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Si chiama Lagocephalus sceleratus, ma è più noto come pesce palla argenteo: vive nelle fasce tropicali dell’oceano Atlantico e di quello Pacifico.
By Admin (from 22/08/2011 @ 14:00:29, in it - Osservatorio Globale, read 2716 times)

Ma da qualche anno, complice l’innalzamento della temperatura, ha varcato le Colonne d’Ercole del Canale di Suez, e dal Mar Rosso ha colonizzato il Mediterraneo orientale: oggi si trova di frequente, anche vicino riva, nei pressi dell’isola di Rodi, sulle coste turche, egiziane e israeliane.

Detail-pesce palla argenteo

Non bisogna lasciarsi trarre in inganno dalla sua espressione un po’ assente. L’animale in questione è pericolosissimo: perché il suo organismo produce una sostanza altamente tossica (tetrodotossina) in grado di provocare paralisi muscolari, fino alla morte, anche nella specie umana.

Quella del Lagocephalus è solo una delle oltre 900 specie aliene provenienti da habitat più caldi che stanno lentamente prendendo piede anche nel mare nostrum. Dell’avanzata tropicale fanno parte, per esempio, anche il barracuda o il pesce flauto (Fistularia commersonii). Un’invasione biologica che ha gravi conseguenze anche a livello della catena alimentare di piante e pesci locali, che ne risulta sconvolta, soprattutto quando gli invasori sono velenosi o carnivori, e diventano specie dominanti rispetto a quelle indigene. Lo conferma uno studio condotto nell’arco di quattro anni lungo le zone costiere dell’isola di Rodi da Stefan Kalogirou, del dipartimento di ecologia marina dell’Università di Goteborg.

Purtroppo, ammette Kalogirou, non è semplice definire nel breve periodo quali potrebbero essere le reali ripercussioni sul territorio: studi del genere hanno bisogno di essere valutati sul lungo periodo, e fino ad ora nessuno ha dato troppa importanza a questi fenomeni in atto nel Mediterraneo. Così il ricercatore, oltre a interpretare gli effetti di questi fenomeni, lancia un monito a livello europeo sull’importanza della valutazione dell’impatto ambientale di queste nuove specie, la cui presenza, oltre ad interferire sul presente ecosistema, potrebbe ripercuotersi sullo sviluppo socioeconomico delle popolazioni costiere.

Fonte: galileonet.it