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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Breve introduzione di Marco Messina
Informarsi costa tempo e impegno. Quando non si è al lavoro o al market, alla difficile lettura di un articolo di economia o geopolitica è facile preferire il più distensivo e alienante cazzeggio. Il cazzeggio distrae, diverte, è figo. E’ vero. Ma quando inibisce la voglia di porsi delle domande su ciò che vediamo, ascoltiamo e leggiamo, allora diventa un narcotico pericoloso. Leggo blog e siti di approfondimento indipendenti da più di due anni con una certa assiduità, e vedo lentamente crollare nella mia mente un castello di certezze più o meno granitiche sui dogmi ufficiali della realtà in cui viviamo, lasciando al suo posto fatti, date, nomi e domande, tante domande.

 

Non so se le torri gemelle siano crollate per un inside job, se le scie chimiche fanno parte di un piano coordinato di natura militare con lo scopo di avvelenare lentamente la popolazione mondiale, se il sistema bancario si fonda su meccanismi truffaldini ideati allo scopo di affamare la gente e costringerla a ipotecare anche l’anima, se il Nuovo Ordine Mondiale sia il progetto politico degli Illuminati che dall’impero babilonese ai giorni nostri controllano i cardini principali della società, se l’organizzazione massonica della Rosa Rossa si nasconda dietro i delitti del mostro di Firenze, se i fatti più noti di pedofilia siano la punta dell’iceberg di una rete internazionale di pedofili di cui fanno parte personaggi molto in vista della politica e delle istituzioni. Quello che so è che la verità ufficiale è spesso incompleta, vaga, reticente e spudoratamente falsa.

 

ALCUNE GRANDI MENZOGNE DELLA SCIENZA

di Dr Denis G. Rancourt

 

“La maggioranza dei politici, sulla base delle prove a nostra disposizione, non sono interessati alla verità ma al potere ed alla sua conservazione. Per non intaccare questo potere è necessario che le persone restino ignoranti, ignoranti della verità, anche di quella verità che riguarda le loro vite. Ciò che ci circonda è dunque un grande arazzo di menzogne su cui ci nutriamo” – Harold Pinter, Premio Nobel per la Letteratura nel 2005.

 

La forza delle gerarchie di potere che controllano le nostre vite dipende da ciò che Pinter definisce “il grande arazzo di menzogne su cui ci nutriamo”. Pertanto, le principali istituzioni che ci collegano a queste gerarchie – e cioè scuole, università, mass media e società di intrattenimento – hanno come scopo principale quello di creare e proteggere l’arazzo. A questo appartiene tutto l’insieme di scienziati e intellettuali a cui è stato affidato il compito di “interpretare” la realtà.

In effetti, gli scienziati e gli “esperti” modellano la realtà in modo da renderla sempre adattabile e coerente con l’arazzo mentale del momento. Essi devono anche inventare e costruire nuove branche dell’arazzo in modo da servire anche gli interessi di gruppi di potere specifici offrendo loro nuove occasioni di profitto. Questi servitori del Potere vengono poi regolarmente ricompensati con avanzamenti di carriera.

 

La menzogna del denaro

Gli economisti rappresentano l’esempio più lampante di questo sistema. Probabilmente non è un caso che negli Stati Uniti alla fine del XIX° secolo la categoria professionale degli economisti sia stata la prima ad essersi ‘spaccata’, in una battaglia che ha contribuito a definire i confini della libertà di insegnamento nelle università. Il sistema accademico avrebbe da quel momento in poi imposto una rigorosa distinzione tra un modo di agire incentrato sull’ipotesi e la teoria, considerato accettabile, ed uno fondato sulla riforma sociale, ritenuto inaccettabile [1].

 

Qualunque accademico che desideri far carriera sa bene cosa significhi questo. Contestualmente, nonostante la lontananza dalla società reale, il mondo accademico è divenuto abile a sviluppare una immagine altisonante di sé, usando espressioni quali: ‘La verità è la nostra arma più efficace’, ‘La penna è più forte della spada’, ‘Una buona idea può cambiare il mondo’, ‘La ragione ci conduce fuori dalle tenebre’, e così via.

 

La mission dell’economia è diventata quindi nascondere la menzogna del denaro. La nefasta pratica del prestito, la fissazione dei prezzi e i controlli monopolistici sono state le principali minacce al diritto naturale di un mercato libero, e si sono manifestate soltanto come difetti di un sistema auto-regolato che potrebbe essere tenuto a freno attraverso adeguamenti dei tassi di interesse e altre “garanzie”.

Intanto, nessuna delle principali teorie economiche fa menzione del fatto che il denaro viene creato all’ingrosso da un sistema bancario a riserva frazionaria che persegue segretamente gli interessi di privati a cui è stato assegnato il potere di generare e distribuire debito che sarà poi restituito (con gli interessi) dall’economia reale, innescando in tal modo una continua concentrazione di beni e potere nelle mani di pochi a scapito di tutte le economie locali e regionali.

Tutti noi invece i soldi dobbiamo guadagnarceli perchè non possiamo crearli dal nulla e non ne possediamo mai un centesimo in più fino alla morte. La classe media paga un affitto o un mutuo. La schiavitù salariale viene perpetuata, diffusa in aree stabili e istituita nelle sue forme più pericolose in tutti i territori di nuova conquista.

 

E‘ abbastanza singolare che la più grande truffa (creazione di moneta privata come debito) mai perpetrata e applicata su scala planetaria non trovi spazio nelle teorie economiche.

Gli economisti sono talmente presi dal calcolare gli alti e i bassi dei profitti, i rendimenti, i tassi d’occupazione, i valori di borsa, ed i benefici delle fusioni per gli operatori di medio livello da non accorgersi di trascurare alcuni elementi fondamentali. E’ come occuparsi della costruzione di un edificio ignorando il fatto che il terreno è situato in zona sismica mentre gli avvoltoi svolazzano in cielo formando un cerchio.

 

E intanto i finanzieri scrivono e riscrivono le norme a loro uso e consumo, anche se non risulta dalle loro teorie macroeconomiche. L’unico elemento ‘umano’ che gli economisti considerano nei loro ‘profetici’ modelli matematici è il trend di consumo per le fasce sociali basse, e non la manipolazione del sistema in quelle più alte. La corruzione è la norma, nonostante non appaia nelle analisi economiche. Le economie, le culture e le infrastrutture delle nazioni vengono deliberatamente sfasciate allo scopo di asservire le generazioni future ad un nuovo e più grande debito nazionale, mentre gli economisti fanno previsioni catastrofiche se questi debiti non saranno onorati…

Strumenti di gestione per i padroni, e fumo e specchi per noialtri. Grazie agli esperti economisti. ( 1- Segue)

 

Fonte: globalresearch.ca
Versione italiana:
Fonte: marcomessina.wordpress.com
Traduzione a cura di MARCO MESSINA

 
By Admin (from 01/02/2011 @ 12:00:21, in it - Osservatorio Globale, read 1644 times)

Nonostante lo storico discorso di Barack Obama tenuto a Praga il 5 aprile 2009, nel quale il presidente americano dichiarava che gli Stati Uniti avrebbero fatto «passi concreti verso un mondo senza armi nucleari, rafforzando il Trattato di non-proliferazione che impegna i paesi nucleari ad eliminarle e quelli non-nucleari a non acquisirle», lasciando intendere di essere favorevole alla rimozione delle armi nucleari statunitensi dall'Europa, nel corso della riunione dei Ministri della difesa che si è tenuta a Bruxelles lo scorso 14 ottobre è stata approvata la direttiva NATO secondo cui l'Alleanza atlantica manterrà un arsenale nucleare in Europa.

 

Durante questa riunione Paesi membri come la Germania, l’Olanda, il Belgio, la Norvegia e il Lussemburgo hanno mostrato l'intenzione di porre questo punto all'ordine del giorno della prossima riunione di Capi di Stato e di governo dei Paesi aderenti alla NATO, che si terrà il 19 e 20 novembre 2010 a Lisbona.

 

Ma se queste nazioni hanno preso una esplicita posizione, contraria alla presenza di armi nucleari americane su suolo europeo, lo stesso non si può dire dell’Italia che, anzi, ora rischia insieme alla Turchia di essere la destinataria di tutte le testate nucleari presenti in Europa.

 

Secondo il rapporto U.S. non-strategic nuclear weapons in Europe: a fundamental NATO debate, datato fine ottobre 2010 e presentato da un comitato dell'Assemblea parlamentare della NATO, sarebbero circa duecento le testate nucleari non strategiche (ossia con gittata inferiore ai 5500 km) che gli Stati Uniti d’America mantengono in cinque Paesi: Italia, Germania, Olanda, Belgio e Turchia. In Italia si stima ce ne siano tra le 70 e le 90, tutte nelle basi di Aviano e Ghedi Torre: bombe B-61 con una potenza che va da 45 a 170 kiloton (ossia fino a 13 volte la bomba di Hiroshima), utilizzabili dai caccia F-16 statunitensi, belgi e olandesi e dai Tornado italiani e tedeschi, e rientranti nella nuclear sharing, la “condivisione nucleare” che coinvolge i Paesi membri nella pianificazione per l'uso di armi nucleari da parte della NATO, e che prevede il dislocamento statunitense di armi nucleari tattiche in Europa.

Nel rapporto sopra citato si dice che già durante la riunione dei Ministri degli esteri della NATO dell'aprile 2010 Germania, Belgio e Olanda avevano sollevato obiezioni sulla permanenza di armi atomiche USA in Europa, mentre le uniche due nazioni che non hanno mai manifestato il desiderio di disfarsi dell’arsenale nucleare americano presente sul proprio territorio sono state Italia e Turchia. Non sembrerebbe quindi una coincidenza il fatto che ora siano proprio loro le candidate a ricevere le testate nucleari rimosse dal resto d’Europa. Sì, perché nello stesso rapporto si parla dell'intenzione della NATO di «raggruppare le armi nucleari in meno località geografiche». Le località in questione, cioè quelle interessate a tale ricollocazione, secondo alcuni esperti sono le basi controllate dagli USA di Aviano in Italia e Incirlik in Turchia.

 

Ma se già nel 1970 entrò in vigore il famoso “Trattato di non proliferazione nucleare”, perché quasi trent’anni dopo, nel 1999, la NATO riteneva che “la presenza delle forze armate convenzionali e nucleari americane in Europa” rimanesse “vitale per la sicurezza dell’Europa, inseparabilmente legata al Nord America”, e oggi, dopo altri undici anni, il nostro governo sembrerebbe disponibile a trasformare l'Italia in un magazzino nucleare per la NATO? È quello che si chiedono gli attivisti di Avaaz.org, i quali lanciano una petizione online (http://www.avaaz.org/it/no_nucleare_italia/?cl=837046209&v=7599) per chiedere al Presidente Berlusconi e ai Ministri Frattini e La Russa di opporsi al piano della NATO di trasferire le armi nucleari americane attualmente in Europa in Italia, e di intraprendere i passi necessari al graduale smantellamento degli armamenti nucleari nei siti di Aviano e di Ghedi Torre. Una petizione che, nel caso si dovessero raccogliere almeno 25 mila firme, li porterà a consegnare direttamente le firme raccolte al Presidente e ai Ministri al vertice di Lisbona.

 

In realtà il 3 giugno 2010 anche la Camera dei deputati ha approvato una mozione firmata da tutti i gruppi parlamentari, con la quale si impegnava il governo «ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della NATO di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione». Interessante. Peccato che in Italia sembrerebbe avere più informazioni (magari segrete) e soprattutto più potere decisionale la NATO, secondo la quale «le armi nucleari danno un contributo unico nel rendere i rischi di un’aggressione contro l’Alleanza incalcolabili ed inaccettabili. Per questo rimangono essenziali per preservare la pace».

Fonte: ilribelle.com - Autore: Andrea Bertaglio

 
By Admin (from 31/01/2011 @ 12:00:08, in it - Osservatorio Globale, read 2652 times)

Riprendendo il discorso sul 2012, qualche mese fa in un convegno mondiale di guaritori nelle isole Hawaii ho avuto l’opportunità di incontrare e conoscere Sergio Magana, esponente della tradizione tolteca del Messico, il quale mi ha spiegato come nella visione tolteca, più antica e preesistente a quella Maya, non si dà importanza solo al ciclo solare ma anche a quello lunare.

  

In questa visione, il periodo che stiamo vivendo è effettivamente il termine di un ciclo ed un'opportunità di trasformazione, ma non tanto in senso apocalittico quanto soprattutto a livello individuale.

 

A partire dall'11 luglio di quest'anno, un'eclissi totale di sole ha iniziato nella visione tolteca il grande periodo di preparazione alla trasformazione del 2012. Al di là di questi termini che possono affascinare la mente, l’importante è che questa visione del periodo che stiamo vivendo è una grande opportunità per guardarsi dentro, affrontare e conoscere la propria ombra, per fare pulizia nel proprio inconscio considerato in questa visione come il lato femminile, ricettivo.

 

E il 2012? Quel giorno questa visione sarà per tutti un'opportunità di fare una scelta, cosa che avviene in ogni istante della vita ma che in momenti particolari può assumere un'importanza maggiore.

Chi avrà deciso di portare avanti un lavoro personale di pulizia e di trasformazione del proprio inconscio avrà una grande opportunità in questa visione di fare un 'salto' in avanti; chi invece sceglie di rimanere nel sonno creato dall'inconscio molto probabilmente 'perderà il treno' e rimarrà più legato ad una visione precedente.

 

Anche in questo caso, ciò che avviene a livello di macrocosmo si rispecchia in ciò che avviene nell'individuo, il microcosmo.

 

Al di là della validità o meno di questa data, delle profezie e dei calendari, quello che a mio parere emerge chiaro è come solo guardando in faccia e accettando la propria parte ombra, al di là di qualunque senso di colpa e morale creato delle religioni patriarcali, si ha la possibilità poi di trasformarla, pulirla, e riprendere pienamente il controllo di se stessi.

Non rimanendo ancorati agli schemi di colpa, di peccato, di inadeguatezza e così via creati dalle religioni che le hanno elaborate proprio per mantenere l'uomo schiavo del proprio senso di inferiorità, si ha la possibilità reale di cambiare se stessi qui ed ora ed molte probabilità di continuare a sognare un'evoluzione futura, un paradiso, una incarnazione successiva e così via.

 

Tutti modi perfetti per cullare la mente nel sogno e lasciarsi sfuggire nel frattempo il treno della realtà.

Fonte: ilcambiamento.org - Autore: Giancarlo Tarozzi

 

A prescindere dai contenuti delle rivelazioni di WikiLeakes che riguarderebbero l'Italia (e altri Paesi), sembra incredibile che vi sia qualcuno che possa davvero credere all'esistenza di una sorta di "spectre" il cui scopo sarebbe quello di colpire l'immagine del nostro Paese e di abbattere, di conseguenza, il suo premier. E invece, come dimostra il comunicato emesso dal Consiglio dei ministri sulla vicenda, la teoria di un complotto ordito a livello planetario contro l'Italia è stata elaborata e resa pubblica addirittura dal governo.

 

L'accusa non è generica, ma circostanziata. Per deturpare l'immagine del Bel Paese, la "spectre" - questa di fatto l'accusa - avrebbe usato e fatto girare in tutto il pianeta - si deve ritenere con la complicità di agenti italiani - foto e video dei rifiuti che sommergevano, e sommergono ancora, le strade di Napoli (nonostante le assicurazioni - ma questo lo aggiungiamo noi pur essendo estranei al complotto - date in più occasioni negli ultimi due anni da Silvio Berlusconi, secondo cui il governo avrebbe risolto il problema ora in tre giorni, ora in dieci, ora in un paio di settimane). Non contenta di Napoli, la "spectre" avrebbe speculato pure sul crollo - ha fatto anch'esso il giro del mondo - della Casa dei Gladiatori a Pompei.

 

E, da ultimo, si sarebbe gettata a capofitto sullo scandalo che ha investito Finmeccanica, la holding italiana che si occupa di aeronautica, elicotteristica, spazio, energia, trasporti ed elettronica per la difesa e la sicurezza, alla quale i pubblici ministeri della Procura di Roma hanno contestato, fra gli altri, reati come la frode fiscale e la dazione di mazzette a politici. Uno scandalo che nelle ultime ore ha coinvolto anche un'altra importante azienda italiana, l'Enav, una Spa di cui è azionista il ministero dell' Economia, che si occupa della gestione e del controllo del trasporto aereo civile nazionale.

Tradotta in soldoni, la tesi del governo è che la responsabilità di avere danneggiato l'Italia nel mondo va attribuita non a chi quei fatti ha contribuito a determinare per incuria o incapacità manageriale o per una gestione aziendale un po' troppo disinvolta (se le accuse agli uomini di Finmeccanica saranno dimostrate nei processi), ma a chi ne ha dato, ne dà e ne darà conto alla pubblica opinione. Si ripete l'accusa che fu fatta a Roberto Saviano per avere spiegato in "Gomorra" cosa è, come si muove e prospera la camorra in Campania: "Fa una cattiva pubblicità all'Italia nel mondo", disse di lui il presidente del Consiglio Berlusconi.

 

Ora, di chi parla dei rifiuti di Napoli o dello stato pietoso in cui versano siti archeologici come quello di Pompei, si dice che "non vuole bene all'Italia". E un ministro arriva a sostenere che "è veramente scandaloso che vi siano italiani che pur di dare addosso a Berlusconi facciano il tifo perché l'Italia crolli" (Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione).

 

Stando a questo modo di ragionare, il bene dell'Italia lo fanno non coloro che ne denunciano i mali, così che questi, una volta estirpati, possano rendere migliore il Paese agli occhi del mondo. Il bene lo farebbero invece gli altri, quelli che negano ad esempio la crisi economica, o l'aumento della disoccupazione, o che sostengono che il crollo della Domus dei gladiatori è dovuto alla vetustà della struttura, o che il problema dei terremotati dell'Aquila è stato risolto alla grande, così come quello rifiuti a Napoli. Lo scandalo non è rappresentato dalle critiche, giuste o sbagliate che siano, rivolte a un presidente del Consiglio - ve ne sono sempre state, più o meno condivise, nei confronti di tutti quelli che hanno preceduto l'attuale. Lo scandalo, al contrario, è che un ministro arrivi a dichiarare che coloro che giudicano non adeguato alla guida di una nazione un premier, in realtà auspicano che quella crolli.

 

E' scandaloso anche che un ministro della Repubblica italiana, e poco importa se di propria iniziativa o su richiesta di qualcuno a cui non poteva dire di no, per soddisfare le ambizioni di un'attrice bulgara abbia fatto spendere allo Stato italiano, e quindi ai contribuenti, 400 mila euro. Soldi che sono serviti, secondo una documentazione ufficiale resa pubblica dal ministro del governo della Bulgaria, per ospitare al Festival del Cinema di Venezia lei insieme a 40 suoi connazionali giunti in volo da Sofia, per assegnarle un premio nel corso di una cerimonia per pochi intimi, in una sala abbastanza defilata rispetto alla sede della Mostra (se per pudore o perché tutte le altre sale erano impegnate, non si sa).

 

Il ministro in questione si chiama Sandro Bondi. Lo stesso che non accettò di andare a Cannes, dove avrebbe dovuto rappresentare l'Italia, in segno di protesta contro gli organizzatori di quella Mostra del cinema, che avevano deciso di proiettare, fuori concorso, un film documentario di Sabina Guzzanti sulla ricostruzione dell'Aquila terremotata. "Deturpa all'estero il buon nome del nostro Paese", bollò il documentario Sandro Bondi. Concetti, come si vede, che tornano.

Ecco, sono atteggiamenti come questi che fanno davvero male all'Italia. Non le denunce dei suoi mali. 

Fonte: americaoggi.info - Autore: Alfredo Orlando 

 
By Admin (from 26/01/2011 @ 10:00:32, in it - Osservatorio Globale, read 1893 times)

Un gruppo di cento scienziati nei Paesi Bassi si è recentemente formato per chiedere l’interruzione degli allevamenti zootecnici di tipo industriale. Ma non si sono limitati a questo, ovviamente. In un documento che esprime i loro comuni intenti, hanno descritto a quali problemi possono portare gli allevamenti di massa e, soprattutto, hanno fornito una serie di soluzioni.

Le richieste, molto importanti, vanno a toccare i principali punti dolenti del sistema economico e produttivo del settore zootecnico, e sono ancora più importanti se si considera che l’agricoltura e gli allevamenti sono la principale causa di emissioni di gas serra e, quindi, dei famigerati cambiamenti climatici, provocandone una quota del 50% superiore a quella dovuta ai mezzi di trasporto esistenti, aerei inclusi.

Il documento redatto dai cento accademici olandesi presenta queste dieci richieste:

 

1) I governi devono introdurre cambiamenti e non aspettarsi una semplice presa di coscienza da parte dei consumatori, che è di per sé insufficiente. Sono necessari dei governanti che mostrino chiara indipendenza rispetto agli interessi economici in atto.

 

2) Il consumo dei prodotti animali deve calare almeno del 33% da qui al 2020. Ai governi il compito di informare in modo aperto e incisivo sulle conseguenze di un consumo eccessivo di tali prodotti. 

 

3) Tutti i costi della produzione di carne e latticini devono includere il costo aggiuntivo per la salute pubblica e la distruzione dell'ambiente. Si richiede la disposizione di una nuova tassazione su questi prodotti.

 

4) Se non si ottiene nessun accordo su scala europea o internazionali, i singoli Paesi dovranno fungere da modello. 

5) Alla protezione degli animali deve essere accordato un ruolo centrale, incluso e menzionato all'interno delle Costituzioni e disciplinato da leggi in modo da abolire pratiche crudeli.

 

6) L'utilizzo di antibiotici o ormoni nella produzione di alimenti deve essere vietata. 

 

7) Si deve sostenere la reintroduzione di cicli chiusi e autosufficienti nella produzione alimentare. 

 

8) L'espansione edilizia e degli allevamenti deve fermarsi. È opportuno introdurre limiti precisi con una soglia massima di capi per ettaro, regione o paese.

 

9) Ai  contadini deve essere data la possibilità di passare alle nuove disposizioni. La politica, come matrice di un modello di sviluppo errato, deve saper accompagnare un nuovo processo orientato alla sostenibilità. 

 

10) Deve essere incentivato lo sviluppo di alimenti sani e gustosi di origine vegetale per facilitare i consumatori nel passaggio ad un'alimentazione povera di carne e non appesantita da troppi latticini.

 

Dieci punti, quelli elencati sopra, che trattano in sintesi le problematiche più sentite da chiunque abbia a cuore la sostenibilità, che vanno a toccare la salute ed il bene comune, la politica e l’ambiente, addirittura e giustamente associando alla necessità di frenare l’espansione degli allevamenti quella di frenare il consumo di territorio. Per gli autori del documento, infatti, la distruzione del suolo, così come le deforestazioni, la progressiva acidificazione del terreno e l’inquinamento delle le falde acquifere, sono un problema di primaria importanza.

 

Tra le motivazioni presentate, inoltre, una posizione di spicco è riservata al trattamento che subiscono gli animali ed alla conseguente necessità di una loro protezione, dato che maltrattamenti, mutilazioni e sovralimentazione delle varie specie sono purtroppo all’ordine del giorno, in un sistema in cui "gli animali vengono adattati alle esigenze dell'industria".

 

L'argomento più forte di questa richiesta, però, è lo stesso che ha portato ormai moltissime persone a diventare vegetariane, ossia il fatto che la fame del mondo non può essere combattuta nemmeno a parole, quando il 40% della raccolta cerealicola nel mondo viene utilizzato per l'alimentazione animale, e quando in media, come viene scritto nel documento, servono 5 kg di cereali per produrre 1kg di carne.

La produzione di carne richiede poi un enorme quantitativo (e quindi consumo) idrico (una famiglia di tre persone che usa l’acqua in modo parsimonioso per una settimana, chiudendo il rubinetto quando lava i denti ecc., vede infatti vanificato il suo sforzo quando acquista un chilo di carne di manzo).

Inoltre, se si pensa alle previsioni di chi afferma che già nel 2017 il 70% della popolazione mondiale avrà problemi di accesso ad una quantità di acqua potabile sufficiente, forse è meglio agire di conseguenza.

 

Ci sono mille buoni motivi per diventare vegetariani, quindi, che possono essere di tipo etico, ambientale, salutistico e così via. E ce ne sono altri mille per augurarsi che il documento scritto dai cento scienziati olandesi venga accolto dalle Istituzioni europee o, in alternativa, dai singoli governi.

Perché ognuno di noi può modificare da subito le proprie abitudini, anche in campo alimentare. Ma al cambiamento delle nostre società e delle nostre economie, come viene detto nel primo dei dieci punti sopra riportati, il supporto della politica è indispensabile.

Fonte: ilcambiamento.it - Autore: Andrea Bertaglio

 
By Admin (from 25/01/2011 @ 10:00:01, in it - Osservatorio Globale, read 2714 times)

È uno dei periodi storici più bui per la Santa Sede. Scandali sessuali ed economici, legami con politica ed imprenditoria annessa al malaffare, scivoloni mediatici, fino ai recenti fischi recapitati a Benedetto XVI in terra di Spagna, stanno turbando la Chiesa, causando altresì una grave emorragia di fedeli. Una violenta burrasca che imperversa con onde invisibili, si sta abbattendo adesso sul colonnato di piazza San Pietro. È Radio Vaticana, accusata di aver già mietuto dozzine di vittime. Con la conclusione dell'incidente probatorio, si è appena archiviata la fase preliminare del processo che vede indagati i responsabili dell'emittente.

 

"In Italia è impossibile comandare senza la Chiesa"

Lo sapeva bene Benito Mussolini, anticlericale di ferro, quando nel 1929 controfirmò i Patti Lateranensi. Atto aggiornato da Bettino Craxi nel 1985, quando rattificò l'accordo di Villa di Madama (il Concordato bis), insieme al Cardinale Segretario di Stato, Agostino Casaroli. Forte di cotanta esperienza, anche l'attuale premier Silvio Berlusconi, sempre più nel rigagnolo dopo l'uscita dei finiani dal governo che lo avvicina pericolosamente alla tagliola della magistratura, corre ai ripari. Il quasi pluridivorziato di Arcore, per porre rimedio al salasso di voti cattolici, sta creando con i suoi potenti mezzi imprenditoriali una campana di vetro ad impermeabilizzare questo scandalo legato alla Chiesa, quello relativo all'emittente vaticana.

 

"Come una bomba atomica"

Sabato 13 novembre, nel silenzio pressoché assoluto dei media, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Zaira Secchi, dall'aula 1 della palazzina A, tenuta rigorosamente al riparo dai cronisti, ha dichiarato concluso l'incidente probatorio richiesto nel 2006 dalla Procura della Repubblica di Roma nell'ambito del procedimento penale indiziario in corso nei confronti dei responsabili di Radio Vaticana. Gli atti sono stati rimessi al sostituto Procuratore della Repubblica, Stefano Pesci, che al più tardi della prossima settimana si pronuncerà se istituire o meno il processo penale formale ed eventualmente con quale capo d'accusa. A difendere il Cardinale Roberto Tucci (direttore negli anni 1985 - 2001), Costantino Pacifici (responsabile della gestione tecnica) e padre Pasquale Borgomeo (storico redattore dell'emittente, quindi direttore, morto nel luglio 2009) c'è un pool di avvocati tra i quali spicca il principe del foro Franco Coppi, già difensore del senatore a vita Giulio Andreotti durante il processo Pecorelli. In attesa di giustizia, vi sono decine di famiglie che hanno perso i propri cari, spesso bambini, a causa di tumori che potrebbero essere stati scatenati dalle radiazioni. All'epoca del primo processo contro l'emittente, istituito nel 2000 con l'accusa di "getto pericoloso di cose" a chiedere la testa dei responsabili c'erano circa seicento persone riunitesi in comitati. Nel tempo, tuttavia, la maggior parte ha misteriosamente abbandonato la causa  lasciando l'incombenza di scontrarsi contro le sfere più alte dell'istituzione ecclesiastica a pochi irriducibili. Il perito epidemiologo Andrea Micheli, dirigente dell'istituto nazionale tumori di Milano, ha condotto uno studio durato ben quattro anni, scontrandosi spesso contro l'ostracismo degli ospedali cattolici che non fornivano dati: "L'indagine" - ha affermato Micheli in aula - "dimostra un'associazione coerente, importante e significativa di rischio di morte per leucemia o di rischio di ammalarsi di leucemia, linfoma e mieloma per lunga esposizione residenziale alla Radio Vaticana fino a  dodici chilometri di distanza da questa. L'eccesso di rischio è clamorosamente alto" - continua lo scienziato - "l'effetto è molto importante e non può essere dovuto al caso. I risultati ottenuti sono assolutamente impressionanti, non siamo stati in grado di trovare un fattore di causa diverso dalla Radio Vaticana". La chiosa è shoccante: "Livelli così elevati di rischio si riscontrano, nella letteratura scientifica, soltanto negli studi epidemiologici relativi alle zone che hanno subito gli effetti dell'esplosione di una bomba atomica."

Il dossier ha analizzato i decessi per tutte le età avvenuti negli anni 1997 - 2003 ed ha evidenziato un fattore di rischio di morte per leucemia 4,9 volte superiore al valore atteso oltre i 12 chilometri di distanza ed un fattore di rischio pari a 1,7 volte se si considerano tutte le patologie tumorali del sistema emolinfopoietico (leucemie, linfomi, mielomi). Tale incidenza sale rispettivamente a 6,6 ed a 2,2 volte fra 6 e 12 chilometri. E' stata chiamata in causa anche una base della marina militare, Maritele, che insiste nella località La Storta. La struttura, però, secondo i dati non presenta livelli allarmanti di inquinamento elettromagnetico.

 

Prove di consapevolezza

Dalla perizia del dottor Micheli, un faldone di centoquaranta pagine, c'è da domandarsi se i responsabili della radio o gli apparati dello Stato, fossero o meno a conoscenza della pericolosità delle emissioni. Due documenti, fin'ora inediti, gettano un po' di luce. Il primo è una raccomandata A.R. con carta  intestata al Pontificum Collegium Germanicum et Hungaricum con sede a Roma in via San Nicola da Tolentino 13, scritta il 26 ottobre 1987. E' una delle missive con cui il Collegio Germanico, dopo esattamente trent'anni, risolveva i contratti con i braccianti che vivevano e lavoravano all'interno dell'area di Santa Maria di Galiera dove sono dislocate le antenne. Il numero dei tralicci, alla fine degli anni Ottanta, pochi mesi dopo la stipula del Concordato bis che sancì anche l'extraterritorialità della zona, subì un significativo incremento fino ad arrivare a quello attuale di cinquantotto.

 

"(...) Nel frattempo" - si legge nella missiva - "furono installate due grandi antenne rotanti ed una per onde medie con quattro tralicci di una impressionante intensità di trasmissione. In breve tempo sarà, notevolmente, aumentata anche l'intensità della Stazione Trasmittente. (...) Tutto questo porta con sé costruzioni di nuove strade, posa in opera di nuovi cavi sotterranei e condutture elettriche in aria che traversano ed intersecano il terreno ostacolando il nostro lavoro di agricoltori e rendono l'attività svolta anche pericolosa per le radiazioni emesse. Gli specialisti raccomandano prudenza, vietano l'accesso a chi porta apparecchi speciali per il cuore. Quanto mi risulta anche la Rai ha allontanato tutti dal terreno della sua Stazione Radio (...)".

 

La firma in calce è quella di padre Alessandro Csele, allora procuratore del Collegio Germanico. Nel "Bollettino per l'Occidente Cristiano", diretto da Pierre Fautrad a Fye, numero 12, risalente al luglio 1976, risulta che padre Csele è massone dal 25 marzo 1960 e possessore della tessera numero 1354-09 col nome di battaglia di Alcse. Il secondo documento  proviene dalla Scuola di Fanteria di Cesano, distante pochi chilometri dalle antenne. La comunicazione, avente come oggetto "Inquinamento elettromagnetico ambientale" è protocollata 5493/50008 ed è indirizzata agli utenti degli alloggi demaniali/palazzine 48 e 49. La data è quella del 6 novembre 1996: "Per questioni di sicurezza dispongo che, a partire dal 6 novembre 1996, è vietato a chiunque permanere sul terrazzo condominiale delle palazzine n. 48 e n. 49 per più di sessanta minuti". La firma, in omissis, è quella di un generale.

 

C'è da chiedersi cosa sarebbe accaduto ai militari nel caso di una permanenza prolungata. A questa domanda, ahìloro, potrebbero rispondere le anime dei carabinieri chiamati a prestare servizio all'interno dell'area dove sorgono i tralicci. Il loro compito è quello di proteggere il perimetro, anche a costo della vita. Negli ultimi decenni, infatti, si è avuto un significativo tasso di mortalità tra le divise. Le cause ovviamente, sono tutte riconducibili ai tumori. Per tacere dei citofoni, i piccoli elettrodomestici ed i telefoni che avevano la sinistra abitudine di recitare il rosario a tutte le ore del giorno, come fossero posseduti.

 

MassonerIor

Il 12 settembre 1978, il settimanale Osservatore Politico, diretto da Mino Pecorelli, giornalista iscritto alla P2, pubblicò un articolo intitolato "La grande loggia vaticana", un elenco di centoventuno esponenti vaticani indicati quali affiliati alla massoneria. Nella famosa lista Pecorelli, in posizione 111, è inciso il nome di Roberto Tucci, iscritto dal 21 giugno 1957 col nome in codice di Turo. "Turo" è stato dal 1985 al 2001 il direttore di Radio Vaticana, braccio destro di Giovanni Paolo II che lo proclamò cardinale nel 2001. Ben peggior sorte è toccata, invece, a Pecorelli, ammazzato il 20 marzo 1979 nel quartiere Prati di Roma, poco distante dalla sua redazione, con quattro colpi di pistola calibro 7,65. Tra i responsabili dell'omicidio, spuntò il nome di Giulio Andreotti, indicato dai pentiti di mafia. A difenderlo c'era l'avvocato Coppi, lo stesso che ora prende le parti di Radio Vaticana.

 

Torniamo ad oggi. Durante l'indagine preliminare, la difesa ha riferito che quando furono erette le antenne a Santa Maria di Galeria, la zona adiacente non era popolata come adesso. Riscontro tanto veritiero quanto faziosamente incompleto poiché fu lo stesso Ior ad inaugurare gli insediamenti di Roma nord. L'emittente nasce il 12 febbraio 1931, esattamente due anni dopo i patti Lateranensi. Il taglio del nastro dell'attuale centro trasmittente, ampio circa 430 ettari, è invece datato 27 ottobre 1957, grazie ad un accordo tra governo e Santa Sede risalente al 1952. Nei primi anni Trenta, il pacchetto azionario di controllo della storica Società Generale Immobiliare passò all'Amministrazione Speciale della Santa Sede, guidata dal banchiere cattolico Bernardino Nogara ("il banchiere di Dio") che investì nel mattone parte del denaro vaticano. Il periodo più florido della società coincise con la fine della Seconda guerra mondiale. L'Immobiliare, con la copertura dello Ior, si impegnò nello sviluppo di Roma, edificando vari quartieri tra cui l'Olgiata (distante un tiro di schioppo dai tralicci) la quale, secondo perizia, è uno dei territori maggiormente falciati dalle radiazioni. Nel 1968 (a pochi anni dal completamento del comprensorio), l'Immobiliare passa sotto al controllo dell'avvocato affiliato alla loggia P2, Michele Sindona, uno dei più famigerati criminali del tempo, che in breve distruggerà il patrimonio aziendale fino al fallimento. Sindona morirà da mano ignota il 22 marzo 1986, dopo essere stato avvelenato nel supercarcere di Voghera dove scontava l'ergastolo per l'omicidio Ambrosoli. Ad essergli fatale fu il cianuro di potassio.

 

"Male non fa". O forse sì.

Di seguito, una serie di dichiarazioni su Radio Vaticana. "Non credo che abitare sotto i tralicci sia rischioso e chi ci vive accanto deve solo stare tranquillo" (Umberto Veronesi, oncologo e Ministro della Sanità 2000 - 2001); "Non risulta in nessun modo un nesso tra le emissioni elettromagnetiche della radio ed i casi di leucemia. Questa allarme, dal punto di vista razionale, è esagerato e non si basa su dati scientifici seri. I residenti possono stare tranquilli, le emissioni non provocano nessun danno" (padre Federico Lombardi, responsabile dei programmi); "Ciò che minaccia realmente è la campagna stampa che rischia di creare una psicosi artificialmente indotta, questa sì preoccupante" (padre Pasquale Borgomeo, ex direttore); "La maggior parte dei certificati di morte che redigo sono a causa di patologie tumorali (dottor Antonio Santi, medico condotto di Cesano); "Chiudete quella radio" (Il Coordinamento dei Comitati contro l'elettrosmog); "Si sono venduti le anime dei propri figli" (un genitore che commenta l'abbandono della causa di chi, come lui, ha perso un figlio morto di leucemia).

Fonte: americaoggi.info - Autore: Sergio Campofiorito

 
By Admin (from 24/01/2011 @ 10:00:00, in it - Osservatorio Globale, read 2530 times)

Negli Stati Uniti la produzione di energia solare costa meno di quella nucleare. Lo afferma un'analisi pubblicata quest'estate sul New York Times che cita uno studio della Duke University, intitolato «Solar and nuclear costs - The historic crossover».
Secondo gli analisti, in particolare, se si confrontano i prezzi attuali del fotovoltaico con quelli delle future centrali atomiche previste nel Nord Carolina, il vantaggio del solare è evidente: il sorpasso è avvenuto al prezzo di 0,16 dollari al kWh (12,3 centesimi di euro/kWh). «Senza contare – si legge nello studio – che il nucleare necessita di grossi investimenti pubblici e trasferisce il rischio finanziario sulle spalle dei consumatori che pagano le tasse».
Sono dati frutto di un preciso trend: l'analisi, difatti, ricorda che negli ultimi otto anni il costo del fotovoltaico è sempre diminuito, mentre quello di un singolo reattore nucleare è passato da 3 miliardi di dollari nel 2002 a 10 nel 2010.

Enne, la newsletter di Sorgenia, evidenzia nell'ultimo numero i falsi miti sull'eolico: un'energia costosa, poco efficace, rumorosa. Tutti luoghi comuni sull'eolico che l'ANEV, l'Associazione Nazionale Energia del Vento, sfata in un decalogo ad hoc, ripreso dalla newsletter.

L'82% degli italiani, si dice, reclama infatti maggiori informazioni sulla «risorsa-vento» e sulle opportunità che offre. E la guida serve proprio a questo. Per fare qualche esempio, ricorda che l'energia prodotta da fonte eolica ha costi variabili tra i 115 e i 148 euro/MWh . L'eolico, inoltre, è efficace perché sfrutta una risorsa sempre disponibile (la sua continuità è garantita da studi preventivi sui siti potenziali). E fra l'altro darà lavoro a circa 67.000 persone entro dieci anni.

Per quanto riguarda il rumore, di norma il sibilo prodotto da una pala è di circa 45,3 decibel a 150 metri di distanza dall'impianto, fino ad arrivare a 36,9 decibel a 400 metri: molto meno intenso di quello cui siamo abituati in un contesto abitativo, in un ufficio o nell'abitacolo di un'automobile.

A Venezia, nell'isola La Certosa della Laguna, nasce l’edificio del futuro, un progetto per rivoluzionare gli edifici in cui viviamo e il modo in cui si alimentano, staccandoli dalla rete, rendendoli off-grid. Il progetto è mirato alla riqualificazione di alcune costruzioni già esistenti, in modo da portarle alla massima compatibilità ambientale, anche grazie all'impiego esclusivo di materiali naturali.
Il restauro prevede la costruzione di una parete a due livelli, con quello più interno realizzato a partire dai resti dell'edificio pre-esistente. La struttura garantirà elevato isolamento termico e acustico, e sarà in tutto e per tutto autosufficiente, non collegata ad alcuna rete ma ugualmente in grado di gestire i normali fabbisogni di energia, gas, acqua, reflui, connettività e così via.

In pratica, l'edificio scambia con l'ecosistema che lo circonda soltanto sole, vento e pioggia, senza consumare altre risorse né, ovviamente, inquinare. Un prototipo di casa del futuro, dal nucleo multifunzionale che sfrutta l'elettrolisi per la produzione dell'idrogeno e i bacini sotterranei per la raccolta delle acque piovane, è munito di dispositivi di solar cooling, ha un sistema chiuso di recupero e depurazione delle acque reflue e una connessione in banda larga tramite ponte radio.

L'approvvigionamento energetico è garantito da dispositivi fotovoltaici e solari termici integrati sulla superficie e dislocati in alcune aree dell'isola, così come microturbine eoliche e impianti geotermici. Un progetto che rappresenta un vero e proprio sistema, domani applicabile anche a una città o a un intero territorio.

Fonte: sergiofumich.com

 
By Admin (from 21/01/2011 @ 08:00:42, in it - Osservatorio Globale, read 2650 times)

 Progresele realizate de medicina in ultimul secol au permis omenirii sa invinga o serie intreaga de maladii. Exista totusi boli teoretic „eradicate” de decenii, dar luand inca milioane de vieti. Una dintre ele e malaria, careia ii cad zilnic victime mii de oameni. Ar putea fi invinsa aceasta boala, transmisa de tantarul anofel, tot cu ajutorul tantarilor?

 Raspunsul pe care il dau geneticienii la aceasta intrebare este un „Da” categoric. Pentru ca genetica „facatoare de minuni” este pe cale sa mai faca una, in ceea ce priveste transformarea temutului tantar anofel intr-o insecta inofensiva, al carui principal defect va ramane, poate, bazaitul... Metamorfoza are loc, deocamdata, doar experimental, intr-un laborator al Universitatii Michigan, unde entomologistii Vladimir Kokoza si Alexander Raikhel incearca de doi ani realizarea unei specii de tantari modificata genetic, care sa actioneze ca un „cal troian” pentru semenii lor, distrugandu-i.

Aceasta optiune este considerata viabila, in conditiile in care cu toate miliardele de litri de pesticide imprastiate pretutindeni in lume, diversele specii de tantari care transmit malaria, frigurile galbene, febra Nilului si alte boli mortale, rapun anual aproape 3 milioane de oameni.

O sabie cu doua taisuri?

Daca insa, in alte parti tantarii sunt vanati fara crutare, in laboratorul din Michigan ei beneficiaza de o grija deosebita, fiind feriti de intemperii si pradatori, ba chiar cercetatorii le ofera propriul lor sange drept gustare... Si toate astea pentru ca studiul tantarilor de aici poate oferi cheia eradicarii acestei plagi ce ameninta omenirea de mii de ani.

 Kokoza si Raikhel cred ca pot transforma tantarii din vectori ai bolilor in luptatori impotriva acestora. Cercetatorii au reusit deja sa stopeze abilitatea tantarilor de a transmite infectii, prin imbunatatirea sistemului imunitar al liliputanelor insecte, pentru ca acestea sa poata ucide agentii patogeni care ii paraziteaza. Modificand o gena a tantarilor respectivi, insectele pot recunoaste o gama larga de microbi, inclusiv temutul Plasmodium falciparum, care transmite malaria, si ii pot distruge.

Pentru a fi mai usor de identificat, tantarilor li s-au modificat si genele ce determina forma si culoarea ochilor, care au devenit mai mari si... rosii! Imbucurator este faptul ca gena modificata pe cale artificiala este dominanta, transmitandu-se si urmasilor tantarilor de laborator, chiar celor proveniti din incrucisarea cu tantari „salbatici”. „In cativa ani s-ar putea ca tantarii modificati genetic sa devina dominanti in salbaticie si incapabili de a mai transmite boli infectioase”, spune Raikhel.


 Si totusi, metoda nu este lipsita de riscuri, pentru ca, asa cum s-a intamplat in multe cazuri similare, lucrurile pot scapa de sub control. Unul dintre scenarii ar fi ca solutia sa fie eficienta doar temporar iar tantarii salbatici sa prevaleze iarasi, pentru ca, dupa cum apreciaza entomologul Andrew Spielman, de la Harvard School of Public Health, „exista riscul ca tantarii transgenici sa sufere ei insisi alte mutatii, pe cale naturala, si sa devina astfel mai periculosi”.

GABRIEL TUDOR - magazin.ro

 

Zeitgeist Moving Forward: successo incredibile in tutto il mondo e in Italia: sale stracolme, superato il limite di connessioni alla conferenza di ieri sera con Federico e Daniele, dovremo fare un upgrade per il futuro. Una rivoluzione culturale e non violenta senza precedenti è iniziata, e se ci state leggendo significa che ne siete parte.

Grazie a tutti!



Fonte: zeitgeistitalia.org
 

Nell'ex ambasciata di Roma vivono 150 fantasmi: sono i rifugiati somali. Hanno documenti in regola e diritto ai programmi di assistenza. Invece, nell'indifferenza delle istituzioni, vivono in mezzo ai rifiuti.

Con in tasca un regolare permesso di soggiorno un gruppo di centocinquanta rifugiati provenienti dalla Somalia è costretto a vivere in condizioni disumane. Nonostante abbia diritto ai programmi di protezione per i quali l'Italia prende generosi fondi dalla comunità europea proprio per garantire accoglienza e integrazione. A cominciare da una sistemazione adeguata. Come accade in tutti gli altri paesi, Olanda e Germania in testa. Da noi no. Eppure lo Stato dispone di circa 27 milioni di euro destinati alla sistemazione di profughi e rifugiati (leggi l'articolo). Invece, questi centocinquanta invisibili dormono per terra in un edificio pericolante. Senza finestre, riscaldamento, corrente elettrica. Hanno due bagni in comune. Poche le stanze agibili, occupate con letti di fortuna ammassati tra di loro: per scaldarsi (guarda il video). Ridotti allo stremo delle forze sognano di riuscire ad andarsene ma chi supera il confine viene rispedito indietro: hanno patenti, tessere sanitarie, documenti italiani. Soltanto uno è partito senza far ritorno nell'inferno romano: un tribunale tedesco ha sospeso l'ordine di rimpatrio dopo aver accertato che le condizioni di vita in Italia non assicurano i livelli di dignità invece garantiti in Germania.

L’ultimo dei ragazzi somali che vivono nell’inferno di via dei Villini, a Roma, è da poco tornato dall’ospedale San Gallicano. L’ospedale dei ‘poveri’, visto che riceve anche i clandestini che chiedono di essere medicati. Si riunisce ai suoi compagni nelle ‘camerate’ fredde dell’ambasciata somala occupata. “Ha una brutta ferita da proiettile che va curata periodicamente – dice Maurizio Calò, presidente dell’associazione Migrare – fortuna che in questo posto, oggi chiuso alla visite abbiamo trovato un’infermiera che anche se non in servizio si è prestata a medicarlo”. Il ragazzo ha tutti i documenti in regola, compresa la tessera sanitaria, ma non sa che diritti gli sono riconosciuti, nessuno glielo ha mai spiegato.

Il Fatto quotidiano segue da settimane la vicenda dei 150 profughi della guerra civile che si sono accampati nell’ex ambasciata somala nella zona della via Nomentana. Elegante strada dove vi sono molte delle lussuose sedi diplomatiche estere. Tate e mamme di una esclusiva scuola privata svizzero-tedesca che è sullo stesso tratto dell’ambasciata occupata, passano dall’altra parte del marciapiede. “Questa gente è dignitosissima, specie i somali, che anche in condizioni di emergenza – continua l’avvocato Calò – riescono a curare il proprio igiene, fanno l’impossibile, lei stenterà a crederci, io ho trasportato nella mia auto per ore questo ragazzo, bene io non ho sentito un odore sgradevole. E’ da queste cose anche che si misura il grado di emancipazione di un uomo”.

Shukri Said, somala anche lei dell’associazione Migrare, trapiantata a Roma, sanguigna, passionaria, fa la spola qui tutti i giorni, non si perde d’animo. “Pochissimi giorni fa c’è stata una visita ricognitiva di una delegazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr)” si scalda la donna  “e hanno espresso profonda preoccupazione per le condizioni di degrado. Al dì sotto, riporto testuale, ‘di ogni minimo standard accettabile‘”. Senza acqua, riscaldamenti, due bagni in tutto e inagibili. Fanno su e giù con la Caritas di via Marsala, zona della stazione Termini.

Sono tutti rifugiati che avrebbero diritto a entrare nei programmi d’inserimento per i quali l’Italia prende generosi fondi europei affinché possa farli integrare: dandogli un lavoro e una sistemazione adeguata. Il cellulare dell’avvocato Calò squilla, è un amministratore locale di un paesino nell’alto Piemonte, “forse ha trovato – dice l’avvocato – una sistemazione per almeno tre di loro”. Sono ragazzi che hanno i documenti in regola. Uno di loro tira fuori tutti la patente presa in Italia, un altro tira fuori la tessera sanitaria. Documento di cui, in molti casi, i rifugiati non conoscono neanche il valore. “Sono persone, accolte da questo paese, ma nessuno fa nulla per loro. Alcuni di questi sono sbarcati a Crotone – alza la voce Said – gli è stato dato un foglietto con l’indirizzo: via dei Villini, questa è la tua residenza. Fine”. Eppure il nostro Paese dispone di circa di 27 milioni di euro l’anno per la sistemazione di rifugiati e profughi.

E’ l’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, a gestire una parte cospicua di questi fondi ma le liste di attesa sono infinite e andrebbe rivisto, come chiedono oramai molti sindaci italiani, sia di centrosinistra che di centrodestra, da Alemanno a Zanonato, tutto il sistema dell’accoglienza in Italia. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati oggi ha a disposizione tremila posti. Disseminati in 130 comuni in tutta Italia. “Il problema grande è che il problema viene sottodimensionato – osserva Said – abbiamo liste d’attesa molto lunghe, alcuni di questi ragazzi sono in attesa da sette anni”. Restano così fuori dal programma d’inserimento circa 44 mila persone (fonte Migrare.eu).

“Oggi in Italia abbiamo diversi sistemi paralleli di accoglienza e per i richiedenti asilo e per i rifugiati – osserva Calò – con costi diversissimi e che si potrebbero ottimizzare. Pensate a tutte le caserme militari abbandonate e come potrebbero essere reimpiegate e con quali risparmi?”.

Ilfattoquotidiano.it è andato a leggersi le graduatorie provvisorie del ministero dell’Interno appena approvate delle domande degli enti locali ammessi alla ripartizione del fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo. Graduatorie divise in tre categorie: quelli affetti da disagio mentale, quelli vulnerabili e quelli definiti ordinari. Complessivamente sono state presentate 208 domande di contributo, 151 delle quali sono state ammesse provvisoriamente al finanziamento. Progetti che dovrebbero garantire l’accoglienza di 3 mila persone. Ma se si va a leggere la graduatoria provvisoria dei richiedenti asilo della lista ‘ordinari’ si scopre, ad esempio, che saranno erogati al comune di Torino per 50 posti, poco più di un milione e 100 mila euro ma per gli stessi posti il comune di Modena spenderà quasi la metà.

Fonte: ilfattoquotidiano.it - Autori: Lorenzo Galeazzi e David Perluigi

 
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