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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 26/09/2010 @ 08:03:10, in it - Scienze e Societa, read 3535 times)
Tra Brunico e Dobbiaco, nel paesaggio selvaggio dell’Alto Adige, deviando verso destra ci si immerge in una costellazione di borgate montane: sono i frammenti preziosi che, nella Provincia Autonoma di Bolzano, compongono il comune sparso di Valdaora. Popolato da poco più di tremila abitanti, centro rinomato della Val Pusterla, il paese è in gran parte di madrelingua tedesca, e per la maggioranza della gente locale è conosciuto come Olang.

A comporre 
Valdaora, un quadrifoglio affascinante e ricco di attrattive turistiche, ci sono le quattro frazioni di Valdaora di Sopra,Valdaora di Mezzo, Valdaora di Sotto e Sorafurcia: le prime tre se ne stanno adagiate tra prati e campi, verdeggianti e vellutati nella bella stagione e zuccherati di neve quando si fa più freddo; Sorafurcia invece è la sorella più avventurosa del gruppo, l’unica ad essersi arrampicata sulle pendici del Plan de Corones. Ad abbracciare il territorio comunale ci sono gli scorci pittoreschi del Parco Naturale Fanes-Sennes e Braies, e dai nuclei abitati si diramano due vallate lussureggianti: a nord si estende la valle di Anterselva, a sud la valle di Marebbe si apre oltre il passo Furcia e poco sopra Valdaora, nei pressi della vicina Monguelfo, il lago artificiale diValdaora brilla come uno zaffiro rubato dal cielo.

In mezzo a tante meraviglie le borgate si fanno timide, discrete, come per non disturbare la bellezza della natura. Nel corso dei secoli la storia ha modellato il paese con garbo, perché restasse in armonia con l’ambiente, e ancora oggi
 
Valdaora è un piccolo gioiello dai tratti gentili. Come altri comuni dell’Alto Adige, tuttavia, nel periodo fascista ha visto la creazione delle fortificazioni del Vallo Alpino, precisamente dello Sbarramento Rasun-Valdaora. Ma ciò che fa innamorare i visitatori resta il paesaggio circostante, tutto da ammirare e da godere con gli sci ai piedi o gli scarponcini da escursione: le foreste scure e le colline sinuose celano un reticolo di sentieri panoramici, e i pendii più aspri ospitano le piste da sci. Passeggiando nei pressi del borgo si vedono la Valle di Anterselva con il Gruppo delle Vedrette di Ries, il ghiacciaio del Collalto e tutta la Val Pusterla, e avventurandosi in escursione si possono esplorare i parchi naturali Fanes-Senes Braies, Vedrette e Dolomiti di Braies.

L’inverno è la stagione preferita dagli sportivi: all’aria frizzante e al cielo limpido si aggiunge il candore abbagliante delle nevi, che come una glassa invitante riveste 105 km di piste. Il paradiso degli sciatori e degli snowboarder è il già citato
 
Plan de Corones, una montagna alta 2275 metri, priva di alberi, incastonata tra le Alpi Aurine e le Dolomiti. Per accedervi ci si può servire di 31 impianti di risalita all’avanguardia, e una volta saliti ad alta quota ci si può lanciare verso valle su tracciati di varie difficoltà, oppure sostare sulla cima soleggiata.

Mentre il versante nord, in direzione Riscone, è dominato dalle discese sportive, il lato orientale rivolto verso 
Valdaora privilegia le piste da carving, con condizioni ottimali per sciatori e snowboarder, punti di ristoro accoglienti distribuiti lungo le piste e campi scuola per i piccoli o gli inesperti. Spostandosi ad ovest l’offerta è completata dall’affascinante versante di San Vigilio di Marebbe.

Tuttavia sarebbe un peccato soggiornare a
Valdaora e dimenticarsi il borgo, dedicandosi soltanto allo sport, oppure trascurare la località nella stagione estiva: ogni periodo dell’anno, infatti, regala momenti magici grazie alle feste della tradizione popolare, e ad ogni ora del giorno il paese offre svago e occasioni culturali. Tra le numerose manifestazioni popolari, religiose e sportive, ce n’è una che incontra il favore di tutti i buongustai: è la sagra gastronomica “Standlschmaus”, che si ripete ogni anno nei mesi di luglio e agosto.

Prima di partire alla volta di
 
Valdaora, un piccolo paradiso in ogni momento dell’anno, è però necessario prepararsi al clima che vi accoglierà: in inverno le temperature possono raggiungere valori molto bassi, e benché le estati siano decisamente piacevoli nelle ore centrali del giorno, le serate si fanno piuttosto fresche. Le temperature medie del mese più freddo, gennaio, vanno infatti da una minima di -9°C a una massima di 0°C, mentre in luglio e agosto, i mese più caldi, si va dai 9°C ai 21°C. Le precipitazioni, a carattere nevoso da novembre a marzo, si fanno più frequenti in luglio e agosto, quando cadono mediamente 102-109 mm di pioggia mensili.

Per raggiungere il paese ci sono diverse possibilità. Chi viaggia in auto deve percorrere l’autostrada A22 del Brennero, uscire a Bressanone-Varna, continuare sulla statale 49 della Val Pusterla e seguire le indicazioni fino alla meta. Se preferite il treno potrete contare si collegamenti efficienti, infatti l’Alto Adige è connesso in maniera impeccabile con la rete ferroviaria nazionale, con treni diretti a 
Bolzano dalle principali città italiane e coincidenze agevoli a Bologna e Verona. Se invece scegliete l’aereo, il piccolo aeroporto di Bolzano prevede collegamenti giornalieri con Roma; l’aeroporto di Verona, in alternativa, è a un’ora e 15 minuti d’auto da Bolzano, e quello di Innsbruck, in Austria, è a un’ora e mezza circa. ( Fonte: ilturista.info)
 

Basta un nome solo per racchiudere un’infinità di bellezze naturali ed artistiche: Valle di Casies, infatti, indica sia un grazioso borgo alpino della Provincia Autonoma di Bolzano, sia la verdeggiante vallata che racchiude l’abitato, e ospita una costellazione di paesi di lunga tradizione e impareggiabile ospitalità. Il comune di Valle di Casies ha una popolazione di circa 2000 abitanti, in gran parte tedeschi, che chiamano il borgo Gsies. Tutt’intorno ad esso si estendono gli spazi incontaminati della valle, formata nei secoli dal corso del Rio Casies, punteggiata di borghi come fossero pepite preziose: da Monguelfo si raggiungono quasi i confini con l’Austria, passando per Masi, Planca, Durna in Selva, San Martino e tante altre località incantevoli.

Chi ha voglia di dimenticare, per un momento, i ritmi frenetici della città, qui troverà un’atmosfera quieta e serena, fatta di dettagli curati e tradizioni autentiche: si tratta di un’area incontaminata, tra le più suggestive dell’Alto Adige, che come in passato si regge prevalentemente sull’agricoltura. Il rispetto del passato emerge immediatamente, lanciando lo sguardo sulla
 
Valle di Casies: gli antichi masi e i tipici rifugi di montagna, pittoreschi e affascinanti, raccontano la cultura contadina, accompagnando i visitatori in un viaggio senza tempo. In particolare la malga Kaser è una delle mete favorite dagli escursionisti.

A dire il vero ci sono innumerevoli tracciati, sentieri e percorsi panoramici, da assaporare in ogni stagione dell’anno: in primavera e in estate la natura è un tripudio di colori e profumi, e passeggiando si può respirare a pieni polmoni l’aria cristallina delle Alpi. Le temperature sono fresche, ideali per vivere all’aria aperta: in effetti i valori medi del mese più caldo, luglio, vanno da una minima di 15°C a una massima di 29°C. In autunno e inverno si può continuare ad esplorare il paesaggio, ma munendosi dell’abbigliamento adatto e, in caso di neve, delle pratiche ciaspole: il mese più rigido è gennaio, con una minima media di -5°C e una massima di 6°C. Unico neo, per chi ama passeggiare, sono le precipitazioni: il periodo più piovoso è quello che va da maggio a settembre, e maggio è il mese più colpito dal maltempo, con una media di 10 giorni piovosi sul totale.

Altre mete interessanti per chi ama le escursioni sono la malga Laxiden, i vari rifugi distribuiti tra le pieghe delle montagne, e il magnifico sentiero panoramico Talblick. Se vi trovate nella 
Valle di Casies durante l’inverno non potete lasciarvi scappare gli oltre 40 km di piste da fondo, per non parlare dei tracciati riservati allo slittino, la pista di pattinaggio e il comprensorio sciistico del Plan de Corones, a pochi chilometri di distanza dalla vallata. Qui troverete discese per tutti i gusti, dalle più ripide e adrenaliniche a quelle ampie e rilassanti, con vedute panoramiche che fanno innamorare.

Lo sport invernale è protagonista anche di una importante manifestazione locale, organizzata ogni anno nel mese di febbraio.

 

E’ la Gran Fondo della Val di Casies, famosa competizione di sci di fondo che si snoda per 42 km lungo l’intera vallata, la terza delle gare classiche di gran fondo nella Val Pusteria.

 

Le manifestazioni e le occasioni divertenti non finiscono qui: a Valle di Casies, nel mese di settembre, si tiene la colorita Festa delle Malghe.

 

Le 40 malghe della zona si riempiono di vita e risate, con gli spettacoli musicali delle bande locali, i canti popolari, i balli della tradizione e la possibilità di assaggiare le prelibatezze della gastronomia tipica.

Raggiungere questo piccolo paradiso di pace, immerso in una trama fittissima di meraviglie naturali, non è difficile grazie ai collegamenti efficaci e moderni. Chi viaggia in auto può arrivare a 
Valle di Casies tramite l’Autostrada A22 del Brennero, uscendo a Bressanone/Val Pusteria e continuando sulla statale SS49-E66 seguendo le indicazioni. Chi preferisce il treno può contare su collegamenti nazionali e internazionali fino a Fortezza: da qui si prendono le coincidenze per la Val Pusteria, con fermata a Monguelfo, e si raggiunge Valle di Casies in autobus. Gli aeroporti più vicini sono quelli di VeneziaVerona Villafranca e Bergamo Orio al Serio, rispettivamente a 200 km, 253 km e 350 km circa. ( Fonte: ilturista.info)

 
By Admin (from 24/09/2010 @ 09:00:28, in it - Scienze e Societa, read 3896 times)
Le case in legno con i gerani alle finestre e i tetti spioventi, benché facciano pensare a un villaggio non del tutto reale, ospitano circa 4 mila abitanti. Ad abbracciarle la presenza rassicurante e sublime delle montagne del Trentino-Alto Adige, soffici di tutti i verdi immaginabili in estate, vellutate e candide di neve in inverno.

Siamo a Racines, in tedesco Ratschings, comune della Provincia Autonoma di Bolzano che si estende a cavallo della Valle di Racines e la Val Ridanna, attraversata dall’omonimo corso d’acqua. Popolata perlopiù da abitanti di lingua tedesca, la cittadina ospita appena un 1,53% di persone di madrelingua italiana, ma la località è molto amata da turisti provenienti da tutta la penisola in ogni periodo dell’anno. In un susseguirsi sconvolgente di scenari eccezionali, la natura pare avere la meglio sulla piccolezza dell’uomo, e la montagna è senza dubbio l’attrattiva principale del luogo. Un paesaggio incontaminato e vario offre una grande quantità di attività da praticare all’aria aperta, godendo tanto dei prati freschi quanto dei pendii più aspri, tra escursioni guidate, sport e divertimenti.

In inverno, poco al di sopra del paese, è attiva una grande stazione sciistica rivolta verso il versante nord della valle. La zona sciistica di Racines Giovo, che va dai 1300 ai 2100 metri di quota, è tra le più moderne dell’Alto Adige, formata da 8 efficienti impianti di risalita, 25 km di piste da sci e una divertentissima pista per slittino che farà impazzire i più piccoli e non solo.

Uno degli spettacoli naturali di maggior fascino sono le Cascate di Stanghe, collocate proprio tra la Valle di Racines e la Val Ridanna, nei pressi di Racines e Vipiteno. Il fiume Racines, in origine, era un piccolo rio con portata scarsa, ma con il passare dei secoli iniziò a scavare percorsi sotterranei profondi, erodendo il marmo bianco e trasformandosi in un torrente impetuoso: nel punto in cui il corso d’acqua attraversa la gola di Stanghe, conosciuta anche come orrido Gilf, si formano le splendide cascate. La gola è una vera e propria opera d’arte, vertiginosa e affascinante, visitabile nei mesi estivi pagando una piccola cifra simbolica: in un’escursione di circa un’ora si prova l’ebbrezza di percorrere un dislivello di 175 metri.

Aldilà del paesaggio, comunque, non sono da meno alcune testimonianze storico-artistiche di grande pregio. Da vedere, nella vicina località di Mareta, l’imponente castello di Wolfsthurn. Si tratta di un edificio in stile barocco, abbarbicato alla sommità di una collina, che si affaccia al panorama eccezionale tramite 365 finestre. Intorno alla sua storia e alle sue origini c’è un alone di mistero: non si sa molto sulla sua fondazione, ma è certo che nel 1200 al posto del maniero si ergeva in questo punto una torre difensiva, acquistata dai Conti del Tirolo nel 1242 e concessa a Rudolfus Lupus come feudo. Dal 1574 la proprietà passò nelle mani della famiglia Grebmer, che possiede tuttora il castello, accessibile con visite guidate su prenotazione.

Nel 1996, al primo piano dell’edificio, è stato allestito il Museo Provinciale della caccia e della Pesca, che sottolinea i principali aspetti storico-culturali di queste pratiche e arti. Per consentire anche ai bambini di godere della mostra, è stato creato un apposito percorso ludico-didattico sugli animali, per far conoscere loro le caratteristiche delle specie faunistiche locali. Terminata la visita al castello si può tornare al centro di Racines a piedi, tramite un bel sentiero panoramico chiamato “Bosco e Acqua”, di circa 1 km.

Non è difficile immaginare che Racines, immersa nelle atmosfere uniche delle vette montane, goda di un clima tipicamente alpino, con temperature piuttosto basse per tutto l’anno. In inverno il freddo consente abbondanti nevicate, e non fa che accrescere il fascino del paesaggio, oltre ad imbiancare perfettamente le piste da sci: il mese più freddo è gennaio, con valori medi che vanno da una minima di -9°C a una massima di 0°C. In estate la frescura rende le passeggiate particolarmente rigeneranti e piacevoli: basti pensare che le temperature medie di luglio e agosto, i mesi più caldi, vanno da un minima di 9°C a una massima di 21°C. Le precipitazioni si presentano in inverno sotto forma di neve, mentre le piogge sono più abbondanti in estate e toccano il picco massimo tra luglio e agosto, quando raggiungono una media di 102-109 mm mensili.

Per raggiungere Racines in auto bisogna percorrere l’Autostrada del Brennero, uscire a Vipiteno e seguire le indicazioni per Ridanna/Racines. Per chi deve servirsi dell’aereo, gli aeroporti più vicini sono quelli di Innsbruck, Bolzano e Verona, rispettivamente a 68 km, 78 km e 200 km dalla meta. ( Fonte: ilturista.info)
 
By Admin (from 23/09/2010 @ 10:04:05, in it - Scienze e Societa, read 1806 times)

La Luna sta invecchiando e le sue “rughe” si fanno sempre marcate.  Le zampe di gallina hanno cominciato ad invadere il volto bianco del satellite un miliardo di anni fa, quando ha cominciato a raffreddarsi al suo interno. Lo testimoniano le immagini, pubblicate questa settimana su Science, che mostrano ben 14 deformazioni osservate dalla sonda della Nasa Lunar Reconnaissance Orbiter (Lro), lanciata nel giugno 2009.

 

Non soltanto i nuovi segni scoperti sulla Luna sono i più recenti mai osservati finora, ma ci sono indizi che possano essere molto più diffusi di quanto si credesse, al punto che l’intera superficie lunare potrebbe essere rugosa e avvizzita.

 

Le immagini riprese dalla sonda sono state analizzate dal gruppo americano coordinato da Thomas Watters, del Centro di studi planetari della Smithsonian Institution di Washington.

 

Secondo gli esperti le increspature sono la prova che meno di un miliardo di anni fa la Luna, raffreddandosi, ha cominciato a ”restringersi”, diventando più piccola e raggrinzita. Questi segni, secondo Watters, sono ”relativamente giovani e il fatto che siano distribuiti globalmente indicano che è in passato è avvenuta una recente contrazione di tutta la Luna, stimata in circa 100 metri”.

 

Le prima ”rughe” della Luna erano state osservate negli anni ‘70 dalle missioni Apollo 15, 16 e 17, ma su un territorio molto ristretto, pari al 20% della superficie. Con queste nuove immagini ”cambia la nostra immagine della Luna”, ha osservato Mark Robinson, dell’università dell’Arizona e responsabile dello strumento a bordo del satellite Lro, che ha scattato le immagini.

Fonte: blitzquotidiano.it

 

Appoggiata al versante meridionale del Monte Panarotto, la città di Levico domina la Val Sugana grazie alla sua posizione rialzata sulla conoide alluvionale del Rio Maggiore. Bene illuminata dal sole, con montagne alte nelle vicinanze ricche di boschi e piste da sci, con due stupendi laghi che completano il paesaggio, Levico Terme è il luogo perfetto per un vacanza a contatto con la natura, dove trascorrere un periodo di assoluto riposo, dedicarsi alle proprie passioni sportive e dove curare il benessere del proprio corpo nei numerosi hotel e centri specializzati.

Per raggiungere la località di Levico Terme si può utilizzare l’Autostrada A22 Brennero-Modena. L’uscita consigliata è Trento Centro che si trova a 20km da Levico, seguendo la Statale n. 47 (Superstrada della Valsugana) con indicazioni per Padova – Venezia. Oppure si può imboccare da Vicenza l’autostrada della Valdastico, per poi seguire le indicazioni per Bassano e la Val Sugana, percorrendola fino alla fine. Per chi vuole utilizzare l’aereo conviene volare segli aeroporti di Verona e Venezia rispettivamente posizionati a101 e 148 km di distanza da Levico Terme.

Levico si candida come destinazione perfetta praticamente ad ogni stagione dell’anno:
in inverno le piste del Panarotta attendono gli sciatori che possono cimentarsi su tracciati di vario livello tutti uniti dalla magia dei panorami che si godono dai 2.000 metri circa del Panarotta. In primavera Levico è una destinazione perfetta per chi vuole riassettare il fisico in vista dell’estate, e le Terme che aprono ad aprile diventano il luogo ideale dove ritrovare il proprio benessere e la forma fisica. Il clima della Val Sugana è perfetto in questa stagione, con temperature miti in valle, mentre le cerchie delle montagne ancora con le cime innevate offrono panorami mozzafiato. In estate ci sono i laghi e i boschi che richiamano turisti alla ricerca di una vacanza serena e con un contatto intimo con la natura. Interessantissime in questa stagione le passeggiate in quota alla scoperta dei fortini della Prima Guerra Mondiale In autunno Levico può essere un buon punto per effettuare escursioni a Trento e nei paesi vicini, alla ricerca dei celebri mercatini natalizi tipici del Trentino.

Cosa fare e vedere a Levico Terme?
Le Terme sono alimentate dalla Fonte di Vetriolo, che si trova in alto verso la cima di Panarotta. Si tratta di acque ferruginose con tracce di arsenico che vengono utilizzate anche dalle Terme di Vetriolo e le Terme di Roncegno. Sono acque dalle proprietà benefiche sulla tiroide e per il sistema nervoso in genere. Sono acque uniche al mondo e sono un ottimo motivo per scegliere questa località come luogo dove trascorrere una vacanza salutistica.

Molto celebrato è il Parco delle Terme, giardino spettacolare di epoca asburgica con piante davvero notevoli, mentre il Grand Hotel delle Terme possiede una architettura piacevole, in stile Liberty.
Tra le passeggiate nelle zone di Levico consigliamo la visita dei Forti Italiani e di quelli Austriaci, che segnavano la zona di confine tra fronte italiano ed austriaco durante il primo conflitto mondiale. Le visite più significative sono quelle al Forte Delle Benne a Levico, una fortezza che si può visitare partendo dal centro di Levico attraverso la via S. Biagio per poi arrampicarsi lungo una strada sterrata che conduce al Colle delle Benne, in posizione dominante sul lago. Altri forti da visitare sono il Forte Belvedere a Lavarone, il Forte Verle situato a Pizzo di Levico e l’imponente rovina del Forte Pizzo di Vezzena ( Spitz di Vezzena).

Levico si trasforma durante il periodo dell'Avvento quando la città diventa sede di uno dei più importanti Mercatini di Natale delle Alpi: viene celebrato nel giardino secolare degli Asburgo, non lontano dalle Terme. Le tradizionali casette in legno si distribuiscono lungo le stradine del Parco che si estende su di una superficie complessiva di 12 ettari.

 

Il mercatino si protrae durante tutto il periodo natalizio fino alla festività dell'Epifania, i 6 gennaio. Qui in una cornice rilassante, quasi incantata, troverete le creazioni dell'artigianato trentino, i prodotti tipici della Valsugana, i chioschi di caldarroste e vin brulè, tutto per vivere in modo intenso e appagante la vera atmosfera del Natale di montagna.

Il lago di Levico si trova ad una quota di 440 m slm, ed è lungo 2,8k per una larghezza massima di quasi 1 km , e possiede una profondità che raggiunge quasi 40 m. Ha una forma che si rastrema verso settentrione, e le montagne che lo stringono fanno quasi pensare di trovarsi in un fiordo norvegese. Il lago rimane distaccato dal vicino lago di Caldonazzo dal rilievo del colle di Tenna, da cui si gode di un ottima vista. Il lato settentrionale del Lago di Levico è bordato dalla cosiddetta "strada dei pescatori", frequentata dagli appassionati delle camminate e passeggiate. Il lago è il luogo ideale per praticate gli sport acquatici come il nuoto, la vela ed il windsurf. ( Fonte: 
www.ilturista.info)

 

Se i viaggiatori si scervellano sul web a caccia del biglietto più conveniente, per loro arriva in soccorso la matematica. Secondo l’economista giapponese Makoto Watanabe bisogna attivarsi esattamente otto settimane prima della partenza.

 

Lo studioso ha usato un’equazione complicata ( ∏A = gUG + min(k – g, (1 – g)(1 – r)) – in cui ∏ sta per il profitto, ma il succo è alla portata di tutti: i più puntigliosi faranno bene a mettersi alla ricerca del volo low cost nelle ore pomeridiane che dovrebbero essere quelle più ricche di offerte.

 

Watanabe spiega la sua scoperta all’Observer: “Quando compriamo un biglietto con molte settimane di anticipo dobbiamo valutare l’eventualità di imprevisti che ci costringano a rinunciare al viaggio. In modo da attirare comunque clienti le compagnie mettono in vendita biglietti a prezzi molto più bassi quanto più lontana è la data di partenza, e di conseguenza i prezzi aumentano con l’avvicinarsi del viaggio”.

Fonte: blitzquotidiano.it

 
Le montagne sono così imponenti da trafiggere il cielo, e si specchiano sul lago di Garda come colossi grandiosi, dominanti l’intero paesaggio. Eppure Goethe, dopo aver visitato questa fetta d’Italia, la descrisse come “la terra dove fioriscono i limoni”. In effetti questa zona del Trentino, in provincia di Trento, è un paradiso di contrasti squisiti, che fanno innamorare i visitatori al primo sguardo: contrasto tra la dolcezza del lago e l’austerità delle Alpi, tra il clima mite della costa lacustre e la neve che si ammira in lontananza, tra la purezza dei paesaggi montani e la solarità tipica delle regioni mediterranee.

Qui sorge il comune di Nago-Torbole, località di circa 3 mila abitanti formata, come dice il nome, dai centri di Nago e di Torbole. Torbole, in particolare, è una cittadina incantevole affacciata proprio alle rive del lago, lungo la sponda nord-orientale, in corrispondenza della foce del Sarca. A est si innalza la catena del Baldo, con il Monte Altissimo, che con la sua mole protegge Torbole e le dona quel clima dolce così inaspettato.

Qui, in effetti, nonostante le vicine montagne, le temperature si mantengono piuttosto miti e passeggiare sulle rive del Garda è una vera delizia, degna di un accogliente paesaggio di mare. In gennaio, il mese più freddo, non si arriva mai a valori troppo rigidi, e le temperature medie vanno dai -2°C ai 5°C; in luglio e agosto invece, i mesi più caldi, si va dai 18°C ai 29°C. Le precipitazioni si distribuiscono in maniera piuttosto omogenea nell’arco dell’anno, con un picco massimo nel mese di agosto, quando cadono mediamente 88 mm di pioggia.

Oltre ad allietare le passeggiate in mezzo alla natura e l’esplorazione del centro storico, questo clima gradevole garantisce un vento costante sulle acque del lago, facendo di Torbole un notissimo centro velico e di windsurf, dove gli sportivi possono cimentarsi in evoluzioni spassose e imprese appassionanti. La vocazione turistica del luogo affonda le radici in un tempo lontano: già nel XV secolo erano molti i viaggiatori che, percorrendo la strada atesina tra Germania e Italia, si incantavano ad ammirare questi luoghi, magari dedicandovi poesie o dipinti destinati a diventare immortali.

Ma non si può certo dire che il turismo abbia rubato a Torbole il suo animo genuino, caratteristico, fatto di scorci pittoreschi e tradizioni senza tempo. Qui non mancano le bellezze architettoniche e culturali, preziose testimoni di un passato ricco e affascinante. Tra gli edifici più interessanti c’è la chiesa di Sant’Andrea, dedicata al patrono dei pescatori, situata nella parte alta di Torbole: ricostruita secondo le linee tardo-barocche dopo la distruzione del 1703 ad opera delle truppe francesi, la chiesa conserva comunque alcuni elementi della forma originaria, come testimoniano le date 1469 e 1512 incise nel basamento degli archi in pietra del transetto. All’interno si possono ammirare opere d’arte pregevoli come la pala d’abside, che rappresenta il Martirio di Sant’Andrea, o le statue lignee di San Giuseppe e della cosiddetta Madonna Romani, situate lungo le navate laterali.

Tra gli scenari naturalistici non si può trascurare la Valletta di Santa Lucia, che univa il lago di Garda all’antica strada romana, in uso sino all’inizio del Settecento, e si snoda tuttora nel cuore di un uliveto centenario. Sede, in passato, della calata della piccola flotta veneziana, oggi regala ai turisti uno splendido scenario sul Garda, fino a Sirmione. Altrettanto magico, anche se più recente, è il sentiero naturalistico che collega Torbole alla frazione Tempesta, un tempo confine tra l’Austria e l’Italia.

Infine, come rinunciare a qualche ora di completo relax sulla spiaggia, sul lungolago o sul sentiero ciclo-pedonale? Per poi ristorarsi, a fine giornata, in uno dei ristoranti di Torbole, che propongono i piatti della cucina tradizionale locale. Una cucina povera e genuina, saporita, che comprende ad esempio polenta e selvaggina, ma anche pesce squisito proveniente dal lago. Le temperature miti hanno favorito la coltura dell’olivo, che dà olive squisite e un olio pregiato, e tra la frutta spiccano i fichi, le prugne e le pesche. Le ricette tipiche più gustose sono i “bigoi co le aole”, ovvero degli spaghettini con sardelle, protagonisti della carnevalesca sagra detta “Sbigolata”, e la peverada con luganeghe e polenta, cioè un golosissimo intingolo preparato con il pane.

Aldilà delle sagre culinarie, a Torbole si svolge un’altra importante manifestazione: è la grande Regata Velica sul Lago di Garda, che si tiene a metà luglio e dura circa una settimana.

Per arrivare a Torbole si può scegliere tra diverse possibilità. Chi viaggia in auto può percorrere l’autostrada A22 e uscire a Rovereto Sud/Lago di Garda, proseguendo lungo la statale SS 240. Chi preferisce il treno può scendere alla stazione di Rovereto, ben collegata al paese con un efficiente servizio pullman, mentre gli aeroporti più vicini sono quelli di Verona, Venezia e Milano Linate, rispettivamente a 90 km, 195 km e 245 km dalla meta. Senza dimenticare il più recente aeroporto di Bolzano, distante circa 60 km. ( Fonte: ilturista.info)
 

Situata nel bel mezzo della Val di Sole Marilleva è una località invernale di grande successo che deve la sua popolarità alle numerose piste da sci e snowboard, di vario livello, e che accontentano allo stesso modo principianti ed esperti.

 

Unite il fatto che gli impianti di Marilleva fanno parte del circuito dello Skirama, e che quindi sono collegate ai comprensori di Folgarida e Madonna di Campiglio, e allora Marilleva è in grado di fornire una tale varietà di piste e tracciati in grado di riempire tutta la vostra settimana bianca senza possibilità alcuna di annoiarvi.

 

Marilleva si raggiunge facilmente da tre direttrici principali. La prima è quella di uscire dalla A22 l'autostrada del Brennero a S. Michele Mezzocorona e da qui procedere in direzione della val di Non e di Cles, poi raggiungere la val di Sole e superare Malè e Dimaro prima di raggiungere Mezzana e da qui Marilleva 900.

 

Per chi proviene da sud, una volta raggiunta Madonna di Campiglio si procede per il passo di Campo Carlo Magno, si scende per Folgarida e raggiunta Dimaro seguire il percorso precedente. Per chi arriva da Ovest e cioè dalla Lombardia, si segue per Ponte di Legno, si valica il confine del Trentino al Passo del Tonale e poi si scende per Vermiglio, Pellizzano e Marilleva.

 

Marilleva è divisa in due insediamenti distinti. La stazione di base, Marilleva 900 da dove parte una strada a tornanti (in alternativa un collegamento in telecabina) per Marilleva 1400 che il luogo in cui arriva la pista principale di sci, denominata la Panciana, uno dei tracciati più lunghi ed entusiasmanti dello Skirama. Un ingresso alternativo è stato aperto nel 2006 con l'impianto di Daolasa Val Mastellina che ha aggiunto una ulteriore possibilità di salire direttamente dalla Val di Sole (Commezzadura) fino alle piste del comprensorio.

Gli impianti di risalita sono distribuiti le due montagne principali della zona: i 2.155 m del Dos de la Pesa e i 2.179 m del Monte Vigo. Le due vette si raggiungono con tappe intermedie, il rifugio Orti per il Dos de la Pesa e la Malga Panciana per Monte Vigo.

 

Le piste presentano grande varietà, e partono da livello per esperti come le nere degli orti e la nera di Marilleva che scende fino a quota 1400, percorribili in una unica discesa intensa e spettacolare, si passa poi ad alcuni tracciati rossi davvero emozionanti sia per passaggi tecnici che per i panorama mozzafiato del paesaggio. Dal Monte Vigo scende la N°11, la pista Orso Bruno che si collega alla celebre Panciana, stessa spettacolarità anche con la pista n°20 la Dos de la Pesa. Per chi invece si trova alle prime armi ci sono una decina di piste di livello blu, perfette per chi vuole divertire senza troppe difficoltà altimetriche.

 

L'innevamento delle piste è garantito da un efficiente sistema di innevamento artificaile, collegato con quello di Folgarida che con un totale di oltre 460 cannoni consente l'innevamento di oltre 34 km di piste. Oltre tutto il prevalente orientamento verso nord delle piste consente di godere di un ottimo stato di innevamento anche a stagione avanzata, quando il sole scalda le valli alpine con maggior intensità.

Il compresorio di Marilleva offre anche piste per gli amanti del fondo con due anelli che si snodano in destra Noce. Per chi non scia o non si dedica allo snow bord la valle offre la bellezza dei suoi villaggi ideali per rilassanti shopping e la scoperta dell'artigianato locale, con attività sportive corollarie come il nuoto ed il pattinaggio. ( Fonte: ilturista.info)

 
By Admin (from 20/09/2010 @ 10:00:57, in it - Scienze e Societa, read 1403 times)

Per provare a rilanciare un prodotto che ormai stenta a confermarsi a causa della disastrosa gestione del suo amministratore delegato Ratzinger, la Chiesa S.p.a immette sul mercato la Bibbia Pocket; la nuova versione si presenta in un formato così piccolo che i versetti si contraddicono in maniera tascabile.

Per promuovere l’iniziativa saranno trasmessi alla radio e su internet alcuni brani dell’Antico e del Nuovo Testamento in versione rap; per eseguire i pezzi erano stati contattati anche i componenti del Truceklan ma tutti hanno rifiutato perché i testi erano troppo violenti persino per loro.

La Bibbia torna a proporsi al grande pubblico due anni dopo la “Lettura della Bibbia giorno e notte”, trasmessa in diretta dalla Rai quando per sette giorni e sette notti, politici, artisti, intellettuali e Mara Carfagna si sono alternati nella lettura delle pagine del Libro. Anche Giulio Andreotti prese parte alla lettura dei testi sacri. Al termine del suo turno gli fu regalata per ricordo un’immaginetta della Madonna: Andreotti le diede fuoco passandosela da una mano all’altra.

Alla Gelmini hanno ordinato di fingere entusiasmo per l’iniziativa editoriale perché prima o poi le avrebbero ricambiato il favore e perciò lei si è spinta oltre auspicando l’insegnamento della Bibbia in tutte le scuole che nel frattempo non sarà riuscita a far chiudere. Personalmente sono contrario, ma solo perché esistono libri fantasy con una trama meno farraginosa e personaggi molto più credibili.

Per rendere l’ambiente scolastico ancora più religioso, dopo i crocifissi nelle aule, le ore di religione raddoppiate e l’insegnamento della Bibbia, una circolare ministeriale imporrà ai docenti di farsi baciare la bua dai bambini più piccoli almeno una volta a settimana. Per non parlare delle mense in cui sarà servito solo il corpo di Cristo. Ma solo ai bambini che avranno pagato la retta.

Dopo che la mobilitazione popolare sta riuscendo a far togliere i simboli leghisti dalla scuola di Adro, ne servirebbe un’altra per far togliere il marchio Cei dal culo di alcuni ministri.

Fonte: silviodigiorgio.blogspot.com

WIE VAN DE DRIE

Vida Megan Alisa
Vida | Megan | Alisa
 
By Admin (from 20/09/2010 @ 09:36:54, in it - Scienze e Societa, read 3500 times)

 

Il traffico di organi umani destinati ai trapianti è una realtà perfino in Europa, nonostante l'esistenza di norme legali e di misure di controllo considerate efficaci. Il commercio di organi supera spesso le frontiere nazionali e approfitta delle condizioni di precarietà delle regioni più povere del mondo.

Tra le offerte di automobili, terreni o cani chihuahua, su internet si ritrovano anche non poche proposte di acquisto di organi umani, nella maggior parte dei casi un rene. Soprattutto giovani uomini e donne si dicono disposti a cedere un organo vitale per alcune migliaia di franchi.

Secondo quanto annunciato da alcuni siti, le offerte provengono dalla Francia e dal Belgio, due paesi che non sprofondano di certo in una povertà assoluta. E in cui il traffico di organi umani è vietato dalla legge.

Si tratta di annunci fasulli o a scopo fraudolento oppure di vere proposte? "È già da alcuni anni che persone povere propongono di vendere i loro organi su internet", rileva Ruth-Gaby Vermot-Mangold, membro del Consiglio d'Europa e autrice di un rapporto su questo traffico illegale in Europa.

Un organo per un pugno di dollari. Un commercio di esser umani, a pezzi. Il traffico non è limitato alle sordide prigioni cinesi o ai paesi meno favoriti del pianeta. Anche in Europa è una realtà. "Si tratta di un problema che va regolato a livello internazionale", afferma Thomas Gruberski, che sta preparando un lavoro di dottorato in diritto sulla questione.
 
Leggi efficaci

"Quasi sempre ricoperto da un velo di segreto, il commercio di organi sta dando del filo da torcere agli inquirenti. Solo una legislazione efficace può permettere di prevenirlo in qualche misura.

"Il trapianto di un organo rappresenta un'operazione difficile, che può essere realizzata soltanto da un medico e in tempi molto brevi. Se le autorità sono ben organizzate e dispongono di un buon dispositivo di controllo, questo traffico diventa quasi impossibile", dichiara Ruth-Gaby Vermot-Mangold.

In Svizzera, come in tutti i paesi europei, la vendita di organi umani è proibita dalla legge. "È vietato: il prelievo o il trapianto di organi, tessuti o cellule di origine umana acquistati verso compenso in denaro o mediante la concessione di vantaggi", decreta la Legge federale sul trapianto di organi, tessuti e cellule.

Regolamentazioni divergenti

"Organismi come Swisstransplant (la fondazione nazionale per il dono e il trapianto di organi) non utilizzano mai degli organi senza verificare la loro provenienza. Sanno che bisogna essere molto attenti e che sussiste una zona grigia, ad un passo dall'illegalità", afferma Ruth-Gaby Vermot-Mangold.

Anche le legislazioni degli altri paesi europei vietano il traffico di organi umani, in virtù della protezione dei diritti umani. Le regolamentazioni denotano tuttavia numerose differenze, soprattutto per quanto concerne la definizione del legame tra il donatore e la persona che riceve l'organo.

In Italia e in Danimarca deve sussistere un rapporto di parentela tra donatore e ricevente. In Germania può bastare un legame emozionale molto forte tra di loro. In altri paesi, come in Norvegia, Spagna, Austria e Svizzera, la legge non richiede nessun rapporto specifico tra il donatore e il ricevente. Sussiste quindi maggiormente il pericolo di una "zona grigia", ossia di abusi a scopo di lucro.
 
Forti pressioni

"La regolamentazione costituisce un grande dilemma. Da un lato è buona cosa se il donatore è un parente o un amico. D'altro canto sono stati scoperti dei casi in cui il ricevente ha presentato un "falso" amico, che non parlava neppure la sua lingua", sottolinea Ruth-Gaby Vermot-Mangold.

A detta di Thomas Gruberski, è preferibile una regolamentazione più aperta, che non limiti la cerchia dei donatori. Secondo l'esperto, leggi troppo restrittive non sono sensate, dal momento che possono produrre grandi pressioni e pregiudicare la libera scelta del donatore.

"Pensiamo al caso di una madre che ha bisogno di un rene. Se la legge impone l'esistenza di un legame di parentela, i figli o gli altri parenti si ritroveranno fortemente sotto pressione. In alcuni casi può inoltre crearsi un commercio all'interno della famiglia: il figlio che fa dono di un organo riceverà una quota maggiore di eredità", spiega Gruberski.

Per la bioeticista inglese Janet Radcliffe Richards, la miglior soluzione per lottare contro il traffico di organi è di liberalizzare totalmente il commercio. In tal modo sarebbe possibile un miglior controllo medico, soprattutto per garantire la sicurezza dei donatori.

Una proposta considerata pericolosa da Ruth-Gaby Vermot-Mangold: "Le persone che vendono i loro organi si ritrovano spesso in una situazione di grande precarietà e vivono in paesi molto poveri: in molti casi non beneficerebbero di una miglior assistenza medica".
 
Affari pericolosi
 
Proprio questa precarietà viene sfruttata da molte persone nei paesi più ricchi per procurarsi un organo nelle regioni più povere del pianeta. In Svizzera, nonostante inchieste approfondite, non è stato accertato nessun caso di abuso in tal senso, indica Ruth-Gaby Vermot-Mangold.

Secondo uno studio effettuato nel 2004 dal Comitato direttore di bioetica e dal Comitato europeo della sanità, numerose persone dei paesi europei si recano in altre regioni del mondo per sottoporsi ad un trapianto. In particolare in Cina, India, Turchia e in alcuni paesi africani.

Per l'elaborazione del suo rapporto destinato al Consiglio d'Europa, la parlamentare svizzera ha incontrato dei donatori moldavi che avevano venduto loro organi in Turchia. Attirati con promesse di lavoro, non avevano trovato nessun impiego in Turchia. Per rimborsare il viaggio di ritorno era stato proposto loro di vendere un rene per 2000 – 3000 euro.

"Ho rivisto uno di questi donatori moldavi qualche tempo dopo. Grazie ai soldi si era comperato una casetta per la sua famiglia in Moldavia. Ma si era ridotto in pessime condizioni di salute", ricorda Ruth-Gaby Vermot-Mangold.

Autore: Laureline Duvillard - swissinfo.ch - Traduzione e adattamento: Armando Mombelli

 
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