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487 anni fa l’ultimo imperatore azteco muore impiccato per volere del conquistatore spagnolo Cortés. E si chiude un'epoca. VIDEO
By Admin (from 05/05/2012 @ 08:02:03, in it - Video Alerta, read 4221 times)

Quando Cuauhtémoc salì al trono, nel 1520, la distruzione del popolo azteco era già cominciata, ma con lui la civiltà precolombiana sarebbe definitivamente scomparsa sotto il potere spagnolo. Tanto che Cuauhtémoc, nipote del famoso Montezuma II, fu infatti l’ultimo imperatore azteco, morto il 28 febbraio 1525 per impiccagione, dopo le torture inflittegli per volere del conquistatore spagnolo Hernán Cortés, che lo teneva in ostaggio e che sperava così di riuscire a conoscere il misterioso luogo in cui si trovava il leggendario tesoro azteco (il tesoro di Montezuma).

Tenochtitlan La città al centro del lago

Ma Cuauhtémoc si sarebbe sempre rifiutato di parlare e avrebbe sopportato così coraggiosamente le torture (come quella di vedersi bruciare i piedi) da passare alla storia quasi come un eroe. D’altronde era quello che probabilmente ci si sarebbe aspettati da uno il cui nome significava “aquila che scende”, in ricordo forse dell’antica legenda all’origine dell’impero azteco nel centro America.

Si narra infatti che intorno al 1300, gli Aztechi, allora un popolo per lo più nomade in giro per le terre messicane - cui era arrivato, pare, da Aztlan, una misteriosa zona situata nell’attuale California - ricevette un messaggio divino. Il dio del Sole, insieme a quello della Guerra, profetizzò loro che un giorno avrebbero avuto una casa, una città, ma che questa sarebbe sorta solo nel luogo da loro indicato. Un posto che avrebbero riconosciuto grazie alla presenza di un’ aquila appoggiata sopra un cactus con un serpente nel becco (poi divenuto il simbolo della bandiera messicana). E il popolo azteco negli anni a venire avrebbe continuato a vagare in cerca di quel segno. Che si racconta apparve, quasi come un miraggio un giorno a un sacerdote azteco, nella zona paludosa al centro del lago Texcoco. Lì, nel 1325, sarebbe sorta Tenochtitlan, tra le fondamenta della futura Città del Messico.

Qui la civiltà azteca avrebbe finalmente messo le tende, diventando quella che ebbe in Montezuma II uno dei suoi più grandi governatori. Quando infatti, intorno al 1500, Montezuma salì al potere, il popolo azteco era cresciuto, dominando il Messico Centrale, con Tenochtitlan come capitale dell’impero. Fino all’arrivo di Hernán Cortés, l’ambizioso conquistatore spagnolo che dopo aver conquistato Cuba al seguito di Diego Velázquez, nel 1519 si preparava a sbarcare sulla penisola dello Yucatan da solo (per modo di dire: aveva al seguito 11 navi con 500 uomini). Infatti Velázquez, che aveva organizzato la missione all’ultimo ci ripensò, ma il disobbediente Cortés decise comunque di partire. Sarebbe iniziato così il dominio spagnolo, anche grazie al contribuito che gli indigeni locali offrirono a Cortés, stanchi della sottomissione economica agli Atechi, che chiedevano loro dei tributi, e dei sacrifici umani in nome dei loro dei.

La disfatta cominciò con la sottomissione spagnola di Montezuma II, e sarebbe continuata con Cuitlahuac, il suo successore, morto poco dopo esser salito al trono di vaiolo, triste regalo dei conquistatori alle popolazioni locali. Fu poi la volta di Cuauhtémoc, che provò a difendere la capitale dalle truppe di Cortés ma invano, così che nel 1521 Tenochtitlan cadeva sotto il potere spagnolo e l’imperatore veniva fatto prigioniero. Si racconta che Cuauhtémoc, una volta fatto ostaggio, chiese di  essere ucciso, ma Cortés lo tenne con sé durante le sue successive missioni, torturandolo per farsi rivelare il luogo del tesoro segreto azteco. Ma il coraggioso Cuauhtémoc si sarebbe sempre rifiutando di parlare, preferendo la morte. Così che l’esistenza o meno del tesoro e il luogo in cui si trovava morì con lui.

Fonte: wired.it

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