi di questa mentalità. È possibile definirli una fantasia perché sono in grado di spiegare tutto alle menti deboli o disordinate: dal cosmopolitismo ateo al giudeo-bolscevismo (la paura segreta dei nazisti) alla plutocrazia giudaica (l'altra paura segreta del partito nazista e anche di altri). Contrapposta a questa sinistra cospirazione degli oziosi, degli effeminati e degli intellettuali – la stessa parola " intellettuale" fu coniata come insulto dai nemici di Dreyfus – è la difesa del guerriero virile che combatte alla luce del sole.

Questo " modello" trasuda disprezzo per le idee di agio, sicurezza e democrazia che sono la consolazione dei mediocri.

 Buruma e Margalit dicono che " parte della retorica che oggi viene dagli Stati Uniti, specie dagli ambienti neoconservatori, si avvicina a questa visione". Se i due autori scrivono " specie", dovrebbero poter specificare, cosa che non fanno.

 Uccidere e morire

Un capitolo centrale verte sulla macabra questione del suicidio, ovvero la convinzione che la morte va amata più della vita.

Non è una patologia esclusiva di al Qaeda, e ancor meno dell'islam. Anche i cosiddetti guerrieri kamikaze del Giappone imperiale erano terrificanti, finché non furono sconfitti; più vicino a noi, l'omicidio-suicidio è stato usato dalle Tigri tamil dello Sri Lanka, altro gruppo non islamico.

La cosa importante non è il metodo; quel che conta è l'ideologia. Chi è entusiasta di morire sta esprimendo un odio per le banali realizzazioni quotidiane della società umana. La cosa potrebbe essere meno spaventosa di quanto sembra: un qualunque volontario di un esercito democratico deve in ultima istanza esser pronto a morire quanto a uccidere, e anche queste forze ottengono le loro travolgenti vittorie.

Occidentalismo è importante perché ci ricorda che il suicidio della nostra società è stato progettato all'interno delle sue mura e quanto questo progetto sia reazionario e antiumanistico. In " occidente" le idee di pluralismo liberale sono molto più recenti di quanto si pensi, e potrebbero in realtà aver bisogno anche di qualche spietato combattente.

Autore: Christopher Hitchens - Fonte: Internazionale.it

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