Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Lerici ci accoglie con il suo splendido scenario, celebrato da poeti e scrittori, e con le sue ville sparpagliate sulla collina che domina il golfo.L’acqua del mare, scintillante di mille luci e colori, è promessa di un soggiorno fantastico, ideale sia per rilassarsi che per cimentarsi nei tanti sport nautici.
I paesi situati lungo la costa: San Terenzo, Fiascherino, Tellaro o sulle pendici della collina: Pugliola, Solaro, La Serra, Cerri, Montemarcello sono incantevoli e ben degni di essere visitati; hanno tutti origine medievale e i loro vicoli e le loro piazzette ci dimostrano che l’"antico" è sacro e il "nuovo" viene inserito in totale armonia.
Ma è osservando l’attività quotidiana dei pescatori o assaggiando la genuina cucina locale in una delle numerosi feste folcloristiche di paese che si può veramente assaporare il vivere mediterraneo. Le origini di Lerici sono molto antiche. In epoca romana è stata una base navale. Nel Medioevo, quando Genova e Pisa erano in costante lotta per il dominio di questo tratto di mare, Lerici fu sempre contesa, a causa della sua collocazione proprio sulla linea di confine tra le due potenze marinare.
All’inizio del XIII secolo i Pisani vinsero la disputa e costruirono a Lerici una base navale fortificata, un castello ed un villaggio che presero il posto del piccolo villaggio preesistente e della Chiesa di san Martino, distrutta dai saraceni. Nel 1256 Lerici fu occupata da Genova e rimase sotto il suo dominio fino alla caduta della potenza marinara.
La porta turrita tra le antiche mura vicino alla Calata è memoria dell’antico villaggio pisano.
In alcune ville aristocratiche del XVI secolo, tra le quali quella in cui visse Andrea Doria nel 1527, sono visibili anche resti del periodo genovese.
Il Castello, che ospita il Museo Geopaleontologico è il monumento più importante di Lerici: E’ un capolavoro di architettura militare italiana del Medioevo. La torre ha una base pentagonale sovrastata da piccoli archi sovrapposti; i bastioni esterni sono del XVII secolo.
All’interno si trova una cappella dedicata a Sant’Anastasia, un capolavoro di architettura gotica ligure. L’Oratorio di San Rocco un tempo era la Chiesa di San Martino e Cristoforo, i cui resti storici risalgono al XIII secolo. E’ una costruzione barocca con campanile con punta a cuspide poliedrica in stile gotico con caratteristiche orientali. L’interno, non molto grande, presenta alcuni importanti dipinti: un quadro del XVI secolo sopra l’altare principale, un dipinto del Fiasella e alcuni piccoli dipinti "ex voto" realizzati dalla gente di mare.
La chiesa parrocchiale è dedicata a San Francesco ed è del XVII secolo. La facciata, ricostruita negli anni ’60 in tipica pietra rosa ligure, è ricca di decorazioni barocche mentre all’interno sono custoditi numerosi dipinti di Domenico Fiasella, Bernardo Carbone, Domenico Bocciardo, Domenico Capponi, Domenico Gar e del pittore fiammingo Giovanni Miel. (Fonte: cinqueterre.com)

- Io ho rapinato due banche, e tu? - Io tutte quante.
Autore della vignetta: Chappatte- International Herald Tribune ( Paris)
Le origini del toponimo Porto Venere sono documentate a partire dal II sec. d.C. quando in un antico itinerario nautico "Portus Veneris" è indicato quale stazione navale delle triremi romane per le rotte della Gallia e della Spagna.Sicuramente antecedente a questa data è però l’insediamento nel promontorio che a partire dal 1113 divenne "baluardo di Genova nel Tirreno" a seguito della cessione che ne fu fatta alla Repubblica marinara dai Signori di Vezzano.
Furono per l’appunto i Genovesi a costruire il borgo fortificato così come lo vediamo ancora oggi e ad erigervi nel 1160 la cinta muraria ed il Castello che oggi svetta sull’abitato nelle massicce forme rimaneggiate nel XVI secolo. Il Borgo di Porto Venere si offre, nelle sue forme pressoché immutate nel corso di 8 secoli, alla visita del turista che ne può apprezzare l’ineguagliabile panorama, gli scorci caratteristici e pittoreschi, l’unicità degli antichi portali delle case torri che si allineano strette l’una all’altra sui carruggi e sulla calata. Dare suggerimenti per una visita turistica di Porto Venere appare semplice, bisogna lasciarsi andare alla suggestione della salsedine e dei colori, del volo dei gabbiani, delle rocce ardite, delle testimonianze della storia e dell’arte che ammiccano in ogni angolo del paese.
Senza dubbio per tutti il nome di Porto Venere evoca la Chiesina di San Pietro, arroccata sulla roccia del promontorio e con essa quasi fusa in un’armonia architettonica unica al mondo: il paese però non è solo quello ed invita il visitatore a scoprire e ad apprezzare tutti i sui tesori, non solo storici ed artistici, ma anche paesaggistici e naturalistici.

Non dimentichiamo che in prossimità dell’antica cinta muraria si trova il punto di arrivo (o di partenza) del famoso sentiero N°1 che collega Porto Venere alle 5 Terre e che è meta ogni anno di un crescente turismo escursionistico: il sentiero, che si snoda a mezza costa lungo le pendici del Muzzerone e della Castellana, offre panorami unici ed emozioni indimenticabili.
Dal molo prospiciente la palazzata partono inoltre numerosi battelli diretti alle Isole, Palmaria, Tino e Tinetto, a Lerici ed alle Cinque Terre. (Fonte: www.cinqueterre.com)
Nelle stesse ore in cui il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Margaret Chan, attraverso una conferenza stampa, annunciava che è cessato l’allarme riguardante la diffusione del virus h1n1 ad un uomo, a Monza, veniva diagnosticata una polmonite riconducibile proprio al ceppo batteriologico.
In Italia a fasi alterne del virus si è continuato a parlare tanto che all’inizio del mese il Ministro della Salute aveva fatto sapere che la prossima campagna di vaccinazioni prevederà anche un antidoto contro la pandemia.
Ferruccio Fazio, malgrado la comunicazione ufficiale dell’Oms, non cambia idea e ribadisce quanto annunciato lo scorso gennaio. Secondo quanto pubblicato da Altreconomia l’esponente politico avrebbe deciso dell’anno la diffusione del vaccino per smaltire le dosi che non sono state utilizzate durante la fase pandemica del virus h1n1.
Attraverso una scrittura privata, sosteneva nei mesi scorsi la rivista, lo Stato italiano avrebbe acquistato dalla multinazionale Novartis per 184 milioni di euro 24 milioni di vaccini. Di questi solo l’8,5% sarebbe stato realmente utilizzato nel nostro paese.
Ad oggi per tanto le unità da smaltire sarebbero quasi 22 milioni. Più di 170 milioni di euro spesi a scapito della sanità pubblica a cui il Ministro, per far quadrare i conti, ha dovuto decurtare i finanziamenti.
Contrario ai tagli decisi da Ferruccio Fazio si è già detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano secondo il quale durante una crisi economica il Governo dovrebbe garantire ai cittadini un’assistenza medica migliore proprio perché le possibilità di curarsi privatamente diminuiscono.
Fonte: Polisblog.it - Autore: Giovanni Molaschi

Elections : the rise of xenophobic groups. Cartoon pubblicato da: presseurop.eu . Autore: Vauro.
Ritagli di cielo. Si aprono lassù, quando lo sguardo abbandona le linee verticali e buie delle case, e si spinge oltre rivoli di muri, verso sprazzi di luce modulati da panni e lenzuoli svolazzanti, appesi ad asciugare su corde tese da una finestra e l’altra. Č facile perdersi nei carruggi di Genova, il centro medioevale più grande d’Europa. Scoprire a piedi i suoi vicoli, stretti e bui, che ricordano certi budelli della medina di Marrakech, è la soluzione migliore e più suggestiva.
Il treno è il miglior approccio per avvicinare la Superba; in piazza Acquaverde, dove si affaccia la stazione Principe (la più antica di Genova, l’altra è Brignole) il primo incontro è con la statua di Cristoforo Colombo, scopritore delle Americhe. Per entrare nel cuore dei carruggi basta scendere gli scalini, ripidi e veloci, di Salita S. Giovanni, che separano dalla Commenda di Prè, complesso religioso che secoli passati dava conforto e ospitalità ai pellegrini diretti in Terrasanta.Via di Prè, tra sguardi di bottegai, cartomanti, ragazze di vita e genti di culture e religioni diverse, conduce all’ingresso di ponente della città: porta dei Vacca. Si percorre via del Campo e una canzone carica di emozione torna in mente: “nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”. Così cantava la sua città il cantautore genovese, Fabrizio De André.
Oltrepassata piazza Fossatello si prosegue in via San Luca. La luce si impadronisce brevemente delle prospettive in piazza Banchi: la chiesa di San Pietro pare sospesa sopra botteghe e laboratori di orafi. Ai banchi di notai e cambiavalute, che nel medioevo favorivano le transazioni fra mercanti, fanno oggi riscontro quelli poveri ma vivaci degli ambulanti senegalesi, disposti proprio dinanzi a quello che un tempo rappresentava il fulcro delle attività commerciali della città: la Loggia dei Mercanti, sede nell’Ottocento della prima Borsa Valori italiana.
Proseguendo lungo via degli Orefici, fino a Campetto, dove i fabbri battevano il ferro finché, nel XVI secolo, la famiglia Imperiale decise di trasformare il sito in una piazza residenziale, si giunge nella vicina piazza Soziglia e allo storico Caffè Klainguti, meta abituale di Giuseppe Verdi, goloso di brioche, cittadino onorario di questa città dove trovò ispirazione per comporre una parte di Aida. Dopo tanto camminare, è facile lasciarsi andare davanti alle vetrine colme di cioccolatini, dolciumi e sapori. Una nuova indecisione sopraggiunge, costretti a scegliere una delle vie parallele che raggiungono piazza Fontane Marose: Macelli di Soziglia o la più raffinata via Luccoli, tirata a lucido ultimamente. Senza fare torto a nessuna delle due si prende per Vico Casana, dove sta la più antica tripperia di Genova, per poi sbucare in Via XXV Aprile e nel “salotto cittadino” di Galleria Mazzini, coperta e illuminata da quattro grandi lampadari in bronzo.
Parallela, via Roma – delimitata da palazzi neoclassici finemente decorati – sale verso piazza Corvetto, dove si erge al centro il monumento equestre di Vittorio Emanuele II e, poco distante, quello di Giuseppe Mazzini. Dalla piazza, trafficato crocevia della città, si scende lungo Salita Santa Caterina fino a piazza Fontane Marose. Lungo via Garibaldi, strada che incantò Rubens, si trovano alcuni dei più bei palazzi aristocratici della città, che portano i nomi delle famiglie nobili di Genova. Percorrendo via Lomellini, lasciato alle spalle palazzo Grimaldi della Meridiana, si raggiunge piazza della Nunziata, dove si affaccia la chiesa della Santissima Annunziata del Vastato, trionfo del barocco genovese. Ultima salita, ultima meraviglia. Č via Balbi, nome della potente famiglia di finanzieri e commercianti che nella prima metà del Settecento commissionò i maestosi palazzi ancora affacciati sulla via, oggetto di un recente quanto felice recupero.
Palazzo dell’Università, palazzo del Levante, palazzo Balbi-Senarega e, soprattutto, palazzo Reale, sede della Galleria Nazionale e custode di un magnifico giardino pensile, capace di regalare una veduta d’insieme sul porto Vecchio e la sottostante Via di Prè. Ecco nuovamente piazza Acquaverde e Cristoforo Colombo. Ma non è finita qui, perché via Andrea Doria può riserbarvi ancora una sorpresa: Palazzo Doria del Principe, recentemente riportato all’antico splendore.
Fonte: www.trekking.it; Autori: Davide Battaglia e Enrico Bottino

Cartoon pubblicato da " Expresso" . Autore Antonio
Sassello è un paese dell’entroterra savonese destinato a diventare un modello di sviluppo sostenibile anche per le altre località dell’Appennino Ligure, rimaste per troppo tempo ai margini del turismo.
Rispondendo a diversi requisiti il paese è stato il primo in Liguria a fregiarsi della Bandiera Arancione, marchio di garanzia per il turista che deve scegliere la sua vacanza.
Il Parco del Beigua, selvaggio e incontaminato, è inserito in un contesto naturalistico imperdibile per gli escursionisti. Il territorio sassellese è l'ideale per la crescita dei prodotti del bosco, infatti per centinaia di anni gli abitanti del paese ligure hanno vissuto di questi preziosi frutti. Un tempo considerati prodotti poveri e contadini, necessari per il sostentamento e nulla più, in seguito sono diventati vere e proprie prelibatezze che non ci si può permettere di dimenticare quando si parla di cucina tradizionale e al tempo stesso raffinata. I sapori della terra sono di assoluto pregio: dai ben noti amaretti agli straordinari porcini che si abbinano alle diverse anime del bosco, quella del castagno, del faggio, della quercia, del nocciolo. Da non perdere neppure le sfiziose conserve sottolio.
L’ingresso alla foresta demaniale, estesa per ben 800 ettari, è sito vicino a Sassello, poco oltre il ponte sul rio Sbruggia.
Una volta incontrata la Casa Forestale, ex segheria idraulica dei Bigliati, si prosegue verso il Castello Bellavista da dove ha inizio l’itinerario ad anello, privo di difficoltà di orientamento. Il "Sentiero Natura", dirigendosi inizialmente a sinistra, sul versante a solatio, incontra una vegetazione termofila caratterizzata da boschi a pino marittimo, roverella, sorbo montano.
Una volta lambite le cime della Deiva (m 707) e del Bric di Salmaceto (m 700), dove l’intricata vegetazione nasconde le vecchie miniere di rame, si passa sul versante settentrionale, con boschi mesofili di castagni, faggi, roveri aceri, pini silvestri e pini neri. Seguendo il "Sentiero Natura", che s’insinua nelle valli dell’Erro, Ciua, Sbruggia e Giovo, caratterizzate da ambienti diversi e incontaminati, risulta più facile che altrove avvistare la ricca avifauna e mammiferi come cinghiali, caprioli e daini. ( Fonte: www.trekking.it)
L’itinerario sviluppandosi a cavallo della Val Trebbia e della Valle Scrivia offre notevoli spunti panoramici. Da Genova, s.s. 45, seguono indicazioni per Torriglia.
Descrizione.
Il segnavia FIE, posto presso il capolinea delle corriere, accompagna l’escursionista lungo via Colomba, strada alla quale segue il selciato dell’antica mulattiera che - alternando brevi deviazioni e tratti asfaltati - raggiunge il borgo di Donetta (1000 m). Abbandonate le ultime case, la storica direttrice che sale all’Antola è ormai evidente e la direzione da seguire inequivocabile.
Zigzagando tra terrazze incolte si guadagna il Passo dei Colletti (1285 m) e, proseguendo a mezza costa, si raggiunge Casa del Piccetto (1384 m). Qui si può apprezzare dall’alto l’incontaminata Val Brevenna e l’andamento serpeggiante, tra un meandro e l’altro, del rio dell’Orso. Passando sul versante orientale del M. Duso (1450 m), l’itinerario tocca la Colletta delle Cianazze (1343 m) - area picnic - e avanza in salita nella faggeta del versante est del M. Cremado (1512 m). Lungo lo spartiacque la via procede verso nord innestandosi sulla mulattiera proveniente da Bavastrelli; giunti al rifugio dell’Antola (in attesa di apertura), la cima omonima è ormai prossima.
Dalla sommità dell’Antola (1597 m), abbandonato l’ambiente prativo, si torna sui propri passi lungo la mulattiera, ben conservata, che cala di quota verso Bavastrelli. Ampie vedute sul lago del Brugneto accompagnano la discesa, si incontrano la Cappelletta della Madonna delle Grazie, i ruderi di Casa Boccaiosa (1168 m) e, infine, la Cappelletta di Sant’Antonio.
( Fonte: www.trekking.it)
Centrali nucleari in Italia, ma dove? Le notizie sugli incendi russi che hanno minacciato siti nucleari (bruciati anche boschi contaminati dalla catastrofe di Chernobyl, tornate nell’aria le sostanze radioattive assorbite dalla vegetazione) suggeriscono un esercizio interessante.
Si tratta di prendere la mappa delle zone a rischio d’incendio boschivo in Italia e di sovrapporla alla mappa del rischio di terremoto: perchè l’Italia, a differenza della Russia, è una terra notevolmente ballerina.
L’ha fatto il blog Italiani Imbecilli (quel nome non l’ho mica scelto io!): e guardate il risultato.
Questa è la mappa dell rischio degli incendi boschivi in Italia. Italiani Imbecilli non cita la fonte, ma la cartina è sul sito dell’Osservatorio sugli incendi boschivi. Le zone rosse sono ad alto rischio, quelle gialle a medio rischio.

Fra parentesi, sul fronte del caldo e degli incendi russi ora va meglio: maltempo e fresco in arrivo. Ed ora la carta del rischio sismico in Italia. Non sono riuscita a rintracciarne la fonte, ma la mappa dell’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia dice le stesse cose, anche se con una grafica diversa.

Ed ora la somma, diciamo così, delle due carte (il rischio sismico da rosso è diventato blu per chiarezza grafica); i cerchi indicano i luoghi che paiono candidati ad ospitare le centrali nucleari. Non c’è molto da stare allegri, vero?

Su italianimbecilli.blogspot.com Nucleare in Italia? Russia docet
Mappa del rischio di incendi boschivi
Mappa del rischio sismico secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Su Adnkronos in Russia incendi in calo e maltempo in arrivo
Su Terra gli incendi in Russia e l’eredità nucleare
Fonte: blogeko.it
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