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 Trilingual World Observatory: italiano, english, română. GLOBAL NEWS & more... di Redazione
   
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Buongiorno a tutti, oggi parliamo di notizie che spesso facciamo, notizie non date importanti, notizie date non importanti e notizie utilizzate come arma di ricatto, tra quelle non date non so se avete trovato traccia in televisione della gigantesca manifestazione di 50 mila persone in Valle di il Susa, Valle di Susa non è Roma né Milano, 50 mila persone con decine e decine di sindaci hanno manifestato sabato contro il Tav (treno a alta velocità) che sul sito de Il Fatto Quotidiano, abbiamo definito il più caro e il più inutile d’Europa.

Notizie, ricatti e minacce.

E’ l’ennesima dimostrazione che questa opera non si farà, salvo militarizzare e cingere d’assedio con i carri armati per una ventina di anni la Valle di Susa. L’altra notizia non data, che Francesco Di Stefano mi prega di darvi è che oggi iniziano le trasmissioni di Europa 7.
Iniziano in Lombardia, in Lazio e in Abruzzo e in seguito il segnale arriverà su tutto il resto del territorio nazionale, per i dettagli delle trasmissioni che da quello che ho capito sono in pay e quindi richiedono un decoder per ricevere questi programmi che sono in una tecnologia a altissima definizione e credo in Italia usi soltanto Europa 7 e per il relativo decoder potete andare naturalmente sul sito di Europa 7, dove trovate tutte le informazioni e questa è sicuramente una buona notizia visto che la battaglia di Europa 7 contro il monopolio illegale, incostituzionale della televisione dura dal 1999, quando ricorderete il Governo D’Alema bandì la gara per le concessioni nazionali, Europa 7 la vinse, Rete 4 la perse eppure da allora mai è stata messa a disposizione di Europa 7, il pacchetto di frequenze necessarie per trasmettere.
Poi ci sono le notizie che vengono utilizzate per ricattare, minacciare, condizionare, intimidire le persone, premetto subito una cosa, chi segue Passaparola lo sa, chi non lo segue magari ha cominciato a farlo, visto che adesso il Passaparola viene trasmesso anche da Current Tv, non lo sa ancora ma sono qui a posta per ricordarlo, Emma Marcegaglia non ha mai goduto delle nostre simpatie e poi le nostre simpatie sono abbastanza ininfluenti, Emma Marcegaglia è stata spesso argomento delle nostre chiacchierate quando per esempio come Presidente della Confindustria lodevolmente proseguì nell’opera di Montezemolo di bonifica delle varie unioni industriali, soprattutto nel sud, e confermò la decisione di espellere dall’associazione degli industriali i soci che venivano beccati a pagare il pizzo alla mafia, per esempio e in quella circostanza abbiamo detto: perché non vengono espulsi anche i soci che vengono beccati a pagare le tangenti? Perché chi paga il pizzo alla mafia molto spesso lo fa per sopravvivere, lo fa perché altrimenti lo ammazzano, gli fanno saltare il negozio, capannone, il cantiere, infatti giuridicamente è vittima di estorsione chi paga il pizzo alla mafia.
Non bisogna pagare il pizzo alla mafia, ma chi lo paga non commette un reato se è vittima di un’estorsione, mentre invece chi paga tangenti, almeno che non sia costretto, non è vittima di un reato, ma è autore e complice di un reato che si chiama corruzione e guarda caso il Gruppo Marcegaglia ha patteggiato sia come società, sia come persona fisica nella persona del fratello di Emma Marcegaglia, pene detentive e pecuniarie per corruzione nel caso Eni Power, in più ci sono indagini che hanno portato anche dei sequestri su alcuni inceneritori o termovalorizzatore che dire si voglia del Gruppo Marcegaglia, soprattutto in Puglia, sapete che c’è una certa generosità della Giunta Vendola nei confronti del Gruppo Marcegaglia e non soltanto di quello per gli inceneritori e c’è un’indagine che riguarda il gruppo che fa capo al padre di Emma Marcegaglia ma di cui lei è anche dirigente, per smaltimento abusivo, illegale di rifiuti e come potete controllare voi stessi dalle rassegne stampa che navigano su Internet, sono stati scoperti diversi conti esteri che fanno capo al Gruppo Marcegaglia, quindi di queste cose ci siamo sempre occupati, quando? Quando c’era la notizia, quando c’è il patteggiamento diamo notizia del patteggiamento, quando c’è un’indagine, diamo notizia dell’indagine, quando ci sono sequestri di inceneritori, diamo notizia dei sequestri di inceneritori e la stessa cosa ha fatto spesso Beppe Grillo sul suo blog, quindi non siamo qua per difendere Emma Marcegaglia, nel senso che ci sono molte magagne che riguardano lei e il suo gruppo che andavano raccontate e che abbiamo sempre raccontato.
Se qualcuno avesse voglia, può andare in emeroteca, oppure sugli archivi informatici e controllare quali spazi Il Giornale di Silvio Berlusconi e Libero attualmente diretto da Maurizio Belpietro ma fino a un anno fa diretto da Vittorio Feltri che fa capo alla famiglia Angelucci, quale spazio hanno dato questi giornali alle vicende giudiziarie del Gruppo Marcegaglia, troverete delle gran brevi quando va bene, quando va male non troverete niente! La domanda è: ma per quale motivo dopo non avere scritto nulla o quasi nulla delle notizie sulle disavventure giudiziarie del Gruppo Marcegaglia quando avvenivano, recentemente il mese scorso Il Giornale ha manifestato questa spasmodica necessità di raccogliere notizie e di pubblicare notizie sulla Marcegaglia? Guarda caso il giorno dopo la Marcegaglia in un’intervista a Il Corriere della Sera aveva criticato il Governo Berlusconi, dicendo delle cose che peraltro avrebbe potuto dire anche qualche anno fa e cioè che è un governo che non rispetta le promesse, è un governo che racconta agli italiani che il nostro paese sta meglio degli altri rispetto alla crisi finanziaria e mondiale, mentre è uno di quelli che sta peggio e che era ora di finirla di occuparsi di scemenze, tipo la casa di Montecarlo di Tulliani e era ora di cominciare a occuparsi di cose serie cioè lavoro, produzione etc..
Banalità naturalmente, tardive, scoperte dell’acqua calda, sfondamenti di porte aperte, però sapete che negli ambienti dei poteri forti i riflessi sono piuttosto lenti, sta di fatto che nel momento in cui la Signora Marcegaglia critica il Governo Berlusconi, Il Giornale della Famiglia Berlusconi decide di interessarsi ai guai della Signora Marcegaglia, scelta legittima naturalmente, potevano prendere quello che sapevano, copiarlo da noi che l’avevamo scritto in tempi non sospetti e pubblicarlo, invece cosa fanno? Il vicedirettore de Il Giornale, Nicola Porro, telefona al portavoce della Signora Marcegaglia e le dice: ah, domani ci divertiamo! Domani spostiamo i nostri segugi da Montecarlo a Mantova, Mantova è il regno della Marcegaglia, luogo dove c’è la sede del gruppo e tutto quanto e le spacchiamo il cazzo! Questa è l’espressione in dolce stil nuovo, ma nelle telefonate può capitare che si parli così, andiamo al succo!
Il portavoce in realtà Marcegaglia giustamente cade dalle nuvole, nel senso che mai Il Giornale si è occupato delle vicende giudiziarie della Marcegaglia e quindi dice: ma stai scherzando? E’ una burla, è una boutade? L’altro dice: no un po’ è vero! A questo punto il contesto cosa dice? Se si trattasse, non so, di un quotidiano che non è uso attaccare le persone che attaccano o criticano Berlusconi si potrebbe pensare a uno scherzo, ma il portavoce della Marcegaglia sta parlando con il vicedirettore di un giornale che è noto, non da oggi, da quando Montanelli ne fu cacciato e sostituito da Feltri, per avere attaccato tutti quelli che stavano sulle palle a Berlusconi o tutti quelli che davano fastidio a Berlusconi, tutti, dal primo all’ultimo! Feltri arrivò a Il Giornale con una fama di giustizialista, direbbe lui di sé stesso oggi, sostenitore accanito del pool Mani Pulite, appena arrivò a Il Giornale e il pool Mani pulite si stava occupando ovviamente anche del gruppo Berlusconi, cominciò a attaccare il pool Mani pulite e divenne “garantista” o pseudo – garantista, tra le guardie e i ladri smise di simpatizzare per le guardie e cominciò a simpatizzare per i ladri e cominciò a far scrivere noti, pluri-imputati di tangentopoli contro i quali quando era all’Indipendente fino al giorno prima aveva sparato a palle incatenate, era lui che chiamava Craxi “il cinghialone” era lui che scriveva delle cose terrificanti su Pomicino, su De Lorenzo etc..
Poi continuò con la campagna contro Di Pietro, perché Di Pietro minacciava di mettersi in politica e di far fastidio a Berlusconi visto che aveva rifiutato di andare con Berlusconi, poi attaccò la Boccassini quando la Boccassini scoprì le tangenti Fininvest ai giudici e poi attaccò Veronica quando Veronica cominciò a criticare il marito e annunciò il divorzio e poi attaccò il Giudice Mesiano quando quest’ultimo fece la sentenza che condannava la Fininvest in primo grado a risarcire la Cir di De Benedetti per lo scippo della Mondadori e poi attaccò Dino Boffo, quando quest’ultimo si permise una pallida critica sullo stile di vita del Presidente del Consiglio e lo attaccò dicendo una cosa vera, che però non aveva mai detto prima, caso molto simile alla Marcegaglia e cioè che Boffo era stato condannato per molestie nei confronti di una donna, notizia vecchia che fu tirata fuori subito dopo che Boffo criticò lo stile di vita del Presidente del Consiglio e poi ci fu anche la bugia che era talmente incredibile che si potesse raccontare, che all’inizio sembrava vera, cioè che un poliziotto impazzito avesse fatto una relazione, attenzionando Dino Boffo, addirittura per la sua omosessualità e poi si scoprì invece che quella era una lettera anonima, non un'informativa di polizia.

Porro, Feltri e il "padrun" Confalonieri.

Poi attaccò, non vi dico gli attacchi nei confronti miei, di Santoro, di Luttazzi, di Biagi, di Montanelli, finché è stato vivo a assaggiato un massacro mediatico che lo costrinse poveretto negli ultimi mesi di vita a togliere addirittura il nome dal campanello, dal citofono di casa sua a Milano perché riceveva addirittura telefonate anonime sul suo telefono privato di minacce e addirittura una lettera di minacce sotto il piatto nel posto a tavola che occupava ogni sabato quando andava a pranzo con gli amici e i colleghi nel solito ristorante.
Poi attacchi di ogni genere all’Ariosto, a altri magistrati, alla D’Addario, chiunque si sia messo di traverso in questi anni sulla strada del Cavaliere gli hanno sparato a vista.
Quindi quando il portavoce della Marcegaglia, parlando con il vicedirettore del Giornale apprende che questi vogliono mandare i segugi a Mantova per occuparsi degli affaire della Famiglia Marcegaglia, che stanno raccogliendo un dossier, un articolo, un servizio, preparando una campagna sulle disavventure giudiziarie sulla Famiglia Marcegaglia, il portavoce, memore di tutti questi precedenti dice: ecco Marcegaglia è il prossimo obiettivo e avverte la Marcegaglia come è suo dovere fa, cosa fa la Marcegaglia? Può fare due cose potrebbe dire: lasciamo che pubblichino, tanto non ho niente da nascondere, che è un po’ quello che facciamo noi quando a volte mi dicono: sai mi è giunta voce che Il Giornale sta preparando… facciano, qualunque cosa scrivano o è innocua, oppure è falsa! Se è falsa scrivano pure, li querelo, gli faccio causa, questo dovrebbe essere l’atteggiamento di chi non ha niente da nascondere, cioè di chi non è ricattabile, evidentemente la Signora dei timori li ha, ha una bella coda di paglia, tant’è che appena dicono che si sta per pubblicare qualcosa sugli affaire del gruppo di famiglia, allarmatissima telefona, a chi telefona? Telefona a Feltri, direttore editoriale del giornale, oppure a Sallusti, il direttore responsabile… oppure telefona a Porro che si è dimostrato così informato con il suo portavoce, oppure telefona a Paolo Berlusconi, l’editore del Giornale, invece no, chiama Fedele Confalonieri che è il Presidente di Mediaset e che è anche consigliere di amministrazione del Giornale, si dirà: cosa ci fa il Presidente di Mediaset nel Consiglio di Amministrazione di un giornale? Che non è né di Mediaset, né di Berlusconi, anzi non può essere di Mediaset perché violerebbe la Legge Gasparri, la quale fino al 2012 vieta gli incroci tra televisioni e giornali.
Confalonieri riceve la telefonata della Marcegaglia cosa fa? Potrebbero sempre dire: ha chiamato Confalonieri perché è nel direttivo di Confindustria, lei conosce Confalonieri, non conosce Paolo Berlusconi… allora Confalonieri dovrebbe chiamare lui Paolo Berlusconi, l’editore de Il Giornale, invece no, si comporta come se il padrone de Il Giornale, il mero proprietario, fosse proprio Confalonieri, cioè Mediaset, cioè Berlusconi Silvio, chiama Feltri e è lo stesso Feltri nelle interviste a ridicolizzare la Marcegaglia dicendo: ha voluto chiamare il padrun la Marcegaglia, quindi noi dalle parole di Feltri, veniamo a apprendere che il padrun de Il Giornale in violazione della Legge Gasparri, che ha fatto Berlusconi, è Confalonieri, Presidente di Mediaset e manager di un’azienda di proprietà di Berlusconi, perché Mediaset è ufficialmente di Berlusconi e della sua famiglia, oltre a una quota che è sul mercato azionario.
A questo punto cosa succede non si capisce bene, perché le versioni divergono, Feltri dice: ho detto a Confalonieri che sulla Marcegaglia non avevamo niente in cantiere e che quindi stesse pure tranquilla, la Marcegaglia dice testualmente davanti ai magistrati il 5 ottobre: “durante la mia predetta conversazione con Confalonieri rappresentai allo stesso la mia preoccupazione e il mio allarme dicendo allo stesso Confalonieri che era per me assurdo un simile comportamento da parte de Il Giornale e Confalonieri mi rassicurò e mi disse che avrebbe chiamato immediatamente Feltri che sarebbe intervenuto e che poi mi avrebbe richiamato, cosa che infatti fece dopo pochi minuti. In tale seconda telefonata il Confalonieri mi disse di avere parlato con Feltri e che era tutto a posto, nel senso che Il Giornale avrebbe desistito. In tale occasione il Confalonieri mi ribadì anche lui la necessità e l’opportunità che io facessi un’intervista su Il Giornale, non mi era mai capitata una cosa simile che un quotidiano o qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere un’intervista, ovvero conseguentemente a dichiarati da me precedentemente rilasciate, lo stesso quotidiano Il Giornale in passato non si era mai comportato in tale modo.”, a questo punto Feltri dice: noi non avevamo niente in cantiere, l’ho detto a Confalonieri e quest’ultimo l’ha detto alla Marcegaglia, non c’è niente, la Marcegaglia invece dice che Confalonieri le ha detto un’altra cosa, che era intervenuto e proprio perché era intervenuto, Il Giornale avrebbe desistito.
Desistito da cosa? Evidentemente dal pubblicare qualcosa che c’era in cantiere, non è una differenza da poco la prima versione quella di Feltri, da quella della Marcegaglia, Feltri dice: non ho niente in mano, la Marcegaglia dice: no, Confalonieri mi ha detto che avevano in mano qualcosa su di me e che l’intervento di Confalonieri li ha fatti desistere. Confalonieri dice: mi riconosco perfettamente nella ricostruzione di Feltri e della Marcegaglia, ma sono ricostruzioni incompatibili, se non c’era niente, versione Feltri, può darsi che quello di Porro sia stato uno scherzo, anche se l’hanno ovviamente frainteso e l’hanno frainteso perché? Perché sanno di cosa è capace Il Giornale e come fa Il Giornale ogni volta che critica Berlusconi, in ogni caso anche lo scherzo frainteso va a coartare e a minacciare e a intimidire la Marcegaglia, se invece è intervenuto Confalonieri per bloccare e per farli desistere, allora vuole dire che ci avevano provato, avevano messo da parte delle cose, avevano fatto sapere alla Marcegaglia che le stavano raccogliendo, in cambio di cosa avrebbero evitato di pubblicarle? Qui c’è un altro passaggio interessante dell’interrogatorio della Marcegaglia, dopo il racconto che il suo portavoce mi fece della telefonata di Porro, sicuramente dice la Marcegaglia ha percepito l’avvertimento del Porro come un rischio concreto e reale per la mia persona e la mia immagine, tanto reale che effettivamente mi misi personalmente in contatto con Confalonieri, perché Porro e Il Giornale ce l’avevano con la Marcegaglia? Cosa volevano ottenere da lei dopo che aveva criticato il governo? Il giornale era piccato sia per le mie dichiarazioni contro l’operato del governo, sia per il fatto che io stessa e Confindustria ci siamo sempre filati poco Il Giornale, quest’ultimo e il suo giornalista hanno dunque tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento, infatti alla fine sia gli uomini vicini alla Marcegaglia, sia Confalonieri cercano di convincerla a fare un’intervista con il Giornale.
A questo punto Belpietro, Feltri e altri dicono: vi pare possibile che facciamo tutto questo casino e andiamo a minacciare il Presidente della Confindustria per avere un’intervista dalla Marcegaglia? Ma come ha detto Feltri, ma chi se ne frega di avere un’intervista della Marcegaglia, questa parla dalla mattina alla sera a reti unificate dicendo cose poco interessanti, è pure una rompicoglioni, così dice lui, Sallusti che è un noto estimatore del genere femminile dice che la Marcegaglia è pure isterica, pensate il maschilismo che c’è dietro a questa definizione, comunque la si pensi nei confronti di questa signora sotto altri punti di vista.

Perché solo Woodcock incappa nelle telefonate.

Vi pare possibile che noi brigavamo e facevamo minacce e dossier per avere un’intervista da questa qua? Manca il movente del reato!
Dicono Feltri e gli altri, in realtà l’intervista non era lo scopo di tutte le manovre che vengono fuori dalle telefonate, lo scopo quale era? Era sì magari un’intervista, ma un’intervista nella quale la Marcegaglia si rimangiasse le critiche al Governo Berlusconi e alle campagne contro Fini per la casa di Montecarlo, quindi attenzione, non volevano portare a casa un’intervista così, domanda e risposta, volevano portarsi a casa un’intervista nella quale piccati per le sue dichiarazioni contro l’operato del governo, la Marcegaglia dicesse che non voleva dire quello quando criticava il governo e che magari invece era pure giusto attaccare Fini, questo è il contesto nel quale la Marcegaglia dice di essersi intimidita e di avere telefonato a Confalonieri, con la coda di paglia perché sa che se raccontano le faccende del suo gruppo finanziario e imprenditoriale, sicuramente non ci fa una bella figura.
Allora capite a cosa pensano i magistrati quando sentendo queste telefonate ipotizzano il reato di violenza privata nei confronti della Marcegaglia, la violenza privata non è picchiare qualcuno, la violenza privata è coartare la volontà di qualcuno, costringere qualcuno a fare qualcosa che non farebbe minacciandolo, questo è il reato, naturalmente le indagini servono per verificare se il reato c’è o non c’è, quindi non è che l’indagine c’è e allora c’è il reato, serve a questo l’indagine, l’indagine la fa il PM Woodcock, il PM Piscitelli con la controfirma che è un timbro di solidarietà del Capo della Procura di Napoli, un magistrato iperprudente, Giandomenico Lepore, tutti a dire: ah il solito Woodcock, quello che non ne azzecca una, in realtà come abbiamo più volte spiegato, Woodcock azzecca, ci sono moltissimi processi avviati da indagini di Woodcock che si sono conclusi con condanne e in ogni caso le indagini non devono concludersi in condanna, le indagini devono appurare se c’è un reato, se c’è un reato devono concludersi con condanne, se non c’è un reato devono concludersi con un’assoluzione, un ottimo PM è quello che fa condannare i colpevoli e fa assolvere gli innocenti, all’inizio non lo sai se uno è colpevole o innocente, certo di fronte a certe telefonate devi indagare, guai se ogni indagine aperta portasse alla condanna, vorrebbe dire davvero che i giudici sono servi dei pubblici Ministeri, invece meno male nella dialettica processuale a volte ci sono assoluzioni e a volte condanne, lo dico perché stamattina per dimostrare che Woodcock non ne azzecca una Il Giornale ricorda l’inchiesta su Salvo Sottile, il portavoce di Fini beccato al telefono a trafficare in ragazzine da dirottare alla RAI, quando stava nelle a Fini alla Farnesina, i provini venivano fatti direttamente sui divani della Farnesina.
Tutti pensano che Sottile sia stato assolto, perché? Perché Woodcock non ne azzecca una, Sottile è stato condannato perché mandava l’auto blu, un mezzo dello Stato a prelevare la Gregoracci, ok? Tanto per dire com’è facile fregare la gente quando su questioni sulle quali nessuno può controllare, come si fa a sapere come vanno a finire i processi a Woodcock se i giornali ne parlano sempre quando ci sono le indagini e poi non seguono i dibattimenti e non vanno a leggere le sentenze, così diventa facilissimo dire che De Magistris non ne azzeccava una, infatti gli hanno tolto tutte le inchieste, a Woodcock non ne azzecca una, intanto stanno cercando continuamente di mettergli i bastoni tra le ruote e se non ne azzeccassero una dovrebbero essere felici questi imputati, bene, siamo capitati nelle mani di un PM che non ne azzecca una, finirà tutto nel nulla, perché si preoccupano, perché li attaccano così? Perché sanno che in realtà questi magistrati poi molto spesso ci azzeccano e comunque la bontà di un magistrato non si calcola dal numero di condanne che portano le sue indagini.
Ma è interessante il meccanismo per capire se siamo di fronte a magistrati impazziti o se siamo di fronte a magistrati che di fronte a una notizia di reato, procedono perché fortunatamente in Italia è obbligatoria l’azione penale, qualcuno dirà: ma possibile che capiti sempre tutto a Woodcock? Ribaltate la domanda e domandatevi: ma quanti magistrati facendo intercettazioni si imbattono in fatti come questi? Il fatto che Woodcock sia considerato uno che ci si imbatte così di frequente o è estremamente fortunato o è profetico, nel senso che quando intercetta un benzinaio già sa che gli capiterà qualcosa tra le mani che riguarda ministri, politici, giornalisti, vip? Oppure ci sono un sacco di magistrati che nelle loro indagini scoprono fatti di questo genere e li imboscano? Perché guardate che Woodcock lavorava a potenza e indagando su faccende locali arrivava spesso a personaggi di rilevanza nazionale, adesso è a Napoli, stava lavorando su un’indagine, lo racconta oggi Il Corriere, a proposito del gruppo Trevi che fa capo al Vicepresidente della Confindustria, Cesare Trevisani, in quell’indagine è venuto fuori un ruolo non di indagato, del portavoce della Marcegaglia, Arpisella, gli hanno messo il telefono sotto controllo, sapete che si può essere messi sotto controllo, capita abbastanza di rado, ma succede, anche senza essere indagati, per esempio se si è vittima di un reato o se si sa qualcosa a proposito di certi fatti, intercettato può essere anche uno che non è o non è ancora indagato, quindi nelle telefonate di questo Arpisella si scopre, invece di quello che ci si aspettava sulle indagini sul Gruppo Trevi, queste telefonate minacciose, questi sms minacciosi con Nicola Porro e è da lì che parte l’indagine, quando sentite Feltri, Sallusti, Porro sbraitare: oddio ci intercettano i telefoni, guai a intercettare i giornalisti, in realtà i giornalisti sono cittadini come gli altri, non hanno nessuna immunità, quindi possono essere intercettati se commettono reati è anche giusto che vengano intercettati, ma qui nessuno dei giornalisti de Il Giornale è stato intercettato, era intercettato questo portavoce della Marcegaglia e nelle registrazioni ovviamente sono rimasti gli sms che gli mandava Porro e le telefonava che faceva con Porro, è così che è nata l’inchiesta, per caso, a questo punto i magistrati hanno visto che c’era un reato che stava per essere consumato, hanno seguito la vicenda e alla fine quando la vicenda si è chiusa, perché? Perché come dice la Marcegaglia hanno desistito dopo la telefonata di Confalonieri, l’indagine, per quanto riguarda le intercettazioni era finita, se avessero voluto fare i bastardi e continuare a fare le intercettazioni a strascico, avrebbero potuto continuare a tenere sotto dei telefoni o addirittura avrebbero potuto mettere sotto intercettazioni i telefoni di Porro e Sallusti e di Feltri, così chissà cosa avrebbero ascoltato se fosse vero che i PM sono lì per incastrare la gente, purché sia, per cercare il pelo nell’uovo, in realtà cosa hanno fatto? Hanno staccato tutto e sono andati a perquisire per vedere se questi dossier, se questa raccolta di informazioni sulla Marcegaglia c’era o non c’era.
Penultima cosa, ancora due cose vi dico, la penultima è che c’è una terza possibilità a proposito di quella divergenza, Feltri dice: sulla Marcegaglia non abbiamo raccolto niente e non volevamo scrivere niente, è uno scherzo di Porro e la versione Marcegaglia: Confalonieri mi disse che c’era qualcosa, ma lui l’aveva bloccata e li aveva fatti desistere, c’è una terza possibilità, cioè che dicano la verità sia la Marcegaglia, sia Feltri e che in realtà sia stato Confalonieri a giocare un po’ sull’equivoco, Confalonieri nella sua veste di amico del cuore di Berlusconi, proprietario di Mediaset, azionista del giornale, amico di Feltri, membro del direttivo della Confindustria, un bel ventaglio di ruoli, alcuni incompatibili gli uni con gli altri si potrebbe dire, addirittura conflitto di interessi, cosa fa? Questa è l’ipotesi, poi vedremo, giovedì ci sono gli interrogatori per capire bene cosa è successo, l’ipotesi è che Confalonieri anche se Feltri gli ha detto: non ce ne frega niente della Marcegaglia, magari lascia intendere che qualcosa c’era, così acquisisce per sé e per l’amico Berlusconi dei meriti agli occhi della Marcegaglia, guarda che ti abbiamo salvata, abbiamo bloccato la pubblicazione del dossier e la campagna che ne sarebbe seguita, in un’altra intercettazione il portavoce di Confalonieri Crippa dice: oddio se parte Feltri va avanti 15 giorni!
Quindi tu Marcegaglia da questo momento sai che ci devi qualcosa, voi capite che anche questa farebbe parte di quella violenza privata, nel caso in cui si dimostrasse che Confalonieri non si è limitato a fare il porta parola di questo e di quell’altro ma ci ha messo del suo e è tutto da accertare, ma è anche possibile che le cose siano andate così e che quindi la Marcegaglia si sia sentita ancora più in soggezione nei confronti di questi signori, visto che pendeva sempre sulla sua testa la spada di Damocle, perché? Perché hanno desistito perché ha telefonato Confalonieri, ma un domani se dici qualcos’altro contro il governo, ma spada potrebbe cascare, potrebbe partire quella campagna che per il momento è stata bloccata, ecco un aggravio della violenza privata.

Qualcuno di troppo nell'Ordine dei Giornalisti.

L’ultima cosa che volevo dire è che ci sono molte persone in Italia che alla luce di questo fatto se avevano voglia di prendere una posizione critica nei confronti del governo non lo faranno più.

Non lo faranno più perché hanno avuto l’ennesima dimostrazione del fatto chiunque critichi o si metta comunque di traverso sulla strada di Berlusconi, parte immediatamente il dossier, questo è un classico, è un automatismo, appena dici qualcosa tranghete, naturalmente se hai qualche scheletro nell’armadio stai sicuro che te lo tirano fuori, anche perché dispongono di mezzi investigativi non comuni, non ordinari, non hanno soltanto i segugi de Il Giornale, abbiamo visto strani personaggi, faccendieri, hanno i servizi segreti e le forze di pubblica sicurezza, le forze dell’ ordine alle loro dipendenze e quante volte abbiamo visto come venivano usati i servizi segreti e certe parti deviate delle forze dell’ ordine non per tutelare la sicurezza dei cittadini, ma per tutelare la sicurezza di Berlusconi e quante volte abbiamo visto portare nelle mani del Presidente del Consiglio informazioni e dossier che avrebbero dovuto rimanere riservati affinché lui ne potesse fare l’uso che voleva, smistarle ai suoi giornali, oppure addirittura telefonare direttamente, ricorderete quel video con Marrazzo in compagnia di trans girato da due Carabinieri deviati, che illegalmente erano entrati in quella casa, illegalmente avevano filmato Marrazzo con ma droga e con i trans, quel Dvd arrivò nelle mani del Presidente del Consiglio, oltre che dell’entourage di Belpietro e dell’entourage di Feltri, i soliti e alla fine Berlusconi chiamò Marrazzo e disse: ho qui un video che la riguarda, stia attento! Glielo disse con l’aria di fargli un favore, in realtà da quel momento Marrazzo era in catene, nelle mani del Presidente del Consiglio.
Se hai qualcosa da nascondere te lo trovano e da quel momento tu non sei più libero, se non hai niente da nascondere, te lo inventano o prendono un particolare vero di una vicenda che ti riguarda e lo manipolano geneticamente per farlo apparire una cosa mostruosa, mentre magari è una cosa innocente o senza nessuna importanza, questa è ancora una volta la lezione di questo caso che va molto al di là delle sorti della Marcegaglia della quale non ce ne frega assolutamente niente e che devo dire hanno confessato quelli de Il Giornale che non sono neanche molto svegli ultimamente, il nervosismo gioca brutti scherzi, perché l’altro ieri cosa hanno fatto, sabato mattina? Hanno detto “ecco il dossier sulla Marcegaglia” e cosa c’era in quel dossier? C’erano degli articoli che erano usciti… era una collezione di articoli uno di Repubblica, uno de L’Espresso, uno de “Il Sole 24 ore”, il comunicato del Cdr, uno de Il Fatto Quotidiano di Giovanna Dantino, uno de L’Unità di Gianola, ce ne sono due miei uno uscito su L’Espresso, uno uscito su Il Fatto Quotidiano, un micropezzo de Il Corriere della Sera sul patteggiamento del fratello della Marcegaglia e un altro pezzo di Vittorio Malagutti su Il Fatto Quotidiano, più un pezzo su La Stampa, indagato il padre della Marcegaglia nell’inchiesta sullo smaltimento abusivo dei rifiuti e un altro pezzo de L’Espresso, questo è il dossier, cosa volevano dimostrare questi spiritosoni, questi buontemponi? Che i dossier li fanno gli altri giornali, quelli di sinistra, perché secondo loro gli altri giornali sono tutti di sinistra, Il Fatto Quotidiano sarebbe di sinistra, La Stampa sarebbe di sinistra, Il Corriere della sera sarebbe di sinistra, i dossier li fanno gli altri, no, gli articoli, le notizie le danno gli altri ogni tanto, la differenza tra una notizia e un dossier è molto semplice: che la notizia esce sui giornali, il dossier non esce, se ho una notizia non la dico a nessuno, se so una cosa sulla Marcegaglia che gli altri non sanno, non chiamo la Marcegaglia, perché? Perché altrimenti quella magari avverte gli altri giornali temendo che abbiano anche loro la notizia, visto poi come si comporta, quella chiama direttamente gli editori, i padrun e così la mia notizia me la bruciano gli altri.
Se ho una notizia sulla Marcegaglia la pubblico, poi chiedo se la Marcegaglia vuole replicare, rettificare, spiegare, se invece ho un dossier, o sto raccogliendo un dossier, mica lo pubblico, faccio sapere all’interessato che lo sto raccogliendo e poi vedo l’effetto che fa, magari quello dice: ma no, non pubblicarlo che ti do l’intervista, ma no, non pubblicarlo che adesso faccio una smentita sulle critiche a Berlusconi, oppure faccio al bell’elogio di Berlusconi, oppure faccio un bell’attacco a Fini, oppure cosa volete per non pubblicarlo? E’ il metodo Corona applicato non alle fotografie ma alle notizie, il fotografo le foto le deve fare per pubblicarle, il giornalista le notizie le deve fare per pubblicarle, non per avvertire segretamente qualcuno e in attesa che succeda qualcosa inguattarle nei cassetti, quindi il fatto che Il Giornale abbia pubblicato i nostri articoli sulla Marcegaglia è la migliore dimostrazione della differenza che c’è tra un giornalista e qualcos’altro, il giornalista le notizie le pubblica, il qualcos’altro le notizie le usa per ricattare e questa secondo il nostro Codice Penale si chiama violenza privata, ma secondo il nostro codice deontologico significa che qui c’è qualcuno di troppo nell’ordine dei giornalisti, o siamo di troppo noi che le notizie sulla Marcegaglia le abbiamo pubblicato quando c’erano, o sono di troppo quelli che le pubblicano soltanto adesso che devono attaccare la Marcegaglia, qualcuno di noi è di troppo, qualcuno di noi abusa del titolo di giornalista, se giornalismo è questo, probabilmente noi dobbiamo cambiare nome, altrimenti devono cambiare nome loro e in tutto questo i lettori che ruolo giocano?

Chi fa il giornalista come diceva Montanelli al servizio dei suoi elettori e basta ha interesse a avere giornalisti che quando hanno le notizie le pubblicano, così le leggono i lettori, non credo che esistano lettori che hanno interesse a giornalisti che le notizie le raccolgono per tenerle nel cassetto e poi chiamare l’interessato dicendo: guarda che ti spacco il culo se… perché? Perché il lettore di tutto questo non verrà mai a sapere nulla, quindi gli mancheranno delle informazioni, forse dal punto di vista dei lettori sono meglio i giornalisti che le notizie le danno, passate parola!

Fonte: beppegrillo.it

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By Admin (from 13/10/2010 @ 08:00:06, in it - Osservatorio Globale, read 2916 times)

L’istruzione pubblica specchio del Paese, tra malcontento e caos: “Il Ministero pretende una didattica efficace anche in classi di trentacinque alunni, la maggior parte dei quali cresciuta senza libri e senza regole”. Un articolo per ‘Tu Inviato’  

C’è aria di scuola. Nel senso che la scuola è per aria: quest’anno, se possibile, più che mai. L’istruzione italiana non è più un problema politico: è semplicemente un cancro sociale le cui metastasi ingarbugliate hanno contribuito a decretare la morte di tante cose. Del profitto degli alunni soprattutto.

 

Perché se la fame di cattedre, di pane e di serietà affligge penosamente i docenti precari, è soprattutto la conseguenza di essa a condannare (chissà per quante generazioni ancora) l’Italia e gli italiani. Il punto è che tanti neppure se ne accorgono e in troppi preferiscono non guardare. Per primo il ministro Gelmini, solidale a parole, sprezzante di fatto. E totalmente indifferente al destino della scuola pubblica.

 

Quella privata, invece, sembra godere di ottima salute; anche in questo caso, però, si tratta di apparenza (ma credo si possa tranquillamente parlare di presa per i fondelli): oggi più che mai gli istituti privati (cattolici e non) sono sovvenzionati anche dalle nostre tasche e molti di essi, sfruttando il dramma economico dei precari e avendo esclusivamente fini di lucro a discapito degli obiettivi culturali, sfornano futuri universitari impreparati, viziati e presuntuosi. Ecco, forse, una delle cause di questo disastro: la presunzione. Una piaga molto italiana. Sempre più italiana. La presunzione di non aver bisogno di imparare niente da nessuno. La presunzione di avere figli laureati e realizzati delegando, però, ad altri l’onere dell’educazione e del disincanto. La presunzione di considerarsi un insegnante insostituibile (magari vecchio, stanco e annoiato. Eppure insostituibile). La presunzione permea il tessuto del nostro Paese.

 

Non a caso gli italiani hanno scelto un preciso e fedele rappresentante di questa mentalità, sottovalutandone, ahimè, le conseguenze: la presunzione esaspera l’egoismo, l’egoismo genera malcontento e il malcontento determina il caos.

Rifiutare un reale confronto con gli insegnanti è, da parte del ministro Gelmini, l’ennesima conferma della presunzione di questo governo che taglia impietosamente sulla scuola pubblica. E, non dimentichiamolo, costringe tanti precari di lettere e matematica a vivere di lezioni in nero la cui domanda, sempre più frequente, è un chiaro indice della reale condizione degli studenti italiani.

 

Il Ministero, nel frattempo, pretende dai docenti una didattica efficace anche in classi di trentacinque alunni, la maggior parte dei quali cresciuta senza libri e senza regole. Cioè senza le parole. Ecco, sì, da un po’ di tempo la scuola italiana lascia ed è senza parole: i ragazzi non riescono ad acquisire un bagaglio lessicale sufficiente per viaggiare non solo all’estero, ma soprattutto in Italia; le famiglie non trovano le parole giuste per amare, sgridare ed educare i figli; gli insegnanti (precari e no) non hanno più voce; il ministro sceglie di tacere. Solo la tv continua a blaterare. Anche lei, però, senza parole.

Fonte: inviatospeciale.com - Autore: Chiara Traverso

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 Ministrul Turismului, Elena Udrea, spune ca retrimiterea la Parlament a Legii pensiilor nu are nicio legatura cu intentia opozitiei de suspendare din functie a presedintelui Traian Basescu, ultimul lucru de care poate fi banuit acesta "este sa-i fie frica de ceva, cu atat mai putin de suspendare", relateaza Mediafax.

Prezenta joi la Husi, in judetul Vaslui, pentru semnarea a doua proiecte pe infrastructura, in valoare de 160 milioane de lei, ministrul Dezvoltarii Regionale si Turismului, Elena Udrea, a declarat ca retrimiterea spre analiza a Legii pensiilor in Parlament este una cat se poate de justificata, avand in vedere ca decizia a fost luata in urma discutiilor purtate cu diverse femei din Romania.

"Ma bucur ca Legea pensiilor a fost declarata constitutionala. Acest lucru arata ca legea a fost votata in Parlament cu respectarea principiilor Constitutiei. Acum urmeaza sa o adoptam in forma in care a cerut-o presedintele. Ne vom mobiliza la vot si vom vota in forma modificata. Motivul reintoarcerii este acela de a fi in acord cu ceea ce gandesc femeile si la ceea ce gandeste majoritatea populatiei. Au fost si discutii si multe femei au dorit ca varsta de pensionare sa fie mai mica. Reintoarcerea spre analiza a acestei legi nu are nicio legatura cu intentia opozitiei de a-l suspenda pe presedinte. Ultimul lucru de care il putem banui pe presedintele Basescu este sa-i fie frica de ceva, cu atat mai putin de suspendare", a declarat, joi, Elena Udrea.

Sursa: hotnews.ro

Citeste si: Romania: PDL – fraudă masivă în Parlament; VIDEO.

Dosar penal pe numele presedintelui Camerei Deputatilor Roberta Anastase, în urma scandalului-frauda legat de Legea pensiilor; PETITIE.

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By Admin (from 13/10/2010 @ 11:00:10, in ro - Stiinta si Societate, read 2367 times)

 La sfarsitul anului, mitica racheta rusa Soiuz urma sa se indrepte spre orbita, inaltandu-se deasupra luxuriantei jungle guyaneze (lansarea, dupa ultimele informatii, va avea loc anul viitor). Istoria spatiala va fi marcata de unul dintre episoadele cele mai emotionante: o racheta conceputa in plin razboi rece, care a avut un succes rasunator in imperiul sovietic, va servi interesele comerciale ale Europei de la o baza franceza instalata la Kourou. Agentia Europeana Ariane Space dispune acum, pe langa Ariane 5, o racheta puternica si performanta, capabila sa transporte pe orbita o greutate de 6-10,5 tone, si de celebra racheta ruseasca Soiuz.

Transportul unei sarcini relativ mici cu Ariane-5, presupune insa costuri nejustificate. Cu Soiuz, o incarcatura de 3 tone, de pilda, reduce substantial costurile. Racheta a suportat pana in 1992, 20 de modificari majore, concepute exclusiv de rusi. Apoi s-a recurs la progresele electronice occidentale, inlocuindu-se sistemul de control electromagnetic cu o versiune numerica. De ce totusi la Kourou si nu in baza istorica din Baikonur (Kazakhstan)? Pentru ca baza de lansare europeana din Kourou e situata la doar 5 grade de ecuator, unde Pamantul atinge cea mai mare viteza de rotatie: 465 km/s (cu cat o baza de lansare e mai departe de ecuator, cu atat consumul de energie e mai mare pentru a atinge orbitele) si pentru ca racheta beneficiaza de o viteza suplimentara imprimata de cea a rotatiei Pamantului, ceea ce permite economisirea de carburant si marirea sarcinii utile a rachetelor. In plus, aceasta pozitie geografica favorizeaza atingerea cu usurinta a tuturor orbitelor, de la cea ecuatoriala, pana la cele polare.

Unele faze de testare au inceput, dar dupa o lunga perioada de incercari ale constructorilor, ce a debutat in 2005. In primul rand, acestia s-au izbit in timpul sapaturilor, de blocuri de granit, cu un volum de 250.000 m3, pe care au fost nevoiti sa le sfarame, sa consolideze si sa omogenizeze solul cu diferite materiale. Pana acum Ariane Space a semnat 17 contracte de lansare a satelitilor in valoare de 1 miliard de euro. Numarul rachetelor de pe piata mondiala se afla de cativa ani in regresie. Cele mai performante s-au dovedit a fi Soiuz si Ariane 5. Delta 4 si Atlas 5, de fabricatie americana, au fost retrase de pe piata, nefiind rentabile, NASA mizand doar pe noua sa racheta, Falcon, care a repurtat un prim succes in spatiu si pe care societatea producatoare, Spacex, incearca s-o introduca pe piata.

Sursa: magazin.ro ; Autor: Dorin Maran

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Editor's Note: There is a groundswell of attention in the news to marijuana's role in causing and preventing various types of cancers. Last week, AlterNet published an article from the Marijuana Policy Project about a new study finding that pot smokers have a lower risk of head and neck cancers than people who don’t smoke pot. Earlier this year, the corporate media pounced on a study suggesting that men who had been using marijuana at least once per week and who had started smoking pot prior to age 18 had an elevated risk of testicular cancer known as nonseminoma, which makes up fewer than half of one percent of all cancer cases among men.

Head, neck and testicular cancers are of course quite serious ailments to deal with, but what about cancer of the most obvious organ at risk with pot smoking, the lungs? Where's the science on that? The article below by Fred Gardner, editor of the medical marijuana research quarterly journal O'Shaughnessy's, shares the results of a major medical study the media completely ignored, and his conclusions are quite blunt on the matter: Smoking pot doesn't cause lung cancer. In fact, the study found that cigarette smokers who also smoked marijuana were at a lower risk of contracting lung cancer than tobacco-only smokers.

Smoking Marijuana Does Not Cause Lung Cancer

by Fred Gardner

One in three Americans will be afflicted with cancer, we are told by the government (as if it’s our immutable fate and somehow acceptable). Cancer is the second-leading cause of death in the U.S. and lung cancer the leading killer among cancers.

You’d think it would have been very big news in June 2005 when UCLA medical school professor Donald Tashkin reported that components of marijuana smoke -- although they damage cells in respiratory tissue -- somehow prevent them from becoming malignant. In other words, something in marijuana exerts an anti-cancer effect!

Tashkin has special credibility. He was the lead investigator on studies dating back to the 1970s that identified the components in marijuana smoke that are toxic. It was Tashkin et al. who published photomicrographs showing that marijuana smoke damages cells lining the upper airways. It was the Tashkin lab’s finding that benzpyrene -- a component of tobacco smoke that plays a role in most lung cancers -- is especially prevalent in marijuana smoke. It was Tashkin’s data showing that marijuana smokers are more likely than non-smokers to cough, wheeze, and produce sputum.

Tashkin reviewed his findings in April 2008, at a conference organized by “Patients Out of Time,” a reform group devoted to educating doctors and the public (as opposed to lobbying politicians). Some 30 MDs and nurses got continuing medical education credits for attending the event, which was held at Asilomar, on the Monterey Peninsula.

The National Institute on Drug Abuse, which supported Tashkin’s marijuana-related research over the decades, readily gave him a grant in 2002 to conduct a large, population-based, case-controlled study that would prove definitively that heavy, long-term marijuana use increases the risk of lung and upper-airways cancers.

What Tashkin and his colleagues found, however, disproved their hypothesis. (Tashkin is to marijuana as a cause of lung cancer what Hans Blix was to Iraq’s weapons of mass destruction -- an honest investigator who set out to find something, concluded that it wasn’t there, and reported his results.)

Tashkin’s team interviewed 1,212 cancer patients from the Los Angeles County Cancer Surveillance program, matched for age, gender, and neighborhood with 1,040 cancer-free controls. Marijuana use was measured in “joint years” (number of years smoked times number of joints per day).

It turned out that increased marijuana use did not result in higher rates of lung and pharyngeal cancer, whereas tobacco smokers were at greater risk the more they smoked. Tobacco smokers who also smoked marijuana were at slightly lower risk of getting lung cancer than tobacco-only smokers.

These findings were not deemed worthy of publication in “NIDA Notes.” Tashkin reported them at the 2005 meeting of the International Cannabinoid Research Society. They were published in the October 2006 issue of Cancer Epidemiology Biomarkers & Prevention.

Without a press release from NIDA calling attention to its significance, the assignment editors of America had no idea that “Marijuana Use and the Risk of Lung and Upper Aerodigestive Tract Cancers: Results of a Population-Based Case-Control Study” by Mia Hashibe1, Hal Morgenstern, Yan Cui, Donald P. Tashkin, Zuo-Feng Zhang, Wendy Cozen, Thomas M. Mack and Sander Greenland was a blockbuster story.

I suggested to Eric Bailey of the L.A. Times that he write up Tashkin’s findings -- UCLA provided the local angle if the anti-cancer effect wasn’t enough. Bailey said his editors wouldn’t be interested for some time because he had just filed a marijuana-related piece. The Tashkin scoop is still there for the taking!

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Câteva sute de angajati ai Ministerului Finantelor Publice au încetat miercuri lucrul. Salariatii din sediul central al Ministerului Finantelor, dar si din Agentia Natională de Administrare Fiscală reclamă că după eliminarea sporurilor veniturile lor au scăzut drastic, după ce anterior salariile de bază le-au fost reduse cu 25%.

 

Protestele angajatilor de la Finante s-au extins cu rapiditate în întreaga tară. Mii de oameni au întrerupt lucrul când au văzut sumele înscrise pe fluturasii de salarii. Este vorba despre functionari din Timis, Constanta, Alba, Iasi, Cluj, Buzău, Hunedoara, Arad, Satu Mare, Teleorman, Brasov, Prahova, Galati, Suceava, Mures, Giurgiu, Pitesti, Dâmbovita, Bacău, Bihor. Vasile Marica sustine că circa 30.000 de oameni pot intra în proteste spontane.

Ministrul Finantelor, Gheorghe Ialomitianu, a avut miercuri discutii cu premierul Boc, iar la întoarcerea la Ministerul de Finante pentru a comunica decizia Guvernului, Ialomitianu a fost primit cu huiduieli de către protestatari.

Protestele de la Finante au ajuns si pe masa Guvernului. Premierul Boc le-a transmis ministrilor, în sedinta de guvern, că trebuie să înteleagă cu totii foarte clar că stimulentele salariale se acordă doar pe criterii de performantă, atunci când angajatul îsi depăseste sarcinile de serviciu, si nu în mod automat, relatează MEDIAFAX.

ANAF si Garda Financiară au un fond extrabugetar care este alimentat cu banii încasati din amenzi. Din acest fond, angajatii de la Finante primesc, lunar, asa-numitele stimulente.

Înaintea remanierii fostului ministru de Finante Sebastian Vlădescu, presedintele Traian Băsescu îi reprosa acestuia că la minister încă se acordau stimulente. Aceeasi situatie se regăsea si la Interne, minister păstorit până nu demult de Vasile Blaga.

"Este un butoi de pulbere. Noi (liderii de sindicat - n.r.) nu am reusit să organizăm protestele si acum oamenii izbucnesc spontan. Nu mai putem controla angajatii. Guvernantii nu înteleg că Fiscul nu lua banii de la buget pentru stimulentele angajatilor. Eu am anuntat ministrul si pe toată lumea că este posibil ca în toată tara să se întâmple lucrul acesta si, în situatia aceasta, Finantele României pot fi în pericol, pentru că oamenii nu pot să muncească pe 600 lei, în conditiile în care statul s-a angajat ca din veniturile pe care le atragem la bugetul statului să ofere o parte din ele ca recompensă", a spus la Realitatea TV, liderul Sed Lex, Vasile Marica.

Angajatii au iesit pe holurile ministerului si strigă: "Hotii, hotii, ne vrem banii înapoi!". "Asteptăm să vină orice reprezentant al ministerului să discute cu noi pentru a se găsi o solutie. Nimeni nu ne-a explicat de ce nu ne mai primim stimulentele", a declarat la Realitatea TV un functionar din minister.

Angajatii din minister s-au certat cu o reprezentantă a SED LEX, care pretindea că îi reprezintă, si au invitat-o să plece. Functionarii sunt hotărâti să îsi facă dreptate singuri.

"Nu sunt bani de la buget stimulentele noastre. Sunt bani care se obtin din amenzi", spune o angajată a Ministerului de Finante.

"Nu plecăm de aici până nu rezolvă ministrul. Stimulentele sunt constituite din zona infractionale a României. Salariul de bază plus o componentă din evaziunea fiscală, adică stimulente, e obligatoriu pentru că legea obligă", a declarat Sebastian Oprescu, presedinte SNFP.


Fără solutii pentru revolta bugetarilor! Acesta pare să fie mesajul guvernantilor. Ministrul Finantelor, Gheorghe Ialomitianu, a plecat din timpul sedintei de Guvern pentru a rezolva conflictul din intitutia pe care o conduce. Fără rezultat însă. Protestele au continuat si peste program, cu huiduieli la adresa guvernantilor. Mai mult, angajatii prezenti pe culoarele ministerului cer demisia ministrului Gheorghe Ialomitianu.

"Ministrul nu vrea să semneze. I-am spus foarte clar, este o problemă de fond, este un sector atât de ostilizat nu va putea să îsi facă veniturile iar politizarea pe care încercati să o faceti este absurdă iar oamenii nu au din ce să îsi plătească creditele", a declarat presedintele SED Lex, Vasile Marica, la iesirea de la negocierile cu ministrul de resort, Gheorghe Ialomitianu.

Potrivit liderului de sindicat, ministrul "a spus doar că el va milita ca stimulentele să fie introduse în slarizare".

În opinia lui Vasile Marica, ministrul nu vrea să semneze pentru că îi este frică de prsedintele României, Traian Băsescu si se mai teme că o reusită a acestor proteste va da încredere si altor sindicalisti să iasă în stradă si să îsi strige nemultumirile.

"stiu care este considerentul lui. Zice că dacă ar ceda acum ar trebui să cedeze la toate categoriile sociale. [...]Banii există, sunt aici, se constituie, stă în pixul ministrului să facă lucrul acesta dar nu vrea pentru că îi este frică de presedinte", a explciat Marica.

Vasile Marica le-a promis protestatarilor că îi va ajuta si le va asigura conditiile optime pentru a rămâne în institutie si pentru a continua actiunea începută.

"Dacă vreti să rămânem trebuie să ne organizăm. Timpul răfuielilor a trecut. Trebuie să avem întelegere. Dacă sunteti hotărâti să rămânem vă voi aduce apă, ceai si mâncare...Deci toată lumea vrea să rămână aici. Voi da dispozitie să aducă apă pentru toată lumea de aici", a mai spus Marica.

El le-a multumit protestatarilor si a subliniat că acesta era genul de actiune pe care liderii de sindicat o asteptau din partea lor.

"Asta este forma de manifestare pe care noi o asteptam. Voi sunteti cei care poate crea armata, noi singuri niciodată. De aceea vă multumesc că ne-ati dat o demonstratie de fortă. Dacă este nevoie îmi dau demisia din functia de presedinte al organizatiei ca să fiu alături de ei, ca să nu creadă cineva că a organizat cineva protestul acesta", a mai spus Marica.

Câteva sute de functionari din Ministerul Finantelor Publice au declansat un protest spontan si s-au strâns în holul principal de la intrarea în institutie, nemultumiti că nu au primit sporurile salariale. si angajatii unor Directii de Finante din tară au declansat proteste spontane, în semn de solidaritate fată de colegii din Bucuresti.

seful Agentiei Nationale de Adminsitrare Fiscală a declarat însă, la finalul negocierilor cu reprezentantii protestatarilor că nu crede că oamenii îsi vor primi banii pierduti pe ultimele două luni, si că aceste stimulente nu reprezintă, neapărat, un drept al angajatilor de la finante.

De altfel si prmeierul Emil Boc le-a transmis ministilor, în timpul sedintei de guvern, că trebuie să înteleagă cu totii foarte clar că stimulentele salariale se acordă doar pe criterii de performantă, atunci când angajatul îsi depăseste sarcinile de serviciu, si nu în mod automat.


Ministrul de Finante, Gheorghe Ialomitianu, a declarat că va purta negocieri legate de sistemul de salarizare din MFP doar "în conditii de legalitate" si că actualul sistem de stimulente nu este legal, precizând că nu are motive să îsi dea demisia.

"Fostii ministri de Finante nu au rezolvat problema. Nu am de ce să îmi dau demisia, atâta timp cât încerc să îi ajut. Trebuie să asigur un sistem de salarizare echitabil. O să negociem doar în conditii de legalitate, actualul sistem de stimulente nu este legal", a spus Ialomitianu.

Ministrul de Finante se află la această oră blocat în biroul său de către protestatri, care îi cer demisia si nu vor să îl lase să iasă din minister.

Premierul Emil Boc a comentat într-o emisiune la postul public de televiziune protestul angajatilor de la Ministerul Finantelor. Premierul a subliniat că stimulentele pot fi acordate numai celor care au depăsit planul prin performante.
"Atunci când combaterea evaziunii fiscale va fi realizată de angajatii Ministerului Finantelor, astfel încât să poată spune orice român că nu mai avem evaziune fiscală, cei de la Finante si-au făcut datoria, putem vorbi de stimulente", a spus Boc.

Câteva sute de angajati ai Ministerului Finantelor Publice au încetat miercuri lucrul, nemultumiti de faptul că nu si-au mai primit stimulentele, a căror valoare poate ajunge la nivelul unui salariu brut, de două luni, spunând că nu mai pot avea un trai decent, în conditiile în care salariile le-au fost reduse.

Presedintele Federatiei Nationale a Sindicatelor din Finante, Vasile Marica, a declarat că discutiile liderilor sindicali cu ministrul Finantelor, Gheorghe Ialomitianu, au intrat în blocaj si nu s-a ajuns la nicio concluzie, deoarece acesta nu este de acord cu acordarea de stimulente angajatilor MFP.

"Este un blocaj în discutii, nu s-a ajuns la nicio concluzie. Ministrul spune că nu vrea să acorde aceste stimulente. Nu vrea să semneze aceste stimulente, nu vrea să dea venituri suplimentare, mi-a spus că se dau stimulente clientelar. A spus doar că el va milita să fie introduse în salarizare", a mentionat Marica.

El a precizat că banii din stimulente s-au format conform legii si sunt din venituri suplimentare aflate la buget, a mai spus Marica.


Liderul social-democrat le-a dat dreptate angajatilor Ministerului de Finante care au declansat miercuri proteste spontane, mentionând că PSD este solidar cu actiunile sindicalistilor.

"Categoric, cred că au dreptate, nu poti să iei asemenea măsuri decât dacă încerci să ai un dialog celor cărora le ceri sacrificii. Oricine poate să înteleagă că trebuie să strângi cureaua pentru ceva, dar dacă nu le spui nimic si ei văd că întotdeauna ai bani pentru brand-ul de tară si afacerile PDL, dar pentru salarii nu ai bani, nu acceptă. Au dreptate, mă astept că tot mai multi oameni să uite de teamă, de amenintări, să nu se lase mintiti sau cumpărati si să spună pasnic, dar democratic, părerea despre ce fac guvernantii actuali.

Sunt absolut convins că toate sindicatele puternice vor organiza o actiune pentru demiterea acestui Guvern, sunt mii si mii de oameni din toate orasele care simt nevoia să spună direct si clar că România nu mai poate să meargă asa, că e nevoie de alt Guvern, iar motiunea de cenzură va rezolva această cerere legitimă si disperată a oamenilor", a spus presedintele PSD.

Presedintele PSD a declarat că va depune luni motiunea de cenzură. Cu o zi înainte, Ponta declarase că "nu avem încă textul finalizat. După ce avem forma finală, mergem să strângem semnături. Nici eu nu am semnat, că nu pot semna pe un text care nu există".

Sursa: realitatea.net

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By Admin (from 14/10/2010 @ 08:00:55, in it - Osservatorio Globale, read 3162 times)

Un numero impressionante di piste ciclabili, una viabilità pulita e rispettosa dell’ambiente, cittadini entusiasti di potersi spostare in bicicletta: questa è Bolzano, città amica delle due ruote, che sta impiegando risorse ed energie per lo sviluppo di un moderno sistema di mobilità, dove l’attenzione al verde e all’aria pulita è la prima parola d’ordine.

 

Pensate che sono oltre 4.000 le biciclette elettriche presenti sul territorio del capoluogo altoatesino, pari al 4% dell’intera popolazione. Un dato che conferma l’amore che i cittadini nutrono per gli spostamenti su due ruote, a partire dalle mamme che portano con sé i figli, fino ad arrivare ai professionisti che devono viaggare per lavoro attraverso il tessuto cittadino.

 

Proprio un’azienda di Bolzano (la TC Mobility) ha realizzato due differenti modelli di bici elettrica, di cui una a pedalata assistita, adottata anche dalle Poste Italiane. Un bello strumento che non è solo un gadget, ma un’utile alternativa per una nuova mobilità urbana. 

Fonte: smartercity.liquida.it

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By Admin (from 14/10/2010 @ 11:00:58, in ro - Stiinta si Societate, read 2599 times)

 Frica este, sustin specialistii, o emotie specifica primejdiei sau care percepe primejdia. Fiind o emotie inconstienta, de cele mai multe ori ne dam seama cat de frica ne-a fost dupa ce au trecut evenimentele ce-au provocat-o. Cand ti-e frica de ceva se accelereaza bataile inimii, mainile tremura si sunt reci, pielea se face ca de gaina iar muschii se contracta. Aceste manifestari sunt strans legate de activitatea sistemului nervos simpatic, de adrenalina si nonadrenalina, care actioneaza asupra intregului organism in prezenta fricii si care ne ajuta sa evitam sau sa limitam pagubele.

 Frica este una din emotiile foarte studiate de oamenii de stiinta. Dupa indelungi cercetari, neuro-biologii au ajuns la concluzia ca zona implicata in declansarea fricii este nucleul amigdalian, care se gaseste in interiorul lobului temporal. Dupa ce la animale a fost extirpata aceasta zona, reactiile de frica au disparut insa, s-a constatat ca excitarea acestei zone duce la o teama exagerata. De aici, cercetatorii au tras concluzia ca persoanele extrem de fricoase au un nucleu amigdalian mult mai usor de sensibilizat.

Mirosul fricii este perceput de apropiati

 Recent o echipa de specialisti de la Universitatea Stony Brook din New York a demonstrat, in urma studiilor efectuate, ca senzatia de frica are un miros perceput de subconstient. Totodata, sustin aceleasi surse, frica se raspandeste foarte usor intr-un grup de oameni, datorita unor feromoni unici care sunt perceputi de subconstientul persoanelor din apropiere, prin simtul mirosului. Cercetarile au fost facute pe doua grupuri de voluntari ce trebuiau sa execute salturi cu parasuta iar creierele lor erau scanate de tomografuri performante. Dupa cum declara psihiatrul Simon Wessley de la King’s College din Londra, „acum avem in sfarsit o dovada palpabila. Experimentele anterioare au vizat metode asemanatoare in care un grup de voluntari viziona filme de groaza, iar alt grup mirosea transpiratia lor, prezentand in final aceleasi senzatii de frica. Exista un component biologic in cadrul dinamicii relatiilor sociale umane in care emotiile puternice devin practic contagioase”. Asadar, cand ne este frica, cei din jur miros teama noastra, chiar daca uneori incercam sa bravam si sa ne ascundem de ochii lor. Dar, nu numai ca o simt prin miros, aceeasi teama este si contagioasa...

Scapam de frica printr-o injectie?

S-ar parea ca asa se va intampla, daca neurologii de la Universitatea San Juan din Portorico vor fi luati in serios de lumea medicala. Ei au reusit sa indeparteze frica de durere in creierul unor soareci prin simpla injectare a unei substante. Aceasta se numeste „Bdnf” (factor neurotrofic de deviatie cerebrala) si joaca un rol important in consolidarea memoriei. Gregory Quirk, seful echipei de cercetatori spunea: „Am descoperit cu surprindere ca pentru a le indeparta soarecilor frica este suficient sa le administram factorul „Bdnf” in interiorul cortexului prefrontal”. Situata in partea anterioara a creierului, aceasta zona cerebrala este considerata sediul gandirii rationale care isi echilibreaza activitatea cu cea a amigdalei, acolo unde, de fapt, frica instinctuala se regleaza. Pana atunci insa, continuam sa ne fie teama de multe necunoscute in viata dar si de lucruri marunte care ar putea sa ne strice echilibrul interior.

Sursa: magazin.ro ; Autor: N. Floria

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Tashkin Defends His Findings

Investigators from New Zealand recently got widespread media attention for a study contradicting Tashkin’s results. “Heavy cannabis users may be at greater risk of chronic lung disease –including cancer– compared to tobacco smokers,” is how BBC News summed up the New Zealanders’ findings.

The very small size of the study –79 smokers took part, 21 of whom smoked cannabis only– was not held against the authors. In fact, the small New Zealand study was given much more coverage by the corporate press than the large UCLA study that preceded it.

The New Zealand study was portrayed as the latest word on this important subject. As if scientific inquiry were some kind of tennis match and the truth just gets truthier with every volley.

Tashkin criticized the New Zealanders’ methodology in his talk at Asilomar: “There’s some cognitive dissonance associated with the interpretation of their findings. I think this has to do with the belief model among the investigators and –I wish they were here to defend themselves– the integrity of the investigators… They actually published another paper in which they mimicked the design that we used for looking at lung function.”

Tashkin spoke from the stage of an airy redwood chapel designed by Julia Morgan. He is pink-cheeked, 70ish, wears wire-rimmed spectacles. “For tobacco they found what you’d expect: a higher risk for lung cancer and a clear dose-response relationship. A 24-fold increase in the people who smoked the most… What about marijuana? If they smoked a small or moderate amount there was no increased risk, in fact slightly less than one. But if they were in the upper third of the group, then their risk was six-fold… A rather surprising finding, and one has to be cautious about interpreting the results because of the very small number of cases -- fourteen— and controls  -- four.”

Tashkin said the New Zealanders employed “statistical sleight of hand.” He deemed it “completely implausible that smokers of only 365 joints of marijuana have a risk for developing lung cancer similar to that of smokers of 7,000 tobacco cigarettes… Their small sample size led to vastly inflated estimates… They had said ‘it’s ideal to do the study in New Zealand because we have a much higher prevalence of marijuana smoking.’ But 88 percent of their controls had never smoked marijuana, whereas 36% of our controls (in Los Angeles) had never smoked marijuana. Why did so few of the controls smoke marijuana? Something fishy about that!”

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By Admin (from 14/10/2010 @ 16:33:07, in it - Osservatorio Globale, read 2501 times)

Giornata nazionale dello sbattezzo 2010

Dopo il successo delle edizioni 2008 e 2009, a cui hanno complessivamente aderito quasi duemila cittadini, l’UAAR ha deciso di organizzare per il 25 ottobre 2010 la terza giornata nazionale dello sbattezzo. ‘Sbattezzo’ significa cancellazione degli effetti civili del battesimo, ossia l’elementare diritto, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e riconosciuto da un provvedimento del Garante per la privacy, di poter abbandonare una confessione religiosa: nel caso specifico, di non essere più considerati dallo Stato come “sudditi” della Chiesa, “obbedienti” e “sottomessi” alle gerarchie ecclesiastiche, come recita il Catechismo.
Le ragioni per uscire dalla Chiesa Cattolica possono essere diverse: coerenza con i propri principi, protesta perchè discriminati in quanto omosessuali, donne o ricercatori, rivendicazione della propria identità atea o agnostica. Oppure la semplice onestà intellettuale di dire “non sono più dei vostri”.
L’UAAR non organizza controriti vendicativi, ma invita coloro che non sono più cattolici a esercitare questo diritto: stima in quasi ventimila il numero dei cittadini che già lo hanno fatto, ma ritiene che se coloro che non hanno ancora formalmente abbandonato la Chiesa cattolica lo faranno in una sola occasione, l’impatto della loro decisione sarà sicuramente amplificato.
Ci sono due modi per partecipare alla giornata dello sbattezzo:
1.
Attraverso i circoli/referenti UAAR. Le modalità variano da provincia a provincia, per cui è indispensabile contattare direttamente i relativi responsabili o consultare i siti internet dei circoli.
2.
Chi risiede in un provincia diversa da quelle di cui sopra, o chi risiede in una di queste province ma vuole sbattezzarsi individualmente, può:
a) previa verifica che la parrocchia dispone di un indirizzo e-mail o di un numero di fax (non tutte le parrocchie sono informatizzate e l’UAAR non dispone di questi dati), contattare soslaicita@uaar.it per ricevere le istruzioni sullo sbattezzo via fax o via e-mail;
b) scaricarsi il modulo pubblicato sul nostro sito alla pagina www.uaar.it/laicita/sbattezzo/sbattezzo-modulo-per-parroco.rtf, compilarlo, fare una fotocopia della propria carta d’identità e inviare il tutto alla propria parrocchia di battesimo con raccomandata a.r. nei giorni immediatamente precedenti il 25 ottobre.
In entrambi i casi occorre poi inviare (entro il 25 ottobre) una e-mail a segretario@uaar.it comunicando l’adesione all’iniziativa, il proprio nome e cognome e il nome della parrocchia di battesimo: segretario@uaar.it risponderà confermando di aver conteggiato il richiedente nell’elenco (in modo assolutamente anonimo e confidenziale).
La stessa e-mail può essere contattata per i casi controversi.
Il dato pubblico degli sbattezzandi è e sarà formato, oltre che da chi si sbattezzerà tramite i circoli e i referenti, solo da chi ha ricevuto o riceverà l’e-mail con la conferma dell’inserimento nel conteggio. Non vogliamo presentare elaborazioni statistiche inverosimili come quelle della Chiesa cattolica.
Ricordiamo che la data dell’iniziativa è stata scelta in ricordo di quanto accadde il 25 ottobre 1958, giorno in cui la Corte d’appello di Firenze assolse il vescovo di Prato, che aveva denigrato pubblicamente due giovani che vollero sposarsi civilmente. E lo assolse non perché non li aveva diffamati, ma perché i coniugi erano “suoi sudditi, perché battezzati”: e dunque liberamente denigrabili da parte dell’autorità ecclesiastica.

Altre informazioni:
Le istruzioni ’standard’ per lo sbattezzo
Il gruppo su Facebook
Il sito Sbattezzo counter

Fonte: UAAR.it

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