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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

La delibera AGCOM sul diritto d'autore è al giro di boa: la battaglia sembra persa per gli attivi dei diritti digitali. Venerdì le parti si sono incontrate ma non sono giunte ad alcun compromesso. O meglio, secondo Luca Nicotra di Agorà Digitale il Garante avrebbe fretta di chiudere la partita per questioni prettamente politiche e di lobbying.

Com'è risaputo entro il 6 luglio il Garante delle Comunicazioni approverà la tanto contestata delibera sul diritto d'autore. Una sorta di regolamento che consentirà la cancellazione e l'inibizione di siti Internet (amatoriali e commerciali, compresi blog) sospettati di violare il diritto d’autore mediante il blocco dell'indirizzo IP o del Domain Name Systems.

Presidente AGCOM Calabrò

I difetti di questa iniziativa, rilevati per lo più dagli esperti giuristi del Web, sono molti. Il primo è che l'AGCOM diventa di fatto una sorta di poliziotto: interviene se le richieste di rimozione di un titolare di copyright non vengono esaudite (dal sito) entro 48 ore. Ecco quindi scattare "una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni". In caso di esito negativo l'AGCOM dispone la rimozione e per i siti stranieri volendo anche "l’inibizione del nome del sito web […] ovvero dell’indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia".

"Saremo l'esperimento più avanzato di censura del nuovo millennio. È questo il baratro in cui stanno lanciando il sistema dell'informazione italiana", ha tuonato Nicotra. 

"Calabrò non si era preparato un discorso o una parte da recitare. Non ha provato a contrapporre argomentazioni alle nostre, che ignari, siamo subito partiti, ordinati come scolaretti, a spiegare pacatamente le nostre posizioni e le nostre critiche", ha raccontato Nicotra dell'incontro con il presidente AGCOM.

"Calabrò ha deciso di mettere in scena il potere che non deve giustificarsi, che può dire beffardamente, quasi ingenuamente Speriamo di no mentre gli spieghiamo l'inferno di decine di migliaia di richieste di rimozione di contenuti da cui saranno sommersi. Sarà il far west, con un approssimazione totale nella decisione di rimuovere o chiudere siti web, e decine, centinaia forse migliaia di contenuti innocenti e abusi del sistema. È questa l'ovvio risultato della censura. È questo il motivo per cui non è mai accettabile in democrazia".

Spaghetti Western, manca solo Sergio Leone

"Chissà com'eravamo buffi agli occhi di Calabrò quando gli abbiamo chiesto conto del fatto che senza preavviso aveva rimosso Nicola D'Angelo, l'unico commissario che aveva promesso una lotta fino all'ultimo per evitare un sistema di censura così pervasivo. Eravamo buffi e gli abbiamo ispirato una sorta di barzelletta: Mi avevano informato - ci ha detto sorridendo - che D'Angelo voleva dimettersi. E allora l'ho dimesso io, il giorno prima. Cosa potevamo rispondere noi di fronte a questo?", continua Nicotra facendo riferimento al licenziamento di Nicola D'Angelo.

"L'Italia sarà un esperimento, noi saremo un esperimento. Possiamo fermarci? ha chiuso Calabrò, e senza motivazione, e anzi contraddicendo quanto aveva appena detto circa la complessità della materia si è risposto No, dobbiamo chiudere subito, dobbiamo chiudere entro l'estate".

Insomma, il dibattito è stato ridotto ai minimi termini e secondo Nicotra la questione è semplice. "Si teme che presto l'aria politica fuori e dentro Agcom non sarà così favorevole. Forse non ci sarà la stessa protezione dei grandi soggetti dominanti il mercato dei media e non sarà così facile spianare la strada ai progetti di conquista che il sistema mainstream ha sull'informazione online. E allora bisogna fare in fretta, raccogliere tutto il possibile in tempi brevi", sottolinea l'esperto.

"E allora che importa se ci avevano assicurato che ci sarebbe stato un nuovo incontro con tutti i soggetti interessati per discutere i risultati della consultazione pubblica? Che importa se ci avevano rassicurato che il regolamento, nella sua forma definitiva sarebbe anch'esso entrato nuovamente in consultazione permettendo un ampio dibattito? Che importa mentire e mentire pubblicamente? Che importa? Hanno tagliato tutto perché hanno una fretta terribile. Se mamma televisione impone che il Web italiano debba essere forgiato in questo modo, Agcom e Calabrò obbediscono".

Pare che un funzionario AGCOM abbia sussurrato a Nicotra e il resto del gruppo del "Libro bianco su diritti d'autore e diritti fondamentali nella rete Internet" un ultimo messaggio da lasciare ai posteri.

"Ma è possibile che qui sotto vengano a protestare per ogni stronzata e ora, che stanno per portare una censura infernale in Italia non c'è un cane che venga a dire qualcosa?".

Fonte: tomshw.it

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Che fare con gli ultimi esemplari di un virus letale che solo nello scorso secolo ha causato la morte di oltre 400 milioni di persone? Distruggerli definitivamente o conservarli perchè "non si sa mai"? La risposta a questa domanda è meno ovvia di quanto a prima vista potrebbe apparire e da oltre 15 anni sta tenendo impegnati gli esperti dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità.

Vaiolo

Provette letali

Il protagonista di questa storia è il vaiolo, o meglio le ultime provette contenenti il virus che al momento sono conservate, e ben protette, nelle stanze blindate del Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta e in un centro sanitario della Siberia.

Completamente debellato alla fine degli anni ‘70 grazie a una capillare campagna di vaccinazione di massa durata un decennio, il vaiolo è stato ufficialmente dichiarato sconfitto dall’OMS nell’inverno del 1979. Da allora le autorità dei paesi in via di sviluppo, in assoluto i più colpiti da questo devastante flagello, premono perchè anche gli ultimi campioni conservati nei laboratori vengano eliminati. Il loro timore è quello di una fuga del virus che potrebbe sfociare in nuove pericolose epidemie.
E in effetti le autorità sanitarie internazionali avevano deciso di procedere con la soppressione del virus già nel 1996. La "condanna" fu sospesa all’ultimo momento su richiesta di molti paesi, Russia e USA in testa, che sostenevano l'opportunità di conservare alcuni esemplari del virus per studiare nuovi vaccini e nuove cure, utili in caso di improvvise recrudescenze della malattia.

All’OMS l’ardua sentenza

L'unica altra malattia ad essere stata ufficialmente debellata dal pianeta è la peste bovina, una specie di morbillo altamente contagioso che colpisce e stermina i ruminanti.
La decisione ufficiale sulla sorte dei campioni di vaiolo è attesa per il prossimo mese di maggio: Russia e Stati Uniti sembrano in realtà propensi a conservare i campioni del virus, ritenendoli indispensabili per la ricerca e per produrre antidoti e medicinali in caso di scellerati attacchi con armi biologiche base di vaiolo.

Vaccinati è meglio

Lo scorso agosto un team di ricercatori dell’ UCLA ha presentato alla comunità scientifica internazionale gli inquietanti risulatati di uno studio secondo il quale la fine delle vaccinazioni antivaiolose nei paesi africani, ha coinciso con un esponenziale aumento di casi vaiolo delle scimmie, una malattia esotica provocata da un virus del genere Orthopoxvirus, simile al Variola (il virus del vaiolo) e al Vaccinia (il virus utilizzato nel vaccino del vaiolo).
Questa malattia causa gravi eruzioni cutanee, febbre, dolori di testa e, nei casi più gravi, cecità e morte. Al momento non è curabile: a dispetto del nome, si contrae dalle principamente dai roditori e chi ne è colpito può solo sperare di sopravvivere. La più grave epidemia recente si è registrata in Congo nel 1997.

Fonte: Focus.it

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To diversify the applications of superconductors that currently operate at chilly temperatures below 135 kelvin (K), scientists are searching for new classes of superconducting materials that will show this property at warmer temperatures. Now, a research team in Japan has synthesized a promising new class of superconductors1, made of Hg0.44ReO3, where an unusual motion of the mercury (Hg) atoms enhances superconducting properties at temperatures up to 7.7 K.

Mercury rising

The crystal structure of HgxReO3. The mercury (Hg) atoms are shown in blue, oxygen (O) in red and rhenium (Re) in brown. Credit: 2011 The American Physical Society

The Dutch physicist Heike Kamerlingh Onnes discovered superconductivity one hundred years ago, when he noticed that the electrical resistance of mercury dropped to zero suddenly at 4.2 K. Superconducting materials are now used routinely in magnetic resonance imaging scanners.

In classical superconductors such as mercury, superconductivity arises through the combined vibrations of the atoms in the crystal. This makes the crystal structure a key factor for the superconducting properties of a material. In the case of HgxReO3, the atomic structure consists of rhenium (Re) and oxygen (O) building blocks. In the empty spaces between them, the mercury atoms arrange in chains (Fig. 1). However, some of the available places along these chains lack mercury atoms, and the team’s work suggests that this leads to an arrangement of paired mercury atoms.

"These pairs move within the channel in an oscillatory motion known as rattling", explains team-member Ayako Yamamoto from the RIKEN Advanced Science Institute in Wako. The rattling vibrations provide a strong feedback for the electrons, and therefore reinforce superconductivity in the material. In comparison to a similar structure lacking mercury pairs, the superconducting temperature of Hg0.44ReO3 at 7.7 K is almost twice as high. "Despite remaining below the present record of 135 K for a superconductor, there is potential for improving operation temperatures", says Yamamoto. “The application of pressure increases the superconducting temperature to 11.1 K, and this could mean that for the right crystal structure further enhancement is possible.”

Yamamoto and her colleagues are now working to optimize the crystal structure further—for example, by replacing rhenium with other elements. A better understanding of the influence of the mercury atoms’ rattling motion may also provide better insight into the mechanism of superconductivity in such structures. “Mercury seems to be a magic element in superconductivity, not only for its role in Kamerlingh Onnes’ discovery, but also for the fact that mercury is part of the material with the highest known superconducting temperature, HgBa2Ca2Cu3Ox,” Yamamoto explains. "Once more, mercury is playing a key role for new superconductors," she says.

Source: PhysOrg

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 Vechii romani o apreciau in mod deosebit, atat pentru gustul aparte ori pentru calitatile nutritive, cat si pentru remarcabilele sale efecte terapeutice. Mai tarziu, in Evul Mediu, pornindu-se si de la forma miezului, asemanatoare creierului uman, a dobandit o noua reputatie, in tratarea bolilor mintale. Astazi, miezului de nuca i s-au descoperit noi virtuti (de fapt, folosite odinioara, insa pe baza unor cunostinte dobandite empiric), astfel ca specialistii in nutritie recomanda consumul zilnic de nuci, circa 3-5 bucati. Sa vedem si argumentele lor!

Sanatatea cardio-vasculara si masa corporala

Despre compozitia miezului de nuca, va oferim detalii in caseta alaturata acestui articol („Uleiul de nuca...!), insa amintim aici faptul ca este fructul cel mai bogat in cupru si in zinc, in plus continand potasiu, magneziu, fosfor, sulf, fier, calciu, vitaminele A, B, C, P. Principalele proprietati: foarte nutritiv, laxativ si antidiuretic, vermifug, drenor cutanat si limfatic, antisifilitic. In consecinta, e recomandat cu precadere in diabet, tuberculoza, diaree, paraziti intestinali, litiaza renala, dermatoze, sifilis, scrofuloza, metrita, enurezis. Recent, studiile epidemiologice au aratat ca riscul bolilor coronariene poate fi redus la jumatate, daca se consuma 4-5 portii de nuci pe saptamana (o portie inseamna 5-10 nuci).

Efectul ii este atribuit bogatiei in acizi grasi omega 3, a acestui fruct, ca si in alti compusi activi cu actiuni pozitive asupra sanatatii cardio-vasculare. Cat despre o mai veche prejudecata, ca un consum constant de nuci ar duce la ingrasare, aceasta nu are nici un fel de temei. E adevarat, miezul de nuca are in compozitie aproape 70% de diferite grasimi, dar la o alimentatie normala, a manca 18-56 g pe zi nu inseamna a lua in greutate. Cercetarile in acest sens atesta ca adaugarea a 5-8 nuci la alimentatia cotidiana inseamna 285-400 calorii, care nu influenteaza masa corporala.

Recordmenul antioxidantilor

Nuca se situeaza in fruntea listei vegetalelor bogate in antioxidanti. Membrana fragila care inveleste miezul propriu-zis (intocmai cum meningele protejeaza creierul) contine numerosi compusi fenoli capabili sa inhibe oxidarea colesterolului LDL (cel asociat cu proteine, la o densitate scazuta). Un asemenea compus este si anticancerigen, absorbtia sa variind de la un individ la altul, in functie de flora bacteriana intestinala. Nucile constituie si o importanta sursa de vitamina E, un antioxidant care protejeaza grasimile impotriva oxidarii si contribuie la incetinirea imbatranirii celulelor.

Alfo-tecoferolul este forma cea mai activa a acestei vitamine, dar in nuci predomina gamma-tocoferolul (155 mg la 100 g), care se pare ca ar avea o capacitate antioxidanta mai ridicata. Totusi, consumatorii trebuie sa stie ca nivelul vitaminei E scade cu 30% dupa trei luni de pastrare a miezului de nuca. Pe de alta parte, se stie ca elasticitatea arterelor joaca un rol foarte important in prevenirea maladiilor cardio-vasculare, vasele capabile sa se dilate fiind o asigurare anti-infarct. Potrivit unui studiu recent, persoanele cu colesterolul marit, care consuma zilnic 8-13 nuci, beneficiaza de scaderea acestuia, capacitatea vasodilatatoare crescand totodata cu 64%, in raport cu un regim mediteranean fara nuci. De asemenea, acestea imbunatatesc circulatia sangelui, datorita continutului in gamma-tocoferol si omega 3.

Recomandari pentru consum

Miezul de nuca, in mod special, dar si strugurii sau mai multe legume, ca rosiile, contin melatonina – un hormon secretat in corpul uman de glanda pineala si care regleaza ritmurile cronobiologice, in acelasi timp fiind si un redutabil antioxidant. Pentru a beneficia de calitatile acestui fruct, orice persoana - bolnava sau nu – poate folosi atat miezul ca atare, cat si uleiul, consumat odinioara in cantitati importante in satele romanesti, unde existau prese speciale pentru obtinerea sa. Cateva recomandari va prezentam in continuare. In alimentatia curenta, cantitatea de ulei optima ar fi de 20-40 ml.

Se poate mari insa la 50-60 ml, in caz de tenie, uleiul fiind pus intr-o salata de cartofi ce va fi mancata seara, timp de trei zile. Enurezisul este combatut in urma consumului, in fiecare seara, a cate unei felii de paine prajita si imbibata apoi cu ulei de nuca (o lingurita), timp de 15 zile. In litiaza renala, tratamentul cuprinde un amestec impreuna cu ulei de migdale dulci si infuzie de paie de ovaz. O bautura energizanta si foarte sanatoasa se prepara intr-un pahar cu suc de fructe (natural 100%!), caruia i se adauga o mana de miez de nuca maruntit sau tocat si o lingurita cu miere. Mai adaugam informatia ca uleiul de nuca devanseaza considerabil, in ce priveste efectul asupra sanatatii noastre, uleiul de soia, de floarea-soarelui si de porumb.

Uleiul de nuca – un plus de echilibru

Nutritionistii sustin ca uleiul de nuca este mai echilibrat decat cel de masline, caracteristica transmisa si organismului persoanelor care il consuma. Iata si cateva repere in acest sens (valorile exprimate se refera la 10 g de ulei)

- Energie (kcal): 88,4 ulei de nuca (N) – 88,4 ulei de masline (M)
- Vitamina K (mg): 1,5 (N) – 4,9 (M)
- Vitamina E (mg): 0,04 (N) – 1,435 (M)
- Fier (mg): 0 (N) – 0,066 (M)
- Acizi grasi saturati totali (g): 0,91 (N) – 1,3454 (M)
- Acid palmitic (g): 0,7 (N) – 1,093 (M)
- Acid stearic (g): 0,2 (N) – 0,1981 (M)
- Acizi grasi mono-nesaturati totali (g): 2,28 (N) – 7,3091 (M)
- Acid palmitoleic (g): 0,01 (N) – 0,1158 (M)
- Acid oleic (g): 2,22 (N) – 7,2294 (M)
- Acid erucastic (g): 0,04 (N) – 0,0313 (M)
- Acizi grasi polinesaturati totali (g): 6,33 (N) – 1,0003 (M)
- Acid linoleic (omega 6) (g): 5,29 (N) – 0,921 (M)
- Acid alfa-linolenic (omega 3) (g): 1,04 (N) – 0,0493 (M)
- Acizi grasi trans (g): 0 (N) – 0,0048 (M)

Autor: ADRIAN-NICOLAE POPESCU - Revista Magazin

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Cos’hanno in comune un russo, un cinese, un finladese, un boliviano e un italiano? Non è l’inizio di una barzelletta, ma la sintesi di un recente studio sull’evoluzione delle lingue secondo il quale gli oltre 6000 idiomi parlati oggi nel mondo deriverebbero tutti da un’unica lingua ancestrale parlata in Africa dai nostri antichi progenitori tra i 50.000 e 70.000 anni fa.

 

Secondo Quentin Atkinson, docente di psicologia evolutiva presso l’Università di Auckland (Nuova Zelanda) e autore della ricerca, circa 50.000 anni fa i nostri antenati africani ebbero un improvvisa evoluzione culturale e comportamentale: diedero vita alle prime forme di arte rupestre, iniziarono a costruire i primi manufatti di osso e misero a punto attrezzi da caccia relativamente sofisticati.
Secondo gli esperti questo exploit può essere attribuito alla nascita della prima forma di linguaggio complesso, elemento indispensabile alla formulazione di pensieri astratti.

Più è meglio

Atkinson ha formulato la sua tesi mutuando dalla genetica un processo noto come "effetto del fondatore" secondo il quale in una popolazione nata da un piccolo gruppo di individui fuoriusciti da un gruppo molto più grande, si assiste a una progressiva riduzione della variabilità e della complessità genetica. E quindi della ricchezza evolutiva.
Secondo lo scienziato questo modello può essere applicato ai fonemi, i suoni elementari alla base di una lingua: Atkinson ha analizzato oltre 504 lingue e dialetti parlati oggi nel mondo e ha scoperto che mentre quelli più ricchi di fonemi si trovano in Africa, quelli più poveri sono in Sud America e in alcune isole del Pacifico.
I risultati di Atkinson sono coerenti con le più recenti ipotesi secondo le quali il Continente Nero sarebbe stato la culla del genere umano sviluppatosì lì circa 200.000 anni fa. Poi, tra i 50.000 i 70.000 anni fa, un piccolo gruppo dei nostri progenitori si sarebbe spostato colonizzando il resto del mondo e dando vita alle popolazioni non africane.
E così come l’effetto del fondatore incide sulla popolazione che si separa rendendola più debole, allo stesso modo i primi uomini che hanno lasciato l’Africa hanno probabilmente dovuto pagare uno scotto notevole, in termini di complessità e diversità culturale.

Dall’Africa con furore

Secondo un’altra teoria, nota come "ipotesi multiregionale", le prime forme di uomo nate in Africa si sarebbero lentamente evolute fino alla forma moderna nelle diverse aree dell’ Europa. E allo stesso modo le lingue sarebbero nate e si sarebbero sviluppate indipendentemente una dall’altra.

Fonte: Focus.it

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By Admin (from 27/06/2011 @ 11:00:58, in en - Global Observatory, read 2017 times)

If a new development from labs at MIT pans out as expected, someday the entire surface area of a building’s windows could be used to generate electricity — without interfering with the ability to see through them.

Turning windows into powerplants

Richard Lunt, one of the researchers who developed the new transparent solar cell, demonstrates its transparency using a prototype cell. Photo: Geoffrey Supran

The key technology is a photovoltaic cell based on organic molecules, which harnesses the energy of infrared light while allowing visible light to pass through. Coated onto a pane of standard window glass, it could provide power for lights and other devices, and would lower installation costs by taking advantage of existing window structures.
These days, anywhere from half to two-thirds of the cost of a traditional, thin-film solar-power system comes from those installation costs, and up to half of the cost of the panels themselves is for the glass and structural parts, said Vladimir Bulovi?, professor of electrical engineering in the Department of Electrical Engineering and Computer Science. But the transparent photovoltaic system he developed with Richard Lunt, a postdoctoral researcher in the Research Laboratory of Electronics, could eliminate many of those associated costs, they say.
A paper by Bulovi? and Lunt describing their new system has been published online in the journal Applied Physics Letters, and will appear in a forthcoming issue of the print edition.

Previous attempts to create transparent solar cells have either had extremely low efficiency (less than 1 percent of incoming solar radiation is converted to electricity), or have blocked too much light to be practical for use in windows. But the MIT researchers were able to find a specific chemical formulation for their cells that, when combined with partially infrared-reflective coatings, gives both high visible-light transparency and much better efficiency than earlier versions — comparable to that of non-transparent organic photovoltaic cells.

Turning windows into powerplants

A prototype of the MIT researchers' transparent solar cell is seen on top of a promotional item for MIT's 150th anniversary celebrations. Photo: Geoffrey Supran

In a new building, or one where windows are being replaced anyway, adding the transparent solar cell material to the glass would be a relatively small incremental cost, since the cost of the glass, frames and installation would all be the same with or without the solar component, the researchers say, although it is too early in the process to be able to estimate actual costs. And with modern double-pane windows, the photovoltaic material could be coated on one of the inner surfaces, where it would be completely protected from weather or window washing. Only wiring connections to the window and a voltage controller would be needed to complete the system in a home.

In addition, much of the cost of existing solar panels comes from the glass substrate that the cells are placed on, and from the handling of that glass in the factory. Again, much of that cost would not apply if the process were made part of an existing window-manufacturing operation. Overall, Bulovi? says, “a large fraction of the cost could be eliminated” compared to today’s solar installations.
This will not be the ultimate solution to all the nation’s energy needs, Bulovi? says, but rather it is part of “a family of solutions” for producing power without greenhouse-gas emissions. “It’s attractive, because it can be added to things already being deployed,” rather than requiring land and infrastructure for a whole new system.

Fine-tuning the cells

The work is still at a very early stage, Bulovi? cautions. So far, they have achieved an efficiency of 1.7 percent in the prototype solar cells, but they expect that with further development they should be able to reach 12 percent, making it comparable to existing commercial solar panels. “It will be a challenge to get there,” Lunt says, “but it’s a question of excitonic engineering,” requiring optimization of the composition and configuration of the photovoltaic materials.
The researchers expect that after further development in the lab followed by work on manufacturability, the technology could become a practical commercial product within a decade. In addition to being suitable for coating directly on glass in the manufacture of new windows, the material might also be coated onto flexible material that could then be rolled onto existing windows, Lunt says.
Using the window surfaces of existing buildings could provide much more surface area for solar power than traditional solar panels, Bulovi? says. In mornings and evenings, with the sun low in the sky, the sides of big-city buildings are brightly illuminated, he says, and that vertical “footprint” of potential light-harvesting area could produce a significant amount of power.

Max Shtein, associate professor of materials science and engineering at the University of Michigan, says, “This work demonstrates a useful effect, and is based on very sound science and engineering.” But he adds that “it is but one of the many other methods by which a similar functionality could be achieved,” and says the biggest uncertainty at this point is that because they are so new, “the lifetime of organic PV cells is a bit of an unknown at this point, though there is some hope.”

In addition, Shtein says, “The potential of this technology is good if projected far into the future,” but only if the efficiency can be improved as the researchers expect it can.

As added benefits, the manufacturing process for the MIT researchers' solar cells could be more environmentally friendly, because it does not require the energy-intensive processes used to create silicon solar cells. The MIT process of fabricating solar cells keeps the glass panes at ordinary room temperature, Bulovi? noted. Installations of the new system would also block much of the heating effect of sunlight streaming through the windows, potentially cutting down on air conditioning needs within a building.

The research was funded by the Center for Excitonics, an Energy Frontier Research Center funded by the U.S. Department of Energy.

Source: PhysOrg

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By Admin (from 27/06/2011 @ 08:00:25, in ro - Stiinta si Societate, read 2052 times)

 De mii de ani, oamenii si-au imaginat ca nu sunt singurele fiinte inteligente din Univers, ca undeva, in imensitatea intinderilor siderale exista alte lumi, gazduind fapturi rationale. In ultimele decenii, atunci cand progresul tehnologic le-a permis oamenilor sa incerce a cauta posibile semnale artificiale venite din Cosmos, vocile care au sustinut ca exista entitati extraterestre au devenit tot mai numeroase.

De curand, insusi Vaticanul a recunoscut ca posibila existenta unor civilizatii extraterestre. Dar, potrivit unui recent studiu intreprins de savantii britanici, sansele ca forme complexe de viata sa se dezvolte in Univers sunt practic nule.
 Studiul respectiv, intreprins de o echipa de cercetatori de la Universitatea East England, a fost publicat in revista Astrobiology si se bazeaza pe calculul probabilitatilor.

Pornind de la perioada de timp care i-a fost necesara fiintei umane pentru a evolua pe Terra si de la faptul ca Planeta Albastra nu va mai fi locuibila peste un miliard de ani, atunci cand Soarele va deveni mult mai fierbinte si mai stralucitor, conducatorul echipei, prof. Andrew Watson, spune ca este foarte posibil ca in momentul de fata rasa umana sa fie singura specie inteligenta din galaxia Calea Lactee, daca nu cumva chiar din Univers. „Se stie ca exista anumite perioade, pe care noi le numim ferestre si care ofera formelor de viata oportunitatea de a evolua.

Dat fiind faptul ca aceste ferestre sunt relativ inguste, este indoielnic ca fiinte inteligente ar putea exista in alte regiuni ale Universului. Posibilitatea ca forme complexe de viata extraterestra sa evolueze in Univers, in decursul urmatoarelor 4 miliarde de ani, este mai mica de 0,01%”, apreciaza Watson.

Cele patru stadii esentiale pentru viata

Dupa cum se stie, viata inteligenta a aparut relativ tarziu pe scara evolutiva a Universului. Savantii considera ca primele forme de viata au aparut acum aproximativ 4 miliarde de ani, dar oamenii nu au populat planeta decat in ultimii 100.000 ani. „Daca am fi evoluat mai devreme, am fi putut presupune ca trecerea de la simplu la complex si de la viata primitiva la cea inteligenta este un fenomen mult mai frecvent si mai posibil sa se intample. Dar, dimpotriva, se observa ca am evoluat foarte tarziu, ca fiinte rationale, in aceasta perioada locuibila. Iar aceasta situatie ar putea fi comuna oricarei planete din Cosmos”, adauga savantul britanic.

Watson si-a construit modelul matematic prin examinarea celor patru stadii esentiale, fara de care viata inteligenta n-ar fi putut sa apara pe Pamant, calculand apoi perioada in care o planeta similara Terrei poate fi locuita. Primul pas ar fi aparitia unei bacterii unicelulare, al doilea aparitia de celule complexe, apoi de celule specializate, permitand dezvoltarea unor forme de viata avansate si in final aparitia de fiinte inteligente, cu un limbaj specific.

„Viata complexa este separata de cele mai primitive forme de viata printr-o serie de factori, foarte putin probabil sa se produca in ordinea necesara. Inteligenta este un pas si mai avansat si deci si mai putin probabil sa apara”, explica Watson. Bazandu-se pe modelul sau, profesorul britanic a apreciat ca fiecare stadiu de evolutie are cel mult 10% sanse sa se produca si fiecare etapa nu se poate manifesta decat dupa evolutia celei precedente.

Autor: GABRIEL TUDOR - magazin.ro

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By Admin (from 26/06/2011 @ 14:00:33, in ro - Observator Global, read 2071 times)

 Va amintiti, desigur, magistrala balada populara „Monastirea Argesului”, care vorbeste despre cautarea lui Negru-Voda, insotit de Mesterul Manole si de tovarasii acestuia, a unui loc anume, unde sa fie construita o manastire neasemuita. Nu e vorba despre o simpla fictiune. Se stie (si elementele concrete o dovedesc cu prisosinta) ca, inca cel putin din Antichitate, oamenii isi ridicau locuintele si celelalte edificii (lacasuri de cult, monumente etc.) dupa ce in prealabil cercetau cu mare atentie terenul, spre a evita influenta nevazutelor forte malefice. De ce procedau astfel?

Locuri bune, locuri rele

Teren, orientare, forte cosmo-telurice (raportul dintre cer si subsol), materiale, forme, proportii, campuri electrice si electromagnetice – toate acestea creeaza un mediu vibrational ce poate fi benefic ori nociv pentru sanatatea fizica si cea mentala a fiintelor vii: de la migrene persistente la cancer, de la stari vagi de disconfort la tulburari fiziologice profunde, fara cauze aparente, de la comportament bizar la nebunie.

In alegerea locului de casa se tinea seama de ceea ce oamenii de stiinta incep sa redescopere azi: asa-numita vitalitate a locului. Primii chemati s-o faca sunt radiestezistii (in satele noastre activau odinioara in aceasta directie faimosii „fantanari”), datorita carora cunostintele empirice au putut fi demonstrate stiintific. De pilda, o echipa internationala de cercetatori confirma in 1970 relatia existenta intre zonele cu perturbatii telurice si casele ai caror locatari au dezvoltat diverse forme de cancer.

„Camasa” pamantului

Planeta noastra nu este alcatuita doar din elemente vizibile si palpabile. Ea este invesmantata intr-un fel de tesatura energetica extrem de complexa, acele retele geomagnetice invizibile, raspandite pretutindeni, ca niste ziduri, la intretaierea carora pot activa forte patogene: la verticala curentilor de apa subterani, a faliilor, a suprapunerii intersectarilor retelelor diferite etc.

Cel mai frecvent, retelele detectate sunt de trei tipuri: – Hartmann (dimensiunea de 2 metri pe axa nord-sud si de 2,5 metri pe axa est-vest); – Peyre (careuri de 6-6,5 metri, orientate pe aceleasi axe, nord-sud si est-vest); Curry (retele diagonale, de 3-20 metri, orientate pe nord-est/sud-vest si nord-vest/sud-est). Casele construite deasupra unor falii sau a unor curenti de apa subterani sunt in general locuinte cu probleme. Ambianta este apasatoare, dezagreabila. Atmosfera e de obicei rece, chiar si daca sistemul de incalzire se mareste, iar locatarii sunt afectati de agresivitate si de stari depresive. Mai ales la o stationare de durata – pe pat, in fotoliu, animalele in cusca lor – deasupra „nodurilor” unde se intersecteaza liniile de forta respective, influenta este deosebit de nociva.

Semne ale nevazutului

Exista animale foarte sensibile la zonele perturbate, unde omul poate suferi tulburari endocrine, dezechilibre ale ritmului cardiac, pe langa simptomele mentionate mai sus. In asemenea locuri, vitele nu pasc, cainii le evita, pasarile isi cladesc cuiburile in zone neutre. Albinele al caror stup este plasat pe un nod Hartmann devin agresive si hiperactive, pana cand sunt mutate. Pestii, caii, pasarile de curte, bovinele care sunt tinute in adaposturi deasupra unui punct-stea (intersectia retelelor Curry si ale celor Hartmann) se imbolnavesc, nu mai sunt productive si chiar mor.

Daca li se schimba locatia, cele bolnave isi revin. Un supliment de demonstratie a valabilitatii acestor observatii se refera la liniile de inalta tensiune, care genereaza disfunctii endocrine, micsorarea drastica a imunitatii organismului, tulburari cardio-vasculare. Fenomene negative se inregistreaza si la animalele din gospodarii. Pentru a se evita situatiile extrem de neplacute, unii arhitecti au inceput sa faca pasi mici in sensul luarii in calcul, atunci cand pregatesc ridicarea unei constructii, si a factorilor de influenta nevazuti, dar deosebit de puternici. E un nou inceput.

Pana cand toata lumea va avea insa acces la aceasta stiinta complexa, e bine ca fiecare sa lase deoparte prejudecatile si sa observe foarte atent parametrii locului in care traiesc. Se poate ca astfel sa elimine din viata lor unii dintre inamicii cei mai redutabili – fortele geopatogene, capabile sa imbolnaveasca iremediabil o locuinta.

Autor: ADRIAN-NICOLAE POPESCU - magazin.ro

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Le fonti energetiche rinnovabili sono, per definizione, inesauribili. Anzi, lo erano fino a qualche settimana fa, quando un fisico tedesco si è messo a fare qualche calcolo e ha concluso che lo sfruttamento intensivo dell’energia eolica e delle correnti marine non solo potrebbe minare pericolosamente l’equilibrio energetico del pianeta, ma potrebbe causare all’ambiente più danni di quelli provocati dalle emissioni di CO2.

Eolico

La notizia è decisamente scioccante, al punto da essersi guadagnata la copertina di uno degli ultimi numeri di New Scientist. Possibile?

Nulla si crea, nulla si distrugge

Eppure Axel Kleidon del Max Plank Institute di Jena (Germania), è sicuro: gli sforzi profusi dagli scienziati per ottenere energia dal vento e dal mare finiranno per provocare irreversibili cambiamenti climatici.
La provocatoria tesi di Kleidon si fonda sulle leggi fondamentali della termodinamica: quando i raggi solari entrano nell’atmosfera, una parte di essi favorisce la formazione dei venti e delle correnti oceaniche ed è responsabile dell’evaporazione delle acque. La restante parte viene per lo più dissipata in calore (entropia) e noi non riusciamo a utilizzarla.
Oggi impieghiamo solo 1 parte su 10.000 dell’energia totale irradiata dal Sole, ma secondo Kleidon questo calcolo è fuorviante perchè andrebbe considerata solo l’energia utilizzabile, detta anche energia libera.
Gli esseri umani consumano circa 47 terawatt di energia, cioè 47.000 miliardi di watt: secondo Kleidon equivalgono al 5-10% dell’energia libera del sistema Terra. È una quantità enorme, maggiore di quella contenuta in tutti i processi geologici che avvengono sul pianeta (terremoti, eruzioni vulcaniche, movimenti delle placche tettoniche).

Inesauribile? Impossibile

Per diventare veramente verdi, occorrerebbe quindi sostituire con fonti rinnovabili la parte di energia ottenuta da combustibili fossili e pari a circa 17 TW. Ma per il secondo principio della termodinamica, dato che nessuna tecnologia potrà mai essere perfettamente efficiente, una parte dell'energia libera catturata dai generatori eolici o marini andrà sempre e comunque persa come calore.
Dal punto di vista termodinamico, ciò che fanno questi impianti è prelevare l’energia libera che deriva dal Sole e convertirne una parte in energia utile. Il resto va perso sotto forma di calore  diventando di fatto inutilizzabile.
Il risultato di questa operazione è insomma un impoverimento energetico del sistema Terra.

Si fa presto a dire "green"

Kleidon, utilizzando dei complessi modelli matematici, sostiene che sarebbe teoricamente possibile estrarre dai venti terrestri fino a 70 TW di energia, ma non senza conseguenze. L’impoverimento energetico del sistema Terra comporterebbe pesanti modifiche nella circolazione dei venti, nelle precipitazioni e nell’irraggiamento solare.
Gli effetti sarebbero paragonabili a quelle provocati da un improvviso raddoppio dei gas serra nell’atmosfera.
"Questo è un punto di vista interessante e potenzialmente molto importante», spiega Maarten Ambaum meteorologo dell'Università di Reading, UK. "Il consumo di energia è notevole rispetto alla produzione di energia libera del sistema Terra. Se non pensiamo in termini di energia libera, potremmo essere fuorviati dal potenziale energetico delle risorse naturali". Dobbiamo quindi rinunciare allo sfruttamento delle energie rinnovabili? "No", afferma Kelidon, "ma pensare che il vento sia una fonte inesauribile e a costo zero è un po’ come voler realizzare il moto perpetuo".

Solare

Solare? Sì, ma con giudizio

Il fotovoltaico, dal punto di vista termodinamico, non presenta particolari problemi: riesci infatti a generare energia libera senza grosse dispersioni in termini di entropia. Il vero problema è di natura tecnologica e industriale: i pannelli oggi più efficienti sono costruiti con materiali costosi, rari e in via di esaurimento come l’indio (In), il tellurio (Te) e il selenio (Se).
Gli scienziati e le industrie devono quindi riuscire a realizzare pannelli che utilizzino materiali comuni come lo zinco e il rame e in grado di riflettere, senza assorbirla, l’energia che non riescono a utilizzare, così da immetterla nuovamente nel sistema invece che dissiparla sotto forma di calore.

Fonte: Focus.it

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By Admin (from 26/06/2011 @ 08:00:18, in en - Global Observatory, read 1662 times)

For many years the only way to fight fire was water. Come the 20'th century and special foams and powders which are somewhat more effective but are used in a fundamentally similar fashion - hose, bucket or pressurized container and drench. But now a team of Harvard scientists were able to demonstrate a new way of fighting fires - using a powerful blast of electric current.

During a recent meeting of the American Chemical Society the scientists described a way of extinguishing fire using 600-watt amplifier which directs the electrical current into a beam. The scientists went on to demonstrate how they extinguish a foot high flame using the device time and time again from a distance.

How this magic is done is apparently not well understood at this point and several factors might go into play here. However it seems that carbon particles which are created during the combustion process can be easily charged and from this point on they respond to electrical fields in ways which are not fully understood but can cause the flame to lose its stability.

Researchers believe that with further research they can reduce the amount of power needed to perform this kind of trick to several dozen watts and reduce the size of the device to a backpack unit or even a hand held device.

This kind of technology can open a completely new area in firefighting and although it is still many years before we can even dream of extinguishing forest fires with electrical power (if this task is even possible) smaller fires in closed buildings might benefit from such a technology.

Source: TheFutureofThings.com

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