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SPAZIO: Le macchie solari non sono pił un mistero.
By Admin (from 19/08/2011 @ 11:00:55, in it - Scienze e Societa, read 3263 times)

Per più di un secolo gli astronomi di tutto il mondo si sono scervellati nel tentativo di spiegare la struttura e la dinamica delle macchie solari, regioni della nostra stella che ci appaiono più scure rispetto al resto per via di una temperatura minore (circa 5.000 gradi Kelvin). Ora, grazie ai dati raccolti dallo Swedish 1-meter Solar Telescope, un gruppo di ricercatori delle università di Stoccolma (Svezia) e Oslo (Norvegia) è riuscito a ricostruire il meccanismo che porta alla formazione di queste macchie. Lo studio, pubblicato su Science, conferma i più recenti modelli e simulazioni tridimensionali, mostrando come le macchie solari siano il prodotto del movimento di gas caldi verso l'alto e freddi verso il basso.

Detail-macchia solare

“Le macchie solari – spiegano gli studiosi – sono formate da un nucleo centrale scuro, detto ombra, circondato da un anello più chiaro, chiamato penombra. Se nell'ombra i filamenti magnetici fuoriescono dalla superficie del Sole, è nella penombra che la maggior parte di questi filamenti ha un moto circolare”. I filamenti, simili a delle colonne, possono essere lunghi più di 2.000 chilometri e spessi circa 150 chilometri.

I ricercatori scandinavi sono ora riusciti a dimostrare che i filamenti sono in realtà delle colonne di gas che si muovono avanti e indietro, “bucando” la superficie solare. Il movimento di questi gas, chiamato flusso convettivo, è proprio ciò che provoca le macchie solari. Il nucleo più scuro è la regione in cui le colonne di gas raggiungono la superficie del Sole e si raffreddano, per poi sprofondare nuovamente nella zona di penombra.

Il gruppo di ricerca, guidato da Göran Scharmer dell'Istituto svedese di Fisica Solare, ha utilizzato immagini scattate dallo Swedish 1-meter Solar Telescope, posizionato a La Palma, nell'arcipelago delle Canarie. Il 23 maggio del 2010 il telescopio è stato puntato su una macchia solare in particolare, per documentarne la dinamica ed eseguire analisi di spettropolarimetria. I ricercatori hanno così potuto osservare la presenza di due tipi di movimento: una serie di flussi convettivi scuri verso il basso, la cui velocità è stata stimata attorno ai 3.600 chilometri orari, e una serie di flussi convettivi brillanti, che si muovevano a velocità superiori ai 10.800 chilometri all'ora.

“È ciò che pensavamo di trovare - ha spiegato Scharmer – anche se non ci aspettavamo di riuscire a osservare direttamente questi flussi”. Nel prossimo futuro, l'obiettivo dei ricercatori sarà quello di misurare i campi magnetici collegati ai flussi convettivi, così da comprenderne meglio il funzionamento.

Fonte: galileonet.it