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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 29/11/2010 @ 11:00:09, in it - Scienze e Societa, read 3722 times)

Tra il Lago Maggiore e la catena alpina c’è una lingua di terra pianeggiante, la Valtravaglia, un piedistallo rigoglioso che accoglie il comune di Brezzo di Bedero e i suoi mille abitanti. Il paese lombardo, in provincia di Varese, è immerso nelle pennellate verdi di una vegetazione ricca, illuminata dai bagliori che le acque del lago rubano al cielo e riflettono quando sono accarezzate dal sole. Oggi il comune è un unico, piccolo, prezioso gioiello, ma in passato Brezzo e Bedero erano due nuclei urbani distinti, fisicamente separati dal corso argentino del torrente Varesella. In seguito sono stati uniti nella cittadina attuale, che come una dama vanitosa si specchia dalla sponda occidentale del Lago Maggiore. Non si può darle torto: dalla rocca di Caldé al Pasqué di Bedero, la località è un susseguirsi grazioso di casette, campanili e tetti pittoreschi, incorniciati dall’imponenza sublime delle Alpi sullo sfondo.

 

Chi decide di visitare Brezzo di Bedero avrà la sensazione di viaggiare nel tempo, tornando a un passato genuino e rassicurante, fatto di ritmi squisitamente lenti e piccoli dettagli curati. Qui si respira ancor l’atmosfera di una volta, quando la popolazione era impegnata a lavorare la terra e si trascorrevano le giornate nei prati di montagna e collina, raccogliendo il fieno, il frumento e il granoturco. Oltre a questi prodotti si coltivano tuttora orzo, segale, piselli, lenticchie, patate e canapa, ma il protagonista assoluto della campagna circostante è il castagno. Un cenno particolare meritano i vitigni della zona: già nel Cinquecento erano noti a Milano i vini deliziosi della Valtravaglia, che venivano trasportati sulle acque del lago verso le grandi città del Nord d’Italia, e ancora oggi i tradizionali raccolti continuano a regalare un prodotto squisito, ottimo per accompagnare le pietanze tipiche della gastronomia lombarda.

 

Quest’aria pacifica e un po’ antica basterebbe a fare di Brezzo di Bedero una meta da visitare. Semplicemente le case e le villette del paese, distribuite dalla zona collinare alle sponde lacustri, accarezzate dal verde selvaggio dei boschi o dall’eleganza dei giardini, sono delle piccole opere d’arte. Dalle finestre e dai balconi, inoltre, si assapora un panorama idilliaco sul paesaggio lombardo.

 

Questo però non significa che il paese sia privo di opere artistiche o architettoniche da vedere. Tutt’altro: in città si può ammirare la splendida Canonica di San Vittore, una basilica romanica di dimensioni e linee grandiose già in uso nel 1100. Tra il XII e il XIII secolo la chiesa madre aveva un dominio molto esteso, che spaziava da Laveno a Luino e forse, nel Quattrocento, raggiungeva addirittura le ultime valli prima del confine con la Svizzera. Originale è la sua collocazione: la canonica si erge alla sommità di uno sperone roccioso, circondata da dirupi scoscesi, e proprio per questa difficile accessibilità il colle venne scelto, durante la prima guerra mondiale, per costruirvi le trincee che avrebbero dovuto proteggere l’Italia dall’invasione tedesca. Ancora prima, però, la chiesa si presentava come un rifugio rassicurante in un territorio avverso, un vero conforto per il pellegrino che veniva da lontano e si dirigeva a Luino.

Proprio come i viandanti del passato, oggi vale la pena di partire da Luino e intraprendere la salita verso la chiesa: la fatica del percorso, lungo una manciata di chilometri, è ampiamente ripagato dall’apparizione della sagoma della Canonica all’orizzonte, per non parlare degli scorci panoramici sul lago.

 

Proprio nell’ultimo tratto di strada si apre di fronte agli occhi una visione spettacolare, che abbraccia l’intera Valtravaglia e vede sullo sfondo la rocca di Caldé e il Golfo Borromeo. Ma la Canonica di San Vittore non si limita a farsi ammirare dai turisti: è anche la sede d’eccezione di un importante evento culturale, tra le manifestazioni più importanti di Brezzo di Bedero. Si tratta della celebre stagione concertistica che si tiene tra luglio e settembre, e può contare sul suono paradisiaco dell’antico organo. Un altro evento particolarmente atteso dai paesani è a realizzazione del Presepe Vivente nel periodo natalizio. La festa si ripete ogni anno dal 1980, e ha sede dell’anfiteatro naturale antistante la Collegiata di San Vittore, dove prendono posto oltre 40 figuranti per mettere in scena la natività e l’arrivo dei Re Magi.

 

A rendere il tutto ancora più suggestivo c’è il clima di Brezzo di Bedero, caratterizzato da inverni rigidi, talvolta nevosi, e da estati calde ma piacevoli, mitigate dalla vicinanza del lago. Le temperature del mese più freddo, gennaio, vanno da una minima di -4°C a una massima di 6°C, mentre in luglio si passa da 15°C a 29°C. Le precipitazioni si concentrano soprattutto in primavera e autunno, quando cadono più di 100 mm di pioggia mensili.

Per raggiungere Brezzo di Bedero avete varie possibilità. Chi viene da lontano e deve prendere l’aereo potrà atterrare a Milano Malpensa, a circa 51 km dalla meta, a o Milano Linate, a 101 km. Se invece viaggiate in auto dovete prendere, da Milano, l’autostrada dei Laghi in direzione Varese, quindi uscire a Buguggiate e procedere in direzione Laveno e Luino.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 30/11/2010 @ 11:00:29, in it - Scienze e Societa, read 3760 times)

Sulle colline dell’Emilia occidentale già nell’antichità erano conosciute delle sorgenti ricche di sali minerali. Acque così cariche di sali da far appellare una località dell’Appennino parmense con l’inequivocabile nome di Salso, appunto per il contenuto elevato di sale delle sue acque. Se già in epoca romana erano conosciute sorgenti da cui estrarre il sale, Salsomaggiore entra ufficialmente nella storia nel 798 quando l’imperatore Carlo Magno concesse ad alcuni cittadini di Salso il privilegio di estrarre il sale dalle acque minerali.

 

Devono però passare oltre mille anni perché Salsomaggiore scopra le proprietà benefiche e curative delle sue acque salsoiodiche, grazie al prezioso lavoro di Lorenzo Berzieri e Giovanni Valentini e dettero il la allo sviluppo degli stabilimenti termali ora famosi in tutto il mondo.

 

E’ facile e veloce arrivare a Salsomaggiore Terme. Gli aeroporti più vicini sono Linate, Orio al Serio e Bologna. Per chi arriva da ovest, dalla direzione Milano, o da est da Bologna si segue l’autostrada del Sole A1 con uscita a Fidenza – Salsomaggiore Terme. Da qui si segue direzione Fidenza, oltrepassata la quale si segue per la SS359 che in 9 km conduce alle prime colline su cui è adagiata Salsomaggiore Terme. Per chi arriva a Bergamo, all’aeroporto di Orio al Serio, conviene seguire per Brescia lungo l’A4 e prendere l’A21 e la diramazione per Firenzuola. Da qui si segue la A1 per Bologna e si esce a Fidenza, per poi seguire come spiegato in precedenza.

 

Per chi utilizza il treno ricordiamo che la stazione di Salsomaggiore si trova vicinissima al centrale Parco Mazzini, adiacente alle Terme Zoja ed è quindi molto comodo utilizzare il treno per arrivare agli stabilimenti termali.

Non c’è un periodo migliore per visitare Salsomaggiore Terme, come tutte le principali località termali italiane, l’offerta delle cure è abbinata ai centri benessere e wellness e spazia lungo tutto i mesi dell’anno. Un particolare boom di visite corrisponde al periodo intorno alla fine dell’estate quando a Salsomaggiore Terme si tiene la manifestazione di Miss Italia. Il clima della località è quello tipico emiliano, ma la posizione rialzata sulla pianura consente, di avere meno giorni di nebbia e un clima sostanzialmente asciutto. In estate il caldo (massime mediamente intorno ai 27-29 °C) presenta un minor tasso d’umidità, e le brezze di monte rendono piacevoli le serate.

 

Da vedere a Salsomaggiore Terme c’è l’eleganza del centro, piacevolissimo da passeggiare in rilassatezza, tra giardini ben curati, negozi e boutiques. La città offre anche un gran numero di caffè e bar, e poi ci sono i ristornati e le pizzerie che secondo la miglior tradizione emiliane offrono la loro cucina ricca e gustosa. Ma meno male che ci sono le terme per rimediare agli eccessi della tavola! Da segnalare a Salsomaggiore alcuni edifici davvero eleganti:

Le Terme Berzieri sono lo stabilimento termale che portano il nome dello “scopritore” delle proprietà terapeutiche delle acque salsoiodiche. Oggi sono una vera icona cittadina, grazie al lavoro dell’architetto Ugo Giusti che ha saputo dare uno stile orientaleggiante , impreziosito dalle decorazioni in stile Liberty di Galileo Chini in un mix davvero riuscito.

Nelle vicinanze delle Terme Berzieri, non distante dal magnifico Parco Mazzini, troviamo la Palazzina Warowland che è stata edificata con un particolare stile medioevale, di origine lombarda. Il vicino parco Mazzini è una delizia per gli occhi e i polmoni, un oasi di verde che ospita magnifici alberi, tra cui cedri, aceri ginko biloba e sequoie. All’interno del parco si trova uno splendido laghetto.

 

Il Grand Hotel des Thermes era l’albergo storico più famoso e raffinato di Salsomaggiore all’inizio del ‘900 (sempre con decorazioni di Galileo Chini) , ed oggi ospita il Palazzo dei Congressi. Le sue stanze hanno visto transitare personalità famose, tra i quali sono da ricordare l’attrice Eleonora Duse, il sommo poeta Gabriele d'Annunzio e la Regina Margherita. Se avete possibilità di visitare il palazzo vi segnaliamo la magnifica sala delle Cariatidi, la Taverna Rossa e il salone Moresco.

 

Le Terme Valentini si trovano invece in posizione rialzata nella parte più occidentale della città.

Salsomaggiore ha inoltre dei dintorni interessanti, che si possono visitare se siete auto muniti. Lungo il bacino idrografico del Torrente Stirone si trovano bei paesaggi collinari ed alcuni castelli come Scipione Castello e il borgo mediovale di Vigoleno. Il parco fluviale dello Stirone contiene un interessante muso dei fossili all’aperto, si trova vicino alla località di Scipione Ponte.

 

Manifestazioni a Salsomaggiore Terme.

Salsomaggiore ha legato il suo nome al concorso di Miss Italia. Le Terme sono state scelte più volte come sede finale della famosa manifestazione, in particolare nel 1950, dal 1960 al 1971 e dal 1983 fino almeno al 2009.

Tra i tre festival di Salsomaggiore, il Rock, Pop and Classic Festival è una manifestazione che si svolge tra i mesi di maggio, giugno e luglio e si distingue per la sua grande grande varietà di proposte e generi musicali, ed è in grado di unire le nuove generazioni assieme agli spettatori che sono tradizionalmente legati ai concerti sinfonici.

Recentemente Salsomaggiore ha cominciato ad ospitare il celebre Festival Beat, che si tiene nella prima settimana di luglio. Il terzo tipo di Festival, legato al jazz al femminile è il Woma Jazz Festival che si tiene in inverno.

Da segnalare la manifestazione primaverile di Vita Vitalis, le celebrazioni della festa di San Vitale, il patrono della città di Salsomaggiore, una vera e propria fiera paesana.

Fonte: ilturista.info

 

Füssen im Allgäu - una città davvero pittoresca. Sul punto di incrocio tra la Strada Romantica e la Strada Tedesca delle Alpi, Füssen è uno degli indirizzi migliori della Baviera ed il punto di partenza ideale per visitare i castelli Neuschwanstein, Hohenschwangau, Linderhof e la chiesa Wieskirche, un gioiello rococò e "patrimonio dell’umanità" dell’UNESCO.

 

Intorno alla città vecchia, con le sue sontuose chiese barocche, sono situati, in un idilliaco paesaggio lacustre ai piedi della Alpi, i borghi Bad Falenbach, Hopfen am See e Weißensee.

La pittoresca città storica di Füssen entusiasma i visitatori con il castello Hohes Schloss, una delle costruzioni fortificate tardo-gotiche più belle della Germania meridionale, il convento barocco di St. Mang, le case medioevali e le piazze idilliache.

 

I castelli reali Neuschwanstein e Hohenschwangau (4 km) e la Wieskirche (25 km), Oberammergau (50 km) e la cima del Zugspitze (60 km) sono facilmente raggiungibili da Füssen.

 

Füssen propone un ricco programma di rappresentazioni come, ad esempio, tutti gli anni, i concerti nella sala dei principi (Fürstensaal) oppure il "Kaiserfest zu Füssen" (festa imperiale) dalla durata di tre giorni, e numerose prestigiose rappresentazioni singole. Nel teatro per concerti Neuschwanstein, sulle sponde del Forggensee di Füssen, il nuovo musical Ludwig fa rivivere il re bavarese Ludwig II.

 

Il Museo della città di Füssen nell’ex monastero St. Mang è una meta immancabile: negli ambienti barocchi sono esposti antichi liuti e violini ed è conservato l’affresco della "Danza macabra" (Füssener Totentanz).

Da non mancare la Bayerische Staatsgalerie nel castello Hohes Schloss, con opere del tardo gotico e del Rinascimento.

 

II "Königswinkel", l’angolo dei re che circonda Füssen e il castello Neuschwanstein, è uno dei paesaggi bavaresi più suggestivi tra alte montagne e le prealpi collinari; incastonati in questa cornice, rilucono il fiume Lech e oltre dieci laghi.

Come arrivare a Fussen?

La città si trova a sud di Monaco di Baviera, non distante dal confine con l'Austria.

Si può scegliere un percorso diretto, utilizzando la A 22 del Brennero e poi da Innsbruck prendere direzione Bregenz, uscire a Motz e seguire le indicazioni per Reutte lungo la 179, oltrepassata la quale si arriva in pochi minuti a Füssen im Allgäu.

Per chi viaggia in aereo gli aeroporti più vicini sono München, Stuttgart e Augsburg.

La città è servita da treni regionali con collegamenti ICE, IC, EC:

L'autostrada più prossima è la A7.

Il clima dell'Allgäu è tipicamente alpino, con inverni freddi e nevosi, mentre l'estate risulta il periodo più piovoso anche se le temperature della regione risultano in genere gradevoli.

Il mese che presenta gli accumuli di pioggia più consistenti è luglio, mentre febbraio è il mese più avaro di precipitazioni. Le temperature massime raggiungono i 22-24 àC a luglio, ma nella scelta dell'abbigliamento è da considerare che con le escursioni in montagna si possono raggiungere quote elevate dove fa più freddo.

Fonte: Ente Nazionale Germanico per il Turismo

 
By Admin (from 02/12/2010 @ 08:00:51, in it - Scienze e Societa, read 4826 times)

Ci sono paesaggi che sembrano immortalati da pittori, e borghi degni delle cartoline più belle. Oberammergau è ancora di più, è una raccolta di immagini fatate, un repertorio di opere d’arte, con una cornice paesaggistica spettacolare a sua volta. Siamo nel sud della Germania, nel land della Baviera, in un paese montano di 5 mila abitanti, famoso per le sue splendide case affrescate. Per questo, e per tanti altri motivi, Oberammergau è senza dubbio una delle città più affascinanti della Strada tedesca delle Alpi, a pochi passi dal castello di Linderhof e dall’abbazia benedettina di Ettal, costellata di chalet alpini e fattorie, abbracciata da foreste misteriose che profumano di libertà.

 

Proprio le lussureggianti foreste del territorio sono state da sempre una delle maggiori risorse del borgo: gli artigiani di Oberammergau, infatti, sono famosi in tutta la Germania per le pregiate sculture in legno, una tradizione nata intorno al Cinquecento e sfociata nell’Ottocento nella fondazione di una scuola specializzata. Tante generazioni di artisti del legno l’hanno frequentata, e alcuni sono diventati dei professionisti nella creazione di crocifissi.

 

Non è questa la sola tradizione di Oberammergau, che come ogni antico borgo montano ama ricordare il passato, le usanze tipiche e le feste popolari. Un’altra famosa tradizione locale è la “Passionsspiele”, la rievocazione della Passione di Cristo che ogni dieci anni, dal 1634, si ripete nel cuore della città. Graziati in seguito a una grave epidemia di peste, che per mesi aveva causato sofferenze e decessi nel borgo, gli abitanti fecero voto di ricordare periodicamente il Signore. Il risultato è un evento memorabile, di fama ormai internazionale, che coinvolge nell’organizzazione oltre 2 mila persone tra cast artistico e tecnico: un numero impressionante, se si considera che la popolazione locale ammonta a poco più di 5 mila anime.

 

Lo scenario di un simile spettacolo è lo splendido Teatro della Passione, edificato nel 1930 e in grado di accogliere oltre 5 mila spettatori. Da maggio a settembre, per sei ore al giorno, un migliaio di figuranti mette in scena le toccanti vicende della Passione, che realizzano ad ogni edizione il tutto esaurito.

 

Chi desidera assistere alla manifestazione è costretto a prenotare addirittura con anni di anticipo. La teatralità pare proprio una caratteristica onnipresente a Oberammergau: chi passeggia per le strade può avere la sensazione di essere finito tra le quinte di uno spettacolo, nei pannelli della scenografia. Infatti si rimane ammirati di fronte alle abitazioni affrescate, con temi prevalentemente religiosi ma anche banchetti e battute di caccia, tra cui spiccano la Geroldhaus, la Forsthaus, la Mußldomahaus e la Pilatushaus. Quest’ultima è, a detta di molti, la dimora dipinta più bella del paese, realizzata nel XVIII secolo e oggi sede della Casa dell’Artigianato locale. Per un tocco di magia in più si può visitare, in Ettaler Strasse, la casa dei fratelli Grimm.

Da vedere anche l’ Heimatmuseum, l’esposizione che con il suo presepe di sculture in legno narra la storia della popolazione locale, e la suggestiva chiesa di Sankt Peter und Paul, realizzata in marmo rosa e bianco secondo il gusto barocco. Chi non si accontenta del centro incantevole di Oberammergau può spingersi nei dintorni, alla scoperta di una natura mozzafiato e di tante attrazioni imperdibili. Una fra tante, il già citato castello di Linderhof, un maniero lussuoso che fu residenza di Re Ludwig, circondato da un immenso parco che ospita la grotta di Venere e il rifugio di Hunding.

 

Ma le atmosfere fiabesche del borgo non devono ingannare: Oberammergau non è il paese dei balocchi, bensì una località vivace e travolgente, che sa essere avventurosa. Chi ama il dinamismo può raggiungere i vicini stabilimenti sciistici, che offrono una ripida discesa di ben 783 metri e 9 skilift, per accedere agli oltre 16 km di piste. Sciatori e snowboarders, principianti e temerari, ma anche fondisti ed escursionisti rimarranno rapiti di fronte a un paesaggio innevato da vertigine.

 

Come si addice a ogni ambiente montano, il clima della zona è quello suggestivo e frizzante dei borghi alpini, caratterizzato da inverni rigidi e estati fresche, perfette per passeggiare all’aperto e respirare aria pura. Le temperature medie di luglio, il mese più caldo, vanno da una minima di 12°C a una massima di 23°C, mentre in gennaio si va dai -5°C ai 2°C: le condizioni ottimali per delle suggestive cascate di fiocchi di neve. Le precipitazioni si concentrano specialmente in gennaio, giugno e luglio, quando si presentano in media per 16 giorni al mese, sotto forma di pioggia o di neve a seconda della stagione.

 

Con un clima così, anche il Natale diventa più caratteristico, specialmente sé è illuminato a festa da bancarelle e candele. A Oberammergau, ogni prima domenica di Avvento, un incantevole quartetto di flauti inaugura la distesa di bancarelle dedicate a Gesù Bambino, cariche di dolciumi, prodotti artigianali e tazze di vin brulé. A completare la magia ci sono i canti natalizi nella chiesa di San Pietro e Paolo, e la terza domenica di Avvento si può assistere in diretta alle dimostrazioni dei maestri artigiani.

Fonte: Ente Nazionale Germanico per il Turismo

 

Chi ha deciso di immergersi nell’atmosfera montanara deve soltanto pianificare il viaggio. Se si viaggia in macchina si può raggiungere Oberammergau da Monaco mediante l’autostrada A95, muovendosi in direzione Garmisch e, giunti a Oberau, deviando per Ettal-Oberammergau fino all’uscita di Oberammergau. Per chi vola ci sono i vicini aeroporti di Innsbruck (Austria) a 75 km circa, e Monaco di Baviera, a 90 km circa.

 

Per la storica linea ferroviaria della Furka è iniziata una nuova primavera. Il tratto fra Gletsch e Oberwald, in Vallese, è stato riaperto giovedì, quasi 30 anni dopo l'abbandono. Migliaia di volontari provenienti da tutta l'Europa hanno duramente sgobbato per il ripristino.

Il Glacier Express è una delle attrazioni turistiche più note della Svizzera. Lo spettacolare collegamento ferroviario tra la celebre località vallesana di Zermatt e quella grigionese di St. Moritz, si snoda attraverso selvaggi paesaggi alpini e i passi della Furka, dell'Oberalp e dell'Albula.

I convogli Glacier Express, fino al 1981, attraversavano anche la galleria dello Scheiter, a 2'162 metri di altitudine, ossia quasi all'altezza del passo della Furka. Il tratto fra Oberwald (Vallese) e Realp (Uri) era però percorribile solo in estate, ossia durante circa quattro mesi. Nel resto dell'anno non c'era alcun "Espresso dei ghiacciai".

L'apertura della galleria di base della Furka, nel 1982, ha consentito al Glacier Express di circolare tutto l'anno. Ma dal suo percorso è scomparsa la vista panoramica sul Ghiacciaio del Rodano, da cui aveva preso il nome.

 

Salvataggio: dal sogno alla realtà

Una lacuna che è ora stata colmata con il ripristino del vecchio tratto montagnoso della Furka: un troncone di poco meno di cinque chilometri in uno spettacolare scenario naturale che da giovedì, dopo un'interruzione di 29 anni, consente nuovamente di percorrere interamente in treno lo storico tracciato fra Realp e Oberwald.

La rinascita del collegamento è stata resa possibile dall'infaticabile impegno di appassionati di ferrovie che, nel 1983, hanno fondato un'associazione per il salvataggio di questa tratta di montagna. In quasi trent'anni di faticosi lavori di rinnovo, migliaia di volontari sono riusciti a raggiungere l'obiettivo, compiendo un'impresa che, inizialmente, molti avevano giudicato una semplice chimera.

Questi idealisti sono invece riusciti a concretizzare anche nei dettagli quello che ai pragmatici era apparso un sogno irrealizzabile. Hanno persino riportato in Svizzera locomotive a vapore originali, che durante la Seconda guerra mondiale erano state vendute in Vietnam. Con tenacia hanno "strappato" ai pericoli della natura la linea di 17,8 chilometri, che era continuamente minacciata da frane, slavine, smottamenti e inondazioni.

E adesso si viaggia!

Dopo anni di intensi sforzi, per i salvatori della mitica linea è ora giunto il momento di godersi come si deve il trionfo. L'inaugurazione dell'ultimo tratto è dunque celebrata con tre giornate di festeggiamenti. "È un successo formidabile", commenta il direttore della compagnia Dampfbahn Furka-Bergstrecke (DFB) Peter Bernhard. Come premio ai volontari che hanno permesso tutto questo è stato offerto il viaggio su un treno speciale, ancora prima di quello degli ospiti invitati alla cerimonia inaugurale. Questa è l'ultima di una serie di tappe che lentamente hanno fatto rivivere una ferrovia epica. La rinascita era iniziata nel 1992 con la rimessa in esercizio del tratto Realp-Tiefenbach. Otto anni dopo, dall'altra parte della galleria dello Scheitel, il treno a vapore raggiungeva Gletsch. La località al bivio delle strade per i passi della Furka e del Grimsel.

Estensioni con limiti

Negli intenti dei gestori, Gletsch in futuro dovrebbe rivestire un importante ruolo nell'offerta turistica della ferrovia a vapore. In particolare, si pensa di allestire un servizio di pullman turistici che colleghino in mezz'ora Oberwald e Gletsch. Da lì si potrebbe poi proseguire il viaggio in autobus, per esempio attraverso il passo del Grimsel. Nei piani c'è anche l'elettrificazione dell'intera linea.

Tutti i progetti di estensioni al momento sono però frenati. Il numero dei giorni d'esercizio – una settantina all'anno – e quello dei tragitti sono infatti limitati. Inoltre gli oneri di manutenzione del vecchio materiale rotabile sono enormi. Già con i circa 25mila passeggeri che in media finora si registravano annualmente sul tratto fra Realp e Gletsch "eravamo al limite", dice il responsabile del marketing della DFB Paul Güdel.

Gerhard Lob/ Fonte: swissinfo.ch - Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi

 

Schwangau è una località molto popolare della regione dell'Allgau, sita nei pressi di Fussen, e la sua fama è strettamente connessa a due magnifici castelli che sorgono sul suo territorio: Neuschwanstein e Hohenschwangau. Ma a parte questi due gioielli assoluti, Schwangau offre il clima di ospitalità della Baviera più vera, quella che si snoda a fianco dei contrafforti più settentrionali della catena alpina, tra montagne, foreste e laghi suggestivi.

 

Qui si incrociano percorsi storici e culturali dalla Romantischstrasse (la strada romantica) che serpeggia tra Fussen e Wurzburg, con l’antica via romana, e cioè la Via Claudia Augusta, spalleggiate dai contrafforti bavaresi dell’Allgau e della Lechtal che disegnano paesaggi magici costellati da laghi, laghetti e cascate. Qui sul manto verde della Baviera si adagiano i villaggi, le chiese ed i conventi , creando zone molto interessanti dal punto di vista turistico, come quella del Pfaffenwinkel. In definitiva le zone di Schwangau e di Fussen hanno tutti gli ingredienti per candidarsi come una delle province turistiche più complete di tutta la Germania.

 

Ludwig II è indubbiamente il più famoso ambasciatore dell'incantevole località di Schwangau. Già da bambino, il "re sognatore" bavarese aveva imparato ad amare la bellezza del paesaggio alle pendici delle Alpi di Ammergau, i laghi scintillanti, le dolci colline dell'Algovia e le imponenti vette alpine. Cresciuto nel castello Hohenschwangau, volle realizzare un palazzo fiabesco che non avesse eguali: Neuschwanstein, un castello che con le sue torri e merlature si innalza maestoso sopra Schwangau. Nella valle sottostante, la tipica accoglienza bavarese invita a trattenersi e a rilassarsi nelle Kristall Therme reali ammirando il sublime panorama. La varietà e quantità delle proposte va oltre i confini geografici di Schwangau. Infatti le gite oltre il confine della vicina Austria offrono uno svago ulteriore: mete possono essere per esempio le valli "Tannheimer Tal" e "Lechtal".

 

Grazie alla sua posizione, proprio sul tragitto della Strada Romantica, Schwangau è anche un ideale punto di partenza per viaggi più lunghi. Si possono raggiungere le cittadine cariche di storia e romantiche come Würzburg, Rothenburg e Augusta. La località e i dintorni offrono agli ospiti che vogliono gestire attivamente e in maniera personalizzata il proprio soggiorno, le soluzioni ideali.

 

Il clima di questo magnifico angolo di Baviera è caratterizzato da una stagione estiva piuttosto vivace. Il verde di boschi e prati è presto spiegato dalle precipitazioni temporalesche che caratterizzano le estati della Baviera del sud. I valori possono raggiungere quantitativi ingenti, però anche in seste c’è spazio alle giornate soleggiate con massime che raggiungono e superano i 18-20 °C. In inverno si possono avere temperature rigide, con minime che mediamente raggiungono i -6 / -8 °C e le nevicate sono piuttosto frequenti, anche se nel suo insieme, la stagione invernale è quella relativamente più secca dell’anno.

 

Cosa vedere? Se qualcuno pensa ad un castello di fiabe, slanciato e ricco di guglie, ed avvolto da un paesaggio incantantato, forse sta proprio pensando al castello di Neuschwanstein, il più recente ma anche più straordinario dei due castelli che circondano Schwangau. Anche la stessa Disney ha tratto ispirazione da questa magica costruzione.

 

Questo magnifico edificio, costruito tra il 1869 ed il 1886, con la sua splendida posizione fantastica e le ricche decorazioni d'interni, è unico al mondo, una delizia per ciascuno del milione e trecentomila visitatori che qui vengono ogni anno a vivere l’emozione di trovarsi in un luogo che stimola i ricordi di infanzia e riporta alle fiabe che ci venivano raccontate da bambini. Pur essendo abbastanza recente, lo stile con cui fu pensato e realizzato ci riporta al periodo medioevale, e cioè al 12° secolo, quando le fortificazioni erano concepite slanciate in altezza, perché l’unico modo per difenderle era impedire l’assalto con scale e torri mobili.

 

 Il nome di Neuschwanstein significa “Il Nuovo Castello della Pietra del Cigno” e ad oggi è il monumento tedesco che riceve più visite turistiche, oltre ad essere la fortezza più fotografata di tutta l’Europa. Fu voluto dal re Ludovico secondo di Baviera, ed il nome riporta al grande Wagner (l’opera il cavaliere del Cigno), autore musicale amato e venerato dal re, in modo quasi ossessivo. Le sue camere che compongono i 4 piani della struttura, sono riccamente decorate con opere d'arte, vi sono ritratti della saga del poeta Tannhäuser, si parla di Lohegrin, Tristano e Isotta, i Nibelunghi, di Parsifal e della vita di Walter von der Vogelweide, un poeta lirico medievale tedesco.

 

L’atmosfera del luogo rispecchia comunque la personalità complessa e visionaria di Ludovico II di Baviera, re che poi fu dichiarato pazzo e destituito dopo avere speso una fortuna nella realizzazione di questa opera. . Per fare una bella fotografia di insieme del Castello di Neuschwanstein e la magica cornice montuosa alle sue spalle, conviene fare la passeggiata al Marienbrücke, un ponte ardito sulla gola di Pöllat e dedicato alla moglie di Massimiliano II, il padre di Ludovico II. Il primo concerto nella Sala dei Cantori si svolse nel 1933 e guarda a caso per commemorare il 50 ° anniversario della morte di di Richard Wagner. E’ dal 1969 che il Castello di Neuschwanstein ospita concerti ogni anno nel mese di settembre.

 

Meno famoso, ma non per questo vale meno la pena di vederlo, è il Castello Hohenschwangau. In particolare, gli originali arredi Biedermeier del 19° secolo e il parco del Lago dei Cigni ne fanno una importante meta di viaggio per ogni turista.

 

L'antico castello di Schwangau "Schwanstein", che era già fatiscente e inabitabile, fu acquistato nel 1535 da Johann von Paumgartner zu Paumgarten e completamente ricostruito dal 1538 al 1547. Egli gli dette il nuovo nome di "Hohenschwangau". Quasi 300 anni dopo l’opera Paumgarten l’edificio era nuovamente caduto in rovina. Fu allora che il principe ereditario bavarese Massimiliano, il figlio di Ludovico I, venne nella regione di Füssen: in occasione di una "storia escursione" con la sua insegnante si accorse dell’edificio e decise l’acquisto del rudere. Era il 1839, l’anno che segna la rinascita di Hohenschwangau e che prepara la nascita di Neuschwanstein che avvenne alla successione con Ludovico II, figlio di Massimiliano II.

 

Oggi il castello di Hohenschwangau vi accoglie con le sue stanze magnificamente arredate e l'intero complesso vive in uno spirito di epoca romantica. Da segnalare la grande “Festsaal” detta anche sala degli eroi e dei cavalieri, la Stanza Orientale (per i suoi decori in stile turco) dove dormiva Marie, la regina moglie di Massimiliano II, la camera Hohenstaufen, dove Ludovico studiava musica, e la stanza Berchta riccamente dipinta. Magnifico è il cortile del Castello che è racchiuso da un muro esterno, con la bella fontana di Maria, bene decorata, e il lago dei cigni.

 

In Algovia, a Schwangau, gli ospiti invernali estremamente dinamici, che prediligono la stagione fredda e tersa e gli amanti degli eventi culturali possono provare indicibili sensazioni di benessere. Perché il passaggio graduale da una vasta pianura, che si innalza fino alle Alpi dell'Algovia, permette allo sguardo di spaziare ed intravedere i percorsi della migrazione invernale, le piste dello sci di fondo certificate dalla DSV e persino una discesa lunga più di 4 km lungo la montagna di argilla calcarea ed infine i famosi castelli di Neuschwanstein e Hohenschwangau.

 

Il tempo libero che si può trascorrere tranquillamente con la famiglia a Schwangau, un villaggio dalle tipiche caratteristiche, i numerosi laghetti ghiacciati e lucidati a specchio e il Nordic Active Center della DSV garantiscono una perfetta sinergia fra il corpo e lo spirito. Anche alla fine della giornata gli eventi sportivi sono ancora alla ribalta grazie all'illuminazione artificiale dei proiettori. Gli sciatori volteggiano di notte nell'arena degli sport invernali, dove l'innevamento ai piedi dei due castelli è sempre assicurato, mentre a nord si staglia una vertiginosa vista in prospettiva. Sulla pista dello sci di fondo di Neuschwanstein, i fondisti e gli appassionati di skate-board percorrono piste ben illuminate in un giro di pista innevato a 2000 m.

 

A Schwangau i pomeriggi romantici sono caratterizzati da fenomeni estetici che si intercalano vicendevolmente. Naturalmente nel paese dei sogni di re Ludwig si va in carrozza azionata da due cavalli a vapore attraversando un meraviglioso paesaggio invernale e passando davanti alla Chiesa di S. Coloman. Vivere sulla propria pelle una meravigliosa esperienza, immersi nella natura, cibandosi di frutti selvatici davanti allo steccato dei cervi e sentirsi sprofondati nel calore di uno stupendo benessere nelle sorgenti termali reali è il completamento di questo delizioso quadro suggestivo. Oltre alla grotta di cristalli e pietre preziose, sette saune termali, bagni immersi nel vapore e indicibili sensazioni di benessere, lo sguardo sfiora di nuovo la dimora reale di Neuschwanstein e il castello di famiglia di Hohenschwangau.

 

Eventi a Schwangau:

La zona di questa porzione di Baviera è molto legata alle tradizioni del sud di Germania e le celebrazioni sono sempre rappresentate con l’utilizzo dai costumi tipici bavaresi e accompagnate dalla musca delle bande tradizionali. Tra i vari eventi folcloristici segnaliamo il Maibaum, l'albero di maggio, la processione del Corpus e l’importante festa di St. Coloman, che si svolge con una processione dei cavalli, nel mese di ottobre. Da non perdere poi l’atmosfera del Natale di Schwangau, con il classico mercatino del bambin Gesù.

 

Schwangau è facile da raggiungere in automobile a partire da Monaco, più complicato ma spettacolare è anche il percorso per chi vuole raggiungere la località attraversando il vicino confine con l’Austria. Da Monaco la strada più rapida è forse quella di utilizzare l’autosrada A96 che collega Monaco con Lindau. L’uscita consigliata è quella di Landsberg. Da qui si procede verso sud lungo la strada n° B17, si oltrepassa la località di Schongau in direzione di Fussen, e dopo un'altra trentina di km si raggiunge Schwangau. Per chi arriva dall’Italia un percorso alternativo può essere quello di percorrere la Alpenstrasse da Innsbruck a Garmish fino a Schongau e da qui percorre come detto la B17 verso sud, oppure da Innsbruck seguire l’autostrada per Bregenz, uscire a Imst, da qui imboccare la strada del Fernpass, seguire le indicazioni per Reutte e poi deviare per Fussen ed il lago Forggensee su cui si affaccia Schwangau.

Fonte: Ente Turismo Tedesco/ ilturista.info

 
By Admin (from 05/12/2010 @ 10:00:31, in it - Scienze e Societa, read 5776 times)

Il turista questa volta vi propone un magnifico lago del Trentino, caratteristico ma un po' dimenticato, caduto in oblio dopo che era diventato famoso a cavallo degli '50 e '60. Molti di voi avranno sentita parlare che presso il lago di Tovel.

 

ll limpido specchio d'acqua, le acque improvvisamente si tingevano di rosso, a causa della fioritura di una alga unicellulare, eichiamando folle di curiosi e scienzati interessati a studiare il particolare fenomeno, ma che ormai da oltre 40 anni non ripresenta più questa particolare colorazione, o almeno non con la stessa intensità di un tempo.

 

Se purtroppo le acque rosse non esistono più, rimane comunque uno splendido lago alpino, posto a 1.170 metri di altitudine, circondato da fitti boschi e le imponenti cime delle Dolomiti di Brenta. Per arrivare a Tovel, si esce dall'autostrada del Brennero A22 presso San Michele all'Adige, si percorre per qualche km la statale 43 in direzione di Cles, poi si devia verso Tuenno da dove parte la strada per il lago, che si arrampica ripida in pochi km fino a Tovel.

Il lago fu generato da una gigantesca frana che nel 1300 discese dal monte Corno e sbarrò il percorso del torrente. Risalendo la strada è facile accorgersi della frana che forma un accumulo di giganteschi massi chiamati marocche. Superato lo sbarramento la strada asfaltata scende al lago. Qui una volt parcheggiata l'auto è possibile compiere il periplo del lago (circa 5 km) a piedi, considerate circa un ora e mezzo, ma il dislivello di soli 50 m è davvero per tutti..

 

Dal Lago di Tovel è possibile compiere delle altre interessanti escursioni a piedi, a patto che il vostro allenamento sia buono, per raggiungere i passi che dominano il lago il dislivello da superare è discreto. Un sentiero consigliabile porta ad un magnifico giro di malghe, tra cui ricordiamo Malga Flavona posta a 1860 metri di quota. Il sentiero da seguire è il n°341, poi seguite le deviazioni indicate sulle mappe e lungo i sentieri. La passeggiata, piuttosto impegnativa, ha una durata di circa 6 ore. Per i più allenati si puà tentare la salita verso il Sasso rosso e il massiccio della Pietra grande, ma i dislivelli superano tranquillamente i 1500 m e devono essere affrontati consapevoli dello sforzo che richiedono! Da quelle cime però il panorama compensa di ogni sforzo profuso.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 06/12/2010 @ 10:00:35, in it - Scienze e Societa, read 2172 times)

I castelli di Bellinzona si annoverano fra le più mirabili testimonianze dell'architettura fortificata medievale in Svizzera. E oggi sono tra gli elementi trainanti del turismo. La configurazione odierna si deve sostanzialmente alla complessa attività edilizia promossa dai duchi di Milano nel Quattrocento.

Franco Ruinelli, direttore di Bellinzona Turismo, non ha dubbi: il riconoscimento Unesco non ha solo portato a Bellinzona gente di tutto il mondo e volti nuovi. "È come se all'improvviso – spiega a swissinfo – i ticinesi, bellinzonesi compresi, abbiano riscoperto i castelli".

L'Unesco non ha solo riavvicinato i castelli alla gente del luogo. "C'è stato anche un radicale cambiamento nello sguardo, nel modo di vedere questi castelli. Il loro inserimento nella lista dei siti patrimonio dell'umanità – continua Ruinelli – è stata anche l'occasione per promuovere in modo diverso il territorio, le sue ricchezze, i suoi valori".

Alla rinascita dei vecchi castelli - ormai noti in tutto il mondo grazie anche ai nuovi mezzi di comunicazione come internet - hanno contribuito, secondo Ruinelli, anche le riuscite ristrutturazioni di due dei tre castelli, che hanno acquistato un nuovo splendore.

 

Castelgrande, "il Castello vecchio"

 Ristrutturato con grande maestria dall'architetto ticinese Aurelio Galfetti, Castelgrande è il primo dei tre castelli. È chiamato anche "Castello vecchio" dal XIV/XV secolo, castello d'Uri dal 1506 e castello di San Michele dal 1818.
Situato in centro città, il Castelgrande è un silenzioso ed elegante testimone della vita quotidiana della città: ai piedi della sue pareti rocciose, in Piazza del Sole, la gente si incontra, si organizzano feste e concerti. Funge anche da cornice per ricevimenti ufficiali e internazionali.
Si può accedere al castello a piedi oppure in ascensore, incastonato nella roccia. Sono parti integranti della struttura un museo storico, un ristorante, un grottino e uno spazio multifunzionale. Il castello è protetto verso nord da pareti rocciose quasi verticali.

Montebello, il "Castello di mezzo"

 L' imponente complesso di Montebello - detto anche nel 300 e nel 400 "Castello piccolo", "nuovo" o "di mezzo", dal 1506 castello di Svitto e dal 1818 castello di San Martino - sorge su uno spuntone roccioso a est del nucleo urbano di Bellinzona. Le sue origini risalgono al tardo XIII secolo.
Caduto in abbandono nel XIX secolo, intorno al 1900 Montebello offriva un quadro di sfacelo ormai imminente. Importanti restauri sono stati avviati a partire dal 1903, mentre tra il 1971 e il 1974 sono stati ristrutturati gli ambienti interni a scopi espositivi.
"La struttura del castello di Montebello – precisa Franco Ruinelli – è molto delicata. Ci sono progetti di restauro anche per questa struttura, ma dovranno essere valutati con estrema attenzione".
Oggi il castello ospita il Museo civico con la collezione archeologica; i reperti n mostra, comprendenti pezzi unici, provengono da necropoli preistoriche del Ticino. Il castello di Montebello – forse quello che ricorda di più i castelli delle favole - è spesso teatro di numerose feste ed è visitato per il suo museo.


Sasso Corbaro, il "Castello di cima"

 

È il più alto dei tre castelli, sovrasta l'intera città offrendo ai visitatori un panorama davvero impressionante. Chiamato anche castello d'Untervaldo dal 1506 e castello di Santa Barbara dal 1818, il Castello di Sasso Corbaro si trova a sudest della città ed è situato nel punto più alto del dosso roccioso ed è sontuosamente immerso nel verde.
Affidato all'architetta ticinese Paola Piffaretti, il progetto di valorizzazione dell'intera fortificazione ha ridato lustro e luce ad un edificio che nel 1894 fu ritenuto "un rudere in procinto di crollare".
Oggi il castello, che ospita anche un ristorante e degli spazi espositivi, ha ritrovato l'antico splendore attraverso interventi semplici, sobri, funzionali ed innovativi. La fortezza è valorizzata anche dal punto di vista paesaggistico, grazie ad una rete di sentieri e alla ripulitura dell'intera collina.


Le mura cittadine e la murata

 

"Diversamente che in altre città, in cui le fortificazioni sono disposte concentricamente intorno alla superficie abitata - spiega Werner Meyer nella guida dedicata ai castelli -, le mura di Bellinzona consistono in due linee separate. Le loro estremità salgono a fondersi con le strutture difensive di Castelgrande e di Montebello, in modo tanto stretto che di fatto non si capisce dove comincino le mura cittadine e dove cessino le strutture esterne dei castelli".
Le mura originarie, oggi ancora sopravvissute nella misura del 60%, sono state molto modificate negli ultimi cent' anni, sia da interventi di risanamento, sia dall'apertura di passaggi per pedoni e per veicoli.
Alla periferia occidentale del Castelgrande si raccorda, seguendo un costolone roccioso naturale, la cosiddetta murata, possente muro di sbarramento che un tempo proseguiva sino a incontrare il fianco della montagna sulla riva destra del Ticino.
"Purtroppo nel corso degli anni – fa notare ancora Meyer - parti cospicue della murata, sono andate perdute, tanto che oggi quest'opera di sbarramento risulta gravemente mutila, lasciando aperti importanti quesiti sul progetto globale dell'impianto di difesa".

Autore: Françoise Gehring, Bellinzona/ Fonte: swissinfo.ch

 
By Admin (from 07/12/2010 @ 12:00:50, in it - Scienze e Societa, read 2520 times)

Forse non tutti conoscono Crodo, piccolo borgo piemontese nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, ma a tutti è ben noto il “Crodino”, la celebre bevanda nata qui nel 1964, tuttora prodotta dal gruppo Campari. Popolata da appena 1457 abitanti, che affettuosamente la chiamano “Crò”, Crodo è una serena cittadina termale, centro principale della Valle Antigorio, situata 16 km a nord di Domodossola. Nell’aria frizzante, quasi sempre dominata dal sole, si stagliano le sagome innevate delle montagne, i tetti aguzzi delle casette graziose, i campanili delle chiese che costellano il borgo e le colline. Passeggiando per le stradicciole del centro, dal sapore intimo e accogliente, si può sentir raccontare una leggenda, che racconta le vicende della Crodo lontana e delle sue antiche terme.

 

La storia vuole, infatti, che le proprietà benefiche delle acque locali siano state scoperte al tempo delle crociate. Pare che un cavaliere, tornando da Gerusalemme, si sia fermato a Salecchio in fin di vita, stremato dall’impresa e dal viaggio. Abbeverandosi a una sorgente trovata per caso, che zampillava da una roccia, avrebbe ripreso miracolosamente le forze, e lo stesso sarebbe accaduto alla sua cavalla: da allora i cittadini, che avevano assistito alla scena stupefacente, si servirono dell’elisir per alleviare ogni tipo di malattia. Come l’antico cavaliere, oggi sono molti i visitatori che si recano a Crodo per beneficiare delle cure termali, in uno stabilimento accogliente e curato, dotato di ogni comfort. L’acqua, medio minerale-solfato-bicarbonato-calcica, è ideale per le patologie del sistema urinario e digerente, ma anche per i disturbi del metabolismo, il diabete o, più semplicemente, l’alimentazione durante la gravidanza.

 

Benchè sia un piccolo paese, Crodo offre tanti altri gioielli da non trascurare. Per chi non rinuncia a un pizzico di cultura, infatti, ci sono dei monumenti interessanti: nella frazione di Avernolo, a 1000 metri di quota, c’è il Muro di Avernolo o “Muro del Diavolo”. Si tratta di un’antica costruzione megalitica, formata da massi monumentali, che in epoca preromana fungeva probabilmente da luogo di culto.

Risale a un passato più recente la Torre di Rencio, nell’omonima località, di cui rimangono alcune rovine. Abbarbicato a uno sperone roccioso, il castello di Rencio fu edificato tra il IX e il X secolo allo scopo di difendere la valle e controllare le rotte commerciali subalpine. Tra le chiese del borgo vale la pena di visitare la parrocchiale di Santo Stefano, costruita nel X secolo ma ampliata nel 1582 e nel 1616; la cinquecentesca chiesa di S. Giulio, in stile romano-gotico, affiancata dall’oratorio di San Giovanni Battista; infine il santuario della Madonna della Vita, realizzato nel XVII secolo e affrescato all’interno dal Giuseppe Borgnis nel 1715.

Ma l’aspetto più affascinante di Crodo sono forse le sue tradizioni, le usanze popolari, le credenze legate alla vita genuina di un tempo. Per chi desidera conoscerle, nella vicina frazione di Viceno, c’è l’originalissimo Museo della Montagna, aperto in estate ma visitabile tutto l’anno su prenotazione. In una caratteristica casa di montagna, con i muri in pietra, il tetto di piode e le finestre con le inferriate, è allestita questa esposizione dedicata alla vita contadina di un tempo. Cimeli, suppellettili, mobili e attrezzi da lavoro –tra cui spicca un grande telaio- sono custoditi nelle varie stanze, arredate con cura secondo il gusto passato.

 

Di tutt’altro genere è il Museo Nazionale delle Acque Minerali “Carlo Brazzorotto”, una collezione unica nel suo genere: qui sono raccolte più di ottantamila etichette e novemila esemplari di bottiglie di acque minerali. Chi ama la vita all’aria aperta troverà pane per i suoi denti nel territorio di Crodo, che fa parte del Parco Naturale Veglia-Devero. Qui ci si potrà avventurare lungo una fitta rete di sentieri, attraverso l’ondeggiare delle praterie d’alta quota e l’imponenza austera delle montagne più aspre.

 

Persino i più pigri non sapranno resistere alla tentazione e si avventureranno in qualche passeggiata. Complice il clima mite di Crodo, che gode di temperature dolci e tante ore di sole: i valori medi, infatti, vanno da un minimo di 5°C a un massimo di 11°C in gennaio, il mese più freddo. Si passa invece dai 21°C ai 27°C in luglio, il mese più caldo. Le precipitazioni, scarse in estate, si concentrano in primavera e autunno, quando piove in media per 8 giorni al mese.

A completare la ricca offerta turistica ci sono alcuni appuntamenti immancabili, distribuiti nell’arco dell’anno. Tra gli eventi più attesi ci sono le degustazioni di ottobre, dedicate ai prodotti più rappresentativi della regione: “Dalla magia di un riccio…ai piaceri della tavola” è il nome, ad esempio, della rassegna dedicata alle castagne, protagoniste assolute di piatti deliziosi. Deliziose anche le specialità, dolci e non, che si potranno assaggiare tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, in occasione della sagra “Mele e Miele”.

 

Chi ha deciso di raggiungere Crodo per un soggiorno rilassante, salutare e appassionante, può scegliere tra diverse possibilità di viaggio. Chi usa l’auto e viene da Torino deve percorrere la A4 in direzione Milano, prendere il raccordo dell’Autostrada A26 in direzione Sempione Confine di Stato, raggiungere Gravellona Toce e proseguire sulla superstrada fino all’uscita per Crodo. Per chi viene da Milano il tragitto è lo stesso, ma l’autostrada da percorrere è la A8 in direzione Sesto Calende, da cui prendere il raccordo A26. Per chi sceglie il treno la stazione ferroviaria di riferimento è quella di Domodossola, a circa 14 km da Crodo, collegata a Novara, Milano, Locarno e Briga. Per chi si serve dell’aereo c’è l’Aeroporto di Torino Caselle, a 195 km dalla meta.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 08/12/2010 @ 12:00:09, in it - Scienze e Societa, read 3222 times)

Gli abitanti sono appena 200, eppure non siamo in un paese delle fiabe, né in uno scenario sperduto e dimenticato dal mondo. Al contrario: in estate e in inverno, a godere delle sue meraviglie, accorrono alcune migliaia di visitatori che rendono il borgo vivace e ridente, trasformandolo in una località turistica con i fiocchi. Siamo a Lurisia Terme, frazione di Roccaforte Mondovì in provincia di Cuneo, nella parte meridionale del Piemonte.

 

Appollaiata a 720 metri di quota, Lurisia è protetta dalla sagoma imponente del Monte Pigna, vetta delle Alpi Liguri, che raggiunge i 1768 metri. Lo scenario che l’abbraccia è mutevole e affascinante, ricco di sfaccettature ma sempre degno di ammirazione: in inverno le conifere fanno capolino dal manto nevoso, costellando le montagne come vedette fruscianti; in estate le nevi si sciolgono e scoprono il verde fragrante dei prati, che incoraggia a passeggiare.

Ma l’attrazione più nota di Lurisia Terme, come suggerisce il nome, è lo stabilimento termale: convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, il complesso fa da centro salute e centro benessere, e partecipa all’attività di imbottigliamento dell’acqua minerale Lurisia. Nato negli anni ’40 del Novecento, l’Istituto Idrotermale è incastonato nel paesaggio lussureggiante del Monregalese, e ha da sempre attirato importanti figure del mondo politico, artistico e sociale italiano. Oggi vive una rinnovata vitalità: in un ambiente confortevole e curato, a metà strada tra le montagne e la costa ligure, troverete un rifugio di serenità.

 

Le fonti utilizzate dal centro sono due, la Fonte Garbarino e la Santa Barbara. L’acqua della Garbarino, un vero e proprio farmaco naturale, viene utilizzata solo dietro prescrizione medica, dopo aver effettuato una visita al momento dell’accettazione nel reparto; la seconda è invece un’acqua molto leggera, minimamente mineralizzata, dalle proprietà diuretiche e depurative. Fangoterapia, balneoterapia, idropinoterapia, cure inalatorie e ginecologiche sono i principali trattamenti di cui si può beneficiare, oltre alle sedute dedicate al benessere e alla bellezza.

Se si visita Lurisia in inverno non ci si può limitare al relax: sarebbe un peccato trascurare le emozioni offerte dalle montagne circostanti, con le loro discese mozzafiato e gli scorci panoramici da vertigine. A breve distanza dal centro cittadino, infatti, si incontra la stazione sciistica di Lurisia Monte Pigna, molto amata dai turisti liguri e non solo, dove 40 km di piste sono accessibili mediante 5 skilift e una seggiovia. Tra le valli Ellero e Pesio, dagli 837 metri ai 1768 metri del Monte Pigna, si snodano le discese per sciatori e snowboarder, la cui esposizione a nord-ovest garantisce un abbondante tappeto di neve. Per i fondisti ci sono 2 chilometri di percorsi spettacolari, affacciati sulle gole imbiancate delle Alpi Liguri.

 

Ma una vacanza a Lurisia è anche scoperta, curiosità, cultura: nei dintorni del paese si incontrano alcuni gioielli naturalistici preziosi, come le Grotte di Bossea, dei Dossi e del Caudano, le splendide valli monregalesi e il Parco Naturale dell’Alta Valle Pesio e Tanaro.

 

Tra le meraviglie storico-artistiche c’è la Certosa di Pesio, che si erge maestosa nei pressi del confine francese, poco prima che la Valle Pesio si chiuda. Con più di otto secoli di vita alle spalle, in cui ha rivestito un ruolo centrale nella cultura e nella religione del nord d’Italia, la Certosa è agghindata da una natura rigogliosa ed è introdotta da un portale settecentesco invitante, di elegante fattura. Il porticato barocco, il piccolo chiostro e il chiostro cinquecentesco di maggiori dimensioni, gli affreschi pregiati e la chiesa superiore sono solo alcuni dei gioielli che custodisce.

 

Da vedere anche il Santuario di Santa Lucia, a pochi chilometri da Lurisia, in direzione Villanova Mondovì. Una facciata alta e bianca, abbarbicata sul ripido versante del Monte Calvario, che nasconde la caverna naturale con il santuario, dedicato alla santa protettrice della vista. Dopo questa incursione nei dintorni vale però la pena di tornare nel cuore di Lurisia, per un ultimo immancabile appuntamento: quello con la tradizione, il folclore e l’ospitalità dei cittadini locali. A tal proposito si può prendere parte a una delle numerose manifestazioni organizzate durante l’anno in paese, come la

Festa estiva di Lurisia Terme, i “martedì del liscio” e l’evento di ottobre “castagne e musica”.

 

Il tutto condito con un clima piacevole e piuttosto mite, con estati calde ma mai afose, adatte alle passeggiate tra i monti, e inverni freddi ma non troppo rigidi. Le temperature medie del mese più freddo, gennaio, vanno da una minima di 2°C a una massima di 5°C, mentre in luglio si passa dai 17°C ai 27°C. Le precipitazioni sono più diffuse nel periodo autunnale: il mese più colpito, con una media di 107 mm di pioggia, è ottobre, contro i soli 43 mm di luglio.

Se avete voglia di sport invernali adrenalinici ma anche di relax e di pace, se sognate le atmosfere frizzanti delle montagne ma amate il comfort e l’accoglienza di un borgo grazioso, non vi resta che fare i bagagli e dirigervi verso Lurisia Terme. Per arrivare in auto dovete percorrere l’autostrada A6 Torino-Savona, uscire a Mondovì e percorrere la provinciale per Villanova Mondovì finché non incontrate le indicazioni per Lurisia.

 

Se preferite il treno, le stazioni ferroviarie più vicine sono quelle di Mondovì e Cuneo: se scendete a Mondovì potete proseguire con l’autobus o con un taxi, per un viaggio di circa 20 minuti; da Cuneo invece non ci sono autobus, ma con un taxi potrete arrivare a destinazione in una mezz’ora. Per chi viaggia in aereo gli aeroporti più vicini sono quelli di Cuneo, Torino e Genova, rispettivamente a 39 km, 122 km e 125 km.

Fonte: ilturista.info

 
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