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Incidente a Marcoule, c'era un rischio nucleare? No, secondo gli esperti. Nell'impianto francese in cui ieri c'č stata un'esplosione si fondevano metalli a bassa radioattivitā. Ecco come funziona il loro smaltimento.
By Admin (from 20/11/2011 @ 11:08:30, in it - Osservatorio Globale, read 2461 times)

Non c’entra niente il plutonio e nemmeno il Mox, uno dei più noti combustibili nucleari. Nel sito di Marcoule, a due passi da Nimes in Francia e a poche centinaia di chilometri dai confini italiani, non si effettuavano strane miscele di sostanze ultraradioattive. Nemmeno si smontavano e si riciclavano bombe atomiche. Semplicemente si fondevano pezzi di vecchi impianti nucleari e si confezionavano lingotti di acciaio fuso. Certo l’acciaio era radioattivo, ma non a livello altissimo. “ Nel sito di Marcoule – spiega Francesco Troiani dell’Enea – vengono ricompattati i rifiuti cosiddetti a media e bassa attività”. Si tratta in altre parole di materiale proveniente da altri impianti nucleari che sono stati a contatto con il combustibile nucleare ma che hanno una vita media molto più bassa. Quindi non ci sono rischi per la salute delle persone che vivono vicino all'impianto.

In un primo momento ieri pomeriggio le agenzie avevano presentato il centro di Marcoule come un sito in cui veniva fabbricato il Mox, una miscela di plutonio, proveniente da vecchie testate nucleari, e di ossidi di uranio. La presenza, nell’impianto di questi materiali così altamente pericolosi, ha immediatamente suscitato l’attenzione dei media nei confronti dell’ esplosione che si è verificata nell’impianto. A dire il vero, però, l’impianto dove è avvenuto l’incidente non ha nulla a che vedere con questi materiali pericolosi e il forno in cui si è verificata l’esplosione, era utilizzato solo per la fusione di materiali di risulta delle attività di smantellamento delle centrali.

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“ Per fare qualche esempio in quell’impianto venivano trattati materiali di diversa natura, come per esempio tubi in metallo, o altri prodotti provenienti o da centrali o anche dal settore medico-sanitario”. Tra le scorie a media-bassa attività rientrano infatti anche i residui medicali, quelli cioè prodotti per fare le comuni radiografie, ma anche Tac e altri tipi di indagini diagnostiche che prevedono l’utilizzo di elementi radioattivi. Impianti del genere di quello che è stato protagonista ieri in Francia non sono presenti in Italia. “ Da noi – spiega Troiani – si è preferito usare un altro sistema per il trattamento di questo tipo di rifiuti”. Il sistema scelto in Italia, non prevede la fusione dei rifiuti, ma la loro semplice compattazione attraverso una banalissima pressa. “ Questo permette di ridurre il volume delle scorie e di compattarle in blocchi come quelli delle auto per intenderci, – dice l’esperto di combustibile nucleare dell’Enea – e di condizionarle all’interno di grandi blocchi di cemento armato che non presentano alcun problema di contenimento”. Un deposito di questo tipo di materiale è presenta all’interno del centro di ricerche dell’Enea alla Casaccia, alle porte di Roma.

Fonte: wired.it - Autore: Emanuele Perugini - 13 September 2011