Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Eccovi lo scoop sulla povera vecchia Ellade, il triste paese a cui la UE ha appena concesso una tregua temporanea prima di essere trasportata alla discarica comunale: la Grecia farà default nel 2012. Se ci sono scettici in giro, questa previsione viene dal grande oracolo di economia Taki, lo stesso Taki che aveva sentito puzza di bruciato anche prima che il governo greco fosse colto in flagrante a "cucinare" i suoi libri aiutato dalla piovra gigante velenosa, Goldman Sachs . Quest'ultima incassò la sua gigantesca commissione e tornò a casa per continuare il suo lavoro di fregare gli ingenui. I greci andarono in spiaggia a godersi il mare e ora pagano le loro follie passate.

Il guaio è che nessun responsabile del disastro è mai stato punito. Un ex-ministro della Difesa sotto il governo socialista di dieci anni fa, tale Akis Tsohatsopoulos, è stato in prima pagina sui giornali perchè gli avevano trovato 180 milioni di euro nel suo conto in una banca privata. Il barbone non aveva soldi di famiglia, tranne il suo stipendio ministeriale. I giornali gridarano allo scandalo, senza alcun risultato. Questi ha minacciato di rivelare la verità sulle tangenti per la difesa, per cui i "conservatori" all'opposizione si sono zittiti. Il risultato è stato un classico fiasco ellenico: il ministro ha tenuto il denaro e tutti sono andati in spiaggia a godersi il mare
Come si può prendere sul serio i politici greci? Costantino Karamanlis, morto da anni, chiamava ladri quelli della giunta militare, ma Taki che li conosceva meglio ha inviato pacchi alimentari alle mogli dei leader del colpo di stato mentre i loro mariti marcivano in galera. Karamanlis ha tenuto banco nel primo grande periodo di corruzione, quando portò la Grecia verso l'UE nei primi anni '80. Andreas Papandreou, padre del greco premier attuale, era conosciuto come Ali Baba perché lui e i suoi ministri hanno fatto del mentire e rubare una nuova forma d'arte greca, un arte molto più redditizia che costruire edifici inutili come il Partenone. Un altro Karamanlis, il nipote, ha dato il colpo di grazia all' economia quando per cinque anni quando seduto sul suo grasso sedere di primo ministro ha presieduto al ladrocinio generale nel settore pubblico dove si è rubato qualsiasi cosa valesse la pena di rubare.
I soli Greci le cui mani sono pulite sono la piccola minoranza che continuano a lavorare tenendo il governo lontano dalle loro attività. Gestire un'impresa in Grecia è un po 'come tenere un ristorante a Brooklyn durante durante il periodo di Don Corleone e Frank Costello. Prima o poi qualche pezzo da novanta - il governo - entra e ti domanda il pizzo. Il business in Grecia dipende da influenze politiche e senza di esse non c'è business. Io non ho lo spazio né la pazienza, per elencare i casi so che di americani di origine greca che hanno portato soldi nella vecchia cara Ellade per avviare un business e sono stati fregati dai funzionari del governo. E' molto semplice: se si vuole fare affari nel paese natale di Archimede, si corrompono funzionari governativi e il governo in Grecia è completamente, totalmente, al 100 per cento corrotto.
Sono stato costretto a vendere un complesso di hotel che ora ha un valore di cento milioni di euro per meno di un decimo del suo valore perché mi sono rifiutato di pagare una tangente alla Banca Nazionale della Grecia, per abbassare i tassi di interesse del 35% che stavo pagando. Sono stato stupido ? Assolutamente. Questo è stato venti anni fa, ma mi ha dato un grande piacere di andarmene dal paese e tornarvi solo sulla mia barca per incontrare le donne sulle spiagge. Alcuni di voi lettori di un tempo ricorderete che alcuni gangster hanno anche fatto saltare in aria la barca che avevo ereditato da mio padre. Mi sono rifiutato di pagare loro una parte dei soldi di assicurazione che ho raccolto e hanno cominciato a far saltare case e beni che appartenevano a persone che hanno lavorato per me. Quando finalmente ho trovato il modo di metterli con le spalle al muro hanno agito come se fossero del governo. Il loro capobastone mi ha detto: "Altri hanno pagato, perché non paghi allora ?" Anni dopo mi ha mandato una cartolina di Natale e mi ha elogiato per avere tenuto duro con la sua banda. (Era stato trovato legato e imbavagliato, ma vivo in un bagagliaio di un'auto nel frattempo.) L'ho perdonato, perché se il governo si comporta come un gangster, cosa deve fare un povero mafioso ?
Così la Grecia ancora una volta viene tratta in salvo dalla UE, ma per quanto tempo? Il debito pubblico dovrebbe raggiungere il 170% del PIL. Come può qualcuno aspettarsi che noi crediamo che la Grecia pagherà quasi il 20% del suo PIL per decenni semplicemente per gli interessi? E' un altro pacco che i banchieri-burocrati e i politici greci hanno confezionato. La Grecia è stata in default dal giorno del suo ingresso nell'UE quando ha cominciato a spendere come il miliardario Abramovich a Londra. (Č sempre facile scialacuare soldi ottenuti con la truffa). I contribuenti europei verranno lasciati con il cerino in mano. I burocrati euro-truffatori che gestiscono la nostra vita lo sanno, ma devono semplicemente guadagnare tempo. George Papandreou lo sa. Merkel e Sarkozy lo sanno. Bruxelles lo sa, ma il burlesque va avanti, una farsa ad oltranza
Ci sarà un colpo di stato in Grecia? Spero proprio di sì, ma la risposta è che non succederà mai. La gente ha messo su troppo grasso e si è rammolita dopo anni di banchetti gratis a spese altrui. Sto anche costruendo una casa in Grecia ora, proprio come il re Costantino. Intendiamoci, il re ha una scusa, soffre di eccessiva Hellenophilia, io non ho una scusa, ma mi piace vivere pericolosamente.
Fonte: cobraf.com - Autore: Taki Theodoracopulos - Articolo originale: http://takimag.com/article/a_coup_de_greece
A prima vista può sembrare la classica scoperta dell’acqua calda, ma fino ad oggi non ci era ancora riuscito nessuno: Daniel Nocera e i suoi colleghi del Massachusetts Institute of Technology, invece che inventarsi complicati e costosi marchingegni per generare energia pulita, si sono limitati a copiare Madre Natura e hanno sviluppato la prima foglia artificiale capace di ricavare energia dal Sole.

Il dispositivo non è altro che una piccola cella fotovoltaica grande come una carta da gioco che, grazie ad un procedimento del tutto analogo alla fotosintesi, utilizza l’energia solare per ricavare idrogeno e ossigeno dall’acqua: i due gas, una volta estratti, vengono impiegati per alimentare una cella a combustibile e produrre energia elettrica quando serve.
Un secchio d’acqua al giorno leva il buio di torno. L'apparecchio messo a punto dagli scienziati del MIT non è solo estremamente efficiente, ma anche low cost: per costruirlo sono sufficienti materiali poveri e relativamente abbondanti come il cobalto e il borato di nichel. In aggiunta a questi, alcuni catalizzatori chimici che accelerano una serie di reazioni che altrimenti non avverrebbero.
Il prototipo è stato presentato qualche giorno fa al convegno annuale della American Chemical Society e ha funzionato ininterrottamente e senza guasti per oltre 45 ore.
Messo in un contenitore con 4 litri di acqua ed esposto in pieno sole, può produrre abbastanza energia elettrica da soddisfare per un giorno le esigenze di una famiglia in un paese in via di sviluppo. La foglia artificiale è piaciuta moltissimo agli indiani della Tata, che hanno già siglato un accordo con Nocera per industrializzarla.
L'idea non è comunque del tutto nuovo: la prima foglia artificiale fu realizzata una decina di anni fa da John Turner dello U.S. National Renewable Energy Laboratory di Golden, in Colorado. Il suo apparecchio però richiedeva l’impiego di metalli rari ed era altamente instabile.
Fonte: Focus.it

Dimmi con che voce lo dici... e ti dirò quanto mi sarai fedele: è questa la sintesi di un singolare studio pubblicato qualche giorno fa da un team di piscologi californiani che mette in relazione il tono della voce di uomini e donne con il livello affidabilità sessuale percepito dai partner. «Abbiamo scoperto che gli uomini e le donne utilizzano la voce del compagno come indice di fedeltà. Più la voce è attraente - bassa e profonda per i maschi, alta e squillante per le femmine - più viene percepito elevato il rischio di essere traditi» spiega Jillian O'Connor, del Department of Psychology, Neuroscience & Behaviour della McMaster University (California).
Se lo ascolti... lo eviti
Lo studio è stato condotto su un gruppo di volontari ai quali sono state fatte ascoltare coppie di voci manipolate elettronicamente per renderle più alte o più basse. É stato poi chiesto loro di dire quale delle due era di un potenziale traditore.
Ma cosa lega il tono della voce alla percezione di fedeltà o infedeltà? É tutta una questione di ormoni: "Gli uomini con un più alto livello di testosterone hanno una voce più bassa, così come le donne con più estrogeni hanno la voce più acuta" spiega David Feinberg, relatore dello studio. "Il nostro cervello associa gli alti livelli di ormoni con comportamenti potenzialmente adulterini e questo ci guida nella scelta del partner". L’infedeltà è costosa in termini emozionali, economici e riproduttivi: lo studio della O’Connor proverebbe che il processo evolutivo ci ha dotato di strumenti utili a riconoscere, ed evitare, i partner meno affidabili.
Fonte: Focus.it
"È l'uomo che porta i pantaloni". "Non è un posto per donne, lascia fare al sesso forte". "Il tuo capo è donna? Davvero??" Se frasi come queste vi fanno storcere il naso è tutto merito della vostra corteccia prefrontale. Senza la sua opera instancabile di "mediazione", nemmeno l'uomo più galante si salverebbe da alcuni scivoloni sessisti, come la convinzione che successo e potere non siano prerogative femminili. È quanto svela uno studio dell'Università Milano-Bicocca pubblicato sulla rivista scientifica Neuroimage.

Colti in castagna. I ricercatori hanno somministrato a 26 studenti di psicologia, 13 maschi e 13 femmine, un test al computer che misura le convinzioni implicite delle persone sul genere (Gender Implicit Association Test, IAT). In una prima fase ai soggetti è stato chiesto di identificare come maschile o femminile un nome che appariva al centro di uno schermo, premendo il tasto destro o sinistro. Successivamente i volontari dovevano associare alcune parole al concetto di "forza" o "debolezza" premendo gli stessi tasti utilizzati nella fase 1. Quando è stato chiesto di utilizzare lo stesso tasto per indicare "femminile" e "forza" i maschi hanno totalizzato più errori rispetto a quando lo stesso pulsante doveva indicare "femminile" e "debolezza" (viceversa per i nomi maschili). Lo stesso effetto non è stato osservato sulle loro colleghe che, invece, non hanno mostrato alcuna preferenza di genere.
Sentinelle anti-pregiudizi. Per indagare le basi neurologiche di questa peculiarità gli scienziati hanno somministrato lo stesso test a un secondo gruppo di 36 soggetti (18 maschi e 18 femmine) sottoposti a Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) una tecnica non invasiva capace di interferire temporaneamente con le aree cerebrali selezionate. Si è osservato che quando nei maschi venivano inibite la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia prefrontale dorsomediale, due aree implicate nel controllo degli stereotipi, l'associazione uomo-forza-successo e donna-debolezza risultava ancora più netta. In sostanza gli uomini, anche se non consapevolmente, avrebbero la tendenza naturale a collegare i concetti di prestigio e affermazione sociale a una figura maschile e solo grazie a queste aree, le ultime in ordine di tempo a maturare durante la crescita (lo sviluppo completo avviene intorno ai 15-16 anni), riuscirebbero a "frenare" gli impulsi potenzialmente discriminatori.
Allenare alla complessità. "La corteccia prefrontale è la parte di cervello che ci distingue essenzialmente dagli altri primati" spiega Zaira Cattaneo, ricercatrice del Dipartimento di Psicologia a capo dello studio, "media processi complessi, come l'analisi e la sintesi delle informazioni, la pianificazione, i meccanismi che permettono di anticipare gli eventi e di fare previsioni sul futuro. Lo sviluppo dei lobi frontali dipende fortemente dall'educazione: se categorizzare in base al sesso è una pratica diffusa - spesso a scuola i bambini vengono divisi in maschi e femmine durante un gioco ("maschi contro femmine") - la situazione cambia quando a queste distinzioni si aggiunge una connotazione di valore (per esempio, "il sesso debole"). La differenza di genere si carica allora di una valenza emotiva che finisce per sedimentarsi nel cervello". Per allenare la corteccia a resistere agli stereotipi, quindi è importante "che il bambino sia sottoposto a sollecitazioni che ne stimolino la creatività, le capacità di ragionamento, di astrazione, di inferenza, il confronto con il "diverso". Insomma un'educazione alla complessità, contraria ad eccessive semplificazioni".
Fonte: Focus.it
I ragni, soprattutto quello grossi, pelosi e velenosi, non sono certo i migliori amici dell'uomo, ma presto potrebbero diventarlo. Un recente studio condotto da Kenia Nunes, fisiologa presso il Medical College della Georgia e pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, ha evidenziato come il veleno del ragno vagante brasiliano (Phoneutria nigriventer) possa essere impiegato con successo nel trattamento della disfuzione erettile maschile.

Una Phoneutria nigriventer: il suo morso è letale. (© foto João P. Burini)
Un morso... lì?
L'aracnide in questione, detto anche ragno delle banane, è un bestione che da zampa a zampa può arrivare ai 15 centimetri di lunghezza. Vive nelle piantagioni di banane del Brasile e il suo morso, se non curato con uno specifico antidoto, può portare alla paralisi muscolare e alla morte per asfissia. Chi è sopravvissuto a questa poco piacevole esperienza, ha manifestato, tra gli altri sintomi, delle dolorose erezioni durate anche 4 o 5 ore consecutive: è il priapismo, un malfunzionamento dell'apparato genitale maschile le cui conseguenze possono essere anche gravi. La Nunes, ha scoperto che questo effetto è causato da un peptide chiamato PnTx2-6 presente nel veleno del ragno. Opportunamente utilizzata, questa molecola si è dimostrata in grado di ridonare la virilità perduta a un gruppo di topi affetti da disfunzione erettile.
Secondo lo studio, il peptide provocherebbe l'erezione utilizzando meccanismi diversi rispetto ai farmaci convenzionali (per esempio il Viagra) e questo potrebbe renderlo efficace anche sui pazienti che non rispondono alle normali terapie. Prima di poter pensare ad un farmaco a base di veleno di ragno passeranno comunque ancora molti anni. Nel frattempo la Nunes vuole verificare l'utilizzo della tossina nel trattamento delle disfunzioni sessuali femminili.
Chi sono i veri superdotati? Scoprilo nella mappa semiseria della lunghezza del pene.
Fonte: Focus.it
Preferite la destra o la sinistra? Non stiamo parlando di politca ma di... mani (e anche di piedi). Il mancinismo, cioè la tendenza a utilizzare in tutto o in parte il lato sinistro del corpo, riguarda più del 10% della popolazione mondiale. Eppure di questa particolare condizione, che riflette la struttura e il funzionamento del cervello, si sa ancora molto poco.

Accusati in passato di essere in rapporto con il diavolo e predisposti ai peggiori crimini, i mancini sono sempre stato guardati con un certo sospetto dalla maggioranza destra. E fino a non molti anni fa la scuola imponeva a bambini mancini una sorta di riabilitazione forzata, obbligandoli a scrivere e mangiare con la loro mano più debole. Ora la situazione sociale dei mancini è molto migliorata (http://web.tiscalinet.it/thelefthand/Atleti.htm) ma le origini di questa condizione restano avvolte nel mistero.
MANCINI CELEBRI Charlie Chaplin (attore) Tom Cruise (attore) Robert DeNiro (attore) Bob Dylan (musicista) Kurt Cobain (musicista) Paul McCartney (musicista) Paul Simon (musicista) Phil Collins (musicista) Michelle Platini (calciatore) Ruud Gullit (calciatore) Valentino Rossi (pilota MotoGP) Jack lo Squartatore (serial killer) Billy the Kid (fuorilegge) Albert Einstein (scienziato) Ayrton Senna (pilota F1) Diego A. Maradona (calciatore)
Tutta questione di cervello
Il mancinismo è legato all’asimmetria del cervello: la distribuzione delle funzioni tra emisfero destro e sinistro è fondamentale per lo sviluppo del linguaggio, della memoria a lungo termine e della creatività. Nei destri tutto ciò che è legato al linguaggio ha sede nell’emisfero sinistro mentre nella maggioranza dei mancini queste funzioni sono distribuite in entrambi gli emisferi, prevalentemente nella parte destra. Si sa inoltre che il mancinismo è ereditario: nel 2007 un gruppo di ricercatori di Oxoford, nel corso di uno studio sulla dislessia, ha scoperto che il gene LRRTM1 ha un ruolo nello sviluppo del mancinismo. Clyde Francks del Max Planck Institute for Psycholinguistic ha evidenziato come questo gene sia correlato anche con lo sviluppo della schizofrenia. Ma ciò non significa che i mancini sono malati psichiatrici: "I geni influiscono sulle modalità di comunicazione tra neuroni" spiega Francks, "ma la correlazione tra queste due condizioni è ancora tutta da approfondire".
Simmetrie asimmetriche
Il mancinismo è insomma una questione complessa: "Ha una base genetica ma come molti altri aspetti, per esempio il peso e l’altezza, è influenzato anche da fattori esterni" afferma Daniel Geschwind, genetista e neuropsichiatra all’Università della California. In realtà tra i due estremi dei completamente destri e dei completamente sinistri esiste un ampio spettro di vie di mezzo: c’è per esempio chi mangia con la destra e scrive con la sinistra e vice versa: "In generale" afferma Geschwind "i mancini hanno un cervello meno asimmetrico, con una maggior distribuzione delle funzioni tra i due emisferi. Il modo corretto di pensare a loro è come dei 'non destri'" spiega il professore. Il mancinismo sembra dunque essere un’ interessante porta d’accesso allo studio della complessa anatomia del cervello: ecco perchè gli scienziati da anni cercano di metterlo in relazione con le patologie più diverse: dalla schizofrenia alle difficoltà di apprendimento, dalla dislessia alle deficienze immunitarie.
Ominidi mancini
Il mancinismo risale alla notte dei tempi: secondo Geshwind l’analisi delle pitture rupestri e dei manifatti preistorici permette di stabilire che migliaia di anni fa, anche tra i nostri progenitori c’era una percentuale consisente di mancini. "Probabilmente l’uso della sinistra offriva qualche vantaggio evolutivo e per questo motivo si è mantenuto fino a noi. Ma quale fosse, non ci è ancora dato saperlo".
Fonte: Focus.it
Si è sempre pensato che l’uomo avesse qualcosa in più rispetto agli altri animali: più geni, più evoluzione, più complessità. Ma un’analisi approfondita del genoma dell’uomo, messo a confronto con quello di altre specie a noi imparentate (scimpanzè e macaco) ha invece rivelato che la nostra evoluzione si basa sulla sottrazione, e non solo sull’addizione.
Cacciatori del Dna perduto
Alcuni ricercatori della Stanford University (USA) hanno (virtualmente) appaiato il patrimonio genetico delle tre specie e hanno così scoperto che, in alcune zone dei cromosomi, quello che ci distingue dalle altre specie sono le delezioni, cioè appunto le mancanze. Quello che manca, inoltre, non sono geni veri e propri (cioè lunghe stringhe di Dna che codificano per una proteina) ma regioni regolative. Sono tratti di Dna non codificanti, che cioè hanno il compito di modulare i geni veri e propri, a volte aumentandone l’azione, altre volte bloccandola. L’analisi di queste delezioni, in totale 510, ha portato anche a scoprire cosa accade quando queste regioni non sono presenti.

Così il pene perse le spine
Una delle più curiose ha avuto come conseguenza la perdita di spine sul pene, strutture presenti in molti mammiferi, con funzioni ancora non del tutto chiarite. Secondo i ricercatori, questa mancanza ha portato nell’uomo a un diverso rapporto di coppia, più volto alla monogamia di altre scimmie; questo a sua volta ha indotto anche a un aumento delle cure parentali.
Mancanze vantaggiose
Ma la delezione più importante potrebbe essere quella di un tratto di Dna accanto a un gene implicato nella soppressione del tumore. Poiché questo gene agisce soprattutto nel cervello, l’abolizione del controllo della crescita cellulare (perché questo in fondo è un tumore, una crescita cellulare eccessiva) potrebbe aver portato a un aumento delle dimensioni del cervello stesso, con ovvie conseguenze per l’evoluzione umana.
Causa-effetto o selezione naturale?
Non c’è però necessariamente un rapporto causa effetto tra queste perdite e l’evoluzione umana; la spinta scatenante avrebbe potuto essere “esterna”, dovuta cioè alla selezione naturale; modifiche del comportamento alla specie umana – per esempio cambiamenti ambientali o spostamenti – avrebbero potuto portare alla perdita di alcune regioni regolative dei geni perché non più necessarie alla nuova situazione, e non l’opposto. Capire la nostra evoluzione non significa quindi solamente studiare ciò che noi abbiamo in più rispetto agli altri primati, ma anche cercare quel che manca, non quel che c’è.
Fonte: Focus.it - Si ringrazia Mauro Mandrioli per la consulenza scientifica.
Che memoria hanno gli animali? Che cosa sono in grado di ricordare? C'è una relazione tra dimensioni corporee, e quindi del cervello, e facoltà mnemoniche? Etologi, ricercatori e addestratori, anche se per motivi diversi, se lo domandano da sempre.

Un recente studio condotto da Marusha Dekleva dell'Università di Utrecht ha recentemente dimostrato che gli scimpanzè sono in grado di ricordare "il chi", "il cosa" e "il dove", ma hanno qualche problema con "il quando".
Teste dure
La ricercatrice ha mostrato a nove scimmie quattro barattoli diversi per forma e colore: uno conteneva yogurt e succo di mele, di cui gli animali sono golosi, uno del pepe rosso, mentre gli altri due erano vuoti. Ha esposto i primati ai contenitori a intervalli di tempo sempre più lunghi: 15 minuti, un'ora e poi quattro ore, cambiandone di volta in volta la posizione e il contentuto. Gli scienziati si aspettavano che gli scimpanzè, solitamente molto veloci nell'apprendere, modificassero il loro comportamento in funzione dell'evolversi della situazione, ma così non è stato. Gli animali ricordavano molto bene la disposizione e il contenuto dei barattoli come era stato presentato loro all'inizio del test e hanno continuato a tentare di servirsi da quelli che, qualche ora prima, contenevano il loro cibo preferito. Non sono stati quindi in grado di seguire l'evoluzione temporale degli avvenimenti. Secondo la Dekleva agli scimpanzè manca la memoria episodica, una memoria a lungo termine che permette di tenere traccia degli eventi della vita. «La memoria episodica è collegata alla capacità di pinificare il futuro ed è probablimente uno degli elementi che ha dato all'uomo il suo vantaggio evolutivo» spiega la scienziata.
Memoria... da ghiandaia
Ma la capacità di collocare nel tempo un ricordo non è esclusivamente umana: ce l'hanno anche alcuni uccelli. Lo ha scoperto Nicola Clayton, un ricercatore di Cambridge, in alcuni test sulle ghiandaie di macchia. I volatili hanno dimostrato di saper stimare il trascorrere del tempo in relazione allo stato di conservazione del loro cibo preferito.
Alcuni ricercatori contestano però la validità di questi test: gli scimpanzè, a differenza delle ghiandaie, non sono soliti fare scorte di cibo e non hanno quindi interesse a tener traccia del passare delle ore in funzione dell'alimentazione. Sarebbe stato molto più interessante insegnare loro su quali piante trovare la frutta in diversi momenti della giornata.
Fonte: Focus.it
Diciamolo chiaramente: il nostro intestino è pieno zeppo di Escherichia coli, il batterio alla ribalta in questi giorni a causa di un’epidemia che, al momento, ha mietuto 14 vittime in Germania e contaminato già qualche migliaio di persone. Cioè, non è il fatto di essere infettati da E. coli che è pericoloso: da pochi giorni dopo la nascita il nostro intestino si riempie di questo batterio, che in realtà ci protegge (occupando tutti gli spazi) da altre infezioni nocive e che ha pure un ruolo importante nella sintesi della vitamina k2, importante per il nostro organismo. Certo E. coli può essere nociva se invece che nell’intestino viene a trovarsi altrove (per esempio nel tratto urinario). Inoltre i ceppi che sono benefici per una specie (l’essere umano) possono essere dannosi per un’altra specie (le mucche per esempio) e viceversa.

Ma come esattamente E. coli diventa mortale? Per capirlo ci sono alcune cose fondamentali da sapere sui batteri. I batteri non rispettano le barriere dettate dalle specie, o meglio tendono a comportarsi come un superorganismo composto da tanti tipi di cellule, piuttosto che come singoli individui ognuno appartenente a una data specie. Nella fattispecie questo significa che ogni batterio ha l’abitudine di scambiarsi pezzetti di DNA con gli altri. Č un meccanismo diverso da quello usato dalle specie sessuate, che attraverso la fusione dei gameti creano un nuovo individuo con un DNA che è un mix di mamma e papà. Nel caso dei batteri si tratta di piccoli frammenti di DNA.
C’è più di un meccanismo attraverso il quale i batteri effettuano questi scambi ma nel caso dell’E. coli responsabile della recente epidemia si parla di “coniugazione batterica” e i frammenti di DNA scambiati sono “extra”, non hanno cioè funzioni vitali, ma garantiscono alcune funzionalità in più che possono risultatre utili in certe situazioni (una specie di “app” per batteri?). I pezzettini di DNA in questo caso si chiamano plasmidi. Pare che i batteri siano molto avidi nel raccogliere quanti più plasmidi possibile e non fanno molta attenzione da dove essi provengano .
Sono questi plasmidi che possono trasformare E coli in un “mostro”. I plasmidi per esempio possono garantire al batterio la resistenza a un antibiotico. O ancora, ed è il caso recente, possono fargli produrre una tossina, letale per l’ospite – in questo caso si tratta di una tossina normalmente prodotta da un altro enterobatterio, la Shigella dysenteriae. Il nome non lascia molti dubbi, questa tossina ha conseguenze devastanti nel nostro organismo: attacca le mucose dell’intestino (ma anche nei reni e nei polmoni). La gran massa di cellule morte provoca la diarrea sanguinante e così via.
Normalmente Shigella dysenteriae non ha campo libero nel colonizzare l’intestino, perché è già zeppo di E. coli, dunque la tossina per entrare deve usare proprio quest’ultima specie come cavallo di troia. Così è successo. Ancora non è chiaro come la verdura (sono stati accusati pomodori, cetrioli e lattuga provenienti da un paio di aziende spagnole) si sia infettata (o meglio l’acqua contenuta in questa verdura). Si attendono i risultati delle analisi condotte su campioni di terreno delle aziende incriminate.
PS: un aggiornamento sui cetrioli. La Germania ha ufficialmente dichiarato che non è la verdura spagnola ad essere la causa dell’infezione.
Fonte: oggiscienza.wordpress.com; Autore: Federica Sgorbissa
Anche il mondo della ricerca diventa social e apre le porte (virtuali) a tutti coloro che vogliono contribuire attivamente al progresso della scienza.
Ken-ichi Ueda e Scott Loarie, due dottorandi al Carnagie Institute di Stanford, hanno sviluppato qualche tempo fa iNaturalist.org, una community di cittadini-scienziati, che ha per obiettivo il controllo della diffusione delle specie animali viventi e l’analisi dell’evoluzione degli ecosistemi in risposta ai mutamenti climatici. L'idea alla base del progetto è semplice: se passeggiando per un bosco o per un parco di città si avvistano una pianta o un animale, una volta tornati a casa ci si logga sul sito e si registra la segnalazione. L’enorme mole di dati che iNaturalist sta raccogliendo permetterà ai ricercatori di monitorare con grande precisione come si stanno modificando gli ecosistemi di tutto il mondo.

Pappagalli metropolitani
L'aumento delle temperature e il cambiamento nelle destinazioni d’uso delle terre stanno infatti facendo spostare flora e fauna anche molto lontano dalle loro zone d’origine. Nei parchi delle nostre città è per esempio sempre più frequente avvistare pappagalli e altri uccelli di origine tropicale: si tratta dei discendenti di animali fuggiti dalle gabbie che sono riusciti a riprodursi allo stato libero e che stanno colonizzando nuovi habitat. Lo stesso si può dire per le nutrie che popolano la Pianura Padana o per i pesci siluro sempre più diffusi nei fiumi del nord Italia. Per contribuire alla ricerca di Ueda e Lorie non è necessario essere degli esperti: se anche non si sa cosa si è visto, sul sito è disponibile una guida che aiuta, un passo dopo l’altro, ad effettuare il riconoscimento. E nel giro di qualche settimana iNaturalist sarà disponibile anche in formato app per iPhone: permetterà di inviare le proprie segnalazioni in tempo reale corredate di foto.
Tutti scienziati
iNaturalist non è comunque il primo progetto di ricerca che tenta di coinvolgere il grande pubblico: già da parecchi anni la NASA, il CERN e altre istutuzioni scientifiche hanno chiesto la collaborazione degli appassionati di tutto il mondo per analizzare grandi moli di dati. I più interessanti attualmente in essere sono Seti@home, per l’analisi dei segnali radio provenienti dallo spazio Malariacontrol.net, una gigantesca simulazione elettronica per lo studio della malaria e della sua diffusione Stardust: per l’analisi della polvere di stelle HiRiSe: per la ricerca della sonda Polar Lander caduta su Marte nel 1999 e mai più ritrovata Planethunters.org: per la ricerca di pianeti al di fuori del Sistema Solare
Fonte: Focus.it
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