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" IL CONCERTO " LA RECENSIONE
By Admin (from 29/07/2010 @ 12:48:25, in it - Video Alerta, read 2170 times)

Il regista rumeno Radu Mihaileanu si è cimentato nel portare sul grande schermo una storia molto personale, nella quale grazie all’amore per la musica si ricongiungono i fili di una matassa smarriti trent’anni prima.
Andreї Filipov è stato un grande direttore d’orchestra all’epoca di Brežnev, oggi lavora nel medesimo teatro come uomo delle pulizie.

Una sera, mentre pulisce l’ufficio del direttore, casualmente si imbatte in un fax indirizzato alla direzione del Bolshoi. Il Théâtre du Châtelet invita l’orchestra a suonare a Parigi. Andreї distrugge immediatamente il fax e gli salta in mente un’idea, che va fuori dagli schemi: ricreare l’antica orchestra che dirigeva, presentarsi a Parigi come l’orchestra ufficiale del Bolshoi e portare in scena Čajkovskij, Concerto per violino e orchestra, portando così a termine il concerto interrotto trenta anni prima. Andreї e il suo miglior amico Sacha iniziano a reclutare i vecchi e i nuovi amici, trovando anche l’aiuto dei gitani, che gli procurano gli strumenti musicali mancanti e i passaporti. L’uomo sceglie come violino solista Anne-Marie Jacquet, dietro la quale si nasconde un segreto riguardante le sue vere origini. Il giorno del concerto arriva e sarà l’occasione per ritrovarsi e recuperare un passato mai dimenticato.

L’intento del regista è stato quello di conferire al film l’animo e il temperamento slavo, nel quale si tende a superare i propri limiti e confini nel modo di essere artisti. Non c’è la paura di manifestare e descrivere le emozioni, ci si sente liberi di esprimerle senza vergognarsi di ciò che si prova. Riprodurre la vita esaltandola in tutte le sue sfumature è questo ciò che Mihaileanu ha voluto conferire alla storia, ai suoi personaggi.
Un peculiarità della poetica di Radu Mihaileanu che ritroviamo in questo film è il tema dell’impostura positiva, come in precedenza in “Vai e Vivrai” (2005), per esempio. Qui Andreї e i suoi amici si spacciano per gli orchestrali del Bolshoi per realizzare un sogno interrotto tempo prima. Il fatto di camuffarsi è anche parte delle origini ebree del regista, il cui padre, durante la guerra, dovette cambiare cognome per sopravvivere.

Il regista nel raccontare piccole storie delinea con accenni delicati la Storia, è un film contro tutti i regimi dittatoriali.

Il film parla dei rapporti che si instaurano tra il singolo e la collettività, se non c’è armonia e intesa tra le due parti non si raggiunge il benessere di entrambi, bisogna essere complementari, come tra l’orchestra e il violino solista del film.

Il tema che sta alla base è quello di ritrovare la dignità umana che si è perduta e ritrovare la volontà di reazione a chi vuole mettere il proprio simile in ginocchio. I vari personaggi cercano innanzitutto di ritrovare l’autostima e poi di rimettersi in piedi, e di raggiungere “l’armonia suprema” anche solo per il tempo di un concerto, per dimostrare a se stessi di essere ancora degli esseri umani, che possono essere stati sconfitti una volta, ma non per questo sono finiti.

Mihaileanu mescola l’umorismo con la tragedia, interessato a stabilire questo tipo di dialogo. L’umorismo che preferisce è quello in reazione alla sofferenza e alle difficoltà. Tutti i personaggi del film trovano la forza di portare a termine ciò che si sono prefissati, grazie all’ironia che li connota.

La musica ricopre un ruolo fondamentale, lo si evince già dal titolo, per il cineasta la musica è energia, è dentro ognuno di noi ed è parte integrante delle nostre vite, inoltre è un linguaggio universale che arriva a chiunque, comprensibile da tutti. Parlare lingue diverse può risultare difficile nel rapportarsi con l’altro, la musica unisce e arriva dritta al cuore. È il motore che fa muovere i personaggi.

Un altro tema inserito è il dialogo interculturale che avviene tra i membri dell’orchestra, russi gitani ed ebrei, che si relazionano con i francesi. Si sottolinea così la mescolanza delle culture, l’integrazione e l’arricchimento che ogni singola persona dona all’altra, malgrado le difficoltà iniziali in cui si può incorrere. Quando Andreї e i suoi amici arrivano a Parigi sembra un’invasione del territorio da parte di “barbari dell’est” verso i ricchi civilizzati occidentali, sicuramente i primi hanno un modo di comportarsi più sanguigno e genuino, e conservano un’energia primordiale, rispetto ai formali e distaccati autoctoni, sarà la musica a far cadere ogni barriera.

Nei suoi film si trovano spesso dei gitani, dai quali il regista è affascinato in quanto è un popolo ricco di qualità, si comporta e vive in modo differente dagli altri, è un popolo libero, errante, e in questo il regista si è identificato, un popolo errante come gli ebrei.

Un aspetto fondamentale descritto è il contravvenire alle regole. Il regista mostra come, in alcuni momenti della vita, infrangere le regole sia necessario per andare avanti e per dimostrare il proprio valore. Certo la vita è fatta di regole da rispettare, ma a volte l’eccezione mette in luce ciò che stava in ombra per cause altrui, come per i protagonisti de Il Concerto, dotati di una bravura estrema, che riescono, grazie a un sotterfugio, a mostrare al mondo la bellezza della loro musica. Un monito per non lasciarsi andare mai.
Per ciò che riguarda le riprese sono state effettuate in Romania, dove è stata ricostruita la parte russa del film. A Mosca si sono potuti girare solo alcuni esterni della città e della Piazza Rossa.
A Parigi si sono fatte le riprese degli interni, il Théâtre du Châtelet è stato messo a disposizione del regista e della troupe.

Il Concerto è un film straordinariamente emozionante, la sequenza finale è strepitosa, per il crescendo emozionale, per la sapienza con cui è stato dato risalto a ogni singolo strumento nel momento più opportuno, risultando drammaticamente efficace. Inoltre l’inserimento di alcuni frammenti che facevano chiarezza sul passato, con la musica che proseguiva il suo arco, dà un tocco in più. Tutto ha contribuito a renderlo perfetto, tanto da innalzare lo spirito. Radu Mihaileanu ha realizzato un’opera sincera, realistica, e con una componente poetica, il cineasta possiede la capacità di costruire un’emozione che giunge fino alle corde più profonde dello spettatore. ( Fonte: cinemalia.it)

Autore della recensione: Francesca Caruso

Redazioneonline- Cinema e Spettacoli