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 Trilingual World Observatory: italiano, english, română. GLOBAL NEWS & more... di Redazione
   
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
By Admin (from 24/03/2011 @ 14:00:31, in en - Global Observatory, read 1986 times)

An engine development company called the Scuderi Group recently announced progress in its effort to build an engine that can reduce fuel consumption by 25 to 36 percent compared to a conventional design. Such an improvement would be roughly equal to a 50 percent increase in fuel economy.

Sal Scuderi, says that nine major automotive companies have signed nondisclosure agreements that allow them access to detailed data about the engine. Scuderi says he is hopeful that at least one of the automakers will sign a licensing deal before the year is over. Historically, major automakers have been reluctant to license engine technology because they prefer to develop the engines themselves as the core technology of their products. But as pressure mounts to meet new fuel-economy regulations, automakers have become more interested in looking at outside technology.

Although Scuderi has built a prototype engine to demonstrate the basic design, the fuel savings figures are based not on the performance of the prototype but on computer simulations that compare the Scuderi engine to the conventional engine in a 2004 Chevrolet Cavalier, a vehicle for which extensive simulation data is publicly available, Scuderi says. Since 2004, automakers have introduced significant improvements to engines, but these generally improve fuel economy in the range of something like 20 percent, compared to the approximately 50 percent improvement the Scuderi simulations show.

There's a big difference, however, between simulation results and data from engines in actual vehicles, says Larry Rinek, a senior consultant with Frost and Sullivan, an analyst firm. "So far things are looking encouraging—but will they really meet the lofty claims?" he says. Automakers should wait to see data from an actual engine installed in a vehicle before they license the technology, he says.

A conventional engine uses a four stroke cycle: air is pulled into the chamber, the air is compressed, fuel is added and a spark ignites the mixture, and finally the combustion gases are forced out of the cylinder. In the Scuderi engine, known as a split-cycle engine, these functions are divided between two adjacent cylinders. One cylinder draws in air and compresses it. The compressed air moves through a tube into a second cylinder, where fuel is added and combustion occurs.

Splitting these functions gives engineers flexibility in how they design and control the engine. In the case of the Scuderi engine, there are two main changes from what happens in a conventional internal-combustion engine. The first is a change to when combustion occurs as the piston moves up and down in the cylinder. The second is the addition of a compressed-air storage tank.

Source: TechnologyReview

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By Admin (from 24/03/2011 @ 11:00:42, in ro - Stiinta si Societate, read 1917 times)

 Alimentatia nesanatoasa, lipsa activitatii fizice, stresul - iata principalii factori care, in opinia medicilor de pretutindeni, duc la obezitate. Lor li se alatura insa si altii, de-a dreptul surprinzatori, cum ar fi de pilda... aerul conditionat! Cum se explica acest lucru? Aerul conditionat ajuta organismul uman sa se mentina intr-o asa-numita „zona termoneutra”, unde nu este necesar sa ne reglam temperatura corporala. „Cand corpul uman este expus unor conditii vitrege, de canicula sau ger, deci deasupra sau sub aceasta zona de temperatura, in mod automat creste cantitatea de energie consumata, prin arderea de calorii, deci de grasime. Din acest punct de vedere, aerul conditionat ofera organismului o stare de relaxare care mai mult ii dauneaza decat sa-l ajute”, precizeaza David Allison, director la Clinical Nutrition Research Center, de pe langa Universitatea Alabama. Institutia citata a efectuat, in perioada 2004-2006, un studiu pe cateva sute de voluntari, pentru a vedea care sunt efectele tehnologiilor moderne asupra starii de sanatate a omului. Concluzia la care s-a ajuns este una ingrijoratoare: aerul conditionat ingrasa mai mult decat stresul.

Sursa: magazin.ro

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By Admin (from 24/03/2011 @ 08:00:06, in it - Scienze e Societa, read 2581 times)

Ogni stagione dell’anno riempie Le Pradet di una nuova musica: in inverno il paese francese della Costa Azzurra è intriso di suoni dolci, piacevolmente malinconici, come in ogni borgo marittimo nei suoi giorni argentati di quiete; in primavera le grida solitarie dei gabbiani iniziano a fondersi con un clima di festa, che sboccerà in estate in un tripudio di vivacità e tramonterà in autunno, quando le luci si fanno calde e il sole è un arancia matura. Questa la poesia che domina Le Pradet, cittadina di quasi 11 mila abitanti nel dipartimento francese del Var, nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
 
Incastonata lungo il litorale tra Toulon e Hyères, la città si distribuisce su un territorio vario e disomogeneo, che va da una piana settentrionale denominata Le Plan alla zona meridionale, occupata dal Porto di Toulon, frastagliata di insenature, scogli e calette pittoresche, sino alla punta sud-orientale costituita dal Cap de Carqueiranne. Su tutta l’area il clima mediterraneo ha disteso una coperta profumata e variopinta, tappezzata di giardini fioriti, colture di limoni, vigneti, uliveti, sugheri, pini e mimose, mentre la striscia di terra affacciata al mare è dominata dagli arbusti odorosi e selvaggi della macchia.

 
Profumi e colori nutriti quotidianamente dal sole generoso della Costa Azzurra, e dal clima mite che accarezza Le Pradet in ogni mese dell’anno: le temperature sempre dolci e la scarsità delle piogge assicurano non solo un paesaggio lussureggiante, ma anche uno scenario ideale per trascorrere in totale relax le proprie vacanze. Qui infatti i valori medi del mese più freddo, gennaio, vanno da un minimo di 3°C a un massimo di 11°C, mentre in luglio e agosto, i mesi più freddi, si passa dai 18°C ai 29°C. Le precipitazioni, quasi assenti in estate, toccano il picco massimo in gennaio, quando piove in media per 7 giorni sul totale.
 
Una delle attrazioni più interessanti di Le Pradet è un museo che unisce curiosità storiche, usi tradizionali e meraviglie naturalistiche: si tratta del Musée de la Mine de Cap Garonne, ovvero del Museo della Miniera, inaugurato nel 1994 e allestito all’interno delle vecchia gallerie di rame, creato con lo scopo di raccontare un’importante componente della storia locale attraverso il gioco.
 
Chi visita la mostra viene fornito di casco e appeso, mediante una rete di sicurezza, al soffitto basso della miniera, per esplorare il deposito di rame e apprendere alcune nozioni riguardo al suo utilizzo.
 
Questo è il solo museo francese dedicato al rame e ai micro-minerali, ed è classificato tra i cinque più belli del mondo nel suo genere.
Ma non mancano gli edifici storici di grande pregio architettonico, come il Château du Clos Meunier, realizzato tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII, appartenuto nel corso dei secoli a vari padroni e più spesso menzionato semplicemente come ‘chateau du Pradet’. In origine la tenuta di oltre 30 ettari era quasi completamente ricoperta di vigneti, e costeggiava tutta la strada principale cittadina, ma da quando è diventata di proprietà del Comune, nel 1973, è stata rimessa a nuovo e trasformata in un grande parco pubblico.
 
E’ il Parc Cravéro, un paradiso di sentieri squisitamente ombreggiati, con una coltivazione di palme che raccoglie più di 70 specie, tantissime varietà floreali mediterranee e un piccolo zoo.
 
Da vedere la Villa de Mandrot, progettata da Le Corbusier nel 1930, in pietra grezza, iscritta tra i Monumenti Storici a partire dal 1987, ma anche la Galerie d’art Cravéro, la chiesa Saint-Raymond, il forte de la Gavaresse, il giardino e il bosco di Courbebaisse e il sentiero ‘Jean Francois Jubé che raggiunge il Cap Garonne.
 
Il sentiero costiero regala panorami magnifici sulla baia, incanta con le campiture di turchese che dominano il mare, e consente di scoprire una collana affascinante di calette e arenili, ottimi per distendersi al sole e lasciarsi cullare dal sussurro delle onde.
 
E dopo il relax sulla spiaggia ci si può concedere qualche serata di festa e di svago, ad esempio prendendo parte a qualche evento organizzato nel cuore di Le Pradet. La cittadina è infatti spesso animata da sagre, manifestazioni popolari e appuntamenti culturali, come la fiera gastronomica ‘Le Pradet Gourmand’ che si svolge a metà novembre e permette di assaporare le delizie tipiche della zona. Dimostrazioni di ricette, convegni a tema, ma anche spettacoli e intrattenimenti vi accompagneranno in un viaggio irresistibile tra i sapori della Francia e di Le Pradet.
 
Per raggiungere la città ci sono diverse possibilità. Chi viaggia in auto e viene dall’Italia o da Nizza deve percorrere la A57 in direzione Toulon, uscire a La Garde e seguire le indicazioni fino alla meta. Chi sceglie il treno può raggiungere Toulon e proseguire in taxi o in autobus, mentre l’aeroporto più vicino è quello di Hyères, a soli 11 km.

Fonte: ilturista.info

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Any city will find that a logistics system that effectively supports flow of goods from one point to another is a crucial point in keeping things running. Fleets of vehicles currently travel around the country delivering food, clothing and other stock, but at the cost of heavy emissions. While there are plans to increase the use of rail freight, inner-city deliveries are still plagued with carbon heavy emissions. So what’s the solution? Enter the eStar Electric Vehicle, a green delivery vehicle that boasts an impressive 4,000 pound payload and can travel 100 miles on a single charge.

Designed by green vehicles specialist Navistar, the eStar aims to press companies to re-evaluate how they outfit their fleets. Navistar says of their ‘peppy’ little vehicle that it is “designed from the ground up to be electric, eStar is more efficient and effective than typical electric conversions.”

It is also easy to charge as the eStar offers a simple 220 volt split phase electrical charging process that’s quick and efficient. This means that the eStar can recharge overnight in approximately 8 hours and be ready for work in the morning.

Spec-wise the eStar runs on a 80kWhr Li-ion cassette battery providing 102 horsepower and 70kw of power. With a top speed of 50 mph and zero emissions, the eStar is ideal for inner-city work. The vehicle’s size also gives it room to move. Its 36-foot turning diameter helps in navigating small spaces, while the open view from the cab gives the driver a clear 180 degree view.

If you run a business in a big city, be it flower deliveries or catering, and are looking to green up your fleet, this could provide the answer.

Beyond the transport of passengers, to ensure that we are reducing our carbon footprint, we need to consider clean automotive in all applications, even in the local delivery of goods.

Source: Inhabitat

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By Admin (from 23/03/2011 @ 11:00:55, in ro - Observator Global, read 1819 times)

 Necesitatea de a gasi cat mai repede o sursa de combustibil fiabila si suficient de puternica spre a acoperi necesitatile tot mai mari ale civilizatiei umane ii face pe specialisti sa incerce adoptarea celor mai inedite solutii. Una dintre ele ar fi captarea energiei termale generate de gheizere, acele izvoare de origine vulcanica, intalnite in diverse locuri de pe glob si care arunca in aer, la intervale regulate, cantitati mari de apa fierbinte si vapori. Americanii, care vor fi cu siguranta cei mai afectati de o eventuala criza a petrolului, sunt pe primul loc in cursa pentru descoperirea unor alternative viabile in acest sens.De altfel, in multe locuri din Statele Unite exista deja mini-centrale care utilizeaza cu succes forta aburului, datorata gheizerelor. Una dintre ele se gaseste in apropierea orasului San Francisco, intr-o zona unde exista aceste formatiuni geologice destul de rare.      

Profesorul Jefferson Tester, de la Massachusetts Institute of Technology, crede insa ca sursele de energie geotermale pot fi mult mai dese in viitor, prin realizarea unor rezervoare artificiale capabile sa „recolteze” caldura Pamantului. „Raspunsul la intrebarea care ne framanta de decenii, anume care va fi urmatoarea sursa de energie, dupa epuizarea petrolului si gazelor naturale, s-ar putea afla in acest moment chiar sub picioarele noastre”, sustine Tester.

Potrivit savantului american, profesor de inginerie chimica la MIT Laboratory for Energy and the Environment, caldura generata in adancurile planetei prin descompunerea izotopilor produsi in mod natural are potentialul de a oferi omenirii o cantitate fabuloasa de energie - de mii de ori mai mare chiar decat necesitatile actuale! Dar la ora actuala, pamantenii nu utilizeaza decat un procent infim din aceasta energie ieftina si usor de exploatat, apeland cu precadere la locurile unde ea se manifesta in mod spectaculos, sub forma de gheizere, cum ar fi California sau Islanda. De altfel, Islanda este prima tara care a folosit la scara industriala energia geotermala, total nepoluanta.

Energie pentru o suta de planete

 Ca o bizarerie, sa spunem ca oamenii de stiinta vor sa creeze rezervoare geotermale chiar pe locul fostelor depozite petrolifere, cand acestea vor fi golite de „aurul negru”. In opinia lui Tester, energia geotermala este „universala”, intrucat rezervoarele vor putea fi construite oriunde este necesar, ca de exemplu in preajma oraselor mari consumatoare de energie. „Pe suprafata intregii planete s-ar putea produce energie de origine termala de ordinul sutelor de miliardele de kilowati, in conditiile in care la ora actuala nu se consuma, in intreaga lume, decat cateva miliarde de kilowati pe an.

Ar fi, cu alte cuvinte, suficienta energie pentru a acoperi necesitatile a o suta de planete Pamant! Din pacate, dupa atentia acordata de Administratie in anii '70, industria electro-termala a intrat intr-un con de umbra, din cauza ca alte subiecte au capatat prioritate pe agenda guvernamentala.” In opinia multor savanti, energia atomica, desi foarte productiva, implica totusi riscuri imense (vezi Cernobil) si de aceea, adoptarea unor solutii pentru implementarea centralelor geo-termale pe arii cat mai extinse ar fi o chestiune primordiala, pentru evitarea crizei energetice care, vrem, nu vrem, bate la usa...

Sursa: magazin.ro

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By Admin (from 23/03/2011 @ 08:00:19, in it - Scienze e Societa, read 4300 times)

Il massicio dei Maures lo protegge dai venti guardandogli le spalle, il mar Mediterraneo lo accarezza con il suo tocco fresco che profuma di sale, manciate d’oro e argento ne agghindano la costa e qua e là, nel centro e nei dintorni, ricami di fiori e di colture lussureggianti arricchiscono di colori il comune di Cavalaire-sur-Mer. A tesserne le lodi ci sono i canti dei gabbiani, ma anche dei numerosi turisti che ogni anno vi si recano attirati dal mare e dal sole: siamo nel dipartimento francese del Var, nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, in un paese marittimo di circa 5 mila abitanti.
 
Incastonata tra Saint-Tropez e Le Lavandou, la cittadina è incorniciata dai pini marittimi, dalle mimose e dal blu intenso di un Mediterraneo limpidissimo, che crea un contrasto sublime con i toni caldi della costa: l’oro e il bronzo della sabbia si fondono con l’ocra della terra e le sfumature plumbee degli scogli, in un rincorrersi irresistibile di scorci selvaggi e spiaggette curate. Spiagge che si snodano per circa 4 km, e fanno di Cavalaire sin dagli anni Cinquanta una delle mete balneari più incantevoli della zona, offrendo relax, divertimento, comfort e paesaggi da favola. Se i più esigenti non si accontentassero degli arenili del paese, potrebbero comunque prendere il largo e dirigersi verso le cosiddette Iles d’Or, un trio di isolotti che affiorano nella baia proprio di fronte all’abitato e regalano fondali mozzafiato.
 
A garantire il divertimento sul litorale e la piacevolezza delle giornate in spiaggia ci pensa il clima, che a Cavalaire-sur-Mer presenta i tipici tratti mediterranei: un’estate calda, lunga e soleggiata, con temperature sempre piacevoli grazie al soffio fresco che spira sempre dal mare; ma anche inverni miti, mai troppo freddi, e precipitazioni limitate, quasi assenti nella stagione calda e ridotte anche nel periodo più freddo. Il mese più freddo è gennaio, con temperature medie comprese tra i 3°C e gli 11°C, mentre in più caldo è luglio, quando si passa dai 18°C ai 29°C.

 Con un clima così gradevole sarebbe però un peccato limitarsi alla vita di mare: anche altre zone della cittadina meritano uno sguardo, perché Cavalaire è un concentrato prezioso di storia, cultura e tradizioni. Ad ovest del centro, ad esempio, si estende la Domaine Foncin, una grande tenuta dominata da una casa colonica bianca che si erge dalla cima di un colle, protesa verso il mare. Il grande parco venne acquistato nel 1890 da Pierre Foncin, geografo e scrittore, che quattro anni dopo vi fece realizzare il ‘Casteu Souleu Dou’ perché la famiglia potesse trascorrervi le vacanze, ed oggi viene utilizzato per lo studio della natura e l’educazione al rispetto verso l’ambiente.
 
Un’altra attrazione interessante è lo spazio archeologico di Cavalaire, con collezioni archeologiche che riguardano sia l’epoca romana che l’Età del Ferro, testimoniando il ricco passato gallo-romano della cittadina e degli altri paesi della baia.
 
Dopo una giornata trascorsa all’aria aperta, o curiosando tra le testimonianze storiche, i più golosi potranno rifocillarsi gustando le prelibatezze tipiche della cucina provenzale: qui, sulla costa, il pesce fresco è l’ingrediente principale di piatti squisiti, come la ‘bouillabaisse’e la zuppa di pescato, ma non sarebbe altrettanto gustoso senza il pregiato olio d’oliva, l’aglio e gli ottimi vini prodotti dai vitigni locali.
 
Per gustare le specialità della gastronomia locale vale la pena di partecipare alle manifestazioni che si svolgono periodicamente in centro, occasioni ideali per lasciarsi tentare da qualche stand gastronomico. L’evento più atteso è il ‘Corso du Mimosa’, che si celebra nel periodo invernale e consiste in una grande sfilata di carri addobbati con fiori variopinti, che a ritmo di musica percorrono le vie del centro e raggiungono il luogo in cui si disputerà la ‘Bataille de Fleurs’.
 
Da non perdere anche la Festa di Saint-Pierre del primo weekend di luglio, dedicata al patrono dei pescatori, la Festa di Saint-Jean del 21 giugno, e il Festival di musica jazz in settembre.
 A metà strada tra Marsiglia e Nizza, stretto tra Le Lavandou e Saint-Tropez, il paese è facilmente raggiungibile con ogni mezzo di trasporto. Chi viaggia in auto deve percorrere l’autostrada A8, per poi scegliere tra due uscite possibili e seguire le indicazioni: la prima è quella di Le Cannet des Maures/Le Luc, la seconda quella per Sainte-Maxime. L’aeroporto più vicino è quello di Toulon-Hyères, a 46 km circa.

Fonte: ilturista.info

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By Admin (from 22/03/2011 @ 14:00:50, in it - Scienze e Societa, read 2113 times)

Il fiume Rodano nasce in Svizzera, presso il Furka pass,nel massicccio del S. Gottardo, e da qui scende nel cantone vallese prima di gettarsi nelle placide acque del lago di Ginevra. E' proprio dalla grande città eveltica che il fiume inizia il suo percorso francese che lo porterà fino al delta situato nella Camargue dopo un percorso di oltre 813 km dalle sue sorgenti.

La parte più settentrionale della valle del Rodano in francia fa parte della regione Rhône-Alpes (Rodano-Alpi), una area ricca d'attrattive turistiche e svariate possibilità di viaggio.
La regione Rhône-Alpes comprende alcuni importanti dipartimenti tra cui quello di Lyon (Lione) la terza città per importanza della Francia. Il suo territorio si presenta vario e spettacolare. La regione Rodano-Alpi si trova nella zona sud-est della Francia, confinando con l'Italia e la Svizzera a est, a sud con la Provenza, la Borgogna a nord, metre ad ovest troviamo l'Auvergne e la regione della Linguadoca. Si tratta di una regione tra le più selvagge e belle di tutta la Francia.

La parte orientale della regione è l'area decisamente più montuosa, ed include la Haute Savoie e la Savoie (Alta Savoia e Savoia) comprendendo la più alta montagna della Francia e dell'Europa il Monte Bianco (Mont Blanc). Visibile da tutte le direzioni il massiccio del Mont Blanc è davvero impressionante, con i suoi 4807 m rappresenta una facile vetta, ma sempre ambita cima tutti gli appassionati della montagna. La parte orientale p quindi quella più vocata alle vacanze attive e a contatto con la natura, ed è uno dei comprensori più vocati allo sci di tutta la nazione francese. Le località principali sono Albertville, Annecy, Chambéry, Grenoble, poi Briancon (Briançon).

Lo sci è ovviamente una delle maggiori attrattive della regione, per esempio intorno a Chamonix e di altri importanti centri di fama mondiale, come ad esempio Morzine. Allo stesso modo le Alpi sono un importante riferimento per l'intero anno di attività all'aperto. Ogni anno a luglio le tappe più entusiasmantid el tour de France si svolgono qui, tra cui il celebre arrivo all' Alpe d'Huez ma che risulta celebre anche tra i sciatori, durante la stagione invernale come del resto la vicina località di Les Deux-Alpes .

L'alta Savoia offre i paesaggi del lago di Ginevra e le città lungo le sue rive, mentre altre magnifiche viste si possono godere nella regione di Gex, intorno Divonne-les-Bains, Ferney-Voltaire e Bellegarde-sur-Valserine lungo la valle Valserine che fa parte del parco regionale Haut Jura .

Il sud della regione Rodano-Alpi è caratterizzato da paesaggi meno aspri ma comunque di grande interesse. Ci sono anche villaggi interessanti che hanno molta storia ed arte da mostrare. L'Ardeche, situata a sud-ovest della regione Rodano-Alpi, mette in evidenza diversi luoghi di grande bellezza naturale. Tra questi meritano una visita le selavagge gole dell'Ardeche - sorprendentemente belle, create dal fiume Ardeche poco prima di gettarsi nel Rodano, a nord dui Orange.Un'altra vista da non perdere in Ardeche è Bois de Paiolive, dove gli ulivi sono intervallate con formazioni rocciose dalla forma curiosa, e la vicina località di Chambonas.

Rodano-Alpi è comoda da raggiungere, con voli diretti su Parigi, Ginevra, Lione e numerose altre città europee, oltre ai collegamenti invernali per Chambéry e Grenoble organizzati per facilitare l’accesso alle località sciistiche. Il treno a grande velocità (TGV) permette di raggiungere Lione in partenza da Parigi in due ore. Lione è a meno di cinque ore da Parigi in auto con l’autostrada A6.

In aereo:
Lione – Aeroporto di Lione Saint-Exupéry 30 paesi e circa 100 destinazioni con voli diretti in partenza da Lione-Saint Exupéry. Numerosi voli diretti fino a Lione o con scalo a Parigi-CDG, o in una capitale europea. Durata del volo Parigi-CDG - Lione: un’ora. Apertura della linea Lione - New York operata da Delta Airlines dall’estate 2008.
Ginevra - Aeroporto Internazionale di Ginevra (2 ore da Lione) Dall’estate 2008, sono 104 le destinazioni servite da voli di linea diretti in partenza dall’Aeroporto Internazionale di Ginevra di cui 80 in Europa e 24 per gli altri continenti. Questo grazie a 45 compagnie di cui 28 europee. Londra è da tempo la città meglio collegata a Ginevra: i suoi cinque aeroporti (Heathrow, Gatwick, London City, Luton e Stansted) vedono ogni settimana 203 voli da e verso l’aeroporto di Ginevra; in seconda posizione si trovano i due aeroporti parigini con 112 voli, seguiti da Zurigo (63 voli), Amsterdam (63), Francoforte (49), Monaco (42), Barcellona e Madrid (42).
Chambéry/Aix-les-Bains L’aeroporto di Chambery, vicino alle Alpi, assicura collegamenti stagionali da dicembre ad aprile per un accesso facile alle località di sport invernali della regione dalle destinazioni internazionali di Danimarca, Gran Bretagna, Norvegia e Svezia.
Grenoble/Saint-Geoirs L’aeroporto di Grenoble, vicino alle Alpi, assicura collegamenti stagionali da dicembre ad aprile per un accesso facile alle località di sport invernali della regione dalle destinazioni internazionali di Germania, Belgio, Danimarca, Gran Bretagna e Scozia, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia e Svezia . Inoltre, offre due collegamenti regolari annuali per Londra e Dublino- grenoble-airport.com

In treno:
In partenza dalle capitali europee Eurostar con partenza da Bruxelles e Londra – 2 ore e 15 di viaggio fino a Parigi! e 5 ore da Lione a Londra passando per Lille. L’Eurostar offre corrispondenze verso oltre 100 destinazioni in Europa.
Thalys con partenza da Bruxelles, Amsterdam, Rotterdam, Anversa, Colonia per Lione, Ginevra e le località sciistiche delle Alpi!
In Francia Percorso Durata del viaggio Parigi – Lione in TGV 2 ore, 30 andate e ritorni quotidiani Lille - Lione in TGV 3 ore e 10 Marsiglia - Lione in TGV 1 ora e 35 Lione - Annecy 2 ore e 10 Lione - Grenoble 1 ora e 30 Lione - Ginevra 1 ora e 50

In auto In partenza dalle capitali europee La regione Rodano-Alpi possiede un’eccellente rete autostradale che collega ogni città. Noleggiare un’auto - Per usufruire delle migliori tariffe e di forfait di noleggio, è consigliabile prenotare l’auto prima di partire, che si arrivi a Parigi, Lione, o in un’altra città francese o europea.

Fonte: ilturista.info

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By Admin (from 22/03/2011 @ 11:00:37, in en - Global Observatory, read 2714 times)

Scientists have created ultra-light and ultra-heavy forms of the element hydrogen, and have investigated their chemical properties.

Donald Fleming, a chemist at the University of British Columbia in Vancouver, Canada, and his colleagues generated two artificial analogues of hydrogen: one with a mass a little over one-tenth that of ordinary hydrogen, and one four times heavier than hydrogen. These pseudo-hydrogens both contain short-lived subatomic particles called muons -- super-heavy versions of the electron.

The researchers tested the behaviour of these new atoms in a chemical reaction called a hydrogen exchange, in which a lone hydrogen atom plucks another from a two-atom hydrogen molecule -- just about the simplest chemical reaction conceivable. In a paper in Science, they report that both the weedy and the bloated hydrogen atoms behave just as quantum theory predicts they should -- which is itself surprising.

The experiment is a "tour de force", says Paul Percival, a muonium chemist at Simon Fraser University in Burnaby, Canada.

"I would never attempt such a difficult task myself," he says, "and when I first saw the proposal I was very doubtful that anything of value could be gained from the Herculean effort. Don Fleming proved me wrong. I doubt if anyone else could have achieved these results."

A normal hydrogen atom contains a single negatively charged electron orbiting a nucleus made of a single positively charged proton. About 0.015% of natural hydrogen consists of the heavy isotope deuterium, in which the nucleus contains a proton and an electrically neutral neutron, and which has a mass twice that of normal hydrogen. And there is a third isotope with a proton and two neutrons: tritium, three times as massive as hydrogen, which is produced in trace quantities by cosmic rays interacting with the atmosphere, but is too dangerously radioactive for use in such experiments.

The chemical behaviour of atoms depends on the number of electrons they have rather than their masses, so the three hydrogen isotopes are chemically almost identical. But the greater mass of the heavy isotopes means that they vibrate at different frequencies, and quantum theory suggests that this will produce a small difference in the rates of their chemical reactions.

To rigorously test that theory, isotopes of hydrogen are needed with greater differences between their masses. Fleming and his colleagues created some, using muons produced by collisions in the TRIUMF particle accelerator in Vancouver.

Muons have many properties similar to electrons, but are more massive. "A muon is an overgrown electron -- an electron on steroids -- with a mass about 200 times that of an electron," says Richard Zare, a physical chemist at Stanford University in California. "But unlike the free electron, the free muon falls apart, with a mean lifetime of about 2.2 microseconds." This meant that the researchers had to work fast to study their pseudo-hydrogen.

To make the ultra-light isotope, they swapped the proton with a positively charged muon, which has just 11% of the mass of a proton. And to make ultra-heavy hydrogen, they replaced one of the electrons in a helium atom with a negative muon.

Helium has two electrons, two protons and two neutrons. But because it is more massive than an electron, the negative muon orbits the nucleus much more closely, masking the positive charge of one of the protons. In effect, the atom becomes a hydrogen-like composite: a 'nucleus' made of the existing two-proton, two-neutron nucleus and the muon, orbited by the remaining electron. It has a mass of a little over four times that of hydrogen.

Fleming and colleagues found that the reaction rates for hydrogen exchange involving these analogues that were calculated from quantum theory were close to those measured experimentally. "This gives confidence in similar theoretical methods applied to more complex systems," says Fleming.

The close match between experiment and theory wasn't necessarily to be expected, because quantum calculations use a simplification called the Born-Oppenheimer approximation, which assumes that the electrons adapt their trajectories instantly to any movement of the nuclei. This is generally true for electrons, which are nearly 2,000 times lighter than protons. But it wasn't obvious that it would hold for muons, which have a tenth of the proton's mass.

"It surprises me at first blush that the theoretical treatments hold up so well," says Zare. "The Born-Oppenheimer approximation is based on the small ratio of the mass of the electron to the mass of the nucleus. Yet suddenly the mass of the electron is increased two-hundred-fold and all seems to be well."

Because the muon has such a short lifetime, extending such studies to more chemically complex systems is very challenging. But Fleming and his colleagues propose now to look at the 'hydrogen' exchange reaction between the super-heavy 'hydrogen' and methane (CH4).

Source: ScientificAmerican

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By Admin (from 22/03/2011 @ 08:00:00, in ro - Stiinta si Societate, read 1591 times)

 Despre fascinanta si totodata terifianta lume a dinozaurilor s-a scris enorm, s-au realizat filme, s-au facut reconstituiri in marime naturala spectaculoase si s-au tesut nenumarate ipoteze si povesti. Daca disparitia lor subita ramâne inca un mister provocator, nu mai putin atractive sunt aspecte insolite, mai putin cunoscute, bazate pe elemente concrete, pastrate de oamenii de stiinta in sertarul „amintirilor despre viitor”. Merita totusi sa remarcam câteva dintre ele.

Monstrul din abisurile Nordului

In 1997, geologii care forau in Marea Nordului, cautând petrol, au scos din maruntaiele apelor un obiect straniu, a carui natura nu au putut-o stabili: o structura circulara de 4 centimetri diametru, crestata si cu un orificiu interior. Descurajati, cercetatorii au abandonat-o si abia in 2003 s-a emis ipoteza la care nu se astepta nimeni: ar fi fost vorba despre un fragment de os apartinând unui Plateosaurus, dinozaur din Mezozoic (-240/-265 milioane de ani).

Ceea ce intriga era insa faptul ca relicva fusese extrasa de la 2615 metri adâncime! Sa gasesti macro-fosile in asemenea conditii e ca si cum ai cauta un ac in carul cu fân - au estimat paleontologii. Totusi, s-a formulat intr-un final o explicatie rezonabila. In vremea când Plateosaurus isi facea veacul prin actuala Europa, exista o legatura terestra intre Groenlanda si Norvegia, iar Marea Nordului nu aparuse. Marile schimbari geologice ulterioare au dus la conformatia de azi a continentelor si a oceanelor, astfel ca respectivul monstru de uscat s-a „pravalit” in abisuri. Abisuri care, fara indoiala, ascund inca multe enigme.

Uriasii deveniti pitici

Super-familia sauropodelor cuprinde cele mai mari fiinte care au trait vreodata pe Pamânt, conform oamenilor de stiinta. Existau specii ce puteau depasi 25 de metri, dar si „pitici”, nu mai mari de 6 metri! La sfârsitul secolului trecut, descoperirea unor fosile de sauropode de talie mica (lânga Hanovra, in Germania) a dus la ideea ca era vorba despre specimene foarte tinere. Recent insa, studii aprofundate au demonstrat ca relicvele apartin unor adulti „pitici”: lungimea de circa 6 metri si greutatea de o tona, o nimica toata pe lânga cele 60 de tone ale brachiosaurului.

Apartenenta la categoria de vârsta adulta s-a confirmat prin studierea semnelor de crestere de pe oase, similare cu cercurile de crestere din trunchiurile arborilor. Totusi, de ce aveau proportii atât de modeste? Acesti Europasaurus holgeri se presupune ca au trait pe o arie vasta, care insa a fost acoperita de ape, determinând retragerea animalelor pe o insula. Acolo, hrana fiind mult mai putina si mai dificil de procurat, uriasii de odinioara si-au adaptat gabaritul la conditiile de trai, evoluând rapid catre o forma mult redusa. In sprijinul ideii, se aduce exemplul elefantilor pitici de pe Insula Flores (90 de centimetri lungime!), dar si cel al hominizilor de aici, inca aflati in mijlocul unor controverse stiintifice.

Dinozaurul-girafa

De obicei, gâtul cunoscutului Diplodocus este considerat disproportionat in raport cu corpul. Totusi, Erketu ellisoni bate toate recordurile. Acesta face parte din super-familia sauropodelor si depaseste cu mult amintita medie de 25 de metri. Fosila descoperita in 2002 in Desertul Gobi masura nu mai putin de 36 de metri! Relicvele scoase la iveala proveneau de la gât, picioare si piept. Ceea ce a surprins cel mai mult a fost lungimea gâtului, de peste 7,3 metri si faptul ca vertebrele acestuia prezentau toate aceeasi lungime, de 60 centimetri.

Mult timp, „tinuta” gigantilor din negura timpului a iscat dezbateri aprinse, in general considerându-se ca ei isi tineau gâtul ridicat, la fel ca girafele de astazi. Studii recente au aratat insa ca dinozaurii respectivi mergeau probabil cu capul si gâtul paralele cu solul. Dar cu un gât de peste 7 metri, oare cum va fi fost pozitionat capul? Analiza vertebrelor lui Erketu a demonstrat ca ele erau usoare si putin solide. In Jurassic, se pare ca aceasta era o modalitate de a pierde din greutate, ceea ce nu insemna si... a-si pierde capul.

ADRIAN-NICOLAE POPESCU - Magazin.ro

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As Human Rights Watch joins Amnesty in calling for the US to explain or desist from the abuse of Bradley Manning, support for Manning has increased around the world. MP Ann Clywd questioned UK Foreign Secretary William Hague regarding Manning's treatment at the meeting of the House of Commons’ Foreign Affairs Committee yesterday (transcript available at UK Friends of Bradley Manning) and she again brought up his treatment today, this time by formally requesting during Business Questions in the Commons that a debate be held on the conditions of Manning's detention. She explicitly compared Manning's treatment to that "meted out" to prisoners at Guantanamo. In his reply, Sir George Young, leader of the House of Commons, did not disavow the comparison to practices at Guantanamo. He said that the concerns conveyed by Clwyd are "widely shared" and agreed that Manning's case was a "suitable subject for debate" in the Commons.

Evidence of international concern is shown in the support for Bradley Manning Day below. For the current conditions of his detainment, and the new charges brought against him, please read Is Bradley Manning being treated like a Guantanamo detainee? For additional WL Central coverage, go here. To read an article by former Australian diplomat Tony Kevin on Manning's detainment, go here. To send an appeal to Cecil B. Wilson, MD, president of the American Medical Association regarding the abuse of medical diagnoses and treatments for torture, written by our correspondent from Holland, go here. For the Amnesty call to action go here.

If you wish to attend a rally and there is none near you, you can start your own by creating an event page somewhere with the date, time and location, and contact us and BradleyManning.org to promote it. Here are ideas to help.

Source: wlcentral.org

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