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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 19/11/2010 @ 16:05:49, in it - Scienze e Societa, read 3542 times)

 

(Vignetta di Bertolotti e De Pirro)

da Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2010

L’ultimo in ordine di tempo è stato Giovanni Conso, ministro della Giustizia nei governi Amato e Ciampi dal febbraio '93 al marzo '94. Sentito in Antimafia, Conso ricorda all’improvviso ciò che non aveva mai rivelato in 17 anni: “Nel novembre '93 decisi di non rinnovare il 41-bis a 140 mafiosi ed evitai così nuove stragi. Ma non c’è mai stato alcun barlume di trattativa. Decisi in piena solitudine senza informare nessuno: né i funzionari del ministero, né il Consiglio dei ministri, né il premier Ciampi, né il capo del Ros Mario Mori, né il Dap. Non fu per offrire una tregua, una trattativa, una pacificazione, ma per vedere di fermare la minaccia di altre stragi. Dopo le bombe del '93 a Firenze, Milano e Roma, Cosa Nostra taceva. Riina era stato arrestato, il suo successore Provenzano era contrario alle stragi, dunque la mafia adottò una nuova strategia non stragista”. Giustamente Luigi Li Gotti, avvocato di molti pentiti e deputato Idv, commenta: “Indirettamente Conso conferma la trattativa Stato-mafia”, ma rivela pure che “c’era stata una ‘comunicazione’ di Provenzano sull’abbandono della strategia stragista” e che “il governo sapeva che dietro le stragi c’era Cosa Nostra e il 41-bis”.
 
Checché Conso tenti di minimizzarle, sono notizie clamorose (infatti il Pompiere della Sera non vi dedica nemmeno mezza riga): lo Stato e l’Antistato si parlavano. Altrimenti, come faceva Conso a sapere che “Provenzano era contrario alle stragi”, visto che proprio nel novembre '93 fallì per un guasto tecnico il mega-attentato all’Olimpico che doveva essere ripetuto (stavolta con successo per Cosa Nostra) nel gennaio '94 e fu poi misteriosamente annullato in extremis? E come faceva Conso a sapere che proprio non rinnovando il 41-bis a 140 mafiosi si sarebbero “evitate nuove stragi”? Chi era dunque il trait d’union fra Stato e mafia? Se, in quei mesi, Vittorio Mangano faceva la spola fra Palermo e Milano2 per incontrare Dell’Utri negli uffici di Publitalia dove stava nascendo Forza Italia, resta da capire chi informasse il governo Ciampi, sostenuto da quel che restava del pentapartito, su richieste e scelte di Cosa Nostra. E comunque basta questo per parlare di trattativa. Altro che “nessun barlume”. 

Conso non è credibile quando giura di aver fatto tutto da solo. Perché nel 2003, sentito dal pm fiorentino Chelazzi proprio sulla revoca di quel 41-bis, non disse nulla di quel che dice oggi? La storia del biennio nero 1992-'93 è piena di “servitori dello Stato” che fanno strane cose con la mafia, poi se le scordano per 17 anni e ritrovano la memoria solo quando un mafioso pentito, Gaspare Spatuzza e il figlio di un mafioso, Massimo Ciancimino, raccontano la trattativa. Nel giugno '92, dopo Capaci, i capi del Ros Mori e De Donno incontrano Vito Cianciminoperché faccia da tramite con i boss. Il ministro Martelli, predecessore di Conso, manda la giudice Ferraro a informarne Borsellino. Questi incontra Mori e De Donno, che però dicono di non aver parlato di trattativa. Il 1° luglio, mentre incontra il pentito Mutolo, Borsellino viene convocato d’urgenza al Viminale dove s’è appena insediato Mancino e ne esce sconvolto, anche perché gli han fatto incontrare Contrada che Mutolo si accinge ad accusare. Diciotto giorni dopo salta in aria in via D’Amelio e dalla scena del delitto scompare la sua agenda rossa. A fine anno Mori tenta di convincere Violante, presidente dell’Antimafia, a incontrare Ciancimino, invano. Anche Violante, come Martelli, Ferraro e Conso, impiega tre lustri per ricordare l’episodio. 

Ma tutti negano la trattativa e giurano di aver agito a titolo personale. E il papello che invocava la fine del 41-bis? Un falso. E la mancata perquisizione del covo di Riina nel '93? Un disguido. E il mancato arresto di Provenzano nel '95? Un equivoco. E il mancato ritrovamento del papello a casa Ciancimino nel 2005? Ops... Tutti trattavano con la mafia, ma a loro insaputa. 

 
By Admin (from 20/11/2010 @ 11:00:09, in it - Scienze e Societa, read 4706 times)

La città di Abbazia è un’elegante destinazione turistica e centro della riviera che vanta la piu lunga tradizione turistica in Croazia. Grazie alla sua favorevole posizione geografica, situata in riva al mare caldo dell’Europa centrale, a circa 500 km da Milano, Vienna e Monaco, alla folta vegetazione e al clima favorevole (45°20’ a nord), la citta, a partire dalla fine del XIX secolo, si e sviluppata rapidamente. Costruita a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la città si e mantenuta fino a oggi in totale armonia con la natura.

I parchi ben curati, il lungomare illuminato, lungo 12 km, le spiagge pulite e le fontane fanno da cornice alle ville e agli alberghi, in grado di ospitare fino a 6.000 turisti. Data la temperatura relativamente costante (7°C d’inverno e quasi 22°C d’estate), l’alta pressione e il continuo flusso d'aria, il clima di Abbazia rilassa e rinvigorisce. Il contrasto tra mare e montagne, il verde dei parchi e il blu dell'acqua, gli edifici del passato e le comodità di oggi, l'animazione dei locali e il silenzio delle mete escursionistiche rendono Abbazia e i suoi dintorni un luogo attraente per i turisti durante tutto l’anno.

Il Centro congressi (500 e 800 posti a sedere), le 11 piscine coperte, i programmi wellness, il casino, le discoteche, il teatro all’aperto con 2000 posti, il Carnevale, i Festival, la possibilità di brevi gite nei dintorni o di escursioni piu lunghe nei parchi nazionali Plitvicka jezera (laghi di Plitvice) e Risnjak, o verso Venezia, sono solo parte dell’offerta turistica di Abbazia.

La singolare eleganza di questo luogo mondano di villeggiatura risale ai tempi di quando i re europei riposavano nelle romantiche ville abbaziane e tra le camelie e le palme s’incontrava l’aristocrazia austro-ungarica. Una serie di alberghi è stata fondata su queste tradizioni e non c’è da meravigliarsi che la loro ricca e svariata offerta e l’altissimo livello del loro servizio li collochi tra i migliori alberghi in Croazia. Le caratteristiche climatiche sono segnate dal mite clima mediterraneo con il mare caldo, l’abbondanza di sole e una folta vegetazione che dona ad Opatija l’aspetto di una oasi verde. Le temperature estive sono relativamente basse, grazie alle correnti rinfrescanti dalla montagna Ucka, mentre le temperature invernali sono relativamente alte.

Nel corso di tutto l’anno Opatija è anche un luogo d’incontri per le persone di affari e nel suo ruolo di centro congressi organizza convegni e conferenze scientifiche.Inoltre, le persone che soffrono di malattie cardiovascolari possono ricevere benefici dalle numerose terapie e particolarmente dalla “ Thalassotherapia “.

La perla del Quarnero – Opatija - è un ideale punto di partenza per le passeggiate ispirate dalla storia di questa regione che allo stesso tempo fanno godere l’intimità del presente e del passato rimasto ancora immutato.

 

Un po' di storia.

La storia "turistica" di Abbazia inizia nel 1844, quando il patrizio fiumano Iginio Scarpa costruisce Villa Angiolina, in onore della defunta moglie.Nella villa alloggiano, oltre ad amici e soci di lavoro della famiglia Scarpa, numerosi ospiti eccellenti come, nel 1850, il bano Josip Jelacic con la moglie e, durante l'estate del 1860, la consorte dell’imperatore Ferdinando I, Maria Anna.Protetta dai venti freddi da una folta vegetazione e da un clima mite, la citta di Abbazia suscita l'interesse della viennese Societa delle Ferrovie del Sud che, nel 1882, acquista Villa Angiolina dal conte Chorinsky.Nel 1884, dopo solo 10 mesi dall’inizio delle costruzioni, le Ferrovie del Sud inaugurano l’hotel Kvarner, il primo albergo sulla costa orientale del mare Adriatico. Inizia cosi l’era della costruzione ad Abbazia. 

Fonte: histrica.com

 
By Admin (from 21/11/2010 @ 11:00:46, in it - Scienze e Societa, read 5641 times)

La bella laguna di Grado è la naturale prosecuzione orientale della Laguna di Marano. Se Lignano Pineta (Sabbiadoro) ne rappresenta il centro più importante della porzione più occidentale (Marano), Grado situata sull'isola d'Oro è una magnifica località turistica che domina la parte più ad est della laguna, tra spiagge estese, dense pinete profumate di resina, l'imponente cornice alpina alle spalle e con un bagaglio di storia e architettura tali da averla fatta soprannominare come la Prima Venezia, tale è la magia delle sue strade e sue chiese, e la sua storia che ha radici più antiche della Serenissima.

 

Un tempo isola raggiungibile in barca, ora è facile arrivare a Grado utilizzando l'autostrada A4 con uscita a Palmanova, seguendo la via Julia verso su in direzione di Cervignano e poi la SS352 che dalla vicina Aquileia si muove ulteriormente verso sud inoltrandosi nella Laguna tra paesaggi incantati, dove il cielo si confonde con lo specchio d'acqua lagunare riempendosi di riflessi sorprendenti, passando a fianco dell'isolotto di Gorgo, e arrivando a Grado dopo un passaggio di oltre 4 chilometri di strada completamente circondata dalle acque. Esiste un altro percorso alternativo che parte direttamente dal centro di Monfalcone: si segue la Via Grado (SP19), si passa il fiume Isonzo a sud-est di Fiumicello, si oltrepassa il Canale di Primero e si giunge sulla parte più orinetale dell'isola di Grado, si oltrepassa l'area di Grado - Pineta e si giunge nel centro cittadino.

L'aeroporto più vicino è quello di Ronchi dei Legionari, situato a nord-ovest di Monfalcone e facilmente raggiungibile da Cervignano del Friuli.

 

Grado possiede un clima complessivamente mite, con estati calde e sostanzialmente secche, anche se il Friuli è la regione più interessata dai fenomeni temporaleschi estivi, quando aria fresca riesce ad infiltrarsi da nord delle Alpi scatenando rovesci anche intensi, ma di solito di breve dura. Il periodo migliore per visitare Grado è sicuramente l'estate, quando predominano le giornate soleggiate e l'acqua del mare tocca punte di 26 gradi ad Agosto mentre le temperature massime giornaliere si posizionano sui 28 gradi, tenute basse dalle brezze marine e dall'azione rinfresscante delle acque della laguna.

 

Da vedere a Grado c'è molta storia ed arte, come testimonia la bella basilica di Santa Eufemia che ha origini antiche essendo stata eretta nel VI secolo dopo Cristo. E' affiancata da un imponente campanile di costruzione più recente, con una caratteristica cuspide su cui svetta una statua che raffigura S. Michele.

L'interno di S. Eufemia è pregevole, e tra le varie opere svetta lo splendido mosaico pavimentale che assieme a quello della non lontana basilica di Aquileia è una delle attrazioni turistiche principali della zona. A fianco della basilica si trova un bel Battistero mentre un poco più a nord si trova la piccola ma graziosa basilica di S. Maria delle Grazie, anchess con mosaici interessanti.

In pieno centro cittadino si trova il Porto Canale di Grado, una darsena piccola ma graziosa, collegata alla laguna da un canale lungo 500 m circa. Parte della città si trova anche sulla vicina isola della Schiusa, dove si trova anche il campo sportivo.

 

Grado è dotato di due grandi spiagge: il lido principale, almeno per lunghezza, si trova a costeggiare il Viale Regina Margherita, ma poi l'arenile si prolunga oltre fino a Grado Pineta e alla Punta di Barbacale, per un totale di un fronte di oltre 3 km di sabbie finissime.

 

Un altra spiaggia si trova nella parte più occidentale dell'isola, possiede un fronte di circa 600 m che va da una dica fino al bordo occidentale del centro storico e una grande profondità che s'avvicina ai 200 m in alcuni punti.

Nella zona più orientale, oltre a Grado Pineta sono da segnalare il Golf Grado, un vasto campo da golf magnificamento inserito nei paesaggi lagunari, il Vilaggio turistico di Cà Laguna e il grande Camping Europa.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 22/11/2010 @ 13:00:56, in it - Scienze e Societa, read 3734 times)

Il Monte Cavallo, in estate, è una scultura silenziosa di rocce chiare, tappezzata qua e là di pascoli, arbusti e foreste scure; in inverno si trasforma in un colosso di neve e ghiaccio, glassato di cristalli lucenti e sferzato dall’aria pungente delle Alpi Friulane. Sulle sue pareti massicce, nel versante orientale, si apre una conca naturale suggestiva, che ospita l’abitato di Piancavallo.

 

Piancavallo è un borgo montano in provincia di Pordenone, nel Friui-Venezia Giulia, frazione del comune di Aviano. Abbarbicata a 1267 metri di quota, immersa in questa vallata soleggiata e spaziosa a due passi dalla foresta del Cansiglio, la cittadella è una meta turistica rinomata, che sa fare innamorare i visitatori in ogni stagione dell’anno. Non è necessario avere alle spalle una lunga storia per possedere tanti gioielli preziosi, da offrire agli ospiti: Piancavallo è infatti una località piuttosto giovane, nata negli anni Sessanta principalmente come meta invernale, che da subito ha saputo diffondere la sua fama in Italia e in Europa, e si è attrezzata ben presto per incrementare anche il turismo estivo.

Tra i suoi primati c’è l’adozione dell’innevamento artificiale: è stata infatti la prima stazione sciistica italiana a farne uso, garantendo in ogni momento della stagione sciistica, anche in mancanza di nevicate abbondanti, delle piste sempre perfette. Piste che hanno fatto da scenario, nel corso degli anni, a un gran numero di gare, competizioni e importanti eventi sportivi: dal 1979 all’inizio degli anni Novanta il comprensorio ha ospitato una serie di competizioni femminili di Coppa del Mondo e sci alpino, ed è stata nel 1998 una tappa del Giro d’Italia. Dal 1970 è stata sede del Rally Piancavallo, un evento di risonanza europea, e tuttora continua a svolgersi annualmente un rally importante a livello nazionale.

 

Ma le piste di Piancavallo, dalle più ripide alle più ampie e rassicuranti, non sono fatte solo per i professionisti: per chi ama lo sci e lo snowboard ci sono più di 25 km di piste di difficoltà e pendenza variabile, 26 km di tracciati per lo sci di fondo, in parte illuminati, e alcune zone di snowpark riservate alle evoluzioni dei più temerari. Quando la primavera inizia ad accarezzare le piste, e il primo sole fa sciogliere i ghiaccioli che agghindano la montagna, il candore delle nevi cede il posto a un verde smeraldino, fresco, pronto per essere assaporato. Le discese per lo sci si trasformano in divertenti percorsi di alpine coaster, una sorta di montagna russa che permette di sfrecciare tra i monti a gran velocità, nell’abitacolo di un piccolo veicolo su rotaia. Passeggiando nei dintorni di Piancavallo si possono inoltre incontrare i maneggi, le imponenti pareti rocciose per l’arrampicata, gli appassionanti percorsi per la mountain bike e delle visioni paesaggistiche mozzafiato.

 

Dalle vette più alte, in particolare, si possono ammirare scorci stupendi: quando il sole avvolge tutta la vallata e inonda le cime montane, gli sguardi più acuti arrivano a sfiorare il blu del mare adriatico, che genera un contrasto commovente con la sagoma austera delle Dolomiti. Chi vuole immergersi davvero in quest’aria cristallina, e desidera un’emozione indimenticabile, potrà raggiungere la Castaldia, a 1108 metri di quota, e provare l’ebbrezza di un volo in deltaplano.

Un’emozione diversa, ma comunque affascinante, la regalano le numerose manifestazioni che vengono organizzate a Piancavallo nell’arco dell’anno. Ogni stagione ha i suoi momenti di festa e di svago, che fanno conoscere lo spirito locale ai visitatori più curiosi: in estate ci sono il festival della Fisarmonica, che si tiene alla fine di luglio, e il festival del Folklore di inizio agosto, per non parlare della magica notte di San Lorenzo con il suo concerto di Musica sotto le Stelle. In inverno si svolgono però gli eventi più suggestivi: il 26 e il 31 di dicembre, quando le stelle iniziano a punteggiare di luci il velluto scuro della sera, le montagne vengono illuminare dalla tradizionale fiaccolata sugli sci, e non bisogna dimenticare la lunga serie di manifestazioni sportive che si disputano sulla neve.

 

Le gare di sci alpino, anche di livello internazionale, lasciano ampio spazio ai professionisti più giovani e si alternano alle gare di fondo: una competizione particolarmente attesa è la “sei ore di fondo”, una maratona che si svolge nell’apposito anello di circa 3 km.

Tutto è ancora più suggestivo se si ha il favore del clima, e se il cielo concede qualche nevicata romantica e pittoresca. A Piancavallo gli inverni sono freddi ma meno rigidi rispetto ad altre stazioni alpine, e le estati sono piacevoli e ventilate: le temperature medie di gennaio, il mese più freddo, vanno da una minima di 1°C a una massima di 6°C, mentre in luglio, il mese più caldo, si passa dai 19°C ai 27°C. Le precipitazioni si concentrano specialmente in primavera e in autunno, quando piove in media per 9 giorni al mese.

 

Se avete deciso di trascorrere una vacanza a Piancavallo non vi resta che pianificare il viaggio, scegliendo il mezzo di trasporto che fa per voi. Se viaggiate in auto e venite da Trieste o Udine dovete prendere la A4 e , una volta giunti a Portogruaro, continuare in direzione di Pordenone sulla A28, poi seguire le indicazioni per Aviano e Piancavallo per circa 30 km. Se venite invece da Venezia/Mestre avete due alternative: potete adottare la stessa strada, percorrendo la A4 fino a Portogruaro poi la A28 fino a Pordenone, oppure continuare sulla A27 fino a Conegliano, continuare sulla S.S. Pontebbana fino a Orsago e seguire le indicazioni fino alla meta. Per chi viaggia in treno c’è la stazione ferroviaria di Pordenone a circa 30 km, collegata a Piancavallo da un servizio pullman dell’ATAP. Per finire a poco più di un’ora di pullman ci sono tre aeroporti internazionali, quello del Friuli-Venezia Giulia, quello di Venezia e quello di Treviso, rispettivamente a 116 km, 96 km e 84 km.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 23/11/2010 @ 13:00:13, in it - Scienze e Societa, read 4145 times)

Camporosso in Valcanale è grande e piccola allo stesso tempo, maestosa e timida, riservata e mondana. Si tratta infatti di un borgo montano a misura di bambola, costellato di casette pittoresche e popolato da meno di 1000 abitanti; allo stesso tempo, però, la sagoma imponente delle montagne conferisce al paese una solennità senza eguali, e mette in soggezione i visitatori ammirati. Situata nel lembo nord-orientale del Friuli Venezia Giulia, in provincia di Udine, Camporosso è una frazione del comune di Tarvisio, rinomata meta turistica della stagione estiva e invernale.

 

Per i friulani è “Cjamparos”, per gli sloveni si chiama “Žabnice” e dai tedeschi è chiamata “Saifnitz”. In ogni caso fa sorridere che il nome di Camporosso, nella lingua italiana, derivi da un divertente fraintendimento: il toponimo sloveno, Žabnice, significa infatti “località delle rane”, da cui derivò inizialmente il nome italiano “Camporospo”. Per un errore di distrazione, o forse per dare maggiore dignità a un borgo tanto bello, il nome venne poi cambiato nell’attuale Camporosso.

 

Benché l’affluenza turistica sia cresciuta negli ultimi anni, il paese alpino vanta una lunga storia, che affonda le radici in un tempo lontano. A fondarla furono i romani, e nel VII secolo d.C. venne occupata dalle popolazioni slave, ma la prima data davvero importante è il 1360, quando venne edificato lo splendido santuario di Lussari, destinato a diventare il più importante della vallata. Violente invasioni turche nel XV secolo, scontri sanguinosi tra truppe austriache e francesi e l’ingresso frequente di eserciti invasori furono favoriti dalla posizione geografica di Camporosso, di facile accesso.

Oggi, al contrario, la collocazione geografica del paese costituisce la sua ricchezza più grande. Il paesaggio montano, con i suoi panorami che incantano, e il clima alpino che regala abbondanti nevicate, fanno di Camporosso un’importante zona sciistica, dotata di vari impianti di risalita. Il più conosciuto è la funivia che conduce al Monte Santo di Lussari, utilizzata in estate dai pellegrini e dai turisti in gita, in inverno dominata da sciatori e snowboarder.

L’intero comprensorio del Tarvisiano offre una vasta scelta di piste, che vanno dalla Super Canin di sella Nevea alla Florianca di Tarvisio, sino alla “Di Prampero” di Camporosso, la regina indiscussa tra le piste da sci della valle. In tutto, dal borgo al Monte Lussari, si possono percorrere ben 25 km di tracciati innevati, accessibili mediante due nuovi impianti di risalita. Poco lontano c’è un altro polo sciistico, il vasto comprensorio austriaco di Nassfeld, conosciuto dalla maggior parte degli italiani come Pramollo, con oltre 100 km di piste e decine di impianti di risalita.

Gli sportivi non sono gli unici a salire sino al Santuario Mariano, dedicato alla Madonna del Lussari. Fondato nel XIV secolo e completamente ricostruito nel XVIII, l’edificio è detto “dei tre popoli” perché rappresenta, con la sua stessa esistenza, l'unione spirituale delle tre comunità che si trovano ai suoi piedi: gli italiani, gli austriaci e gli sloveni. Da sempre il santuario, a testimonianza del suo grande valore spirituale, è meta di pellegrinaggi da parte di numerosi fedeli, che qui trovano un panorama suggestivo e dominato dalla pace. Tutt’intorno hanno la possibilità di inoltrarsi nei boschi, in una natura incontaminata, caratterizzata da un connubio di culture suggestivo, sopravvissuto a secoli di storia.

 

Ma Camporosso in Valcanale, per quanto riservata e intima, non va messa in secondo piano rispetto al paesaggio che l’avvolge: il centro stesso del borgo, infatti, vanta alcuni gioielli storico-artistici imperdibili, che vale la pena di visitare mentre si passeggia per le viuzze strette e tortuose. Tra gli edifici più importanti c’è la parrocchiale, fondata nel 1444 ma ampliata successivamente con l’aggiunta di un’abside gotica, sorretta da massicci contrafforti, decorata da un fine affresco di scuola tedesca. Recentemente è stato rimesso a nuovo, ed è tornato in funzione, l’antico e preziosissimo organo che era stato danneggiato dal terremoto del 1976.

 

Da vedere anche la chiesetta di Santa Dorotea, realizzata prima dell’anno Mille, decorata da splendidi affreschi in fase di recupero. A Santa Dorotea sono dedicati i festeggiamenti patronali, che costituiscono l’evento più importante del paese, ma le occasioni di festa a Camporosso in Valcanale sono numerose e si distribuiscono generose nell’arco dell’anno.

 

Tra gli appuntamenti più sentiti, tutti all’insegna della tradizione, ci sono la fiaccolata sul Monte Santo di Lussari, la festa della Befana, il funerale del Carnevale, la Sagra del Paese e la giornata delle Palme. Caratteristica è la festa dei Krampus, diavoli travestiti che sfilano per la città, accompagnati dagli Angeli di San Nicola che rassicurano i bambini e li deliziano con qualche regalo goloso.

 

Raggiungere questo piccolo borgo montano, appollaiato tra le alture e i pascoli, non è difficile, qualunque mezzo si scelga per gli spostamenti. Chi usa l’auto e viene da Udine deve percorrere l’Autostrada A23 fino all’uscita di Tarvisio, poi continuare sulla Statale 13 seguendo le indicazioni. Chi opta per il treno può scendere alla stazione ferroviaria di Tarvisio-Boscoverde, sulla linea Udine/Vienna, quindi proseguire in autobus fino alla meta. Infine, per chi prende l’aereo, ci sono gli aeroporti di Trieste, Klagenfurt e Lubiana, rispettivamente a 133 km, 70 km e 107 km.

 

Giunti a destinazione verrete accolti da un clima un po’ inaspettato: il paese, pur essendo ad appena 754 metri di altitudine, gode di un clima continentale più rigido e nevoso rispetto ad altre località di montagna. Qui i valori medi del mese più freddo, gennaio, passano da una minima di -7°C a una massima di 1°C, e in luglio si va dagli 11°C ai 24°C. Le precipitazioni sono abbondanti per tutta la stagione estiva, quando cadono in media più di 130 mm di pioggia mensili.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 24/11/2010 @ 13:00:22, in it - Scienze e Societa, read 4457 times)

Lasciando la docile Istria, nelle immediate vicinanze, ai piedi della sua più alta montagna, l'Ucka (1396 m), si stende la magica o, secondo le parole di una canzone, "la favolosa Opatija" insieme alla sua elegante riviera, accarezzata dalle onde del Golfo di Quarnero (anche detto Quarnaro o Carnaro) con le isole di Krk, Cres e Losinj. Si suppone che il nome Quarnero discenda dalla lingua dei Celti e che significhi "mare pieno di isole", anche se l'etimologia latina di questa parola composta sarebbe forse più prossima al significato effettivo del termine, riferendosi ai quattro differenti accessi a questa splendida baia. Ci si può facilmente sincerare di ciò salendo sull'Ucka, dal quale si protende una veduta su Rijeka, verso il Velebit ed il Gorski Kotar, mentre alle proprie spalle si intravedono le Alpi, laddove la penisola istriana si staglia chiara verso il golfo di Trieste ed ancor oltre, in direzione di Venezia. Verso sud lo sguardo si spinge fino alle isole del Quarnero e della Dalmazia centrale, e sull'azzurro infinito dell'Adriatico.

Il massiccio montano dell'Ucka costituisce una barriera naturale contro le correnti fredde, per cui Opatija e le miti e accoglienti località che si susseguono, come Volosko, lka, Icici, Lovran, Medveja e Moscenicka Draga, sono centri turistici collocati in una delle aree climatiche più gradevoli, dove il Mediterraneo si è insinuato sino a raggiungere il punto più vicino all'Europa centrale. Il clima piacevole e mite ha donato alla riviera della Liburnia - la quale deve il suo nome ad un'antica tribù illirica - ed alle isole del Quarnero una vegetazione sontuosa, tanto che il segno distintivo di Opatija è la camelia; anche l'alloro è molto diffuso e non desta meraviglia il fatto che abbia dato il nome alla splendida località di Lovran; inoltre, vi è presente una rigogliosa e suggestiva vegetazione mediterranea. Il clima mite ha reso possibile, fin dai tempi dell'Impero asburgico, il riconoscimento di Opatija quale località di cura di prestigio, dal momento che la famiglia imperiale ed i rappresentanti dell'alta società la scelsero come residenza estiva.

Grazie a ciò, Opatija e la sua riviera, ma anche Mali Losinj e Krk, sono località turistiche tradizionali dotate di sfarzosi alberghi e parchi, di ville eleganti e romantiche, ma anche di campeggi di ottima qualità.

 

Lungo la riviera di Opatija si susseguono alcuni piccoli campeggi familiari, mentre le isole di Cres, Krk e Rab ospitano grandi campeggi con standard molto elevati, molto probabilmente la meta più vicina per gli europei amanti delle isole e dell'idillio isolano. E così alcune oasi come i campeggi di Siatina, Martinscica, Poljana, Koonobe e Pila, nonché il particolare paradiso sabbioso di San Marino sull'isola di Rab, sono diventate residenza preferita degli amanti della mobil-home, nella quale vi trascorrono più di cento giorni all'anno, ed alcuni di essi anche l'inverno.

In questo spettacolare connubio di mare e montagna, come nata dalla spuma delle onde, bagnata dal sole, immersa nel mare, discretamente nascosta in una rigogliosa vegetazione mediterranea ed accarezzata da una brezza leggera, Opatija dispiega i suoi innumerevoli alberghi, ville, bungalow e appartamenti, oon le loro splendide spiagge - persino quelle per i naturisti: un continuo richiamo per i numerosi ospiti internazionali aventi in comune l'interesse e la pratica del naturismo.

È bene ricordare che sull'isola di Krk si trova un aereoporto internazionale, che Opatìja già nel 1889 acquisì lo stato di località di villeggiatura e che nel 1873 fu dotata di linea ferroviaria diretta che da Vienna conduceva a Matulj, opera che oggi conserva tutta la sua importanza per gli ospiti che tradizionalmente fanno visita alla riviera della Liburnia, Infine, è utile ricordare che Krk è collegata al continente da un ponte, mentre per le altre isole del Quarnero esiste un'impeccabile linea di traghetti.

Fonte: Ente Turismo Croatia

 
By Admin (from 25/11/2010 @ 13:00:16, in it - Scienze e Societa, read 4249 times)

Il nome Cres, in italiano Cherso, indica sia una cittadina croata che la bellissima isola in cui si trova, parte dell’arcipelago del Quarnero, poco lontano dall’Istria. Dalla forma allungata, estesa per circa 80 km in direzione nord-sud e separata dall’Istria, nella parte settentrionale, dal sottile canale della Faresina, l’isola di Cres culmina a nord con il Capo di Cherso, affacciato sullo stesso golfo in cui si specchia la città di Fiume. Questa zona dell’isola è disabitata, e quasi deserta è anche la parte orientale, lambita dal canale della Veglia e dal Quarnerolo: qui l’assenza dell’uomo fa sì che il paesaggio sia intriso di un fascino particolare, dove i fitti boschi di latifoglie danzano al vento e le scogliere ripide si tuffano tra i flutti.

 

Passando nella parte centrale il paesaggio cambia, popolandosi di conifere profumate e frastagliandosi in innumerevoli insenature rocciose: è qui, nel cuore dell’isola, che il Lago di Vrana riflette il cielo limpido di Croazia e disseta i centri abitanti, tra cui il capoluogo Cres. La città di Cres non raggiunge i 3 mila abitanti ed è soprattutto un buon punto di partenza per un’esplorazione dell’isola, anche se i turisti più attenti potranno notare nel suo piccolo centro storico alcuni dettagli degni di nota.

 

Qui le stradicciole strette e tortuose incorniciano alcuni edifici interessanti, tra cui l’elegante loggia di età rinascimentale, sede del mercato al mattino e regno dei pittori la sera, quando si aprono i cavalletti e il paesaggio circostante si trasferisce sulle tele. Poco distante si apre la piazza principale, con la torre dell’orologio che conduce i passanti, attraverso un’apertura a volta, di fronte alla Chiesa di Santa Maria delle Nevi, il cui campanile svetta su tutti i tetti di Cres.

 

Il periodo del dominio veneziano è mantenuto vivo nella memoria dallo stile inconfondibile delle tre porte cittadine, la Bragadina, la Marcela e la porta San Michele, mentre la tradizione della pesca si mantiene intatta nel porticciolo, agghindato di barche ormeggiate e circondato di casette pittoresche.

I turisti che dall’Italia giungono a Cres potrebbero avere la fortuna di incontrare qualche connazionale, infatti la cittadina era multilingue agli inizi del XX secolo, classificata dai linguisti come località italiana con presenze slave. Dopo un periodo in cui la popolazione italiana era molto consistente, tra la prima e la seconda guerra mondiale, l’identità slava ha preso il sopravvento. Ancora oggi, tuttavia, una piccola minoranza italiana si riunisce presso la sede locale della Comunità degli Italiani.

 

Ovviamente la vicinanza all’Italia non sta soltanto nella cultura e nella storia in comune, ma anche nella vicinanza geografica, che consente di raggiungere Cres agevolmente e in tempi relativamente brevi. Dall'Italia chi viaggia in auto deve attraversare l’Istria o, in alternativa, uscire dal valico di Pesek e seguire la strada verso Fiume (Rijeka) fino a Opatija. Qui bisogna girare a destra e seguire il litorale fino al bivio a sinistra, in direzione Brastova. Da Brastova parte ogni ora un traghetto, con possibilità di trasporto auto, che approda a Porozina: da qui parte l’unica strada che attraversa per il lungo l’isola di Cres. In alternativa, altri traghetti partono da Valbiska, sull’isola di Krk.

 

Una volta approdati sull’isola si verrà accolti dal piacevole clima mediterraneo della zona, con i suoi colori accesi e i suoi profumi selvatici. Le estati sono calde ma ventilate, con temperature medie che vanno da 19°C di minima a 28°C di massima in luglio e agosto; più freddi e meno indicati per un soggiorno sono i mesi invernali, spesso piovosi e caratterizzati da temperature piuttosto basse. Nel mese più rigido, gennaio, si va da 3°C di minima media a 9°C di massima, mentre le precipitazioni si distribuiscono uniformemente nell’arco dell’anno, con maggiore umidità in inverno.

E’ il clima a condizionare la distribuzione degli eventi culturali durante l’anno, che infatti si concentrano in estate: in luglio e agosto, ad esempio, le piazzette e le viuzze di Cres si riempiono di musica, sulle note delle serate musicali di Osor. Anche l’inverno vanta però una manifestazione d’eccezione: il grandioso e coloratissimo carnevale, molto sentito dalla popolazione di tutta la costa croata e affollatissimo di carri e partecipanti in maschera.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 26/11/2010 @ 08:00:15, in it - Scienze e Societa, read 2635 times)

Immerso tra il verde del Parco Regionale dell’Alto Garda , proteso verso le acque del lago dalla sponda occidentale, Gardone Riviera è un paese lombardo di quasi tremila abitanti, in provincia di Brescia. Accarezzato da un clima mite, illuminato dai bagliori di sole che screziano l’acqua del Garda, il centro è famoso per aver ospitato il celebre Gabriele d’Annunzio negli ultimi anni della sua vita, ispirandone alcune opere e diventando lo scenario della sua eccentrica abitazione.

Per gli storici Gardone Riviera fu fondato dai barbari, e in età medievale appartenne alla famiglia degli Ugoni, ma in seguito cadde nella mani della Serenissima sino ad essere occupata dal governo giacobino, formatosi a Brescia nel 1797. Si dovette aspettare la fine dell’Ottocento per veder fiorire il settore turistico, specialmente quando i visitatori tedeschi si convinsero che un soggiorno in questi luoghi avesse un effetto benefico sulla salute.

Di certo il Lago di Garda e Gardone Riviera hanno un effetto benefico sull’anima, grazie ai panorami spettacolari, alle meraviglie architettoniche e alla tranquillità che vi si può assaporare. Il monumento più importante e più famoso è senza dubbio il Vittoriale degli Italiani, situato a Gardone di Sopra, inaugurato nel 19121 e abitato dal poeta d’Annunzio sino alla sua morte, avvenuta nel 1925. Da quello stesso anno è stato dichiarato monumento nazionale: si tratta infatti di un eclettico complesso di edifici dalle forme sorprendenti, accostati in un bizzarro incastro di pareti e gioco di passaggi sopraelevati. Splendidi sono i giardini che l’incorniciano, che seguono sinuosamente il dislivello del terreno e ospitano la tomba del poeta, varie opere d’arte e sculture, alcuni cimeli dannunziani, una ricchissima biblioteca, un museo della guerra e un suggestivo teatro all’aperto. Alle spalle del palcoscenico si spalanca l’azzurro del Garda, così che gli spettatori, ammirati, possano guardare la scena ma anche il magnifico paesaggio che fa da sfondo.

Nel periodo compreso tra il 1943 e il 1945, durante la Repubblica Sociale, le splendide ville di Gardone e i grandi alberghi diventarono le sedi dei ministeri del governo fantoccio, oppure dimore dell’esercito d’occupazione tedesco.

Da vedere la chiesa parrocchiale di San Nicola, che sorge nel Piazzale del Vittoriale, così come la Torre San Marco in riva al lago, e Villa Alba, immersa in un ampio parco pubblico. Il tutto è agghindato da piante rigogliose e fiori variopinti, posizionati con cura nelle aiuole che costellano il centro e nei giardini di ogni villa o edificio elegante. Particolarmente affascinanti sono le specie floreali del giardino botanico Hruska, in cui le piante tipiche mitteleuropee sono affiancate da quelle mediterranee e sub tropicali.

A rendere possibile un simile tripudio di fiori e una vegetazione così rigogliosa è il clima dolce di Gardone Riviera, favorito dall’influsso mitigante del lago e dallo schermo creato dalle montagne. Qui in effetti gli inverni non sono mai troppo rigidi, e le estati, benché calde, si mantengono sopportabili, spesso mosse da una brezza leggera che spira dal Garda: le temperature medie di gennaio, il mese più freddo, vanno da una minima di -2°C a una massima di 5°C, mentre in luglio e agosto si passa dai 18°C ai 29°C. Le precipitazioni toccano il picco massimo nel mese di agosto, quando cadono in media 88 mm di pioggia.

Con un clima così gradevole è un vero piacere trascorrere delle lunghe giornate all’aperto, passeggiando per il centro o sulle sponde del lago, ed è un piacere assaporare le serate estive partecipando a qualche manifestazione o evento culturale organizzato in città. Sono innumerevoli gli appuntamenti estivi: in particolare nel teatro all’aperto del Vittoriale si mettono in scena spettacoli di ogni tipo, dalla musica classica alla danza, impreziositi dallo scenario d’eccezione.

Chi ha deciso di visitare la culla della poesia, ultimo rifugio del grande vate, può scegliere tra varie possibilità. Viaggiando in auto bisogna percorrere l’autostrada A4, uscire a Desenzano e continuare seguendo le indicazioni. Chi sceglie il treno può scendere alla vicina stazione di Desenzano, a circa 20 km da Gardone Riviera, mentre l’aeroporto più vicino è quello di Verona Villafranca, a circa 60 km di distanza.

Fonte: ilturista.info

 

La conca di Pila è situata a 1800 m di altitudine in un catino naturale baciato dal sole e protetto dal vento. Lo sviluppo turistico, iniziato negli anni 60 con la costruzione della cabinovia di collegamento con la città di Aosta, ha portato alla crescita di una località turistica disegnata traendo ispirazione dal modello francese dello ski-total, quindi si ha la massima concentrazione dei servizi permettendo cosi' ai villeggianti di scordarsi della macchina e di vivere una vacanza di full immersion nell'ambiente montano. La particolare conformazione della conca di Pila la tiene riparata dai venti garantendo quindi una qualità della neve sempre perfetta e consentendo di passare la giornata sugli sci scegliendo il versante con l'esposizione migliore.

Un ottimo impianto per la produzione di neve programmata mette al riparo dai rischi di inverni avari di precipitazioni nevose.
 

Raramente sulle alpi si può trovare in un solo comprensorio una varietà di piste come qui a Pila, si va dai pendii dolci della zona del Grimod, passando per le piste tagliate nei boschi di Chamolet fino ai ripidi pendii serviti dalle seggiovie del Couis.
Un attrezzatissimo snowpark situato nella zona centrale del comprensorio permette ai borders di esibirsi su salti, rail ed half pipe oppure si possono cimentare nel disegnare ardite traiettorie nei pendii vergini sotto la seggiovia del Couis I.

 

Tra i fitti boschi nella parte più settentrionale della conca sono tracciati due anelli per lo sci nordico; inoltre il vero appassionato di sci di fondo non può mancare una gita a Cogne, raggiungibile dal prossimo inverno utilizzando la tramvia di collegamento, per cimentarsi nel reticolo di tracciati che partono dalla Piana di Sant'Orso e sui quali si disputa una delle tappe italiane della coppa del mondo.

La stagione estiva offre rilassanti passeggiate nei boschi, escursioni naturalistiche nel confinante parco nazionale del Gran Paradiso, ma il vero fiore all'occhiello della stagione estiva è il percoso attrezzato per il downhill con le MTB servito dalla seggiovia Chamolet. Non bisogna dimenticare che Pila dista solo 18 km dal centro della città di Aosta con l'arco di Augusto gli scavi romani e gli eleganti negozi delle vie dello shopping. Baite, rifugi e ristoranti offrono spuntini per i più sportivi oppure con più tranquillità si possono gustare le specialità gastronomiche valdostane.

Per raggiungere Pila con la propria autovettura si percorre l’autostrada A5 fino alla città di Aosta, da qui facili indicazioni consentono di raggiungere i piedi della salita evitando il centro abitato di Aosta, i 18 km finali salgono con pendenza regolare fino ai 1800 m e consentono di ammirare panorami e scorci via via più ampi.

La stazione di partenza della telecabina Aosta-Pila è direttamente collegata con la stazione ferroviaria di Aosta rendendo veramente immediato il raggiungimento delle piste anche a chi non vuole utilizzare la macchina, inoltre un regolare servizio di autobus di linea collega Aosta con Pila e le varie frazioni situate lungo la strada.

 

Fonte: ilturista.info


WIE VAN DE DRIE
Isabella Anetta Anastasia
Isabella | Anetta | Anastasia
 
By Admin (from 28/11/2010 @ 08:00:12, in it - Scienze e Societa, read 2561 times)

Bastano due parole per fare una poesia, e se alle parole si aggiungono una brezza leggera che sa di montagna, un sole tiepido che profuma di estate mediterranea e un’atmosfera accogliente che fa sentire sempre a casa, allora ci si trova a godere di un piccolo capolavoro. E’ quello che succede a Soiano del Lago, piccolo borgo appollaiato alle rive del Garda, in provincia di Brescia, il cui nome latino, ‘Solis Ianua’, significa nientemeno che ‘Porta del Sole’.

 

In effetti l’aria è luminosa e tersa in questo comune della Lombardia, tra i colli dolci della Valtenesi, e ad apprezzarne la pace e le bellezze naturali accorrono sempre più visitatori da tutta l’Italia del Nord, che vanno ad aggiungersi ai 1500 abitanti della cittadina. Una cittadina legata alle sue origini semplici, genuine, dove ancora si praticano in grande quantità l’agricoltura, con la coltivazione di olio, cerali e vite, e di conseguenza l’attività vinicola, che regala un vino squisito di alta qualità.

 

Ma da qualche anno Soiano del Lago ha scoperto le sue potenzialità turistiche, e ha valorizzato il proprio patrimonio architettonico, storico e culturale, davvero ricco di monumenti e palazzi, corredati da proposte divertenti e tradizionali di ogni tipo. La ricchezza del presente è frutto di una storia lunga e appassionante, che comincia in un passato molto lontano: i reperti trovati in località Chizzoline testimoniano la presenza di insediamenti preistorici già nell’Età del Bronzo, e altri monumenti tradiscono l’origine romana, benché gli ungari, nell’899, abbiano distrutto gran parte delle costruzioni.

 

Proprio in seguito a quella invasione tremenda gli abitanti di Soiano decisero di dotarsi di un imponente castello, che è ancora oggi uno degli edifici più affascinanti della città: posizionato al di sopra del borgo, a cui è collegato tramite un panoramico viale alberato, il maniero divenne immediatamente il punto nevralgico del paese, da cui si poteva difendere il centro ma in cui ci poteva anche riunire periodicamente per le assemblee popolari. Vi prendevano parte i nativi di Soiano ma anche i membri della comunità annessa di Chizzoline, e nell’interesse del popolo approvavano le leggi, regolavano le controversie date dalla vita quotidiana ed eleggevano i propri amministratori.

 

La possente cinta muraria, ancora in gran parte intatta, ha pianta poligonale ed è interrotta da due torri, una a pianta quadrata e una trapezoidale. Per accedere al castrum si attraversa un’antica porta carraia situata verso ovest, al fianco della quale di apriva l’accesso pedonale, oggi murato ma comunque visibile. Sopra agli ingressi, testimoni di un tempo pericoloso e avventuroso, ci sono ancora le feritoie del vecchio ponte levatoio.

Il mastio che si erge alla destra della porta è stato successivamente trasformato in campanile, e già nei primi anni del Seicento era dotato di due campane di dimensioni diverse, che rintoccavano in occasione dei momenti salienti per la vita del borgo. Oltre al castello, come in ogni antico borgo, ben presto erano sorti a Soiano del Lago gli edifici religiosi, il primo dei quali fu probabilmente il convento di San Rocco, eretto ad opera dei francescani intorno al 1300 lungo la via che collega il centro a Padenghe.

 

Ma oggi tra le chiese più belle spicca la Parrocchiale di San Michele, risalente al XVI secolo, arricchita all’interno da pregevoli opere d’arte: da vedere l’organo realizzato nel 1694 da Antonio Franchino di Montichiari, inizialmente posto sopra al portale centrale ma spostato successivamente lungo la parete destra, con la sua cassa lignea dorata e la cantoria in stile barocco. Barocco è anche l’altare maggiore, in marmo, del 1790, cui fa da sfondo un raffinato dipinto a olio di Andrea Bertanza.

Nella frazione di Chizzoline merita una visita la chiesa di San Carlo, in tipico stile lombardo, realizzata nel 1610 in onore di San Carlo Borromeo, che a quanto narra la tradizione qui sostò per predicare tra la gente del posto. Prezioso è l’altare maggiore seicentesco, affiancato da due statue cinquecentesche provenienti dal Convento di San Rocco.

Piccolo scrigno traboccante di timidi tesori, Soiano del Lago non è una bellezza isolata: le sponde del Lago di Garda sono come una collana di perle infilate l’una vicina all’altra, pronte a regalare emozioni di ogni tipo, dagli scorci paesaggistici magici alle testimonianze storiche che fanno sognare, sino alle specialità enogastronomiche irresistibili. Manerba del Garda, Padenghe, Desenzano, Sirmione, Salò e altre incantevoli località si trovano nel raggio di pochi chilometri, pronte ad essere scoperte… e quando si torna nel centro di Soiano, verso sera, si può avere la fortuna di assistere a qualche manifestazione popolare, tra le varie feste organizzate nell’arco dell’anno. Tra gli appuntamenti più attesi c’è la festa di Ferragosto, seguita dalle celebrazioni in onore di San Rocco, mentre l’ultima domenica di settembre c’è la festa del patrono San Michele Arcangelo.

 

Se tutto questo non bastasse per innamorarsi del paese sul lago, basterà ricordare ancora una volta il nome latino originario, che significa ‘Porta del Sole’: il clima mite, infatti, è uno dei fiori all’occhiello di Soiano, con le sue temperature sempre piacevoli che ricordano le atmosfere mediterranee, senza raggiungere mai un caldo eccessivo. I valori medi di gennaio, il mese più freddo, vanno da un minimo di 0°C a un massimo di 6°C, mentre in luglio si passa dai 17°C ai 29°C. Unico neo le precipitazioni, che in giugno raggiungono il picco massimo di dieci giorni di pioggia, ma si tratta solitamente di temporali fugaci, generosi di arcobaleni.

 

Per arrivare a Soiano del Lago, così come alle altre località affacciate sul Garda, si può contare su collegamenti stradali efficaci. Chi viaggia in auto dovrà percorrere l’autostrada A4 e uscire a Desenzano, per poi seguire le indicazioni fino alla meta, e sempre a Desenzano si trova la stazione ferroviaria più vicina. Gli aeroporti più vicini sono invece a Brescia, Verona, Orio al Serio e Milano. 

Fonte: ilturista.info

 
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