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Crisi infinita, disoccupazione record dal 1999.
By Admin (from 30/10/2010 @ 08:00:07, in it - Osservatorio Globale, read 2425 times)

L’Istituto Italiano di Statistica ha presentato l’ennesimo allarmante rapporto sulla crisi dell’economia italiana. La disoccupazione giovanile (16-24 anni) ha raggiunto il record del lontano 1999: nel secondo trimestre del 2010 la percentuali degli inattivi è salita vertiginosamente, fino al 27,9%.

 

Il tasso di disoccupazione globale, che coinvolge tutta la popolazione attiva, si è stabilizzato all’8,5% dopo aver maturato un +1% rispetto al secondo trimestre del 2009. Rispetto allo stesso periodo l’occupazione è diminuita di circa 200mila unità, quasi un punto in meno.

Anche i contratti a tempo indeterminato sono in calo costante ormai da anni, e sembrano destinati a una lenta caduta in disuso con una perdita media annua che per poco non raggiunge le 280mila unità. Solo il settore dell’occupazioneautonoma ha fatto registrare una modesta crescita, di circa 20mila unità: troppo poco per compensare il crollo delle assunzioni.

I lavoratori inattivi in cerca di occupazione hanno raggiunto, in termini destagionalizzati, il sostanzioso numero di 2milioni e 100mila unità, anche in questo caso nuovo record negativo dal 2001. Rispetto al primo trimestre dell’anno la crescita è stata più che regolare, fino a toccare le 25mila unità. Un quadro tutt’altro che ottimista ma non del tutto irrecuperabile.

“La contrazione tendenziale – spiega l’Istat nel suo lungo rapporto – è la sintesi di una sostenuta riduzione della componente italiana (-366mila unità) e di una significativa crescita di quella straniera. […] Persiste, nel confronto tendenziale, la forte riduzione degli occupati dell’industria in senso stretto, soprattutto nel nord. […] Il tasso di occupazione nel secondo trimestre 2010 è così pari al 57,2%”.

“Mentre nei valori assoluti – si legge nelle conclusioni – il calo è più accentuato per gli uomini in confronto alle donne, il ritmo di discesa tendenziale dell'occupazione femminile (-7,9%) si conferma più accentuato rispetto a quello maschile (-4,8%)”.

Fonte: voceditalia.it - Autore: Alessandro Gatta