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 Trilingual World Observatory: italiano, english, română. GLOBAL NEWS & more... di Redazione
   
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Il prof. Tullio Simoncini nel suo libro intitolato “Il cancro è un fungo”, ha raccolto alcune testimonianze che vi ripropongo e vi consiglio di leggere:

“Il Dr. Hardin Jones, docente presso l’Università della California, dopo aver analizzato per molti decenni le statistiche relative alla sopravvivenza al cancro, ha tratto la seguente conclusione: [...] quando non sono curati, i malati non peggiorano, o addirittura migliorano.” Le inquietanti conclusioni del Dr. Jones non sono mai state confutate”. (Walter Last, "The Ecologist" vol 28, n. 2, marzo/aprile 1998).
 
“Molti oncologi raccomandano la chemioterapia praticamente per qualsiasi tipo di tumore, con una fiducia non scoraggiata dagli insuccessi pressoché costanti”. (Albert Braverman, MD, "Medical Oncology in the 90s", Lancet 1991, vol 337, p. 901).

“I nostri regimi più efficaci sono gravidi di rischi, di effetti collaterali e di problemi pratici. Dopo che tutti i pazienti che abbiamo curato ne hanno pagato lo scotto, solo un’esigua percentuale di essi viene ricompensata da un effimero periodo di regressione tumorale, generalmente parziale”. (Edward G. Griffin, "World Without Cancer", American Media Publications, 1996).

“Alcuni scienziati di stanza presso il McGill Cancer Center (McGill University, Montreal, Canada) inviarono a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia essi nutrissero nelle terapie che applicavano. Fu loro chiesto di immaginare di aver contratto essi stessi la malattia e quale delle sei attuali terapie sperimentali avrebbero scelto. Risposero 79 medici, 64 dei quali non avrebbero acconsentito a sottoporsi ad alcun trattamento che contenesse Cisplatino – uno dei comuni farmaci chemioterapici che applicavano – mentre 58 dei 79 reputavano che tutte le terapie sperimentali in questione fossero inaccettabili, a causa dell’inefficacia e dell’elevato grado di tossicità della chemioterapia”. (Philip Day, "Cancer: Why We're Still Dying To Know The Truth", Credence Publications, 2000).

“Il Dr. Ulrich Abel, epidemiologo tedesco della Heidelberg/Mannheim Tumor Clinic, ha esaustivamente analizzato e passato in rassegna tutti i principali studi ed esperimenti clinici mai eseguiti sulla chemioterapia [...].Abel scoprì che il tasso mondiale complessivo di esiti positivi in seguito a chemioterapia era scioccante in quanto, semplicemente, non erano disponibili da nessuna parte riscontri scientifici del fatto che la chemioterapia riesca a “prolungare in modo apprezzabile la vita dei pazienti affetti dai più comuni tipi di cancro organico.” Abel sottolinea che di rado la chemioterapia riesce a migliorare la qualità della vita, la descrive come uno squallore scientifico e sostiene che almeno l’80% della chemioterapia somministrata nel mondo è priva di qualsiasi valore. Ma, anche se non esiste alcuna prova scientifica che la chemioterapia funzioni, né i medici né i pazienti sono disposti a rinunciarvi. (Lancet, 10 agosto 1991)

Ovviamente chi vi scrive non è un medico e non può accertarsi della veridicità di certe teoria ma sembra che il prof. Simoncini abbia curato svariati tumori,anche in malati terminali,con il semplice aiuto del bicarbonato di sodio.

D’altra parte ci sono altri medici che affermanoo che l’utilizzo del bicarbonato non solo non servirebbe a nulla ma sarebbe addirittura dannoso per il nostro organismo.

Per come la vedo io la cura più importante per qualsiasi malattia è l’auto-convincimento.Se credi che una malattia sia incurabile allora sarà incurabile ma se credi di poter guarire allora guarirai.

Se volete informarvi riguardo il prof. Simoncini basta cercare i suoi video e le sue teorie tramite google.

Fonte: OsaSapere.it

Chi è il Dr. Tullio Simoncini?


Tullio Simoncini, è un medico chirurgo romano, specializzato in oncologia e in diabetologia e malattie del ricambio, è anche dottore in filosofia.   La sua nota distintiva caratteriale è l’insofferenza per la falsità e la menzogna. A  livello scientifico  ciò si traduce in una forte opposizione contro ogni tipo di conformismo intellettuale.
Se si considera il totale fallimento dell’oncologia ufficiale, si capisce la sua posizione estremamente critica nei confronti di un sistema planetario scientificamente morto e produttore di morti. È uno sportivo che cura costantemente il suo stato fisico cercando di obbedire alle elementari regole della natura: sana alimentazione, attività fisica e responsabilità morale. Pratica costantemente jogging e, quando è possibile, sci e calcio.

La sua naturale tendenza alla sintesi deriva anche da una sensibilità che tende a percepire l’armonia del “tutto”, distintamente dal valore delle parti. Questo suo istinto è stato rafforzato dalla sua propensione musicale, coltivata e rafforzata dal fatto che ha suonato vari strumenti come il pianoforte, la chitarra classica e quella moderna. Quest’ultima lo ha portato a formare, quando era studente al liceo classico e poi all’università, varie band musicali che si esibivano nel centro Italia.
Tutta la sua personalità, inoltre, è pervasa da una forte umanità, la vera molla che lo ha portato a chiedersi, di fronte allo straziante dolore dei malati, quanto misere e insignificanti fossero le nozioni fondamentali della medicina. Negli anni di professione medica ha elaborato una sua teoria sul "male del secolo".

Ha partecipato a diverse conferenze e dibattiti  ed è stato, tra l’altro, relatore al convegno "Firenze-Medicina 2000" (18-19 settembre 1999)  e  al  "Congresso Internazionale di Oncologia" di Treviso (15-16-17 ottobre 1999). Invitato a varie trasmissioni televisive di tv private, ha dibattuto le problematiche della medicina ufficiale e di quella alternativa e ha esposto le sue teorie sul cancro. Ha partecipato a importanti conferenze e in quella del 4 marzo 2000 svoltasi a Perugia, era presente come relatore anche il Prof. Luigi Di Bella. E' presidente del comitato scientifico di una federazione di associazioni per la libertà di cura. Dedicatosi da tempo alla studio e cura dei tumori, presenta una teoria molto interessante sull’eziopatogenesi della malattia cancerosa. Sostiene infatti che il cancro non dipende, come afferma la medicina ufficiale, da cause genetiche, ecc., ma è il risultato di un'affezione fungina "non visualizzata né studiata nella sua dimensione intima connettivale". Secondo la sua teoria, suffragata dai tanti casi risolti, responsabile del cancro è appunto la Candida.

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 Il 10 maggio scorso, il satellite della Nasa Landsat 5 ha rivolto il suo occhio sul fiume, scattando una serie di immagini che ricostruiscono l'avanzata delle masse d'acqua esondate.

L'emergenza è scattata a inizio maggio, quando il Mississippi e i suoi affluenti hanno inondato vaste aree degli Stati Uniti, in Missouri, Kentucky, Tennessee, Arkanas, Mississippi e Louisiana. Finora, sono state evacuate circa 1300 famiglie nella città di Memphis, invasa dal fiume in piena proprio il 10 maggio e dove il livello delle acque ha toccato i 15 metri, sfiorando di pochi centimetri il record stabilito dalle inondazioni del 1937.

Imponenti le misure d'emergenza adottate per evitare che l'inondazione raggiungesse la città di Cairo, nell'Illinois: nel tentativo di sbarrare la strada alle acque, l'esercito ha scavato una voragine del diametro di tre chilometri per dirottarle verso il bacino di New Madrid. Nei prossimi giorni, le inondazioni raggiungeranno anche New Orleans, terminando la propria corsa nel Golfo del Messico. Nei territori colpiti (fino a 56mila chilometri quadrati) l'agricoltura ha già subito ingenti danni calcolati in almeno due miliardi di dollari.

Fonte: galileonet.it - Riferimenti: Nasa

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The new work from the Rice lab of biochemist Kathleen Matthews, in collaboration with former Rice faculty fellow and current Texas A&M assistant professor Sarah Bondos, simplifies the process of making materials with fully functional proteins. Such materials could find extensive use as chemical catalysts and biosensors and in tissue engineering, for starters.

Strands of Ubx fiber patterned with fluorescent protein are the result of research by scientists at Rice University and Texas A&M. The strands can contain active proteins that may find use as chemical catalysts and biosensors and in tissue engineering. (Credit: Zhao Huang/Rice University)

Their paper in the online edition of Advanced Functional Materials details a method to combine proteins with a transcription factor derived from fruit flies and then draw it into fine, strong strands that can be woven into any configuration.

Bondos and Matthews led the team that included primary author Zhao Huang and research technician Taha Salim, both of Rice, and research assistants Autumn Brawley and Jan Patterson, both of Texas A&M.

The research had its genesis while Bondos was in Matthews' Rice lab studying Ultrabithorax (Ubx), a recombinant transcription factor protein found in Drosophila melanogaster (the common fruit fly). This protein regulates the development of wings and legs.

"It's biodegradable, nontoxic and made of naturally occurring proteins -- though we have no reason to believe that fruit flies ever produce enough of these proteins to actually make fibers," Bondos said.

It was a surprise, then, to find that Ubx self-assembles into a film under relatively mild conditions.

"I was cleaning up in the lab one morning and I noticed what appeared to be a drop of water suspended in midair beneath a piece of equipment I was using the previous night," Bondos recalled.

It turned out the droplet was water encased in a sac of Ubx film. The sac was hanging by a Ubx fiber so thin that it was more difficult to see than a strand of a spider's web, Bondos said.

"It clued us in that this was making materials," said Matthews, Rice's Stewart Memorial Professor of Biochemistry and Cell Biology and former dean of the Wiess School of Natural Sciences.

The chance discovery prompted a 2009 paper in the journal Biomacromolecules about the material they dubbed "ultrax," a superstrong and highly elastic natural fiber.

"We found that if you put a little drop of this protein solution on a slide, the Ubx forms a film. And if you touch a needle to that film, you can draw a fiber," Matthews said. "Then we asked, What if we could incorporate other functions into these materials? Can we make chimeras?" The answer was yes, though it took ingenuity to prove.

Chimeras in the biological world contain genetically distinct cells from two or more sources. In Greek mythology, chimeras are beings with parts from multiple animals; a pig with wings, for instance, would qualify. But real chimeras are usually more subtle. On the molecular level, chimeras are proteins that are fused into a single polypeptide and can be purified as a single molecular entity.

As a proof of principle, the team used gene-fusion techniques to create chimeras by combining Ubx with fluorescent and luminescent proteins to see if they remained functional. They did. The combined materials still formed a film on water. Drawn into fibers and put under a microscope, Ubx combined with enhanced green fluorescent protein (EGFP) kept its bright green color. Ubx-mCherry was bright red, the brown protein myoglobin (from sperm whales) was brown, and luciferase glowed.

Huang was able to make patterns with strands generated by the chimeras by twisting red and green fluorescent proteins into candy cane-like tubes, or lacing them on a frame. "This patterning technique is pretty unique and very simple," said Huang, who recently defended his thesis on the subject. He said making solid materials with functional proteins often requires harsh chemical or physical processing that damages the proteins' effectiveness. But creating complex three-dimensional structures with Ubx is efficient and requires no specialized equipment.

Bondos is studying how many proteins are amenable to fusion with Ubx. "It looks like it's a fairly wide range, and even though Ubx is positively charged, both positively and negatively charged proteins can be incorporated." She said even proteins that don't directly fuse with Ubx may be able to connect through intermediary binding partners.

Bondos said the 2009 paper "showed we could make three-dimensional scaffolds. We can basically make rods and sheets and meld them together; anything you can build with Legos, we can build with Ubx."

Ubx-based materials can match the natural properties of elastin, the protein that makes skin and other tissues pliable, Bondos said. "You don't want to make a heart out of something hard, and you don't want to make a bone out of something soft," she said. "We can tune the mechanical properties by changing the diameter of the fibers."

She said functionalized Ubx offers a path to growing three-dimensional organs layer by layer. "We should be able to build something shaped like a heart, and because we can pattern the chimeras within fibers and films, we can build instructions into the material that cause cells to differentiate as muscle, nerves, vasculature and other things."

Bondos suggested the material might also be useful for replacing damaged nerves. "We should be able to stimulate cell attachment and nerve growth along the middle and factors on the ends to enhance attachment to existing nerve cells, to tie it into the patient. It really is pretty exciting."

Matthews said the ability to characterize and pattern fibers for different functions should find many uses, because enzymes, antibodies, growth factors and peptide recognition sequences can now be incorporated into biomaterials. She said sequential arrays of functional fibers for step-by-step catalysis of materials is also possible.

"You're only limited by your mechanical imagination," she said.

The Robert A. Welch Foundation and Texas A&M Health Science Center Research Development and Enhancement Awards Program supported the research.

Journal Reference:

Zhao Huang, Taha Salim, Autumn Brawley, Jan Patterson, Kathleen S. Matthews, Sarah E. Bondos. Functionalization and Patterning of Protein-Based Materials Using Active Ultrabithorax Chimeras. Advanced Functional Materials, 2011; DOI: 10.1002/adfm.201100067

Source: Sciencedaily.com

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By Admin (from 04/08/2011 @ 08:00:42, in ro - TV Network, read 2970 times)

 Daca sintagma „epoca de aur” nu ar fi desueta, ea ar trebui folosita pentru a caracteriza perioada Renasterii timpurii, careia italienii îi spun adesea „quattrocento” – prescurtare de la „millequattrocento”, adica secolul XV. Si cum unei epoci de aur (sintagma inventata de biograful Giorgio Vasari) îi sta bine sa aiba un lider, acesta a fost considerat Sandro Botticelli, grandiosul pictor florentin care a creat cea mai luminoasa si expresiva imagine a Madonnei cu Pruncul.

Daca unii mari maestri italieni au ramas în istoria universala cu numele localitatii unde s-au nascut (Caravaggio, da Vinci etc.), geniul florentin al veacului XV este cunoscut conform poreclei sale: Il Botticelli (Butoiasul). În realitate, el a fost Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (1445-1510) si mai are o emblema asupra personalitatii sale (una trista de data asta): este cel mai „uitat” mare maestru al picturii universale. Timp de aproape patru secole dupa moartea sa, Botticelli a fost ignorat ca si cum numeroasele sale fresce din unele catedrale italiene ar fi disparut.

Cum a fost posibil ca un astfel de inovator al picturii renascentiste sa fie absent din comentariile despre arta? Un raspuns strict personal (pe care nu l-am întalnit în nici o biografie importanta) ar putea fi urmatorul: apropierea sa de „dictatorul crestin” Savonarola si participarea activa la celebra si înfricosatoarea „ardere pe rug a decadentei” – petrecuta înaintea postului Pastelui (Mardi gras) din anul 1497, în timpul careia chiar si Botticelli si-a distrus unele opere. Pe de alta parte, datorita unei grave erori, maestrul a fost acuzat inutil de erezie, fiind confundat cu un pictor contemporan, Botticini Francesco (cu referire la panza „Assumption of the Virgin”).

Precizia formelor si claritatea luminii din Quattrocento sunt uluitoare la Botticelli, dar aveau sa fie „combatute” artistic de tenebrele lui Caravaggio. Limpezimea compozitiilor geniului din Florenta încanta si astazi, iar Madonnele sale au devenit imagini de referinta ale iconografiei crestine. Sunt folosite abundent de Craciun, fara a se mai specifica faptul ca în spatele acelor capodopere sta un pictor „abandonat” de multi urmasi ai sai.

Una dintre ciudateniile vietii personale a artistului a fost aversiunea sa fata de institutia casatoriei. Se spune despre el ca ar fi considerat mariajul un „cosmar”. Într-adevar, nu a fost însurat niciodata, iar în 1502 a fost acuzat de sodomie si judecat, desi plangerea fusese retrasa. Unii autori spun ca „nu numai femeia era tinta iubirii sale”. Oricare ar fi adevarul, în arhivele municipale ale Florentei Botticelli figureaza ca avand în grija un copil (baiat), în anul 1502.

Recent, o alta contradictie s-a nascut în legatura cu viata sa: a calatorit sau nu în Ungaria (în tinerete) si, în consecinta, el este autorul unei picturi din castelul arhiepiscopului din acea vreme, Vitey Janos? Unii critici spun ca unul dintre personaje anticipeaza viitoarele sale reprezentari ale femeilor... Cu o viata dedicata în exclusivitate picturii, Botticelli a fost unul dintre acei mari maestri a caror genialitate a spulberat obstacolele ignorantei si prejudecatilor.

PAUL IOAN - magazin.ro

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Nearly five months after the earthquake and tsunami - Japan's Fukushima nuclear plant is still spewing radiation.

Yesterday (August 2nd 2011 TA note) - Tokyo Electric Power Company said it detected the highest radiation levels to date at the crippled nuclear facility - recording ten thousand milliSieverts an hour - the maximum level the devices can even measure.

The measures were taken just outside ventilation stacks in reactors one and two - reactors we saw explode in the weeks after the quake and tsunami.

In the photo, a real Chernobyl "victim".

So what's going on here? Could the nuclear crisis in Japan ACTUALLY be worsening after 5 months? Here to shed some light on this issue is Kevin Kamps - Nuclear Waste Watchdog at Beyond Nuclear.

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Intr-un interviu acordat cotidianului britanic The Guardian, omul de stiintă Stephen Hawking a împărtăsit gândurile sale despre moarte.

Stephen Hawking: „Raiul este o poveste inventată pentru oamenii care se tem de moarte”

Credinta în rai sau în viata după moarte este doar o poveste necesară oamenilor care se tem de moarte, afirmă Stephen Hawking.

Cel mai cunoscut om de stiintă din Marea Britanie a declarat că nu există nimic dincolo de momentul în creierul "pâlpâie" pentru ultima dată.

Hawking a fost diagnosticat cu scleroză amiotrofică laterală la vârsta de 21 de ani, o boală incurabilă. Doctorii nu se asteptau ca acesta să trăiască mai mult de câtiva ani de la aparitia primelor simptome.

"De 49 de ani trăiesc cu perspectiva unei morti timpurii, asa că nu mă tem de moarte. Dar nu mă grăbesc să mor, mai am atâtea de făcut până atunci", a declarat el.

"Privesc creierul ca pe un computer care va înceta să functioneze atunci când componentele sale se vor strica. Nu există rai sau viată după moarte pentru computere. Aceasta este doar o poveste pentru oamenii ce se tem de întuneric", a adăugat Hawking.

Ultimele comentarii făcute de Hawking sunt mai incisive decât afirmatiile făcute în cartea publicată de el 2010, The Grand Design, în care acesta sustinea că nu este nevoie de un creator pentru a explica existenta universului. Cartea a provocat o reactie din partea unor lideri religiosi, printre care si Marele Rabin, Lord Sacks, care l-a acuzat pe Hawking de "erori elementare de logică".

Hawking respinge notiunea de viată dincolo de moarte, subliniind necesitatea de a ne îndeplini potentialul nostru pe Pământ printr-o bună utilizare a vietii noastre. Întrebat cum ar trebui să trăim, Hawking a răspuns: "Trebuie să căutăm cea mai mare valoare pe care o putem obtine din actiunile noastre".

Întrebat dacă existenta oamenilor se datorează exclusiv norocului, fizicianul a explicat: "Stiinta prezice că mai multe tipuri de universuri vor fi create spontan din nimic. Este o chestiune de sansă că ne aflăm în acesta".

Sursa: The Guardian - via Descopera.ro

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All’arrivo in Italia, gran parte dei migranti gode di buona salute: diversamente, uomini donne e bambini in cerca di una vita migliore non avrebbero potuto affrontare un viaggio tanto duro quanto dall’esito incerto. I casi di infezioni respiratorie, febbre, ipotermia e denutrizione, che si registrano al momento dello sbarco, sono legati soprattutto alla logorante traversata in mare. Arrivano sani i migranti, dunque. Ma poi si ammalano in Italia. Come testimoniano i dati dell’Inmp (Istituto nazionale per la promozione e la salute delle popolazioni migranti), su oltre 9 mila persone giunte a Lampedusa nel mese di aprile, per esempio, sono stati rilevati solo un caso di tubercolosi, uno di malaria e uno di Hiv. Perché allora si parla di malattie di ritorno come la tubercolosi? E soprattutto si additano i migranti come untori?

Detail-medici e migranti

La risposta è semplice: una volta entrati in Italia, i migranti diventano immigrati a tutti gli effetti. E sebbene molti vi si stabiliscano in modo regolare (ad oggi sono circa 5 milioni gli stranieri con  permesso di soggiorno), una parte rilevante (attualmente circa 700 mila) vi rimane da irregolare, vivendo ai margini della società. Allontanatisi dai circuiti assistenziali e senza più un’identità, questi “invisibili” non sempre riescono a ricevere le cure mediche necessarie, sia per loro diffidenza sia per la scarsa consapevolezza dei loro diritti.

Tuttavia, l’utilizzo dei servizi sanitari sembra essere minimo in generale per tutti gli immigrati. Infatti, sebbene la legge italiana garantisca cure mediche a tutti, sia a quelli registrati che ai clandestini (D.L.vo 286/98 – Testo unico sull’Immigrazione), la maggior parte ha comunque “paura” a rivolgersi ai medici. Ed è qui che si genera una grave, ma poco conosciuta, emergenza. Come ha spiegato Foad Aodi, presidente della Comunità Araba in Italia e dell’Associazione Medici Stranieri, durante la presentazione del convegno “Salute e Migranti – Un approccio all’integrazione e alla cooperazione sanitaria”, organizzato dalla Federazione Nazionale dei Medici (FNOMCeO) a giugno in Sicilia: “Queste persone si ammalano quando sono già nel nostro paese, alcuni mesi dopo il loro arrivo, per problemi economici, psicologici, abitativi e lavorativi”. Cioè in seguito al peggioramento delle loro condizioni di vita.
Una volta trasferiti nei centri di accoglienza, molti degli immigrati si disperdono, fanno perdere le proprie tracce ed entrano a far parte della fascia più povera e disagiata della comunità: affrontano condizioni economiche precarie, vivono in abitazioni degradate e igienicamente inadeguate e svolgono lavori duri e non tutelati (fattori che li espongono a rischi elevati per la salute fisica e psicologica). “È per questo – dice Foad Aodi - che l'incidenza maggiore dei ricoveri si ha in traumatologia, ortopedia e, per le donne, ginecologia”. A queste seguono le malattie dell'apparato digerente, circolatorio e respiratorio.

In sostanza quindi la popolazione straniera ricorre soprattutto ai servizi di pronto soccorso e alla medicina d’urgenza, e raramente a visite preventive o di controllo. Da qui il manifestarsi di malattie infettive (tra cui la tubercolosi), che sempre più spesso vengono segnalate in Italia come riemergenti. E’ chiaro dunque che la necessità più urgente nel nostro paese è garantire agli immigrati il diritto fondamentale alla salute, spingendoli ad usufruire maggiormente dei servizi sanitari e delle strutture assistenziali. “Tante sono le persone che già accedono alle cure, ma molte altre non ne usufruiscono o hanno smesso di farlo per paura, soprattutto in seguito alla proposta di legge [avanzata nel 2009] secondo la quale i medici avrebbero dovuto denunciare gli irregolari”, commenta ancora Foad Aodi. “Perciò c’è bisogno che venga fatta più informazione tra gli immigrati”. Per raggiungere quest'obiettivo, dicono dunque gli esperti, sarebbe necessaria una rete informativa che, anche per mezzo di mediatori culturali, fornisca assistenza psicologica e legale, così che gli immigrati possano diventare a tutti gli effetti cittadini.

Fonte: galileonet.it

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Even people who show a clear treatment response with antidepressant medications continue to experience symptoms like insomnia, sadness and decreased concentration, researchers at UT Southwestern Medical Center have found after analyzing data from the largest study on the treatment of depression.

"Widely used antidepressant medications, while working overall, missed these symptoms. If patients have persistent residual symptoms, these individuals have a high probability of incomplete recovery," said Dr. Shawn McClintock, assistant professor of psychiatry and lead author of the analysis available in the April print issue of the Journal of Clinical Psychopharmacology.

UT Southwestern researchers tracked a wide range of symptoms of depression – including sadness, suicidal thoughts, and changes in sleep patterns, appetite/weight, concentration, outlook and energy/fatigue – at the start of the trial and at the end of the antidepressant treatment course.

Research by Dr. Shawn McClintock, assistant professor of psychiatry at UT Southwestern

Dr. McClintock's research used data from the Sequenced Treatment Alternatives to Relieve Depression, or STAR*D study, the largest ever on the treatment of major depressive disorder and considered a benchmark in the field of depression research. The six-year, National Institute of Mental Health-sponsored study initially included more than 4,000 patients with major depressive disorder from clinics across the country. Dr. Madhukar Trivedi, professor of psychiatry at UT Southwestern, was co-principal investigator of STAR*D and an author on this paper that analyzed data.

All responders reported between three to 13 residual depressive symptoms, and 75 percent of participants reported five symptoms or more.

Some of their symptoms included insomnia that occurs in the middle of the night (nearly 79 percent); sadness (nearly 71 percent); and decreased concentration and decision-making skills (nearly 70 percent). Moderately severe midnoctural insomnia was reported in nearly 60 percent of participants – more than twice as frequently as other symptoms.

Thoughts of suicide rarely persisted or emerged during treatment, researchers found.

"Some people fear that antidepressant medication increases thoughts of suicide," Dr. McClintock said. "This provided counterevidence of that."

Researchers in the STAR*D trial found that only 33 percent of people go into remission in the first 12 weeks of treatment with an antidepressant medication known as an SSRI, or selective serotonin reuptake inhibitor. Of the available antidepressant medications, SSRIs are the most commonly prescribed for the treatment of depression.

Individuals on SSRIs often still exhibit symptoms of depression. For one of first times, researchers sought with this analysis in a large sample to identify residual symptoms of the disease and whether these symptoms began before or during treatment.

Dr. McClintock and colleagues looked at data from the 2,876 STAR*D participants who completed the first phase of the trial – treatment with an SSRI for 12 weeks. About 15 percent of those participants, or 428 people, responded to treatment with no remission. Response was defined as a 50 percent decrease in severity of depression. The average age of participants was 40, 73 percent were white, and 66 percent were female.

Each year about 19 million adults in America struggle with depression. People with depression are often at increased risk of heart disease, diabetes, asthma and obesity. Depression cost the U.S. an estimated $83 billion a year.

The next step, Dr. McClintock said, will be to develop more targeted antidepressant therapies to decrease depressive symptoms, and to understand better the association between depression and concentration.

Dr. Trivedi said, "Our findings do suggest that the use of measurement-based care techniques to identify and target residual depressive symptoms is essential to help patients return to normal function and recover from depression in the long term."

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Other UT Southwestern researchers involved in this paper were Dr. Mustafa Husain, professor of psychiatry, internal medicine, and neurology and neurotherapeutics; Dr. David Morris, assistant professor of psychiatry; and Dr. Diane Warden, associate professor of psychiatry. Dr. A. John Rush, formerly of UT Southwestern Medical Center, now at NUS Graduate Medical School in Singapore, is co-principal investigator of STAR*D and an author of this analysis. Researchers from New York State Psychiatric Institute; Columbia University; the University of Pittsburgh; Massachusetts General Hospital, Harvard University; and the University of California, Los Angeles also participated.

The study was funded by the National Institute of Mental Health.

Source: EurekAlert.org

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By Admin (from 03/08/2011 @ 08:00:55, in ro - Stiinta si Societate, read 2536 times)

 Se stie ca exista zile dedicate luptei impotriva fumatului, dar – atata timp cat acest obicei afecteaza, uneori foarte grav, si multi nefumatori activi – fiecare clipa ar trebui sa insemne asa ceva. Pare doar un basm ideea aplicarii unor „tehnici” pentru a te lasa de tigari, insa terapiile complementare cunosc proceduri si remedii in acest sens. Pentru ca au mai publicat in aceasta pagina articole despre leacuri anti-tutun, cativa cititori ai „Magazinului” au solicitat si alte informatii care sa-i ajute in incercarile lor, de altfel, laudabile.

Terapia prin... tigari

Nu vom veni iarasi cu exemple legate de ravagiile fumatului, desi un bun remediu este... sperietura. Amintim doar cazul recent al unui copil devenit dependent de tigari, la varsta de numai 4 ani! Si totul a pornit, desigur, de la faptul ca in familia lui se fuma. Totusi, deloc paradoxal, se poate renunta chiar folosind inca o vreme tigari; nu din tutun, ci din plante medicinale. Procedeul e simplu: se usuca frunzele respective, se maruntesc, apoi se fac tigari si se fumeaza. Cu timpul, va aparea efectul de respingere. Aceste plante sunt arnica (Arnica montana L.), salvia (Salvia officinalis L.), socul (Sambucus nigra L.), podbalul (Tusilonga farfara). Amestecuri:

- cretisor sau vindecea (Betonica officinalis L.), izma (Mentha piperita L.) si podbal;
 - arnica, izma, cretisor, podbal, soc, coada-calului (Equisetum arvense), usturoi (Allium sativum), pedicuta (Lycopodium clavatum L.), lemn cainesc (Liqustrum lucidum), vinarita (Asperula odorata);
 - izma, vinarita si podbal. Se realizeaza un amestec de frunze in cantitati egale si se lasa o noapte in apa indulcita cu putina miere. Se usuca apoi cat mai repede la aer, se taie marunt si se fac tigari.

Intoxicatii si complicatii

Intoxicatiile cu tutun se trateaza cu patrunjel, astfel: – frunzele verzi, in salate, supe si mancaruri scazute; – ca decoct (50 grame de seminte sau de radacini la 1 litru de apa, se fierb 5 minute si apoi se infuzeaza, pastrandu-se acoperit vasul, timp de 15 minute), se beau zilnic cate doua cesti, inainte de masa. O complicatie este endarterita obliteranta, numita si „piciorul fumatorului”. Boala se caracterizeaza prin obturarea arterelor din cauza fumatului, deoarece nicotina ataca inima si vasele sangvine.

Tulburarile circulatorii care apar fac ca persoana in cauza sa nu-si mai simta piciorul afectat si sa mearga schiopatand, astfel ca in situatii grave doar amputarea acestuia poate salva restul organismului. Pentru eliminarea obturarilor vaselor sangvine se folosesc bai de urzici. Aproximativ trei pumni de frunze si tulpini proaspete de planta se pun la inmuiat, timp de 12 ore, in 5 litri de apa rece. Apoi se incalzeste, iar lichidul impreuna cu resturile de plante se adauga in apa pentru baia de picioare, care trebuie sa dureze cel putin 20 de minute.

Tehnici orientale

Respiratia este una dintre primele functii ale corpului „lovite” dur de fumat. Pentru reglarea ei, se plaseaza o mana pe piept si una pe abdomen. Se inspira incet pe nas si, simultan, se umfla abdomenul, aceasta insemnand ca diafragma e folosita pentru a inspira si ca i se permite aerului sa patrunda adanc in plamani. In schimb, se pastreaza la minim miscarea in partea superioara a pieptului. Expiratia se face tot lent, pe nas si se repeta totul, pana la obtinerea unui ritm constant, de 8-12 respiratii pe minut (o respiratie fiind formata din inspiratie si expiratie). Se practica aceasta tehnica, pana intra in reflex si se efectueaza atunci cand apare pofta de tigara ori cand fumatorul devine nelinistit.

Presopunctura (si acupunctura, insa efectuata de un specialist) ajuta mult la eliminarea fumatului, de obicei in asociere cu alte tratamente. Inainte de inceperea procedurilor, pacientul nu va fuma cel putin doua ore, iar pe durata tratamentului nu va consuma alimente si bauturi cu gust amar, deoarece acestea reactiveaza dorinta de a fuma (tutunul are gust amar). Pentru stimularea punctelor energetice se folosesc degetele mainii sau chiar capatul rotunjit al unui obiect tare (stilou, de exemplu). Degetul se plaseaza perpendicular pe punctul activ, apoi se va masa ori apasa circular, in sensul de rotire a acelor ceasornicului, energic, profund, manevrele avand o durata scurta.

Tratamentul dureaza 10-15 sedinte a cate trei reprize pe zi, 5-10 minute pe sedinta. Iata si cateva puncte astfel activate: VG25 – sub nas, pe buza superioara; IG19 – la 0,5 masuri lateral de punctul aflat la unirea treimii superioare cu cele 2/3 inferioare pe santul naso-labial (o masura reprezinta latimea degetului mare de la mana); IG20 – la 0,5 masuri de marginea externa a aripii nasului, in santul naso-genian (la nivelul bazei piramidei nazale, acolo unde narile se unesc cu obrajii); P7 – pe artera radiala, la 15 masuri deasupra pliului mainii; C7 – putin sub pliul pumnului, pe marginea interna; VG20 – la 7 masuri deasupra marginii de insertie posterioare a parului, la jumatatea liniei ce uneste varfurile urechilor; VB8 – situat la o masura deasupra marginii superioare a urechii (e foarte folosit in intoxicatiile cu droguri); punctele auriculare sunt cele marcate si pe desenul alaturat.

Timp de cateva zile, va persista dorinta pentru (sau lipsa a) ceva nedefinit, nu neaparat tigari, dar aceasta va disparea rapid, daca tratamentul se completeaza cu ceaiuri medicinale. Pentru o eficacitate sporita a acestor proceduri, se recomanda sa se apeleze la un specialist (acupunctura si presopunctura sunt terapii recunoscute ca atare si de Organizatia Mondiala a Sanatatii).

ADRIAN-NICOLAE POPESCU - magazin.ro

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A cosa serve un motore di ricerca? La risposta sembra scontata: a soddisfare curiosità, imparare cose nuove, approfondire conoscenze. A pochi verrebbe in mente che uno strumento come Google possa essere di una qualche utilità anche a medici e ricercatori. E non per condurre ricerche, ma per monitorare la diffusione di malattie infettive. Uno studio condotto negli Stati Uniti, infatti, sembra provare che tenendo traccia delle ricerche effettuate su Google si ottengono informazioni importanti circa la diffusione delle infezioni causate dai batteri Mrsa, una classe di Staphylococcus aureus resistente all’azione di una vasta gamma di antibiotici (penicilline e cefalosporine).

I batteri Mrsa (Methicillin-resistant Staphylococcus aureus) causano infezioni cutanee molto gravi, che possono colpire organi e diffondersi nel circolo sanguigno. Individuati per la prima volta in Gran Bretagna nel 1961, hanno fatto la loro comparsa negli Stati Uniti negli anni ’80. Da allora, i casi di infezioni sono drasticamente aumentati, trovando negli ospedali il luogo privilegiato di azione (i pazienti con ferite e deboli sistemi immunitari, infatti, sono certamente più a rischio delle persone sane). Secondo uno studio condotto da ricercatori del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), nel 2005 le infezioni provocate dai batteri Mrsa hanno ucciso circa 16mila americani, un numero persino superiore a quello delle vittime di Aids.

Detail-mrsa

Ecco spiegati tutti gli sforzi che medici e ricercatori stanno portando avanti per cercare di seguire in tempo reale la diffusione delle infezioni, così da programmare interventi sanitari più mirati ed efficaci. Per fare ciò, Google si è rilevato un prezioso aiuto. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Emerging Infectious Diseases, un gruppo di ricerca coordinato dall’epidemiologa Diane Lauderdale dell’ Università di Chicago ha confrontato le ricerche fatte su Google tra il 2004 e il 2008 sul tema “batteri Mrsa” e il numero di ospedalizzazioni causate dalle loro infezioni. Ne è emersa una precisa correlazione, che suggerisce come le ricerche sul Web possano essere un reale indicatore epidemiologico.

“Potenzialmente, possiamo ottenere da Google una misura della diffusione delle infezioni più fedele alla realtà di qualsiasi altro sistema di monitoraggio”, ha detto Lauderdale a Wired.com. “Se avessimo un archivio elettronico per i casi sanitari, liberamente accessibile ai ricercatori – continua l’epidemiologa – non avremmo bisogno della Rete. Qualcosa del genere esiste già nei paesi scandinavi, dove è possibile studiare tutti i fattori che contribuiscono alla comparsa e diffusione delle malattie. Ma negli Stati Uniti questo non si può fare”.

A oggi, infatti, l’unico strumento a disposizione del Cdc per monitorare la diffusione delle infezioni Mrsa è l’ Active Bacterial Core surveillance program, che offre un quadro della situazione raccogliendo dati da nove regioni americane. Ma lascia ampie aree scoperte non permettendo di avere un quadro completo di quello che succede in tutte le città. “Se sapessimo che in un luogo il tasso di infezioni è due o tre volte superiore rispetto a un altro – spiega Lauderdale – potremmo meglio condurre le campagne sanitarie pubbliche”.

Per provare l’efficacia di questo nuovo metodo di indagine, che catturò l’attenzione dei ricercatori già nel 2009, quando si scoprì che dando un’occhiata alla ricerche effettuate su Google si sarebbe forse potuta prevedere in tempo l’esplosione dell’influenza suina in Messico, saranno necessari altri test. Intanto, lo studio sembra testimoniare un fenomeno culturale: come evolve nella popolazione l’uso della terminologia. Se tra il 2004 e il 2007 la gente cercava le parole “stafilococco” e “Mrsa”, dopo il rapporto del Cdc, il secondo termine surclassò il primo. Ma l’evoluzione del linguaggio continua, è già comincia a comparire la parola “mersa”, versione fonetica di Mrsa.

Fonte: wired.it

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