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Una rivoluzionaria tecnologia permetterą di curare ustioni e ferite stampando i pezzi di pelle mancanti direttamente sul paziente con una speciale stampante.
By Admin (from 04/06/2011 @ 08:00:43, in it - Video Alerta, read 2142 times)

Progettare pezzi di pelle umana e di altri tessuti con un programma simile ad autocad e... stamparli con una speciale stampante 3D: non l’abbiamo visto in un film di fantascienza ma al convegno annuale della American Association for the Advancement of Science che si sta svolgendo in questi giorni a Washington DC.

La rivoluzionaria invenzione è stata presentata oggi da James Yoo della Wake Forest University School of Medicine di Winston-Salem, nel North Carolina, ed è già stata testata con successo su topi e maiali.

Toppe biotecnologiche

La macchina di Yoo effettua una scansione della ferita, per esempio un’ustione, determinandone esattamente forma, estensione e profondità. Questi dati vengono utilizzati per progettare in 3D il pezzo di pelle da sostituire che viene infine stampato direttamente sul paziente da una macchina del tutto analoga a una stampante inkjet: si tratta di una speciale bioprinter che al posto dell’inchiostro utilizza un cocktail di cellule umane della pelle, collagene e silicone.
Lo studio è stato finanziato e voluto dal Dipartimento americano della Difesa. Il 30% dei feriti in combattimento riporta anche gravi ustioni: poterli soccorrere sul campo con apparecchiature di questo tipo, aiuterebbe a contenere il rischio di infezioni e la perdita di fluidi che spesso accompagnano le bruciature.
Attualmente gli scienziati sono in grado di stampare pezzi di pelle di 10x10 centimetri e hanno già testato con successo la produzione di tessuti semplici come quelli cartilaginei.

Dal 2D al 3D

bioprinter

Concettualmente questa tecnologia potrebbe permettere la progettazione e la stampa di interi organi: dovrebbero essere realizzati da strati di cellule diverse sovrapposti uno all’altro fino all'ottenimento della forma desiderata.
Poter costruire organi su richiesta, oltre che risolvere il problema dei trapianti, permetterebbe di effettuare studi clinici e test farmacologici con grande facilità. Ma anche se gli scienziati sono ottimisti,  lo stato dell’arte della tecnologia non permette ancora di realizzare a macchina elementi complessi come un cuore o un fegato.

Fonte: Focus.it