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 Trilingual World Observatory: italiano, english, română. GLOBAL NEWS & more... di Redazione
   
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

"În acest weekend am reusit sa finalizam procesul de contopire a imaginilor, dupa un efort care a durat un an", a declarat Jean-Philippe Berger, cercetator la European Southern Observatory (ESO), organizatia interguvernamentala care administreaza cele 4 telescoape situate în Chile, ce formeaza Very Large Telescope (VLT).

Complexul VLT situat în Paranal include patru telescoape optice mari, fiecare dintre acestea masurând 30 de metri în înaltime si fiind dotate cu oglinzi de 8 metri în diametru.

În Chile a fost inaugurat cel mai mare telescop virtual din lume

Astronomii au combinat semnalele receptionate de cele 4 telescoape folosind o tehnica intitulata "interferometrie", prin care cele patru imagini sunt combinate pentru a obtine o imagine de o rezolutie mai mare.

Prin acest proces se obtine o "oglinda virtuala" cu un diametru de 130 de metri, ce ofera posibilitatea de a studia cosmosul în profunzime.

"Putem vedea suprafata stelelor, inclusiv a unor obiecte ce nu au fost observate niciodata pâna acum, precum stelele foarte tinere sau galaxiile tinere", a explicat Berger.

"Este foarte dificil de construit un telescop optic foarte mare, asa ca am folosit interferometria. Lucram de ceva timp la acest proiect, asa ca abia asteptam sa putem folosi telescopul virtual în scopuri stiintifice", a concluzionat Berger.

ESO, organizatia care administreaza telescopul, a fost înfiintata în 1962 si este sustinuta de urmatoarele tari: Austria, Belgia, Brazilia, Cehia, Danemarca, Elvetia, Finlanda, Franta, Germania, Italia, Marea Britanie, Olanda, Portugalia, Spania si Suedia.

Sursa: AFP - via Descopera.ro

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Now Tel Aviv University researchers say that glia cells are central to the brain's plasticity — how the brain adapts, learns, and stores information.

According to Ph.D. student Maurizio De Pittà of TAU's Schools of Physics and Astronomy and Electrical Engineering, glia cells do much more than hold the brain together. A mechanism within the glia cells also sorts information for learning purposes, De Pittà says. "Glia cells are like the brain's supervisors. By regulating the synapses, they control the transfer of information between neurons, affecting how the brain processes information and learns."

This is a network of neurons (in red) and glia cells (in green) grown in a petri dish. Blue dots are the cells' nuclei. Credit: Pablo Blinder/American Friends of Tel Aviv University (AFTAU)

De Pittà's research, led by his TAU supervisor Prof. Eshel Ben-Jacob, along with Vladislav Volman of The Salk Institute and the University of California at San Diego and Hugues Berry of the Université de Lyon in France, has developed the first computer model that incorporates the influence of glia cells on synaptic information transfer. Detailed in the journal PLoS Computational Biology, the model can also be implemented in technologies based on brain networks such as microchips and computer software, Prof. Ben-Jacob says, and aid in research on brain disorders such as Alzheimer's disease and epilepsy.

Regulating the brain's "social network"

The brain is constituted of two main types of cells: neurons and glia. Neurons fire off signals that dictate how we think and behave, using synapses to pass along the message from one neuron to another, explains De Pittà. Scientists theorize that memory and learning are dictated by synaptic activity because they are "plastic," with the ability to adapt to different stimuli.

But Ben-Jacob and colleagues suspected that glia cells were even more central to how the brain works. Glia cells are abundant in the brain's hippocampus and the cortex, the two parts of the brain that have the most control over the brain's ability to process information, learn and memorize. In fact, for every neuron cell, there are two to five glia cells. Taking into account previous experimental data, the researchers were able to build a model that could resolve the puzzle.

The brain is like a social network, says Prof. Ben-Jacob. Messages may originate with the neurons, which use the synapses as their delivery system, but the glia serve as an overall moderator, regulating which messages are sent on and when. These cells can either prompt the transfer of information, or slow activity if the synapses are becoming overactive. This makes the glia cells the guardians of our learning and memory processes, he notes, orchestrating the transmission of information for optimal brain function.

New brain-inspired technologies and therapies

The team's findings could have important implications for a number of brain disorders. Almost all neurodegenerative diseases are glia-related pathologies, Prof. Ben-Jacob notes. In epileptic seizures, for example, the neurons' activity at one brain location propagates and overtakes the normal activity at other locations. This can happen when the glia cells fail to properly regulate synaptic transmission. Alternatively, when brain activity is low, glia cells boost transmissions of information, keeping the connections between neurons "alive."

The model provides a "new view" of how the brain functions. While the study was in press, two experimental works appeared that supported the model's predictions. "A growing number of scientists are starting to recognize the fact that you need the glia to perform tasks that neurons alone can't accomplish in an efficient way," says De Pittà. The model will provide a new tool to begin revising the theories of computational neuroscience and lead to more realistic brain-inspired algorithms and microchips, which are designed to mimic neuronal networks.

Source: Tel Aviv University - via ZeitNews.org

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Quando Cuauhtémoc salì al trono, nel 1520, la distruzione del popolo azteco era già cominciata, ma con lui la civiltà precolombiana sarebbe definitivamente scomparsa sotto il potere spagnolo. Tanto che Cuauhtémoc, nipote del famoso Montezuma II, fu infatti l’ultimo imperatore azteco, morto il 28 febbraio 1525 per impiccagione, dopo le torture inflittegli per volere del conquistatore spagnolo Hernán Cortés, che lo teneva in ostaggio e che sperava così di riuscire a conoscere il misterioso luogo in cui si trovava il leggendario tesoro azteco (il tesoro di Montezuma).

Tenochtitlan La città al centro del lago

Ma Cuauhtémoc si sarebbe sempre rifiutato di parlare e avrebbe sopportato così coraggiosamente le torture (come quella di vedersi bruciare i piedi) da passare alla storia quasi come un eroe. D’altronde era quello che probabilmente ci si sarebbe aspettati da uno il cui nome significava “aquila che scende”, in ricordo forse dell’antica legenda all’origine dell’impero azteco nel centro America.

Si narra infatti che intorno al 1300, gli Aztechi, allora un popolo per lo più nomade in giro per le terre messicane - cui era arrivato, pare, da Aztlan, una misteriosa zona situata nell’attuale California - ricevette un messaggio divino. Il dio del Sole, insieme a quello della Guerra, profetizzò loro che un giorno avrebbero avuto una casa, una città, ma che questa sarebbe sorta solo nel luogo da loro indicato. Un posto che avrebbero riconosciuto grazie alla presenza di un’ aquila appoggiata sopra un cactus con un serpente nel becco (poi divenuto il simbolo della bandiera messicana). E il popolo azteco negli anni a venire avrebbe continuato a vagare in cerca di quel segno. Che si racconta apparve, quasi come un miraggio un giorno a un sacerdote azteco, nella zona paludosa al centro del lago Texcoco. Lì, nel 1325, sarebbe sorta Tenochtitlan, tra le fondamenta della futura Città del Messico.

Qui la civiltà azteca avrebbe finalmente messo le tende, diventando quella che ebbe in Montezuma II uno dei suoi più grandi governatori. Quando infatti, intorno al 1500, Montezuma salì al potere, il popolo azteco era cresciuto, dominando il Messico Centrale, con Tenochtitlan come capitale dell’impero. Fino all’arrivo di Hernán Cortés, l’ambizioso conquistatore spagnolo che dopo aver conquistato Cuba al seguito di Diego Velázquez, nel 1519 si preparava a sbarcare sulla penisola dello Yucatan da solo (per modo di dire: aveva al seguito 11 navi con 500 uomini). Infatti Velázquez, che aveva organizzato la missione all’ultimo ci ripensò, ma il disobbediente Cortés decise comunque di partire. Sarebbe iniziato così il dominio spagnolo, anche grazie al contribuito che gli indigeni locali offrirono a Cortés, stanchi della sottomissione economica agli Atechi, che chiedevano loro dei tributi, e dei sacrifici umani in nome dei loro dei.

La disfatta cominciò con la sottomissione spagnola di Montezuma II, e sarebbe continuata con Cuitlahuac, il suo successore, morto poco dopo esser salito al trono di vaiolo, triste regalo dei conquistatori alle popolazioni locali. Fu poi la volta di Cuauhtémoc, che provò a difendere la capitale dalle truppe di Cortés ma invano, così che nel 1521 Tenochtitlan cadeva sotto il potere spagnolo e l’imperatore veniva fatto prigioniero. Si racconta che Cuauhtémoc, una volta fatto ostaggio, chiese di  essere ucciso, ma Cortés lo tenne con sé durante le sue successive missioni, torturandolo per farsi rivelare il luogo del tesoro segreto azteco. Ma il coraggioso Cuauhtémoc si sarebbe sempre rifiutando di parlare, preferendo la morte. Così che l’esistenza o meno del tesoro e il luogo in cui si trovava morì con lui.

Fonte: wired.it

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O „plastilină-minune” poate repara oasele fracturate

Oamenii de stiinta de la Universitatea Georgia, SUA, au utilizat celuele stem pentru a produce o proteina implicata în regenerarea tesutului osos.

Ei au incirporat prioteina într-un gel, obtinând un material pe care l-au botezat "plastilina pentru fracturi" si l-au testat pe sobolani de laborator, stabilizând fracturile si introducând o cantitate mica de material la locul fracturii.

Dupa doua saptamâni, animalele îsi puteau folosi picioarele fara nicio problema.

În prezent, "plastilina pentru fracturi" este testata pe animale mai mari, precum porcii si oile.

Cercetatorii spera ca materialul îsi va dovedi utilitatea si în cazul oamenilor, în special în rândul militarilor. Fracturile reprezinta o cauza majora a amputarilor de membre în rândul personalului fortelor armate ale SUA.

Chiar si în cazul în care nu se ajunge la amputari, sanatatea psihica a soldatilor are de suferit atunci când sunt imobilizati la pat timp de mai multe luni, pentru vindecarea unor fracturi grave. Folosirea plastilinei ar putea scurta durata recuperarii, evitându-se multe dintre problemele asociate cu fracturile.

Sursa: Mail Online - via Descopera.ro

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The recordings were made on various media as researchers tried to improve the sound quality of Thomas Edison’s recently invented phonograph.

Bell, made famous by his invention of the telephone, was working with a team of researchers in his Volta laboratory in the 1880’s in Washington D.C. and as a precaution against having his ideas stolen by competing teams, periodically sent samples of the results of his and his team’s efforts to the Smithsonian Institute, also in Washington, for safe-keeping. Unfortunately, devices to play the recordings were not sent along as well, which meant the recordings sat unheard in storage for a century and a quarter.

Now however, thanks to a special optical scanning technique, those voices can once again be heard. Restoration specialists Carl Haber and Earl Cornell working with digital conversion specialists and museum curators, used a hardware/software system called IRENE/3D, to first take high resolution images of the spinning discs and then to remove errors introduced by damage to the discs or cylinders. They then finished by mimicking a stylus as it moved over the media, on a computer, reproducing the originally recorded voices. Using such a system, the early recordings can be played without anything actually touching the original media, which could conceivably be damaged in the process.


This is wax on composition board. The disc has 5 large radial cracks which probably render it mechanically unplayable. The groove modulation is vertical and the groove is very wide relative to the later commercial cylinders.

Using the technique, the team was able to hear human voices reciting Shakespeare, or reading from a book or newspaper. It’s not known if any of the voices heard is actually Bell, but historians believe Volta Laboratory only had three inventors: Bell, Bell’s cousin Chichester and Charles Sumner Tainter. Thus it seems possible that one or more of the voices is his.

An example of an extracted audio file.

Another attractive feature of the IRENE/3D system, which was developed at Berkley nearly a decade ago, is that it is able to scan discs made of various materials. In the case of the discs from the Smithsonian, some were made of wax, others of glass, with would have required developing unique individual players if each was to be actually played to hear what was on it.

Thus far the team has succeeded in reproducing the recordings on six discs, but have many more to work with as the Smithsonian has some 400 such discs and cylinders from Volta Laboratory and several others.

More information: http://bio16p.lbl.gov/

Source: PhysOrg - via ZeitNews.org

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Un genio visionario, un corridore fulmineo, uno strumento fondamentale per l’ intelligence britannica, un precursore dei computer e delle intelligenze artificiali, un omosessuale dichiarato e per questo perseguitato fino alla morte. Alan Mathison Turing era tutto questo e, come spesso accade per le persone di raro acume e bellezza interiore, molto più di questo. Basta dare uno sguardo agli scritti teorici che Turing aveva prodotto sulla morfogenesi, sulle intelligenze artificiali o sulla teoria computazionale per capire quanto avrebbe potuto ancora dare alla scienza se solo la sua vita non si fosse spenta a 42 anni.

A quasi  100 anni dalla sua nascita, avvenuta il 23 giugno 1912 e celebrata da Nature questa settimana, Alan Turing rimane un’equazione irrisolta, che tutte le commemorazioni e le scuse tardive di questo mondo non aiuteranno a chiarire. Vale la pena tuttavia ricordarlo nella sua interezza, per il suo lavoro, per le sue intuizioni, per la sua vita e il ruolo di vittima di un razzismo omofobo che sparava le sue ultime cartucce, che suo malgrado si è ritrovato a ricoprire.

1) Macchina di Turing:
Il lascito più noto e importante di Turing è anche il più complesso e difficile da comunicare. Sostanzialmente, per Macchina di Turing si intende una macchina teorica costituita da un nastro di dati infinito riscrivibile e un meccanismo che può: leggere il nastro, scrivere/cancellare il nastro e muoversi avanti e indietro sul nastro. Si tratta in pratica di un modello teorico di macchina in grado di risolvere algoritmi e che è stato fondamentale per lo sviluppo dell’algoritmica come la conosciamo oggi. Turing sviluppò questo concetto quando aveva solo 24 anni, come risposta all’allora noto Entscheidungsproblem (in italiano: problema della decidibilità). Oggi, la Macchina di Turing è un concetto fondamentale per chiunque si occupi di Teoria della Computazione.

2)  Il calcolatore Colossus:
A partire dai concetti alla base della macchina universale di Turing è stato progettato e realizzato il primo calcolatore elettronico programmabile della storia, il suo nome era Colossus. Progettato da Max Newman e realizzato poi da Tommy Flowers, Colossus venne utilizzato a partire dal 1944 per decrittare i messaggi cifrati tedeschi codificati dalla Cifratrice Lorenz. Sfruttando l’algebra Booleana, Colossus confrontava due flussi di dati: il messaggio criptato e un tentativo di decodifica, e valutava l’attendibilità del messaggio trascritto.

3) Il metodo di Turing e la crittoanalisi:
Quando nel ’39 l’inghilterra entrò in Guerra, Turing stesso era entrato a far parte di un gruppo di crittoanalisti, nella cosiddetta Stazione X, a Bletchey park, con i quali lavorò alacremente alla decrittazione dei messaggi codificati con la macchina nazista Enigma. Il metodo di Turing (o Turingery) permise agli inglesi di decifrare i messaggi dei nazisti a partire da errori crittografici. Quando, ad esempio, due messaggi venivano prodotti per sbaglio usando la stessa chiave di codifica, il metodo di Turing permetteva di risalire al codice di codifica, all’impostazione delle camme sulla macchina per cifrare, e in definitiva, al contenuto del messaggio. Tra i vari meriti ( poco riconosciuti, poiché in gran parte coperti da segreto militare all’epoca) ricordiamo i successi ottenuti nella decodifica dei messaggi navali, la creazione di un sistema ( Delilah) per codificare messaggi vocali l’invenzione della procedura del bunburismo.

4) ACE:
Tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e il marzo del 1946, Alan Turing lavorò presso il Laboratorio Nazionale di Fisica (Npl) di Londra, dove sviluppò un progetto chiamato Automatic Computing Engine (Ace). Oltre a essere il primo esempio di computer con programma caricabile esternamente (ovvero in cui i programmi non erano cablati nell’hardware) era anche il primo esempio di computer elettronico digitale non ideato per scopi militari. L’Ace sfruttava una memoria a linee di ritardo e quasi 7000 valvole termoioniche. Nonostante l’effettiva qualità del progetto (l’Ace si basava anche su un rudimentale linguaggio di programmazione), i lavori per la realizzazione di questo calcolatore vennero rallentati dai costi eccessivi. Il primo modello funzionante di Ace entrò in attività solo nel 1950, quando Turing ormai aveva abbandonato il Npl.

5) Intelligenza artificiale:
Ma oltre a correre, Turing in questo periodo aveva iniziato a occuparsi di neurologia e fisiologia, e aveva cominciato a studiare come riprodurre un’intelligenza artificiale o, come la chiamava lui, un Macchina Intelligente. Ispirandosi alle complicate interconnessioni neuronali, Turing ipotizzò di creare un sistema logico che partisse da un sistema inizialmente disorganizzato che poi si sarebbe fatto evolvere fornendo istruzioni da un computer. Nel 1948 i computer erano ancora un’ipotesi, e le teorie di Turing dovettero aspettare decenni prima che Craig Webster provasse a implementarle su un moderno computer.

6) Il primo giocatore di scacchi elettronico:
Ma effettivamente, un programma di intelligenza artificiale Turing lo realizzò. Era il 1948, e dovendo scegliere una funzione tipicamente umana da riprodurre, il 36enne optò per l’amato gioco degli scacchi. Realizzò un semplice algoritmo, che avrebbe potuto essere utilizzato per istruire un calcolatore ad affrontare una partita con un uomo. Peccato che non esistessero ancora calcolatori sufficientemente potenti. Turing allora giocò alcune partite di scacchi seguendo lui stesso le istruzioni dell’algoritmo, faceva una mossa ogni 30 minuti: perse.

7) Test di Turing:
L’eredità più nota che Turing ha lasciato nel campo delle intelligenze artificiali è sicuramente il Test di Turing. In un articolo pubblicato sulla rivista Mind nel 1950, Turing stabilì un particolare criterio per determinare se un calcolatore o una qualsiasi macchina potesse essere considerata “pensante”. Turing immaginò una situazione in cui un uomo A e una donna B fornissero risposte dattiloscritte a una persona C che si trovava poi a dover stabilire chi dei due fosse uomo o donna. Nell’eventualità in cui una macchina si sostituisse ad A o B, se i verdetti forniti da C fossero statisticamente identici alla situazione precedente, allora la macchina poteva essere considerata pensante. Il test di Turing è stato più volte criticato e rielaborato, e ancora oggi nessuna macchina ha dimostrato di poterlo superare. Chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, può trovare uno sviluppo narrativo interessante in Galatea 2.2 di Richard Powers.

8) Pattern biologici:
Secondo Turing, insomma, la morfogenesi biologica poteva essere codificata attraverso equazioni di reazione-diffusione. L’ipotesi di Turing era che i pattern più diffusi in natura (le spirali delle chiocciole, le macchie di leopardo, o i pigmenti della pelle) si formassero con leggi riconducibili alla successione numerica di Fibonacci. Si trattava di speculazioni teoriche, ma in seguito, anni dopo la morte del matematico inglese, si scoprirono corrispondere in gran parte dei casi a realtà.

9) Un genio corridore:
Solitamente l’immagine del genio va a braccetto con lo stereotipo dell’inviduo trasandato, allampanato e tutt’altro che aitante. Ecco, Turing questo stereotipo lo mandava in frantumi. Non solo curava la propria forma fisica, ma si dedicava abitualmente alla corsa sportiva. Nel 1945 venne invitato a far parte del Walton Athletic Club e si distinse in particolare nella maratona. Quando ancora lavorava a Benchley Park, Turing a volte colmava la distanza che separava la Stazione X da Londra correndo (oltre 40 km). Il ragazzo, infatti, era un corridore eccellente, e tra il 1947 e il 1948 le sue performance raggiunsero livelli quasi olimpici. “ Quando correva si profondeva in grugniti terrificanti, ma prima che potessimo dire nulla ci sfrecciava a fianco come un proiettile” ha dichiarato Peter Harding del Wac “ Una notte gli chiesi per chi corresse, e quando rispose ‘nessuno’ lo invitammo a entrare a Walton. Lui accettò, e immediatamente diventò il nostro miglior corridore."

10)  La vergognosa persecuzione del governo britannico:
Si dice che tutto cominciò con un furto. Era il 1952, Turing si rivolse alla polizia per denunciare un amico che aveva ospitato in casa e che l’aveva in seguito derubato. Da questa denuncia, le autorità britanniche arrivarono a concludere che Turing intrattenesse abitualmente rapporti omosessuali, lo arrestarono e lo trascinarono in tribunale. Davanti al giudice, Turing non fece mistero dei propri gusti sessuali e dichiarò semplicemente che non ci trovava nulla di male. All’epoca l’omosessualità era ancora reato in Gran Bretagna e il matematico fu costretto a scegliere tra due opzioni irricevibili: la galera o la castrazione chimica. Per un anno intero, Turing si sottopose a iniezioni di estrogeni, vide la sua libido calare e sviluppò ginecomastia (crescita dei seni). Nonostante l’umiliazione e la tortura di Stato, Turing continuò a lavorare nei vari campi in cui si era precedentemente distinto. Ma durò poco: l’8 giugno del 1954 fu ritrovato morto suicida nella sua stanza, avvelenato da una mela intrisa di cianuro.

Fonte: wired.it

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Acum, o echipa de cercetatori din Ungaria si Suedia anunta descifrarea misterului.

Dungile au rolul de a tine la distanta mustele hematofage, sustin cercetatorii. Studiul publicat în Journal of Experimental Biology arata ca tiparul creat de dungile alb-negre fac ca zebrele sa devina neatragatoare pentru aceste "insecte-vampir".

Secretul consta în modul în care acest tipar dungat reflecta lumina.

Cercetătorii au aflat de ce au dungi zebrele

"Initial, am studiat caii cu parul de culoare cafenie, neagra sau alba. Am descoperit ca în rândul cailor ce au parul negru sau cafeniu lumina este polarizata orizontal, ceea ce îi facea pe cai foarte atragatori pentru tauni", explica Susanne Akesson de la Universitatea Lund, membra a echipei de cercetatori ce a efectuat acest studiu.

"Cai cu parul alb reflecta lumina nepolarizata", a adaugat dr. Akesson, care nu este atragatoare pentru tauni. De aceea, caii albi nu au probleme cu taunii, spre deosebire de cei cu parul negru sau cafeniu.

Dupa ce au descoperit ca taunii prefera parul închis la culoare, cercetatorii au studiat zebrele, dorind sa afle ce fel de lumina reflecta acestea si ce efect are lumina asupra musculitelor hematofage.

Cercetatorii au creat mai multi "cai artificiali" cu diferite tipare, pe care i-au lasat în natura, în apropiere de o ferma aflata în zona rurala a Ungariei.

"Caii artificiali erau acoperiti cu lipici, ceea ce ne-a permis sa vedem câte insecte atrage fiecare tipar. Am descoperit ca tiparul care este întâlnit în rândul zebrelor a atras cel mai mic numar de muste, chiar mai putine insecte decât placile complet albe, ce reflectau lumina nepolarizata", a declarat dr. Akesson.

Astfel, studiul sugereaza ca zebrele au evoluat aceste dungi pentru a se feri de insectele daunatoare.

Profesorul Matthew Cobb, un specialist în biologie de la Universitatea Manchester ce nu a fost implicat în studiu, afirma ca cercetarea este "riguroasa si fascinanta", adaugând însa ca "banuiala mea este ca acesta nu este singurul motiv pentru care zebrele au dungi".

Sursa: BBC Nature - via Descopera.ro

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However, producing these networks, which are only one atom thick, in high quality and with the greatest possible stability currently still poses a great challenge. Scientists from the Excellence Cluster Nanosystems Initiative Munich have now successfully created just such networks made of boron acid molecules. The current issue of the scientific journal ACS Nano reports on their results.

Even the costliest oriental carpets have small mistakes. It is said that pious carpet-weavers deliberately include tiny mistakes in their fine carpets, because only God has the right to be immaculate. Molecular carpets, as the nanotechnology industry would like to have them are as yet in no danger of offending the gods. A team of physicists headed by Dr. Markus Lackinger from the Technische Universität München (TUM) und Professor Thomas Bein from the Ludwig-Maximilians-Universität München (LMU) has now developed a process by which they can build up high-quality polymer networks using boron acid components.

The "carpets" that the physicists are working on in their laboratory in the Deutsches Museum München consist of ordered two-dimensional structures created by self-organized boron acid molecules on a graphite surface. By eliminating water, the molecules bond together in a one-atom thick network held together solely by chemical bonds – a fact that makes this network very stable. The regular honey-comb-like arrangement of the molecules results in a nano-structured surface whose pores can be used, for instance, as stable forms for the production of metal nano-particles.

The molecular carpets also come in nearly perfect models; however, these are not very stable, unfortunately. In these models the bonds between the molecules are very weak – for instance hydrogen bridge bonds or van der Waals forces. The advantage of this variant is that faults in the regular structure are repaired during the self-organization process – bad bonds are dissolved so that proper bonds can form.

However, many applications call for molecular networks that are mechanically, thermally and/or chemically stable. Linking the molecules by means of strong chemical bonds can create such durable molecule carpets. The down side is that the unavoidable weaving mistakes can no longer be corrected due to the great bonding strength.

Markus Lackinger and his colleagues have now found a way to create a molecular carpet with stable covalent bonds without significant weaving mistakes. The method is based on a bonding reaction that creates a molecular carpet out of individual boron acid molecules. It is a condensation reaction in which water molecules are released. If bonding takes place at temperatures of a little over 100°C with only a small amount of water present, mistakes can be corrected during weaving. The result is the sought after magic carpet: molecules in a stable and well-ordered one-layer structure.

Markus Lackinger's laboratory is located in the Deutsches Museum München. There he is doing research at the Chair of Prof. Wolfgang Heckl (TUM School of Education, TU München). Prof. Bein holds a Chair at the Department of Chemistry at the LMU. The research was conducted in collaboration with Prof. Paul Knochel's work group (LMU) and Physical Electronics GmbH, with funding by the Excellence Cluster Nanosystems Initiative Munich (NIM) and the Bavarian Research Foundation (BFS).

More information: Synthesis of well-ordered COF monolayers: Surface growth of nanocrystalline precursors versus direct on-surface polycondensation, Jürgen F. Dienstmaier, Alexander M. Gigler, Andreas J. Goetz, Paul Knochel, Thomas Bein, Andrey Lyapin, Stefan Reichlmaier, Wolfgang M. Heckl, and Markus Lackinger, ACS Nano Vol. 5, 12, 9737-9745

Source: Technische Universitaet Muenchen - via ZeitNews.org

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Sotto la superficie di Facebook si muove un esercito di moderatori incaricato di rimuovere i contenuti proibiti dal social network. Troppo numerosi per essere gestiti da Menlo Park, i censori sono spesso reclutati in outsourcing da grandi imprese come oDesk. E come per tutte le task force c'è bisogno di un manuale di censura che detti ciò che è giusto cancellare. Tutte queste informazioni sono contenute in un documento riservato diffuso da una freelance marocchina di 21 anni, costretta a lavorare come censore per 1 dollaro all'ora.

Nelle 13 pagine pubblicate si può davvero trovare di tutto: violenza, bullismo, odio razziale e pornografia. Tutte categorie di immagini e contenuti per cui scatta immediatamente la censura o la segnalazione diretta al team interno a Facebook. Ma esistono casi in cui anche foto del tutto innocue possono essere bollate come proibite. Per esempio, l'allattamento al seno è considerato alla stregua di un contenuto osé.

Una volta filtrato il documento, la risposta di Facebook non si è fatta attendere: " Per  processare in modo rapido ed efficiente milioni di segnalazioni che riceviamo ogni giorno, abbiamo deciso di appoggiarci a società esterne per effettuare una classificazione iniziale di una piccola parte dei contenuti segnalati. Queste società sono soggette a rigorosi controlli di qualità e abbiamo implementato diversi livelli di tutela per proteggere i dati degli utenti che usano il nostro servizio. Inoltre nessun altra informazione viene condivisa con terzi oltre ai contenuti in questione e alla fonte della segnalazione. Abbiamo sempre gestito internamente le segnalazioni  più critiche e tutte le decisioni prese dalle terze parti sono soggette a verifiche approfondite. I nostri processi vengono migliorati costantemente e i fornitori sono monitorati su base continuativa. Questo documento fornisce una fotografia dei nostri standard applicati a uno dei nostri fornitori". (Grassetto nostro, ndr)

Ecco i punti principali del manuale di censura.

Nudità e sesso
In questa categoria ricadono tutte quelle immagini considerate esplicite: no a giocattoli erotici, violenze sessuali, persone che utilizzano il bagno, immagini di corpi nudi (eccetto quelle a carattere artistico) e capezzoli (tranne quelli maschili). Deve essere per questo motivo che le immagini di allattamento sono inserite nella black list. Ci sono poi dei casi in cui i moderatori freelance sono obbligati a lasciare la decisioni nelle mani del team di Facebook. Si tratta di casi estremi come pedofilia, necrofilia e animalismo.

Droga e violenza
I contenuti che hanno a che fare con la marijuana vengono censurati solo se chi li posta è intenzionato a venderla. Per tutte le altre sostanze stupefacenti scatta il blocco a meno che non siano citate in contesti, medici, scientifici o accademici. Anche le immagini di violenza sono trattate con il pugno di ferro: proibiti i video di bullismo così come le scene di rissa. La censura scatta subito sui simboli d'odio, a meno che non vengano mostrati per essere condannati.

Privacy
In questa categoria ricadono tutti quei contenuti su cui i moderatori devono svolgere ricerche sull'autore prima di far scattare la censura. Sono proibiti infatti tutti i contenuti che rivelano dati personali di persone terze o immagini che li ritraggono in situazioni imbarazzanti. Di contro, se un utente posta una propria immagine in stato di ebbrezza, i censori non procedono.

Linguaggio proibito
Ci sono numerosi casi in cui moderatori devono agire sul confine di una invisibile linea di confine tra cosa accettabile e cosa non lo è. Accade soprattutto nel caso dei commenti scritti, dove le sfumature di linguaggio possono far pendere la bilancia della censura da una parte o dall'altra. In questo senso, gli inviti sessuali, le minacce e l'istigazione al suicidio vengono censurati solo se ritenuti intenzionali.

Movimenti politici
Il documento diffuso dalla freelance marocchina contiene numerosi riferimenti al Pkk, il partito in cui si riconosce parte del popolo curdo. Questa organizzazione ha intrapreso varie azioni di lotta armata contro la Turchia nel tentativo di rivendicare l'autonomia del Kurdistan, e non è tollerata dal governo di Istanbul. Di conseguenza è proibito mostrare immagini inneggianti al Pkk o al suo fondatore Abdullah Öcalan. Di contro è data piena libertà di attaccarli pubblicamente su qualsiasi bacheca.

L'escalation
Il manuale di censura indica inoltre tutti quei casi particolari in cui i censori devono passare la patata bollente al team di Facebook. Oltre ai casi citati in precedenza, spiccano i contenuti che ritraggono il rogo di bandiere turche, l'attacco al padre della patria Ataturk e la negazione dell'Olocausto. Nella lista rientrano anche e i contenuti che riguardano l'autolesionismo, le minacce a pubblici ufficiali o a capi di stato e i casi di bracconaggio su specie protette.

Fonte: wired.it

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“Fa esattamente 5.050”. A quella risposta così precisa e rapida, il maestro era probabilmente restato di stucco. In pochi minuti, il piccolo genio aveva trovato la soluzione alla domanda fatta per metterlo in punizione: trova la somma di tutti i numeri compresi tra 1 e 100. Niente di più facile per il giovane Carl Friedrich Gauss, che già da bambino era un asso in matematica.

Altro che addizioni

Per rispondere a quell’indovinello, un alunno normale avrebbe preso carta e penna e sommato i cento numeri uno a uno. Ma per la mente plastica di Gauss, le addizioni erano davvero banali: bastava accorgersi che la somma dei numeri agli estremi della serie dà sempre 101 (1+100, 2+99 fino a 50+51). Insomma 50 coppie che sommate danno 101. Bastava insomma una semplice moltiplicazione (50x101) per ottenere la risposta esatta: 5050, appunto.

Un genio

Questo è solo uno dei tanti aneddoti sulla vita di Gauss, segno del fatto che la sua storia è tutt'altro che banale. Era nato nel 1777, in Germania, da una famiglia molto povera che difficilmente avrebbe potuto garantirgli un'educazione scolastica. Nonostante tutto, il piccolo aveva dato prova fin da subito di eccezionale intelligenza. Fu la sua più grande fortuna, visto che il duca di Brunswick rimase tanto colpito dalle qualità del piccolo genio da finanziare i suoi studi.

L'ultimo scatto

Grazie all'aiuto del suo benefattore, Gauss completò il percorso universitario presso l' università di Gottinga  nel 1798. I suoi studi di matematica – che intraprese fino al giorno della morte, avvenuta il 23 febbraio 1855 – produssero fin dai primi anni risultati sorprendenti. A soli 21 anni pubblicò il suo primo trattato in latino, le Disquisitiones Arithmeticae. Si trattava di una raccolta senza precedenti di teoremi dei numeri fino ad allora sparsi in miriadi di testi minori.

Ma il vero grande successo di Gauss arrivò due anni più tardi, quando si trattò di risolvere un problema che attanagliava gli scienziati dell'epoca. L'astronomo Giuseppe Piazzi aveva individuato per la prima volta l' asteroide Cerere, ma ne aveva perduto la traiettoria una volta che questa era entrata in congiunzione con il Sole.

Il giovane matematico tedesco si rimboccò le maniche e si mise a calcolare con esattezza la posizione in cui sarebbe riapparso l'asteroide. Dopo 3 mesi di lavoro sui dati di appena l'1% dell'orbita di Cerere, Gauss ottenne delle coordinate precise che furono confermate dagli astronomi. L'impresa lo rese molto famoso in ambito accademico, tanto da garantirgli una cattedra di Astronomia a Gottinga all'età di 30 anni.

Per tutto il resto della vita, Gauss condusse numerosi studi nel campo della matematica ma non fu sempre ben disposto a pubblicare le sue grandi scoperte. Pare che avesse scoperto prima di altri colleghi i fondamenti della geometria non euclidea, ma che si fosse rifiutato di diffonderli per paura di dover affrontare le enormi discussioni che avrebbe sollevato.

Inoltre, non amò mai l'insegnamento e proibì tassativamente ai propri figli di intraprendere gli studi matematici per paura che potessero sminuire il suo nome. La matematica era tutto per lui, tanto da avere la precedenza persino sulla morte. Come racconta Isaac Asimov, un giorno Gauss venne interrotto mentre stava risolvendo un problema numerico. Sua moglie stava morendo. Avrebbe risposto: “Ditele di aspettare finché non ho finito”.

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