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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

L'universo ha bisogno di un Creatore? "No". La perentoria risposta arriva dal professor Stephen Hawking, l'astrofisico più famoso del mondo, considerato da molti l'erede di Newton, del quale ha per così dire ereditato la prestigiosa cattedra all'università di Cambridge. In un nuovo libro che esce in questi giorni, l'autore del best-seller internazionale Dal Big Bang ai buchi neri sostiene, sulla base di nuove teorie, che "l'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio a crearlo".

L'universo ha bisogno di un Creatore? "No". La perentoria risposta arriva dal professor Stephen Hawking, l'astrofisico più famoso del mondo, considerato da molti l'erede di Newton, del quale ha per così dire ereditato la prestigiosa cattedra all'università di Cambridge. In un nuovo libro che esce in questi giorni, l'autore del best-seller internazionale Dal Big Bang ai buchi neri sostiene, sulla base di nuove teorie, che "l'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio a crearlo".

La sua affermazione occupava ieri tutta la prima pagina del Times di Londra, come una sfida, l'ennesima, della scienza alla religione. "Così come Darwin ha smentito l'esistenza di Dio con la sua teoria sull'evoluzione biologica della nostra specie", commenta Richard Dawkins, biologo difensore dell'ateismo, "adesso Hawking la nega anche dal punto di vista della fisica". Nel suo libro più famoso, l'astrofisico aveva cercato di spiegare che cosa accadeva "prima" del Big Bang, ossia prima che nascesse il tempo, lasciando il quesito irrisolto. Il capitolo conclusivo conteneva un ragionamento che alcuni interpretarono come l'idea che Dio non fosse incompatibile con una comprensione scientifica dell'universo: scoprire cosa c'era prima Big Bang, arrivare a una "completa teoria" dell'universo  -  scriveva Hawking  -  "sarebbe il più grande trionfo della ragione umana, perché a quel punto conosceremmo la mente di Dio".

La sua affermazione occupava ieri tutta la prima pagina del Times di Londra, come una sfida, l'ennesima, della scienza alla religione. "Così come Darwin ha smentito l'esistenza di Dio con la sua teoria sull'evoluzione biologica della nostra specie", commenta Richard Dawkins, biologo difensore dell'ateismo, "adesso Hawking la nega anche dal punto di vista della fisica". Nel suo libro più famoso, l'astrofisico aveva cercato di spiegare che cosa accadeva "prima" del Big Bang, ossia prima che nascesse il tempo, lasciando il quesito irrisolto. Il capitolo conclusivo conteneva un ragionamento che alcuni interpretarono come l'idea che Dio non fosse incompatibile con una comprensione scientifica dell'universo: scoprire cosa c'era prima Big Bang, arrivare a una "completa teoria" dell'universo  -  scriveva Hawking  -  "sarebbe il più grande trionfo della ragione umana, perché a quel punto conosceremmo la mente di Dio".

Ma nella sua nuova opera, intitolata The Grand Design (Il grande disegno o progetto) e scritta insieme al fisico americano Leonard Mlodinow, lo scienziato offre la risposta: anziché essere un evento improbabile, spiegabile soltanto con un intervento divino, il Big Bang fu "una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica". Scrive Hawking: "Poiché esiste una legge come la gravità, l'universo può essersi e si è creato da solo, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui c'è qualcosa invece del nulla, il motivo per cui esiste l'universo, per cui esistiamo noi". Nel libro, lo studioso predice inoltre che la fisica è vicina a formulare "una teoria del tutto", una serie di equazioni che possono interamente spiegare le proprietà della natura, la scoperta considerata il Santo Graal della fisica dai tempi di Einstein.

E' tuttavia la sua asserzione che Dio non ha creato l'universo, e dunque non esiste, a suscitare eco e polemiche. "Se uno ha fede", osserva il professor George Ellis, docente di matematica applicata alla University of Cape Town, "continuerà a credere che sia stato Dio a creare la Terra, l'Universo o perlomeno ad accendere la luce, a innescare il meccanismo che ha messo tutto in moto, prima del Big Bang o del presunto nulla che lo ha preceduto". Ma il campo dell'ateismo accoglie la pubblicazione del libro di Hawking come una vittoria della ragione e della scienza, da celebrare a due settimane dalla visita in Inghilterra di papa Benedetto XVI, che non sarà per niente d'accordo con Hawking.

Nel nuovo libro, l'astrofisico rivela che il riferimento alla "mente di Dio" nel suo precedente volume sul Big Bang era stato male interpretato. Hawking non ha mai creduto che scienza e religione fossero conciliabili. "C'è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull'autorità, e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento", conclude. "E la scienza vincerà perché funziona".
 
Fonte: Repubblica.it - RIPRODUZIONE RISERVATA; Autore:  ENRICO FRANCESCHINI

 
By Admin (from 05/09/2010 @ 16:02:13, in it - Scienze e Societa, read 2741 times)

L'immenso centro storico di Genova è ancora esclusivo appannaggio dei genovesi. Nonostante le Colombiadi, il G8 e il ruolo di capitale della cultura per un anno, ha mantenuto quell'aria de porto: malfamata, febbrile e verace. Il giro del centro storico si deve fare, perciò, prescindendo dai monumenti.

 

La cosa migliore è girovagare Sottoripa, intorno a Piazza Caricamento, via Prè e via del Campo, accompagnando la passeggiata con abbondanti porzioni di farinata e frutta candita, retaggio di antichi scambi con la Siria. A delimitarla il duecentesco palazzo San Giorgio, o meglio, Palazzo a Mare.

 

Ha solo un secolo in meno della piazza, ma con la sua facciata affrescata nel '500 rappresentò, come banca, il governo della città e dei suoi possedimenti. Più su, a monte, Palazzo Spinola, residenza dal '500 al 1958 di ricchi mercanti genovesi, ha una preziosa galleria di opere d'arte con dipinti di Van Dyck, di Giudo Reni, Luca Giordano e l'Ecce Homo di Antonello da Messina. Chiesa e commenda di San Giovanni si trovano all'inizio di via Prè, centro dell'angiporto e dei suoi traffici.

 

E' il complesso religioso più bello, affacciato sul mare, vero simbolo del romanico genovese. La strada si immette in via del Campo dalla porta dei Vacca del 1100: un portale semicircolare con due torri svettanti. ( Fonte: I weekend più belli d'Italia - Autori vari)

 
By Admin (from 06/09/2010 @ 08:45:01, in it - Scienze e Societa, read 5467 times)

Il più occidentale dei Borghi delle Cinque Terre è il paese nativo del poeta Eugenio Montale.

 

Raggiungibile in auto e con una spiaggia quasi riminese, è stato un po' snaturato dal turismo. Per ritrovarne l'anima, bisogna andare oltre la “ vetrina” delle spiaggette.

 

Monterosso si adagia su una conca affacciata su una larga insenatura al levante di punta Mesco. Due nuclei che lo compongono: Fegina e Monterosso.

 

Quest'ultimo ha mantenuto in parte le caratteristiche di borgo antico. Ai bordi della spiaggia venne costruita fra il '200 e il '300 la chiesa di San Giovanni, col campanile in origine torre di guardia del fortino genovese. Dal porticciolo, una strada pedonale a gradoni porta al colle di San Cristoforo, che divide Monterosso da Fegina, dove si incontra il convento dei Cappuccini con la Chiesa di San Francesco.

 

Il monastero domina le due piccole baie in cui è diviso il lungo mare di Monterosso. Fu fondato nel 1100, e ha svolto funzioni di guarnigione militare, lazzaretto e deposito di pesce essiccato. All'interno della chiesa una Crocifissione,attribuita ad Anton Van Dyck. Per raggiungere Vernazza si può prendere il Sentiero Azzurro che collega i centri delle Cinque Terre. ( Fonte: I weekend più belli d'Italia - Autori vari)

 

Pur datato ( 7 Aprile 2005), l'articolo mantiene intatta la sua forza persuasiva e la sua ferrea logica. Hitchens trattava il caso di Terri Schiavo, reso più che mai attuale oggi dalla vicenda di Eluana Englaro. Buona lettura.

La crisi è passata. Ma per tutta la domenica di Pasqua si è temuto che la povera Terri Schiavo, di fatto morta ormai da tempo, ricevesse le stimmate su mani e piedi e si levasse sopra lo stretto della Florida, sostenuta da miracolosi delfini per essere unita nella beatitudine al bambino-uomo Elián González.

 Mi ero sinceramente riproposto di essere l'unico imbrattacarte d'America a restare fuori da questa discussione stupida e avvilente. Non avrei dovuto immischiarmi. Ma se ti lasci coinvolgere anche un solo istante, vieni subito attratto in un vortice di irrazionalità e cattiveria.

Un avvocato della famiglia si presenta davanti a un tribunale americano e dichiara solennemente che la " cliente" del suo cliente potrebbe dover trascorrere più tempo in purgatorio, se non addirittura all'inferno, se decide di sospendere l'alimentazione artificiale.

Un fanatico cattolico, Patrick Buchanan, sostiene che gli agenti federali dovrebbero fare irruzione e sottrarre il cadavere. Un altro fondamentalista cattolico ribatte che sarebbe imprudente, ma solo perché creerebbe un precedente per poter salvare persone vive nel braccio della morte.

Stanco, torno alla posta elettronica e scopro un messaggio di uno che si firma " dottore" ma che forse ha un altro tipo di laurea. Se io definisco Terri Schiavo già morta, scrive l'indignato signore, allora come posso oppormi " al fatto che venga nutrita con un tubo? Di certo non può farle male".

Ammetto di essere sorpreso dalla debolezza della mia posizione e valuto per un attimo l'immagine di file e file di americani defunti, tutti attaccati a un respiratore fino al giorno del giudizio. Morti? Sì, assolutamente, ma il primo dovere del medico è non nuocere. La mente vacilla.

Io sono a favore della " scelta per la vita". Un tempo ero abituato a estenuanti discussioni con i militanti per la " libera scelta", i quali solo con riluttanza ammettevano che il feto era vivo ma poi domandavano se fosse davvero una vita umana. Con gli anni il dibattito si è evoluto: i cattolici seri non dicono più che la contraccezione è genocidio e i sostenitori della " libera scelta" sono perplessi sulle interruzioni di gravidanza a uno stadio avanzato.

 Sensibile alla coerenza nell'" etica della vita", la Chiesa si è spinta fino a condannare la pena di morte.

 Le cose stavano migliorando lentamente. Fino a oggi.

C'è un'analogia con un dibattito laico.

 Alla fine del diciottesimo secolo Jefferson e Madison ebbero una discussione e si chiesero se la terra appartenesse solo ai vivi. Sostenendo che " l'uomo non ha alcuna proprietà sull'uomo", Thomas Paine aveva condannato alcuni atteggiamenti tradizionali perché, di fatto, riconoscevano dei diritti ai morti. Jefferson, che era d'accordo, scrisse che alle passate generazioni non poteva essere consentito alcun veto. Madison replicò che i deceduti avevano alcuni diritti e bisognava rispettarli perché si erano impegnati per creare molti dei benefici di cui godevano i vivi. Ma perché questa discussione potesse essere condotta in termini ragionevoli, ci doveva essere un accordo sul fatto che i morti fossero davvero morti. Non si può fare nulla se una persona è mantenuta in uno stato perenne di morte apparente. Se c'era il benché minimo motivo per non credere che nell'ultima parte della sua esistenza Terri Schiavo fosse già la ex moglie di suo marito, direi che lui aveva un dovere verso di lei. Ma così come stanno le cose – ed ecco la mia risposta all'uomo che ci chiedeva di ignorare tutte le prove mediche e tuttavia trattava ancora la donna come se fosse viva – penso che sia osceno considerarla capace di esercitare un potere dall'oltretomba. Quanto all'idea che di questo presunto potere si possano fare arroganti interpreti demagoghi clericali e stregoni autonominati, viene da rabbrividire.

La fine del cervello, o la sostituzione del cervello con un vuoto liquefatto e rimpicciolito, è – per tornare al mio punto iniziale – se non la fine assoluta della " vita", almeno l'indiscutibile conclusione della vita umana. Questo priva la vittima di ogni voce in capitolo nelle vicende umane. Dato tragico, forse, a meno che non si creda in una migliore vita futura. Ci vuole un pentimento.

 Nel frattempo gli altri hanno una vita da vivere. E io spero che diremo che non vogliamo passare il resto dei nostri giorni ad ascoltare le reazioni isteriche di menti malate e superstiziose. È un insulto ai nostri tribunali e alla nostra costituzione che giudici, deputati, senatori e governatori siano molestati da chi crede nella resurrezione ma non nella morte fisica. Quale paziente post-terminale non potrebbe ora essere utilizzato, a prescindere dalla sua volontà, per convocare un tribunale di mezzanotte o riunire una precipitosa presidenza notturna? Non contenti di dirci che un tempo condividevamo la terra con i dinosauri e che dovremmo insegnare ai nostri figli questa menzogna, adesso i fanatici religiosi presentano il loro culto della morte come se fosse una gioiosa celebrazione dell'unica vita che abbiamo. Si sono spinti troppo in là, e dovrebbero pentirsene quanto più amaramente possibile.

Autore: Christopher Hitchens - Fonte: Internazionale.it

 
By Admin (from 06/09/2010 @ 12:55:38, in it - Scienze e Societa, read 1754 times)

Davvero, non crederete mica di esservi inventati seriamente qualcosa da zero? L’umanità evolve per piccoli, graduali contributi. Ognuno di essi espande la nostra consapevolezza, le nostre conoscenze e la nostra tecnologia di un soffio, spesso impercettibile. Nessuno potrebbe mai creare nulla da zero, neppure Einstein.

Quando non abbiamo avuto paura del confronto, i risultati sono stati sempre entusiasmanti. Durante il Rinascimento i blog conobbero una diffusione fenomenale. Si chiamavano Commonplace books e il destino vuole che abbiano visto i natali proprio in Italia, tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo, con la nascita dello zibaldone: un miscuglio apparentemente confusionario di pensieri, illustrazioni, stralci di testo e annotazioni.

 

Nel tempo l’idea si sviluppò, e divenne un modo di organizzare la conoscenza molto popolare, per esempio nell’Inghilterra del sedicesimo secolo. John Locke insegnava agli studenti di Oxford la maniera migliore di indicizzare i contenuti di ogni diario, ma anche Francis Bacon, Henry David Thoreau e Mark Twain, per citarne solo alcuni, furono educati alla tradizione del commonplace book. In cosa consistevano?

Tra il 1500 e il 1800 gli inglesi - ma non solo - leggevano in maniera non consequenziale e saltavano di libro in libro. Spezzavano il testo in frammenti e li ricomponevano in nuove forme, trascrivendoli in diverse sezioni dei loro diari personali. Poi rileggevano il tutto e riorganizzavano il flusso, aggiungendo nuovi frammenti. Questa modalità di lettura segmentata, anziché sequenziale, che era prevalente prima che la gente iniziasse a leggere ordinatamente i romanzi, costringeva chi la praticava a leggere attivamente, a sviluppare la sua personale visione delle cose. Leggere e scrivere erano quindi attività inseparabili.

Commonplace Book 1

I diari personali così composti, spesso altamente tematici, passavano di mano in mano e venivano integrati con pensieri, ritagli, riflessioni e dati aggiuntivi, diventando veri e propri testi di riferimento, piccoli e completi manuali ricchi di conoscenza distribuita, al punto che John Locke sentì il bisogno di ideare una metodologia di indicizzazione dei loro contenuti, pubblicata nel suo saggio sull’apprendimento umano (An Essay Concerning Human Understanding).

Il web ha solo automatizzato e reso immediata la compilazione e la diffusione dei commonplace books, ma dai graffiti sulle caverne dei primi sapiens sapiens, passando per la tradizione talmudica senza dimenticare le stesse pericopi (la formulazione originaria del vangelo che consisteva di singole pergamene che racchiudevano episodi isolati della vita di Gesù, commentati e passati di mano in mano tra una comunità cristiana e l’altra), l’uomo ha sempre trovato il modo di contribuire, pensiero su pensiero, all’evoluzione della grande coscienza collettiva.

Commonplace books

In cima alla Rocca San Silvestro, un borgo di minatori fondato mille anni fa, si trova un albero speciale. Dai suoi rami pendono decine e decine di ciondoli in pietra. Ognuno di essi porta una scritta, sia essa un proverbio, una dedica, un pensiero o un tributo alla bellezza del creato. Se ci andate, potete aggiungere la vostra pietra. Oscillerà nel vento, appesa a un albero, per molto tempo, come molti saranno i visitatori meravigliati che si imbatteranno nel vostro messaggio.

Quell’albero, in fondo, è come un blog con un unico, eterno, immortale post, dedicato al senso della vita.

Fonte: byoblu.com

 
By Admin (from 07/09/2010 @ 08:30:28, in it - Scienze e Societa, read 1626 times)

Davanti a Portovenere, dove il golfo di La Spezia si apre verso la Corsica, c'è una delle isole italiane meno conosciute: la Palmaria. Il suo periplo lungo il sentiero principale inizia costeggiando l'ottocentesco forte ed ex carcere militare Umberto I.

 

Da qui si domina il braccio di mare con la torre Scola, un edificio del '600 su un isolotto artificiale, che era il caposaldo del sistema difensivo del golfo.

 

Superata la fortezza, il sentiero sale dolcemente per ridiscendere a Cala del Pozzo, immersa nella macchia mediterranea, luogo di attracco dei battelli provenienti da Spezia e Lerici. Si prosegue quindi verso un'ex postazione militare fino alle antiche cave di marmo nero del Pozzale e a un'ampia insenatura con una spiaggia deliziosa.

 

Un'altra breve salita, e si arriva nei pressi della Grotta dei Colombi, una delle principali testimonianze dell'età preistorica in Liguria, e all'imponente forte Cavour. Il sentiero ridiscende poi alla punta Carlo Alberto e al Terrizzo, dove ancorano le barche che attraversano le Bocche e dove non lontano ci sono stabilimenti balneari per i militari delle basi di Spezia. Divenuta Parco Naturale Regionale e dichiarata nel' 97 dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'umanità. ( Fonte: I weekend più belli d'Italia - Autori vari)

 

Eugenio Benetazzo, economista e critico indipendente, risponde alle critiche di chi lo aveva accusato di razzismo.

MILANO - Nel dialetto veneto, soprattutto nell'hinterland vicentino, vi è una locuzione verbale molto diffusa, "gheto capio" che significa "hai capito ?" utilizzata spesso anche come modo per intercalare durante una conversazione con uno o più interlocutori. Scrivo questo redazionale per rispondere alle accuse di leghismo e razzismo che mi sono state rivolte in occasione della pubblicazione di un altro articolo di inchiesta, al cui interno analizzavo la società americana sulla base della sua attuale situazione macroeconomica come conseguenza della sua stessa struttura sociale. Premetto che i complimenti ed apprezzamenti migliori li ho ricevuti proprio da persone che vivono e lavorano negli States da anni, i quali hanno confermato pienamente l'outlook di analisi che ho dipinto per l'America dei 50 Stati. Le accuse più infamanti invece sono arrivate da lettori italiani (molti dei quali non hanno mai visitato il paese in questione) che hanno recepito il mio redazionale come una manifestazione di appoggio politico a questa o quella forza politica.

Italiani classisti - La caratteristica principale della popolazione italiana è rappresentata dal classismo sociale: questo significa che qualsiasi titpo di affermazione, proposta, contestazione o critica deve essere sempre riconducibile a qualche movimento politico. Della serie, se Benetazzo dice che l'America è fallita a causa della sua composizione etnica allora significa che è leghista o estremista di destra e pertanto questo determina l'ammirazione di quella parte politica o il disprezzo della parte avversaria.

In Italia non vincerà mai il buonsenso - Mi rammarico per questo e temo che difficilmente il futuro del nostro paese possa essere roseo visto che non potrà mai vincere il buonsenso, ma solo un determinato colore politico. Quanto ho precedentemente scritto, come tutte le altre mie opere intellettuali, sono frutto di un analisi economica e non di una appartenenza politica. Vi è di più: il periodo di studio all'interno degli States ha voluto essere di natura prettamente inquisitoria nei confronti della società e dell'apparato economico, e non volto a visitare la Statua della Libertà a NY, Ocean Drive a Miami, il Museo della Coca Cola ad Atlanta, Rodeo Drive a Los Angeles, la Strip a Las Vegas e così via. Nel mio caso questo tipo di attrazioni sono state ignorate (tranne in parte per Las Vegas), in quanto ho voluto conoscere e studiare l'America e gli Americani per come producono, per come consumano e lavorano, come si indebitano e cosi via. La mia permanenza pertanto non è stata caratterizzata dallo svago e dal divertimento, quanto piuttosto dall'analisi, sintesi e riflessione su quanto raccolto.

L'inchiesta americana - Ho avuto modo di visitare numerose banche e grandi corporation, intervistare brokers ed executive, incontrare giornalisti e reporter indipendenti: il quadro che ne è uscito (che vi piaccia oppure no) contempla quanto scritto in precedenza. Ad esempio a Miami non mi sono sollazzato in spiaggia sotto il sole o sbronzato di tequila nei locali latinoamericani durante le notti brave, quanto piuttosto ho incontrato numerosi realtor, building developer e mortgage brokers, oltre che visitare i famosi appartamenti in svendita con il 60 % di sconto. Ad Atlanta invece (correndo non pochi rischi) ho visitato il quartiere dei neri a Downtown intervistando numerose persone che avevano appena perduto il posto di lavoro e vivevano con il sussidio federale. Quello che ne è uscito è un quadro con una logica di esame ben comprensiva se vista nel suo insieme.

Il duro prezzo della delocalizzazione americana - Il primo paese al mondo che ha delocalizzato (prima in Messico, poi in Cina, dopo in India ed ora in Vietnam) sono stati proprio gli Stati Uniti, ed ora stanno pagando il conto di quella scellerata strategia di svendere le loro produzioni all'Oriente e contestualmente anche i posti di lavoro. In parallelo a questo si è verificato uno spropositato overbulding (eccesso di costruzione) grazie al mutuo facile a soggetti underscoring (low and bad credit, solitamente persone di etnia nera, ispanica od orientale). La Fed ha poi aiutato a far peggiorare il tutto con grande incoscienza attraverso una politica monetaria suicida.

Una precisazione sui dati contestati riguardanti la composizione demografica - L'accusa più ridicola mi è stata mossa da italiani (che non sono mai stati negli USA) i quali contestano i dati da me forniti circa la composizione demografica dell'America sostenendo che secondo l'ultimo censimento la popolazione statunitense è costituita dal 60% di bianchi caucasici, il 15% da afroamericani, il 15 % ispanici, il 5% da orientali ed il restante da una molteplicità di etnie. Presa in senso generalizzato questa è la statistica media della popolazione americana. Tuttavia i 2/3 degli americani vive in aree metropolitane od urbane con più di 100.000 abitanti: l'intera economia statunitense è radicate e sviluppata nelle grandi aree metropolitane. Ma nelle aree metropolitane non abbiamo questa ripartizione: suvvia, non crediate ciecamente a me, ma almeno ai rapporti demografici che descrivono le aree in questione. Solo nelle prime dieci aree metropolitane (ce ne sono 52 in USA) vivono almeno più di 100 milioni di persone.


New York, popolazione 19.000.000, caucasici 35, Neri 25, Ispanici 20, Asiatici 10
 
Los Angeles, popolazione 12.800.000, caucasici 20, Neri 10, Ispanici 40, Asiatici 10
 
Chicago, popolazione  9.500.000, caucasici 30, Neri 30, Ispanici 25, Asiatici 10

Miami, popolazione 5.400.000, caucasici 15, Neri 25, Ispanici 45, Asiatici 10
 
Dallas, popolazione 6.300.000, caucasici 30, Neri 35, Ispanici 20, Asiatici 10
 
Seattle, popolazione 3.350.000, caucasici 50, Neri 20, Ispanici 15, Asiatici 10
 
Phoenix, popolazione 4.200.000, caucasici 50, Neri 10, Ispanici 25, Asiatici 5
 
Houston, popolazione 5.700.000, caucasici 28, Neri 25, Ispanici 35, Asiatici 5
 
Detroit, popolazione 4.400.000, caucasici 12, Neri 81, Ispanici 5, Asiatici 1
 
Atlanta, popolazione 5.300.000, caucasici 38, Neri 55, Ispanici 3, Asiatici 1

I bianchi vivono nelle campagne - La tabella di sintesi conferma pienamente quanto avevo precedentemente espresso. Se invece andate a visitare i paesini rurali in cui vive il restante 1/3 degli americani scoprirete con grande sorpresa che la popolazione è costituita al 98% da bianchi caucasici (ad esempio Springfiled in Nebrasca rappresenta una insignificante nucleo cittadino con appena 1500 abitanti, il 99% dei quali sono bianchi caucasici). Sono i nuclei di insediamento nelle aree rurali che alzano abbondantemente la percentuale dei bianchi per tutta la popolazione, tuttavia queste piccolissime comunità vivono di una economia stanziale caratterizzata da relazioni commerciali quasi rarefatte: difficilmente vi troverete la sede di una grande corporation o il jet market di una famosa catena alimentare.

Nei dati non si tiene conto dei clandestini - Inoltre anche i dati in percentuale che io stesso ho preso come riferimento (sull'ultimo censimento datato dieci anni or sono) sono discutibili. Ma in peggio. Infatti non contemplano i flussi di immigrati clandestini che entrano in America soprattutto dal Messico, una stima piuttosto ottimistica parla infatti di almeno 15 milioni di clandestini. Solo nella città di Houston si stimano 500.000 presenze. Sono proprio le grandi città metropolitane infatti che diventano le porte di ingresso preferite per l'immigrazione clandestina e per le migrazioni dei nuclei familiari. Ma il dato più significativo che conferma il profondo cambiamento del tessuto sociale statunitense è riferito ai diversi trand di crescita di ogni etnia, con in testa al momento la popolazione ispanica, la quale rappresenterà il 40 % della popolazione statunitense entro il 2030.

I rischi del credito facile - Chi ancora non fosse convinto di questo quadro spero si convinga almeno della voce autorevole di Market Watch, la prestigiosa testata giornalistica online statunitense, la quale ancora nel 2007 in un passato redazionale analizzava i rischi per l'economia americana legati al credito facile a fasce sociali dal basso rating creditizio. Voglio terminare infine con una considerazione rivolta proprio a tutti coloro i quali in questa ultima settimana non hanno fatto altro che etichettarmi come razzista o leghista: fate attenzione invece, cari lettori, a non essere proprio voi i razzisti. Chi non lo avesse ancora compreso i cosidetti processi di integrazione tanto propagandati in passato come fenomenali processi di crescita culturali per tutti i paesi che li vogliano abbracciare, conditi da buonismo ed accoglienza sfacciata, altro non hanno fatto se non istituzionalizzare lo schiavismo moderno asservito al capitale e sfruttare senza limiti tutte quelle popolazioni che avrebbero dovuto essere oggetto di integrazione, spingendo proprio queste persone ad accettare lavori pericolosi, insalubri o fisicamente usuranti per una paga notevolmente inferiore a quella che sarebbe invece spettata ad un lavoratore autoctono.

La menzogna dell'integrazione razziale - E questa strada è stata perpetrata ai danni di altri lavoratori (italiani, tedeschi, francesi, inglesi, americani e cosi via) che hanno visto in pochissimi anni modificarsi verso il basso i loro livelli minimi salariali. L'unico beneficio che ha portato la menzogna dell'integrazione razziale è stato il vile aumento dei profitti delle grandi corporations che hanno beneficiato cosi di manodopera a costo inferiore senza tante seccature sindacali o rispetto per la dignità umana altrui. Chi invece si scalda tanto per consentire ed osannare le fenomali opportunità dell'integrazione, perchè così pensa di poter aiutare queste popolazioni dai mezzi limitati, non fa altro che condannarle ad una nuova era di schiavismo moderno, andando nel contempo a compromettere il tenore reddituale dei lavoratori autoctoni. Fate quindi attenzione, ed iniziate a considerare le opportune conseguenze (i famigerati side effects) di queste politiche di integrazione infelice, in quanto il modello americano è stato esportato in tutto il mondo, Europa compresa. Gheto capio.

Foto d'apertura: Keystone / Ap Matt Rourke

Fonte: Tio.ch

 

Novecento abitanti, impegnati a coccolare i villeggianti o dediti all'attività principale del paese: coltivare ginestre, mimose, rose, fronde verdi, tra cui mille varianti di eucalyptus. Oppure alla produzione di olio extravergine, perchè il paese è la propaggine più alta della strada dell'Olio imperiese.

 

A Perinaldo è rilassante perfino la lettura del' elenco telefono, diviso tra pochissime famiglie. Tra i cognomi prevalenti, Cassini, come Gian Domenico, famoso astronomo del' 600 allievo di Galilei, nato qui, primo di un' illustre stirpe di scienziati. Lo scopritore dei satelliti di Saturno è celebrato con una statua che guarda verso il cielo terso dello spettacolare bel vedere di Perinaldo, e con la chiesa campestre della Madonna del Poggio dei Rei, eretta su suo progetto, con precisione assoluta, sul meridiano ligure.

 

Fiori, olive e cielo, sembra essere il motto del borgo medioevale, che possiede un Osservatorio astronomico e organizza osservazioni notturne guidate di pianeti, stelle, ammassi stellari e nebulose, facilitate dal bassissimo inquinamento luminoso e atmosferico di questa montagna.

 

I monumentali locali sono semplici e discreti, come quello che viene definito “Palazzo” cosi, tout court, senza attribuzioni, e che era residenza estiva dei marchesi Doria, talvolta usato d'inverno per la caccia: il castello Maraldi, dove nacque Cassini e che ospitò Napoleone di passaggio; la parrocchiale di San Nicolò, con un'entrata per gli uomini e una per le donne e un bel dipinto, che qui chiamano “ Delle anime”, della scuola del Guercino. ( Fonte: I weekend più belli d'Italia - Autori vari)

 
By Admin (from 09/09/2010 @ 08:20:42, in it - Scienze e Societa, read 3239 times)

Nelle Cinque Terre bisogna aver voglia di camminare. I borghi che ne compongono il paesaggio si trovano a poca distanza tra loro, collegati da strade pedonali. A quella che da Vernazza porta a Corniglia si aggiunge anche una scalinata che, in quasi due ore di cammino in salita, porta all'unico paese del territorio non affacciato direttamente sul mare.

 

Più che di storie di mare, da queste parti si parla di campi, di vigneti che ripagano a fatica il duro lavoro di coltivarli, di lento spopolamento.

 

Difficile lasciare Corniglia, aggrappata a picco su una conca verde tutta strapiombi, vallette e romantici ponti pensili. All'inizio del paese, dopo altri inesorabili scalini, si arriva alla Chiesa di San Pietro. É la parrocchiale, il cui impianto testimonia la sovrapposizione di forme gotiche e barocche. Dall'esterno è inequivocabilmente trecentesca, con il rosone in marmo bianco di Carrara, realizzato nel '300. Di un secolo più antico è, invece, il fonte battesimale che si trova all'interno .

 

Nonostante l'inevitabile istinto ad arrampicarsi che coglie tutti quelli che visitano Corniglia, non bisogna dimenticare di guardare giù, verso i resti delle antiche fortificazioni genovesi più a valle. In parte, sono inglobate nel cimitero locale e nelle acque tranquille della riviera di Levante. ( Fonte: I weekend più belli d'Italia - Autori vari)

 

Manarola, a poco meno di un'ora da Vernazza, se ne sta su uno sperone di roccia e scende fino alla spiaggia, un tempo letto del torrente Volastra. Domina il borgo la parrocchiale di San Lorenzo, costruita nel 1338 in forme tardo- gotiche. Sul portale ogivale della facciata un basso rilievo del '400 con il martirio di San Lorenzo.

 

Partite le poche barche di pescatori verso porti più ospitali e persa la partita contro la natura che rende difficili e precarie le coltivazioni, Manarola si è votata alla Via dell'Amore.

Strada pedonale di un romanticismo mai stucchevole, scavata nella roccia, arriva a Riomaggiore camminando a picco sul mare. Non è indispensabile essere innamorati per godersi  panorama, profumi e colori della macchia. Però indubbiamente aiuta.

 

Prima di partire, è bene informarsi sulle condizioni della strada, soggetta a frane e smottamenti. Arrivati a Riomaggiore, ultimo borgo delle Cinque Terre, ecco un impianto urbano assolutamente originale, organizzato in percorsi pedonali ai vari livelli del terreno, che permettono di accedere direttamente ai piani superiori delle case, piccole torri disposte in schiere parallele. Tutte cose che si possono godere solo fuori stagione, senza eccessi turistici. ( Fonte: I weekend più belli d'Italia - Autori vari)

 
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