Una perdita di acqua radioattiva sarebbe avvenuta nelle ultime ore (notizia Adnkronos 04 giugno, ore 14:56) nella piccola centrale nucleare di Anshas, in Egitto, dopo l'esplosione di una pompa del reattore.
Anshas is a city East of Cairo located in the Sharkiya Governorate in the Nile Delta of Egypt. It holds the first nuclear reactor to be operated in Egypt. The City also holds the First Arab League Summit in 1949, which declared the creation of the League.
Lo rivela una fonte dell'Autorita' egiziana per l'energia atomica, coperta da anonimato, al giornale locale Rose el Youssef, che titola 'L'Egitto si salva da un disastro nucleare'.
La fonte ricorda che il primo reattore di ricerca di Anshas e' stato rimesso in funzione di recente senza l'autorizzazione del Centro per la sicurezza nucleare e senza rispettare le norme di sicurezza dei reattori.
Innanzitutto, cos'è .lib, e perchè ha scritto questo documento?
.lib è un'associazione totalmente indipendente di persone che si interessano alla politica. Ci sta a cuore contrastare la disinformazione, e ne abbiamo vista molta negli ultimi tempi riguardo al referendum sull'acqua del 12 e 13 giugno. Siamo inoltre convinti che sia importante sapere come stanno le cose, per poter fare delle scelte consapevoli. Per questo abbiamo deciso di smascherare tutte le bugie che ci hanno detto.
Devo votare no per dire si? come funziona?
IL REFERENDUM È ABROGATIVO. Questo significa che la domanda è fatta, all'incirca, in questa maniera: “vuoi tu abolire la legge Ronchi del 2009”? (in realtà si aboliscono parti di essa). Se si vota sì, si sceglie di far abolire la legge. Se si vota no, tutto rimane come prima. I quesiti sono due. Uno dei due, quello della scheda gialla, chiede se, dall'art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (o “Codice dell’Ambiente”), vadano eliminate le parole “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Ciò significa che chi decide le tariffe per un ipotetico gestore privato, non può inserire costi aggiuntivi finalizzati a far guadagnare chi investe in obbligazioni o quote azionarie delle società di gestione degli acquedotti. Questo sarebbe un forte disincentivo per un privato, che non avrebbe interesse a investire sulle reti idriche, dato che non potrebbe ottenere nulla dal suo investimento. È una norma suggerita dalla UE ai fini della trasparenza: poiché, altrimenti, si potrebbe cercare di remunerare il capitale investito per vie traverse (ad esempio tramite le tasse dei cittadini). Ricordiamo inoltre di tener conto dell'effetto di un disincentivo agli investimenti nonostante le reti italiane ne siano in disperata necessità, e nonostante l'Italia sia incapace di fornire denaro pubblico, vista la tragica situazione di indebitamento in cui si trova. Un particolare da notare è che il rendimento sul capitale investito è fissato in un'altro articolo di legge, il cosiddetto “metodo tariffario normalizzato”. Tale articolo fissa il rendimento al 7%, una cifra molto alta commisurata al rischio che si corre. Sull'altro quesito invece torniamo più avanti.
Ma stanno privatizzando l'acqua?
FALSO. l'acqua e gli acquedotti erano e rimarranno pubblici, sia che vinca il si, sia che vinca il no.
Che l'acqua sia un bene pubblico è un principio sancito dal numerose leggi ordinarie, tra cui l'articolo 822 del Codice Civile. Ciò è ribadito più volte dalla legge Ronchi del 2009, quella che il referendum vuole parzialmente abolire, la quale all'articolo 15 parla di "piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche."
Allora cosa cambia?
POCHISSIMO. Di fatto, la legge Ronchi (quella che si vuole abolire col quesito della scheda rossa), dà la libertà, alle amministrazioni locali, di affidare, se lo vogliono, la sola gestione degli acquedotti (e non la loro proprietà) a imprese private, tramite gare ad evidenza pubblica. Se vince il si, si applicherà la normativa europea, che permette comunque di affidare la gestione a privati e sempre tramite gara pubblica.
La legge Ronchi stabilisce che la prassi per la gestione degli acquedotti è l'affidamento a società di qualunque tipo (sia pubblica che privata) con gara ad evidenza pubblica. Alternativamente è possibile affidare la gestione a società miste con almeno il 40% di partecipazione in società private, scelte con gara pubblica (si noti che è comunque meno del 50%+1 necessario a controllarle). Ma lascia anche la libertà di andare in deroga, e affidare la gestione a imprese totalmente pubbliche (senza in questo caso l'obbligo di gara), come succede adesso nella stragrande maggioranza dei casi. Di fatto, le amministrazioni locali (e quindi i cittadini, a livello dei comuni) possono scegliere ciò che ritengono più opportuno. Inoltre ricordiamo che la legge Ronchi non regola solo le norme sulla gestione del servizio idrico, ma anche di tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica esclusi trasporti ferroviari, energia elettrica, gas e farmacie. La sua abrogazione determinerebbe, quindi, una lacuna normativa in tutti i settori interessati da tale legge.
Se vince il si, a detta delle sentenze 24 e 25 del 12/1/11 della Corte Costituzionale, il vuoto normativo lasciato dalla legge Ronchi dovrà essere sostituito dall'applicazione generalizzata del principio della gara ad evidenza pubblica, pena il mancato rispetto delle norme europee. Ricordiamo che la legge Ronchi integra nella legge italiana le normative suggerite dall'Unione Europea (tuttavia non necessariamente vincolanti), le quali raccomandano che l'affidamento a privati con gara sia la pratica di uso comune. Le norme UE hanno importanza maggiore rispetto alle leggi ordinarie italiane, come stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale N.183 del 1973, in applicazione dell'articolo 11 della Costituzione. Uno dei quesiti referendari proposti, quello che prevedeva il divieto totale di affidamento ai privati, è stato infatti ritenuto inammissibile dalla Corte Costituzionale per inutilità, in quanto la vittoria del sì avrebbe riportato in vigore la normativa europea, che prevede l'affidamento con gara pubblica.
In che stato sono gli acquedotti italiani oggi?
PESSIMO. Le perdite ammontano in media al 30% (ciò significa che per ogni tre litri prelevati alla fonte, uno va sprecato per strada), con punte del 70% al sud. In più, spesso agli acquedotti è concesso andare in deroga (cioè ignorare) ai controlli sull'assenza di sostanze nocive nell'acqua. In molti comuni, specialmente al sud, non è garantita la fornitura di acqua corrente tutti i giorni, da anni. Il 30% circa della popolazione italiana non dispone di impianti di depurazione adeguati.
Si stima che siano necessari, per la riparazione e l'ampliamento delle reti idriche, circa 2 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20-30 anni. Una cifra molto grande, e non è ben chiaro da chi verrà pagata. Finora, nella maggiorparte dei casi, si è scelto di investire pochissimo e saltuariamente, lasciando così come sono perdite, sprechi, inefficienze, inquinamento, con danni non solo ecologici ma anche economici ingenti. è stato reso poco trasparente il modo in cui questi danni vengono pagati.
Chi decide le tariffe e gli investimenti da fare?
I POLITICI. Finora, la decisione sulle tariffe è stata affidata ai politici: sindaci, presidenti di province e regioni, tramite i cosiddetti ATO (Autorità di ambito territoriale ottimale). Che spesso hanno scelto di tenerle bassissime (sono le più basse in Europa) per ricevere consensi elettorali. Così gli acquedotti si indebitavano, e i debiti venivano coperti con i soldi delle tasse (e non delle bollette). Questo significa che chi si è sforzato di consumare poca acqua per non sprecarla ha pagato, tramite i soldi delle tasse, i consumi di chi invece ha sperperato l'acqua. Con la legge Ronchi non cambia nulla in merito a questa questione, quindi, qualunque sia l'esito del referendum, questa situazione rimarrà immutata.
Come stabilito dal Decreto Ministeriale 1/08/96 , esiste un tetto massimo alle tariffe, ma non un limite minimo. La tariffa viene stabilita da un decreto annuale del Ministero dell'Ambiente in base a una serie di fattori che lasciano comunque un ampio margine di ritocco. In realtà sarebbe necessario reperire i i soldi per la manutenzione e l'ampliamento delle reti esistenti, che sono investimenti necessari. Non è affatto chiaro da dove questi soldi arriveranno (se arriveranno). I finanziamenti agli acquedotti con il denaro delle tasse rendono tutto poco trasparente: non si capisce bene chi paga. Si perde così, inoltre, la progressività: è infatti possibile che, anche chi ha meno e si sforza di sprecare meno acqua, debba pagare molto, mentre chi è più abbiente e sperpera acqua paghi relativamente poco. La legge Ronchi non entra affatto nel merito di questa questione, che andrebbe invece curata con grande attenzione da chi ci governa, e colpevolmente e interessatamente la ignora.
Esiste un organismo di controllo indipendente, che possa verificare il buon funzionamento degli acquedotti?
NO. Tutti gli organismi di controllo sono fortemente dipendenti dalla volontà dei politici. Così non c'è nessuno che controlli se sbagliano. O meglio, loro controllano sè stessi, e se sbagliano nessuno può punirli.
Fino a Gennaio 2011 la sorveglianza sulle reti idriche era affidata alle ATO ("Autorità d'ambito territoriale ottimale"), enti locali composti sostanzialmente da sindaci, presidenti di province e regioni. Le stesse che avevano il compito di gestire il servizio. Dal 2011 è lasciato alle Regioni il compito di istituire degli organismi di controllo decentrati, con modalità scelte arbitrariamente. A livello nazionale esiste il CONVIRI (Commissione Nazionale di Vigilanza sulle Risorse Idriche). Nessuna di queste istituzioni, però, ha il potere di multare o sanzionare in caso ci siano degli errori o delle negligenze. Spesso sono anche incapaci di raccogliere i dati necessari per l'analisi dell'andamento del servizio. Di fatto, sono inutili come organismi di controllo. In molti paesi europei esiste invece un'organismo di controllo al disopra dei politici, che può sanzionare chi fornisce male il servizio ai cittadini, e il tutto è sottoposto al controllo delle Autorità Antitrust.
Ma è vero che con la privatizzazione aumentano le tariffe?
NO. Almeno secondo i pochi dati disponibili. Al 1 gennaio 2011 gli unici ATO affidati ai privati (5 su 54) erano 4 in Sicilia e uno in Lazio. Gli altri “privati”, di cui si sente parlare spesso a sproposito, sono società miste pubblico/privato, dove la quota di partecipazione del pubblico è superiore al 50% (quindi i privati non hanno potere decisionale). Nel primo caso, non si registrano sensibili aumenti di tariffa rispetto alla media, almeno per la Sicilia. Acqualatina S.p.A. in Lazio, invece, ha visto un aumento notevole delle tariffe, in un contesto però di pessima e opaca gestione che durava da anni, che ha incluso anche indagini della magistratura e arresti. Dal 1 gennaio 2011 gli ATO sono stati aboliti, e le Regioni stanno lavorando per elaborare i nuovi sistemi di gestione della rete idrica.
Ribadiamo ulteriormente che se il sistema italiano fosse sano e trasparente, le tariffe dovrebbero essere sensibilmente più alte. Ad oggi, i soldi che i gestori perdono a causa delle tariffe troppo basse vengono rimpiazzati con il denaro delle tasse (che pagano tutti, quindi anche chi è meno abbiente o si sforza di non sprecare l'acqua).
OBIETTIVAMENTE MALE. La rete idrica pugliese è gestita interamente dalla AQP S.p.A., società quotata in borsa, di proprietà totalmente pubblica dai primi di maggio 2011, per decreto del Consiglio Regionale. I consiglieri d'amministrazione sono scelti politicamente, su nomina della coalizione al governo. Riportiamo i dati della relazione al parlamento del CONVIRI 2009 (quella del 2010 non è reperibile). Si evince che la Puglia è sest'ultima su 54 ATO per il rapporto fra investimenti previsti e investimenti effettuati, con un tasso di realizzazione del 16% (laddove la media nazionale è del 54%), contando anche il denaro pubblico ricevuto a fondo perduto. Inoltre, è sest'ultima anche per quantità di perdite, con il 54%, per un totale di 284.506.690 metri cubi di acqua perduti per strada ogni anno. Infine, è l'acquedotto più grande d'Italia e d'Europa con più di 4 milioni di utenze (e ciò significa che porta questo servizio a una enorme quantità di cittadini). Non sappiamo se sia in virtù di questi dati che il presidente Vendola parla di «un'azienda presa a modello dalle principali riviste economiche e di settore perchè è un'azienda pubblica che ha saputo risanare e rilanciare la propria immagine (...) un'azienda sana» (dichiarazione del 27 aprile 2011).
Cosa ne pensa .lib?
Questa è l'unica parte del testo in cui esprimiamo opinioni nostre invece che dati di fatto. Pensiamo che, aldilà dello scontro sui referendum, innanzitutto, sia necessario avere più trasparenza nel servizio pubblico: deve essere chiaro di chi è la responsabilità per gli errori, chi si occupa di fare le decisioni, chi controlla e anche chi sta pagando per cosa, e al momento questo è quasi impossibile. Inoltre, pensiamo che sia necessaria una autorità di controllo indipendente dalla volontà dei politici, che stabilisca degli standard di qualità precisi e li faccia rispettare, come avviene nel resto d'Europa. I politicanti, alla ricerca di consenso elettorale a breve termine, prendono delle decisioni dannose per la collettività sul lungo termine, e non c'è nessuno a fermarli, sia perchè hanno potere assoluto, sia perchè sono difficili da controllare, poichè tutto il sistema non è assolutamente trasparente. Infine, siamo convinti che il problema non risieda nella gestione pubblica o privata degli acquedotti - per quanto in molti casi si sia visto che una gestione privata è più efficiente. Quello che conta è il modo in cui la gestione è effettuata - e ad oggi la situazione è pessima. Questo accade per precisa volontà dei politici, che rendendosi impossibili da controllare, hanno ancora più potere in mano.
Come posso essere sicuro che mi stiate dicendo tutta la verità?
Tutto quello che abbiamo scritto qui è documentato da fonti attendibili, spesso istituzionali, e liberamente reperibili su Internet. Se siete interessati a verificare che abbiamo detto la verità, oppure ad approfondire, potete consultare il sito: http://punto-lib.blogspot.com/ dove troverete la bibliografia completa che è stata utilizzata per scrivere questo documento, nonchè altri approfondimenti.
Dimenticatevi body scanner, nasi elettronici e tecnologie da film di James Bond: la nuova frontiera della lotta al terrorismo passa... per l’orto. Una biologa dell’ Università del Colorado, con la collaborazione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, è infatti riuscita a mettere a punto una pianta capace di rilevare gli esplosivi.
Orchidee da guardia?
«Le piante non possono scappare di fronte al pericolo», ha spiegato qualche giorno fa ai media June Medford, la responsabile del progetto, «se vengono attaccate devono reagire». Quando una pianta viene per esempio infestata da un parassita, inizia a secernere alcune sostanze chiamate terpeni il cui compito è quello di ispessire lo strato protettivo esterno del fogliame rendendolo più resistente. In questo meccanismo giocano un ruolo chiave alcuni recettori proteici che si trovano nel DNA del vegetale: sono loro che avvertono il pericolo e scatenano la risposta difensiva della pianta. La Medford e il suo team hanno sviluppato un modello computerizzato che permette loro di manipolare queste proteine rendendole reattive ai componenti chimici di esplosivi, sostanze tossiche, veleni e inquinanti vari.
Bianche di paura
Dal punto di vista pratico, quando la pianta OGM percepisce la presenza di esplosivi diventa improvvisamente bianca. L’idea è quella di piantarla in aereoporti, stazioni e tutti i luoghi a rischio di attentato. E visto che questo recettore proteico può vivere in ogni pianta, potrà essere impiegato in tutto il mondo senza problemi di clima o stagionalità, all’aperto o al chiuso. Il progetto, partito nel 2003, è stato finanziato a più riprese dal Dipartimento della Difesa con oltre 8 milioni di euro. Al momento le piante della Medford riescono a scoprire con una discreta precisione il TNT, ma lavorano in laboratori a luce e temperatura costante, senza vento e in condizoni operative molto distanti da quelle reali. Prima di poterle impiegare concretamente a fianco dei poliziotti passeranno almeno altri 3-4 anni. Obiettivo della ricercatrice è quello di mettere a punto piante antiesplosivo sensibili come il naso di un cane.
La Corte di Cassazione ha stabilito che il 12 e 13 giugno si terrà il referendum sul nucleare. I giudici hanno accolto l’istanza dell'Idv del Pd di trasferire i quesiti refendari sul nucleare sulle nuove norme contenute nel dl omnibus, diventato legge pochi giorni fa. Si voterà il 12 e il 13 giugno.
"Il via libera della Cassazione - ha commentato il presidente dell’Assemblea Nazionale del Pd e vicepresidente della Camera Rosy Bindi - restituisce ai cittadini quel diritto al voto sul referendum contro il nucleare che il governo aveva tentato di scippare. E ora l’opinione pubblica, contrariamente a ciò che pensa il Presidente del Consiglio, potrà dimostare la sua maturità votanto sì a tutti i quesiti". "Chi la dura la vince - ha commentato Antonio Di Pietro -. Dal primo momento abbiamo creduto che la legge è legge e nessuno la può aggirare, neanche questo Parlamento che ha proposto e votato una legge truffaldina". ,"Questa mattina riceviamo una bellissima notizia" ha detto invece Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, secondo la quale "Hanno vinto la Costituzione e i diritti dei cittadini italiani. Questa decisione fa giustizia delle vergognose manovre del governo per evitare che i cittadini si esprimessero su una scelta così fondamentale. Berlusconi e la sua maggioranza, che si richiamano al popolo e alla sua volontà quando fa loro comodo, ora temono le urne e il giudizio popolare".
Sui referendum c'è stato intanto un richiamo dell'Agcom che ha bacchettato la Rai. L’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni alla Rai affinchè collochi i messaggi autogestiti sui referendum del 12 e 13 giugno in modo da "garantire l’obiettivo del maggior ascolto, come previsto dalle disposizioni vigenti". L'organismo di garanzia ha ritenuto "non conforme ai principi del regolamento" sulla par condicio la collocazione in palinsesto dei messaggi finora attuata dall’azienda.
Quanto alla Cassazione, davanti ai giudici della Suprema Corte erano presenti stamane i rappresentanti del Pd e dell’Italia dei Valori, questi ultimi i promotori del quesito che chiede l’abrogazione della legge che prevede la realizzazione sul nostro territorio di impianti nucleari. - "Si afferma la forza serena della Costituzione contro un tentativo maldestro di raggirare il corpo elettorale, 40 milioni di cittadini" ha detto l’avvocato del Pd, Gianluigi Pellegrino, che oggi ha rappresentato il comitato per il referendum alla Suprema Corte. "Abbiamo sottolineato davanti ai giudici - ha detto l’avvocato Gianluigi Pellegrino del Pd - che le nuove norme continuano a prevedere espressamente la realizzazione delle centrali nucleari. E quindi, come ha già stabilito la Corte Costituzionale, il referendum si deve fare lo stesso".
Il collegio giudicante era composto da diciassette giudici piu' il presidente Antonino Elefante. Ha confermato la validita' del referendum ritenendo che nonostante l'emendamento approvato dalla maggioranza di governo non costituisca una rinuncia definitiva alla costruzione di centrali nucleari ma un semplice rinvio della decisione a quando l'opinione pubblica sara' meno sfavorevole.
Dopo il risultato delle elezioni amministrative, la scadenza del referendum rappresenta uno scoglio sulla strada del governo. Pd, Idv e Sel hanno gia' annunciato una forte mobilitazione per il si' ai quattro quesiti referendari promossi dal partito di Antonio Di Pietro. Gli altri riguardano la non privatizzazione dell'acqua e l'abolizione della legge sul legittimo impedimento che permette al premier di essere parzialmente protetto dai procedimenti giudiziari.
Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, si e' detto convinto che proprio dall'esito dei referendum verra' ''la spallata decisiva'' per ottenere le dimissioni del governo. Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, leader del Terzo polo, hanno gia' annunciato che andranno a votare i referendum. Anche il leader della Lega Umberto Bossi ha detto qualche giorno fa, in piena campagna elettorale, di ritenere ''attraenti'' alcuni dei quesiti, in particolare quelli sull'acqua su cui pero' il governo di centrodestra ha espresso parere contrario.
Il problema per l'opposizione e' come favorire il raggiungimento del fatidico quorum del 50% per cento piu' uno degli aventi diritto al voto previsto per i referendum abrogativi, obiettivo che non si raggiunge nelle scadenze referendarie dal 1995. Dopo quanto accaduto in Giappone alla centrale nucleare di Fukushima e la decisione della Germania di chiudere tutte le sue centrali nucleari entro il 2022, si ritiene che il quesito sul nucleare avrebbe un effetto trascinamento anche sugli altri rendendo piu' facile l'ottenimento dl quorum. Da qui anche la scelta del governo di sospendere i propri progetti sul nucleare sia per prendere atto degli orientamenti della comunita' internazionale sia per rendere inutile il pronunciamento referendario.
Una scheda completa sui quattro quesiti referendari del 12 e 13 Giugno 2011, che riguardano: il legittimo impedimento, la privatizzazione di fatto dell’acqua previsto dal decreto “Ronchi” (due quesiti) e il ritorno all’energia nucleare.
COSA SONO I REFERENDUM
Ilreferendumè uno strumento di esercizio della sovranità popolare, sancita all’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana, e l’esito referendario è una fonte del diritto primaria che vincola i legislatori al rispetto della volontà del popolo. Sono quattro le tipologie direferendum contemplate dalla Costituzione italiana:
il referendum abrogativo di leggi e atti aventi forza di legge,
quello sulle leggi costituzionali e di revisione costituzionale,
quello riguardante la fusione di regioni esistenti o la creazione di nuove regioni,
quello riguardante il passaggio da una Regione ad un’altra di Province o Comuni.
Il referendum abrogativo di leggi e atti aventi forza di legge (articolo 75) si utilizza come soluzione per abolire una legge già esistente o parte di questa.
DESCRIZIONE BREVE DEI REFERENDUM DEL 12 E 13 GIUGNO 2011
Il 12 e 13 giugno 2011 i cittadini italiani sono chiamati ad esprimere il proprio voto su 4 quesiti referendari.
L’elettore, per votare, deve esibire al presidente del seggio la tessera elettorale ed un documento di riconoscimento.
L’elettore riceve da un componente del seggio 4 schede di diverso colore:
Il voto “SI”, tracciato sulla scheda, indica la volontà di abrogare la normativa richiamata dal quesito referendario.
Il voto “NO”, tracciato sulla scheda, indica la volontà di mantenere la vigente normativa richiamata dal quesito referendario.
Imagine: JULIEN BEHAL/CHERNOBYL'S CHILDREN PROJECT
QUANDO SI VOTA
Le operazioni di voto si svolgono:
Domenica 12 giugno 2011, dalle 8:00 alle 22:00
e
Lunedì 13 giugno 2011, dalle 7:00 alle 15:00.
Secondo legge potevano essere svolti tra il 15 aprile e il 15 giugno, ma i referendum abrogativi sono stati infine fissati per il 12 e 13 giugno, quindi senza unire il voto con le elezioni amministrative del 15–16 maggio.
Tale scelta è stata criticata quale enorme spreco di denaro pubblico e come tentativo di non far raggiungere il quorum ai referendum. Un tentativo di boicottaggio. Infatti se non andranno a votare il 50% + 1 degli aventi diritto i referendum non saranno validi.
Il Ministro degli Interni Roberto Maroni (della Lega di “Roma ladrona”) ha scelto per la divisione delle due consultazioni. Di fatto questa decisione costerà alle casse dello stato, come evidenziano alcune stime riportate dalla stampa,uno spreco di 400 milioni di euro in piùrispetto ad un ipotetico accorpamento delle elezioni amministrative col referendum.
DOVE SI VOTA
Gli elettori devono votare nel proprio Comune di residenza, nella sezione elettorale indicata sulla prima facciata della tessera elettorale.
REFERENDUM, IN CAMPO LA SOCIETÀ CIVILE: QUATTRO SÌ PER CAMBIARE L’ITALIA
È importante – il 12–13 giugno – raggiungere il quorum di 25 milioni di votanti ai Referendum e scegliere il SI a tutti i quesiti.È un voto che può porre alcuni limiti a un modello di sviluppo insostenibile, che ignora i costi ambientali, sociali e i beni comuni, e a un potere politico che calpesta giustizia e democrazia.
Un successo dei SI al Referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini. L’impegno delle mobilitazioni sociali non si limiterebbe a manifestazioni finora inascoltate, ma cancellerebbe alcune delle peggiori leggi introdotte dal governo.
QUESITO N. 1 – REFERENDUM ACQUA PUBBLICA – ABROGAZIONE AFFIDAMENTO SERVIZIO AD OPERATORI PRIVATI
Referendum popolare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO
“Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.
Nota: Il primo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblicariguarda le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Si deve votare SÌ se si è contro la privatizzazione dell’acqua e contro la gestione dei servizi idrici da parte di privati.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale.
QUESITO N. 2 – REFERENDUM ACQUA PUBBLICA – ABROGAZIONE CALCOLO TARIFFA SECONDO LOGICHE DI “MERCATO”
Referendum popolare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO
“Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?”.
Nota: Il secondo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblicariguarda la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. In questo caso agli elettori viene proposta una abrogazione parziale della norma.
Si deve votare SÌ se si è contro la norma che permettere il profitto (non il recupero dei costi di gestione e di investimento, ma il guadagno d’impresa) nell’erogazione del bene Acqua potabile.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che ammette tale guadagno.
QUESITO N. 3 – REFERENDUM ENERGIA NUCLEARE
Referendum popolare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO
“Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare?”.
Nota: Lungo e articolato il quesito referendario per abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Si tratta di una parte del decreto legge recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni” il 6 agosto dello stesso anno. Anche questo quesito è stato presentato dall’Idv.
Si deve votare SÌ se si è contro la costruzione di Centrali Nucleari in Italia.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che le prevede.
QUESITO N. 4 – REFERENDUM LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Referendum popolare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO
“Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonchè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante “disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?”.
Nota: Questo quesito, per abrogare la legge sul legittimo impedimento, è quello dalle possibili ripercussioni politiche più forti. A proporre il referendum è stata l’Italia dei Valori. Dopo la dichiarazione di parziale incostituzionale della legge sul legittimo impedimento, la Corte di Cassazione ha autorizzato, con ordinanza, lo svolgimento del referendum.
Si deve votare SÌ se si è contrari al principio che Presidente del consiglio o ministro possano decidere di non comparire in tribunale nei processi che li riguardano.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che prevede questo “scudo” nei confronti del sistema giudiziario.
Difficile parlare delle posizioni raccolte da Forum Civico, senza cadere nell’espressione di pareri. Ci proviamo qui. Invitiamo i lettori ad esprimere la loro posizione/parere nellasezioni contributi dei lettoria fondo pagina.
Per i “NO” si schierachi accetta, soprattutto per coerenza ad una “logica” di mercato, sia la speculazione sull’acqua (pur sapendo che sia un bene pubblico essenziale per la vita); sia la speculazione sul nucleare (pur sapendo che questo sia giocare d’azzardo con ildisastro nuclearea spese del pianeta e delle tasche dei contribuenti); sia la “libertà” di farla sempre franca, in quanto potenti, nei palazzi di giustizia.
Per i 4 “SI” voterannoquei cittadini intervistati che credono in un’Italia pulita, solidale, giusta e libera dai tentacoli anche politici della malavita. Che credono che la giustizia, per essere tale, deve essere assolutamente uguale per tutti, anche per i ricchi e i potenti, e soprattutto per i propri amministratori (presidenti del consiglio inclusi). Cittadini che, previdenti se non per sé, per i propri figli, vogliono vivere in un’Italia al sicuro dai disastri nucleari (la “peste radioattiva”), al riparo delle speculazioni dei pochi sulla vita dei molti. E che reclamano l’acqua come un bene inestimabile, proprietà irrinunciabile di ogni italiano.
IL REFERENDUM SUL NUCLEARE
Nonostante l’approvazione della moratoria di un anno sul nucleare in Italia, il referendum non si ferma. Anche per questo si voterà a giugno.
Ed è assai probabile che con il referendum del prossimo giugno gli italiani diranno ‘no’ al nucleare. Secondo alcuni sondaggi, infatti, il 90 per cento circa degli italiani preferisce le fonti rinnovabili al nucleare. Non solo. A quanto pare, dopo il disastro in Giappone il 17 per cento della popolazione ha cambiato idea sulla sicurezza delle centrali nucleari, ora è pari al 69 per cento il numero di persone contrarie a questa misura.
IL VOTO DEI CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO
I cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali e residenti all’estero votano, di norma, per corrispondenza, a meno che non abbiano esercitato il diritto di opzione per il voto in Italia, dandone comunicazione alla rappresentanza diplomatica o consolare competente entro il decimo giorno successivo alla indizione dei referendum. Il termine per i referendum 2011 è scaduto il 14 aprile 2011. Coloro che non hanno esercitato tale opzione, anche se in Italia nei giorni delle votazioni, non possono in alcun modo essere ammessi al voto.
Il voto per corrispondenza non è possibile, comunque, per i cittadini che risiedono in stati che non hanno sottoscritto con l’Italia una apposita convenzione (c.d. “stati senza intesa”). In questo caso, quindi, per esercitare il loro diritto di voto, devono rientrare in Italia.
I cittadini italiani residenti all’estero, che votano per corrispondenza, ricevono, al proprio domicilio estero, un plico contenente le quattro schede relative ai quattro quesiti referendari, un certificato elettorale, una busta bianca, una busta preaffrancata (Business Reply Envelope) con l’indirizzo del Consolato ed un libretto contenente il testo della Legge recante “Norme sul diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero”.
I cittadini italiani temporaneamente all’estero che appartengono alle seguenti categorie:
militari o appartenenti a forze di polizia in missione internazionale;
dipendenti di amministrazioni pubbliche per motivi di servizio qualora la durata prevista della loro permanenza all’estero sia superiore a tre mesi, e loro familiari conviventi;
professori e ricercatori universitari, e i rispettivi familiari conviventi, che si trovano all’estero per una durata di almeno sei mesi e che alla data del decreto di indizione delle consultazioni si trovano all’estero da almeno tre mesi,
possono esprimere il voto per corrispondenza.
Gli appartenenti alle categorie di cui ai punti 1 e 2 (militari o appartenenti a forze di polizia, dipendenti di amministrazioni pubbliche in servizio e loro familiari conviventi) devono far richiesta al comando a alla amministrazione di appartenenza entro e non oltre il trentacinquesimo giorno antecedente la votazione in Italia (ossia entro il giorno 8 maggio 2011).
I cittadini appartenenti alla categoria di cui al punto 3 (professori o ricercatori universitari, e loro familiari) devono fare richiesta direttamente al Consolato di appartenenza, sempre entro e non oltre il trentacinquestimo giorno antecedente la votazione (ossia sempre entro il giorno 8 maggio 2011).
Questi elettori ricevono a domicilio, da parte dell’Ufficio consolare competente, il plico elettorale contenente le schede e le istruzioni sulle modalità di voto. In ogni caso, entro il ventitreesimo giorno dalle votazioni (ossia entro 20 maggio 2011), la richiesta di voto per corrispondenza può essere revocata tramite espressa dichiarazione da inviare al proprio Consolato .
Chi si trova temporaneamente all’estero e non appartiene alle categorie sopra indicate, può votare per i referendum solamente rientrando in Italia, nelle liste elettorali del Comune presso cui sono iscritti.
L’elettore che non ricevesse il plico elettorale entro il 29 maggio 2011, può recarsi di persona all’Ufficio consolare competente per verificare la sua posizione elettorale.
Concluse le operazioni, le schede votate dagli italiani residenti all’estero pervenute ai Consolati entro le ore 16:00 del 9 giugno 2011 vengono trasmesse in Italia, dove ha luogo lo scrutinio a cura dell’Ufficio centrale per la circoscrizione estero istituito presso la Corte di Appello di Roma.
VOTARE PER I REFERENDUM DALL’ESTERO, OPPURE NON NEL COMUNE DI RESIDENZA
Per informazioni se e come sia possibile votare per gli italiani residenti all’estero, si veda anche (nella sezioni commenti):Come votare ai referendum dall’estero(n. 6); si notino anche le precisazioni alcommento n. 19e aln. 34.
Per informazioni se sia possibile votare per chi, come la signora Maddalena (commento n. 42), ha fatto la richiesta per la cittadinanza italiana, ma è ancora in attesa di responso finale, si veda:Votare senza cittadinanza italiana si può?(n. 43).
In caso di malattia che comporti l’intrasportabilità del malato al seggiosi veda anche il commento n. 758.
AGEVOLAZIONI DI VIAGGIO
Gli elettori che devono recarsi nel Comune nelle cui liste sono iscritti hanno diritto, in alcuni casi, ad alcune agevolazioni di viaggio. Sono previste riduzioni del 60% per l’acquisto di biglietto ferroviario e sui traghetti. Inoltre, sono previste anche alcune agevolazioni per l’acquisto del biglietto aereo di andata alla sede elettorale di iscrizione e ritorno. Per i viaggi aerei effettuati sul territorio nazionale, la legge introduce un’agevolazione di viaggio nella misura del 40 per cento del prezzo del biglietto. L’importo massimo rimborsabile, comunque, non può essere superiore a 40 euro per il viaggio di andata e di ritorno per ogni elettore (Legge 26 maggio 1969, n. 241 e successive modifiche).
Gli elettori che soffrono di una menomazione fisica tale da impedire loro di votare autonomamente (ad esempio i ciechi, gli amputati di entrambe le mani, ecc.) possono farsi assistere in cabina da un altro elettore.
Per usufruire di questo diritto è sufficiente presentare al presidente del seggio un certificato rilasciato da un medico dirigente dell’Ulss o, per i non vedenti, il libretto nominativo rilasciato dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Inps), oppure richiedere all’Ufficio Elettorale l’apposizione di un timbro speciale sulla tessera elettorale, presentando la seguente documentazione:
la carta di identità o altro documento di riconoscimento (patente, passaporto, ecc.)
la tessera elettorale rilasciata dal Comune
certificato medico che attesti l’invalidità fisica permanente. Gli elettori non vedenti, per essere ammessi al voto assistito, è sufficiente che esibiscano il libretto nominativo rilasciato dall’Inps.
La tessera con il timbro del Comune esonera l’elettore dall’esibire al presidente di seggio il certificato medico in tutte le elezioni.
La richiesta del certificato medico per avere diritto ad essere accompagnati in cabina va fatta presso una delle sedi degli ambulatori medici, senza bisogno di appuntamento.
Durante le giornate di sabato 11 giugno e di domenica 12 giugno non sono aperti gli ambulatori; in caso di assoluta necessità la richiesta della certificazione deve essere rivolta direttamente al medico reperibile di pronta disponibilità – tramite il centralino dell’Azienda Ospedaliera della propria città.
L’accompagnatore deve essere in possesso della tessera elettorale, e non può svolgere questa funzione di sostegno per più di una persona.
Sulla tessera elettorale, all’interno dei uno degli spazi per la certificazione del voto, il presidente del seggio vi appone una apposita annotazione (“accompagnatore”, con data e firma del presidente, senza apporre il timbro della sezione elettorale).
VOTO DOMICILIARE
Per gli elettori che soffrono di grave infermità e che si trovano in dipendenza vitale da speciali macchinari medici (chiamate “apparecchiature elettromedicali”) o che soffrono di una malattia che rende loro impossibile l’allontanamento dall’abitazione, è possibile votare a casa. Per poterlo fare bisogna far pervenire all’ufficio elettorale almeno venti giorni prima della data delle elezioni (quindi entro il 23 maggio 2011) la dichiarazione attestante la volontà di esprimere il voto presso la propria abitazione. La dichiarazione va redatta in carta semplice e deve contenere i dati esatti del proprio domicilio e il recapito telefonico. Alla dichiarazione deve essere allegato il certificato sanitario rilasciato dal funzionario medico designato dall’Azienda sanitaria locale nel quale è attestato che l’elettore, per il suo stato di salute, ha il diritto di votare presso la propria abitazione e, se necessario, che ha diritto a essere assistito da un altro elettore per poter esprimere il suo voto.
Il certificato deve essere rilasciato in una data non anteriore al quarantacinquesimo giorno prima delle elezioni (quindi non prima del 29 aprile 2011).
ATTENZIONE: I CERTIFICATI PER IL VOTO ASSISTITO E PER IL VOTO DOMICILIARE NON POSSONO ESSERE RILASCIATI DAL MEDICO DI GUARDIA MEDICA, NÈ DAL MEDICO DI MEDICINA GENERALE.
PER I SÌ, O PER I NO, MA VOTIAMO TUTTI
Non votare, adesso che tanto è stato fatto per garantire una scelta democratica del popolo, vorrebbe dire perdere un’occasione importantissima per affermare con chiarezza che i cittadini devono essere ascoltati. Votiamo tutti. Per i Sì o per i No, ciascuno voti a seconda della propria coscienza.Ma votiamo tutti.Non lasciamo la democrazia nelle mani dei pochi.
Ricordiamo inoltre, per correttezza, che è possibile scegliere quali referendum votare, ritirando solo le schede che interessano. Il quorum infatti viene calcolato per ogni singolo quesito.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Decreto-legge 11 aprile 2011, n. 37 “Disposizioni urgenti per le commissioni elettorali circondariali e per il voto dei cittadini temporaneamente all’estero in occasione delle consultazioni referendarie che si svolgono nei giorni 12 e 13 giugno 2011″.
Legge n. 40 del 28 aprile 2009 “Disciplina transitoria per lo svolgimento dei referendum previsti dall’articolo 75 della Costituzione da tenersi nell’anno 2009″.
Legge n. 173 del 17 maggio 1995 “Indicazione sulle schede di votazione della denominazione di referendum popolari”.
Decreto del Ministero dell’Interno del 9 maggio 1995 “Caratteristiche essenziali della parte esterna della scheda di votazione in caso di svolgimento di più referendum popolari previsti dall’art. 75 della Costituzione”.
Decreto-legge n. 67 del 9 marzo 1995 “Modifiche urgenti alla legge 352 del 1970, recante norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”.
Legge n. 199 del 22 maggio 1978 “Modificazioni alla legge 352 del 1970 sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”.
Legge n. 352 del 25 maggio 1970 “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”.
Costituzione della Repubblica Italiana: articoli 48, 71, 75, 132 e 138.
La Germania fermerà il suo ultimo reattore nucleare entro il 2022, diventando così la prima potenza industriale a rinunciare all'energia atomica: lo ha annunciato oggi il ministro per l'Ambiente. La maggior parte dei 17 reattori tedeschi non sarà più in servizio entro la fine dell'anno in corso; gli ultimi tre, i più recenti, funzioneranno fino al 2022 al più tardi, ha precisato il ministro Norbert Roettgen, che ha definito questa decisione "irreversibile".
La Germania conta 17 reattori nucleari sul suo territorio, di cui otto non sono più collegati alla rete di produzione dell'energia elettrica. Questi otto reattori non saranno più riattivati, ha sottolineato il ministro. La Germania dovrà trovare entro la fine del 2022 il modo di soddisfare il 22% del suo fabbisogno di elettricità, attualmente soddisfatto dalle centrali atomiche. Un arresto definitivo dei 17 reattori nucleari tedeschi nel 2022 rappresenta di fatto un ritorno al calendario fissato all'inizio degli anni 2000 dalla coalizione formata da social-democratici e verdi.
La cancelliera tedesca Angela Merkel aveva fatto approvare a fine 2010 l'estensione media di 12 anni della durata legale dello sfruttamento dei reattori del paese, contro la sua stessa opinione pubblica, provocando così l'esplosione di un sentimento anti-nucleare in Germania.
Ma dopo la catastrofe di Fukushima in Giappone, a seguito del sisma dell'11 marzo scorso, Angela Merkel aveva immediatamente fermato le centrali più vecchie ed aveva lanciato una riflessione sull'abbandono del nucleare civile, che dovrà essere ratificata formalmente in occasione del prossimo Consiglio dei ministri, il 6 giugno.
In poche settimane dal Stati Uniti alla Svezia e all'Italia si sono susseguiti diversi decessi di gruppo di pesci e uccelli. Le cause di questa moria? Diverse e in gran parte naturali. Ma non hanno nulla a che vedere con la fine del mondo.
Gli appassionati di mistero e i profeti di sventura rimarranno a bocca asciutta. Le improvvise e frequenti morti collettive di animali in giro per il mondo non sono i prodromi della fine del mondo. E probabilmente neanche la conseguenza dello spostamento del polo magnetico, un fenomeno conosciuto e del tutto naturale. Se si analizzano le cause in modo obiettivo, scientifico e caso per caso, si scopre che la moria di uccelli e di pesci verificatasi ai primi dell'anno non è dovuta a qualcosa di misterioso.
Che cosa è successo?
Andiamo con ordine e cerchiamo di fare chiarezza. Il primo caso è stato registrato in Florida: migliaia di pesci morti in un torrente; poi è il turno del Texas: 200 uccelli muoiono su un ponte; si continua nel Kentucky (storni e pettirossi) e in Arkansas (merli) per finire in Svezia, dove vari ricercatori stanno cercando una risposta alla morte improvvisa e contemporanea di circa 50 taccole trovate su una strada in prossimità di Falkoping, una morte molto simile a quella dei loro cugini deceduti negli Stati Uniti. Se poi ci spostiamo dalla terra (o meglio, cielo), al mare, la situazione non cambia: in Brasile si arenano sardine e pesci gatto, in Inghilterra granchi diavolo, mentre in Nuova Zelanda e Vietnam la situazione è analoga con morie di centinaia di pesci. Se poi torniamo in Italia, Faenza si è ricoperta di un tappeto di tortore. Ne hanno contate 800.
Quali sono le cause?
Per alcuni eventi c'è già una risposta, naturalmente diversa caso per caso: in Svezia la causa sono stati i fuochi d'artificio che potrebbero aver shockato i volatili peraltro già provati dal freddo. Conclusione: sono morti in massa. Ma davvero c'è qualcosa di misterioso nell'aria e nelle acque del pianeta che sta causando stragi di animali del tutto inusuali? La risposta non è così semplice e per non fare di tutta un'erba un fascio è necessario analizzare caso per caso. sia un'eccezione, ma un fenomeno globale. Anche per la morte delle tortore italiane ci sarebbe già una spiegazione: «È assai probabile che la loro scomparsa sia stata provocata da un'indigestione degli scarti di semi di girasole provenienti da un oleificio che sono stati ingeriti in dosi superiori alle possibilità del fabbisogno degli uccelli», afferma Rodolfo Ridolfi, dell'Istituto Zooprofilattico di Lombardia ed Emilia-Romagna.
Nessun giallo sulle "stragi"
E per le morti più "misteriose"? Prima di lanciarsi in spiegazioni alla film catastrofista occorre attendere l'autopsia degli animali. E comunque gli esperti sottolineano che le morie degli animali sono un fenomeno abbastanza normale. Nel caso delle morie di inizio 2011 c'è soltanto un aspetto strano (ma puramente casuale): sono tutti eventi accaduti in rapida successione (e peraltro intorno a capodanno) e vicino a città e dunque abbastanza verificabili. Ed è per questo che li abbiamo notati in modo più significativo. «Non è infrequente vedere centinaia di volatili morire perché volano troppo vicino ai radar, ma non fa notizia», dice John Wiens ornitologo della PRBO Conservation Science. «Da 1970 il National Wildlife Health Center del Winsconsin ha monitorato numerose morti di massa tra gli uccelli, i pesci e altre creature, ma nessuno ne ha parlato», spiega LeAnn White, specialista di malattie che colpiscono la fauna selvatica. « La colpa sta nel fatto che alcuni casi sono stati sottolineati dai media tralasciando di ricordare che fenomeni del genere sono eventi, pur inusuali, che avvengono da sempre» ha aggiunto.
Gli ultimi casi
Soltanto negli ultimi 8 mesi del 2010 sono stati registrati 95 morti di massa negli Stati Uniti e molto probabilmente è un numero sottostimato. Tra gli eventi registrati vi sono morie di migliaia di anatre, di salamandre, di pipistrelli e di uccelli di varie specie. Mediamente ogni anno si registrano negli Stati Uniti 163 eventi del genere e in taluni casi hanno risultati drammatici, come nel 1996 quando al confine tra gli Usa e il Canada morirono in pochissimi giorni oltre 100.000 anatre.
Non siete riusciti a partire per le vacanze a causa della neve e del gelo che nelle ultime settimane hanno bloccato strade e cieli di mezzo mondo? Che ci crediate o no è tutta colpa del caldo, del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci artici. A rivelarlo uno studio tedesco.
Nevicate da record sulla East Cost, aeroporti chiusi in mezza Europa, traffico aereo in tilt e vacanze natalizie a rischio per migliaia di cittadini americani ed europei. Tutta colpa della neve che nelle ultime settimane è caduta copiosa su New York, Londra, Parigi, Berlino e delle piogge torrenziali che hanno investito zone tipicamente asciutte come la Spagna meridionale e le Isole Canarie. Ma come? Non si era detto che c’era il riscaldamento globale, che le temperature erano in costante aumento e che avremmo dovuto prepararci ad inverni sempre più miti e asciutti?
In effetti secondo la NASA il 2010 è stato l’anno più caldo dal 1879, quando sono iniziate le prime registrazioni ufficiali su temperature e clima. Non solo: la World Meteorological Organization ha recentemente confermato che il decennio 2001-2010 è stato il più rovente dal 1850. Qualcosa quindi non quadra...
Il freddo vien dal caldo
Il nodo è stato sciolto qualche settimana fa dai ricercatori dell’Institute for Climate Impact Research di Postdam (Germania), che in un articolo pubblicato su Journal Of Geophysical Research spiegano come le grandi nevicate e il freddo intenso di queste settimane siano una conseguenza del surriscaldamento del pianeta. Vladimir Petoukhov e il suo staff hanno utilizzato un complesso software di simulazione climatica per ricostruire la circolazione dell’aria sulla zona orientale dell’Artico, tra il mare di Barents, la Norvegia e la Russia. Negli ultimi trent’anni quest’area ha subito una drastica riduzione della superficie ghiacciata, che oggi è del 20% più piccola rispetto agli anni ‘80 nonostante il freddo intenso dell’inverno 2005-2006. In questa zona il mare, non più ricoperto dal ghiaccio, durante l’estate assorbe una enorme quantità di calore, che durante l’inverno viene rilasciata. L’oceano si trasforma quindi in una specie di enorme termosifone e ciò non fa che accelerare ulteriormente il processo di riscaldamento.
Gli scienziati hanno alimentato il modello computerizzato simulando una progressiva riduzione della copertura ghiacciata di questa zona dal 100% all’ 1% e hanno poi analizzato gli effetti di questo fenomeno sul clima europeo. Secondo Petoukhov lo scioglimento del ghiaccio artico causa un surriscaldamento degli strati più bassi dell’atmosfera: sopra il mare si forma così un sistema di alta pressione anomalo che spinge verso sud turbini di aria fredda polare. Gli inverni freddi degli ultimi anni sarebbero insomma stati causati, nella maggior parte dei casi, dal riscaldamento globale.
"Gli inverni rigidi non smentiscono le teorie del surriscaldamento, ma la completano" dichiara Petoukhov. "Queste anomalie hanno triplicato la probabilità degli inverni estremanente freddi in Europa e nel nord dell’Asia". Le teorie fino ad oggi più accreditate attribuivano la responsabilità degli inverni gelidi alla riduzione dell’attività della Corrente del Golfo e del Sole, ma secondo i fisici tedeschi la correlazione tra questi fenomeni è piuttosto debole.
La prova del... -9(°C)
La teoria di Petoukhov sembra confermata anche da alcuni dati empirici. Gli scienziati hanno osservato che nell’inverno 2005-2006 le temperature medie della Siberia e delle zone limitrofe sono state di 9 - 10°C più basse rispetto al normale. In quell’anno sul nord dell’Atlantico non si sono osservate oscillazioni anomale dei flussi di aria. Lo stesso scienziato invita comunque a non trarre conclusioni affrettate: il suo studio riguarda infatti le probabilità di cambiamenti climatici nel lungo periodo. "Io credo che nessuno sappia," si legge nel comunicato stampa pubblicato sul sito dell’Intitute for Climate Impact Research di Postdam "quanto rigido potrà essere il prossimo inverno".
Un team di ricercatori americani sta lavorando allo sviluppo di un pannello solare che può funzionare anche al buio. Prima di parlare di rivoluzione c'è ancora da risolvere qualche problema tecnico, ma gli scienziati sono ottimisti.
Il bello dei pannelli solari è che forniscono energia a costo zero. Il brutto dei pannelli solari è che funzionano solo di giorno. Ma presto le cose potrebbero cambiare. Steven Novack, ricercatore presso l’Idaho National Laboratory, negli Stati Uniti, sta infatti lavorando allo sviluppo di celle solari nanotecnologihe che, almeno in teoria, dovrebbero funzionare anche di notte.
L’energia vien di notte...
Più della metà dell’energia proveniente dal Sole è nello spettro dell’infrarosso: durante il giorno viene assorbita dalla superficie terrestre e di notte viene rilasciata sotto forma di calore. Dal punto di vista concettuale l’idea di Novack è semplice: catturare questo calore e covertirlo in energia. Per raggiungere questo obiettivo ha sostituito le comuni cellule fotovoltaiche in silicio, che producono energia assorbendo fotoni e rilasciando elettroni, con delle microscopiche antenne che quando vengono colpite dalla radiazione infrarossa entrano in risonanza generando corrente alternata.
Sfide tecnologiche
Si tratta però di una corrente ad altissima frequenza, che per poter essere utilizzata deve essere stabilizzata e raddrizzata, cioè trasformata in corrente continua, grazie a speciali diodi sviluppati dall’Università del Colorado. Il vero problema sono le antenne, che poter catturare le onde dell’infrarosso devono essere di una lunghezza variabile da qualche millimetro a pochi nanometri: al momento Novack e il suo team sono in grado di produrre antenne che funzionano solo ai margini dello spettro IR, ma contano di ampliare il proprio potenziale entro breve. Il primo prototipo sarà pronto tra qualche mese. Attorno a questo progetto c’è una grande attesa, anche perchè, sulla carta, sembra essere molto promettente: i test effettuati fino ad ora hanno dimostrato che le celle all’infrarosso hanno un’efficienza del 46% rispetto al 25% delle celle fotovoltaiche in silicio tradizionali. Non solo: non richiedendo un’esposizione e un’inclinazione specifica dovrebbero presentare meno problemi di installazione e utilizzo. Non resta che aspettare...
Da anni gli scienziati stanno lavorando, senza successo, alla realizzazione di un computer quantistico, una macchina superveloce capace di memorizzare ed elaborare le informazioni sotto forma di quanti, pariticelle di luce o onde di materia. Ma ora un gruppo di scienziati americani è riuscito a costruire una memoria quantistica che può essere utilizzata su computer convenzionali. E sembra funzionare...
Un team di ricercatori dell’Università dello Utah ha messo a punto la più piccola e veloce memoria per computer attualmente teorizzabile. Gli scienziati guidati da Dane McCamey e Christoph Boehme, fisici dell’ateneo americano, sono riusciti a immagazzinare un set di dati per 112 secondi nel campo magnetico che si trova all’interno del nucleo di un atomo e sono poi riusciti a recuperarlo, perfettamente integro, grazie a un procedimento elettronico. In pratica hanno usato il nucleo atomico come una chiavetta USB. Il risultato, pubblicato sull’ultimo numero di Science, è estemamente importante perchè apre la strada allo sviluppo di un’informatica di nuova concezione, completamente diversa da quella con cui interagiamo quotidianamente. Certo, al momento la memoria atomica non è particolarmente pratica da utilizzare: funziona a temperature appena superiori allo zero assoluto e solo se circondata da un campo magnetico 200.000 volte più intenso di quello terrestre, ma McCamey,e i suoi collaboratori pensano di riuscire a risolvere questi problemi.
Dal bit al qubit
I moderni computer sono elettronici: processano e memorizzano le informazioni sottoforma di flussi elettrici, cioè di elettroni, all’interno di transistor. Questi non sono altro che interruttori capaci di immagazzinare le informazioni come sequenze di "acceso" (quando c’è carica elettrica) e spento (quando la carica è assente): in pratica sequenze di 1 e 0. Da molti anni gli scienziati stanno cercando di sviluppare dei computer quantistici, macchine capaci di funzionare secondo le leggi della fisica quantistica che prevede la possibilità per le particelle di luce e materia di essere contemporaneamente in due posti diversi. In questi computer il bit quantistico, o qubit, può assumere il valore di 0 e 1 nello stesso momento. Ciò significa che, in teoria , un computer di questo tipo potrebbe essere miliardi di volte più veloce di uno convenzionale.
Non c'è atomo senza spin
Ma se in un computer quantistico non ci sono nè cariche elettriche nè transistor dove vengono immagazzinate le informazioni? All’interno dei nuclei atomici che formano le unità di memoria, sottoforma di "spin", un concetto piuttosto complesso che descrive una proprietà delle particelle subatomiche. Per capire di cosa si tratta, si può provare a immaginare che protoni ed elettroni contengano delle piccole barre magnetiche simili all’ago di una bussola, che puntano verso l’alto (up) o verso il basso (down) a seconda dello spin. Down e up sono l’equivalente quantistico dello 0-1 di un computer elettronico.
Silcio dopato
McCarmey, Boehme e i loro colleghi hanno potenziato con atomi di fosforo una memoria convenzionale al silicio di un millimetro quadrato e l’hanno collegata a dei contatti elettrici. Hanno poi messo il tutto in un supercongelatore e lo hanno circondato con un campo magnetico molto intenso. Dopo aver allineato tutti gli spin con un campo magnetico da 8.59 Tesla (200.000 volte più intenso di quello terrestre), hanno utilizzato delle onde elettromagnetiche per scrivere le informazioni sotto forma di up e down negli spin degli elettroni che ruotano attorno ai nuclei di fosforo. Poi, grazie a onde radio, hanno trasferito gli spin ai protoni del nucleo. Gli spin dei protoni sono più stabili rispetto a quelli degli elettroni, e quindi più affidabili per la conservazione dei dati. Il processo di lettura delle informazioni archiviate negli spin funziona all’esatto contrario: gli spin, una volta trasferiti dai protoni agli elettroni mediante onde radio, vengono convertiti in variazioni di corrente e quindi in dati "convenzionali".
Affidabilità spintronica
Il risultato ottenuto da McCamey e dal suo staff, costruendo una sorta di ponte tra l’elettronica convenzionale e la meccanica quantistica, apre la strada a una nuova disciplina: la spintronica. "In pratica non abbiamo fatto altro che scrivere 1 nel nucleo di un atomo. Abbiamo dimostrato di poter leggere ripetutamente questo dato per 112 secondi prima che il nucleo di fosforo perda le informazioni di spin. In un tempo molto più breve di questo i fisici sono riusciti a leggere e rileggere lo stesso dato ben 2000 volte, dimostrando così che la lettura dello spin non lo deteriora. E questo rende la memoria affidabile" spiega Boehme. Ma 112 secondi non saranno un po’ pochi per definire affidabile la memoria di un computer? "No" dice Boehme "la memoria DRAM di un comume pc conserva le informazioni per pochi millisecondi, poi vengono ri-scritte di nuovo. E in questo modo l’informazione si conserva".