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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Sono 248 le persone rimaste uccise ieri in tutto il paese, secondo l'osservatorio siriano per i diritti dell'uomo. Si tratta, sottolinea l'Ong, «del bilancio più pesante, per una sola giornata, da 16 mesi» di scontri. I combattimenti, secondo l'osservatorio, sono proseguiti tutta la notte in diversi quartieri di Damasco, per il sesto giorno consecutivo. Di fronte all'offensiva dei ribelli, spiega ancora l'Ong, l'esercito ha intensificato le operazioni nel centro di Damasco schierando oltre 15 carri armati.

Le forze militari siriane hanno respinto i combattenti ribelli e preso il controllo completo del distretto Midan di Damasco. Lo ha reso noto la tv locale nonostante l'Osservatorio siriano per i diritti umani sostenga che i combattimenti siano ancora in corso. ''I nostri coraggiosi militari hanno ripulito completamente l'area Midan della capitale dagli ultimi terroristi e hanno ristabilito la sicurezza'', ha spiegato la tv. L'ong ha invece riferito di violenti scontri a fuoco avvenuti ancora nel corso della notte. I combattimenti, secondo l'Osservatorio, sarebbero ancora in corso in diverse zone della capitale.

Il regime siriano ha rivendicato la riconquista del quartiere di al-Midan, uno dei più centrali di Damasco, dove da giorni erano in corso furibondi combattimenti contro gli insorti. «Le nostre coraggiose Forze Armate hanno completamente ripulito dai restanti mercenari terroristi la zona di Midan a Damasco», ha annunciato la televisione di Stato, «e vi hanno ripristinato la sicurezza».
Intanto i ribelli siriani hanno assunto il controllo di un valico di frontiera con la Turchia, dopo violenti combattimenti scoppiati ieri con l'esercito siriano. Lo ha constato un fotografo della France Presse. Mezzi pesanti turchi sono stati incendiati durante i combattimenti all'ingresso di Bab al Hawa, controllato da circa 150 ribelli armati pesantemente. Questa postazione si trova di fronte a quella turca di Cilvegozu, nella provincia di Hatay (sud).

Fonte: lastampa.it

 

Su internet girano varie ricette; io ho scelto questa perchè richiede ingredienti facilissimi da trovare e che costano veramente poco: glicerina, bicarbonato, comune sale da cucina. Più un olio essenziale per l’aroma.

Il vantaggio per il portafoglio è evidente. Per quanto riguarda l’ambiente, gli si risparmiano le risorse necessarie per produrre tubetto e scatola, e poi per riciclarli o smaltirle in discarica. Ecco il video...

A proposito del bicarbonato, l’ingrediente principale (la glicerina serve giusto ad “impastarlo”) so che esiste una polemica vecchia come il cucco: fa male ai denti e li corrode! No, non fa male e anzi li sbianca!

Secondo me, taglia la testa al toro il fatto che il bicarbonato – così almeno dice Wikipedia – rientra anche nella composizione dei dentifrici industriali.

Fonte: blogeko.iljournal.it

 

"Nel 2013 ci troveremo di fronte a tre scelte: votare i partiti, non ho detto centro-sinistra o centro-destra, ho detto il sistema dei partiti, certo ci sono delle differenze, ma oggi i partiti sono accomunati dall’essere parte di questa logica. L’unica scelta alternativa, lo dico con dispiacere per le persone per bene presenti nel sistema dei partiti, è il MoVimento Cinque Stelle. Non c’è alcun dubbio. Oppure una terza scelta, non partecipare al voto, che con l'attuale situazione può essere pericolosa, ma lecita in un sistema democratico. Queste sono le tre scelte possibili, non ne vedo altre. I partiti stanno facendo di tutto perché la scelta non sia comunque quella del sistema dei partiti." Willer Bordon

Il Passaparola di Willer Bordon, politico italiano.

Willer bordon X legislatura.jpg

Già sindaco di Muggia (TS), è stato eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nel 1987 per il Partito Comunista Italiano, poi iscritto contemporaneamente al Partito Radicale.
Č anche stato un esponente del Partito Democratico della Sinistra, nato dalla trasformazione del PCI.
Nel 1993, con Ferdinando Adornato, uscì dal PDS per aderire al nuovo partito politico di centrosinistra Alleanza Democratica, fondato da Mario Segni.
Dopo che nel corso del tempo AD si disfece, Bordon ne rimase a capo, per poi farla confluire nel 1996 in Unione Democratica. Nel frattempo fu sottosegretario ai Beni Culturali durante il governo Prodi I, Ministro dei Lavori Pubblici durante il governo D'Alema II e Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio durante il Governo Amato II.

Bordon nel 1998 partecipò anche alla fondazione dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, e nel 1999 de I Democratici. Confluì insieme a I Democratici ne La Margherita: nel 2001 venne eletto al Senato ed è stato capogruppo del suo partito per la XIV legislatura.

Alle elezioni politiche del 2006 è stato rieletto al Senato.
Nel settembre del 2007 lascia la Margherita e con il senatore Roberto Manzione fonda una nuova Unione Democratica, in protesta contro il Partito Democratico da loro considerato sommatoria di partiti. Due mesi dopo il suo partito avvia una collaborazione stretta con i Liberal Democratici di Lamberto Dini ed altri fuoriusciti della Margherita.

Il 25 novembre 2007, firmando un "contratto con gli Italiani" a Crozza Italia su La7, ha promesso che il 16 gennaio 2008, giorno del suo compleanno, si sarebbe dimesso da senatore. In tale data, infatti, Bordon ha presentato le sue dimissioni al Presidente del Senato in carica, Franco Marini.

« Il mio non è un atto di rassegnazione, né tantomeno un gesto aventiniano, ma un atto forte di testimonianza di chi sente il dovere di difendere le istituzioni dalla deriva di sfiducia che investe la politica. »
(Willer Bordon)

Alle successive Elezioni politiche del 2008, presenta il suo movimento, unito ai Consumatori Uniti di Bruno De Vita, ottenendo lo 0,25% dei voti.

Nel 2012 approda al Movimento 5 Stelle.

 

Il South By South West (SXSW) è un festival americano di musica, cinema e Internet che si tiene ogni anno ad Austin, nel Texas. Nato nel 1987 con l'intento di promuovere gli artisti locali, ha progressivamente ampliato il suo raggio d'azione diventando uno delle principali rassegne americane. Per quanto riguarda la musica underground, soprattutto, è ora uno degli eventi più seguiti a livello mondiale e detta, spesso con un buon anticipo, le tendenze a venire. 

La sezione Interactive è stata inaugurata nel 1997 ed è una rassegna di Internet e innovazione che raccoglie le idee e i progetti più interessanti della Rete, premiandone i migliori. Molti siti e altrettante applicazioni diventate grandi online sono passati dai padiglioni di Austin. Basti pensare che lo scorso anno un certo Airbnb, che ora detta legge sul Web su case, affitti e vacanze, vinse lo scorso anno il premio della sezione mobile del festival texano. Tra i finalisti della categoria Motion Graphic c'era anche Marco Rosella, designer italiano che ha presentato il suo Vlog.

Attivisimo: Made in a Free World - Slavery Footprint Business: SCREW*D

Il SXSW premia l'idea virtuale  "più nuova, veloce e innovativa"  dell'anno in diverse categorie. Tra i vincitori, Storify ha sbancato la categoria social media mentre Pinterest ha portato a casa il premio come miglior successo e nuovo trend della Rete. Sono gli unici due progetti mainstream ad aver ricevuto un riconoscimeno, tutti gli altri vincitori sono idee virtuali nuove, con ogni probabilità destinate a diventare grandi. Ed alcune sono davvero fantastiche.

Fonte: wired.it

 

Molto attenta ai dettagli. Anzi, ai nanodettagli. Lo è la nuova stampante 3D messa a punto dalla University of Technology di Vienna (TU Vienna). E, cosa che la differenza rispetto ai precedenti prototipi, è anche molto, molto veloce: stende linee di resina a un ritmo di 5 metri al secondo (i suoi predecessori arrivavano a qualche millimetro al secondo). Per avere un'idea, basti pensare che un modellino lungo circa 300 micrometri di una macchina da Formula 1, formato da 100 strati di resina (ciascuno dei quali consta di 200 linee) è stato stampato in 4 minuti (nel video). Insomma, per ora detiene il record di velocità, il che potrebbe rendere finalmente la stampa di nano-oggetti – per gli strumenti medicali e per la microscopia, per esempio – un processo efficiente, pratico e affidabile. “ La tecnica ha già mostrato di poter essere applicata nella fabbricazione di ambienti 3D per la coltura delle cellule”, ha ricordato Jan Torgersen, uno dei ricercatori dell' Istituto di scienze dei materiali, su Ars Technica.

La nano-stampante 3D superfast è stata anche in grado di dare forma a fibre ottiche nanoscopiche in un circuito elettrico. Questo si deve al particolare processo utilizzato: la litografia a due fotoni, che consiste nello sparare fasci laser su resina liquida. I punti colpiti solidificano e il laser lascia dietro di sé linee di resina indurita, larghe qualche centinaio di nanometri appena. Il nome della tecnologia si deve al fatto che questo processo si verifica solo se le molecole assorbono due fotoni alla volta. “ La resina contiene molecole che vengono attivate dalla luce laser con particolari caratteristiche. L'attivazione si traduce in una serie di reazioni che coinvolgono altre parti del materiale, che solidificano”, ha puntualizzato Torgersen.

Non è certo una tecnica nuova, ma la velocità finora non era il suo forte, come ha ricordato alla Bbc  Jurgen Stampfl, alla guida del progetto: “ Andava bene per le dimostrazioni, ma per costruire realmente degli oggetti potevano servire giorni. Con i nostri materiali e le nostre configurazioni abbiamo aumentato la velocità di 500 volte, in certi casi di 1.000”. 

St. Stephen's Cathedral  Racecar per nano Formula 1 Sopra il Tower Bridge

In più è un sistema che non si limita a sovrapporre strati, ma può stendere linee di resina nelle tre direzioni (visto che si applica a resine liquide), e questo lo rendere ottimale anche per incorporare e unire oggetti, o per realizzare strutture molto complesse grandi quanto un granello di sabbia.

L'avanzamento apportato dal team della TU Vienna, sviluppato all'interno del progetto europeo PhotoCam Program, riguarda il sistema di controllo degli specchi che focalizzano il laser e lo sviluppo di un particolare tipo di resina, riporta ancora la Bbc. Il gruppo di Stampfl sta ora cercando di realizzare altre resine con le stesse caratteristiche che siano anche bio-compatibili: “ Sappiamo infatti di poter stampare queste strutture anche in presenza di cellule, cioè in vivo, dal momento che usiamo laser a infrarossi, completamente innocui per i tessuti biologi”, ha spiegato il ricercatore.

Fonte: wired.it

 

Qualcosa, dietro la parete Est del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, c'è. E ci sono scientifiche ragioni per pensare che si tratti della Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci. E' quanto ha annunciato Maurizio Seracini, direttore scientifico del Centro Diagnostico per i Beni Artistici e Architettonici di Firenze, da trent'anni sulle tracce del misterioso dipinto del '500. " Si tratta dei primi risultati di analisi chimiche che abbiamo fatto sui campioni prelevati dietro la muratura del Vasari", spiega a Wired.it Seracini, citando l'affresco - La Battaglia di Marciano - dietro il quale dovrebbe trovarsi l'opera di Leonardo. La presenza di pigmenti è già di per sé " una forte indicazione del fatto che stiamo lavorando sulla parete giusta" e questi " frammenti non possono che provenire dall'unica pittura alla quale fanno riferimento i documenti esistenti". Seracini fa riferimento agli indizi lasciati dal genio fiorentino stesso sui suoi taccuini, " proseguo a rilento a dipingere la mia Gioconda e pochi giorni fa ho ricevuto l'incarico di affrescare una parete di Palazzo Vecchio con l'immagine della Battaglia di Anghiari", e dell'indizio " Cerca Trova" che il Vasari ha lasciato sulla sua opera.

Ma c'è di più: in questi pigmenti, fa capolino un nero " la cui composizione di manganese e ferro, secondo quanto risulta da una pubblicazione del Louvre del 2010, è presente o anche nella Gioconda e nel San Giovanni Battista". " Abbiamo trovato anche", prosegue Seracini, " della lacca rossa, pigmento che si usa nelle pitture a olio" e che sarebbe ulteriore prova della mano di Leonardo e del motivo per cui ha abbandonato il lavoro: " deve aver avuto grossi problemi nell'asciugare i colori". Anche la paternità del beige visibile sulla parete è attribuibile solo a un pennello. La National Geographic Society, promotrice dello studio e autrice di un documentario in onda il 20 marzo sul canale 403 di Sky, fa inoltre riferimento alla presenza di un'intercapedine tra il muro di mattoni su cui il Vasari dipinse il suo affresco e il muro alle sue spalle: non ce ne sono altre all'interno del Salone ed è ragionevole pensare che si tratti di un tentativo di difendere il dipinto di Leonardo.

I risultati si devono all'esplorazione di una sonda endoscopica di aree " di sette centimetri quadrati attraverso sei fori di sei millimetri", segnalati dai restauratori dell' Opificio delle Pietre Dure per non rovinare l'opera del Vasari. Con lo stessa modalità, spiega Seracini, proseguiranno le ulteriori ricerche, previa autorizzazione del ministero per i Beni Culturali, del comune di Firenze e del Polo Museale fiorentino. Il sindaco del capoluogo toscano, Matteo Renzi, caldeggia su Twitter una presa di posizione governativa in questo senso. 

Fonte: wired.it

 

Servizio Pubblico 24a puntata - titolo La Politica. In questo video l'editoriale di Marco Travaglio "Non si capisce bene se i politici fanno così perché non vogliono cambiare, o non possono cambiare o non vogliono cambiare, ma mi sembrano tre ottimi motivi per mandarli tutti a casa lo stesso".

Marco Travaglio (Torino, 13 ottobre 1964) è un giornalista, saggista e scrittore italiano, attualmente vicedirettore de il Fatto Quotidiano.

Le sue principali aree di interesse sono la cronaca giudiziaria e l'attualità politica, occupandosi di questioni che spaziano dalla lotta alla mafia ai fenomeni di corruzione. Più di una volta i suoi articoli hanno suscitato le ire dei politici, senza distinzione di schieramenti.

Fonte: http://tv.ilfattoquotidiano.it

 

Diciotto miglia all’ora, più o meno 29 chilometri orari. Č questo il nuovo record, robotico, di velocità. Un primato che appartiene a Cheetah (che non a caso significa ghepardo), il robot a quattro zampe della Boston Dynamics finanziato dalla Darpa ( Defense Advanced Research Projects Agency), l’agenzia della difesa statunitense che si occupa di mettere a punto nuove tecnologie da utilizzare in campo militare. E tra questi c’è anche la robotica.

L’idea infatti, sostenuta dalla Darpa all’interno del programma Maximum Mobility and Manipulation (M3), è quella di sistemi robotici che siano di supporto alle operazioni militari, per esempio trasportando carichi pesanti (come BigDog) o recuperando personale in emergenza, come riporta il New York Times. Ma sviluppare robot che siano capaci di compiere movimenti fini e con performance sempre maggiori non è facile. Ecco allora che il record raggiunto da Cheetah assume un significato importante: il precedente primato di velocità per un robot era poco più di venti chilometri all’ora, raggiunto grazie ai ricercatori del Mit di Boston nel 1989. Per fare un confronto, come ricorda Mashable, basti pensare che (eccezion fatta per gli oltre 44km/h di Usain Bolt, raggiunti però solo negli scatti dei cento metri) difficilmente un essere umano può raggiungere e superare la soglia dei 24 km/h.

Per adesso, e come mostrato nel video, le performance atletiche del ghepardo-robot sono state testate in laboratorio su un tapis roulant, ma presto Cheetah dovrebbe essere provato anche all’aperto.

Fonte: wired.it

 

Sembrerebbe un destino segnato, quello di Michelangelo. Le testimonianze sulla vita dell' artista, infatti, risalgono addirittura al suo primo giorno di vita: il neonato aveva appena emesso il suo primo vagito, che il padre Ludovico Buonarroti si era già affrettato a scrivere di suo pugno una nota in cui ricordava la nascita del suo secondogenito. Come ebbe a precisare con scrupolo, nel comune di Caprese in cui Ludovico era podestà, il calendario fiorentino segnava lunedì 6 marzo dell'anno 1474 (1475 secondo la notazione corrente).

Tuttavia, nonostante il prestigioso incarico paterno, la famiglia Buonarroti era travagliata da difficoltà economiche. Fu per questo che ben presto si trasferirono a Settignano, un paesino nei pressi di Firenze dove il piccolo Michelangelo entrò per la prima volta in contatto con la scultura. E non in senso figurato, visto che lì vivevano intere generazioni di scultori e scalpellini. Tanto che più tardi l'artista si fece vanto di essere stato allevato là dove il latte era impastato con la polvere di marmo.

E fu solo grazie alla tenacia del giovane Michelangelo che il padre rinunciò a imporgli la carriera militare o ecclesiastica. All'età di 12 anni entrò nella bottega di Domenico Ghirlandaio, dove Ludovico lo condusse di persona, non tanto per soddisfare i sogni del figlio quanto per arrotondare il bilancio familiare con il compenso da apprendista. Comunque fosse, il giovane Buonarroti si rivelò un talento tanto precoce da far esclamare al maestro: “ Costui ne sa più di me”.

Il Ghirlandaio non sbagliava. Dopo tre anni di apprendistato, Michelangelo ne sapeva abbastanza da trasferirsi a Firenze presso il giardino di San Marco,dove Lorenzo il Magnifico ospitava e sovvenzionava gli artisti più promettenti. Fu proprio qui che il giovane scultore impressionò il mecenate con la sua permalosità: il principe gli aveva fatto notare la dentatura troppo perfetta sulla statua di un vecchio fauno. Buonarroti colse la provocazione e in un batter d'occhio fece saltare un dente e con lo scalpello ne bucò un altro.

Ad attirare l'attenzione del cardinale e collezionista Raffaele Riario fu invece una copia di un antico Cupido eseguita dallo stesso Michelangelo, e che il prelato aveva acquistato a peso d'oro – all'insaputa dell'artista – come reperto archeologico. Dopo aver scoperto l'inganno e sbollito la rabbia, il cardinale volle a tutti i costi conoscere l'artefice di quell'opera meravigliosa. E ne fece la fortuna.

Così, nel 1496 l’artista si trasferì a Roma dove produsse alcune delle sue opere più grandi. Dopo la Pietà, scolpita a soli 22 anni, Michelangelo si dedicò anche agli affreschi della Cappella Sisitina (1508-1512) e al Giudizio Universale (1534-1541). Ma nei suoi lunghi anni di attività l'artista continuò anche a scolpire altri capolavori tra cui il David (1501) e il Mosè (1513-1515).

Per raccontare tutta la vita dell'artista non basterebbe un libro. Fatto sta che Michelangelo divenne uno degli artisti più famosi dell'epoca. Gli storici raccontano che morì a Roma il 18 febbraio 1564, all'età di 88 anni: fino a pochi giorni prima aveva lavorato di scalpello sull'incompiuta Pietà Rondanini.

Fonte: wired.it

 

Quando Cuauhtémoc salì al trono, nel 1520, la distruzione del popolo azteco era già cominciata, ma con lui la civiltà precolombiana sarebbe definitivamente scomparsa sotto il potere spagnolo. Tanto che Cuauhtémoc, nipote del famoso Montezuma II, fu infatti l’ultimo imperatore azteco, morto il 28 febbraio 1525 per impiccagione, dopo le torture inflittegli per volere del conquistatore spagnolo Hernán Cortés, che lo teneva in ostaggio e che sperava così di riuscire a conoscere il misterioso luogo in cui si trovava il leggendario tesoro azteco (il tesoro di Montezuma).

Tenochtitlan La città al centro del lago

Ma Cuauhtémoc si sarebbe sempre rifiutato di parlare e avrebbe sopportato così coraggiosamente le torture (come quella di vedersi bruciare i piedi) da passare alla storia quasi come un eroe. D’altronde era quello che probabilmente ci si sarebbe aspettati da uno il cui nome significava “aquila che scende”, in ricordo forse dell’antica legenda all’origine dell’impero azteco nel centro America.

Si narra infatti che intorno al 1300, gli Aztechi, allora un popolo per lo più nomade in giro per le terre messicane - cui era arrivato, pare, da Aztlan, una misteriosa zona situata nell’attuale California - ricevette un messaggio divino. Il dio del Sole, insieme a quello della Guerra, profetizzò loro che un giorno avrebbero avuto una casa, una città, ma che questa sarebbe sorta solo nel luogo da loro indicato. Un posto che avrebbero riconosciuto grazie alla presenza di un’ aquila appoggiata sopra un cactus con un serpente nel becco (poi divenuto il simbolo della bandiera messicana). E il popolo azteco negli anni a venire avrebbe continuato a vagare in cerca di quel segno. Che si racconta apparve, quasi come un miraggio un giorno a un sacerdote azteco, nella zona paludosa al centro del lago Texcoco. Lì, nel 1325, sarebbe sorta Tenochtitlan, tra le fondamenta della futura Città del Messico.

Qui la civiltà azteca avrebbe finalmente messo le tende, diventando quella che ebbe in Montezuma II uno dei suoi più grandi governatori. Quando infatti, intorno al 1500, Montezuma salì al potere, il popolo azteco era cresciuto, dominando il Messico Centrale, con Tenochtitlan come capitale dell’impero. Fino all’arrivo di Hernán Cortés, l’ambizioso conquistatore spagnolo che dopo aver conquistato Cuba al seguito di Diego Velázquez, nel 1519 si preparava a sbarcare sulla penisola dello Yucatan da solo (per modo di dire: aveva al seguito 11 navi con 500 uomini). Infatti Velázquez, che aveva organizzato la missione all’ultimo ci ripensò, ma il disobbediente Cortés decise comunque di partire. Sarebbe iniziato così il dominio spagnolo, anche grazie al contribuito che gli indigeni locali offrirono a Cortés, stanchi della sottomissione economica agli Atechi, che chiedevano loro dei tributi, e dei sacrifici umani in nome dei loro dei.

La disfatta cominciò con la sottomissione spagnola di Montezuma II, e sarebbe continuata con Cuitlahuac, il suo successore, morto poco dopo esser salito al trono di vaiolo, triste regalo dei conquistatori alle popolazioni locali. Fu poi la volta di Cuauhtémoc, che provò a difendere la capitale dalle truppe di Cortés ma invano, così che nel 1521 Tenochtitlan cadeva sotto il potere spagnolo e l’imperatore veniva fatto prigioniero. Si racconta che Cuauhtémoc, una volta fatto ostaggio, chiese di  essere ucciso, ma Cortés lo tenne con sé durante le sue successive missioni, torturandolo per farsi rivelare il luogo del tesoro segreto azteco. Ma il coraggioso Cuauhtémoc si sarebbe sempre rifiutando di parlare, preferendo la morte. Così che l’esistenza o meno del tesoro e il luogo in cui si trovava morì con lui.

Fonte: wired.it

 
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