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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Hai un passaporto australiano, vuoi ritornare nel tuo Paese o è fuori questione perché rischi di essere arrestato all’arrivo per aver rilasciato i “cable” sui diplomatici australiani?

Sono un cittadino australiano e mi manca molto il mio Paese, tuttavia nelle ultime settimane il primo ministro australiano e il procuratore generale hanno fatto sapere chiaramente non solo che il mio ritorno è impossibile, ma che stanno aiutando attivamente il governo Usa nei suoi attacchi contro di me e contro le persone che lavorano con me. Questo ovviamente mi spinge a chiedermi che cosa significa essere un cittadino australiano. Vuol dire qualcosa oppure saremo tutti trattati come David Hicks, giusto perché i politici australiani e i diplomatici possano essere invitati ai migliori cocktail party dall’ambasciata americana?

In che modo credi di aver cambiato lo scenario mondiale? E considerata tutta l’attenzione che hai ricevuto non credi che anche la tua fonte dovrebbe ricevere una parola di apprezzamento da parte tua?

Negli ultimi quattro anni uno dei nostri obiettivi è stato di esaltare le fonti che si assumono i veri rischi in ogni rivelazione giornalistica. E senza questi sforzi, i giornalisti sarebbero nulla. Se è vero, come sostiene il Pentagono, che un giovane soldato – Bradley Manning – è dietro alcune delle nostre ultime rivelazioni, di sicuro lui è un eroe senza precedenti.

Avete rilasciato o rilascerete ‘cable’ (sia negli ultimi giorni sia nelle rivelazioni sulle guerre in Asia) con i nomi di informatori afghani o simili?Avete intenzione di censurare – scusa il termine – qualche nome che voi ritenete potrebbe trovarsi in pericolo di rappresaglia? In ogni caso penso che la storia ti assolverà, ben fatto…

Wikileaks ha una storia di pubblicazioni che dura da quattro anni. In questo periodo non c’è nessuna affermazione credibile – neanche da parte di organizzazioni come il Pentagono – che una persona abbia subito danni come risultato delle nostre attività. Questa è una manipolazione molto comune che cerca di spingere le persone a una conclusione fuorviante. Non abbiamo intenzione di cambiare politica a questo riguardo.

Il Dipartimento di Stato sta dibattendo sulla questione se tu sia o no un giornalista. Sei un giornalista? Nel momento in cui si pubblica informazione che qualcuno non vuole veder pubblicata, ha importanza che tu sia un giornalista oppure no?
Ho cofirmato il mio primo saggio quando avevo 25 anni. Da allora ho lavorato in documentari, giornali, tivù e su Internet. Tuttavia non è necessario dibattere se sono o non sono giornalista. O come mai chi lavora con me misteriosamente è accusato di aver cessato di fare il giornalista nel momento in cui comincia a scrivere per la nostra organizzazione. Anche se io ancora scrivo, faccio ricerca e inchieste, il mio ruolo è primariamente quello di un direttore che organizza e dirige altri giornalisti.

Mister Assange, ha mai ricevuto documenti che avessero a che fare con gli Ufo?

Abbiamo avuto a che fare con molti personaggi strani ci scrivono sugli Ufo o su come hanno scoperto che erano l’Anticristo mentre parlavano con la loro ex moglie durante una festa in giardino… Tuttavia non hanno finora soddisfatto due delle nostre condizioni di pubblicazione: che i documenti non siano fatti in casa e che siano autentici. Però posso dire che in alcune parti dei nostri cable non ancora pubblicati ci sono riferimenti agli Ufo.

Che cosa è successo a tutti gli altri documenti che si trovavano su Wikileaks prima di questa serie di “mega-leaks”? Li rimetterete on line a un certo punto, ‘difficoltà tecniche’ permettendo?

Molti di questi documenti sono ancora disponibili su Mirror.wikileaks.info e il resto ritornerà on line appena troveremo un momento per occuparci delle questioni tecniche complesse. Da aprile di quest’anno i nostri tempi non abbiamo potuto deciderli noi, perché la nostra agenda è stata decisa dalle mosse del governo americano contro di noi. Ti posso assicurare che sono profondamente dispiaciuto che tre anni e mezzo del lavoro mio e degli altri non sia accessibile facilmente dal pubblico.

Ti aspettavi questo livello di impatto (delle tue rivelazioni) sul mondo? Hai paura per la tua sicurezza?

Ho sempre pensato che l’idea di Wikileaks avrebbe giocato un ruolo globale e a un certo livello era chiaro che lo stava già facendo nel 2007, quando ha cambiato il risultato delle elezioni in Kenya. Credevo che ci sarebbe voluti due anni invece di quattro affinché altri ci riconoscessero questo ruolo importante. Quindi per quel che mi riguarda siamo un po’ indietro rispetto ai miei piani e abbiamo molto lavoro da fare. Le minacce contro le nostre vite sono una questione pubblica, tuttavia stiamo prendendo le precauzioni appropriate, sempre considerando che abbiamo a che fare con una superpotenza.

Può spiegarci la censura su alcune identità marcate come “xxxx” nei cable che sono stati rivelati? Alcune identità critiche sono lasciate in chiaro, altre sono nascoste. Alcuni cable poi sono rivelati in parte… Ancora: c’è un ordine nel modo in cui rivelate i cable o sono selezionati in modo casuale?

I cable che abbiamo reso pubblici corrispondono alle notizie rilevanti dei nostri partners nei grandi media. Sono stati rivisti in redazione dai giornalisti che lavorano su queste storie, dal momento che queste persone devono conoscere bene il materiale, per poterci scrivere. Questi materiali vengono poi rivisti almeno da un altro redattore. Poi noi rivediamo anche degli stralci forniti da altre organizzazioni per essere sicuri che il processo funzioni.

Per quanto possa essere fastidioso, i blocchi al tuo server possono farti pubblicità o quanto meno aggiungono credibilità a quello che fai. E così anche essere stato buttato fuori dai server di Amazon. Cosa ne pensi? E cosa pensi di fare in proposito?

Fin dal 2007 abbiamo messo alcuni dei nostri server sotto giurisdizioni che sospettavamo potessero avere un deficit di libertà di parola, separando la retorica dalla realtà. Amazon è uno di questi casi.

Tom Flanagan, un consigliere del primo ministro canadese, ha detto: “Penso che Assange dovrebbe essere assassinato. Penso che Obama dovrebbe occuparsene e non mi dispiacerebbe se Assange sparisse”. Come ti sei sentito, dopo averlo letto?

E’ corretto dire che mister Flanagan e gli altri che fanno seriamente di queste affermazioni dovrebbero essere incriminati con l’accusa di istigazione a delinquere.

Perché hai creduto che fosse necessario “dare a Wikileaks una faccia”? Non pensi che sarebbe stato meglio se l’organizzazione fosse stata anonima? Tutto il dibattito è diventato molto personale e si riduce a te – “Assange ha rilasciato dei documenti” , “Assange è un terrorista” etc- e nessuno parla più di Wikileaks come di un’organizzazione e molti neanche sanno che ci sono altre persone dietro. Questo rende Wikileaks vulnerabile perché permette ai tuoi avversari di screditarti sul piano personale. Se convincono il pubblico che tu sei un malvagio, uno stupratore e un terrorista, allora la credibilità di Wikileaks sarà finita. E inoltre, con tutto il rispetto per te, non credo che sia giusto nei confronti delle altre persone coraggiose che lavorano per Wikileaks.

E’ una domanda interessante. All’inizio ho cercato di mantenere l’organizzazione anonima, perché non volevo che i nostri ego avessero un ruolo in ciò che facciamo. Questo segue la tradizione dei Bourbaki, un collettivo di matematici francesi anonimi. Tuttavia ciò ha portato rapidamente a una curiosità esagerata su chi fossimo e anche al fatto che degli individui si attribuissero la facoltà di rappresentarci. E alla fine qualcuno deve essere responsabile di fronte all’opinione pubblica. Soltanto una leadership che è disposta a essere pubblicamente coraggiosa può dare un’idea veritiera che le fonti si assumono un rischio per il bene collettivo. In questo processo io sono diventato il parafulmine. Ho ricevuto attacchi non meritati su ogni aspetto della mia vita personale. Ma ho anche ricevuto crediti non meritati, come in una sorta di compensazione

I governi occidentali sottolineano la loro autorità morale legandola al fatto che nei loro Paesi ci sono garanzie legali per una stampa libera. Ma la minaccia di ritorsioni contro Wikileaks e contro di te sembrano indebolire questa pretesa. (…). Sei d’accordo con l’affermazione che attaccando Wikileaks i governi occidentali rischiano di perdere autorità morale? Anzi, credi che davvero i governi occidentali abbiano una qualche autorità morale?

L’Occidente ha “fiscalizzato” le sue relazioni di potere attraverso una rete di contratti, prestiti, possesso di azioni e proprietà finanziarie. In questo contesto, è facile per la parola essere libera perché un cambiamento nella volontà politica raramente porta alcun cambiamento reale in questa rete di rapporti e proprietà. In Occidente la parola, essendo qualcosa che raramente ha effetti sul vero potere, è libera come gli uccelli e i tassi (cioè serve a poco, ndr). In stati come la Cina c’è invece una censura pervasiva perché la libertà di parola ha ancora un potere e dunque il potere la teme. Dobbiamo sempre guardare alla censura come a un segnale economico che rivela il potere potenziale della libertà di espressione in quel tipo di governo. Gli attacchi contro di noi da parte degli Stati Uniti ci fanno intravedere una grande speranza, ovvero che la libertà di informazione sia abbastanza potente da rompere questo muro di rapporti consolidati.

Credi che ci possa essere un vincitore nel gioco in cui sei finito? Tecnicamente puoi continuare a giocare a nascondino con i potenti quando i service provider sono direttamente o indirettamente sotto i controlli governativi, o comunque vulnerabili di fronte alle pressioni, come Amazon? Se vieni “rimosso ” (in senso tecnico, non necessariamente fisico) che alternative hai? C’è una seconda linea di attivisti che può continuare la tua campagna? E il tuo materiale è abbastanza distribuito in modo che rimuovere una cache non voglia dire mettere fine al gioco?

L’archivio “cablegate” è stato distribuito insieme a materiale significativo dagli Usa e da altri Paesi a oltre diecimila persone in forma criptata. Se ci succede qualcosa, le parti più importanti saranno diffuse immediatamente. Inoltre gli archivi “cablegate” sono nelle mani di più organizzazioni editoriali. La storia vincerà e il mondo diventerà un posto migliore. Noi sopravviveremo? Questo dipende da voi»

Traduzione di Lara Crinò

Fonte: PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli

 
By Admin (from 16/12/2010 @ 16:00:38, in it - Osservatorio Globale, read 2880 times)

La notizia ha già fatto il giro del mondo: Julian Assange è stato arrestato in Inghilterra per un presunto stupro consumatosi l’estate scorsa in Svezia.
Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, nel dirsi soddisfatto del risultato, lo ha rivendicato come un successo della diplomazia internazionale: «Era ora, per fortuna l’accerchiamento internazionale ha avuto successo».

La dichiarazione del nostro ministro degli Esteri è di inaudita gravità e tale da rendere indispensabile che Frattini riferisca immediatamente in Parlamento sull’accaduto e, probabilmente, che rassegni le sue dimissioni.

Julian Assange è, allo stato, un cittadino australiano, che si è consegnato alla giustizia inglese perché destinatario di un mandato di cattura emesso in relazione ad un presunto episodio di stupro che si sarebbe consumato in Svezia la scorsa estate.
Niente di tutto ciò legittima l’operazione di “accerchiamento internazionale” che secondo le parole del nostro ministro avrebbe consentito di pervenire a tale risultato.
Sul punto, pertanto, è innanzitutto necessario che il ministro sia, senza ritardo, chiamato a riferire in Parlamento perché chiarisca se davvero l’Italia ha preso parte a questa manovra di “accerchiamento internazionale” ed in cosa tale operazione sia consistita.

In una pressione sulle Autorità britanniche? In un lavoro di intelligence? In indebite pressioni su soggetti economici affinché chiudessero l’ossigeno a Julian Assange?

Non c’è nessun dubbio che i cittadini italiani abbiano diritto di conoscere la verità sull’attività di “accerchiamento” cui il nostro Governo avrebbe preso parte e sarebbe davvero il colmo se dovessero apprenderla attraverso nuovi cablogrammi diffusi da Wikileaks.
A Julian Assange, sin qui, non è stato contestato alcun reato tale da legittimare, alla stregua del diritto internazionale, l’accerchiamento del quale parla il ministro ed in assenza delle accuse di stupro provenienti dalla Svezia, il fondatore di Wikileaks, sarebbe un uomo libero e innocente sino a prova contraria.

Persino lo statuto della corte penale internazionale, prevede, che a quanti si macchino di orrendi delitti quali crimini di guerra, genocidi o crimini contro l’umanità, sia riconosciuto il diritto ad un giusto processo che, naturalmente, inizia con un’accurata fase di indagini e, quindi, con la formalizzazione di uno o più capi di accusa.
Che Assange ed i suoi abbiano torto o ragione, non è dubitabile, che, l’ordinamento internazionale, riconosca loro il diritto ad un giusto processo, privo di ingerenze politiche.

Se, pertanto, la comunità internazionale – Italia inclusa – ha promosso un’azione di “accerchiamento internazionale” nei confronti di Assange ha dato vita ad un’attività di “persecuzione”, per ragioni, evidentemente, politiche, rendendo configurabile – almeno a livello di tentativo – quello che proprio l’art. 7 dello Statuto della Corte Penale internazionale, qualifica come un “crimine contro l’umanità”.
Ci troveremmo, dunque, dinanzi ad una diplomazia internazionale che punta l’indice contro Assange e lo definisce un “criminale” pur senza avere il coraggio di formalizzare, nei suoi confronti, nessuna accusa, rendendosi, così, rea – lei si – di un crimine contro l’umanità.

In assenza di chiarimenti, pertanto, allo stato, il ministro degli esteri italiano, avrebbe rivendicato la possibile commissione, da parte della comunità internazionale, di un’attività di persecuzione politica, vietata dal diritto internazionale.

Le dimissioni del ministro degli esteri sarebbero un atto dovuto.

Si tratta di una vicenda che non può essere lasciata passare in sordina soprattutto perché, come ho già scritto, il reale obiettivo della diplomazia internazionale non è – né può essere – Julian Assange ma, invece, il diritto a sapere di tutti, contrapposto al preteso diritto al segreto di pochi.

Sono le regole dell’informazione del XXI secolo che, in queste ore, si stanno trascinando sul banco degli imputati e contro le quali si sta celebrando un ignobile processo politico, iniquo ed ingiusto che, peraltro, non risponde all’interesse dei cittadini ma solo ed esclusivamente a quello di un nugolo di uomini che, sin qui, ha amministrato la cosa pubblica, utilizzando il segreto come strumento di potere.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

 
By Admin (from 21/12/2010 @ 08:00:55, in it - Osservatorio Globale, read 2847 times)

Fu fondata nel 1191 dal duca Bertoldo V di Zahringen che, secondo la leggenda, avendo ucciso un orso (Bar) nel luogo poi scelto per edificarvi la città, la chiamò Berna. In breve tempo divenne importante centro di mercati e piazza militare. Per sottrarsi al dominio degli imperatori e dei signori iniziò una dura lotta che si concluse con la conquista della libertà nel 1218. Però solo nel 1272, dopo un breve protettorato del conte Pietro II di Savoia, acquistò piena autonomia dandosi un governo aristocratico. Quel tipo di regime fu abbattuto una prima volta dall'esercito francese, nel 1798 e, definitivamente, dai moti liberali del 1830. Diciotto anni più tardi la città fu scelta come sede delle autorità centrali della Confederazione Elvetica.

 

Raggiungere Berna in auto dall'Italia è semplice in quanto numerosi sono i valichi di frontiera tra ai due paesi. Gli itinerari passano tutti o quasi da Ginevra o da Zurigo. In treno, da Milano sono sufficienti dalle quattro alle sei ore. Per quanto riguarda i documenti, per gli italiani basta la carta d'identità.
Berna, capitale del proprio cantone e di tutti i cantoni della Confederazione, «parla» tedesco, ma è facile imbattersi in persone che parlano italiano, francese e inglese. Il periodo migliore per visitare Berna va da maggio ad ottobre. Conta quasi 130.000 abitanti ed è la quarta città più popolosa della svizzera dopo: Zurigo, Basilea e Ginevra.

 

La città di Berna è anche il capoluogo del Canton Berna, il secondo per popolazione tra i 26 Cantoni svizzeri.

Per la posizione geografica (è circondata dalla catena delle Alpi e sorge sulle rive del fiume Aare), Berna offre al visitatore uno spettacolo impagabile: è una città, soprattutto il quartiere medioevale, ricca di angoli pittoreschi. La sera il fascino della città aumenta ulteriormente per tal uni sapienti giochi di luci. Tra i cibi tipici, è da gustare il Bernerplatte, dove lardo, salsiccia e prosciutto lessati sono serviti conIa carne di manzo su un fondo di cavoli. Questo piatto vi farà ricredere sulla cucina Svizzera, che un luogo comune molto diffuso soprattutto in Italia dice non soddisfacente.
In verità, oltre alla cucina internazionale, presente ovunque, ogni cantone offre le sue specialità, alcune delle quali di altissima qualità.

 

Le bellezze storico-architettoniche di Berna sono per lo più raggruppate nel quartiere medioevale. All'ingresso della Marktgasse (la strada princi pale del quartiere) sorge la quattrocentesca Torre dell'Orologio (Zeitglockenturm) con il famoso orologio astronomico costruito nel 1527 da Kaspar Brunnen, che ad ogni ora offre lo spettacolo di una serie di figure scolpite e colorate in movimento.

Davanti alla torre c'è la fontana degli Zahringen, con l'orso in armatura. La strada passa tra i vecchi palazzi delle corporazioni per giungere fino al quattrocentesco Municipio, in stile gotico. Da vedere c'è anche la «fossa degli orsi», al di là del ponte di Nydegg. Sulla stessa sponda del fiume Aare ci si può spingere sino al Rosengarten, un bellissimo giardino situato in ottima posizione panoramica. C'è poi la piazza della cattedrale dove si innalza l'imponente Torre del Munster, la più giovane delle cattedrali gotiche in Svizzera perché fu eretta «solamente» nel 1421. Una visita merita anche il Palazzo Federale che con le sue gonfie cupole verdi domina la città. Il palazzo ospita le sale del Consiglio di Stato e del Consiglio nazionale e le sedi dei vari ministeri. Anche i più frettolosi dovranno trovare il tempo di salire in funicolare sul Gurten, una collina a sud della città. Il panorama spazia per diversi chilometri ed è realmente incantevole.

Fonte: ilturista.info

 

Nell'ex ambasciata di Roma vivono 150 fantasmi: sono i rifugiati somali. Hanno documenti in regola e diritto ai programmi di assistenza. Invece, nell'indifferenza delle istituzioni, vivono in mezzo ai rifiuti.

Con in tasca un regolare permesso di soggiorno un gruppo di centocinquanta rifugiati provenienti dalla Somalia è costretto a vivere in condizioni disumane. Nonostante abbia diritto ai programmi di protezione per i quali l'Italia prende generosi fondi dalla comunità europea proprio per garantire accoglienza e integrazione. A cominciare da una sistemazione adeguata. Come accade in tutti gli altri paesi, Olanda e Germania in testa. Da noi no. Eppure lo Stato dispone di circa 27 milioni di euro destinati alla sistemazione di profughi e rifugiati (leggi l'articolo). Invece, questi centocinquanta invisibili dormono per terra in un edificio pericolante. Senza finestre, riscaldamento, corrente elettrica. Hanno due bagni in comune. Poche le stanze agibili, occupate con letti di fortuna ammassati tra di loro: per scaldarsi (guarda il video). Ridotti allo stremo delle forze sognano di riuscire ad andarsene ma chi supera il confine viene rispedito indietro: hanno patenti, tessere sanitarie, documenti italiani. Soltanto uno è partito senza far ritorno nell'inferno romano: un tribunale tedesco ha sospeso l'ordine di rimpatrio dopo aver accertato che le condizioni di vita in Italia non assicurano i livelli di dignità invece garantiti in Germania.

L’ultimo dei ragazzi somali che vivono nell’inferno di via dei Villini, a Roma, è da poco tornato dall’ospedale San Gallicano. L’ospedale dei ‘poveri’, visto che riceve anche i clandestini che chiedono di essere medicati. Si riunisce ai suoi compagni nelle ‘camerate’ fredde dell’ambasciata somala occupata. “Ha una brutta ferita da proiettile che va curata periodicamente – dice Maurizio Calò, presidente dell’associazione Migrare – fortuna che in questo posto, oggi chiuso alla visite abbiamo trovato un’infermiera che anche se non in servizio si è prestata a medicarlo”. Il ragazzo ha tutti i documenti in regola, compresa la tessera sanitaria, ma non sa che diritti gli sono riconosciuti, nessuno glielo ha mai spiegato.

Il Fatto quotidiano segue da settimane la vicenda dei 150 profughi della guerra civile che si sono accampati nell’ex ambasciata somala nella zona della via Nomentana. Elegante strada dove vi sono molte delle lussuose sedi diplomatiche estere. Tate e mamme di una esclusiva scuola privata svizzero-tedesca che è sullo stesso tratto dell’ambasciata occupata, passano dall’altra parte del marciapiede. “Questa gente è dignitosissima, specie i somali, che anche in condizioni di emergenza – continua l’avvocato Calò – riescono a curare il proprio igiene, fanno l’impossibile, lei stenterà a crederci, io ho trasportato nella mia auto per ore questo ragazzo, bene io non ho sentito un odore sgradevole. E’ da queste cose anche che si misura il grado di emancipazione di un uomo”.

Shukri Said, somala anche lei dell’associazione Migrare, trapiantata a Roma, sanguigna, passionaria, fa la spola qui tutti i giorni, non si perde d’animo. “Pochissimi giorni fa c’è stata una visita ricognitiva di una delegazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr)” si scalda la donna  “e hanno espresso profonda preoccupazione per le condizioni di degrado. Al dì sotto, riporto testuale, ‘di ogni minimo standard accettabile‘”. Senza acqua, riscaldamenti, due bagni in tutto e inagibili. Fanno su e giù con la Caritas di via Marsala, zona della stazione Termini.

Sono tutti rifugiati che avrebbero diritto a entrare nei programmi d’inserimento per i quali l’Italia prende generosi fondi europei affinché possa farli integrare: dandogli un lavoro e una sistemazione adeguata. Il cellulare dell’avvocato Calò squilla, è un amministratore locale di un paesino nell’alto Piemonte, “forse ha trovato – dice l’avvocato – una sistemazione per almeno tre di loro”. Sono ragazzi che hanno i documenti in regola. Uno di loro tira fuori tutti la patente presa in Italia, un altro tira fuori la tessera sanitaria. Documento di cui, in molti casi, i rifugiati non conoscono neanche il valore. “Sono persone, accolte da questo paese, ma nessuno fa nulla per loro. Alcuni di questi sono sbarcati a Crotone – alza la voce Said – gli è stato dato un foglietto con l’indirizzo: via dei Villini, questa è la tua residenza. Fine”. Eppure il nostro Paese dispone di circa di 27 milioni di euro l’anno per la sistemazione di rifugiati e profughi.

E’ l’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, a gestire una parte cospicua di questi fondi ma le liste di attesa sono infinite e andrebbe rivisto, come chiedono oramai molti sindaci italiani, sia di centrosinistra che di centrodestra, da Alemanno a Zanonato, tutto il sistema dell’accoglienza in Italia. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati oggi ha a disposizione tremila posti. Disseminati in 130 comuni in tutta Italia. “Il problema grande è che il problema viene sottodimensionato – osserva Said – abbiamo liste d’attesa molto lunghe, alcuni di questi ragazzi sono in attesa da sette anni”. Restano così fuori dal programma d’inserimento circa 44 mila persone (fonte Migrare.eu).

“Oggi in Italia abbiamo diversi sistemi paralleli di accoglienza e per i richiedenti asilo e per i rifugiati – osserva Calò – con costi diversissimi e che si potrebbero ottimizzare. Pensate a tutte le caserme militari abbandonate e come potrebbero essere reimpiegate e con quali risparmi?”.

Ilfattoquotidiano.it è andato a leggersi le graduatorie provvisorie del ministero dell’Interno appena approvate delle domande degli enti locali ammessi alla ripartizione del fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo. Graduatorie divise in tre categorie: quelli affetti da disagio mentale, quelli vulnerabili e quelli definiti ordinari. Complessivamente sono state presentate 208 domande di contributo, 151 delle quali sono state ammesse provvisoriamente al finanziamento. Progetti che dovrebbero garantire l’accoglienza di 3 mila persone. Ma se si va a leggere la graduatoria provvisoria dei richiedenti asilo della lista ‘ordinari’ si scopre, ad esempio, che saranno erogati al comune di Torino per 50 posti, poco più di un milione e 100 mila euro ma per gli stessi posti il comune di Modena spenderà quasi la metà.

Fonte: ilfattoquotidiano.it - Autori: Lorenzo Galeazzi e David Perluigi

 

Zeitgeist Moving Forward: successo incredibile in tutto il mondo e in Italia: sale stracolme, superato il limite di connessioni alla conferenza di ieri sera con Federico e Daniele, dovremo fare un upgrade per il futuro. Una rivoluzione culturale e non violenta senza precedenti è iniziata, e se ci state leggendo significa che ne siete parte.

Grazie a tutti!



Fonte: zeitgeistitalia.org
 
By Admin (from 21/01/2011 @ 08:00:42, in it - Osservatorio Globale, read 2653 times)

 Progresele realizate de medicina in ultimul secol au permis omenirii sa invinga o serie intreaga de maladii. Exista totusi boli teoretic „eradicate” de decenii, dar luand inca milioane de vieti. Una dintre ele e malaria, careia ii cad zilnic victime mii de oameni. Ar putea fi invinsa aceasta boala, transmisa de tantarul anofel, tot cu ajutorul tantarilor?

 Raspunsul pe care il dau geneticienii la aceasta intrebare este un „Da” categoric. Pentru ca genetica „facatoare de minuni” este pe cale sa mai faca una, in ceea ce priveste transformarea temutului tantar anofel intr-o insecta inofensiva, al carui principal defect va ramane, poate, bazaitul... Metamorfoza are loc, deocamdata, doar experimental, intr-un laborator al Universitatii Michigan, unde entomologistii Vladimir Kokoza si Alexander Raikhel incearca de doi ani realizarea unei specii de tantari modificata genetic, care sa actioneze ca un „cal troian” pentru semenii lor, distrugandu-i.

Aceasta optiune este considerata viabila, in conditiile in care cu toate miliardele de litri de pesticide imprastiate pretutindeni in lume, diversele specii de tantari care transmit malaria, frigurile galbene, febra Nilului si alte boli mortale, rapun anual aproape 3 milioane de oameni.

O sabie cu doua taisuri?

Daca insa, in alte parti tantarii sunt vanati fara crutare, in laboratorul din Michigan ei beneficiaza de o grija deosebita, fiind feriti de intemperii si pradatori, ba chiar cercetatorii le ofera propriul lor sange drept gustare... Si toate astea pentru ca studiul tantarilor de aici poate oferi cheia eradicarii acestei plagi ce ameninta omenirea de mii de ani.

 Kokoza si Raikhel cred ca pot transforma tantarii din vectori ai bolilor in luptatori impotriva acestora. Cercetatorii au reusit deja sa stopeze abilitatea tantarilor de a transmite infectii, prin imbunatatirea sistemului imunitar al liliputanelor insecte, pentru ca acestea sa poata ucide agentii patogeni care ii paraziteaza. Modificand o gena a tantarilor respectivi, insectele pot recunoaste o gama larga de microbi, inclusiv temutul Plasmodium falciparum, care transmite malaria, si ii pot distruge.

Pentru a fi mai usor de identificat, tantarilor li s-au modificat si genele ce determina forma si culoarea ochilor, care au devenit mai mari si... rosii! Imbucurator este faptul ca gena modificata pe cale artificiala este dominanta, transmitandu-se si urmasilor tantarilor de laborator, chiar celor proveniti din incrucisarea cu tantari „salbatici”. „In cativa ani s-ar putea ca tantarii modificati genetic sa devina dominanti in salbaticie si incapabili de a mai transmite boli infectioase”, spune Raikhel.


 Si totusi, metoda nu este lipsita de riscuri, pentru ca, asa cum s-a intamplat in multe cazuri similare, lucrurile pot scapa de sub control. Unul dintre scenarii ar fi ca solutia sa fie eficienta doar temporar iar tantarii salbatici sa prevaleze iarasi, pentru ca, dupa cum apreciaza entomologul Andrew Spielman, de la Harvard School of Public Health, „exista riscul ca tantarii transgenici sa sufere ei insisi alte mutatii, pe cale naturala, si sa devina astfel mai periculosi”.

GABRIEL TUDOR - magazin.ro

 
By Admin (from 24/01/2011 @ 10:00:00, in it - Osservatorio Globale, read 2535 times)

Negli Stati Uniti la produzione di energia solare costa meno di quella nucleare. Lo afferma un'analisi pubblicata quest'estate sul New York Times che cita uno studio della Duke University, intitolato «Solar and nuclear costs - The historic crossover».
Secondo gli analisti, in particolare, se si confrontano i prezzi attuali del fotovoltaico con quelli delle future centrali atomiche previste nel Nord Carolina, il vantaggio del solare è evidente: il sorpasso è avvenuto al prezzo di 0,16 dollari al kWh (12,3 centesimi di euro/kWh). «Senza contare – si legge nello studio – che il nucleare necessita di grossi investimenti pubblici e trasferisce il rischio finanziario sulle spalle dei consumatori che pagano le tasse».
Sono dati frutto di un preciso trend: l'analisi, difatti, ricorda che negli ultimi otto anni il costo del fotovoltaico è sempre diminuito, mentre quello di un singolo reattore nucleare è passato da 3 miliardi di dollari nel 2002 a 10 nel 2010.

Enne, la newsletter di Sorgenia, evidenzia nell'ultimo numero i falsi miti sull'eolico: un'energia costosa, poco efficace, rumorosa. Tutti luoghi comuni sull'eolico che l'ANEV, l'Associazione Nazionale Energia del Vento, sfata in un decalogo ad hoc, ripreso dalla newsletter.

L'82% degli italiani, si dice, reclama infatti maggiori informazioni sulla «risorsa-vento» e sulle opportunità che offre. E la guida serve proprio a questo. Per fare qualche esempio, ricorda che l'energia prodotta da fonte eolica ha costi variabili tra i 115 e i 148 euro/MWh . L'eolico, inoltre, è efficace perché sfrutta una risorsa sempre disponibile (la sua continuità è garantita da studi preventivi sui siti potenziali). E fra l'altro darà lavoro a circa 67.000 persone entro dieci anni.

Per quanto riguarda il rumore, di norma il sibilo prodotto da una pala è di circa 45,3 decibel a 150 metri di distanza dall'impianto, fino ad arrivare a 36,9 decibel a 400 metri: molto meno intenso di quello cui siamo abituati in un contesto abitativo, in un ufficio o nell'abitacolo di un'automobile.

A Venezia, nell'isola La Certosa della Laguna, nasce l’edificio del futuro, un progetto per rivoluzionare gli edifici in cui viviamo e il modo in cui si alimentano, staccandoli dalla rete, rendendoli off-grid. Il progetto è mirato alla riqualificazione di alcune costruzioni già esistenti, in modo da portarle alla massima compatibilità ambientale, anche grazie all'impiego esclusivo di materiali naturali.
Il restauro prevede la costruzione di una parete a due livelli, con quello più interno realizzato a partire dai resti dell'edificio pre-esistente. La struttura garantirà elevato isolamento termico e acustico, e sarà in tutto e per tutto autosufficiente, non collegata ad alcuna rete ma ugualmente in grado di gestire i normali fabbisogni di energia, gas, acqua, reflui, connettività e così via.

In pratica, l'edificio scambia con l'ecosistema che lo circonda soltanto sole, vento e pioggia, senza consumare altre risorse né, ovviamente, inquinare. Un prototipo di casa del futuro, dal nucleo multifunzionale che sfrutta l'elettrolisi per la produzione dell'idrogeno e i bacini sotterranei per la raccolta delle acque piovane, è munito di dispositivi di solar cooling, ha un sistema chiuso di recupero e depurazione delle acque reflue e una connessione in banda larga tramite ponte radio.

L'approvvigionamento energetico è garantito da dispositivi fotovoltaici e solari termici integrati sulla superficie e dislocati in alcune aree dell'isola, così come microturbine eoliche e impianti geotermici. Un progetto che rappresenta un vero e proprio sistema, domani applicabile anche a una città o a un intero territorio.

Fonte: sergiofumich.com

 
By Admin (from 25/01/2011 @ 10:00:01, in it - Osservatorio Globale, read 2719 times)

È uno dei periodi storici più bui per la Santa Sede. Scandali sessuali ed economici, legami con politica ed imprenditoria annessa al malaffare, scivoloni mediatici, fino ai recenti fischi recapitati a Benedetto XVI in terra di Spagna, stanno turbando la Chiesa, causando altresì una grave emorragia di fedeli. Una violenta burrasca che imperversa con onde invisibili, si sta abbattendo adesso sul colonnato di piazza San Pietro. È Radio Vaticana, accusata di aver già mietuto dozzine di vittime. Con la conclusione dell'incidente probatorio, si è appena archiviata la fase preliminare del processo che vede indagati i responsabili dell'emittente.

 

"In Italia è impossibile comandare senza la Chiesa"

Lo sapeva bene Benito Mussolini, anticlericale di ferro, quando nel 1929 controfirmò i Patti Lateranensi. Atto aggiornato da Bettino Craxi nel 1985, quando rattificò l'accordo di Villa di Madama (il Concordato bis), insieme al Cardinale Segretario di Stato, Agostino Casaroli. Forte di cotanta esperienza, anche l'attuale premier Silvio Berlusconi, sempre più nel rigagnolo dopo l'uscita dei finiani dal governo che lo avvicina pericolosamente alla tagliola della magistratura, corre ai ripari. Il quasi pluridivorziato di Arcore, per porre rimedio al salasso di voti cattolici, sta creando con i suoi potenti mezzi imprenditoriali una campana di vetro ad impermeabilizzare questo scandalo legato alla Chiesa, quello relativo all'emittente vaticana.

 

"Come una bomba atomica"

Sabato 13 novembre, nel silenzio pressoché assoluto dei media, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Zaira Secchi, dall'aula 1 della palazzina A, tenuta rigorosamente al riparo dai cronisti, ha dichiarato concluso l'incidente probatorio richiesto nel 2006 dalla Procura della Repubblica di Roma nell'ambito del procedimento penale indiziario in corso nei confronti dei responsabili di Radio Vaticana. Gli atti sono stati rimessi al sostituto Procuratore della Repubblica, Stefano Pesci, che al più tardi della prossima settimana si pronuncerà se istituire o meno il processo penale formale ed eventualmente con quale capo d'accusa. A difendere il Cardinale Roberto Tucci (direttore negli anni 1985 - 2001), Costantino Pacifici (responsabile della gestione tecnica) e padre Pasquale Borgomeo (storico redattore dell'emittente, quindi direttore, morto nel luglio 2009) c'è un pool di avvocati tra i quali spicca il principe del foro Franco Coppi, già difensore del senatore a vita Giulio Andreotti durante il processo Pecorelli. In attesa di giustizia, vi sono decine di famiglie che hanno perso i propri cari, spesso bambini, a causa di tumori che potrebbero essere stati scatenati dalle radiazioni. All'epoca del primo processo contro l'emittente, istituito nel 2000 con l'accusa di "getto pericoloso di cose" a chiedere la testa dei responsabili c'erano circa seicento persone riunitesi in comitati. Nel tempo, tuttavia, la maggior parte ha misteriosamente abbandonato la causa  lasciando l'incombenza di scontrarsi contro le sfere più alte dell'istituzione ecclesiastica a pochi irriducibili. Il perito epidemiologo Andrea Micheli, dirigente dell'istituto nazionale tumori di Milano, ha condotto uno studio durato ben quattro anni, scontrandosi spesso contro l'ostracismo degli ospedali cattolici che non fornivano dati: "L'indagine" - ha affermato Micheli in aula - "dimostra un'associazione coerente, importante e significativa di rischio di morte per leucemia o di rischio di ammalarsi di leucemia, linfoma e mieloma per lunga esposizione residenziale alla Radio Vaticana fino a  dodici chilometri di distanza da questa. L'eccesso di rischio è clamorosamente alto" - continua lo scienziato - "l'effetto è molto importante e non può essere dovuto al caso. I risultati ottenuti sono assolutamente impressionanti, non siamo stati in grado di trovare un fattore di causa diverso dalla Radio Vaticana". La chiosa è shoccante: "Livelli così elevati di rischio si riscontrano, nella letteratura scientifica, soltanto negli studi epidemiologici relativi alle zone che hanno subito gli effetti dell'esplosione di una bomba atomica."

Il dossier ha analizzato i decessi per tutte le età avvenuti negli anni 1997 - 2003 ed ha evidenziato un fattore di rischio di morte per leucemia 4,9 volte superiore al valore atteso oltre i 12 chilometri di distanza ed un fattore di rischio pari a 1,7 volte se si considerano tutte le patologie tumorali del sistema emolinfopoietico (leucemie, linfomi, mielomi). Tale incidenza sale rispettivamente a 6,6 ed a 2,2 volte fra 6 e 12 chilometri. E' stata chiamata in causa anche una base della marina militare, Maritele, che insiste nella località La Storta. La struttura, però, secondo i dati non presenta livelli allarmanti di inquinamento elettromagnetico.

 

Prove di consapevolezza

Dalla perizia del dottor Micheli, un faldone di centoquaranta pagine, c'è da domandarsi se i responsabili della radio o gli apparati dello Stato, fossero o meno a conoscenza della pericolosità delle emissioni. Due documenti, fin'ora inediti, gettano un po' di luce. Il primo è una raccomandata A.R. con carta  intestata al Pontificum Collegium Germanicum et Hungaricum con sede a Roma in via San Nicola da Tolentino 13, scritta il 26 ottobre 1987. E' una delle missive con cui il Collegio Germanico, dopo esattamente trent'anni, risolveva i contratti con i braccianti che vivevano e lavoravano all'interno dell'area di Santa Maria di Galiera dove sono dislocate le antenne. Il numero dei tralicci, alla fine degli anni Ottanta, pochi mesi dopo la stipula del Concordato bis che sancì anche l'extraterritorialità della zona, subì un significativo incremento fino ad arrivare a quello attuale di cinquantotto.

 

"(...) Nel frattempo" - si legge nella missiva - "furono installate due grandi antenne rotanti ed una per onde medie con quattro tralicci di una impressionante intensità di trasmissione. In breve tempo sarà, notevolmente, aumentata anche l'intensità della Stazione Trasmittente. (...) Tutto questo porta con sé costruzioni di nuove strade, posa in opera di nuovi cavi sotterranei e condutture elettriche in aria che traversano ed intersecano il terreno ostacolando il nostro lavoro di agricoltori e rendono l'attività svolta anche pericolosa per le radiazioni emesse. Gli specialisti raccomandano prudenza, vietano l'accesso a chi porta apparecchi speciali per il cuore. Quanto mi risulta anche la Rai ha allontanato tutti dal terreno della sua Stazione Radio (...)".

 

La firma in calce è quella di padre Alessandro Csele, allora procuratore del Collegio Germanico. Nel "Bollettino per l'Occidente Cristiano", diretto da Pierre Fautrad a Fye, numero 12, risalente al luglio 1976, risulta che padre Csele è massone dal 25 marzo 1960 e possessore della tessera numero 1354-09 col nome di battaglia di Alcse. Il secondo documento  proviene dalla Scuola di Fanteria di Cesano, distante pochi chilometri dalle antenne. La comunicazione, avente come oggetto "Inquinamento elettromagnetico ambientale" è protocollata 5493/50008 ed è indirizzata agli utenti degli alloggi demaniali/palazzine 48 e 49. La data è quella del 6 novembre 1996: "Per questioni di sicurezza dispongo che, a partire dal 6 novembre 1996, è vietato a chiunque permanere sul terrazzo condominiale delle palazzine n. 48 e n. 49 per più di sessanta minuti". La firma, in omissis, è quella di un generale.

 

C'è da chiedersi cosa sarebbe accaduto ai militari nel caso di una permanenza prolungata. A questa domanda, ahìloro, potrebbero rispondere le anime dei carabinieri chiamati a prestare servizio all'interno dell'area dove sorgono i tralicci. Il loro compito è quello di proteggere il perimetro, anche a costo della vita. Negli ultimi decenni, infatti, si è avuto un significativo tasso di mortalità tra le divise. Le cause ovviamente, sono tutte riconducibili ai tumori. Per tacere dei citofoni, i piccoli elettrodomestici ed i telefoni che avevano la sinistra abitudine di recitare il rosario a tutte le ore del giorno, come fossero posseduti.

 

MassonerIor

Il 12 settembre 1978, il settimanale Osservatore Politico, diretto da Mino Pecorelli, giornalista iscritto alla P2, pubblicò un articolo intitolato "La grande loggia vaticana", un elenco di centoventuno esponenti vaticani indicati quali affiliati alla massoneria. Nella famosa lista Pecorelli, in posizione 111, è inciso il nome di Roberto Tucci, iscritto dal 21 giugno 1957 col nome in codice di Turo. "Turo" è stato dal 1985 al 2001 il direttore di Radio Vaticana, braccio destro di Giovanni Paolo II che lo proclamò cardinale nel 2001. Ben peggior sorte è toccata, invece, a Pecorelli, ammazzato il 20 marzo 1979 nel quartiere Prati di Roma, poco distante dalla sua redazione, con quattro colpi di pistola calibro 7,65. Tra i responsabili dell'omicidio, spuntò il nome di Giulio Andreotti, indicato dai pentiti di mafia. A difenderlo c'era l'avvocato Coppi, lo stesso che ora prende le parti di Radio Vaticana.

 

Torniamo ad oggi. Durante l'indagine preliminare, la difesa ha riferito che quando furono erette le antenne a Santa Maria di Galeria, la zona adiacente non era popolata come adesso. Riscontro tanto veritiero quanto faziosamente incompleto poiché fu lo stesso Ior ad inaugurare gli insediamenti di Roma nord. L'emittente nasce il 12 febbraio 1931, esattamente due anni dopo i patti Lateranensi. Il taglio del nastro dell'attuale centro trasmittente, ampio circa 430 ettari, è invece datato 27 ottobre 1957, grazie ad un accordo tra governo e Santa Sede risalente al 1952. Nei primi anni Trenta, il pacchetto azionario di controllo della storica Società Generale Immobiliare passò all'Amministrazione Speciale della Santa Sede, guidata dal banchiere cattolico Bernardino Nogara ("il banchiere di Dio") che investì nel mattone parte del denaro vaticano. Il periodo più florido della società coincise con la fine della Seconda guerra mondiale. L'Immobiliare, con la copertura dello Ior, si impegnò nello sviluppo di Roma, edificando vari quartieri tra cui l'Olgiata (distante un tiro di schioppo dai tralicci) la quale, secondo perizia, è uno dei territori maggiormente falciati dalle radiazioni. Nel 1968 (a pochi anni dal completamento del comprensorio), l'Immobiliare passa sotto al controllo dell'avvocato affiliato alla loggia P2, Michele Sindona, uno dei più famigerati criminali del tempo, che in breve distruggerà il patrimonio aziendale fino al fallimento. Sindona morirà da mano ignota il 22 marzo 1986, dopo essere stato avvelenato nel supercarcere di Voghera dove scontava l'ergastolo per l'omicidio Ambrosoli. Ad essergli fatale fu il cianuro di potassio.

 

"Male non fa". O forse sì.

Di seguito, una serie di dichiarazioni su Radio Vaticana. "Non credo che abitare sotto i tralicci sia rischioso e chi ci vive accanto deve solo stare tranquillo" (Umberto Veronesi, oncologo e Ministro della Sanità 2000 - 2001); "Non risulta in nessun modo un nesso tra le emissioni elettromagnetiche della radio ed i casi di leucemia. Questa allarme, dal punto di vista razionale, è esagerato e non si basa su dati scientifici seri. I residenti possono stare tranquilli, le emissioni non provocano nessun danno" (padre Federico Lombardi, responsabile dei programmi); "Ciò che minaccia realmente è la campagna stampa che rischia di creare una psicosi artificialmente indotta, questa sì preoccupante" (padre Pasquale Borgomeo, ex direttore); "La maggior parte dei certificati di morte che redigo sono a causa di patologie tumorali (dottor Antonio Santi, medico condotto di Cesano); "Chiudete quella radio" (Il Coordinamento dei Comitati contro l'elettrosmog); "Si sono venduti le anime dei propri figli" (un genitore che commenta l'abbandono della causa di chi, come lui, ha perso un figlio morto di leucemia).

Fonte: americaoggi.info - Autore: Sergio Campofiorito

 
By Admin (from 26/01/2011 @ 10:00:32, in it - Osservatorio Globale, read 1898 times)

Un gruppo di cento scienziati nei Paesi Bassi si è recentemente formato per chiedere l’interruzione degli allevamenti zootecnici di tipo industriale. Ma non si sono limitati a questo, ovviamente. In un documento che esprime i loro comuni intenti, hanno descritto a quali problemi possono portare gli allevamenti di massa e, soprattutto, hanno fornito una serie di soluzioni.

Le richieste, molto importanti, vanno a toccare i principali punti dolenti del sistema economico e produttivo del settore zootecnico, e sono ancora più importanti se si considera che l’agricoltura e gli allevamenti sono la principale causa di emissioni di gas serra e, quindi, dei famigerati cambiamenti climatici, provocandone una quota del 50% superiore a quella dovuta ai mezzi di trasporto esistenti, aerei inclusi.

Il documento redatto dai cento accademici olandesi presenta queste dieci richieste:

 

1) I governi devono introdurre cambiamenti e non aspettarsi una semplice presa di coscienza da parte dei consumatori, che è di per sé insufficiente. Sono necessari dei governanti che mostrino chiara indipendenza rispetto agli interessi economici in atto.

 

2) Il consumo dei prodotti animali deve calare almeno del 33% da qui al 2020. Ai governi il compito di informare in modo aperto e incisivo sulle conseguenze di un consumo eccessivo di tali prodotti. 

 

3) Tutti i costi della produzione di carne e latticini devono includere il costo aggiuntivo per la salute pubblica e la distruzione dell'ambiente. Si richiede la disposizione di una nuova tassazione su questi prodotti.

 

4) Se non si ottiene nessun accordo su scala europea o internazionali, i singoli Paesi dovranno fungere da modello. 

5) Alla protezione degli animali deve essere accordato un ruolo centrale, incluso e menzionato all'interno delle Costituzioni e disciplinato da leggi in modo da abolire pratiche crudeli.

 

6) L'utilizzo di antibiotici o ormoni nella produzione di alimenti deve essere vietata. 

 

7) Si deve sostenere la reintroduzione di cicli chiusi e autosufficienti nella produzione alimentare. 

 

8) L'espansione edilizia e degli allevamenti deve fermarsi. È opportuno introdurre limiti precisi con una soglia massima di capi per ettaro, regione o paese.

 

9) Ai  contadini deve essere data la possibilità di passare alle nuove disposizioni. La politica, come matrice di un modello di sviluppo errato, deve saper accompagnare un nuovo processo orientato alla sostenibilità. 

 

10) Deve essere incentivato lo sviluppo di alimenti sani e gustosi di origine vegetale per facilitare i consumatori nel passaggio ad un'alimentazione povera di carne e non appesantita da troppi latticini.

 

Dieci punti, quelli elencati sopra, che trattano in sintesi le problematiche più sentite da chiunque abbia a cuore la sostenibilità, che vanno a toccare la salute ed il bene comune, la politica e l’ambiente, addirittura e giustamente associando alla necessità di frenare l’espansione degli allevamenti quella di frenare il consumo di territorio. Per gli autori del documento, infatti, la distruzione del suolo, così come le deforestazioni, la progressiva acidificazione del terreno e l’inquinamento delle le falde acquifere, sono un problema di primaria importanza.

 

Tra le motivazioni presentate, inoltre, una posizione di spicco è riservata al trattamento che subiscono gli animali ed alla conseguente necessità di una loro protezione, dato che maltrattamenti, mutilazioni e sovralimentazione delle varie specie sono purtroppo all’ordine del giorno, in un sistema in cui "gli animali vengono adattati alle esigenze dell'industria".

 

L'argomento più forte di questa richiesta, però, è lo stesso che ha portato ormai moltissime persone a diventare vegetariane, ossia il fatto che la fame del mondo non può essere combattuta nemmeno a parole, quando il 40% della raccolta cerealicola nel mondo viene utilizzato per l'alimentazione animale, e quando in media, come viene scritto nel documento, servono 5 kg di cereali per produrre 1kg di carne.

La produzione di carne richiede poi un enorme quantitativo (e quindi consumo) idrico (una famiglia di tre persone che usa l’acqua in modo parsimonioso per una settimana, chiudendo il rubinetto quando lava i denti ecc., vede infatti vanificato il suo sforzo quando acquista un chilo di carne di manzo).

Inoltre, se si pensa alle previsioni di chi afferma che già nel 2017 il 70% della popolazione mondiale avrà problemi di accesso ad una quantità di acqua potabile sufficiente, forse è meglio agire di conseguenza.

 

Ci sono mille buoni motivi per diventare vegetariani, quindi, che possono essere di tipo etico, ambientale, salutistico e così via. E ce ne sono altri mille per augurarsi che il documento scritto dai cento scienziati olandesi venga accolto dalle Istituzioni europee o, in alternativa, dai singoli governi.

Perché ognuno di noi può modificare da subito le proprie abitudini, anche in campo alimentare. Ma al cambiamento delle nostre società e delle nostre economie, come viene detto nel primo dei dieci punti sopra riportati, il supporto della politica è indispensabile.

Fonte: ilcambiamento.it - Autore: Andrea Bertaglio

 

A prescindere dai contenuti delle rivelazioni di WikiLeakes che riguarderebbero l'Italia (e altri Paesi), sembra incredibile che vi sia qualcuno che possa davvero credere all'esistenza di una sorta di "spectre" il cui scopo sarebbe quello di colpire l'immagine del nostro Paese e di abbattere, di conseguenza, il suo premier. E invece, come dimostra il comunicato emesso dal Consiglio dei ministri sulla vicenda, la teoria di un complotto ordito a livello planetario contro l'Italia è stata elaborata e resa pubblica addirittura dal governo.

 

L'accusa non è generica, ma circostanziata. Per deturpare l'immagine del Bel Paese, la "spectre" - questa di fatto l'accusa - avrebbe usato e fatto girare in tutto il pianeta - si deve ritenere con la complicità di agenti italiani - foto e video dei rifiuti che sommergevano, e sommergono ancora, le strade di Napoli (nonostante le assicurazioni - ma questo lo aggiungiamo noi pur essendo estranei al complotto - date in più occasioni negli ultimi due anni da Silvio Berlusconi, secondo cui il governo avrebbe risolto il problema ora in tre giorni, ora in dieci, ora in un paio di settimane). Non contenta di Napoli, la "spectre" avrebbe speculato pure sul crollo - ha fatto anch'esso il giro del mondo - della Casa dei Gladiatori a Pompei.

 

E, da ultimo, si sarebbe gettata a capofitto sullo scandalo che ha investito Finmeccanica, la holding italiana che si occupa di aeronautica, elicotteristica, spazio, energia, trasporti ed elettronica per la difesa e la sicurezza, alla quale i pubblici ministeri della Procura di Roma hanno contestato, fra gli altri, reati come la frode fiscale e la dazione di mazzette a politici. Uno scandalo che nelle ultime ore ha coinvolto anche un'altra importante azienda italiana, l'Enav, una Spa di cui è azionista il ministero dell' Economia, che si occupa della gestione e del controllo del trasporto aereo civile nazionale.

Tradotta in soldoni, la tesi del governo è che la responsabilità di avere danneggiato l'Italia nel mondo va attribuita non a chi quei fatti ha contribuito a determinare per incuria o incapacità manageriale o per una gestione aziendale un po' troppo disinvolta (se le accuse agli uomini di Finmeccanica saranno dimostrate nei processi), ma a chi ne ha dato, ne dà e ne darà conto alla pubblica opinione. Si ripete l'accusa che fu fatta a Roberto Saviano per avere spiegato in "Gomorra" cosa è, come si muove e prospera la camorra in Campania: "Fa una cattiva pubblicità all'Italia nel mondo", disse di lui il presidente del Consiglio Berlusconi.

 

Ora, di chi parla dei rifiuti di Napoli o dello stato pietoso in cui versano siti archeologici come quello di Pompei, si dice che "non vuole bene all'Italia". E un ministro arriva a sostenere che "è veramente scandaloso che vi siano italiani che pur di dare addosso a Berlusconi facciano il tifo perché l'Italia crolli" (Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione).

 

Stando a questo modo di ragionare, il bene dell'Italia lo fanno non coloro che ne denunciano i mali, così che questi, una volta estirpati, possano rendere migliore il Paese agli occhi del mondo. Il bene lo farebbero invece gli altri, quelli che negano ad esempio la crisi economica, o l'aumento della disoccupazione, o che sostengono che il crollo della Domus dei gladiatori è dovuto alla vetustà della struttura, o che il problema dei terremotati dell'Aquila è stato risolto alla grande, così come quello rifiuti a Napoli. Lo scandalo non è rappresentato dalle critiche, giuste o sbagliate che siano, rivolte a un presidente del Consiglio - ve ne sono sempre state, più o meno condivise, nei confronti di tutti quelli che hanno preceduto l'attuale. Lo scandalo, al contrario, è che un ministro arrivi a dichiarare che coloro che giudicano non adeguato alla guida di una nazione un premier, in realtà auspicano che quella crolli.

 

E' scandaloso anche che un ministro della Repubblica italiana, e poco importa se di propria iniziativa o su richiesta di qualcuno a cui non poteva dire di no, per soddisfare le ambizioni di un'attrice bulgara abbia fatto spendere allo Stato italiano, e quindi ai contribuenti, 400 mila euro. Soldi che sono serviti, secondo una documentazione ufficiale resa pubblica dal ministro del governo della Bulgaria, per ospitare al Festival del Cinema di Venezia lei insieme a 40 suoi connazionali giunti in volo da Sofia, per assegnarle un premio nel corso di una cerimonia per pochi intimi, in una sala abbastanza defilata rispetto alla sede della Mostra (se per pudore o perché tutte le altre sale erano impegnate, non si sa).

 

Il ministro in questione si chiama Sandro Bondi. Lo stesso che non accettò di andare a Cannes, dove avrebbe dovuto rappresentare l'Italia, in segno di protesta contro gli organizzatori di quella Mostra del cinema, che avevano deciso di proiettare, fuori concorso, un film documentario di Sabina Guzzanti sulla ricostruzione dell'Aquila terremotata. "Deturpa all'estero il buon nome del nostro Paese", bollò il documentario Sandro Bondi. Concetti, come si vede, che tornano.

Ecco, sono atteggiamenti come questi che fanno davvero male all'Italia. Non le denunce dei suoi mali. 

Fonte: americaoggi.info - Autore: Alfredo Orlando 

 
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