Come sarebbe una vita senza pubblicità? Se lo sono chiesto alcuni artisti moderni, un po' creativi e un po' smanettoni, che hanno sviluppato dei software capaci di eliminare, almeno virtualmente, marchi e proposte commerciali da ciò che vediamo.
Stufi della solita pubblicità? Provate con la realtà... diminuita, una nuova forma di arte digitale che applica a smartphone e videocamere le più recenti tecnologie per eliminare dal nostro campo visivo, almeno virtualmente, loghi, insegne e cartelloni pubblicitari. È insomma l’esatto contrario della realtà aumentata, quell’insieme di applicazioni grazie che permettono a telefonini, webcam e occhi elettronici vari di farci vedere cose che nella realtà non ci sono.
Jeff Crouse, un artista newyorkese, ha sviluppato Unlogo, un programma capace di identificare i marchi aziendali all’interno di un flusso video, per esempio generato dalla telecamera di un cellulare, e sostiturli con qualcosa d’altro. L’ultima versione del suo sofware visualizza, al posto dei loghi delle aziende, la faccia del rispettivo amministratore delegato. Non male! Jeff continua comunque a sviluppare il suo codice con l’obiettivo di mettere a punto un filtro che elimini le pubblicità dai filmini domestici.
Julian Oliver, un designer di Berlino, si è spinto oltre e ha realizzaro Artvertiser: un paio di occhiali elettronici (vedi foto) che, una volta indossati, sostituiscono i cartelloni publicitari con opere d’arte.
Ma la realtà diminuita può essera anche uno strumento di denuncia: Mark Skwarek, un giovane artista digitale americano particolarmente arrabbiato con la BP per il disastro del Golfo Messico, sviluppato un application per smartphone capace di riconoscere i loghi della BP quando vengono inquadrati con la fotocamera del telefono e di visualizzare al loro posto una copiosa perdita di petrolio che sommerge tutto ciò che c’è nelle vicinanze. "Questo modo di re-intepretare i marchi aziedali offre agli artisti e agli attivisti un modo nuovo, potente e non distruttivo per comunicare", spiega Mark ai media. Chissà cosa ne pensano gli ambientalisti...