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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 11/09/2010 @ 13:00:45, in it - Scienze e Societa, read 2474 times)

Una delle nostre battute preferite è una vignetta di Calvin & Hobbes (e quindi di Bill Watterson): “Credo che uno dei segni più sicuri dell’esistenza di intelligenze aliene sia il fatto che nessuno di loro ha mai cercato di contattarci“. Insomma, sembra proprio che, se vogliamo chiacchierare con qualcuno, si sia noi a dover prendere l’iniziativa.

Un primo tentativo ragionevolmente serio di comunicazione con gli extraterrestri è quello tentato il 16 novembre 1974 ad Arecibo, per festeggiare la ristrutturazione del telescopio: 1679 bit, trasmessi in circa tre minuti verso M13 (che, come tutti sanno, è l’Ammasso Globulare di Ercole, quindi grosso modo in direzione del “centro” della nostra Galassia; da non confondersi con M31, che è invece il codice, nel catalogo Messier, di Andromeda), contenevano un messaggio destinato a raggiungere tra venticinquemila anni circa (niente battute sulle poste nazionali, prego) qualche probabile alieno.

1679 può sembrare un numero piuttosto strano, ma ha una ben precisa ragione: è il prodotto di due numeri primi (73 e 23), quindi viene spontaneo (beh, diciamo che quantomeno “potrebbe” venire spontaneo) organizzare i nostri bit in modo univoco in un rettangolo 23×73 e vedere se esce fuori qualcosa [Nota a margine: in realtà potete organizzarlo come due rettangoli, quello "giusto" da 73 righe e 23 colonne o l'altro, da 23 righe e 73 colonne: quest'ultimo, comunque, mostra delle regolarità che dovrebbero convincervi a provare nell'altro modo].

AreciboMa cosa c’era, nel messaggio? Beh, per prima cosa lo riproduciamo qui di fianco (grazie, Wikipedia); le parti nere sono degli zeri, mentre tutte le parti colorate sono degli uno: i colori sono inseriti unicamente per capire di che zona stiamo parlando.

La prima parte (zona bianca) riporta i numeri da uno a dieci in binario; ignorate l’ultima riga, serve solo a far capire da che parte si trova il bit meno significativo; inoltre, avendo a disposizione sostanzialmente tre bit, dall’otto in poi si sono dovute usare due righe.

La parte viola sono numeri: 1, 6, 7, 8 e 15: visti così non vi dicono probabilmente nulla, ma il fatto che siano i numeri atomici di idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno e fosforo, ossia degli elementi che compongono il nostro DNA probabilmente (?) salterà immediatamente agli occhi degli extraterrestri, e questo dovrebbe portarli a capire la zona verde: il blocco sulla sinistra contiene le cifre 7-5-0-1-0 e, siccome abbiamo appena finito di parlare di atomi, una popolazione ragionevolmente intelligente dovrebbe associarli immediatamente al sistemino visto sopra: sette del primo (idrogeno), cinque del secondo (carbonio), nessuno di azoto, uno di ossigeno e niente fosforo, ossia, per la gioia dei chimici, C5OH7, che come tutti dovrebbero sapere è la forma del desossiribosio così come si trova nel DNA.

Da qui è tutta discesa: sulla stessa riga del desossiribosio avete adenina e timina (e poi un’altro desossiribosio), poi una riga formata da due gruppi fosfato (ripetuta anche alla fine) e in mezzo i soliti due desossiribosio con citosina e guanina.

La parte blu, a questo punto, dovrebbe essere abbastanza chiara: l’elica del DNA, mentre il numeraccio bianco in mezzo secondo qualcuno rappresenta un errore: c’è scritto qualcosa dalle parti di quattro miliardi e rotti e dovrebbe essere il numero delle coppie, ma il valore esatto è dalle parti di tre miliardi.

Quello in rosso è un omino, disegnato come forse anche Rudy riuscirebbe a farlo: sulla sinistra l’altezza, e qui gli extraterrestri dovrebbero rendersi effettivamente conto che siamo degli enigmisti: infatti non è indicata in centimetri, ma in multipli della lunghezza d’onda del messaggio. Idea decisamente carina, secondo noi.

La parte gialla rappresenta il sistema solare, e la Terra, per indicare che è casa nostra, è sfalsata; il telescopio di Arecibo (con indicate le dimensioni), chiude il messaggio e, per far vedere che a noi le complicazioni piacciono, scrive il numero in orizzontale.

Placca del Pioneer 10Non sappiamo se si sia notato, ma come messaggio a noi sembra cervellotico, scritto male e tale da mettere fortemente in dubbio l’origine intelligente; tutt’altro discorso, invece, se parliamo della piastra attaccata al Pioneer 10, ma fosse lì è più facile: sempre da Wikipedia, la vedete qui di fianco.

Qui, la simbologia è decisamente più diretta (e più comprensibile: qualche dubbio potremmo averlo sul disegno in alto a sinistra (la transazione di spin dell’atomo di idrogeno) o sul fatto che la strana stella sotto rappresenti il nostro indirizzo di casa, riferito alle distanze di quattordici quasar di cui è indicato il periodo (l’unità di tempo, qui, è data dalla frequenza della transazione di spin); in realtà all’epoca aveva causato molte discussioni per il suo supposto antropocentrismo: francamente, visto che l’abbiamo fatta noi e deve parlare di noi, evitare l’antropocentrismo ci pare piuttosto difficile, e abbiamo sempre considerato la più bella critica quella di una vignetta che Rudy ricordava, ma non se ne parla neppure di ritrovarla; ormai pronto a violare fior di copyright pur di riprodurla (facendola ridisegnare al figlio ancora minorenne, quindi anche sfruttamento di minori), è arrivato in soccorso Piero, che ne conservava una copia: la riproduciamo qui di fianco.

Sagan GiovianiIl tentativo più robusto (e serio) per comunicare con gli extraterrestri, a nostro parere è comunque quello tentato dal radiotelescopio di Eupatoria, (o Evpatoria, o Evpatorija, o Yevpatoriia; scegliete voi la traslitterazione dal cirillico che preferite) trasmesso tre volte a distanza di quattro mesi una dall’altra; abbiamo recuperato il testo della prima trasmissione, e ve lo passiamo volentieri: lo trovate a Link a RM029; siccome è molto lungo, non ci pensiamo neanche a riprodurlo qui.

Ora, se avete letto con attenzione, dovrebbe sorgervi spontanea una domanda: “Perché il testo della prima trasmissione?” Semplice: nella prima c’era un errore di stampa, corretto nelle successive: se volete provare a decifrarla, cercate anche l’errore; se non volete neanche provarci, trovate la soluzione di un lettore nel nostro Bookshelf.

Quello che ci rende tristi è il fatto che quello probabilmente più bello di tutti non è mai stato trasmesso; è stato costruito nel 1960, ed è stato proposto come problema ai lettori su un giornale giapponese: presumiamo utilizzando i caratteri occidentali, che rispetto agli ideogrammi hanno una parvenza quasi extraterrestre (sensazione reciproca, se possiamo dire la nostra); per quanto ci risulta, solo quattro soluzioni esatte sono arrivate al giornale, e ve lo proponiamo qui di seguito: abbiamo qualche problema di notazione, quindi vi diciamo subito che le lettere adiacenti sono trasmesse con un breve intervallo tra l’una e l’altra e gli spazi, le virgole, i punti e virgola, i punti fermi e i ritorni carrello rappresentano intervalli di silenzio crescenti; i numeri a inizio paragrafo non vengono trasmessi.

1 A. B. C. D. E. F. G. H. I. J. K. L. M. N. P. Q. R. S. T. U. V. W. Y. Z.
2 A A, B; A A A, C; A A A A, D; A A A A A, E; A A A A A A, F; A A A A A A A, G; A A A A A A A A, H; A A A A A A A A A, I; A A A A A A A A A A, J.
3 A K A L B; A K A K A L C; A K A K A K A L D. A K A L B; B K A L C; C K A L D; D K A L E. B K E L G; G L E K B. F K D L J; J L F K D.
4 C M A L B; D M A L C; I M G L B.
5 C K N L C; H K N L H; D M D L N; E M E L N.
6 J L AN; J K A L AA; J K B L AB; AA K A L AB. J K J L BN; J K J K J L CN. FN K G L FG.
7 B P C L F; E P B L J; F P J L FN.
8 F Q B L C; J Q B L E; FN Q F L J.
9 C R B L I; B R E L CB.
10 J P J L J R B L S L ANN; J P J P J L J R C L T L ANNN, J P S L T; J P T L J R D.
11 A Q J L U; U Q J L A Q S L V.
12 U L WA; U P B L WB; AWD M A L WD L D P U. V L WNA; V P C L WNC. V Q J L WNNA; V Q S L WNNNA. J P EWFGH L EFWGH; S P EWFGH L EFGWH.
13 GIWIH Y HN; T K C Y T. Z Y CWADAF.
14 D P Z P WNNIB R C Q C.

…logicamente, anche qui qualcuno ha avuto qualcosa da ridire: un messaggio, in particolare, presupporrebbe una convenzione che non è spiegata; non solo, ma pare che solo alcuni extraterrestri dovrebbero riuscire a capire cosa significa una certa riga.

Ora, se volete provarci…

Fonte: rudimatematici-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it

 
By Admin (from 11/09/2010 @ 16:00:00, in it - Scienze e Societa, read 2855 times)

A una decina di chilometri ci sono i blu intensi e le tinte dorate della Riviera Ligure di Ponente, mentre dalla parte opposta, sullo sfondo del borgo, si riconosce la sagoma maestosa del monte Bignone, alto 1299 metri. Siamo ad Apricale, un paese ligure di appena 600 abitanti in provincia di Imperia, situato nell’entroterra di Bordighera a circa 50 km dal capoluogo.

 

Incastonato nella valle del Merdanzo, il centro vanta a una Bandiera Arancione del Touring Club, ricevuta per l’alta qualità dell’offerta turistica, ed è recensito tra i Borghi più Belli d’Italia.

 

I riconoscimenti ufficiali non stupiscono i visitatori, che giungendo ad Apricale si sentono immediatamente a casa, abbracciati da un paesaggio variegato e affascinante che comunica protezione e potenza all Compreso nella Comunità Montana Intemelia, il paese ha uno stemma comunale insolito per un borgo montano: vi è raffigurato, infatti, un veliero, per ricordare la collaborazione che un tempo Apricale intratteneva con i cantieri navali del litorale ligure, trasportando verso i porti costieri il legno delle sue foreste, necessario alla realizzazione delle navi della Repubblica di Genova.

Oggi l’economia di Apricale si regge principalmente su una componente diversa, ovvero il turismo. Il successo della località, a metà strada tra le atmosfere sublimi della montagna e il calore solare della Riviera Ligure, è dovuto in gran parte alle bellezze storiche, artistiche e architettoniche che costellano il piccolo centro. Tra gli edifici più interessanti ci sono numerose chiese, come la chiesa di Santa Maria degli Angeli situata ai piedi del paese, decorata all’interno con magnifici affreschi quattrocenteschi.

La rassegna dei monumenti religiosi può continuare con la parrocchiale della Purificazione di Maria Vergine, eretta nel XII secolo ma modificata e ampliata a più riprese. In particolare, nel 1760, un massiccio restauro ha conferito all’edificio delle linee tipicamente barocche, e anche la facciata neo romanica è stata ristrutturata completamente nel 1935. Meritano un po’ di attenzione anche la Chiesa di Sant’Antonio del XIII secolo, eretta presso il cimitero locale, l’Oratorio di San Bartolomeo con il suo polittico ligneo del 1544, i ruderi della chiesa di San Pietro in Ento e la Cappella di San Vincenzo Ferrer, edificata nel Cinquecento ma arricchita di forme barocche in seguito, situata a circa un chilometro dal cuore di Apricale. Altre cappelle da non perdere sono quella di San Martino, la cinquecentesca Cappella di San Rocco e la Cappella di Moudena, collocata proprio lungo la mulattiera che conduce verso la regione di Moudena.

Un ultimo edificio di grande pregio, questa volta a carattere civile, è il Castello Lucertola, che veglia sulla piazza principale di Apricale dall’alto di uno sperone roccioso, affiancato dalla bella chiesa della Purificazione di Maria Vergine. Realizzato per i Conti Ventimiglia nel X secolo, il maniero passò dalle mani della famiglia genovese Doria ai Savoia, e infine alla famiglia Cassini di Apricale, che decise di cambiarlo da postazione difensiva a dimora privata. Oggi il castello appartiene al Comune di Apricale e, in seguito a una massiccia operazione di restauro, è adibito a spettacoli, eventi culturali e manifestazioni.
Infatti ad Apricale non mancano le occasioni di festa e di divertimento, che danno la possibilità ai visitatori di aggiungere un po’ di svago al proprio soggiorno e di conoscere più da vicino gli usi locali. Ogni anno si allestiscono mostre fotografiche, scultoree e pittoriche nel castello, mentre la piazza antistante è scenario della festa dell’olio nuovo, della festa di primavera, della festa di San Valentino e della sagra della pansarola. Quest’ultima cade la prima domenica di settembre ed è dedicata al tipico dolce della zona: per lì occasione le donne del paese si svegliano all’alba e iniziano a preparare le pansarole, deliziose frittelle di farina, zucchero e anice, alternandosi di fronte ai pentoloni destinati alla frittura. Una volta cotti, i dolciumi sono spesso accompagnati da zabaione fatto in casa. Altri prodotti caratteristici della zona sono l’olio, che deriva dalle pregiate olive taggiasche, e il vino di uva Rossese.

Chi ha già l’acquolina in bocca non perda altro tempo: raggiungere Apricale è semplice con qualunque mezzo di trasporto, grazie agli efficienti collegamenti autostradali e ferroviari di cui gode. In auto si arriva comodamente tramite la A10 Genova-Ventimiglia, uscendo a Bordighera, mentre la stazione ferroviaria di Bordighera è a soli 15 minuti di autobus. Gli aeroporti più vicini sono quelli di Nizza e Genova, rispettivamente a 35 minuti e un’ora di auto da Apricale.

La ciliegina sulla torta, che completa l’offerta irresistibile di uno dei più bei borghi italiani, è un clima mite di tipo temperato, ideale per le vacanze estive a contatto con la natura ma anche per le visite culturali primaverili o autunnali. Le estati sono calde ma non afose, rinfrescate dalla brezza che spira dalla costa, e le temperature medie di luglio e agosto vanno dai 18°C di minima ai 27°C di massima. Il mese più freddo è gennaio, con valori medi compresi tra 4°C e 11°C, mentre le precipitazioni si concentrano in autunno e primavera, quando piove in media 8 giorni al mese. ( Fonte: ilturista.info)

 
By Admin (from 12/09/2010 @ 08:11:51, in it - Scienze e Societa, read 3484 times)

Prato allo Stelvio (Prad am Stilfserjoch) è una ridente località di fondovalle, posta qualche chilometro a monte della confluenza del Rio Solda con il fiume Agide. Siamo all’inizio dell’alta Val Venosta , quel tratto terminale della valle del fiume Adige che stretta dai massicci dell’Ortles e del Palla Bianca, gradualmente risale in direzione di Malles e più in alto al lago e al passo di Resia.

 

Da Prato inizia la salita al celebre passo alpino, vetta di prestigio per tutti gli appassionati di ciclismo, che con un dislivello complessivo di 1.845 metri porta in 25 chilometri e 48 tornanti al celebre passo dello Stelvio, la cima Coppi per antonomasia del Giro d’Italia.

La Val Venosta è stata da sempre un importante vi di comunicazione tra Europa Centrale bacino Mediterraneo, costituendo uno dei valichi più bassi dell’arco alpino assieme a quello del Brennero, ma oggi si candida a diventare un importante direttrice del turismo, ponendosi al confine tra Austria, Svizzera ed Italia, ed offrendo la magia di impressionanti paesaggi montani, sulle cui cime regna perenne il gelo ed il ghiaccio. Per raggiungere Prato allo Stelvio in genere si preferisce la direttrice dell’autostrada A22 del Brennero da percorrere fino a Bolzano sud. Da qui si segue la Statale 38, molto scorrevole, che supera Merano, Silandro e porta per un totale di 75 km (1 ora di percorso) al bivio di Sponfigna. Da qui si abbandona la Val Venosta e si sale in circa 2 km all’abitato di Prato allo Stelvio.

Pur trovandosi sul fondovalle, Prato allo Stelvio è comunque una località climatica in virtù dei sui 913 m di quota che rendono l’aria cittadina fresca e frizzante, e refrattaria alle calure tipiche dell’estate. Il clima di questo comparto delle Alpi vede estati fresche in cui si alternano fasi stabili a episodi temporaleschi, più frequenti sulle cime specie nei pomeriggi. Sono proprio i mesi estivi a vedere gli apporti di precipitazioni più abbondanti, mentre in inverno cade la neve e grazie alle inversioni termiche di fondovalle, con minime che scendono a valori intorno ai -10 °C si hanno le condizioni ideali per creare piste ed anelli di fondo di ottima qualità.

Cosa fare e vedere a Prato dello Stelvio?
La posizione di Prato allo Stelvio, sulla conoide di deiezione del Rio Solda, allo suo sbocco nella Val Venosta, permette di raggiungere diversi comprensori sciistici in un tempo relativamente breve: a sud di Prato allo Stelvio troviamo le stazioni di Solda (Sulden), Trafori e il Passo dello Stelvio, mentre più a nord oltre a Malles Venosta troviamo i centri di sciistici di Belpiano e Malga di San Valentino. Prato allo Stelvio si trova anche abbastanza vicino alla Val Senales e gli impianti di Laces – Malga Tarres.

Prato allo Stelvio lega comunque il suo nome all’importante Parco Nazionale Dello Stelvio, un enorme area protetta che si noda interno al massiccio dell’ortles-Cevedale. Qui a prato si trova il Centro visite Aquaprad uno dei più importanti del Parco Nazionale, di sicuro quello con la più grande aerea espositiva, con obiettivo puntato proprio sull’acqua. Elemento che tra l’altro caratterizza gli ambienti del parco, con i ruscelli, le cascate ed i grandi ghiacciai in alta quota. Presso l’Aquaprad si trova: la mostra “Tra i pesci – un viaggio in mondi sconosciuti”, con acquari didattici che raccolgono le specie ittiche della zona. Qui è possibile acquistare il libro guida di aquaprad e qui inoltre si tengono spettacoli e manifestazioni presso la Sala Raiffeisen. Il prezzo di ingresso è di 6 euro per gli adulti e 4 euro per i bambini.

A Prato si trovano poi alcuni edifici storici, in stile rinascimentale e una bella chiesa.
San Giovanni è una basilica in stile romanico, riccamente affrescata, da segnalare in città anche la Chiesa Parrocchiale della Vergine Regina. Fuori da Prato allo Stelvio merita una visita la chiesa di San Giorgio nella vicina frazione di Agumes, e la chiesa di Santa Cristina a Pinet. Vicino a studerno si trovano le rovine del Castello Churburg, o Castello Coira. ( Fonte: ilturista.info)

 

Nel bel mezzo della della alta Val Badia, a a circa 1600 m di altitudine in una posizione ottima ai piedi del Gruppo del Sella, nella valle soleggiata, si trova Corvara, importante centro turistico dell'Alta Badia adagiato ai piedi del passo Campolongo ad ovest e del passo Gardena a Nord.

Le radici di Corvara come stazione turistica per la pratica degli sport invernali risalgono ai primi del secolo scorso, quando nel 1936 venne aperto lo slittone, primo impianto sulla linea che sale al Col Alt, sulla stessa linea si sono succeduti fino ad oggi impianti sempre all'avanguardia della tecnica, nel 2006 è stata installata una modernissima cabinovia ad otto posti che garantisce rapide e comode risalite al riparo dalle intemperie.

L'essere posta al centro della valle fa di Corvara un punto di riferimento obbligato per chi pianifica la propria vacanza per poter usufruire dei caroselli sciistici del Superski Dolomiti, ogni mattina posso decidere verso quale valle dirigermi o se rimanere in loco per godere delle meravigliose piste del carosello del Pralongià, oppure chi cerca pendii di maggior livello tecnico non può assolutamente perdersi le piste del Boé che si snodano alle pendici del gruppo del Sella.

Corvara offre al turista un giusto mix di shopping e sport, alla sera dopo una giornata sugli sci posso fare quattro passi tra i negozi del centro, sorseggiare una cioccolata calda accompagnata da una fetta di torta in una delle pasticcerie del centro, oppure scegliere tra uno degli ottimi ristoranti della valle per una cena tradizionale.

Sulla sinistra orografica della valle che scende dal passo Gardena è morbidamente adagiato su prati assolati il pittoresco paese di Colfosco, frazione del comune di Corvara è il centro abitato più alto della valle posto a ben 1645 metri di quota.

Corvara gode di un accesso privilegiato al circuito del Sella Ronda, e assieme alla vicina Colfosco dispone anche di un piccolo comprensorio sciistico che si snoda alle pendici del Col Pradat ed offre piste di ottimo livello tecnico e famose tra gli sciatori per la qualità della cura e dell'innevamento.

Dalla stagione sciistica 2006/2007 oltre al già citato collegamento del Sella Ronda con il giro dei quattro passi si è aggiunta per gli sciatori della valle la possibilità di raggiungere le piste del Plan de Corones, da Pedraces un rapido skibus ci porta in località Piculin da dove una nuova telecabina risale fino al Piz de Plaies e da qui scendendo fino a San Viglio di Marebbe ho accesso alle piste del Plan de Corones.

Come in ogni comprensorio che si rispetti anche in Alta Badia è presente uno snowpark dove gli snowboarders si possono lanciare nelle loro spericolate evoluzioni tra boardercross, rail e jump, in particolare lo snowpark “Campai” è suddiviso in due parti una per i più esperti ed una più accessibile per chi si sta cimentando per le prime volte.

 

Fuoripista da non perdere e’ il percorso della Val Mezdì che dall’arrivo della funivia del Sass Pordoi conduce tra le ripide pareti del gruppo del Sella percorrendo l’omonima valle ci porta fino alle porte di Corvara. Per raggiungere questo fuoripista bisogna percorrere il Sella Ronda fino al Passo Pordoi (entrambi i sensi di percorrenza sono validi), si sale al Sass Pordoi in funivia da dove un percorso a piedi di circa 40 minuti ci porta all’imbocco del fuoripista, pur trattandosi di un percorso tecnicamente non particolarmente impegnativo, si raccomanda sempre la presenza di un maestro di sci o di una guida alpina.

La stagione estiva offre l'Alta Badia indossare un bellissimo abito verde che sale fino ai piedi delle pareti rocciose dei monti pallidi che sul fare della sera quando sono illuminate dagli ultimi raggio del sole di tingono di rosa dando luogo al famoso e unico fenomeno chiamato “Enrosadira”, termine ladino che letteralmente vuol dire “diventare di color rosa”. ( Fonte: ilturista.info)

 

Fulcro determinante della vita commerciale e turistica della Valle Gardena, Ortisei è una ridente località di villeggiatura nelle Dolomiti, famosa per le sue vicine piste da sci, il clima fresco in estate e secco in inverno, e per la sua secolare tradizione dell'artigianato in legno che qui trova valenti scultori famosi in tutte le Alpi.

Dal punto di vista storico la città di Ortisei, St. Ulrich in tedesco o se preferite Urtijëi il lingua ladina, possiede radice che affondano nel medioevo.

 

Risale infatti alla fine del '200 il toponimo che dovrebbe significare semplicemente una località legata alle ortiche. La versione tedesca nasce invece per una devozione particolare dei suoi abitanti a Sant'Udalrico, un vescovo della Baviera.

E' certo comunque che gran parte della notorietà di Ortisei risieda nella sua magnifica posizione panoramica: una volta risaliti dalla valle del fiume Isarco, sia da Chiusa che da Ponte Gardena. La valle si addolcisce e si allarga in una mirabile distesa di verdi prati, che diventano dolci pianure innevate durante l'inverno. Più in alto il bosco crea una cornice naturale, mentre le montagne della conca dominano solenni all'orizzonte: a sud troviamo l'Alpe di Siusi, e più lontano gli inconfondibili profili del Sasso Lungo e del Sasso Piatto (Lang kofel e Plattkofel), mentre a nord troviamo la Rasciesa e più avanti le nude rocce del gruppo delle Odle con il monte Seceda.

Dove sciare a Ortisei
Ad ortisei si ha la possibilità di utilizzare ben 175 km di piste da discesa, questo grazie al collegamento con Santa Cristina, nell'ottica del circuito Dolimiti Superski. I tracciati, di varia difficoltà, sono serviti da 55 impianti di risalita. I dislivelli sono buoni, il Monte Saceda tocca i 2500 m di altitudine, garantedo più di 1200 m complessiv di dislivello, in grado di fare divertire sia gli sciatore di livello base che quelli più tecnici. Non mancano poi i tracciati per lo sci di fondo, e grazie agli anelli dell'Alpe di Siusi i chilometri dedicati allo sci nordico superano il ragguardevole valore di 100 km.

Gli impianti partono direttamente dalla città e si può decidere di salire con la seggiovia della Rasciesa, oppure prendere l'ovovia che si dirige verso le Odle e quindi sul Monte Saceda, oppure dirigersi verso sud con la cabinovia che ha come obiettivo le piste dell'Alpe di Siusi (Seiser Alm), raggiungibili dal Monte Piz. La prima soluzione si ottiene salendo dal centro città verso nord, lungo la streda Sneton e la streda Rasciesa: una seggiovia conduce a quello che è considerato il balcone di Ortisei. Da qui si domina la vallata con ottime viste su tutta l'alta Val Gardena e il Sasso Lungo e il Gruppo Sella verso sud-est.

Oppure si può salire sul Monte Seceda dove si trova una più ampia scelta di piste, che tra l'altro si collegano a quelle di santa Cristina. Da qui partono i collegamenti per aggangiarsi al famoso Sellaronda, e si può arrivare con gli sci ai piedi fino alle Dolomiti venete. Salendo invece verso il monte Piz, che domina a sud, ci si può collegare agli impianti dell'Alpe di Siusi che rappresentano un vero paradiso per gli amanti dello sci alpino, ma soprattutto per i fondisti che qui trovano terreni davvero interessanti su cui cimentarsi.

Per coloro che non sciano Ortisei offre il suo piacevole centro pedonale, ricco di negozi sparsi nelle caratteristiche viuzze della cittadina: non si può rimanere indifferenti alle botteghe che espongono le magnifiche sculture in legno dei maestri artigiani della Val Gardena.

 

Da visitare segnaliamo la bella scenografia della Piazza della Chiesa (Kirchplatz), con due belle statue, e le chiese di Sant'Anna e S.Antonio. Anche in estate Ortisei offre interessanti spunti tur

 

istici, vuoi per il suo clima fresco, che per i numerosi sentieri che attraversano boschi ed alpeggi, che richiamano escursionisti, amanti del trekking ed anche tanti appasionati della ricerca dei funghi. ( Fonte: ilturista.info)

 
By Admin (from 15/09/2010 @ 09:22:54, in it - Scienze e Societa, read 1927 times)

I medici della Simti (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia) e i vertici dell'Avis, l'associazione dei volontari di sangue, che in Lombardia conta 255.000 donatori, contestano le nuove modalità di analisi del sangue per l’individuazione del West Nile Virus, una malattia che si contrae tramite le punture di zanzare infette il cui virus si trasmette, tra gli uomini, proprio con le trasfusioni.

 

La denuncia delle 2 associazioni è relativa al passaggio della titolarità delle analisi dal laboratorio di Mantova (unico in Lombardia ad avere rodato i test con successo) a quello di Brescia, che prima del passaggio non ha mai sperimentato l’analisi, con qualche problema, secondo Simti e Avis, occorso nei primi giorni della “nuova” attività.

 Così, contestano i medici, si è realizzato, in pratica, un abbassamento del livello di sicurezza, per ripristinare il quale, aggiungono, è necessario ritirare la delibera per rivedere la decisione.

In un’ottica, dicono dalle 2 associazioni di maggiore collaborazione e concordia che pure ha caratterizzato il lavoro fin’ora svolto.

 

La replica della Regione, affidata all’Assessore alla Sanità, Luciano Bresciani, ribadisce "l'assoluta sicurezza delle procedure trasfusionali in essere in Regione Lombardia" e che "le procedure sono in costante miglioramento", aggiungendo che è attivo, dal 2009, uno studio sulla possibile diffusione tra i donatori regionali del WNV e la sorveglianza degli animali "sentinella".

Fonte: milanoweb.com

 
In un tempo lontanissimo il torrente Meria e il ghiacciaio Abduano hanno deciso di unire le forze e modellare, anno dopo anno, una vera e propria opera d’arte: il corso d’acqua ha trascinato a valle massi e ciottoli, mentre i ghiacci hanno formato gli strati morenici che hanno generato le colline attuali. Il risultato è un piedistallo naturale, che ospita orgoglioso il comune di Mandello del Lario con la sua costellazione di frazioni. Compreso tra i 200 metri e i 2409 metri di altitudine, Mandello è un paese pittoresco in provincia di Lecco, nella parte settentrionale della Lombardia, popolato da circa 11 mila abitanti. I primi ad insediarsi in questa zona, sulle sponde del Lago di Como, furono i romani, e nei secoli successivi le vicende storiche locali furono travagliate: dal medioevo assunse l’aspetto di una cittadella fortificata, e fu sempre contesa tra Como e Milano.

Ben presto emerse la vocazione del villaggio: la coltivazione di ulivi e viti, fonte di oli e vini prelibati, era praticata soltanto per l’utilizzo interno, mentre la frazione di Maggiana iniziò a distinguersi per la coltivazione del gelso bianco e l’allevamento del baco da seta. La seta veniva prodotta nella filanda locale, che oggi è diventata un’abitazione privata. Nel corso del Novecento, con l’avvento delle fibre sintetiche, tale attività è gradualmente scomparsa, e oggi Mandello del Lario si regge principalmente sull’industria, anche se non mancano piccoli gioielli naturalistici e storico-artistici da ammirare, che attirano il turismo sia estivo che invernale. Grazie allo scenario splendido e vario che nasce dal connubio del lago e del monti, Mandello è un’attrezzata località sportiva, nota per i riconoscimenti ottenuti dagli atleti olimpionici della Canottieri. Chi ama le grandi altezze può raggiungere, in circa 3 ore, il Pian dei Resinelli, o affrontare l’ardua salita sulle Grigne.

Da un punto di vista artistico e architettonico, la parte più affascinante del borgo è la Mandello bassa, che costeggia il lago con un dedalo pittoresco di vicoli, casette in pietra e un porticciolo. Camminando lungo le rive si incontrano delle insenature naturali suggestive, che fungono da spiaggette di ciottoli per chi ha voglia di rilassarsi al sole e bagnarsi nelle acque cristalline del Lario. Particolarmente frequentato e attrezzato è il lido comunale dopo la foce del fiume Meria.

Il tessuto urbano è costellato di edifici interessanti, ricchi di storia e tradizione, come la Chiesa di San Lorenzo: fondata in età paleocristiana, ristrutturata nel IX secolo e in età romanica, è affiancata da un campanile eretto a più riprese nel corso dei secoli. L’interno è arricchito dalle opere seicentesche attribuite a Giacomo Antoni Santagostino e alla sua scuola.

Almeno altre due chiese meritano di essere visitate. La prima è la chiesa di San Giorgio, nell’omonima frazione, risalente all’anno Mille ma oggi visibile nella rinnovata veste trecentesca. L’unico dettaglio originale è una preziosa acquasantiera, con un motivo decorativo geometrico-floreale, e all’interno si rimane incantati di fronte ai dipinti quattrocenteschi come la Crocifissione, nel presbiterio. Il secondo edificio è il Santuario della Madonna del Fiume, di fattura barocca, con affreschi raffinati di Giacomo Antoni Santagostino.

Tornando alle bellezze naturali si può visitare la Grotta Ferrera, in località Acqua Bianca, un antro di dimensioni colossali che ospita un piccolo torrente e una cascata: l’ingresso si trova ai bordi di una vecchia mulattiera, ma all’interno bisogna fare molta attenzione al suolo fangoso e ai crepacci nella roccia. Spostandosi al di sopra di Mandello ci si trova nella frazione di Maggiana, una borgata suggestiva dalle atmosfere medievali fiabesche: a dominare il centro c’è la Torre del Barbarossa, che nel XII secolo accolse il celebre imperatore Federico I. La costruzione è oggi sede di un interessante museo, visitabile su prenotazione o in occasione delle festività di giugno, dedicato ai lavori contadini.

Un’altra preziosa testimonianza della cultura di Mandello sono le numerose manifestazioni che vengono organizzate nell’arco dell’anno. A maggio inizia una ricca stagione concertistica nella frazione di Maggiana, mentre il mese più fertile di iniziative è luglio: in questo periodo, sempre a Maggiana, si disputa il Palio delle frazioni e si tiene il mercatino delle pulci, senza dimenticare la festa degli alpini e la tradizionale traversata del Lario.

Da non perdere anche il Museo Moto Guzzi nel cuore della storica Fabbrica che ha visto nascere il mito dell’Aquila nel lontano 1921. Nel Museo sono esposti pezzi unici come la prima motocicletta costruita da Carlo Guzzi nel 1919, l’unica siglata G.P. (Guzzi-Parodi), accanto ad esemplari fra i più celebrati al mondo come la straordinaria Otto Cilindri 500 del 1957, nata dal genio di Giulio Cesare Carcano. Per l’organizzazione di visite guidate in orari e/o giorni differenti dall’apertura, contattare la Segreteria del Museo. Telefono +39 0341 709111

Per raggiungere Mandello, sulle sponde del Lago di Como, ci sono diverse possibilità. Chi viaggia in auto, da Milano, deve dirigersi verso Monza e imboccare la superstrada Valassina per Lecco-Sondrio. Da Lecco si imbocca la SS 36 in direzione Colico, fino all’uscita Abbadia Lariana-Mandello Lario. Chi sceglie il treno troverà la stazione di Mandello sulla linea Milano-Lecco-Sondrio-Tirano., mentre gli aeroporti più vicini sono quelli di Bergamo Orio al Serio (50 km), Milano Linate (68 km) e Milano Malpensa (103 km).

Il clima è generalmente piacevole, caratterizzato da inverni freddi ma non rigidissimi, mitigati dall’azione del Lario, e da estati calde ma ventilate. Le temperature medie del mese più freddo, gennaio, vanno da una minima di -2°C a una massima di 6°C, mentre in luglio si passa dai 17°C ai 28°C. Dall’inizio dell’estate alla fine dell’autunno c’è una lunga stagione piovosa, con una media di oltre 110 mm di pioggia al mese. ( Fonte: ilturista.info)
 

La Fondazione Cosso esporrà, per la prima volta in Piemonte, al Castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo (in via Cardonata 2), dal 2 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011, la tela raffigurante Ecce Homo, unica opera attribuita a Caravaggio presente sul territorio piemontese. La tela sarà accompagnata da copie coeve da originali di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1571-1610), arrivate in Piemonte tra il XVII e il XX secolo, omaggi all'opera ancor più che all'operare del grande maestro lombardo.

 

Tutti i dipinti presenti in mostra saranno corredati da indagini radiografiche al fine di permettere ai visitatori un raffronto diretto tra l'operare di Caravaggio e quello, ben diverso, dei suoi seguaci e copisti. L'intera esposizione sarà accompagnata da accurati apparati espografici che offriranno ai visitatori approfondimenti didattici.

 

Sono stati numerosi, in Italia e all'estero, gli eventi celebrativi del quarto centenario della morte Caravaggio, avvenuta nel 1610, prima fra tutte la grande mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma.
La Fondazione Cosso vuole inserirsi in queste celebrazioni con una mostra che si occupi di evidenziare la grande differenza tecnica ed esecutiva tra l'opera del Merisi e quella di un suo copista, anche se coevo. L'Ecce Homo, l'unica opera attribuita a Caravaggio presente sul territorio piemontese, sarà esposta accanto a una sua importante copia seicentesca conservata in Liguria, ad Arenzano, nota da tempo agli studiosi. Dell'Ecce Homo si conoscono quattro versioni: tre in collezioni private - Torino, New York e Barcellona - e una presso il Santuario del Gesù Bambino di Praga di Arenzano.

Tra gli storici dell'arte il dibattito sull'autenticità degli Ecce Homo noti è ancora acceso. Pico Cellini e Maurizio Marini hanno sempre sostenuto l'autografia della versione di New York, mentre Gianni Papi di quella di Arenzano. Gli studi radiografici condotti dal GRADOC (Gruppo di Ricerca, Analisi e Documentazione per l'opera di Caravaggio) hanno portato la massima esperta italiana di Caravaggio, Mina Gregori ad affermare l'autenticità della copia torinese per le caratteristiche uniche della pittura di Caravaggio che emergono dalle analisi ai raggi X. I risultati presentati in mostra al Castello di Miradolo sono stati anticipati nella mostra tenuta a Düsseldorf, "Caravaggio. Originale und Kopien im Spiegel der Forschung" (settembre 2006 - gennaio 2007), e nel convegno "Caravaggio e l'Europa" tenuto a Milano nel 2006 (Silvana Editoriale, 2009).

 

A differenza della maggioranza dei suoi contemporanei, Caravaggio ha fatto uso costante ed esclusivo di abbozzo monocromatico a biacca, ossia ha tracciato con del bianco, su di un fondo spesso appositamente scurito, una preliminare sbozzatura chiaroscurale dell'intera composizione, includendovi anche parti che in un secondo momento sarebbero rimaste in ombra. Tale caratteristica è emersa in tutta la sua evidenza dallo studio delle analisi radiografiche eseguite su opere originali e su copie. Nella quasi totalità dei casi esaminati le copie si sono mostrate ai raggi diverse sia per quantità di biacca utilizzata, decisamente inferiore e riservata solo agli incarnati e ai punti di luce, sia per ductus. Le pennellate a biacca di Caravaggio, messe in opera a predefinire il chiaroscuro dell'intera figura, mostrano invece caratteristiche di velocità, fluidità e omogeneità pressoché assenti nell'opera dei copisti. Nel visibile tutte le copie mostrano, rispetto alla cromia più fredda e naturale che caratterizza le opere del maestro, un'intonazione decisamente più calda e rossiccia.

 

Molti degli studi radiografici che verranno presentati al Castello di Miradolo sono frutto del progetto di ricerca realizzato dal GRADOC finalizzato alla comparazione radiografica di opere originali di Caravaggio con copie coeve, delle stesse dimensioni.

La mostra sarà inaugurata sabato 2 ottobre al Castello di Miradolo, San Secondo di Pinerolo (Torino) con apertura al pubblico alle ore 15. Terminerà domenica 30 gennaio 2011.
L'esposizione organizzata dalla Fondazione Cosso è curata da Paola Caretta e Daniela Magnetti, con la collaborazione di storici dell'arte della Soprintendenza ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte. Il catalogo sarà edito da Umberto Allemandi Editore con contributi di Mina Gregori, Alessandra Cabella, Paola Caretta, Daniela Magnetti, Paolo Nesta, Paolo Sapori, Paola Ruffino e Rossana Vitiello.
 
Le opere in esposizione sono:
• Ecce Homo, coll. Privata (individuato nel 2004 da Mina Gregori)
• Crocifissione di San Pietro, copia seicentesca, Novalesa, Chiesa di Santo Stefano
• Ecce Homo, copia seicentesca, Santuario Gesù Bambino di Praga di Arenzano
• Incredulità di San Tommaso, copia seicentesca, Susa, Museo Diocesano
• Madonna dei Pellegrini, copia seicentesca, Avigliana, Santuario della Madonna dei Laghi
• Sacrificio di Isacco, copia seicentesca, coll. Privata
• Vocazione di San Matteo, copia seicentesca, Torino, Pinacoteca Albertina

 
Per informazioni: Fondazione Cosso tel. 0121 376545, email: info@fondazionecosso.it
 
Fondazione Cosso
Tel. 0121/376545
info@fondazionecosso.it
www.fondazionecosso.it
Castello di Miradolo
Via Cardonata 2 - 10060 - San Secondo di Pinerolo - Torino
Tel. 0121/502761

Fonte: www.newspettacolo.com

 

Prima che lo sci e i suoi derivati diventassero l'attività principe durante la stagione invernale, Madesimo era nota per le eccellenti acque minerali e per essere l'ideale punto di partenza per le ascensioni alle tante magnifiche vette nei dintorni. Oggi gli sportivi possono fruire di una vasta ski area, formata anche dal comune di Campodolcino e dalla frazione di Motta, E per raggiungere le piste si ha a disposizione un prodigio, lo Sky Express, una funicolare che sale nel ventre della montagna dai 1071 metri di Campodolcino fino ai 1736 di Motta, in soli 7 minuti.

 

Con attrezzature all'avanguardia per l'innevamento artificiale di almeno 40 dei 60 km totali del comprensorio sciistico, Madesimo scongiura la possibilità che le preci pitazioni nevose siano particolarmente scarse, soprattutto in questo periodo caratterizzato dal riscaldamento globale, Confidando comunque nel tempo e nelle sue generose precipitazioni, facciamo un "giro descrittivo" della giostra degli impianti a disposizione, Il versante occidentale del Pizzo Groppera (2948 m) e il pianoro dell'Alpe Motta formano l'anfiteatro sui cui si sviluppa il comprensorio di Madesimo. Novità dell'inverno 2005/2006 è la telecabina Larici a otto posti ad aggancia mento automatico (in sostituzione della dismessa funivia che arrivava a Cima Sole). che collega Madesimo direttamente ai 1900 metri di Montalto di Groppera, nei pressi del Rifugio Larici, da cui partono i 3 km della pista Vanoni.

L'impianto ha una portata di 2800 persone all'ora, copre un dislivello di 340 metri e ha una lunghezza di 1350 metri. Tra le 25 piste a disposizione spicca certamente il Canalone (2,7 km). forse per il netto contrasto tra il nero del suo livello di difficoltà e il bianco del paesaggio in cui è immersa. Gli esperti la conoscono per la sua pendenza accentuata che collega il Pizzo Groppera al Pian dei Larici. Altra bella sfida per i discesisti è la Marcadello, che scivola via dai 1990 metri dell'omonimo monte ai 1720 di Motta, nei pressi della stazione dello Sky Express. Gli impianti Arlecchino e Madesimo-Montalto sono solitamente riservati alle gare di sci alpino, in special modo la pista Montalto FIS, particolarmente adatta per le competizioni agonistiche, Al di là del Groppera scende la Val di Lei, in grado di offrire un'altra decina di chilometri di belle piste collegate da una comoda seggiovia.

Insomma, le strutture non mancano e quindi diventa un piacere solcare la neve sulle tante e note piste di questo comprensorio, sempre alla ricerca della curva giusta o del pendio perfetto, Canalone, Vanoni, Camosci, Montalto, Marcadello sono solo alcuni dei tracciati più conosciuti. Due gli snowpark per gli appassionati delle evoluzioni su tavola, in località Val di Lei e Acquarela, dove è disponibile una novità: un superpipe di 130 metri ad innevamento artificiale. Infine, i tracciati per il fondo, che coprono 25,5 km: in località Fondovalle (5 km), Motta (5 km), Campodolcino (7 km), Montespluga (5 km) e Mottala (3,5 km).

 

Per chi preferisce velocità più moderate, magari più adatte ad apprezzare il paesaggio che si attraversa, è sempre possibile organizzare un'uscita nel fitto dei boschi con le racchette da neve, di giorno o al chiaro di luna; altrimenti, se proprio non si riesce a stare sotto i 70 km/h, agili motoslitte permettono di raggiungere i 2100 metri del Passo Spluga, chiuso al traffico nella stagione invernale, lungo percorsi appositamente tracciati, per poi godersi una cena in quota alla Baita del Sole con tanto di vista sul Lago Azzurro completamente gelato. I rifugi e i ristori sparsi lungo le piste: Acquarela, Larici, Val di Lei consentono pause rigeneranti tra una discesa e l'altra, Per poter esercitare i muscoli poco utilizzati sciando, bisogna recarsi in paese e approfittare, per esempio, dell'attrezzato centro sportivo, dotato di pista di pattinaggio, palestra, area fitness, squash e parete artificiale di arrampicata. A disposizione dei turisti ci sono anche altre strutture: centri benessere, piscina coperta, campo di ghiaccio artificiale e, per gli ospiti più giovani, il divertente campetto Giocaneve, Se doveste trovare il tutto esaurito, potrete optare per il centro sportivo della vicina Chiavenna, in località Pratogiano; ad attendervi: una piscina, due campi da tennis e un moderno stadio del ghiaccio. Niente meno che lo spirito di Giosuè Carducci, più volte ospite della città di Madesimo tra il 1888 e il 1905, vi accompagnerà lungo le eleganti vie del borgo; lo troverete certamente ai tavoli dell'Osteria Vegia, dove il poeta era solito trascorrere le serate, oppure sarà accanto al grande abete che lui stesso volle piantare; altrimenti, andate a fargli personalmente visita al monumento edificato in suo onore. Sempre nelle vicinanze del centro, meritano una visita le Cascate di Groppera e Pianazzo (180 m).

Mentre a Campodolcino, in frazione Motta, il santuario di Nostra Signora d'Europa vanta una statua alta 13 metri rivestita in lamine d'oro, opera dello scultore Egidio Casagrande; da non perdere anche la parrocchiale del XVI secolo con altari settecenteschi di pregevole fattura e una tavola lignea del XV secolo raffigurante una Madonna con Bambino, il Museo delle Tradizioni Locali e il ponte romano sul Torrente Rabbiosa, ricostruito in epoca rinascimentale. Sarebbe, infine, un peccato perdere, a soli 20 km di auto, il borgo rinascimentale di Chiavenna, ricco di monumenti storici e motivi di interesse artistico come Palazzo Vertemate Franchi, splendida villa cinquecentesca oggi trasformata in museo civico, le tante fontane in pietra ollare sparse nelle piazze, il Museo dell'Antico Mulino di Bottonera e il Museo del Tesoro nella collegiata di San Lorenzo.

 

Per terminare in bellezza: l'eccellente bresaola, il violino di carne secca e il prosciutto di capra, i formaggi prodotti negli alpeggi, i pizzoccheri, e ancora la torta di fioretto e i biscottini di Prosto con il miele di rododendro e la secolare grappa della Valle San Giacomo. ( Fonte: Regione Lombardia)

 
By Admin (from 17/09/2010 @ 08:30:52, in it - Scienze e Societa, read 3385 times)
Silenziosa e immersa nel verde, la Val di Scalve si trova nella parte centrale delle Alpi Orobie, in un'area sempre più convertita alle diverse discipline invernali. Il detto: "vino buono in botte piccola", sembra valere anche per lo sci; a dimostrarlo c'è tutta la Val di Scalve, la più piccola della Provincia di Bergamo ma certamente molto apprezzata dagli amanti della neve. Sarà la particolare esposizione a Nord, la vicinanza a vette importanti come la Presolana (2521 m), il Pizzo Camino (2492 m), il Tornello (2687 m) e il Ferrante (2426 m), oppure l'ostinazione della gente di qui che ha scommesso sul turismo già diversi decenni fa.

Le località di riferimento sono Schilpario e Colere; il primo è il principale polo turistico della valle, forse per l'aria sempre fresca e pulita o forse per la stupenda pineta con cui confina l'abitato; il secondo, Colere, si trova ai piedi del versante Nord della Presolana e rappresenta l'apice dell'offerta sciistica di questo settore prealpino. Per secoli l'economia pincipale della zona è stata l'estrazione mineraria, accompagnata da una modesta attività agricolopastorale; oggi si parla solo di turismo, invernale come estivo.

Schilpario è meta ambita soprattutto per gli amanti dello sci nordico; nei pressi del paese è famosa la pista di fondo degli Abeti 110 km che attraversa la secolare pineta dei Fondi e il cui tracciato, omologato come internazionale e sede dei campionati de12000, dispone di anelli di diversa lunghezza (2,4,7,5 e 10 km) serviti da innevamento artificiale e percorri bili con tecnica classica e libera. Per velocità più sostenute, l'indirizzo giusto è la conca di Epolo, nel versante Nord del Pizzo Camino, su una pista facile servita da un solo ma efficiente impianto di risalita. Per gli itinerari di scialpinismo bisogna, invece, recarsi nella conca dei Campelli.

Altrettanto efficaci sono gli impianti di Colere, sviluppati a ridosso del Pizzo della 
Presolana(2521 m), la vetta principale delle Orobie, in grado di garantire neve anche in primavera e cielo sereno quando più in basso imperversa la foschia. 16 impianti di risalita collegano il paese alla conca ai piedi dell'ultima parete della Presolana (1145 m di dislivello), offrendo belle piste dalle spettacolari quinte scenografiche. Da provare il nuovo anello di fondo (3 km - media difficoltà).

Dopo aver saggiato la neve che morbida ricopre la Presolana, si consiglia un approfondimento sulle tradizioni locali, magari sfruttando l'interessante Museo Etnografico di Schilpario, custode della memoria storica e culturale della valle. ( Fonte: Regione Lombardia)
 
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21/11/2016 @ 09:40:41
By Anonimo


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