Nel tempo l’idea si sviluppò, e divenne un modo di organizzare la conoscenza molto popolare, per esempio nell’Inghilterra del sedicesimo secolo. John Locke insegnava agli studenti di Oxford la maniera migliore di indicizzare i contenuti di ogni diario, ma anche Francis Bacon, Henry David Thoreau e Mark Twain, per citarne solo alcuni, furono educati alla tradizione del commonplace book. In cosa consistevano?
Tra il 1500 e il 1800 gli inglesi - ma non solo - leggevano in maniera non consequenziale e saltavano di libro in libro. Spezzavano il testo in frammenti e li ricomponevano in nuove forme, trascrivendoli in diverse sezioni dei loro diari personali. Poi rileggevano il tutto e riorganizzavano il flusso, aggiungendo nuovi frammenti. Questa modalità di lettura segmentata, anziché sequenziale, che era prevalente prima che la gente iniziasse a leggere ordinatamente i romanzi, costringeva chi la praticava a leggere attivamente, a sviluppare la sua personale visione delle cose. Leggere e scrivere erano quindi attività inseparabili.
I diari personali così composti, spesso altamente tematici, passavano di mano in mano e venivano integrati con pensieri, ritagli, riflessioni e dati aggiuntivi, diventando veri e propri testi di riferimento, piccoli e completi manuali ricchi di conoscenza distribuita, al punto che John Locke sentì il bisogno di ideare una metodologia di indicizzazione dei loro contenuti, pubblicata nel suo saggio sull’apprendimento umano (An Essay Concerning Human Understanding).
Il web ha solo automatizzato e reso immediata la compilazione e la diffusione dei commonplace books, ma dai graffiti sulle caverne dei primi sapiens sapiens, passando per la tradizione talmudica senza dimenticare le stesse pericopi (la formulazione originaria del vangelo che consisteva di singole pergamene che racchiudevano episodi isolati della vita di Gesù, commentati e passati di mano in mano tra una comunità cristiana e l’altra), l’uomo ha sempre trovato il modo di contribuire, pensiero su pensiero, all’evoluzione della grande coscienza collettiva.
In cima alla Rocca San Silvestro, un borgo di minatori fondato mille anni fa, si trova un albero speciale. Dai suoi rami pendono decine e decine di ciondoli in pietra. Ognuno di essi porta una scritta, sia essa un proverbio, una dedica, un pensiero o un tributo alla bellezza del creato. Se ci andate, potete aggiungere la vostra pietra. Oscillerà nel vento, appesa a un albero, per molto tempo, come molti saranno i visitatori meravigliati che si imbatteranno nel vostro messaggio.
Quell’albero, in fondo, è come un blog con un unico, eterno, immortale post, dedicato al senso della vita.