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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 23/11/2010 @ 13:00:13, in it - Scienze e Societa, read 4144 times)

Camporosso in Valcanale è grande e piccola allo stesso tempo, maestosa e timida, riservata e mondana. Si tratta infatti di un borgo montano a misura di bambola, costellato di casette pittoresche e popolato da meno di 1000 abitanti; allo stesso tempo, però, la sagoma imponente delle montagne conferisce al paese una solennità senza eguali, e mette in soggezione i visitatori ammirati. Situata nel lembo nord-orientale del Friuli Venezia Giulia, in provincia di Udine, Camporosso è una frazione del comune di Tarvisio, rinomata meta turistica della stagione estiva e invernale.

 

Per i friulani è “Cjamparos”, per gli sloveni si chiama “Žabnice” e dai tedeschi è chiamata “Saifnitz”. In ogni caso fa sorridere che il nome di Camporosso, nella lingua italiana, derivi da un divertente fraintendimento: il toponimo sloveno, Žabnice, significa infatti “località delle rane”, da cui derivò inizialmente il nome italiano “Camporospo”. Per un errore di distrazione, o forse per dare maggiore dignità a un borgo tanto bello, il nome venne poi cambiato nell’attuale Camporosso.

 

Benché l’affluenza turistica sia cresciuta negli ultimi anni, il paese alpino vanta una lunga storia, che affonda le radici in un tempo lontano. A fondarla furono i romani, e nel VII secolo d.C. venne occupata dalle popolazioni slave, ma la prima data davvero importante è il 1360, quando venne edificato lo splendido santuario di Lussari, destinato a diventare il più importante della vallata. Violente invasioni turche nel XV secolo, scontri sanguinosi tra truppe austriache e francesi e l’ingresso frequente di eserciti invasori furono favoriti dalla posizione geografica di Camporosso, di facile accesso.

Oggi, al contrario, la collocazione geografica del paese costituisce la sua ricchezza più grande. Il paesaggio montano, con i suoi panorami che incantano, e il clima alpino che regala abbondanti nevicate, fanno di Camporosso un’importante zona sciistica, dotata di vari impianti di risalita. Il più conosciuto è la funivia che conduce al Monte Santo di Lussari, utilizzata in estate dai pellegrini e dai turisti in gita, in inverno dominata da sciatori e snowboarder.

L’intero comprensorio del Tarvisiano offre una vasta scelta di piste, che vanno dalla Super Canin di sella Nevea alla Florianca di Tarvisio, sino alla “Di Prampero” di Camporosso, la regina indiscussa tra le piste da sci della valle. In tutto, dal borgo al Monte Lussari, si possono percorrere ben 25 km di tracciati innevati, accessibili mediante due nuovi impianti di risalita. Poco lontano c’è un altro polo sciistico, il vasto comprensorio austriaco di Nassfeld, conosciuto dalla maggior parte degli italiani come Pramollo, con oltre 100 km di piste e decine di impianti di risalita.

Gli sportivi non sono gli unici a salire sino al Santuario Mariano, dedicato alla Madonna del Lussari. Fondato nel XIV secolo e completamente ricostruito nel XVIII, l’edificio è detto “dei tre popoli” perché rappresenta, con la sua stessa esistenza, l'unione spirituale delle tre comunità che si trovano ai suoi piedi: gli italiani, gli austriaci e gli sloveni. Da sempre il santuario, a testimonianza del suo grande valore spirituale, è meta di pellegrinaggi da parte di numerosi fedeli, che qui trovano un panorama suggestivo e dominato dalla pace. Tutt’intorno hanno la possibilità di inoltrarsi nei boschi, in una natura incontaminata, caratterizzata da un connubio di culture suggestivo, sopravvissuto a secoli di storia.

 

Ma Camporosso in Valcanale, per quanto riservata e intima, non va messa in secondo piano rispetto al paesaggio che l’avvolge: il centro stesso del borgo, infatti, vanta alcuni gioielli storico-artistici imperdibili, che vale la pena di visitare mentre si passeggia per le viuzze strette e tortuose. Tra gli edifici più importanti c’è la parrocchiale, fondata nel 1444 ma ampliata successivamente con l’aggiunta di un’abside gotica, sorretta da massicci contrafforti, decorata da un fine affresco di scuola tedesca. Recentemente è stato rimesso a nuovo, ed è tornato in funzione, l’antico e preziosissimo organo che era stato danneggiato dal terremoto del 1976.

 

Da vedere anche la chiesetta di Santa Dorotea, realizzata prima dell’anno Mille, decorata da splendidi affreschi in fase di recupero. A Santa Dorotea sono dedicati i festeggiamenti patronali, che costituiscono l’evento più importante del paese, ma le occasioni di festa a Camporosso in Valcanale sono numerose e si distribuiscono generose nell’arco dell’anno.

 

Tra gli appuntamenti più sentiti, tutti all’insegna della tradizione, ci sono la fiaccolata sul Monte Santo di Lussari, la festa della Befana, il funerale del Carnevale, la Sagra del Paese e la giornata delle Palme. Caratteristica è la festa dei Krampus, diavoli travestiti che sfilano per la città, accompagnati dagli Angeli di San Nicola che rassicurano i bambini e li deliziano con qualche regalo goloso.

 

Raggiungere questo piccolo borgo montano, appollaiato tra le alture e i pascoli, non è difficile, qualunque mezzo si scelga per gli spostamenti. Chi usa l’auto e viene da Udine deve percorrere l’Autostrada A23 fino all’uscita di Tarvisio, poi continuare sulla Statale 13 seguendo le indicazioni. Chi opta per il treno può scendere alla stazione ferroviaria di Tarvisio-Boscoverde, sulla linea Udine/Vienna, quindi proseguire in autobus fino alla meta. Infine, per chi prende l’aereo, ci sono gli aeroporti di Trieste, Klagenfurt e Lubiana, rispettivamente a 133 km, 70 km e 107 km.

 

Giunti a destinazione verrete accolti da un clima un po’ inaspettato: il paese, pur essendo ad appena 754 metri di altitudine, gode di un clima continentale più rigido e nevoso rispetto ad altre località di montagna. Qui i valori medi del mese più freddo, gennaio, passano da una minima di -7°C a una massima di 1°C, e in luglio si va dagli 11°C ai 24°C. Le precipitazioni sono abbondanti per tutta la stagione estiva, quando cadono in media più di 130 mm di pioggia mensili.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 22/11/2010 @ 13:00:56, in it - Scienze e Societa, read 3732 times)

Il Monte Cavallo, in estate, è una scultura silenziosa di rocce chiare, tappezzata qua e là di pascoli, arbusti e foreste scure; in inverno si trasforma in un colosso di neve e ghiaccio, glassato di cristalli lucenti e sferzato dall’aria pungente delle Alpi Friulane. Sulle sue pareti massicce, nel versante orientale, si apre una conca naturale suggestiva, che ospita l’abitato di Piancavallo.

 

Piancavallo è un borgo montano in provincia di Pordenone, nel Friui-Venezia Giulia, frazione del comune di Aviano. Abbarbicata a 1267 metri di quota, immersa in questa vallata soleggiata e spaziosa a due passi dalla foresta del Cansiglio, la cittadella è una meta turistica rinomata, che sa fare innamorare i visitatori in ogni stagione dell’anno. Non è necessario avere alle spalle una lunga storia per possedere tanti gioielli preziosi, da offrire agli ospiti: Piancavallo è infatti una località piuttosto giovane, nata negli anni Sessanta principalmente come meta invernale, che da subito ha saputo diffondere la sua fama in Italia e in Europa, e si è attrezzata ben presto per incrementare anche il turismo estivo.

Tra i suoi primati c’è l’adozione dell’innevamento artificiale: è stata infatti la prima stazione sciistica italiana a farne uso, garantendo in ogni momento della stagione sciistica, anche in mancanza di nevicate abbondanti, delle piste sempre perfette. Piste che hanno fatto da scenario, nel corso degli anni, a un gran numero di gare, competizioni e importanti eventi sportivi: dal 1979 all’inizio degli anni Novanta il comprensorio ha ospitato una serie di competizioni femminili di Coppa del Mondo e sci alpino, ed è stata nel 1998 una tappa del Giro d’Italia. Dal 1970 è stata sede del Rally Piancavallo, un evento di risonanza europea, e tuttora continua a svolgersi annualmente un rally importante a livello nazionale.

 

Ma le piste di Piancavallo, dalle più ripide alle più ampie e rassicuranti, non sono fatte solo per i professionisti: per chi ama lo sci e lo snowboard ci sono più di 25 km di piste di difficoltà e pendenza variabile, 26 km di tracciati per lo sci di fondo, in parte illuminati, e alcune zone di snowpark riservate alle evoluzioni dei più temerari. Quando la primavera inizia ad accarezzare le piste, e il primo sole fa sciogliere i ghiaccioli che agghindano la montagna, il candore delle nevi cede il posto a un verde smeraldino, fresco, pronto per essere assaporato. Le discese per lo sci si trasformano in divertenti percorsi di alpine coaster, una sorta di montagna russa che permette di sfrecciare tra i monti a gran velocità, nell’abitacolo di un piccolo veicolo su rotaia. Passeggiando nei dintorni di Piancavallo si possono inoltre incontrare i maneggi, le imponenti pareti rocciose per l’arrampicata, gli appassionanti percorsi per la mountain bike e delle visioni paesaggistiche mozzafiato.

 

Dalle vette più alte, in particolare, si possono ammirare scorci stupendi: quando il sole avvolge tutta la vallata e inonda le cime montane, gli sguardi più acuti arrivano a sfiorare il blu del mare adriatico, che genera un contrasto commovente con la sagoma austera delle Dolomiti. Chi vuole immergersi davvero in quest’aria cristallina, e desidera un’emozione indimenticabile, potrà raggiungere la Castaldia, a 1108 metri di quota, e provare l’ebbrezza di un volo in deltaplano.

Un’emozione diversa, ma comunque affascinante, la regalano le numerose manifestazioni che vengono organizzate a Piancavallo nell’arco dell’anno. Ogni stagione ha i suoi momenti di festa e di svago, che fanno conoscere lo spirito locale ai visitatori più curiosi: in estate ci sono il festival della Fisarmonica, che si tiene alla fine di luglio, e il festival del Folklore di inizio agosto, per non parlare della magica notte di San Lorenzo con il suo concerto di Musica sotto le Stelle. In inverno si svolgono però gli eventi più suggestivi: il 26 e il 31 di dicembre, quando le stelle iniziano a punteggiare di luci il velluto scuro della sera, le montagne vengono illuminare dalla tradizionale fiaccolata sugli sci, e non bisogna dimenticare la lunga serie di manifestazioni sportive che si disputano sulla neve.

 

Le gare di sci alpino, anche di livello internazionale, lasciano ampio spazio ai professionisti più giovani e si alternano alle gare di fondo: una competizione particolarmente attesa è la “sei ore di fondo”, una maratona che si svolge nell’apposito anello di circa 3 km.

Tutto è ancora più suggestivo se si ha il favore del clima, e se il cielo concede qualche nevicata romantica e pittoresca. A Piancavallo gli inverni sono freddi ma meno rigidi rispetto ad altre stazioni alpine, e le estati sono piacevoli e ventilate: le temperature medie di gennaio, il mese più freddo, vanno da una minima di 1°C a una massima di 6°C, mentre in luglio, il mese più caldo, si passa dai 19°C ai 27°C. Le precipitazioni si concentrano specialmente in primavera e in autunno, quando piove in media per 9 giorni al mese.

 

Se avete deciso di trascorrere una vacanza a Piancavallo non vi resta che pianificare il viaggio, scegliendo il mezzo di trasporto che fa per voi. Se viaggiate in auto e venite da Trieste o Udine dovete prendere la A4 e , una volta giunti a Portogruaro, continuare in direzione di Pordenone sulla A28, poi seguire le indicazioni per Aviano e Piancavallo per circa 30 km. Se venite invece da Venezia/Mestre avete due alternative: potete adottare la stessa strada, percorrendo la A4 fino a Portogruaro poi la A28 fino a Pordenone, oppure continuare sulla A27 fino a Conegliano, continuare sulla S.S. Pontebbana fino a Orsago e seguire le indicazioni fino alla meta. Per chi viaggia in treno c’è la stazione ferroviaria di Pordenone a circa 30 km, collegata a Piancavallo da un servizio pullman dell’ATAP. Per finire a poco più di un’ora di pullman ci sono tre aeroporti internazionali, quello del Friuli-Venezia Giulia, quello di Venezia e quello di Treviso, rispettivamente a 116 km, 96 km e 84 km.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 21/11/2010 @ 11:00:46, in it - Scienze e Societa, read 5640 times)

La bella laguna di Grado è la naturale prosecuzione orientale della Laguna di Marano. Se Lignano Pineta (Sabbiadoro) ne rappresenta il centro più importante della porzione più occidentale (Marano), Grado situata sull'isola d'Oro è una magnifica località turistica che domina la parte più ad est della laguna, tra spiagge estese, dense pinete profumate di resina, l'imponente cornice alpina alle spalle e con un bagaglio di storia e architettura tali da averla fatta soprannominare come la Prima Venezia, tale è la magia delle sue strade e sue chiese, e la sua storia che ha radici più antiche della Serenissima.

 

Un tempo isola raggiungibile in barca, ora è facile arrivare a Grado utilizzando l'autostrada A4 con uscita a Palmanova, seguendo la via Julia verso su in direzione di Cervignano e poi la SS352 che dalla vicina Aquileia si muove ulteriormente verso sud inoltrandosi nella Laguna tra paesaggi incantati, dove il cielo si confonde con lo specchio d'acqua lagunare riempendosi di riflessi sorprendenti, passando a fianco dell'isolotto di Gorgo, e arrivando a Grado dopo un passaggio di oltre 4 chilometri di strada completamente circondata dalle acque. Esiste un altro percorso alternativo che parte direttamente dal centro di Monfalcone: si segue la Via Grado (SP19), si passa il fiume Isonzo a sud-est di Fiumicello, si oltrepassa il Canale di Primero e si giunge sulla parte più orinetale dell'isola di Grado, si oltrepassa l'area di Grado - Pineta e si giunge nel centro cittadino.

L'aeroporto più vicino è quello di Ronchi dei Legionari, situato a nord-ovest di Monfalcone e facilmente raggiungibile da Cervignano del Friuli.

 

Grado possiede un clima complessivamente mite, con estati calde e sostanzialmente secche, anche se il Friuli è la regione più interessata dai fenomeni temporaleschi estivi, quando aria fresca riesce ad infiltrarsi da nord delle Alpi scatenando rovesci anche intensi, ma di solito di breve dura. Il periodo migliore per visitare Grado è sicuramente l'estate, quando predominano le giornate soleggiate e l'acqua del mare tocca punte di 26 gradi ad Agosto mentre le temperature massime giornaliere si posizionano sui 28 gradi, tenute basse dalle brezze marine e dall'azione rinfresscante delle acque della laguna.

 

Da vedere a Grado c'è molta storia ed arte, come testimonia la bella basilica di Santa Eufemia che ha origini antiche essendo stata eretta nel VI secolo dopo Cristo. E' affiancata da un imponente campanile di costruzione più recente, con una caratteristica cuspide su cui svetta una statua che raffigura S. Michele.

L'interno di S. Eufemia è pregevole, e tra le varie opere svetta lo splendido mosaico pavimentale che assieme a quello della non lontana basilica di Aquileia è una delle attrazioni turistiche principali della zona. A fianco della basilica si trova un bel Battistero mentre un poco più a nord si trova la piccola ma graziosa basilica di S. Maria delle Grazie, anchess con mosaici interessanti.

In pieno centro cittadino si trova il Porto Canale di Grado, una darsena piccola ma graziosa, collegata alla laguna da un canale lungo 500 m circa. Parte della città si trova anche sulla vicina isola della Schiusa, dove si trova anche il campo sportivo.

 

Grado è dotato di due grandi spiagge: il lido principale, almeno per lunghezza, si trova a costeggiare il Viale Regina Margherita, ma poi l'arenile si prolunga oltre fino a Grado Pineta e alla Punta di Barbacale, per un totale di un fronte di oltre 3 km di sabbie finissime.

 

Un altra spiaggia si trova nella parte più occidentale dell'isola, possiede un fronte di circa 600 m che va da una dica fino al bordo occidentale del centro storico e una grande profondità che s'avvicina ai 200 m in alcuni punti.

Nella zona più orientale, oltre a Grado Pineta sono da segnalare il Golf Grado, un vasto campo da golf magnificamento inserito nei paesaggi lagunari, il Vilaggio turistico di Cà Laguna e il grande Camping Europa.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 20/11/2010 @ 11:00:09, in it - Scienze e Societa, read 4706 times)

La città di Abbazia è un’elegante destinazione turistica e centro della riviera che vanta la piu lunga tradizione turistica in Croazia. Grazie alla sua favorevole posizione geografica, situata in riva al mare caldo dell’Europa centrale, a circa 500 km da Milano, Vienna e Monaco, alla folta vegetazione e al clima favorevole (45°20’ a nord), la citta, a partire dalla fine del XIX secolo, si e sviluppata rapidamente. Costruita a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la città si e mantenuta fino a oggi in totale armonia con la natura.

I parchi ben curati, il lungomare illuminato, lungo 12 km, le spiagge pulite e le fontane fanno da cornice alle ville e agli alberghi, in grado di ospitare fino a 6.000 turisti. Data la temperatura relativamente costante (7°C d’inverno e quasi 22°C d’estate), l’alta pressione e il continuo flusso d'aria, il clima di Abbazia rilassa e rinvigorisce. Il contrasto tra mare e montagne, il verde dei parchi e il blu dell'acqua, gli edifici del passato e le comodità di oggi, l'animazione dei locali e il silenzio delle mete escursionistiche rendono Abbazia e i suoi dintorni un luogo attraente per i turisti durante tutto l’anno.

Il Centro congressi (500 e 800 posti a sedere), le 11 piscine coperte, i programmi wellness, il casino, le discoteche, il teatro all’aperto con 2000 posti, il Carnevale, i Festival, la possibilità di brevi gite nei dintorni o di escursioni piu lunghe nei parchi nazionali Plitvicka jezera (laghi di Plitvice) e Risnjak, o verso Venezia, sono solo parte dell’offerta turistica di Abbazia.

La singolare eleganza di questo luogo mondano di villeggiatura risale ai tempi di quando i re europei riposavano nelle romantiche ville abbaziane e tra le camelie e le palme s’incontrava l’aristocrazia austro-ungarica. Una serie di alberghi è stata fondata su queste tradizioni e non c’è da meravigliarsi che la loro ricca e svariata offerta e l’altissimo livello del loro servizio li collochi tra i migliori alberghi in Croazia. Le caratteristiche climatiche sono segnate dal mite clima mediterraneo con il mare caldo, l’abbondanza di sole e una folta vegetazione che dona ad Opatija l’aspetto di una oasi verde. Le temperature estive sono relativamente basse, grazie alle correnti rinfrescanti dalla montagna Ucka, mentre le temperature invernali sono relativamente alte.

Nel corso di tutto l’anno Opatija è anche un luogo d’incontri per le persone di affari e nel suo ruolo di centro congressi organizza convegni e conferenze scientifiche.Inoltre, le persone che soffrono di malattie cardiovascolari possono ricevere benefici dalle numerose terapie e particolarmente dalla “ Thalassotherapia “.

La perla del Quarnero – Opatija - è un ideale punto di partenza per le passeggiate ispirate dalla storia di questa regione che allo stesso tempo fanno godere l’intimità del presente e del passato rimasto ancora immutato.

 

Un po' di storia.

La storia "turistica" di Abbazia inizia nel 1844, quando il patrizio fiumano Iginio Scarpa costruisce Villa Angiolina, in onore della defunta moglie.Nella villa alloggiano, oltre ad amici e soci di lavoro della famiglia Scarpa, numerosi ospiti eccellenti come, nel 1850, il bano Josip Jelacic con la moglie e, durante l'estate del 1860, la consorte dell’imperatore Ferdinando I, Maria Anna.Protetta dai venti freddi da una folta vegetazione e da un clima mite, la citta di Abbazia suscita l'interesse della viennese Societa delle Ferrovie del Sud che, nel 1882, acquista Villa Angiolina dal conte Chorinsky.Nel 1884, dopo solo 10 mesi dall’inizio delle costruzioni, le Ferrovie del Sud inaugurano l’hotel Kvarner, il primo albergo sulla costa orientale del mare Adriatico. Inizia cosi l’era della costruzione ad Abbazia. 

Fonte: histrica.com

 
By Admin (from 19/11/2010 @ 16:05:49, in it - Scienze e Societa, read 3539 times)

 

(Vignetta di Bertolotti e De Pirro)

da Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2010

L’ultimo in ordine di tempo è stato Giovanni Conso, ministro della Giustizia nei governi Amato e Ciampi dal febbraio '93 al marzo '94. Sentito in Antimafia, Conso ricorda all’improvviso ciò che non aveva mai rivelato in 17 anni: “Nel novembre '93 decisi di non rinnovare il 41-bis a 140 mafiosi ed evitai così nuove stragi. Ma non c’è mai stato alcun barlume di trattativa. Decisi in piena solitudine senza informare nessuno: né i funzionari del ministero, né il Consiglio dei ministri, né il premier Ciampi, né il capo del Ros Mario Mori, né il Dap. Non fu per offrire una tregua, una trattativa, una pacificazione, ma per vedere di fermare la minaccia di altre stragi. Dopo le bombe del '93 a Firenze, Milano e Roma, Cosa Nostra taceva. Riina era stato arrestato, il suo successore Provenzano era contrario alle stragi, dunque la mafia adottò una nuova strategia non stragista”. Giustamente Luigi Li Gotti, avvocato di molti pentiti e deputato Idv, commenta: “Indirettamente Conso conferma la trattativa Stato-mafia”, ma rivela pure che “c’era stata una ‘comunicazione’ di Provenzano sull’abbandono della strategia stragista” e che “il governo sapeva che dietro le stragi c’era Cosa Nostra e il 41-bis”.
 
Checché Conso tenti di minimizzarle, sono notizie clamorose (infatti il Pompiere della Sera non vi dedica nemmeno mezza riga): lo Stato e l’Antistato si parlavano. Altrimenti, come faceva Conso a sapere che “Provenzano era contrario alle stragi”, visto che proprio nel novembre '93 fallì per un guasto tecnico il mega-attentato all’Olimpico che doveva essere ripetuto (stavolta con successo per Cosa Nostra) nel gennaio '94 e fu poi misteriosamente annullato in extremis? E come faceva Conso a sapere che proprio non rinnovando il 41-bis a 140 mafiosi si sarebbero “evitate nuove stragi”? Chi era dunque il trait d’union fra Stato e mafia? Se, in quei mesi, Vittorio Mangano faceva la spola fra Palermo e Milano2 per incontrare Dell’Utri negli uffici di Publitalia dove stava nascendo Forza Italia, resta da capire chi informasse il governo Ciampi, sostenuto da quel che restava del pentapartito, su richieste e scelte di Cosa Nostra. E comunque basta questo per parlare di trattativa. Altro che “nessun barlume”. 

Conso non è credibile quando giura di aver fatto tutto da solo. Perché nel 2003, sentito dal pm fiorentino Chelazzi proprio sulla revoca di quel 41-bis, non disse nulla di quel che dice oggi? La storia del biennio nero 1992-'93 è piena di “servitori dello Stato” che fanno strane cose con la mafia, poi se le scordano per 17 anni e ritrovano la memoria solo quando un mafioso pentito, Gaspare Spatuzza e il figlio di un mafioso, Massimo Ciancimino, raccontano la trattativa. Nel giugno '92, dopo Capaci, i capi del Ros Mori e De Donno incontrano Vito Cianciminoperché faccia da tramite con i boss. Il ministro Martelli, predecessore di Conso, manda la giudice Ferraro a informarne Borsellino. Questi incontra Mori e De Donno, che però dicono di non aver parlato di trattativa. Il 1° luglio, mentre incontra il pentito Mutolo, Borsellino viene convocato d’urgenza al Viminale dove s’è appena insediato Mancino e ne esce sconvolto, anche perché gli han fatto incontrare Contrada che Mutolo si accinge ad accusare. Diciotto giorni dopo salta in aria in via D’Amelio e dalla scena del delitto scompare la sua agenda rossa. A fine anno Mori tenta di convincere Violante, presidente dell’Antimafia, a incontrare Ciancimino, invano. Anche Violante, come Martelli, Ferraro e Conso, impiega tre lustri per ricordare l’episodio. 

Ma tutti negano la trattativa e giurano di aver agito a titolo personale. E il papello che invocava la fine del 41-bis? Un falso. E la mancata perquisizione del covo di Riina nel '93? Un disguido. E il mancato arresto di Provenzano nel '95? Un equivoco. E il mancato ritrovamento del papello a casa Ciancimino nel 2005? Ops... Tutti trattavano con la mafia, ma a loro insaputa. 

 
By Admin (from 19/11/2010 @ 11:00:08, in it - Scienze e Societa, read 1751 times)

In una cornice riposante di dolci colline, lungo la tranquilla valle del fiume Montone che scendendo dall’Appennino si prepara ad entrare in pianura poco prima del capoluogo di Provincia Forlì, Castrocaro Terme accoglie i turisti forte della presenza delle sue acque salsobromoiodiche, rese celebri a cavallo del 1830-1838 dal sapiente lavoro di Targioni Tozzetti e Corrado Taddei che fecero conoscere al mondo le proprietà terapeutiche di queste acque. Siamo nella prima porzione dell’Appennino romagnolo, e proprio grazie alla conformazione geologica delle montagne, alcune sorgenti minerali di queste regione si nono rese famose nel mondo e si trovano allineate con sorprendente geometria: Riolo Terme, Brisighella e Castrocaro Terme formano un percorso della salute ormai diventato sinonimo di benessere e cura del corpo e lungo questa importante direttrice l’offerta turistica romagnolo completa la sua offerta di prodotti volti ad un turismo sempre più raffinato ed attento agli aspetti naturali e di cura della propria persona.

Per arrivare a Castrocaro Terme si possono utilizzare varie modalità: se si utilizza l’Autostrada A14
L’uscita consigliata è il Casello di Forlì poi si deve seguire la SS67 Tosco-Romagnola con direzione Firenze (Rocca San Casciano) fino a Terra del Sole-Castrocaro Terme.
Per chi vuole utilizzare l’aereo l’aeroporto più vicino è Forlì, situato a soli 14Km, in alternativa quello di Rimini (60Km) mentre l’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna rimane a circa 70Km.
Se si utilizza la Ferrovia si deve scendere alla stazione di Forlì che si trova sulla linea Bologna- Lecce e poi si può utilizzare il collegamento via autobus che collega la Stazione FFSS con Castrocaro Terme (ATR).

Il periodo giusto per un vacanza a Castrocaro Terme di solito corrisponde al periodo tardo primaverile o quello compreso tra settembre ed ottobre, periodi in cui il caldo lascia spazio a temperature gradevoli che consentono anche di compiere escursioni nei dintorni senza troppi disagi per il caldo estivo. In estate le temperature risultano piuttosto elevate, con punte di 30-32 °C ad anche valori più elevati quando spira il vento di libeccio, il garbino, che discende dal crinale appenninico. L’inverno di contro ha temperature abbastanza rigide ed elevati valori di umidità, e ci sono possibilità di nevicate da novembre a febbraio inoltrato, anche se in definitiva si tratta del periodo più secco dell’anno, al pari dei due mesi estivi centrali.

Castrocaro Terme: cosa fare e cosa vedere.

Il grande centro termale è sicuramente il punto di riferimento cittadino, e consta di 3 grandi divisioni: le classiche Terme, il Centro Benessere e il Grand Hotel Terme.
Le Terme sono avvolte dal grande parco, che conta di 8 ettari di verdi, attraversati da 16 km di percorsi tutti da camminare con tranquillità e passione. Le terme presentano varie piscine termali a differenti temperature. Le cure termali vengono effettuate grazie alla presenza di due acque principali: quella l'acqua salsobromoiodica e l’acqua sulfurea, che offrono soluzioni a molte affezioni delle vie aeree e ai problemi gastro-intestinali. Il centro termale è dotato di poliambulatorio in modo da poter tener sotto controllo i pazienti, e calcolare dei calibrati percorsi delle salute personalizzati su ogni singolo paziente.
Il Centro Benessere si prende invece cura di tutti gli aspetti relativi alla cura estetica del vostro corpo: è dotato di un centro di medicina estetica, una palestra un centro di dimagrimento con diversi programmi, un centro antiaging, un centro massaggi e specializzato in medicina naturale (dalla mesoterapia alla osteopatia).

La città di Castrocaro ha qualche monumento interessante: meritano certamente una visita il Borgo medievaleche possiede alcuni edifici di epoca medioevale e rinascimentale tra cui emerge per interesse il Palazzo dei Commissari del’400 la bella la dimora dei Capitani di giustizia e la Fortezza iniziata nel medievo ma terminata nel rinascimento che si erge al di sopra della città e dove vengono svolti delle esibizioni di tipo medievale.

 

Al suo interno si trova un museo e un ottima enoteca. La Torre Campanaria è anche detta 'e Campanon ed è un suggestivo torrione che è ormai un simbolo cittadino. Tra gli edifici religiosi è da ricordare il Battistero di San Giovanni alla Murata , situati nei pressi della Fortezza. Castrocaro e Terra del Sole fanno parte della Strada dei vini e dei sapori dei Colli di Forlì-Cesena, e hanno interessanti aziende produttrici di ottimo sangiovese ed albana, i vini tipici della Romagna, tutte da visitare e… degustare con grande passione.

Castrocaro è anche famosa per il celebre festival, che si svolge da oltre 50 anni, con la prima edizione che vide la luce nel lontano 1957, una manifestazione rivolta alla scoperta di nuove voci e cantanti tra i giovani e che da sempre è stato un bacino di talenti per il Festival di Sanremo.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 18/11/2010 @ 11:00:15, in it - Scienze e Societa, read 2869 times)

In Friuli Venezia Giulia, nella regione alpina della Carnia, c’è un centro abitato capace di accogliere anche i turisti più esigenti, coccolando i cinque sensi e offrendo una vacanza ricca, intensa, che non trascura nessun dettaglio. Ad Arta Terme, città in provincia di Udine di circa 2300 abitanti, ci si prende cura del corpo e della mente: lo spirito viene rinfrancato dalle bellezze storico-artistiche, incuriosito dalle tradizioni e affascinato dalla cordialità della gente; il benessere fisico riceve una sferzata di energia grazie alle terme e alla natura incontaminata, con i suoi panorami idilliaci e il suo clima salubre.

Questa cittadina nella Val Bût, a 442 metri s.l.m., fu spesso la musa ispiratrice di Giosuè Carducci, a cui suggerì diverse poesie famose, tra cui Comune Rustico, del 1885. Oggi continua ad offrire spunti innumerevoli per trascorrere momenti indimenticabili: ci si può avvolgere di verde passeggiando tra i pascoli e i boschi, si possono visitare le malghe e si possono assaporare i profumi della terra, riproposti dalla cucina tradizionale del luogo.

Chi cerca lo svago, e ha voglia di spegnere le preoccupazioni per riempire la mente di serenità, potrà godersi le escursioni, il trekking e le gite a cavallo, spingendosi nei dintorni del paese, alla scoperta di gioielli nascosti e sorprendenti. Dai sentieri più dolci alle sfide più aspre, non si possono trascurare le malghe, ovvero le casere e i rifugi tipici della zona, ma anche le chiesette votive del XIV e XVI secolo e le borgate suggestive abbarbicate sui monti nella zona.

Il comune di Arta è in realtà una vera e propria costellazione di frazioni: Piano d’Arta, Avosacco, Cabia, Cedarchis e Inquan sono i nomi di alcuni borghi, a cui si aggiungono il disabitato Lavoreit, Piedim ai piedi delle montagne, e Rivalpo con i ruderi degli antichi casolari e i solchi dei campi seminativi. Tutti i borghi del territorio dipendevano, un tempo, dalla chiesa di San Martino in località Valle, fondata probabilmente all’inizio del XV secolo e gestita, fino al 1470, dal Curato di Ogni Santi di Sutrio.

Da vedere, oltre alla chiesa di San Martino, le chiese dedicate al Santo Spirito e a San Nicolò, entrambe del Quattrocento, e la chiesa parrocchiale di Piano d’Arta del 1781. Ma il pezzo forte di Arta Terme sono, come suggerisce il nome, gli impianti termali: immersi in un paesaggio idillico che comunica pace e serenità, gli stabilimenti toccano ogni aspetto della tradizione termale, dalla cura idroponica alla balneoterapia, sino alla dermatologia, la dietologia e la medicina estetica. La preziosa acqua utilizzata è quella della fonte Pudia, già conosciuta in epoca romana, che sgorga a una temperatura di 9°C per una portata di 100 litri al minuto, ed è classificata come acqua minerale solfato-calcico- magnesiaco-solfurea.

Il complesso di Arta Terme ha anche una sezione dedicata alla riabilitazione: degli specialisti del settore garantiscono cure fisioterapiche a chi ha problemi muscolari o articolari, difficoltà di movimento o postumi di infortuni. Per chi invece non ha problemi di salute particolari, ma vuole regalarsi un trattamento speciale, c’è il reparto all’insegna del benessere e della bellezza: dermocosmesi viso e corpo, dimagrimento, abbronzatura e profumeria olistica sono frutto dell’incontro armonioso tra le filosofie orientali e le tecniche ayurvediche.

Dopo aver respirato a pieni polmoni l’aria salubre della montagna, ed essersi rigenerati nel centro termale di Arta, ci si può concedere un po’ di divertimento spensierato e, perché no, qualche peccato di gola. L’occasione più suggestiva è la festa della Stele de Nadal che si tiene nel periodo natalizio, e vede il paese trasformarsi nel regno dei Re Magi. Proprio i tre re andranno di casa in casa, annunciando ai paesani la nascita di Gesù, tenendo in mano la stele de Nadal ovvero una stella di legno multicolore, con al centro un piccolo lume a olio, accompagnati da un gruppo di suonatori che si esibiranno nei canti natalizi più noti. Per ricambiare la cortesia della visita, e dimostrare riconoscenza per la lieta novella, le famiglie di Arta offrono ai Re Magi il “pan di cjase”, il tradizionale pane fatto in casa con la farina di segale. Dal 26 dicembre fino all’Epifania si ripete il tradizionale rito alpino, e anche i paesi nei dintorni fanno festa con i presepi e i mercatini natalizi.

A rendere il tutto ancora più magico ci pensa il clima di Arta, che nonostante l’altitudine non troppo elevata è quello tipico d’alta montagna. Inverni freddi e nevosi, estremamente suggestivi, e estati miti, mai troppo calde, perfette per le passeggiate tra i boschi e i pascoli, vi regaleranno uno scenario sempre piacevole, qualunque stagione si scelga per i proprio viaggio. Le temperature medie di gennaio, il mese più freddo, vanno da una minima di -7°C a una massima di 1°C, mentre in luglio si passa dagli 11°C ai 24°C. Le precipitazioni sono abbondanti per tutta l’estate, quando superano i 130 mm di pioggia mensili.

Raggiungere Arta Terme non è difficile, qualunque mezzo di trasporto si scelga per gli spostamenti. Se viaggiate in auto dovete percorrere l’autostrada Venezia-Trieste e continuare per Udine-Tarvisio, superare Udine e uscire al casello Carnia-Tolmezzo. A questo punto si continua sulla strada provinciale SS52 in direzione Austria per circa 7 km, si supera Tolmezzo e si continua per altri 8 km seguendo le indicazioni. Se scegliete il treno potete scendere alla stazione di Carnia-Tolmezzo e continuare il percorso in autobus, disponibile ogni 30 minuti, o in taxi. In alternativa raggiungere in treno Udine e continuare coi mezzi pubblici. L’aeroporto più vicino, infine, è quello di Trieste di Ronchi Legionari, a un’ora di taxi da Arta Terme.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 17/11/2010 @ 08:00:04, in it - Scienze e Societa, read 3321 times)

Nell'arco alpino sono oramai rimasti in pochi i paesi di montagna che hanno mantenuto negli anni intatto il loro fascino, uno di questi è Alagna. Qui la speculazione edilizia, che ha portato alla realizzazione di troppe seconde case, non è mai arrivata, così che il centro abitato non ha perso la sua identità walser, che è ancora evidente nell'architettura delle case.

I Walser sono i discendenti di tribu' germaniche che nel XIII secolo abbandonarono le loro terre per stabilirsi in alcune valli alpine, tra le quali appunto la parte alta della Valsesia, queste popolazioni hanno mantenuto nel tempo le loro tradizioni, i loro costumi e la loro lingua, le cui tracce sono ancora presenti nel dialetto Walser. Intorno alla metà del secolo scorso sono state costruite le tre funivie che raggiungevano i 3260 metri di Punta Indren, panoramicissima cresta sul versante sud del Monte Rosa.

Il primo tronco saliva dal pease fino al bordo degli alpeggi di Zaroltu, il secondo invece arrivava fino alla Bocchetta delle Pisse, stretto intaglio nella montagna che costituiva il centro nevralgico dell'offerta sciistica dell'epoca, infatti da qui partiva un terzo ed assai ardito tronco di funivia che arrivava appunto fino al bordo dei ghiacciai del Monte Rosa, consentendo anche la pratica dello sci estivo, sui due ghiacciai di Indren e di Bors, proprio sulle nevi di quest'ultimo aveva inizio una delle discese più entusiasmanti di tutto l'arco alpino, la Balma.

Questa pista percorreva tutto il vallone omonimo, per oltre sette chilometri, attraversando un paesaggio unico. Al ternime della discesa una caratteristica cestovia riportava gli sciatori alla Bocchetta, permettendo ai più allenati un’ immediata ripetizione della pista. Oggi le prime due funivie sono state sostituite da una moderna telecabina ad agganciamento automatico e da una seggiovia biposto fino alla Bocchetta. Purtroppo da un paio di stagioni la funivia di punta Indren ha raggiunto i limiti della pensione e quindi la discesa della Balma è diventata territorio riservato agli scialpinisti, ma basta avere ancora solo un altro inverno di pazienza per poterla nuovamente percorrere in tutta la sua lunghezza, sempre comunque come itinerario fuoripista segnalato.

Questa sarà possibile sfruttando i nuovi impianti di cui si è dotata Alagna per collegarsi con il confinante comprensorio del Monterosaski, infatti a Pianalunga all'arrivo della telecabina che sale dal paese è stato costruito un importante funifor (funivia bifune di nuova concezione, particolarmente stabile al vento), che sale fino al passo dei Salati. Dal passo posso ridiscendere a Pianalunga lungo il pistone medio-difficile che percorre il vallone d'Olen, oppure scendere in territorio valdostano e percorrere tutte le magnifiche piste del Monterosaski, ma tra una stagione un nuovo funifor ancora in costruzione raggiungerà i pressi di Punta Indren dando nuovamente accesso alla Balma ed all'infinità di canaloni che caratterizzano la zona.

Infatti Alagna oltre ad offrire ottime piste per gli sciatori normali, è diventata una stazione di richiamo internazionale per gli appassionati del freeride. Le guide alpine sono a disposizione per offire pacchetti di offerte che vanno dalla giornata di freeride accompagnati, fino al corso di più giornate.

Ovviamente qui non mancano le possibilità per gli sciatori meno esperti infatti in fondovalle in frazione Wold, sono presenti due ottimi campi scuola attrezzati da un valido impianto d'innevamento artificiale. In quota invece dal passo dei Salati una comoda pista blu, arriva fino a Cimalegna, dove è posizionata la stazione intermedia del funifor che sale al passo dei Salati.

Nel corso dell'ultima estate sono stati condotti degli importanti lavori di estensione dell'impianto d'innevamento programmato, portanto i cannoni a servire la pista dell'Olen in tutta la sua lunghezza, così in stagioni particolarmente avare di precipitazioni nevose, qui ad Alagna si potrà sciare su di un dislivello di 1800 metri arrivando fino in paese, si tratta di uno dei maggiori dislivelli coperti da innevamento artificiale di tutte le alpi.

Chi non pratica lo sci da discesa troverà un anello di dieci chilometri perfettamente tracciato e dotato anche questo d'innevamento artificiale in località Balma, chi invece vuole provare qualche brivido in più si può fare accompagnare da una guida alpina e cimentarsi nell'arrampicata su ghiaccio in una delle numerose cascate che scendono dalle pareti del Monte Rosa.

Le strutture ricettive di Alagna sono in numero limitato, ma di sicuro affidamento, tutte ristrutturate di recente ed alcune dotate anche di piscina e centro benessere, sono ovviamente disponibili appartamenti da affittare, alcuni anche di particolare fascino perchè ricavati nelle tipiche case Walser. Il vero appassionato qui può anche regalarsi un periodo di full immersion nella montagna, infatti in quota alcuni rifugi offrono la possibilità di pernottare, in camere che offrono comunque tutti i confort.

Alagna si raggiunge comodamente uscendo dall'autostrada A26 al casello di Romagnano Sesia, da qui mancano ancora circa 60 chilometri di comode strade. La vicinanza alla pianura ed agli aeroporti del nord Italia la rendono una meta ambita anche dai turisti stranieri, che cercano una vancanza di qualità in un ambiete tranquillo e rilassante.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 16/11/2010 @ 08:00:19, in it - Scienze e Societa, read 4056 times)

In posizione spettacolare, dominata dalla imponente parete nord del monte Civetta, Alleghe ridente località dell'Agordino è uno dei centri turistici più importanti delle Dolomiti, forte di una ottima posizione geografica, equidistante tra Cortina, Canazei e San Martino di Castrozza, in grado di soddisfare la voglia di montagna di tutti gli appassionati, sia per l'estate che per la sua offerta di piste ed impianti della stagione invernale. Alleghe si trova a poco meno di mille metri d'altitudine, nella vallata del Torrente Cordevole che proprio in questa parte del suo percorso si allarga a formare un pittoresco lago, formatosi nel lontano 1771 a causa di una catastrofica frana che ostruì il percorso del torrente.

Sicuramente il lago è oggi un motivo di attrazione e richiamo turistico, ma è indubbio che l'11 gennaio del 1771 l'evento franoso fu una vera catastrofe per alleghe che subì gravi danni. La stessa parrocchiale che possiamo ammirare oggi fu ricostruita proprio dopo l'evento franoso del 18° secolo. L'aspetto che colpisce maggiormente il visitatore è comunque il versante nord del Civetta, la “parete delle pareti” come amano chiamarla i locali, e non stupisce che la tradizione più radicata di Alleghe sia proprio l'alpinismo, e il primo sviluppo turistico della città fu proprio con la creazione degli alberghi con vista lago, che accoglievano gli appassionati di montagna che volevano cimentarsi con la grande parete nord del Civetta.

La parete nord della montagna chiamata la Zuita, in dialetto locale, è una cascata verticale di roccia che compie un balzo di oltre un chilometro di altezza ed un fronte di circa 4.000 metri. Fu conquistata verso la metà dell'800 ed è attraversata da alcune vie famose ed impegnative che richiamano numerosi appassionati di montagna. Se la parete nord è pane per gli alpinisti più esperti, l'ascesa pur impegnativa, può essere compiuta sul lato orientale e la ferrata degli Alleghesi è una di queste, che conduce con un percorso attrezzato fino alla cima della montagna posta a 3.220 di altitudine. Da qui passa anche l' Alta via delle Dolomiti n°1 e non distante dalla vetta si trova il rifugio Torrani posto a 2.984 metri di quota.

Se d'estate Alleghe è il regno degli alpinisti e degli amanti del trekking, in inverno arrivano gli appassionati della neve che qui trovano il Comprensorio Sciistico del Civetta, con una offerta di quasi 100 km di piste che collegano le località di Alleghe con Zoldo Alto, e le altre località della Valzoldana- Val Fiorentina con Selva di Cadore e Palafavera e. Il centro sciistico è collegato al Dolomiti Superski e l'offerta comprende 27 impianti di risalita, con ottime portate orarie e quindi con ridotto problema di code ed affollamento agli impianti. Le piste vanno da una quota minima di 1.000 metri fino ai 2100 metri del monte Fernazza. Da Alleghe si sale sui Piani di Pezze e poi da li ci si collega alle altre piste del comprensorio. Presso la cima La Tiezza si trova uno Snow Park. Alleghe comunque non rimane distante da Arabba e ci collega quindi facilmente al celebre Sella Ronda Tour.

Il centro città offre un dopo sci con un parecchie possibilità. Molto noto è il Palaghiaccio di Alleghe, in riva al lago, dove trascorrere serate pattinando, oppure assistendo agli spettacolari incontri di hockey su ghiaccio, o partecipare alle escursioni notturne in motoslitta con cena in rifugio. Ovviamente, se non sapete rinunciare allo sci anche nel dopo cena, il comprensorio offre 5 km di pista perfettamente illuminate fino alle 23.

Appuntamenti e manifestazioni ad Alleghe.
Alcuni eventi sportivi richiamano numerosi visitatori durante la stagione estiva: sono la Transcivetta, una competizione di corsa in montagna con un dislivello totale di 1.950 m, che la rende davvero impegnativa. Ad essa, per gli appassionati di mountain bike si è aggiunta la gran fondo internazionale della Civetta Superbike, che si tiene ad agosto, con un percorso di 45 km, ridotti a 21 nella pedalata non competitiva.

Alleghe, clima e meteorologia.
L'inverno ad Alleghe presenta temperature rigide, e non stupisce che il lago si presenti ghiacciato. La temperatura media tra dicembre e febbraio rimane sempre negativa, e le minime più basse si raggiungono a gennaio, con una media di -9 °C. In primavera si ha un rapido recupero delle temperature che a fine aprile raggiungono già valori massimi prossimi ai 15 °C. L'apeci del caldo si ha in estate ed in particolare nel mese di luglio con massime intorno ai 24 °C e minime comprese tra i 10-11 °C. L'estate è il periodo più piovoso, anche se le piogge abbondanti si concentrano in episodi temporaleschi in genere di breve durata. Anche l'autunno è abbastanza piovoso, con peggioramenti in genere di più lunga durata.

E' facile e veloce arrivare ad Alleghe, se si proviene da sud basta seguire l'autostrada A27 che collega Venezia a Belluno. Arrivati a Ponte nelle Alpi si esce per il capoluogo di provincia e per la strada regionale 204 in direzione di Agordo. Una volta raggiunta la valle del Cordevole si segue la SR 203 in direzione nord oltrepassando Agordo e Ciancenighe, arrivando quindi ad Alleghe. Un percorso alternativo è quello che si segue dall'autostrada del Brennero A22, seguendo poi per la Val di Fassa. Da Moena, il percorso più rapido, si utilizza il passo S. Pellegrino, da Canazei si sale sul passo Fedaia (Marmolada) e si scende ad Arabba, Caprile (Colle Santa Lucia) fino ad arrivare ad Alleghe. Per chi proviene da Cortina d'Ampezzo il percorso più diretto è dato dal passo di Giau, in alternativa si può utilizzare il passo Falzarego.

Fonte: ilturista.info

 
By Admin (from 14/11/2010 @ 13:00:46, in it - Scienze e Societa, read 4016 times)

Il grande boom di Cortina risale ad appena sessanta anni fa, eppure questo nome è ora diventato il sinonimo naturale di Dolomiti che, proprio in questa area, raggiungono l’apice assoluto della magnificenza dei paesaggi montani. Ma fino all’inizio del diciannovesimo secolo qui erano solo pascoli e vita agreste, semplice e tranquilla, e neanche durante la dominazione austriaca tutto l’ampezzano aveva avuto quella notorietà che un luogo così incantevole doveva possedere. Solo negli ultimo 80 anni il mondo s‘accorge dei tesori di Cortina, di quella valle remota circondata da bastioni imponenti, di quelle cime maestose che ogni hanno richiamano centinaia di migliaia di turisti, sia in inverno a caccia delle piste da sci e snowbord, sia in estate, tra vie ferrate mozzafiato, sentieri e rifugi d’alta quota.

 

Per arrivare a Cortina la strada quasi obbligata risale la valle del Fiume Piave prima attraverso l’A27, l’autostrada che termina poco dopo Ponte delle Alpi, e di li proseguire lungo la statale di fondovalle che attraversa il Cadore prima di giungere a Cortina. Altri percorsi da nord e da ovest richiedono molto più tempo e l’attraversamento di passi di montagna che, seppur allietati da panorami splendidi, richiedono lunghi tempi di percorrenza.

 

A Cortina non c’è molto fa vedere dal punto di vista artistico o architettonico, ma se siete giunti fin qua lo avete fatto sicuramente per il richiamo della natura e per quel pizzico di mondanità che arricchisce la vita sociale e notturna della città. Il centro si sviluppa principalmente in sinistra idrografica del torrente Boite e tra gli edifici più antichi si può ricordare la chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo, del diciottesimo secolo, e la Casa delle regole, detta in lingua ladina Ciasa de ra Regoles. Per il resto invece ottima scelta di hotel, anche esclusivi e di lusso, negozi d’abbigliamento, sport, artigianato e tutto quanto serve per rendere più interessante e piacevole il soggiorno dei turisti.

 

Ciò che comunque colpisce è lo sfondo di rara bellezza che fa da palcoscenico alle giornate Cortinesi, specie quando il cielo terso e limpido aggiunge spazio e profondità alla vista che si goda dalla conca di Cortina: le Tofane, la Croda da Lago, le Cinque Torri, il Cristallo, e il Sorapiss vegliano da milioni di anni sulle valli ampezzane e costituiscono gli obiettivi principali degli appassionati di alpinismo e trekking che giungono qui da tutto il mondo. Nel 1956 Cortina fu sede dei giochi Olimpici invernali, e la manifestazione ha lasciato un edificio che fa parte della storia della città, lo Stadio Olimpico del Ghiaccio, dotato di una grande pista. Nelle vicinanze un monumento ricorda il geologo francese Deodat de Dolomieu, che per primo descrisse le rocce che formano queste montagne, che poi furono denominate Dolomiti in suo onore. Ed è proprio al tramonto e all’alba che questi monti detti anche “pallidi” acquistano la magnifica colorazione rosa che tinge il paesaggio di un atmosfera da sogno , quasi surreale.

Cortina, un'autentica regina: a farle da corona i monti che la cingono, e da morbida veste la conca di prati e boschi su cui è adagiata. Un patrimonio di piante e animali protetti, racchiuso dal Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, istituito il 22 marzo 1990 per preservare questo tesoro meraviglioso quanto delicato. Esteso su un'area di 11.200 ettari a nord del centro di Cortina, al confine tra Veneto e Alto Adige, il parco è amministrato dalla Comunanza delle Regole d’Ampezzo che ha saputo mantenere integra questa oasi naturalistica. Nelle diverse stagioni dell’anno stupisce la varietà di fiori dai mille colori, che a volte crescono in condizioni estreme. Non a caso come simbolo del Parco è stato scelto un piccolo fiore, il 'sempervivum Dolomiticum', pianta grassa dal colore rosso a forma di stella. Armati di binocolo e di un buon paio di scarponi si possono percorrere numerosi sentieri per tutti i livelli, ben segnalati e corredati da cartelli informativi.

Avvicinandosi in punta di piedi, si possono ammirare da vicino gli animali nel loro habitat naturale: stambecchi, caprioli, cervi e il camoscio, l’ungulato più rappresentativo delle Dolomiti ampezzane. Tra gli abitanti più difficili da scorgere, la volpe, la donnola, l’ermellino, la martora, il gufo reale, la civetta, il falco e l’aquila reale. Alcuni di loro non si vedono ma si sentono, come le simpatiche marmotte che scorazzano sui prati emettendo un acuto fischio in caso di presunto pericolo. E non si possono dimenticare il francolino di monte, la pernice bianca, il gallo cedrone e il gallo forcello. Nei boschi del piano montano e subalpino domina l’abete rosso che forma delle stupende foreste secolari nelle zone di Ra Stua e Antruìles. I cembri e gli abeti centenari, veri monumenti naturali, troneggiano nell’Alpe di Leròsa. Uno degli spettacoli naturali assolutamente da non perdere è costituito dalle cascate originate dalle abbondanti acque del rio Fanes. La più famosa si trova presso la forra del Travenànzes ed è composta da tre salti successivi di oltre 50 metri ciascuno.

Fonte: ilturista.info

 
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