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Il nanorobot che combatte il cancro. Formato da filamenti di dna ripiegati come origami, per attivarlo basta un segnale e il dispositivo intelligente rilascia farmaci antitumorali.
By Admin (from 29/04/2012 @ 11:01:33, in it - Osservatorio Globale, read 2483 times)

Colpire le cellule tumorali senza danneggiare i tessuti sani che li circondano. È questa una delle strategie più promettenti per combattere il cancro, ma raggiungere i bersagli non sempre risulta facile. Infatti, per fare questo lavoro ci vuole un robot ad altissima precisione, come quello sviluppato dall'equipe di ricercatori del Wyss Institute di Harvard. Ma dentro non ci sono nanochip o sensori, perché è un raffinato origami fatto di dna.

Tutti i particolari sono stati pubblicati in uno studio su Science, dove l'equipe coordinata dal biofisico Shawn Douglas spiega i passaggi necessari a costruire l'origami. Il primo passo consiste nell'elaborazione computerizzata della struttura molecolare. Grazie al software Cadnano, i ricercatori sono in grado di progettare e assemblare filamenti di dna affinché assumano forme e conformazioni ben precise.

Nel caso dell'origami di Douglas, la struttura è stata modellata come una tasca di 35 nanometri (milionesimi di millimetro) al cui interno sono immagazzinati dei farmaci antitumorali. In aggiunta, gli scienziati hanno dotato l'origami di due sensori molecolari capaci di riconoscere le cellule cancerose. Come spiega Scientific American, si tratta di due veri e propri inneschi che rispondono alla presenza di tessuti malati aprendo il serbatoio del nanorobot.

In pratica l'origami è in grado di attaccare solo i bersagli che interagiscono con i sensori, mentre risparmia le cellule sane trattenendo al suo interno i farmaci troppo aggressivi. Finora il nanorobot dell'equipe americana è stato messo alla prova solo in laboratorio: Douglas ha testato i filamenti di dna su vari campioni formati sia da cellule umane sane che di natura tumorale. Ebbene, dopo tre giorni di incubazione, il 50% dei bersagli nocivi era stato distrutto senza ripercussioni per quelli innocui.

Ora all'equipe americana non resta che perfezionare l'origami e testarlo in sistemi più complessi. “ Il prossimo passo consiste nel progettare nanorobot a base di dna capaci di resistere all'interno degli organismi viventi”, sostiene Jørgen Kjems, nanotecnologo della Aarhus University che non ha partecipato all'esperimento. “ Una volta raggiunto questo obiettivo, gli scienziati potranno sviluppare nuove terapie efficaci per animali ed esseri umani”.

Fonte: Wired.it