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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Destano allarme i risultati di un'indagine presentati all’American Heart Association’s Epidemiology and Prevention/ Nutrition, Physical Activity and Metabolism 2013 Scientific Sessions. Secondo gli autori dello studio il rischio di morte deriva dalla possibilità di sviluppare malattie come diabete, patologie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro, anche a seguito di un aumento di peso o obesità dovute all’eccesso di zuccheri.

I ricercatori hanno analizzato il consumo di bevande zuccherate, o dolcificate, nei vari continenti. Gli studiosi hanno quindi suddiviso questo consumo in base all’età e il sesso e, infine, valutato l’impatto sullo sviluppo di obesità e diabete e come queste patologie fossero poi correlate ai decessi.

I dati raccolti hanno permesso di dividere in due il mondo: da un lato l’America Latina e i Caraibi dove vi era una prevalenza di morti per diabete; dall’altra l’Oriente e l’Eurasia dove vi era una prevalenza di morti per eventi cardiovascolari.

Il maggiore consumo di bevande zuccherate si ha in Messico, mentre il consumo più basso in Giappone. L’Italia? Senza infamia né lode.
Secondo quanto emerge da un'indagine Censis/Coldiretti sono quasi 23 milioni gli italiani che dichiarano di bere bevande gassate e di questi ben 6,5 milioni circa dichiara di farlo regolarmente.

In Italia l’allarme sul consumo di bibite è amplificato da un pericoloso abbandono dei principi base della dieta mediterranea che è universalmente conosciuta come importante nella prevenzione delle malattie e che ha fino ad ora garantito agli italiani una vita media di 79,4 anni per gli uomini e di 84,5 per le donne, tra le piu’ elevate al mondo. Nel corso del 2012 molti italiani - conclude la Coldiretti - hanno invece abbandonato i principi base della dieta mediterranea con un calo nei consumi familiari di pesce fresco (-3 per cento), vino (-3 per cento), ortofrutta (-2 per cento) e olio di oliva (-1 per cento) anche se hanno portato in tavola più pasta (+1 per cento), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.

Fonte: informasalus.it

 

È quanto sostengono gli specialisti americani dell’University of Alabama a Birmingham (UAB), i quali hanno condotto una ricerca promossa dal National Eye Institute (NEI), in cui si dimostra come buoni livelli di sostanze antiossidanti e minerali come lo zinco possano ridurre sensibilmente il rischio di Degenerazione Maculare (DMLE o AMD, in inglese) con l’avanzare dell’età.

Tra gli alimenti collegati al miglioramento della vista vi sono le carote. Secondo il professor Leo Semes, della UAB School of Optometry, le carote da sole non apporterebbero però significativi miglioramenti della salute degli occhi.

“La base di questa convinzione è che le carote sono ricche di beta-carotene. Ma il betacarotene da solo non è una tutela sufficiente – precisa Semes – C’è anche un rapporto tangenziale che una carenza di vitamina A, una cugina del beta-carotene, sia implicata nell’adattamento della vista al buio”.

Il professor Semes, insieme all’American Optometric Association Health and Nutrition Committee, ha stilato una lista di alimenti specifici e nutrienti che possono apportare benefici alla salute degli occhi.
- Frutta e verdura: la vitamina C in esse contenuta può aiutare a ridurre la cataratta e l’incidenza dell’AMD.
- Pesce come tonno o salmone, e le carni magre, contengono acidi grassi che proteggono contro l’AMD.
- Carni rosse e cereali integrali contengono zinco. E una sua carenza può portare allo sviluppo della cataratta.
- Oli vegetali ricchi di vitamina E  – un noto antiossidante – possono rallentare la progressione della AMD.

La degenerazione maculare è in genere processo di degenerazione dovuto all’invecchiamento dell’occhio. Vi sono tuttavia anche predisposizioni ereditarie che possono far sorgere questo problema anche in età relativamente giovane. Altri fattori che possono innescare la degenerazione maculare sono i traumi oculari, le infezioni o le infiammazioni o, in alcuni casi, anche problemi di vista come la miopia.

Principalmente la DMLE si presenta con una difficoltà di lettura, in quanto a causa di una riduzione della visione centrale le lettere stampate risultano distorte. Allo stesso modo, vi è una percezione alterata e distorta delle immagini in generale: un sintomo tipico è il vedere le linee di per sé dritte come se fossero in realtà ondulate.

Fonte: informasalus.it

 

“Se i politici non praticheranno nuovi metodi per garantire eque opportunità economiche a tutti, i lavoratori di tutto il mondo non potranno che unirsi. E Marx potrebbe avere la sua vendetta”.

Karl Marx doveva essere morto e sepolto. Il crollo dell’Unione Sovietica e lo sviluppo capitalistico dell’economia cinese sembravano aver messo in soffitta le idee del grande filoso ed economista tedesco, autore de Il Capitale, vera e propria “bibbia” dei comunisti di tutto il mondo. Eppure, nel pieno della più feroce crisi economica della storia, le idee del grande pensatore stanno tornando in auge. La lettura delle sue opere ha visto un forte balzo, e sempre più spesso economisti anticapitalisti riescono a sviluppare interessanti ragionamenti anche sui media generalisti: cosa che fino a qualche anno fa, quando l’ideologia del libero mercato era al suo apice, sarebbe stato quasi impensabile.

Un esempio? Lo “storico” settimanale statunitense Time ha pubblicato un lungo articolo a firma del corrispondente da Pechino Michael Shuman. Di fatto, il settimanale riconosce a Marx un ruolo profetico: “Marx ha teorizzato che il sistema capitalista impoverisce le masse e concentra la ricchezza nelle mani di pochi, causando come conseguenza crisi economiche e conflitti sociali tra le classi sociali. Aveva ragione. E’ fin troppo facile trovare statistiche che dimostrano che i ricchi diventano sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri”. A sostegno delle tesi di Marx in effetti c’è uno studio dell’Economic Policy Institute di Washington che rivalea come nel 2011 il reddito medio di lavoratore maschio statunitense a tempo pieno era più basso rispetto al 1973. Tra il 183 e il 2010 il 74% dei guadagni in termini di ricchezza è andatato in mano al 5% della popolazione.

Secondo il Time, tuttavia, “questo non vuol dire che le teorie di Marx erano del tutto corrette. La sua ‘dittatura del proletariato’ non ha funzionato come previsto. Ma le conseguenze delle disegualianze sono esattamente quelle che aveva predetto:  il ritorno della lotta di classe. La rabbia dei lavoratori di tutto il mondo è in crescita: dagli Stati Uniti alla Grecia, passando anche per la Cina”. E ancora: “Marx aveva previsto un tale esito. I comunisti affermano apertamente che i loro fini possono essere perseguiti solo con l’abbattimento violento dell’ordine sociale esistente. ‘L’unica cosa che i proletari hanno da perdere sono le loro catene’. Ci sono segnali che i lavoratori di tutto il mondo sono sempre più impazienti. A decine di migliaia sono scesi nelle strade a Madrid e Atene, protestando contro la disoccupazione e le misure di austerità che stanno ulteriormente peggiorando le cose”.

Tuttavia, la Rivoluzione auspicata da Marx sembra essere lungi dal vedere la luce: le organizzazioni dei lavoratori sono deboli, e i movimenti sorti negli ultuimi anni (ad esempio Occupy Wall Street) si sono parzialmente sciolti. Colpa, secondo Jacques Rancière, esperto di marxismo presso l’Università di Parigi, delle reali intenzioni dei militanti, che non intenderebbero rovesciare il capitalismo, ma soltanto riformarlo. Tuttavia il Time mette in guardia: “Se i politici non praticheranno nuovi metodi per garantire eque opportunità economiche a tutti, i lavoratori di tutto il mondo non potranno che unirsi. E Marx potrebbe avere la sua vendetta”.

Fonte: fanpage.it via controlacrisi.org

 

Non basta che il 30% del  reddito complessivo venga dalla dipendenza da antidepressivi delle donne bianche e che il 20% degli adulti assuma un  qualche tipo di farmaco psichiatrico. Adesso vogliono allargare trattamenti e farmaci psichiatrici a quanti più bambini possibile.

Big Pharma ha un unico obiettivo: fare profitti - non importa come. Questo può essere realizzato solo convincendo la gente comune e i medici che la soluzione ai problemi di salute siano i farmaci. Il buon senso ti dice che questo non può essere vero. Nessuno si ammala a causa di una carenza di farmaci nel corpo. In realtà le persone che assumono più farmaci da  prescrizione contemporaneamente soffrono di una serie di effetti collaterali che nel migliore dei casi sono semplicemente fastidiosi, ma talvolta debilitanti e addirittura fatali. Purtroppo la stragrande maggioranza degli americani e dei medici se la sono bevuta.

Gli americani costituiscono appena il 5% della popolazione mondiale, ma assumono oltre il 40% dei farmaci prodotti a livello mondiale. Pensi che i miliardi e miliardi di dollari che le case farmaceutiche spendono in televisione e altre pubblicità abbiano influenzato questo risultato? Quando i vostri bambini tornavano da scuola, voi probabilmente gli avete raccomandato: "Di' "no"alle droghe!" Eppure quando si guarda la televisione, le aziende di farmaci vendono sullo slogan di "Semplice, basta dire 'Sì' ai farmaci."

Solo due paesi, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti consentono pubblicità di farmaci alla televisione. La FDA l'ha approvato negli Stati Uniti nel 1999. Da allora le aziende farmaceutiche ci spendono ogni anno quasi 5 miliardi di dollari e l'americano medio vede quasi 16 ore di pubblicità di farmaci all'anno (circa 1920 spot). Un vero e proprio lavaggio del cervello per fargli credere che i farmaci siano la panacea per tutti i problemi, fisici ed emotivi.

Eri consapevole del fatto che i governi statali e federali stanno lavorando in concerto con le aziende farmaceutiche per promuovere l'uso di psicofarmaci sui bambini? Le aziende farmaceutiche hanno sviluppato i cosiddetti screening (test) di sanità mentale per i bambini. Così se a scuola un bambino viene valutato attraverso di essi e gli viene diagnosticato un disturbo mentale, viene indirizzato da uno psichiatra e introdotto ai farmaci psichiatrici. Questi farmaci sono in realtà  anfetamine per il trattamento del cosiddetto disturbo da Deficit di attenzione (ADD) o antidepressivi e farmaci antipsicotici per altri sintomi.

Indovinate chi escogita questi test di salute mentale e ne promuove l'uso? E sì! Le aziende farmaceutiche e i loro partner psichiatri. Indovinate chi finanzia questi programmi di test nelle scuole? Ovvio! Ancora loro: le aziende farmaceutiche.
Quasi 9 milioni di bambini in America stanno prendendo psicofarmaci da prescrizione e le compagnie farmaceutiche se la spassano. In realtà gli antidepressivi non sono più efficaci del placebo. L'unica differenza è che il placebo non causerà a te o ai bambini di avere idee o comportamenti suicidi o omicidi come invece hanno dimostrato fare gli antidepressivi. A proposito, gli antidepressivi sono proibiti in Inghilterra e nel Regno Unito per bambini sotto i 18 anni...

Gli antidepressivi possono creare tutta una serie di sintomi documentati nei bambini e negli adulti: depressione, scoppi di pianto, affaticamento, insonnia, idee suicide, pensieri omicidi, ansia, attacchi di panico, nervosismo e tremore, irritabilità, azioni impulsive, agitazione, confusione, comportamento maniacale, allucinazioni, incubi, distacco emozionale e perdita dei sentimenti. Questi sintomi si sviluppano dopo che è iniziato il trattamento con antidepressivi.
Naturalmente questo porta lo psichiatra o il medico locale ad aggiungere altri farmaci psichiatrici a regime. Questo manda spesso il paziente fuori di testa, rendendolo incapace di funzionare. Gli antidepressivi creano dipendenza, imitano l'azione della cocaina. I sintomi di cui sopra sono amplificati quando gli antidepressivi vengono interrotti bruscamente. Nessuno dovrebbe smettere antidepressivi o qualsiasi farmaco psichiatrico senza la guida di un medico. Un paziente deve esserne portato fuori molto lentamente, per diversi mesi.

Leggi l'articolo completo qui: politicaloutcast.com

Big Pharma è, però, solo un lato della medaglia. Gli psichiatri, con le loro diagnosi farlocche basate su un libro che classifica i comportamenti umani come malattie, prima conducono gli studi farsacon cui (spesso dietro lauto compenso) dimostrano l'utilità di questi psicofarmaci, poi li reclamizzano nei congressi medici e infine ne sponsorizzano la prescrizione. Gli psichiatri sono la categoria di medici che sono incorsi nel maggior numero di procedimenti disciplinari per conflitti d'interesse - in altre parole, prendevano soldi dall'azienda farmaceutica produttrice per promuovere un dato farmaco in uno studio scientifico o un congresso. D'altra parte, data la soggettività e arbitrarietà delle loro diagnosi, il settore psichiatrico è quello che più di tutti si presta al rischio di sovraprescrizione.

Fonte: disinformazione.it

Political Outcast di Stephen F. Hotze, M.D. - 22 Febbraio 2013
Tratto da CCDU

 

Il Ministro della Salute Renato Balduzzi ha inviato richiesta di effettuare una nuova valutazione del Mon810 alla luce delle ultime linee guida, definendo adeguate misure di gestione obbligatorie per tutti gli utilizzatori di tali Ogm. Nel frattempo stop all’autorizzazione del mais Mon810.

 

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania commenta così la notizia: “Il Ministero della Salute ha dato seguito alla nostra richiesta e al dossier predisposto dal Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA), chiedendo alla Commissione europea la sospensione d’urgenza dell’autorizzazione alla messa in coltura di sementi di Mais Mon810 in Italia e nel resto dell’Unione europea. Quando parliamo della possibilità di coltivare Ogm in Italia, dobbiamo tenere ben presente – ha proseguito il Ministro – che l’opinione pubblica, i consumatori e le stesse rappresentanze degli agricoltori hanno espresso una posizione negativa sulla questione. Abbiamo il dovere di essere particolarmente rigorosi, a tutela dei consumatori e degli agricoltori italiani”.
“Prendo anche atto con grande soddisfazione del mutato atteggiamento del Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sugli organismi geneticamente modificati. Questo ci consentirà – ha spiegato Catania – di proseguire con maggiore forza nella direzione che era stata già intrapresa, collaborando con tutte le istituzioni e le rappresentanze politiche e sociali, allo scopo di salvaguardare l’identità e la ricchezza che sono alla base del successo dell’agroalimentare italiano”.

Il Presidente della Coldiretti Sergio Marini commenta positivamente l’atteso sprint finale del Governo, che “è avvenuto grazie al pressing delle Associazioni, dei Partiti  e delle Istituzioni unite nella coalizione “Liberi da Ogm” e, in questi giorni, all’apprezzata ed importante azione del Movimento 5 Stelle che ha rafforzato il fronte di chi vuole scongiurare in Italia qualsiasi rischio di commistione tra Ogm e agricoltura tradizionale o biologica. “Nonostante le resistenze si è rafforzato – sottolinea Marini – il fronte dei cittadini impegnati nel tutelare l’agricoltura e il territorio da forme di inquinamento genetico per assicurare la competitività delle nostre produzioni tradizionali e di qualità. Non va dimenticato che, sulla base dell`indagine Coldiretti-Swg, quasi sette italiani su dieci considerano oggi gli organismi geneticamente modificati meno salutari di quelli tradizionali”.

Soddisfazione espressa anche dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori: “E’ una decisione che rispetta la posizione della stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Ribadiamo la nostra ferma contrarietà agli Ogm – spiega il presidente della Cia Giuseppe Politi – Non si tratta di un rifiuto ideologico, ma di una posizione che nasce dalla consapevolezza che l’introduzione di prodotti geneticamente modificati in Italia può seriamente mettere a rischio la specificità e il valore aggiunto della nostra agricoltura, che è fatta di qualità, biodiversità e tipicità”. Secondo un’indagine della Cia il 55% degli intervistati ritiene gli organismi geneticamente modificati siano dannosi per la salute, mentre il 76% crede semplicemente che siano meno salutari di quelli “normali”.

Fonte: informasalus.it

 

La società odierna, per effetto degli intrecci tra attività finanziarie, grandi corporations ed utilizzo delle attività scientifiche in modo strumentale rispetto gli  interessi del potere, non è più in grado di funzionare con i sistemi tradizionali con i quali è stata gestita in passato. Le cause sono spiegabili con il processo di sedimentazione dei poteri del grande capitale finanziario  e della elite circoscritta  che ne gestisce gli interessi e le finalità speculative.

Risulta necessario chiarire che i poteri dominanti , per ottenere in forma discreta la tutela dei propri  interessi , hanno programmato di articolare la società ed il sistema economico politico ordinato su più livelli.

Esiste un livello visibile dello Stato e della cosi detta “società civile” costituito dalle Istituzioni  rappresentative e previste dalla Costituzione, con le loro procedure e la apparente legalità di queste, mentre, in parallelo  a questo, sussiste invece  un livello invisibile dove operano  alcune  entità finanziarie ed agenzie di intelligence che agiscono in violazione della legalità e del diritto internazionale  su scala planetaria rispondendo a centrali di comando sovranazionali.

La speciale funzione di queste agenzie che operano in modo occulto viene coperta dal ruolo dei grandi media(i “mega media”) del sistema che manipolano le notizie e l’opinione pubblica coprendo di fatto le attività illegali e creando un mondo fittizio che viene visto come reale dall’opinione pubblica che non dubita delle apparenti notizie veritiere manipolate dai media. Gli esempi sono innumerevoli.

Questo sistema funziona come un immenso palcoscenico su scala planetaria come ci hanno dimostrato gli avvenimenti dell’11 Settembre a New York e le guerre in Irak e Afghanistan.

Da questo sistema derivano:  A) la totale scomparsa di un opinione pubblica cosciente,B) il tramonto del vecchio concetto di egemonia,C) l’esistenza di popolazioni urbanizzate che sono utilizzate come pura massa di manovra, D) il meccanismo del consenso attivo e passivo dei dominati che fornisce “ giustificazione” ai disegni della elite dominante, E) il completo svuotamento di ogni legalità costituzionale in base ad un sistema di decisionismo prevalente.

Ci si potrebbe chiedere come mai sia tanto difficile per i singoli comprendere la natura fittizia della realtà apparente e del mondo deviato costruito dalla propaganda dei media (i “mega media”) ove ad es. i carnefici sono presentati come “liberatori” e  coloro che resistono vengono tacciati quali “terroristi”.

Normalmente il sistema proclama come “verità” quelle che sono in realtà menzogne  o ricostruzioni artefatte, realizzate a volte nel loro esatto contrario con dati tangibili in modo da poter assumere sembianze di realtà. Questa la forma più sottile di manipolazione perché apparentemente coincide con il dato reale osservabile, quindi più insidiosa perché apparentemente coincidente con i fatti e più difficile da smascherare.

Non si possono d’altra parte escludere delle “finzioni” totali create dal nulla, vere menzogne per uso popolare, falsi in atti pubblici.  Le due forme distinte  tuttavia possono convivere ed essere complementari in quanto veicolate dalla propaganda.

Si possono prendere vari esempi, a livello internazionale, la costruzione artificiale di Al Quaeda, oppure le BR in Italia ed altri gruppi terroristici di estrema sinistra o di estrema destra (la RAF in Germania) durante gli anni della “strategia della tensione”.

Questi gruppi che erano quasi sempre creature della CIA e di altri servizi occidentali, funzionali rispetto ad una strategia di potere, hanno operato per anni come se fossero autentiche organizzazioni autonome con loro finalità indipendenti mentre in realtà erano tutte entità manovrate dai servizi ed erano utili per accreditare la teoria degli “opposti estremismi”.

Questa costruzione apparente ha di fatto messo in ombra i veri registi della strategia,  ha presentato gli elementi  di questi gruppi come protagonisti ed ideatori delle azioni (in realtà etero dirette) ha permesso fra l’altro di compiere le azioni criminose come assassini e predisposizione di bombe, addebitandoli alle organizzazioni terroristiche ed alle ideologie ispiratrici. Tipico esempio fu l’assassinio di Aldo Moro fatto passare come un semplice crimine delle BR e non una soppressione di uno statista “scomodo” per le centrali del potere USA.

Le varie figure minori, i fiancheggiatori e simpatizzanti i conniventi, i complici e gli esterni, sono state  tutte persone che hanno permesso di completare l’opera ed hanno consentito ai vertici di prendere tutte le decisioni importanti in nome e per conto di interessi occulti.

Questi vertici (e le centrali di comando) in realtà non si sono mai esposti ma sono sempre rimasti dietro le quinte senza comparire ed anzi resi di fatto inesistenti, visto che gli stessi loro agenti ne hanno negato l’esistenza proclamandosi autonomi  da qualsiasi legame funzionale anche nel compimento di fatti criminosi, tanto da essere classificati come “servizi deviati”.

Tutto il sistema di manipolazione  viene completato con attività di depistaggio e falsificazione di prove e di falsi indizi, confessioni di improbabili “pentiti”, occultamento di elementi comprovanti, ecc.. e si prospetta questo come un enorme meccanismo di dissimulazione che viene anche supportato attivamente dalle agenzie di intelligence autonome ed internazionali che svolgono la loro funzione di sostegno alla macchinazione.

Si tratta quasi sempre di operazioni sofisticate dove vengono mescolate notizie verosimili a quelle palesemente false e dove si intrecciano anche elementi della diplomazia, della politica, dei partiti che recitano una parte assegnata e che sono appoggiati da una informazione manipolata e controllata dai media del sistema che orientano l’opinione pubblica verso le verità di comodo ritenute utili per la macchinazione. I poteri che si muovono dietro questa macchinazione dispongono di mezzi economici illimitati e possono comprare qualsiasi testimone, corrompere politici compiacenti, assoldare qualunque killer, predisporre qualsiasi tipo di trappola utilizzando ragazze compiacenti , procurare armi ed esplosivi, fornire droga e stupefacenti per false confessioni.

Nella cultura occidentale non si può d’altra parte  considerare anomalo questo livello invisibile della realtà dominato dall’”agire in segreto”visto che, se si indaga a fondo nella Storia, scopriamo che, già durante la Repubblica di Venezia, nacque il principio degli “arcana imperi”, secondo gli storici, con data del 10 Luglio 1.310 con l’istituzione del “consiglio dei 10” a cui sono demandati gli affari segreti della sicurezza dello stato (con l’utilizzo di adeguati mezzi finanziari ed un folto gruppo di delatori, taglie, assassini ed esploratori).

http://venicexplorer.net/tradizione/consiglio-dieci.php

Il problema sta nel fatto che, nella società attuale, il livello occulto è divenuto quello di gran lunga più possente e che dispone dei più efficaci mezzi di coercizione tali da condizionare ogni altro potere incluso quello politico che, in questo contesto, è di fatto secondario e subordinato alle centrali sopranazionali e deve  attuare le direttive che gli vengono fornite sotto spinta di remunerazione, corruzione o ricatto, in pratica la classe politica ridotta ad un comitato d’affari ove  difficilmente qualche elemento dispone di autonomia decisionale e, quando accade, questo viene facilmente neutralizzato con gli stessi sistemi.

Stando così la situazione, risulta chiaro che i poteri dominanti abbisognano dell’impostura come elemento base della manipolazione, attraverso di questa ed attraverso l’inganno dell’informazione, devono organizzare il controllo e la creazione di realtà artificiali nelle quali far vivere le masse sempre meno consapevoli e costantemente distratte dalle questioni essenziali mediante apposite campagne di propaganda.

I dominanti sono ben preparati ad affrontare anche le situazioni di crisi e di malcontento e adottano la strategia di incanalare la protesta verso sbocchi già predisposti che permettono di perpetuare gli equilibri già consolidati.

Ecco quindi che subentra la tecnica dei depistaggi, le “false flags”, le finte opposizioni ed i finti tribuni delle proteste televisive, il martellamento per 24 ore al giorno fino a far apparire la finzione come reale e la tesi pubblicizzata come alternativa razionale e possibile.

“Una volta una persona poteva vivere isolata dai problemi del mondo, poi è subentrata una epoca nella quale si sapeva tutto quello che succedeva, adesso il vero problema è che sappiamo tutto di tutto tranne quello che realmente succede.”

Fonte: stampalibera.com - Autore: Luciano Lago

 

Con nuovi studi a confermarne l'efficacia, aumenta tra i ricercatori la convinzione che il cannabidiolo (Cbd) presente nella marijuana rallenta la crescita delle cellule tumorali e inibisce la formazione di cellule che nutrono i tumori, contribuendo così a combattere il cancro e le metastasi. Già note, poi, le capacità di queste sostanze di ridurre il dolore, la nausea e altri effetti correlati alla malattia e alla chemioterapia.

Come riporta il Newsweek, già nel 2007 uno studio del California Pacific Medical Center mostrava come il cannabidiolo uccida le cellule tumorali nei pazienti con cancro al seno, distruggendo i tumori maligni e “spegnendo” il gene ID-1, una proteina che gioca un ruolo chiave nel diffondere il male alle altre cellule. Questo gene, nei soggetti sani, è attivo solo durante lo sviluppo embrionale. Ma nei malati di tumore al seno, e di molti altri tumori maligni in stato avanzato, si è visto che questo gene è attivo e provoca le metastasi, favorendo il passaggio della malattia alle cellule sane. “Ci sono dozzine di tumori aggressivi che attivano questo gene”, hanno spiegato i ricercatori, e il cannabidiolo riesce a fermarlo, presentandosi quindi come una cura potenzialmente senza precedenti: ferma il male come la chemioterapia ma, a differenza di quest'ultima, che uccide ogni genere di cellula che incontra e devasta il corpo e lo spirito dei malati, riesce a bloccare solo “quella” particolare cellula maligna.

“Il cannabidiolo offre la speranza di una cura non tossica per migliaia di pazienti”, ha detto lo studioso McAllister, a capo del gruppo di ricerca. Da allora però non sono ancora stati condotti test clinici, indispensabili per confermare nell'uomo l'effetto visto in laboratorio. McAllister insomma sta ancora cercando fondi per testare sui malati di tumore l'effetto di questa cura. Nel frattempo, il suo gruppo di studio sta analizzando in laboratorio se è possibile e fruttuoso combinare una cura a base di Cbd con una blanda chemioterapia. Le sue ricerche hanno già mostrato che l'effetto del cannabidiolo viene in questo modo  potenziato: i chemioterapici diventano allo stesso più potenti e meno tossici, perché è possibile ridurli drasticamente.

La scoperta dell'efficacia di queste sostanze si deve a Cristina Sanchez, una giovane biologa della Complutense University di Madrid. Stava studiando il metabolismo cellulare, analizzando le cellule tumorali del cervello, che crescono molto più velocemente delle cellule normali. Per caso, notò che queste morivano ogni volta che erano esposte ai tetracannabinoidi, il famoso Thc che provoca gli effetti psicoattivi della marijuana. Proseguì le sue ricerche e nel 1998 pubblicò i suoi studi, dimostrando che il Thc induce l'apoptosi, ovvero la morte delle cellule di una forma particolarmente aggressiva di tumore cerebrale.

Successivamente furono molte le conferme, condotte in diversi Paesi, che il Thc e altri derivati della marijuana – i cannabinoidi – hanno effetti direttamente antitumorali (eccone un esempio riguardo al tumore al polmone).

Il primo test clinico sull'uomo fu condotto in Spagna nel 2006. I ricercatori somministrarono THC a nove malati di tumore al cervello, che non avevano avuto benefici dalle terapie tradizionali, inserendolo direttamente nelle cellule malate con un catetere. Tutti e nove videro la proliferazione del tumore ridursi significativamente, e i risultati furono pubblicati su Nature. Nel frattempo gli studiosi della Harvard University trovarono gli stessi effetti per i tumori al polmone. La cosa più sorprendente che notarono fu il fatto che il Thc colpisce solo le cellule tumorali, lasciando indisturbate le cellule sane.

Recenti studi alla St. George’s University di Londra hanno poi visto effetti simili sulla leucemia, con test pre-clinici. A fine luglio, l'ultimo congresso della International Cannabinoid Research Society ha messo intorno a un tavolo tutti i maggiori esperti sul tema a Friburgo, in Germania, con interessanti contributi anche da parte di studiosi italiani, che hanno parlato dei cannabinoidi come della “più potente arma a disposizione per l'eliminazione delle cellule tumorali nel cancro alla prostata”, mentre ricercatori della Lancaster University hanno riportato simili conclusioni per quanto riguarda il tumore del colon.

Tutto questo apre nuovi e promettenti scenari nella lotta al tumore. Ma è bene specificare che le conseguenze farmacologiche e tossicologiche dell’uso “comune” di cannabis, inteso come droga psicoattiva, sono tuttavia legate non solo direttamente all’assunzione delle sostanze psicotrope, ma anche all’esposizione delle altre sostanze che si producono durante la pirolisi, ovvero il processo di combustione della sigaretta o, meglio, della “canna”. I vapori che si producono fumando marijuana e hashish, infatti, contengono ossidi di azoto, monossido di carbonio, cianuri, nitrosammine. Il particolato contiene fenoli, cresoli e vari idrocarburi aromatici, tutti potenzialmente cancerogeni.

Fonte: life.wired.it - Autore: Michela Dell'Amico - 12 settembre 2012

 

Per gli scettici si tratta di procedere sulla strada che nella narrativa fu del dr. Frankenstein, per gli entusiasti è invece l’opportunità offerta dalla scienza di curare malattie ad oggi incurabili. Parliamo delle cellule staminali e del loro utilizzo nella rigenerazione degli organi. Il Wall Street Journal compendia oggi tutti gli sviluppi sulla materia, partendo dalla notizia rivoluzionaria degli studi condotti sulla creazione di un cuore sintetico, capace di funzionare (e crescere) in maniera quasi del tutto autonoma. Arrivare agli studi sul cuore umano, prelevato da un cadavere e ripulito a dovere, che il dottor Francisco Fernandez-Aviles mostra su un vassoio d’acciaio, ha richiesto prima lo sviluppo di ricerche ed esperimenti su altri organi e tessuti. Si è partiti nel 1996 con la vescica. Partendo dallo studio e dalle necessità di bambini con malformazioni alla vescica, il dott. Anthony Atala, direttore del Wake Forest Institute Medicina Rigenerativa a Winston-Salem, NC, è giunto col suo team a crearne una in laboratorio, impiantata per la prima volta nel 1999. Si è trattato di un successo tale da ribaltare la visione della comunità scientifica, dato che solo nel 1980 erano davvero pochi coloro che credevano nella generazione sintetica degli organi umani. Dopo il successo della vescica, la squadra del dott. Atala prosegue nlla bioingegneria, dai vasi sanguigni ai semplici fegati umani.

Dagli esperimenti del dott. Atala si è potuto procedere a test più complessi. Nel 2011 Alex Seifalian, un ricercatore londinese, ha creato una trachea sintetica partendo dalle cellule del paziente, bisognoso di trapianto a causa di un cancro. La trachea, però, non è stato il punto di arrivo di Seifalian e dei 30 ricercatori che compongono il suo gruppo. La creazione del naso ha sviluppato ulteriormente le tecniche del dott. Seifalian. Si è imposta in primo luogo la necessità di creare un’impalcatura interna che sostituisse quella naturale di collagene e che fosse accettata dall’organismo. Si è giunti ad una soluzione di materiali hi-tech che utilizzano resine e fibre vegetali e che si strutturano secondo il modello a nido d’ape che caratterizza le ali della farfalla. Il materiale così ottenuto si è mostrato sufficientemente duttile, resistente ai batteri e accogliente per il contenimento di cellule grazie ai pori presenti naturalmente. Analizzato il naso del paziente, è stato riprodotto uno stampo e versato all’interno il materiale prodotto in laboratorio, con aggiunta di sale e zucchero tali che la parete venisse resa ancora più porosa.

A questo punto interviene l’uso delle cellule staminali, che, estratte da una parte del corpo, possono “crescere” e diventare cellule specializzate proprie di un determinato organo o funzione. Adoperate quindi nello stampo con l’aggiunta di prodotti chimici che ne orientassero la crescita, si è potuta creare la cartilagine necessaria all’ulteriore sviluppo del naso. Mancava a questo punto la pelle, che non è possibile produrre ex novo. Il dott. Seifalian concluse dunque che non si poteva far altro che impiantare il naso posticcio altrove nel corpo, in modo che venisse rivestito naturalmente. Si pensò in primo luogo alla fronte, ma l’idea di portare il naso lassù per giorni o mesi non piacque al paziente. Alla fine è stato impiantato sotto l’avambraccio. Se il processo di crescita della pelle andrà a buon fine, il naso verrà ricollocato nella sua posizione naturale e arricchito di cellule staminali che diverranno poi epiteliali. L’ultimo passo sarà collegare i capillari facciali al naso in modo da poter assicurare il sostentamento delle cellule. Così fornito, l’organo riacquisterà il senso olfattivo. L’intero processo potrebbe richiedere 6 mesi, per un costo complessivo di 40.000 dollari (che al momento non gravano sul paziente, trattandosi di una cura sperimentale). Lo stesso processo è stato utilizzato per le orecchie, tanto da portare il dott. Seifalian a concludere “Stiamo effettivamente lavorando a un volto sintetico: se si possono fare orecchio e naso, non è rimasto molto”.

Il team del dott. Aviles sta lavorando invece alla creazione del cuore. Partendo da un piccolo ripostiglio, nel 2010 è giunto, con il suo team di circa 10 collaboratori, ad un vero e proprio laboratorio, fornito di tutte le necessità del caso. Gli studi del dott. Aviles nascono e si sviluppano in Spagna, che risulta essere, tra l’altro, il paese con la maggiore percentuale di donazioni di cuore al mondo. Eppure, afferma il dottore, solo il 10% di chi ne fa richiesta, riceve il trapianto. Lo sviluppo della medicina legata alle cellule staminali, del resto, si muove dalla necessità di portare equilibrio tra domanda e offerta di organi. Eppure il cuore è forse l’organo più complesso da riprodurre, dal momento che le cellule al suo interno svolgono le funzioni più disparate, come regolazione del ritmo, la conduzione di segnali elettrici, la creazione dei vasi sanguigni, etc. Una complessità superata dall’”intelligenza” delle cellule staminali, che, inserite nel cuore, hanno sviluppato immediatamente capacità diverse, come se fossero informate sulle necessità del lavoro e sulla distribuzione delle competenze. Ovviamente la complessità del cuore non è risolta dall’intelligenza delle staminali. La quantità di ossigeno e nutrienti che l’organismo deve fornire alle cellule del cuore è regolata dal grembo materno nei mesi della gestazione; un meccanismo di regolazione che è stato riprodotto da un bioreattore che porta all’organo i nutrienti necessari ed espelle quelli in eccesso. Il tutto con estrema delicatezza per non uccidere le cellule, ma conservando il flusso di quasi 4 litri di sangue al minuto.

Il cuore ha bisogno di interconnessioni elettriche che funzionino costantemente, per garantire le quali il team spagnolo deve utilizzare uno strumento ampiamente noto, quello del peacemaker. Il dott. Aviles ha stimato i tempi di preparazione in laboratorio e sperimentazione pari a 5 o 6 anni, ma, considerati i limiti normativi e la necessità di garantire da subito un elevato standard di sicurezza, è più realistica un’attesa di 10 anni. La dott.ssa Taylor, che nel campo avviò test pioneristici sul cuore dei topi e che oggi osserva con attenzione gli studi del tema di Aviles, ha osservato che “Abbiamo aperto una porta e mostrato che è possibile [trapianto del cuore, ndr]. Ora non è più fantascianza, è diventata scienza”.

Fonte: scienze.fanpage.it

 

Why write? (pp. 41-44)
 

CAMON: Somewhere you've said that your purpose in writing was "for inner liberation." But let's analyze this statement a little more closely. Why have you written? In order to denounce? Thereby to demand justice? To arrive at an understanding of an enigma, a mystery, "the mystery of Germany," the "madness of Germany"? Writing as an appeal to others for help in the solution? Writing as consolation? Out of all this, what was that "inner liberation" you were trying to achieve through writing supposed to be?

LEVI: Your question has to do only with Survival in Auschwitz. I wrote because I felt the need to write. If you ask me to go further and find out what produced this need, I can't answer. I've had the feeling that for me the act of writing was equivalent to lying down on Freud's couch. I felt such an overpowering need to talk about it that I talked out loud. Back then, in tile concentration camp, I often had a dream: I dreamed that I'd returned, come home to my family, told them about it, and nobody listened. The person standing in front of me doesn't stay to hear, lie turns around and goes away. I told this dream to my friends in the concentration camp, and they said, "It happens to us too."

And later I found it mentioned, in the very same way, by other survivors who have written about their experiences. So we're dealing with a typical situation.

CAMON: So was it your collective unconscious that felt that experience to be incredible, at the very moment you were all living it'

LEVI: Yes. But this dream of talking about it was certainly comparable to the dream of Tantalus, which was of "eating-almost," of being able to ring the food to one's mouth but not succeeding in biting into it. It's the dream of a primary need, the need to cat and drink. So was the need to talk about it. Already at the time it was a basic need. Later I chose to write it as the equivalent of talking about it.

CAMON: Talking about it more extensively, in me and space, to more people and over a longer period of time, to be believed finally by every one, since in the dream even your family didn't believe you?

LEVI: Yes. The nightmare of the dream, however, was still inside me. While I was writing Survival in Auschwitz I wasn't sure it would be published. I wanted to make four or five copies, and give them to my fiancée and friends. My writing was therefore a way of telling them about it. The intention to "leave an eyewitness account" came later, the primary need was to write for purposes of liberation.

CAMON: To write, that is, for therapeutic purposes.

LEVI: Yes, therapeutic.

CAMON: And in that sense did it work?

LEVI: Yes, writing relieved me.


 

8. The works (pp.59-64)
 

CAMON: Your literary works and those on scientific subjects (Storie naturali, Vizio di forma) are so different from the works on the "concentration-camp condition" as to raise a question about their author: what's surprising is that these "divertissements" (as you've called Storie naturali) are written by the same author as the books on the concentration camp. But I'd go even further and say that since Storie naturali was written simultaneously with The Reawakening, it would therefore indicate a kind of split in their author, a dual operation of his mind.

This is shown, in my opinion, by the different name used by the author: Damiano Malabaila. It may be that the pseudonym was suggested by fear and modesty, but at a deeper level it may well have been suggested by his awareness of being not one author but two-of being, so to speak, divided.

LEVI: That's a question that you can answer better than I. I mean I can't answer. I don't even know of any test or mental experiment that one could do to verify it. Before they arrested me I'd already written a short story, of which I still have a copy, but I've been careful not to publish it. It was a mediocre arabesque, with a little of everything in it.

CAMON: Maybe without the experience of the concentration camp, you would have been a writer all the same (I'm convinced of it-there's no way you wouldn't have been a writer, but an ironical, fantastic, allegorical, esoteric, scientific, naturalist writer.

LEVI: Actually in that first story there's a lot of the natural world, rocks and plants. Yes, perhaps that's what I would have written about; I was fascinated by that world. But for me the experience of the concentration camp has been fundamental. Naturally I wouldn't do it all over again, but still, along with the horror of that experience, which I still feel now, I can't deny that it's also had positive results. It seems to me that that was where I learned to know the facts about people. There's a friend of mine, Lidia Rolfi, who was in Ravensbruck, she was a schoolteacher, and she says that Ravensbruck was her university. It was the only concentration camp strictly for women. I'd been to the university, but I too must say that my real university was Auschwitz. I have the feeling of having been enriched by it, so much so that it took me only a few months to write Survival in Auschwitz and I remember writing it without ever faltering. When it was published by Einaudi in 1958, I inserted one chapter, the one about Initiation, which isn't in the De Silva edition of 1947, and I added quite a lot, but I didn't change, delete, or correct anything.

CAMON: There are sufferings that make us better people and sufferings that make us worse. Probably those experienced in a state of powerlessness make us better.

LEVI: I don't think I became a better person. I understood a few things, but that didn't make me good.

CAMON: How many prisoners were there, on the average, every day in Auschwitz'

LEVI: There wasn't just one Auschwitz camp; there were thirty-nine of them. There was the town of Auschwitz, and in it was a concentration camp, and that was Auschwitz properly speaking, or the capital of the system. Down below, two kilometers away, was Birkenau, or Auschwitz Two: here they had the gas chamber; it was a huge concentration camp, divided into some four to six adjoining camps. Farther up was the factory, and near the factory was Monowitz, or Auschwitz Three: that's where I was. This camp belonged to the factory, it had been financed by it. In addition, all around, there were thirty to thirty-five small camps (mines, arms factories, farms, etc.). The most distant camp was Brno, in Moravia: it was about a hundred kilometers away, as the crow flies, and was under the administration of Auschwitz. In my camp there were about ten thousand of us; in central Auschwitz fifteen or twenty thousand; in Birkenau many more, seventy to eighty thousand; plus another twenty thousand scattered about in these little camps, which were all frightful places, mines, where you worked amid cold and hunger; they were punishment camps. But Auschwitz One was the administrative center for all of them, and Birkenau was the extermination camp. The Auschwitz system was the fruit of experience gathered in all the other camps, both for extermination and forced labor. There's a book about it, in fact the diary of the Auschwitz commandant, who when he was captured was asked to tell his story, and he did.'

CAMON: You're not a depressed man, and not even anxious.

LEVI: Is that a feeling you get from my books or from my presence?

CAMON: From your presence. You have an ironical and tolerant attitude, and you often smile. I have the feeling that by nature you're someone who loves life, who loved it before, and who loves it afterwards. Between the before and the after there's been a violent and total trauma, but it's over.

LEVI: In general, you're right. Since the concentration camp, however, I've had a few attacks of depression. I'm not sure if they go back to that experience, because they come with different labels, from one to the next. It may seem strange to you, but I went through one just recently, a stupid fit of depression, for very little reason: I had a small operation on my foot, and this made me think that I'd suddenly got old. It took two months for the wound to heal. That's why I asked you if the feeling came from my presence or my books.

CAMON: I said from your presence, but it's not that your books contradict it. In your scientific and naturalist works one is aware of a fantastic, allegorical writer, with a language full of life, and a display of metaphor.

LEVI: While I wasn't at all interested in the problem of language when I wrote Survival in Auschwitz, it gradually began to interest me the more I went on writing, until it became uppermost in The Monkey's Wrench, which is an experimental book. And also in this recent book, If Not Now, When?, in which I've been faced with linguistic problems, because it was a mattter of having people speak in Italian-of translating into Italian-dialogue that was supposed to be in Polish or Russian or Yiddish. I don't know either Polish or Russian, and my Yiddish is poor, and so I had to study up on it, which I did. I studied Yiddish for eight months, so as to be able to give to these characters an Italian speech that would sound plausible as a translation, I don't know if the average Italian reader is aware of these things.

CAMON: After the first books, the ones on the concentration camp, one feels this interest in words, in language, and even a taste for experiment. That's why it seems strange to me that you didn't become a literary writer, but went on applying yourself to chemistry and being a chemist.

LEVI: But I was always interested in chemistry, and in school I was lazy and bored, and poor in Italian. As a student I didn't understand the importance of Italian literature; I understood it later.


9. Chemistry and the man (p. 65-68)
 

CAMON: But what is it in chemistry that interests you?

LEVI: I'm interested in the contact with matter, in understanding the world around me; I'm interested in the chemistry of the human body, biochemistry. In short, science: but the science of particles doesn't say much to me, while I'm thrilled by the discovery of genetic mechanisms, the way the individual is coded, the minuscule chain whose alphabet is made up of molecules. There's a bridge between linguists and geneticists. These new concepts of "pregnancy," of "redundance," of "ambiguity," apply very well to the language of genetics, and genetic failures are due to the lack of redundancy, for which it takes only the slightest error and the reading is broken. But the reasons that brought me to chemistry were different at that time, because chemistry was then a different science, I chose to get interested in chemistry when I was a boy-I was fourteen or fifteen-because I was thrilled by the parallel between the formula written on paper and what takes place in the test tube. Already then it seemed to me something magical, and chemistry seemed to me the main key to open the secrets of heaven and earth, and having read at the time that a spectroscope allows you to know the chemical composition of a star, it seemed to me one of man's greatest powers.

CAMON: So, chemistry and literature; concentration-camp writer, and scientific and naturalist writer. The fact that the literary writing came after the concentration- camp books suggests that the Auschwitz trauma had receded almost to the point of disappearing and that it wasn't simply negative. How about at the private, personal, family level'

LEVI: No, as I said, Auschwitz was not simply negative for me, it taught me a lot. Among other things, before Auschwitz I was a man with no woman, afterwards I met the one who was to become my wife. I very much needed someone to listen to me, and she listened more than others. That's why, in sickness and in health, I'm bound to her for life. Before that I was full of complexes, I don't know why. Maybe because I was a Jew. As a Jew, I'd been made fun of by my schoolmates: not beaten up, or insulted, but made fun of, yes.

After my return from Auschwitz, I had a great need to talk, I looked Lip my old friends and talked their cars off, and I remember their saying to me, "How strange! You haven't changed a bit." I think I'd undergone a process of maturing, having had the luck to survive. Because it's not a question of strength, but of luck: you can't beat a concentration camp with your own strengths. I'd been lucky: for having been a chemist, for having met a bricklayer who gave me something to eat, for having overcome the language difficulty. This I can claim to have done; I never got sick-I got sick only once, at the end, and this too was lucky, because I missed the evacuation of the camp. The others, the healthy ones, all died because they were transferred to Buchenwald and Mauthausen in the middle of winter. I had an argument ... are you a believer?

CAMON: Why do you ask?

LEVI: I had an argument with a believer, a friend of mine from Padua, your city, by the way.

CAMON: You're not a believer?

LEVI: No, I never have been. I'd like to be, but I don't succeed.

CAMON: Then in what sense are you Jewish?

LEVI: A simple matter of culture. If it hadn't been for the racial laws and the concentration camp, I'd probably no longer be a Jew, except for my last name. instead, this dual experience, the racial laws and the concentration camp, stamped me the way you stamp a steel plate. At this point I'm a few, they've sewn the star of David on me and not only on my clothes.

CAMON: With whom did you have that argument?

LEVI: If you remember The Periodic Table, he's the one mentioned as "the assistant" in the "Potassium" story. He's a believer but not a Catholic; he came to see me after my release to tell me I was clearly one of the elect, since I'd been chosen to survive in order for me to write Survival in Auschwitz. And this, I must confess, seemed to me a blasphemy, that God should grant privileges, saving one person and condemning someone else. I must say that for me the experience of Auschwitz has been such as to sweep away any remnant of religious education I may have had.

CAMON: Meaning that Auschwitz is proof of the nonexistence of God?

LEVI: There is Auschwitz, and so there cannot be God. [On the typescript, he added in pencil:] I don't find a solution to this dilemma. I keep looking, but I don't find it.

Source: brynmawr.edu

 

Come possiamo imporre regole certe al mercato quando, lo stesso, per definizione, è l’atto costitutivo dell’illegalità e del profitto ad ogni costo e con ogni mezzo?

Come possiamo appellarci alla politica quando, la stessa, che avrebbe il compito e l’onere di ridurre le disparità fra le classi sociali, diversamente le acuisce?

Come possiamo credere in un Sistema, che guarda al risparmio dei cittadini e all’applicazione delle regole civili come ad una calamità?

Come possiamo sperare nell’intervento misericordioso della Chiesa cattolica che, proprio in virtù dei principi fondanti idi equità, giustizia e libertà, caratterizza la sua vocazione e missione, quando la stessa, spartisce con il potere, vizi, perversioni, privilegi e impunità?

Come possiamo, in fine, minimamente immaginare una rivolta di popolo che restituisca dignità e decoro a questo paese quando, gi stessi individui non sono in grado di rinunciare alla più effimera dipendenza e insulso privilegio,
disertando, così, ogni più remoto barlume di solidarietà?

Per tutti questi motivi, “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. Una tale disperazione, avvolge questo paese da molto tempo.” - Corrado Alvaro

Fonte: stampalibera.com - Autore: Gianni Tirelli

 
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